venerdì 11 maggio 2012

Alec Ross: “Le startup di chi ha 20 anni ci salveranno”

Alec Ross: “Le startup di chi ha 20 anni ci salveranno”

Oggi e domani al Digital Economy Forum di Venezia, si incontrano gli innovatori di Stati Uniti e Italia. Per l’occasione riproponiamo il testo dell’editoriale apparso su Repubblica.it firmato da Alec Ross, consigliere speciale per l’innovazione per Hillary Clinton.
Ho appena compiuto quarant’anni ed è stato un compleanno interessante per chi, come me, ha l’incarico di Consigliere Speciale per l’Innovazione per il Segretario di Stato Hillary Clinton. Per un verso, nelle alte sfere del governo questo compleanno coincide con il raggiungimento dell’età adulta. L’immagine di un diplomatico di carriera o del ministro di un governo evoca il concetto di esperienza ed è in qualche modo legato ai capelli grigi. D’altro canto, a volte mi sento troppo vecchio per far parte dell’altra comunità, quella con cui passo una buona parte della mia vita professionale: gli innovatori e gli imprenditori che sono la forza propulsiva dell’economia del XXI secolo. Mi colpisce constatare quanto siano sempre più giovani questi nuovi capitani d’industria e quanto il loro lavoro appaia distante dalle attività dei funzionari governativi che risiedono nella capitali, dove il rafforzamento delle nostre economie è il più importante argomento di discussione.
Trovandomi al punto d’intersezione tra gli alti funzionari governativi e gli imprenditori del XXI secolo penso che sia necessario avvicinare gli uni agli altri. È sempre più chiaro che se negli Stati Uniti e in Europa l’economia si riprenderà sarà grazie alla capacità dei nostri paesi di supportare e dare spazio all’innovazione. Appare evidente che l’innovazione può immettere nuova energia nella macchina dei nostri sistemi economici, e la maggior parte di quest’innovazione verrà dalle menti e dall’impegno di questi giovani uomini e donne tra i venti e i trent’anni.
Esiste un precedente. Oggi in America il 40% per Prodotto Interno Lordo deriva da aziende che non esistevano prima del 1980. Sono dati statistici sorprendenti. Ciò significa che ogni anno nel mio paese quasi 6000 miliardi derivano da aziende che fino a poco tempo fa erano solo idee nella mente di qualche ambizioso imprenditore.
Come è potuto accadere? Un primo fattore è rappresentato dall’enorme spostamento di potere reso possibile dalla tecnologia e in special modo da Internet. Competenze che un tempo erano appannaggio di potenti gerarchie come i governi o le grandi compagnie nel settore dei media sono ora a disposizione di singoli cittadini o di reti di cittadini. La tecnologia rende più facile creare un grande business, in fretta e senza il grande capitale iniziale che un tempo era necessario. Dieci anni fa l’utilizzo di un’applicazione base di Internet costava 100mila euro al mese. Oggi, attraverso ilcloud, quella stessa applicazione costa 1000 euro.
Da un punto di vista pratico questo significa che ora uno studente universitario può aprire un’azienda senza bisogno del supporto delle banche o degli investitori.
In secondo luogo, gli imprenditori che si collocano nella fascia d’età compresa tra venti e trent’anni sono la prima generazione digitale e globale insieme. Per loro il periodo di rapida globalizzazione vissuto negli Anni Settanta, Ottanta e Novanta è storia antica quanto un mondo senza Internet. Per questo, sono cresciuti con codici culturali diversi e con idee e approcci nuovi al mercato. I giovani che oggi creano aziende sono si sentono in modo intuitivo, a proprio agio con le nuove tecnologie, i mercati emergenti e con il sistema globalizzato in cui tutti ci troviamo ora a vivere. Hanno utilizzato queste conoscenze per creare modelli di business che si adattano facilmente a un mondo assai più interconnesso di quanto non fosse trent’anni fa.
In America l’88% di piccoli e medi imprenditori sotto i quarant’anni utilizza i social network per il proprio business, contro il 66% di persone di quarant’anni o più.Usando questo tipo di tecnologie le giovani generazioni si trovano ad avere un vantaggio competitivo sulle loro controparti più adulte perché sono in grado di raggiungere una clientela più ampia. Possono connettersi con più persone più velocemente.
Se noi che facciamo parte dei governi saremo in grado di capire come creare un’economia prospera per il futuro ciò sarà in larga misura dovuto al fatto che avremo compreso e dato spazio agli impulsi imprenditoriali e innovativi di questi imprenditori emergenti.
Questo vuol dire molte cose. Primo, che dobbiamo essere disposti ad accettare il profilo di rischio più alto che questa nuova forma d’imprenditoria comporta. Ciò significa non considerare il fallimento imprenditoriale come una disgrazia che rovina una persona e la sua reputazione. Una delle più importanti caratteristiche culturali della Silicon Valley, e una delle principali ragioni per cui tanta parte dell’innovazione mondiale continua ad arrivare da questa striscia di terra californiana lunga 90 chilometri, è proprio l’accettazione del rischio. Questo ha generato una florida attività di venture capital che riconosce che solo due o al massimo tre investimenti su dieci produrranno un ritorno di capitale, ma quei due o tre saranno così grandi da giustificare il rischio. E se sostenere che investire sui neolaureati può essere una bella teoria, sappiamo nella pratica che questo significa andare inevitabilmente incontro a qualche fallimento.
Questo atteggiamento implica l’accettazione che i giovani hanno il diritto a sedersi al tavolo della discussione ricoprendo un ruolo determinante. Coloro che occupano importanti posizioni governative o nelle elite del mondo del business devono cominciare a considerare seriamente le prospettive dei ventenni e dei trentenni che troppo spesso vengono ignorate. Dovremmo trarre beneficio dalla loro visione del mondo perché questi giovani sono una generazione globale e digitale allo stesso tempo. Dovremmo farli entrare nella discussione e nelle decisioni politiche dalle quali sarebbero di norma esclusi.
Infine, per favorire la crescita dobbiamo guardare alle nuove attività industriali che si svilupperanno nel futuro. Così come negli ultimi anni l’industria informatica ha sostenuto l’innovazione, in futuro si consolideranno nuove aree industriali di grande impatto economico come le nanotecnologie, la robotica, le biotecnologie, le tecnologie verdi e la scienza del genoma.
Nel mondo economico di oggi dobbiamo aggiornare le osservazione di Charles Darwin ed ammettere che non è il più forte della specie a sopravvivere, ma colui che più si adatta al cambiamento. Al Digital Economy Forum, organizzato a Venezia il 10 e l’11 maggio dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, spero di incontrare la nuova generazione di innovatori in Italia.

viva la grecia


Berlino molla Atene, Euro sopravvive senza

Duro messaggio del ministro Finanze tedesco Mandato a Venizelos: 'Tenteremo ogni strada'

11 maggio, 11:16
Il ministro tedesco Wolfgang SchaeubleGuarda le foto1 di 6Il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble
Berlino molla Atene, Euro sopravvive senza
ROMA - La zona euro può sopportare un'uscita della Grecia dalla moneta unica: lo ha detto oggi il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. In un'intervista al quotidiano regionale tedesco Rheinische Post, Schaeuble ha dichiarato che la zona euro è più solida di due anni fa. "Abbiamo imparato molto da questi ultimi due anni e costruito dei meccanismi di protezione. I pericoli di contaminazione per gli altri Paesi della zona euro si sono indeboliti e l'area euro è nel suo insieme diventata più resistente", ha spiegato. "La crisi ha dimostrato che quando bisogna agire in fretta, l'Europa può reagire rapidamente. L'idea che non siamo in grado di reagire a breve termine di fronte a un imprevisto è falsa", ha concluso il ministro.
WESTERWELLE, SENZA RIFORME BASTA SOLDI A GRECIA- Nuovi aiuti alla Grecia solo se rispetterà gli impegni presi. Lo ha detto il ministro degli esteri tedesco Guido Westervelle nel suo intervento al Bundestag. "Noi intendiamo mantenere le nostre promesse di aiuto. Ma questo significa che la Grecia deve varare le riforme che abbiamo concordato".
BARROSO, VIA SE NON RISPETTA IMPEGNI - "Se un membro del club non rispetta le regole, è meglio che se ne vada dal club". Lo ha detto il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, riferendosi alla Grecia, in una intervista a Sky Tg24.

"Ho molto rispetto per la democrazia greca e il parlamento greco. Ma devo anche rispettare gli altri 16 parlamenti nazionali che hanno approvato il programma per la Grecia", ha spiegato Barroso, sottolineando che "tutti devono rispettare gli accordi". Ma se questi "non sono rispettati", ha concluso, "vuol dire che non esistono più le condizioni per continuare" a far parte dell'eurozona.
STAMPA, TIMORE URNE E PRESSING UE FAVORISCE ACCORDI - Il timore dei risultati di nuove elezioni e le forti pressioni da parte dei partner europei potrebbero produrre un risultato positivo durante la riunione dei leader dei partiti sotto la presidenza del capo dello Stato Karolos Papoulias che potrebbe svolgersi fra domenica 13 e lunedì 14. E' quanto riferiscono oggi in prima quasi tutti i giornali ateniesi ricordando che stamani il leader del Pasok, Evanghelos Venizelos, riprenderà le consultazioni per la formazione di un nuovo governo incontrando prima il leader di Nea Dimocratia, Antonis Samaras, e quindi Alexis Tsipras di Syriza. Le preoccupazioni per un eventuale nuovo ricorso alle urne si basano sui risultati dei primi sondaggi di opinione condotti in Grecia a quattro giorni dalle consultazioni secondo cui, in caso di nuove elezioni, la Coalizione delle Sinistre radicali (Syriza) avrebbe il maggior numero di voti (23,8%) scavalcando di 6,4 punti percentuali Nea Democratia che passerebbe al secondo posto con il 17,4% delle preferenze. Seguirebbero il Pasok al terzo posto con il 10,8%, Greci Indipendenti (Anexartiti Ellines) al quarto posto con l'8,7%, seguito dal Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 6%, Alba Dorata (Chrisi Avghì) con il 4,9% e infine Sinistra Democratica con il 4,2%. La proposta, ieri, del leader di Sinistra Democratica Fotis Kouvelis, per la formazione di un nuovo esecutivo "ecumenico" di cui farebbero parte tutti i partiti, potrebbe essere un buon punto di partenza. A prescindere dalla formula della proposta, l'obiettivo principale è quello di formare un governo di coalizione fra Nea Dimocratia, Pasok e Sinistra Democratica, che disporrebbe di una maggioranza di 168 parlamentari e che potrebbe durare fino alle elezioni europee del 2014. Da un tale esecutivo sarebbero naturalmente esclusi il filo-nazista Chisi Avghì, il partito comunista e i Greci Indipendenti (nazionalista) in quanto non interessati a partecipare ad un governo che avrebbe come obiettivo la revisione e non l'abolizione completa del Memorandum. Per quanto riguarda Syriza, gli analisti politici sostengono che molto difficilmente parteciperebbe a un governo "ecumenico", specialmente dopo i risultati degli ultimi sondaggi.

Il governo dopo che ha succhiato il sangue ..sembra che si sia accorto del problema!!che siano dei coccodrilli??invece che tecnici??


Passera,il disagio sociale mette a rischio la tenuta economica del Paese

Dopo mesi di rigore e tagli, i ministri del governo tecnico di Mario Monti stanno iniziando a prendere coscienza delle conseguenze delle misure anticrisi sulla popolazione e soprattutto sulle fasce più basse. Ad appena un giorno dalla dichiarazione del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ieri ha ammesso che l’esecutivo ha sottovalutato la situazione delle classi più disagiate della società, oggi è arrivato il turno del responsabile allo Sviluppo economico, Corrado Passera.
“La principale fonte di responsabilità che io sento – ha detto il ministro – è quel disagio sociale diffuso che è legato alla mancanza di lavoro e che è molto più ampio di quello che le statistiche dicono e sta creando un forte disagio sociale che mette a rischio la tenuta economica del Paese”. Nel suo intervento all’assemblea di Rete Imprese Italia, Passera ha ammesso: “Siamo a valle di 10 anni di cose non fatte ed è a rischio la tenuta, da qui il senso di angoscia e responsabilità che ci sentiamo dentro per recuperare alcuni ritardi”.
Passera ha poi bacchettato l’Unione Europea per le strategia usate nell’affrontare la crisi: “Bruxelles non ha fatto la sua parte adeguatamente negli ultimi mesi; adesso deve dimostrare di saper garantire se stessa e anche i più deboli, deve smettere di parlare di crescita e fare qualcosa con investimenti, distinguendo ciò che è spesa e ciò che è investimento”.