martedì 17 luglio 2012

Spread Btp ritorna a 490 punti base /Tesoro:per asta Btp forte domanda estero


Spread Btp ritorna a 490 punti base

Rendimento decennale al 6,14%

17 luglio, 12:19
Spread Btp ritorna a 490 punti base
(ANSA) - ROMA, 17 LUG - Lo spread tra il btp decennale e l'equivalente bund tedesco tocca di nuovo quota 490 punti base. Il rendimento del titolo italiano sale al 6,14%.


Tesoro:per asta Btp forte domanda estero

Da estero 54% domanda, da Italia il 46%

17 luglio, 15:17
Tesoro:per asta Btp forte domanda estero
(ANSA) - ROMA, 17 LUG - L'asta dei titoli di Stato triennali dello scorso venerdi' ha registrato ''una forte domanda dall'estero pari al 54% contro il 46% di domanda domestica''. E' quanto ha affermato il dirigente generale del Tesoro, Maria Cannata, secondo cui, a conferma della buona domanda, anche l'asta degli specialisti di lunedi' e' andata bene.

Benzina: sciopero dal 3 al 5 agosto


Benzina: sciopero dal 3 al 5 agosto

'No a chiusura. E' periodo di franchigia'



ROMA  - Distributori di benzina chiusi, self service compresi, da venerdì 3 a domenica 5 agosto. Lo hanno deciso le organizzazioni dei gestori Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, che accusano l'industria petrolifera di spingere al fallimento i gestori e il Governo di "assistere muto alla violazione delle leggi".

"I comportamenti di Governo e industria petrolifera non lasciano altra possibilità che adottare iniziative estreme di protesta e di difesa verso una aggressione gravissima, insopportabile e ingiustificata", affermano in una nota congiunta i gestori, che hanno deciso un pacchetto di iniziative che "si auspica possano finalmente consentire al Governo di attivarsi, avviando quell'azione di composizione delle vertenze collettive che, istituzionalmente, gli compete". Il pacchetto di iniziative prevede: da mercoledì 18 luglio, campagna di informazione e sensibilizzazione verso i cittadini e gli automobilisti; da lunedì 23 luglio, sospensione degli accordi collettivi per la parte riguardante il prezzo massimo di rivendita sui carburanti; da lunedì 30 luglio a domenica 5 agosto, sospensione dei pagamenti del rifornimento carburanti attraverso carte di credito, pago bancomat e carte bancarie; da venerdì 3 a domenica 5 agosto, chiusura di tutti gli impianti di rifornimento carburanti, self service compresi, sia su rete ordinaria che autostradale, sulla cui viabilità verrà adottata una specifica articolazione delle chiusure, integrata con le azioni in corso, che verrà comunicata in seguito. I gestori accusano l'industria petrolifera per: "accordi collettivi scaduti e non rinnovati; margini tagliati unilateralmente fino al 70%; licenziamenti forzati degli addetti alla distribuzione; rifiuto di adottare diverse tipologie contrattuali; discriminazioni sui prezzi che spingono fuori mercato migliaia di impianti senza possibilità di reazione alcuna, vendite autostradali totalmente cannibalizzate". "Sono questi solo alcuni dei comportamenti in aperta violazione delle leggi esistenti che l'industria petrolifera sta adottando sistematicamente, colpendo oltre 20.000 piccole imprese di gestione che occupano circa 120.000 persone", affermano le tre associazioni, aggiungendo che "tutto questo con la responsabilità diretta e colpevole del Governo che si è sistematicamente sottratto a qualsiasi tipo di confronto ed è inerte di fronte alla violazione delle leggi in vigore".

GARANTE SCIOPERI, NO STOP, E' FRANCHIGIA - Il weekend dal 3 al 5 agosto i benzinai non potranno fare sciopero perché è periodo di franchigia. Lo dichiara Roberto Alesse, Presidente dell'Autorità di garanzia sugli scioperi, lanciando un appello alla responsabilità nelle zone colpite dal sisma.

"In relazione a quanto si apprende dalle agenzie di stampa, secondo le quali Faib, Fegica e Figisc/Anisa avrebbero proclamato uno sciopero nella distribuzione del carburante dal 3 al 5 agosto prossimi - ha affermato Alesse in una nota - ricordo che la Regolamentazione vigente nel settore non ne consente l'effettuazione, dal momento che il giorno 3 agosto rientra tra i periodi di franchigia". Il garante ricorda poi che "sempre in tale settore non possono essere proclamate astensioni collettive nei giorni compresi tra il 10 ed il 20 agosto e in quelli tra il 26 agosto ed il 5 settembre. Colgo, inoltre, l'occasione per rivolgere un appello affinché nelle due giornate di sciopero, ove confermate, siano puntualmente garantite le prestazioni indispensabili e si valuti, con senso di responsabilità, da parte delle sigle proclamanti, l'opportunità di escludere dal fermo le zone colpite dal sisma in Emilia, ove vige lo stato di emergenza".

ANCORA RAFFICA DI RIALZI DOPO WEEKEND  - Nuova raffica di rincari per i prezzi dei carburanti dopo gli sconti del fine settimana. Secondo le rilevazioni di Staffetta Quotidiana oggi hanno ritoccato i listini Eni, Esso, IP, Q8 e TotalErg, con aumenti sulla benzina compresi tra 0,4 centesimi (TotalErg) e 1,1 centesimi (Eni) e sul gasolio tra 0,5 centesimi (Esso e Q8) e 2 centesimi (IP). I prezzi medi consigliati alla pompa sulla modalità servito salgono dunque per la benzina a a 1,837 euro/litro (+0,6 centesimi) e per il diesel a 1,734 euro/litro (+1 centesimo). Secondo Quotidianoenergia.it la raffica di rincari dei prezzi raccomandati si è verificata per quasi tutte le compagnie petrolifere (unica eccezione Tamoil, che sugli sconti self resta alquanto defilata). Non fanno eccezione le no-logo. Nel dettaglio: Eni sale sulla benzina di 1,2 cent euro/litro e sul diesel di 1,3; Esso +1 e +0,5; Q8 +0,5 e +1; TotalErg rispettivamente +0,4 e +1 cent; IP +2 cent solo sul diesel. Rincari che non potranno non farsi sentire nelle prossime ore sui prezzi praticati del servito.

Ecco il patto per spazzar via gli "speculatori"


Ecco il patto per spazzar via gli "speculatori"

martedì 17 luglio 2012
FINANZA/ Sapelli: ecco il patto per spazzar via gli speculatori
Sono tempi sempre più caratterizzati da una trasformazione evidente della Costituzione materiale della nazione italiana. Il governo tecnico si rivela un molteplice meccanismo che mentre trasforma la composizione delle decisioni politiche a livello centrale segnala con una sorta di fremito sismico il mutarsi rapido dei gruppi dominanti. La situazione è determinata in primo luogo dall’incertezza crescente dell’oligopolio finanziario mondiale in merito alle sorti dell’euro e della stessa composizione dell’industria finanziaria mondiale.
I recenti avvenimenti in merito al Libor, ai fallimenti nella compliance di JP Morgan e Barclalys scatenano preoccupazione ai più alti livelli. Lord King, il governatore della Banca d’Inghilterra, non può più fare a meno di richiedere con insistenza un cambiamento delle regole del gioco, ovvero il ritorno alle vecchie regole di prima del 1989, ossia l’eliminazione delle misure di de-regolazione che hanno innescato le micce della crisi attuale: divisione delle banche d’affari da quelle commerciali, il ritorno a una regolazione sorretta da strumenti che rendano possibile l’autoregolazione con un cambiamento profondo delle caratteristiche dei meccanismi degli scambi finanziari con più trasparenza e il ritorno di un comportamento morale degli operatori, la riforma della Bce nel senso della Fed.
Il numero degli economisti, inoltre, che, dinanzi alla disoccupazione strutturale crescente e al disordine finanziario rilevantissimo, richiedono politiche di crescita che non possono che essere neokeynesiane, diventa sempre più rilevante. I premi Nobel non ortodossi Krugman e Stigliz alzano la voce e sono sempre più ascoltati anche nei circoli dell’alta finanza e dell’industria grande e piccola che prima appoggiavano le misure suicide dirette ad aumentare l’austerità nella recessione sprofondando in tal modo le nazioni nella depressione economica e sociale più rilevante da quando il sistema capitalistico ha iniziato la sua riproduzione allargata, ossia dopo la Seconda guerra mondiale. Anche la Cina e l’India soffrono di tormentati percorsi che hanno il segno, insieme, del sottoconsumo e della sovraccapacità produttiva relativa.
In queste situazioni il governo italiano nomina Ministro dell’Economia Vittorio Grilli, che dell’austerità è il sacerdote e che ancora crede che il salasso sia la misura più idonea per far guarire il malato. Ma sono scarti senza prospettive, come i ciechi di Brueghel. Le borghesie internazionali non hanno più una guida sicura. Tutto è in fermento. Anche le agenzie di rating sono delegittimate. In Italia, il Senatore a Vita Mario Monti si reca negli Usa per una riunione certamente interessante dal punto di vista della conoscenza delle nuove tendenze tecnologiche in atto, ma certo enigmatica quanto alla sua rilevanza politica, mentre in Europa la dura resistenza tedesca sotto l’usbergo dell’austerità rischia di far sprofondare ogni iniziativa del generoso Mario Draghi verso l’insuccesso.
L’appello a una situazione di contenimento della spesa invocando tuttavia continuamente misure per la crescita rivelano la tendenza zigzagante delle elite finanziarie mondiali. O una cosa o l’altra. Queste misure per la crescita in primis non possono che essere rivolte alla detassazione del lavoro e dell’impresa. Un nuovo patto dei produttori è necessario attorno a una visione solidale dell’Europa che deve incamminarsi rapidamente verso gli Stati Uniti d’Europa, pena il suo naufragio per sempre in un disordine monetario senza fine e gravissime sofferenze sociali.
Piuttosto che studiare ritorni in campo di forze che hanno aperto divisioni e sconvolgimenti nei corpi elettorali italici converrebbe che il dibattito nazionale si concentrasse su questi temi. La situazione è tremenda. Il Pil continua a scendere e le tasse così alte sulle proprietà immobiliari rischiano di indebolire non solo il mercato interno per i gravami sulle famiglie, ma di colpire anche i patrimoni immobiliari che le imprese presentano in garanzia a fronte di un credito bancario sempre più concesso con il contagocce. Quando si assottiglieranno anche le garanzie immobiliari cosa rimarrà del rapporto banca- impresa?
È tempo non di divisioni politiche, non di viaggi di studio o di relazioni sociali, ma della nascita di un nuovo pensiero che non può che rifondarsi attorno alla visione di un patto dei produttori europei contro la grande finanza divoratrice delle strutture economiche di base. Se non si compie rapidamente un passo decisivo in questo senso tutto può succedere E si tradirebbe in tal modo la fiducia che è ancora molta tra gli italiani e gli europei nello Stato, negli Stati, come dimostrano le aste dei titoli di stato che rendono manifeste le risorse del Paese che ancora esistono: sia materialmente sia moralmente. Ma bisogna ascoltare e agire di conseguenza.

Bombardamenti aerei italiani in Afghanistan: il Parlamento batte un colpo..ma dovevamo difendere il popolo ??adesso chi dobbiamo conquistare??


Bombardamenti aerei italiani in Afghanistan: il Parlamento batte un colpo

16 luglio 2012
Enrico Piovesana
A seguito dell’intervista di E-il Mensile al portavoce del contingente italiano in Afghanistan, in Parlamento è stato chiesto al ministro della Difesa di riferire sulla campagna di guerra aerea in cui sono impegnati i nostri cacciabombardieri.
“Nei giorni scorsi – si legge nell’interpellanza urgente presentata dall’onorevole Augusto Di Stanislao (Idv) – sul portale E-il Mensile è apparso un articolo dal titolo ‘Afghanistan: Italia in guerra al cento per cento’ in cui viene riportata l’intervista al tenente colonnello Francesco Tirino, portavoce del contingente italiano in Afghanistan”.
“Nell’intervista – prosegue il testo – il colonnello dichiara che i nostri assetti presenti in teatro, Amx compresi, vengono usati al cento per cento della loro capacità a difesa delle nostre truppe sul terreno, dei nostri alleati e della popolazione afgana. Rispondendo alle domande afferma, inoltre, che nell’ambito dell’operazione congiunta Shrimp Net gli Amx vengono impiegati con sgancio di bombe per queste attività o per azioni preventive: ad esempio, le bombe a guida laser sganciate dai nostri Amx hanno distrutto un’antenna collocata in una zona impervia di montagna e usata dagli insorti per le loro comunicazioni radio. È altresì emerso che secondo fonti di stampa afgane ci sarebbero stati decine di militari afgani uccisi da ‘fuoco amico’ nel corso di bombardamenti aerei alleati in Gulistan”.
L’interrogazione si conclude con la richiesta al ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, di “relazionare le conseguenze sul campo della decisione di eliminare i caveat decisi dal Parlamento senza che essa fosse discussa e votata in Aula autorizzando pertanto i bombardamenti e se non ritenga di dover riferire circa le operazioni nelle quali i nostri contingenti sono impegnati nell’utilizzo degli Amx con sgancio di bombe”.
Il governo dovrebbe rispondere oralmente in aula tra giovedì e venerdì.

Etiopia, Survival e Hrw condannano la Banca mondiale perché finanzierà la diga della morte


Etiopia, Survival e Hrw condannano la Banca mondiale perché finanzierà la diga della morte

16 luglio 2012
Alcune organizzazioni per i diritti umani, tra cui Survival International e Human Rights Watch, hanno duramente criticato la decisione della Banca Mondiale di finanziare le linee di trasmissione elettrica della controversa diga Gibe III, in Etiopia.
Diga Gibe III. Etiopia. Foto di JENNY VAUGHAN/AFP/GettyImages
Il nuovo progetto infrastrutturale, appena approvato, contribuirà a condurre l’energia prodotta dalla famigerata diga idroelettrica etiope fino alla rete elettrica del Kenya. La Gibe III dovrebbe essere completata entro il 2014, ma le devastanti conseguenze sociali e ambientali della sua costruzione hanno alimentato una massiccia opposizione.
La decisione di sostenere una tale controversa iniziativa viola le linee guida della Banca Mondiale sulla salvaguardia dei diritti dei popoli indigeni e sul reinsediamento forzato. La diga minaccia di distruggere i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare degli oltre 200.000 indigeni che vivono nella bassa Valle dell’Omo. Il livello dell’acqua nel fiume non è mai stato tanto basso come in questo periodo, con conseguenze devastanti per l’autosufficienza di tribù pastorali come i Bodi, i Mursi e i cacciatori-raccoglitori Kwegu.
Oltre a ciò, di pari passo con le operazioni governative di spianatura delle terre della bassa Valle dell’Omo per la loro trasformazione in redditizie piantagioni di canna da zucchero e cotone (che potranno essere irrigate grazie alla presenza della diga), nell’area si stanno diffondendo anche violenti furti di terra, reinsediamenti forzati e abusi dei diritti umani.
L’Etiopia non ha consultato nessuna comunità indigena in merito alla costruzione della Gibe III o ai suoi aggressivi progetti agro-industriali, che devasteranno la bassa Valle dell’Omo, un sito riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. La diga, inoltre, colpirà anche molte comunità tribali che vivono oltre il confine con il Kenya, vicino alle sponde del lago Turkana, il lago desertico più grande del mondo.
“Il bisogno di energia elettrica di Kenya ed Etiopia non dovrebbe essere usato come scusa per giustificare queste palesi violazioni dei diritti umani” ha commentato oggi Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “La Banca Mondiale ha deciso ancora una volta di sostenere un progetto infelice, che distruggerà le vite di centinaia di migliaia di persone. Oggi, questi popoli sono i più autosufficienti del Corno d’Africa, ma si vedono calpestare i loro diritti umani da un’organizzazione che anziché imparare dalla storia, continua a ripetere gli errori del passato.”

Ed è con forza che Survival InternationalHuman Rights Watch e International Rivers condannano la decisione della Banca Mondiale di finanziare queste linee di trasmissione elettrica.

Usa, la rivoluzione del gas


Usa, la rivoluzione del gas

17 luglio 2012
Luca Galassi
Da consumatori che erano, gli Stati Uniti stanno rapidamente diventando uno dei più grandi produttori di idrocarburi al mondo. Quando Obama è stato eletto, Washington importava quasi i due terzi del petrolio necessario al suo fabbisogno. Oggi, tre anni dopo, quella quota si è dimezzata, ed è in brusca diminuzione. Sempre tre anni fa, il carbone dominava nella produzione di energia elettrica. Lo scorso mese, il gas naturale lo ha soppiantato, diventando la prima fonte energetica del Paese.
Mlanden Antonov/Afp/Getty Images

I dati del consumo di gas sono così sorprendenti che gli analisti vaticinano che gli Usa diventeranno nel 2020 la nuova Arabia Saudita, con 15 milioni di barili giornalieri di energia liquida, contro gli 11 milioni di barili del Paese del golfo. Molto del merito di questa rivoluzione energetica va agli investitori del settore privato, da sempre innovatori nell’economia del Paese, che hanno intelligentemente previsto che le condizioni dello scorso decennio, con i prezzi del petrolio alle stelle, non sarebbero state più sostenibili. Da qui la necessità di diversificare le fonti di approvigionamento, investendo sulle allora anti-economiche risorse del gas metano contenuto negli scisti bituminosi. Questi giacimenti, sfruttati con l’ormai nota – e contestata – tecnica del fracking (fratturazione), sono l’ultima frontiera energetica.
La rivoluzione provocata da questa nuova risorsa ha modificato completamente lo scenario ‘verde’ al quale Obama promise di condurre gli Stati Uniti nel torno di pochi anni. Negli ultimi 12 mesi gli Stati Uniti hanno registrato le temperature più elevate della storia. Su 12 anni, dal 2000, dieci sono stati, secondo la Nasa, i più arroventati di sempre. I recenti incendi in Colorado e la siccità in Texas completano il quadro. Le prove del riscaldamento globale non sono mai state così stringenti, eppure mai come oggi la volontà di contrastare l’inaridimento di una nazione è risultata così debole in sede di governo. A modificare l’atteggiamento di Obama ha contribuito anche la nuova abbondanza energetica del gas.
E non solo Obama: nel 2008, John McCain, il candidato repubblicano, aveva stilato un avanguardistico piano per tagliare le emissioni di carbonio. Nel 2012, il suo omologo Mitt Romney, evita accuratamente di sfiorare l’argomento. Un solo fatto si staglia a monito della delicatezza della questione ambientale: la fratturazione idraulica ha creato 600mila posti di lavoro negli Stati Uniti dal 2009. L’equivalente dei lavoratori licenziati dai governi statali e locali nello stesso anno.
Il Financial Times definisce un ‘suicidio politico’ la proposta di nuovi tagli sul carbone, in vista delle elezioni di novembre. Gli Stati Uniti hanno tagliato le emissioni di carbonio del 7 percento dal 2007. L’Europa del 10 percento. Secondo gli analisti, la riduzione non è dovuta solo al passaggio dal carbone al gas, ma anche al crollo della produzione industriale. Se l’economia mondiale raddoppierà nei prossimi 20 anni, contestualmente aumenteranno le emissioni (le previsioni sono di circa il 50 percento da qui al 2030). Se anche Obama, qualora rieletto, riuscirà a mettere sul tavolo del suo secondo mandato la questione ambientale e il tetto alle emissioni, dovrà vedersela non solo cone Paesi come India e Cina, ma con i cittadini del North Dakota, del New Mexico e dell’Ohio. E’ infatti qui che il boom del gas ha creato il maggior numero di posti di lavoro – dal nulla – di tutti gli Stati Uniti.

lettera respinta dall'avvocato Ghedini


Onorevole Senatore (Sic!!!!, Onorevole????) Ghedini detto Mavalààààààààààààààààà,
 
ad ogni processo riguardante berlusconi, Ruby, le olgettine, eccetera, non c'è telegiornale o quotidiano che non riportino le sue opinioni,
 
in merito alla prescrizione, ai legittimi impedimenti, al comportamento dei P.M., eccetera, eccetera, eccetera.
 
"Mavalà Ghedinski" come mai quando ha difeso i poliziotti nel processo del povero giovane 18nne Aldrovandi è stato sempre 
 
molto defilato, invisibile e insonoro?
 
Si è defilato dai microfoni, dalle telecamere perchè sapeva che in quel processo si sarebbero dovuti affrontare i fatti, si sarebbe dovuto 
 
scendere nel merito dei fatti, cosa a lei sconosciuta!!!
 
Veroooooooooooooooooo?
 
"Ghedin", come è andato quel processo?
 
Ovviamente malissimo per lei e benissimo per la S O C I E T A'  C I V I L E : i poliziotti che lei ha difeso sono stati tutti 
 
condannati.
 
Visto che differenza quando si scende nel merito? 
 
"Ghed", rinnovo l'invito fattole nella precedente mail a dare le dimissioni dal Senato e dal titolo Onorevole perchè noi cittadini non 
 
vogliamo pagare chi in Senato non c'è mai ed a restituire i tantissimi soldi percepiti!!!!!

Moody's declassa enti locali, banche e società partecipate


Moody's declassa enti locali, banche e società partecipate



Moody's
Roma, 16-07-2012
L'agenzia Moody's taglia il rating di 23 enti locali italiani, fra i quali le province autonome di Bolzano e Trento, la Lombardia, il Lazio e le citta' di Milano e Napoli. 

Il downgrade degli enti locali segue quello dell'Italia, deciso da Moody's la scorsa settimana. "Le prospettive" per gli enti locali "restano negative in linea con quelle" dell'Italia, afferma l'agenzia internaizonale in una nota.

Il rating della provincia di Bolzano e' stato tagliato ad A3 da A1, cosi' come quello della provincia di Trento. Il rating della Lombardia e' stato ridotto a Baa1 da A2, con Milano declassata a Baa2 da A3. Il rating del Lazio e' stato tagliato a Baa3 da Baa2. Napoli e' stata tagliata a spazzatura, a Ba1. 

Moody's ha tagliato il rating anche di 10 banche italiane, incluse Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Il rating di Unicredit e' stato ridotto a Baa2 da A3, con prospettive negative. Intesa Sanpaolo e' stata declassata a Baa2 da A3. Il rating di Banca Monte Parma e' stato ridotto a Baa2 da Baa1, cosi' come quello di cassa di Risparmio di Parma e Piacenza.
Nel mirino anche Poste Italiane, Terna e Acea. Nessuna conseguenza invece su Enel, Edison, A2A e Aeroporti di Roma.

Gianello conferma la combine: Cannavaro e Grava nei guai


Gianello conferma la combine: Cannavaro e Grava nei guai

Gianello conferma la combine: Cannavaro e Grava nei guai
Interrogato dalla Procura Federale, l’ex portiere del Napoli Matteo Gianello ha confermato la tentatacombine in occasione di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. Ora, se tutto venisse confermato, la società partenopea rischia una sanzione da scontare nella prossima stagione calcistica, come pure Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, i due compagni di squadra di Gianello che all’epoca dei fatti vennero avvicinati dell’estremo difensore azzurro per provare a truccare la gara.
Il tentativo non andò a buon fine, ma questo non toglie dai guai i due calciatori i quali, causa omessa denuncia, rischiano una squalifica, la cui entità è ancora da valutare. I due hanno sempre negato ogni coinvolgimento ma Gianello continua a dire il contrario e gli inquirenti sembrano considerare questa fonte apparentemente molto attendibile.