mercoledì 7 marzo 2012

quei ritardi "sospetti" di Goldman Sachs su Italia e Spagna..ma secondo voi dobbiamo ancora aspettare??ad arrabbiarci??


SPREAD/ Btp, quei ritardi "sospetti" di Goldman Sachs su Italia e Spagna

mercoledì 7 marzo 2012
SPREAD/ Btp, quei ritardi sospetti di Goldman Sachs su Italia e SpagnaLloyd Blankfein, ad di Goldman Sachs

SPREAD BTP-BUND E LE DIFFERENZE TRA ITALIA E SPAGNA «Goldman Sachs scopre solo adesso che l’Italia sta meglio della Spagna, ma dal punto di vista dell’economia reale in questi mesi non è cambiato nulla. Il nostro Paese ha un deficit inferiore, una maggiore ricchezza privata e quindi più risorse per portare avanti delle politiche di rigore. A colpire è piuttosto la volatilità della finanza, che comporta dei costi notevoli per le persone e per le imprese». Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, commenta così le ultime dichiarazioni della banca d’affari Usa. Secondo Goldman Sachs, i Btp italiani dovrebbero rendere solo 130 punti base in più dei Bund tedeschi, mentre i titoli di Stato di Madrid dovrebbero collocarsi sui 200 punti base. Fatto sta che il 30 dicembre i titoli di Stato italiani erano costretti a offrire l’1,91% di interessi in più rispetto alla Spagna, mentre attualmente i rendimenti dei Btp sono leggermente più bassi di quelli di Madrid.

Professor Becchetti, come valuta le ultime dichiarazioni di Goldman Sachs sui Btp?

Gli umori e i giudizi delle istituzioni finanziarie cambiano con una rapidità impressionante. È vero che l’Italia in questo periodo ha dato una prova molto importante di maturità e di stabilità, ma a colpire è la volatilità delle valutazioni degli intermediari finanziari. Impressiona pensare che la scorsa primavera lo spread era a 530, e oggi si dice che dovrebbe tornare a 100. I cambiamenti dell’economia reale non sono stati così significativi: questo eccesso di volatilità della finanza è quindi un problema di cui dobbiamo preoccuparci.

Fino a che punto questa volatilità è un fattore casuale, e fino a che punto è voluta?

Questa caratteristica è un elemento strutturale dei mercati finanziari. Molti operatori vivono di scommesse, e quindi hanno interesse a esasperare certi fenomeni. Per fare un paragone, anche i giornali vendono quando ci sono delle notizie importanti: quindi a volte i media tendono a estremizzarle, oppure ne sottolineano l’aspetto forte. I mercati finanziari funzionano in modo simile, ma le conseguenze sono diverse in quanto la volatilità dei mercati finanziari ha un costo per le persone e l’economia reale, e quindi dobbiamo domandarci seriamente se non sia eccessiva.

Ritiene che le valutazioni di Goldman Sachs nascondano anche la volontà politica di premiare Monti dopo avere “punito” Berlusconi?

No, le istituzioni finanziarie hanno interesse a creare dei trend al rialzo e al ribasso: in questo modo infatti si creano degli orizzonti stabili su cui guadagnare. Ciò che le muove quindi è semplicemente il desiderio di fare profitti, e una volta che si sono mosse in una certa direzione, hanno tutto l’interesse ad accentuarla. In questo momento la direzione è la riduzione dello spread dell’Italia.

La Spagna è più solida dell’Italia perché ha un debito pubblico inferiore, oppure è meglio l'Italia perché ha più ricchezza privata e minor deficit?

L’Italia è messa meglio perché ha meno deficit, più ricchezza privata e quindi maggiori risorse per fare delle politiche di rigore del bilancio. La Spagna invece è doppiamente in difficoltà, perché ha un deficit maggiore e minori risorse private per fare politiche di austerity. Madrid inoltre ha un mercato immobiliare in difficoltà e un tasso di disoccupazione molto più alto del nostro. Il problema però è che tutto ciò era così anche un mese fa, in quanto l’economia reale varia molto più lentamente di quella finanziaria, ma quest’ultima amplifica tutti i fenomeni.

Quanto valgono dal punto di vista economico le riforme messe in atto dal governo Monti?

Valgono senz’altro, in quanto c’era una crisi di fiducia degli investitori stranieri nei confronti dell’Italia e Monti è stato molto bravo nel riconquistarla, mostrando un rigore e una serietà nel rimettere i conti in ordine, e un tentativo di intervenire su tutti i limiti e i gap che l’Italia ha nei confronti degli altri paesi. Monti ha colpito inoltre per la sua capacità di stabilire rapporti con la politica, convincendo gli stessi partiti a dargli carta bianca. Anche questo ha contribuito a migliorare l’immagine dell’Italia sui mercati internazionali.

Questa valutazione positiva sull’Italia è destinata a durare o è soltanto una parentesi?

L’unica cosa che può peggiorare è la situazione internazionale. Mentre l’Italia, fino a che ci sarà Monti, continuerà a lavorare per il meglio. Se il panorama mondiale dovesse subire un grave peggioramento, siccome tutti i Paesi sono interdipendenti anche l’Italia ne risentirebbe. Ciò che dobbiamo temere di più in questo momento è quindi un deterioramento della situazione di altri paesi come la Grecia o la Spagna.

Le agenzie di rating seguiranno le valutazioni positive di Goldman Sachs nei confronti dell’Italia?

Le agenzie di rating arrivano sempre dopo. Se mi si consente una battuta, di fronte al downgrade dell’Italia gli investitori avrebbero dovuto approfittarne e coglierlo come un segnale che conveniva comprare Btp. Società come Goldman Sachs, non dovendo formulare dei pareri al termine di uno studio, possono permettersi di fare dichiarazioni in modo più elastico e flessibile.


Bossi, Monti e Boni affondano la Lega?


Bossi, Monti e Boni affondano la Lega?

mercoledì 7 marzo 2012
SCENARIO/ 2. Bossi, Monti e Boni affondano la Lega?Umberto Bossi (Infophoto)

Il guaio è che non dipende dalla malattia. Sull’ultima desolante sparata di Bossi contro Monti non incide il precario e manifesto stato psicofisico del personaggio: l’uscita appartiene a una lunghissima sequenza, che ha preso di mira l’universo mondo, incluso il Papa. E chi ne ha fatto le spese più di ogni altro (tra l’altro tornando oggi nel mirino) è l’ormai ex amico del cuore Berlusconi. Solo il ritiro da parte di quest’ultimo della slavina di querele, in cambio del patto di ferro elettorale, ha evitato all’Umberto furioso grane giudiziarie anche pesanti per le pubbliche esternazioni a colpi di Berluskàz, Berluskaiser, mafioso di Arcore e via insultando a bocca libera.

Proprio la lunga e squallida consuetudine del “senatùr” con insulti e minacce consente di individuare peraltro una costante precisa: Bossi alza i toni quando le cose gli vanno male. E che male gli stiano andando, è innegabile. Ha appena finito di minacciare l’uscita dal governo della Lombardìa “perché lì ogni giorno uno del Pdl finisce sotto inchiesta”, e si ritrova con uno dei suoi uomini di fiducia, Davide Boni, indagato per corruzione; il presidente del Consiglio regionale, poi, mica l’usciere.
Dal primo giorno spara a palle incatenate contro Monti, e tutti i sondaggi lo danno in discesa di consensi rispetto all’ultimo riscontro elettorale dell’11 per cento. Riesce a mettere in fila, da Patelli in poi, un tesoriere peggio dell’altro, sollevando pesanti interrogativi sui conti del partito anche tra dirigenti e militanti. Tenta maldestramente di pilotare una successione a se stesso allevando improbabili trote casalinghe. Se Berlusconi si mette d’accordo con Pd e Terzo Polo, gli rifila una legge elettorale tale da togliergli il vantaggio competitivo di cui finora ha goduto. Soprattutto, dopo quasi cinque lustri di monarchia assoluta, ha ben poco da offrire in termini di fatti concreti a chi l’ha votato. E allora si rifugia nell’iperbole delle parole.

C’è solo da sperare che, una buona volta, qualcuno della vasta platea di militanti, che per la Lega si è dannata l’anima, si faccia largo tra la sparuta, ma ben piazzata schiera di cortigiani che giustificano ogni gesto del Capo, proclamandone l’infallibilità. E si dissoci da comportamenti tipo quelli della “Pravdania”, come viene definito da molti degli stessi leghisti l’organo di partito; peraltro ignorato dalla stragrande maggioranza dell’esercito del Carroccio, generali inclusi (vedi le sparute vendite): il quale dietro ordine uscito dalla porta accanto di via Bellerio ha derubricato la minaccia a Monti come una “decisa metafora politica”. Qualcosa in questo senso forse si muove, come testimonia il documento reso pubblico ieri in Veneto da un leghista della prima ora come Bepi Covre, e da uno emergente come Marzio Favero. 
Dove si dice chiaro e tondo, tra l’altro, che “è onesto e doveroso tirare un bilancio”; che molti amministratori locali e militanti chiedono “una rivoluzione culturale e una svolta che sia anche linguistica, poiché le parole decidono il modo di essere del nostro mondo”; e che “slogan che andavano bene nella fase giovanile della Lega oggi risuonano stucchevoli e datati”. E si condannano senza mezzi termini, bollandoli come ridicoli, “gli improperi maleducati di alcuni nostri parlamentari, le rivendicazioni neo-nazionalistiche in chiave piccina, le affermazioni xenofobe”.

Si condividano o no le sue idee, la Lega è stata uno dei pochi fattori di novità della stantìa politica italiana, e ne ha condizionato l’agenda. Ma perché ha trasmesso a una parte rilevante dell’elettorato la speranza che fosse capace di modernizzare il Paese attraverso riforme strategiche. Non trattandolo come un’osteria in cui tra un improperio, un insulto e una gradassata, alla fine sul tavolo resta solo un bicchiere vuoto. E un conto comunque da pagare.


Formigoni: Alfano scarica la Lega? No, è Bossi che ha "rotto"


Formigoni: Alfano scarica la Lega? No, è Bossi che ha "rotto"

mercoledì 7 marzo 2012
«Le elezioni amministrative saranno i titoli di coda di un film che sta per chiudersi». Questa l’immagine usata da Angelino Alfano, nell’intervista pubblicata oggi dal settimanale Chi, per descrivere lo stato dei rapporti tra il Pdl e la Lega. L’asse del Nord sembra ormai sepolto, «anche se – aggiunge il segretario del Popolo della Libertà – nutriamo ancora qualche speranza».  
«Le parole di Alfano non vanno fraintese – spiega aIlSussidiario.net il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni –. La sua infatti è una constatazione, non un auspicio. Il Carroccio insiste nel voler andare da solo alle prossime elezioni amministrative. Noi riteniamo però che questo sia un grave errore. Il compito di un partito infatti non è solo quello di portare a casa i voti dei propri elettori, ma anche quello di offrirgli la possibilità di vincere. E dividere il fronte del centrodestra significa consegnare molte amministrazioni alla sconfitta».

Anche sulla base dei sondaggi a vostra disposizione per il Pdl questa tornata si annuncia come un “dazio altissimo” da pagare per il sostegno al governo Monti?

L’Italia ormai è un paese bipolare: o vince il centrodestra o vince il centrosinistra. E se ci dovessimo presentare divisi, i nostri elettori rischierebbero di perdere la fiducia e di disertare le urne, sapendo che non c’è possibilità di vittoria.
Per questo mi auguro, e continuerò ad augurarmi fino all’ultimo momento, che la Lega torni sui suoi passi. D’altronde molti dei comuni del Nord che sono in gioco ci hanno visto governare bene insieme.
Detto questo, anche da soli garantiremo la presenza dei moderati.

Cosa intende dire?

Che saremo comunque in campo e ci impegneremo ancora di più per trovare dei candidati forti e credibili. A Como, ad esempio, abbiamo fatto le primarie a cui hanno partecipato con entusiasmo migliaia di cittadini. Hanno scelto un volto nuovo, una donna che non viene da precedenti esperienze di partito.
L’impegno da parte nostra quindi non viene meno e l’alleanza resta aperta a tutto il campo moderato. Chi dovesse scegliere di dividerlo con un atto autolesionista se ne dovrà assumere la responsabilità.

Le porte del Pdl restano quindi aperte sia alla Lega che all’Udc? Su questo c’è sintonia al vostro interno?

Assolutamente sì. Ne ho parlato settimana scorsa con Alfano e con gli altri responsabili di partito. Come le dicevo il nostro auspicio è innanzitutto quello di confermare l’alleanza con la Lega, con la speranza che l’Udc (ed eventualmente il Terzo Polo) si unisca a noi.

Umberto Bossi però, fino a qualche settimana fa, minacciava di far cadere la Lombardia.

Guardi, la polemica è assolutamente rientrata. Bossi e gli altri dirigenti leghisti hanno chiarito che non c’è nessuna intenzione di rompere la maggioranza in Regione, riconoscendo i risultati molto positivi che stiamo portando a casa.
La collaborazione quindi continuerà, non solo in Lombardia, ma in tutte le amministrazioni in cui siamo al governo insieme: in Veneto, in Piemonte e in moltissimi comuni.
D’altra parte si tratta di un dovere. Ci siamo presentati davanti agli elettori con un programma e dobbiamo rispettare gli impegni presi.

Guardando verso il centro, rimane aperto il cantiere per costruire la sezione italiana del Partito popolare europeo? 

Assolutamente sì. A Strasburgo noi e l’Udc siamo già uniti e non si capisce perché dovremmo essere divisi in Italia. Da parte nostra c’è la massima disponibilità per favorire questo percorso. Lo abbiamo detto più volte: siamo disposti anche a cambiare nome e siamo pronti a metterci in discussione senza presunzioni, pur sapendo di essere il partito più grande.
Vogliamo creare un soggetto nuovo, aperto ai partiti, ai movimenti e alle persone della società civile che condividono i nostri valori. Questo è il nostro invito, dopodiché, non possiamo obbligare nessuno. Spero però che ciascuno sappia andare al di là delle logiche personali e di partito perché questa è la proposta migliore che possiamo fare per il bene dell’Italia.  

Nel frattempo, come procede il rinnovamento del Pdl? C’è ancora molta strada da fare?

Ho seguito i congressi e devo dire che i segnali sono stati assolutamente positivi. C’è stata una grande partecipazione. A volte si è registrata una convergenza su un candidato unitario, altre volte c’è stato un confronto tra candidati diversi. Ogni volta però il partito è uscito rafforzato perché la dialettica interna e il contributo delle idee favorisce sempre la crescita di un partito.  

A volte però possono prevalere le lacerazioni, come è accaduto a Lecco…

Francamente non riesco a comprendere la scelta di questi amici che hanno deciso, a quanto ho capito, di costituire un nuovo partito ("Forza Lecco" ndr). I congressi si possono vincere o perdere: questa è la democrazia. Mi auguro comunque che possano tornare sui propri passi. Se invece ci trovassimo davanti a una vera e propria scissione, il Pdl non potrà fare altro che essere estremamente chiaro e severo.

Sul territorio non rischiano di prevalere ancora le divisioni tra ex An ed ex azzurri?

È un problema praticamente superato. C’è ancora qualche residuo, ma si tratta degli ultimi ritardatari che non hanno capito che il Pdl è un partito nuovo in cui non ci sono ex, ma soltanto pidiellini al 100%.

Da ultimo, cosa pensa dell’ipotesi ventilata da Silvio Berlusconi di una Grande coalizione per il 2013?

La sua non è stata una proposta, ma un’ipotesi che si potrà verificare solo in caso di necessità. Resto convinto del fatto che ci presenteremo a quell’appuntamento con una proposta chiara e vincente.

'Lavorare di piu', in piu' e piu' a lungo'


'Lavorare di piu', in piu' e piu' a lungo'

Visco: Italia paese anziano, rimuovere ostacoli

07 marzo, 09:43
Ignazio Visco Ignazio Visco
'Lavorare di piu', in piu' e piu' a lungo'
ROMA  - In Italia non si può non richiedere "che si lavori di più, in più e più a lungo": lo ha detto il governatore dI Bankitalia Ignazio Visco precisando che "non si tratta di uno slogan ma di un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con gradualità". Per Visco "non può esserne più rinviato l'inizio".

L'Italia "é innanzitutto un paese anziano": ha detto il governatore della Banca d'Italia precisando che il paese "ha molti divari da recuperare; deve affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita con quelle caratteristiche".

VERGOGNATEVI!!!!!

Certo che ci vuole un coraggio a dire agli italiani che i loro figli dovranno soffrire..certo tanto loro continuano a fre quello che facevano gli altri..VERGOGNATEVI per gli italiani 








Roma Ladrona?? Padania Buffona!!!


Lombardia, Lega nella bufera. Magistrato: mazzette per un milione

Indagato Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia: 'Io estraneo ai fatti'

07 marzo, 07:54
Lombardia, Lega nella bufera. Magistrato: mazzette per un milione
di Francesca Brunati e Igor Greganti
MILANO - Un'altra inchiesta della Procura di Milano scuote i piani alti della Regione Lombardia e soprattutto squarcia un velo su un presunto giro di tangenti da oltre un milione di euro che sarebbero finiti agli esponenti locali della Lega Nord. Dopo i casi di 'mazzette' che hanno riguardato Penati, Nicoli Cristiani e Ponzoni - e dunque nell'ordine un esponente del Pd e due del Pdl - gli inquirenti milanesi sono ora sulle tracce di versamenti illeciti utilizzati, secondo l'accusa, dal Carroccio a livello territoriale. Uno dei più noti esponenti lombardi del partito guidato da Umberto Bossi, il 'maroniano' Davide Boni, attuale presidente del Consiglio regionale, è finito indagato per corruzione (una decina di episodi), assieme al capo della sua segreteria, Dario Ghezzi, e a Marco Paoletti, fino a qualche mese fa consigliere provinciale della Lega, poi sospeso e passato al gruppo misto.
Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, Boni e Ghezzi, a cui la Guardia di Finanza, nel corso di una serie di perquisizioni, ha notificato un'informazione di garanzia, avrebbero gestito "affari illeciti" e spartito tangenti che l'architetto Michele Ugliola e il cognato Gilberto Leuci avrebbero concordato con alcuni imprenditori, tra cui Luigi Zunino e Francesco Monastero (legato al gruppo Sile Costruzioni).
Il tutto affinché alcuni amministratori locali, anche essi destinatari di parte dei profitti illeciti, favorissero gli interessi immobiliari degli imprenditori in diverse aree di Milano e dell'hinterland, soprattutto per la realizzazione di centri commerciali. In alcuni casi si tratta di progetti ancora "attuali". Boni, in particolare, avrebbe ricevuto, tra il 2008 e il 2010 quando era assessore regionale all'Edilizia e al Territorio, buste di contanti anche nei suoi uffici in Regione.
Mazzette per un totale di oltre un milione di euro, tra soldi promessi ed effettivamente versati, finiti anche nelle mani di Ghezzi e che sarebbero andati non nelle tasche dei due ma - questa è l' ipotesi degli inquirenti - a finanziare in ordine sparso le iniziative estemporanee della Lega, attraverso esponenti locali. E' per questo che i pm stanno valutando anche la possibilità di contestare il reato di finanziamento illecito ai partiti. Un quadro accusatorio che intende far luce su una sorta di 'sistema Lega', che non tocca però via Bellerio, ma basato su un metodo di 'rastrellamento' e di 'distribuzione' di profitti illegali, accomunato nei corridoi della Procura al vecchio meccanismo di 'tangentopoli'.
Nell'ambito dell'inchiesta - nata da una 'costola' dell' indagine su presunte tangenti che ha coinvolto la passata amministrazione di Cassano d'Adda e che nel maggio 2011 ha portato in carcere l'allora sindaco Edoardo Sala - i militari della Gdf hanno perquisito oggi gli uffici in Regione di Boni e Ghezzi. Il blitz ha riguardato anche Zunino e Monastero, entrambi indagati assieme a Ugliola, Leuci e Paoletti. Boni - il quale ha dichiarato la sua "totale estraneità" ai fatti e ha dato la sua "piena disponibilità a chiarire" la sua posizione - e Ghezzi, come si legge nel decreto di perquisizione, "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi".
Per gestire insomma "affari illeciti", incontrando gli altri coindagati anche di recente. Secondo i pm, "é dimostrato il pieno coinvolgimento" di entrambi nel giro di mazzette, nel quale Ugliola - già coinvolto alla fine degli anni '90 nella 'tangentopolì di Bresso - fungeva da 'raccordo' tra il livello locale e regionale. Un sistema che, a detta degli investigatori, riguarda anche altri piccoli imprenditori e che ha continuato a funzionare fino a qualche mese fa. A carico di Boni e del suo stretto collaboratore ci sono una serie di interrogatori resi a investigatori e inquirenti dai coindagati, tra cui un paio di verbali della fine dell'anno scorso di Paoletti e dichiarazioni dello stesso Ugliola, il primo a collaborare con i magistrati, oltre ad una serie di intercettazioni, tra cui diverse telefonate tra Paoletti e Monastero. Alcuni atti dell'inchiesta sono stati trasmessi per competenza alla Procura di Monza che indaga sul cosiddetto 'sistema Sesto', perché lo stesso Ugliola avrebbe intrattenuto rapporti anche con amministratori e imprenditori per progetti a Sesto San Giovanni.

Fantomatica lettera di un pensionato al capo dell stato

Fantomatica lettera di un pensionato al capo dell stato




Caro Giorgio, 
"ti scrivo e siccome vai lontano, più forte ti scriverò", in ritardo ma meglio tardi che mai.
Purtroppo se ne vanno i migliori ed io ne avrei in mente una lunga fila prime del povero Lucio. Non per augurare il grande passo a nessuno ma per salvare la mia pelle: mors tua, vita mea.
Visto che sei in collegamento diretto col presidente Monti, fargli avere questa mia riflessione, anche se non ha nulla a che vedere con il prezzo della benzina.
Io non ho avuto l’aumento ISTA sulla pensione  e non mi lamento pensando al bene di tutti ed a come stanno peggio tanti, troppi, altri (speriamo, ma sento già dei venti di libeccio che non mi piacciono punto). Solo che a mia volta ho subito l’aumento sull’affitto dell’ abitazione, sul canone RAI, sulle polizze di assicurazione (RCA in testa e voglio vedere se adegueranno i massimali), sui ticket sanitari (ben oltre l'ISTA) senza contare che ho perso anche l'esenzione  per l'ipertensione e chissà quali altri “adeguamenti" ISTA mi pioveranno in testa ancora. 
Non sarebbe stato saggio bloccare a tutti gli adeguamenti ISTA e non solo ai pensionati? Perché io, come tanti altri, li dobbiamo subire due volte?  Ciò non collima col mio senso di equità o, forse,  ho questo senso troppo interessato?
Per non parlare dei commercianti in affitto (sono abbastanza informato) che pagano locazioni a dir poco da usura ed oltretutto per meta in chiaro e metà in nero. Non per perorare la causa dei commercianti, ma perché alla fin fine pago sempre io sul costo delle merci. Poveri proprietari di immobili, considerati come i pensionati a 1.500 euro, ma alla rovescia. Propongo una colletta alla loro associazione.
Così dicasi per l'aumento dei carburanti e tanti altri aumenti.
Mi sorge forte un dubbio: ci avranno preso per vacche da mungere?
Peppino

Siamo proprio maschilisti in Italia! Allo stato delle cose .dobbiamo fare piu' spazio alle donne




L'Europa chiede più quote rosa: le donne leader o membri di cda sono una rarità in Italia 

L'Europa chiede più quote rosa: le donne leader o membri di cda sono una rarità in Italia

"È ora di infrangere quel soffitto di cristallo che in Europa continua ad ostacolare l'ascesa di donne di talento ai vertici delle società quotate in Borsa"
sostiene Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione europea e Commissaria europea per la Giustizia, che un anno fa ha chiesto alle aziende un'autoregolamentazione virtuosa in materia senza ottenere grandi frutti.
Rare, sottopagate, con poche prospettive di carriera: le donne manager sono infatti ancora merce rara, soprattutto in Italia, ma non solo. L'ultimo rapporto della Commissione europea sulle donne nelle imprese private infatti ha messo in luce come il Belpaese sia sestultimo in Europa per il gap di genere nei cda, con una presenza femminile inferiore alla metà della media Ue (6,7% contro 13,7%). Va meglio sulla differenza di salario con i colleghi maschi, che se da noi si attesta al 5,5%, in Paesi come l'Estonia arriva al 28%, e in Germania al 23,1%.
Eppure le donne ai vertici fanno bene alle aziende: secondo uno studio McKinsey le società con rappresentanza paritaria realizzano profitti del 56% superiori rispetto a quelle a conduzione unicamente maschile.

in cima alla classifica dei milionari c'è Carlos Slim Helù



Bloomberg Bilionaires Index: in cima alla classifica dei milionari c'è Carlos Slim Helù

Bloomberg Bilionaires Index: in cima alla classifica dei milionari c'è Carlos Slim Helù

Bill Gates, il "Signor Microsoft" non è più l'uomo più ricco del mondo. A superarlo è Carlos Slim Helùmagnate messicano delle telecomunicazioni, proprietario di un impero di compagnie telefoniche che coprono tutta l'America Latina. Il patrimonio di Slim supera i 68 miliardi di dollari, sei miliardi in più rispetto a Bill Gates. 
A dirlo è il Bloomberg Billionaires Index, indice giornaliero dei "Paperoni" del pianeta, i cui patrimoni oscillano notevolmente in base all'andamento dei mercati azionari e finanziari. L'indice si aggiorna ogni giorno alle 17.30 (le 23.30 in Italia) e fa letteralmente i conti in tasca agli uomini più ricchi del mondo. 
Dopo Slim Helù e Bill Gates, al terzo posto c'è Warren Buffett, magnate americano della Berkshire Hathaway. Al quarto posto c'è un europeo: Ingvar Kamprad, il papà della svedese Ikea. Quinto, il francese Bernard Arnault, a capo della LVMH Moet Hennessy Louis Vuitton. E, sempre per restare in tema di moda, al sesto posto della classifica di Bloomberg troviamo Amancio Ortega, che possiede il 100% della catena di negozi di abbigliamento low cost Zara e il 59% del colosso tessile Inditex. Il patrimonio di Ortega è stimato intorno ai 39 miliardi di dollari, di molto superiore a quello dello svedese Stefan Persson, magnate di di H&M, che possiede "solo" 24 miliardi di dollari. 
Nella classifica ci sono solo due donne: Christy R. Walton, ereditiera di Wal-Mart e la francese Liliane Bettencourt, a capo del colosso francese L'Oréal