giovedì 12 marzo 2015

Strasburgo vota a favore unioni civili, è un diritto umano

Strasburgo vota a favore unioni civili, è un diritto umano

Parlamento Ue approva relazione che incoraggia riflessione Stati


Strasburgo vota a favore unioni civili, è un diritto umano

STRASBURGO - L'Europarlamento vota a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso considerandolo come un diritto umano. L'Unione europea - si legge in una relazione approvata con oltre 390 voti a favore, 151 no e 97 astensioni - incoraggia le istituzioni e i govefni a contribuire ulteriormente alla riflessione su questo tema. Il passaggio sulle nozze gay compare al punto 162 della relazione annuale sui diritti umani e le democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica della Ue in materia, il cui relatore e' l'europarlamentare socialista Pier Antonio Panzieri.

Il Parlamento europeo, si legge nella relazione, prende atto "della legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di Paesi nel mondo, attualmente diciassette, incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell'Ue a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili".

Divisioni tra eurodeputati - Gli eurodeputati Pd Luigi Morgano e Damiano Zoffoli votano no al paragrafo sulla promozione delle unioni civili approvato oggi dal Parlamento Ue a larga maggioranza: 472 sì, 115 no e 46 astensioni. Tra gli astenuti anche la capodelegazione Pd a Strasburgo Patrizia Toia e Caterina Chinnici. Silvia Costa, altra esponente dell'ala cattolica Pd, presente in aula non ha votato, approvando però la risoluzione finale sulla Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo firmata dal compagno di partito Antonio Panzeri.
Il testo finale ha avuto anche il sì di Toia e Chinnici mentre Morgano e Zoffoli hanno ribadito il loro parere negativo. Divisioni anche nel centrodestra, con Giovanni La Via di Ncd e Herbert Dorfmann del Svp che hanno detto sì al passaggio sulle unioni civili, al pari del grosso del Ppe, mentre il resto delle delegazione popolare italiana votava contro. La Via ha poi votato contro la risoluzione finale, seguendo la delegazione italiana, mentre Dorfmann e Barbara Matera si sono astenuti

Scuola, studenti in piazza nel giorno della riforma, tensioni a Milano

Scuola, studenti in piazza nel giorno della riforma, tensioni a Milano


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Manifestazioni e iniziative di mobilitazione di tutta Italia: per la scuola, quella di oggi è una giornata 'calda' (VIDEO). Gli studenti tornano in piazza nel giorno in cui il governo presenta in Consiglio dei ministri il ddl per tradurre in via legislativa le linee guida de 'La Buona Scuola'. Il primo assaggio è arrivato nella notte. Le motivazioni delle manifestazioni di oggi sono state annunciate con un blitz studentesco messo a segno nella notte davanti al Miur, dove è stato esposto uno striscione per dire 'stop' alla riforma del governo e per supportare la LIP e le proposte dell'Altrascuola. Numerosi i cortei da nord a sud della Penisola, anche se, nel dettaglio, la riforma Renzi è sconosciuta al 57% degli studenti . A Milano tensioni tra polizia e manifestanti e il corteo è stato interrotto dal lancio di lacrimogeni.
In 50 mila in piazza "abbiamo sfiduciato il Governo" afferma l'Uds (Unione degli studenti) che questa mattina ha organizzato 40 cortei in tutto il Paese "contro l'idea di scuola contenuta nelle linee guida del Governo che verranno presentate questo pomeriggio". "Il Governo non ha la fiducia degli studenti. Le piazze di oggi devono essere ascoltate, è tempo di finirla con vuoti slogan e populismo!" - afferma Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti - La consultazione imposta dal Governo, con la scarsissima partecipazione che ha raccolto da parte della componente studentesca, non può legittimare una riforma della scuola che risponde alle esigenze dell'impresa e ai poteri forti del Paese. A confermarlo vi sono le nuove agevolazioni previste per chi sceglie le scuole private e il bonus fiscale per gli investimenti privati nella scuola pubblica". "Vogliamo un' "Altra Scuola" giusta che riparta dalle sette priorità presentate il 10 marzo alla Camera. Chiediamo a gran voce che oltre alle priorità si ponga in discussione la Legge d'Iniziativa Popolare sulla scuola ripresentata ad agosto perché, se implementata, potrebbe costituire un grande punto di partenza per la definizione di una scuola inclusiva, laica e democratica". "Anche gli universitari hanno animato le piazze di stamane - continua Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Universitario - In tante città abbiamo murato simbolicamente l'ingresso delle facoltà per rivendicare l'accesso all'università a partire dal finanziamento del diritto allo studio, chiedendo l'introduzione dei L.E.P."
"Nei cortei di stamane - conclude Riccardo Laterza, portavoce della Rete della Conoscenza - abbiamo detto un secco no alla precarietà e dell'austerità. Il Governo Renzi è espressione dei poteri forti che tengono sotto scacco l'intera Europa".
Intanto il ministero dell'Istruzione Università e Ricerca comunica che l'organizzazione sindacale Anief ha proclamato ''lo sciopero di tutto il personale docente a tempo determinato delle istituzioni scolastiche ed educative per l'intera giornata del 17 marzo 2015''.
Roma, la manifestazione degli studenti è partita da piazza della Repubblica e si è conclusa in piazza Santi Apostoli con un sit-in. Ad aprire il corteo, diretto in piazza santi Apostoli, un grande striscione con su scritto: '12 M una generazione che non si arrende'. "Questa mattina in piazza - ha detto uno degli studenti da un megafono - denunciamo l'ennesimo regalo alle scuole private piuttosto che finanziare la scuola pubblica. La nostra generazione non si arrende, bloccheremo questa riforma. Non ci fermeremo oggi, difenderemo il diritto allo studio con la lotta".
Via del Corso e via del Plebiscito sono state presidiate dai mezzi blindati delle forze dell'ordine che ne hanno bloccato l'ingresso mentre i manifestanti arrivavano a piazza Venezia. Chiusa anche via IV Novembre. Al termine della manifestazione, gli studenti hanno esposto uno striscione con la scritta 'Cancelliamo l'austerità', lanciando simbolicamente delle gomme da cancellare.
Milano il corteo è stato interrotto dal lancio di lacrimogeni. I manifestanti, partiti intorno alle 10 da piazza Cordusio diretti alla sede della Regione, hanno gridato slogan contro il governo ed espresso forte dissenso anche nei confronti dell'Expo. Giunti in piazza Einaudi, nei pressi di Palazzo Lombardia, avrebbero voluto superare il blocco delle forze dell'ordine per avvicinarsi ancora di più al palazzo. Così hanno prima dipinto una simbolica linea rossa sull'asfalto, poi hanno gettato della vernice sulla polizia che ha risposto lanciando i lacrimogeni e procedendo all'identificazione di uno dei manifestanti. 
Torino lanci di pennarelli e matite contro la sede cittadina del Miur. Gli studenti, arrivati con cartelli e striscioni in corso Vittorio Emanuele II, hanno scandito slogan e cori tra cui "La nostra buona scuola non e' privata, ma e' quella pubblica e finanziata". Poi hanno lasciato i loro cartelli a terra davanti al portone del ministero, protetto da un cordone di forze dell'ordine, e hanno proseguito il corteo.

Neve da record a Capracotta, le foto del paese fanno il giro del mondo

Neve da record a Capracotta, le foto del paese fanno il giro del mondo


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La nevicata del marzo del 2015 rimarrà negli annali: più di due metri di neve, per l'esattezza 256 centimetri, in meno di 24 ore . E' così che Capracotta, piccolo comune molisano in provincia di Isernia, si è guadagnato l'attenzione dei media internazionali, soprattutto statunitensi, dalla Cnn al Time, visto che avrebbe così strappato proprio agli Usa il record finora detenuto da Boston e Silver Lake, in Colorado, dal 1921.
Ora, sarà l'Organizzazione meteorologica mondiale a confermare se è proprio questa la nuova nevicata da record, nel frattempo però le foto di Capracotta stanno facendo il giro del mondo, tra auto e cabine telefoniche ricoperte dalla bianca coltre, ingressi delle case bloccati e cittadini alle prese con vanghe e pale.

Roma violenta, donna accoltellata alla fermata dell'autobus durante lite

Roma violenta, donna accoltellata alla fermata dell'autobus durante lite


<p>(Infophoto)</p>

Una donna è stata accoltellata alla fermata dell'autobus a Roma al culmine di una lite scoppiata a quanto sembra per futili motivi. È successo poco dopo le ore 15 su via Cristoforo Colombo, a Roma. La donna è stata ferita al collo e all’addome da un uomo sui 45 anni.
L’aggressore è stato bloccato subito dopo da una pattuglia della Polizia e accompagnato al commissariato Tor Carbone per gli accertamenti del caso. La vittima, in codice rosso ma cosciente, è stata invece soccorsa dal 118 e portata in ospedale dove, con molta probabilità, sarà sottoposta ad intervento chirurgico. Ancora da chiarire le motivazioni di quanto accaduto.




Atene protesta con Berlino per gli 'insulti' a Varoufakis

Atene protesta con Berlino per gli 'insulti' a Varoufakis


<p> I ministri delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, e greco, Yanis Varoufakis (Infophoto)</p>


La Grecia ha protestato ufficialmente con la Germania per quelli che ha definito commenti "insultanti" contro il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. A quanto ha spiegato all'agenzia stampa tedesca Dpa il portavoce del ministero degli Esteri ellenico, Constantinos Koutras, la protesta è stata consegnata al governo tedesco dall'ambasciatore greco a Berlino.
Al centro della polemica vi sono recenti parole del ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che ha accusato il collega Varoufakis di essere "scioccamente ingenuo" nei rapporti con i media.
La protesta di Atene s'inserisce nei rapporti sempre più tesi fra Grecia e Germania sulla questione del debito ellenico. Il governo di Alexis Tsipras minaccia intanto di requisire alcune proprietà tedesche ad Atene, fra cui le sedi del Goethe Institut e la Scuola tedesca di archeologia, come compensazioni per i danni della seconda guerra mondiale. Mala Germania considera questo capitolo chiuso.

Fisco, 6 mld all'anno in Italia da tassa europea su transazioni finanziarie

Fisco, 6 mld all'anno in Italia da tassa europea su transazioni finanziarie


<p>Infophoto</p>

La tassa europea sulle transazioni finanziarie raccoglierebbe in Italia tra i tre e i sei miliardi di euro su base annua. È quanto emerge dal recente studio, pubblicato da 'The German Institute for Economic Research', uno dei più autorevoli istituti di ricerca economica tedeschi. Lo studio approfondisce i profili di gettito fiscale derivanti dalla tassa europea sulle transazioni finanziarie, risorse vitali che l’Italia potrebbe impiegare sul versante della lotta alla povertà a livello nazionale e internazionale.
In Italia, calcola lo studio, la metà delle risorse annue generabili dalla tassa europea sulle transazioni finanziarie potrebbero contribuire ad esempio alla creazione di un reddito di inclusione sociale per far fronte ai bisogni delle famiglie che versano in stato di povertà assoluta.
Con il gettito che i Paesi europei raccoglierebbero in un solo mese di applicazione della tassa europea sulle transazioni finanziarie (2,9 miliardi secondo le stime della Commissione), calcola l'istituto di ricerca economico tedesco, si potrebbe pagare il salario di un intero anno di un milione e mezzo di infermieri in Africa. In soli due giorni e mezzo, concludono, si raccoglierebbero risorse (192 milioni di euro) sufficienti alla costruzione di duemilacinquecento rifugi anticiclone, proteggendo così otto milioni di persone che vivono in zone soggette ai devastanti fenomeni del cambiamento climatico.

Vegetariana, mediterranea e 'culturale', ecco le diete amiche del cervello

Vegetariana, mediterranea e 'culturale', ecco le diete amiche del cervello


<p>(Infophoto)</p>

Prevalentemente vegetariana a basso contenuto proteico per chi soffre di Parkinson, mediterranea anti-Alzheimer, mirata a diminuire l'attività infiammatoria per i pazienti con sclerosi multipla, con meno sale per ridurre il rischio di ictus. Sono le 'cinquanta sfumature' della dieta amica del cervello. Con l'Expo all'orizzonte e la Settimana mondiale del cervello dietro l'angolo - si celebrerà dal 16 al 22 marzo in tutta Italia - i neurologi accendono i riflettori sull'importanza dell'alimentazione nella prevenzione e cura delle malattie che colpiscono la mente. Se lo slogan dell'Esposizione universale che aprirà i battenti a maggio è 'nutrire il pianeta', gli specialisti della Sin (Società italiana di neurologia) lo declinano in'nutrire il cervello'. Precisando, durante un incontro a Milano, che nel piatto deve finire anche la cultura in senso lato e l'attività fisica.
Per i 200 mila italiani con Parkinson, il presidente della Sin Aldo Quattrone, rettore dell'università degli Studi 'Magna Graecia' di Catanzaro, elenca "almeno 5 buone ragioni a supporto della scelta di una dieta ad alto contenuto 'verde'. Su tutte "la possibile interazione delle proteine con l'assorbimento e l'ingresso nel cervello del farmaco di riferimento per questa patologia, la levodopa". Per contrastare poi la perdita di peso legata agli importanti movimenti involontari cui vanno incontro i pazienti e alle difficoltà di deglutizione, "una dieta vegetariana è idonea perché ad alto contenuto di carboidrati e basso di grassi". E aiuta anche contro le fluttuazioni motorie, specie post-prandiali, e le carenze di alcuni minerali e vitamine. Non esiste un menu universale, precisa Quattrone, ma "la via da seguire è quella di una dieta personalizzata" da impostare caso per caso.
Se gli specialisti spezzano una lancia a favore della tavola 'green', lanciano invece un monito sulle scelte alimentari più estreme. In una fase in cui in Italia (dati Eurispes) si contano 3,8 milioni di vegetariani e 400 mila vegani. "Il rischio di regimi così stretti come quello vegano che esclude anche uova e latte è che portino a carenze di alcuni nutritenti essenziali - rileva Mario Zappia, direttore della Clinica neurologica del Policlinico dell'università di Catania - Circa il 50% dei vegani ha bassi livelli plasmatici di vitamina B12. Disfunzioni neurologiche si manifestano quando, in seguito al diminuito introito alimentare di questa vitamina, i depositi corporei si esauriscono. Un ritardo di 5-10 anni può separare l'inizio di una dieta estrema dall'insorgenza dei disturbi neurologici".
Alcuni precedenti mostrano scenari pericolosi: "Nella Cuba anni '90, stretta fra il cessato sostegno dell'Unione Sovietica e l'embargo Usa, si verificò una sorta di epidemia di neurite ottica che si risolse solo integrando la dieta con vitamine B1, B2, B6 e B12". In considerazione "delle attuali condizioni geo-politiche planetarie e di tendenze culturali sempre più diffuse tendenti al veganesimo, è possibile che nei prossimi anni si assista a un incremento di deficit neurologici dovuti a condizioni carenziali". Intanto, "si parla di dieta per il diabete o per le malattie cardiovascolari, meno per le malattie neurologiche", fa notare Quattrone. Ma la storia dell'Olio di Lorenzo - miscela di trigliceridi monoinsaturi cruciale contro una malattia genetica rara - docet.
E se la letteratura scientifica ancora non ha messo sul tavolo degli esperti la 'pistola fumante' per tutti i meccanismi con cui il cibo influenza la salute del cervello, "ci sono indizi da non sottovalutare", precisano gli specialisti. Indizi che in generale promuovono la filosofia mediterranea a tavola. Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di neuroscienze di Milano (università di Milano-Bicocca, ospedale San Gerardo di Monza) spiega che un'alimentazione povera di colesterolo e ricca di fibre, vitamine e antiossidanti presenti in frutta e verdura e di grassi insaturi contenuti nell'olio di oliva, viene collegata da studi di popolazione a una ridotta incidenza anche della malattia di Alzheimer, "che conta in Italia 700 mila pazienti, con numeri previsti in aumento".
Fuori dalla tavola non va trascurato "il sonno, che faciliterebbe la rimozione di proteine tossiche dal cervello riducendo l'accumulo di beta-amiloide". E l'esercizio fisico che "può aumentare la produzione di fattori di crescita del cervello". Più indizi che certezze al momento riguardano la lotta alla sclerosi multipla a colpi di coltello e forchetta: la via che si delinea, spiega Giovanni Luigi Mancardi, direttore della Clinica neurologica dell'università di Genova, è una dieta "ricca di grassi insaturi - più pesce, frutta e verdura - che sembra in grado di modulare e diminuire l'attività infiammatoria. Quanto al legame fra flora intestinale e autoimmunità la ricerca è al lavoro per far luce sui meccanismi con cui la dieta possa influenzarla". Nel mirino c'è anche la vitamina D con le sue importanti funzioni immunomodulatorie.
Il cervello va nutrito anche di cibo 'immateriale'. "La densità dei contatti sinaptici in grado di generare network cerebrali alternativi, la cosiddetta 'riserva cognitiva', dipende da istruzione, rapporti sociali e attività lavorative - spiega Gioacchino Tedeschi, ordinario di Neurologia alla II universiità di Napoli - E sembra che tutto ciò sia funzionale a mantenere il cervello attivo e a controbilanciare, nelle neurodegenerazioni, la perdita progressiva di neuroni". L'esperto cita due studi su tutti: un lavoro condotto sui tassisti londinesi, che scarrozzano i clienti in giro per la metropoli senza neanche l'aiuto del navigatore. Dopo un corso di formazione di due anni, quelli con l'esame superato in tasca mostravano un aumento del volume dell'ippocampo.
Il secondo è uno studio sui bilingue che, dopo una vita a cavallo fra due idiomi, mostravano differenze nel danno microstrutturale causato dall'invecchiamento nella materia bianca e grigia. "L'impegno in attività ludiche e fisiche - ballo, hobby di vario genere, persino le parole crociate - e un lavoro complesso e stimolante, variabile e innovativo possono avere un effetto protettivo. In altre parole - conclude Tedeschi - è la noia che fa invecchiare".

Chi riportò l’Afghanistan al medioevo, più di trent’anni fa

Chi riportò l’Afghanistan al medioevo, più di trent’anni fa


«Questa sera, per la prima volta dall’11 Settembre, la nostra missione di guerra in Afghanistan è conclusa». Queste le parole di apertura del discorso di Obama sullo Stato dell’Unione del 2015. In realtà, circa 10.000 soldati e 20.000 appaltatori militari (leggi mercenari) rimangono in Afghanistan con incarichi imprecisati. «La guerra più lunga nellastoria americana sta arrivando ad una conclusione responsabile», ha detto Obama. La verità è che più civili sono stati uccisi in Afghanistan nel 2014 che in qualsiasi anno da quando l’Onu tiene il conto. La maggior parte delle uccisioni – sia civili che militari – sono avvenute durante la presidenza di Obama. La tragedia dell’Afghanistan fa a gara con il crimine epico perpetrato in Indocina. Nel suo elogiato e più volte citato libro “La grande scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici”, Zbigniew Brzezinski, il padrino delle politiche americane dall’Afghanistan ad oggi, scrive che se l’obiettivo dell’America è quello di controllare l’Eurasia e di dominare il mondo, non può reggere una democraziapopolare, perché «la ricerca del potere non è un obiettivo che richiede passione popolare, la democrazia è nemica dell’impegno imperiale». Ha ragione.
Come hanno rivelato “Wikileaks” e Edward Snowden, uno Stato di polizia e di controllo sta infatti soppiantando lademocrazia. Nel 1976, Brzezinski, allora consigliere della sicurezza nazionale della presidenza Carter, ha dimostrato il suo punto di vista Was2304173comminando un colpo mortale alla prima e unicademocrazia dell’Afghanistan. Ma chi la conosce questa storia fondamentale? Nel 1960, una rivoluzione popolare dilagò in Afghanistan, il paese più povero della terra, riuscendo alla lunga nell’intento di rovesciare le vestigia del regime aristocratico nel 1978. Il Pdpa, Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan, formò un governo e compilò un programma di riforme che prevedeva l’abolizione del feudalesimo, la libertà per tutte le religioni, la parità di dirittiper le donne e giustizia sociale per le minoranze etniche. Più di 13.000 prigionieri politici furono liberati e gli archivi di polizia pubblicamente bruciati. Il nuovo governo introdusse cure mediche gratuite per i più poveri; la condizione di bracciante fu abolita, un programma di alfabetizzazione di massa fu varato. I progressi che ci furono per le donne erano fino ad allora impensabili.
Verso la fine del 1980, la metà degli studenti universitari erano donne, e le donne rappresentavano quasi la metà dei medici in Afghanistan, un terzo dei dipendenti pubblici e la maggior parte degli insegnanti. «Ogni ragazza», ricorda Saira Noorani, chirurga, «poteva andare a scuola e all’università. Potevamo andare dove volevamo e indossare quello che ci piaceva. Di venerdì andavamo al bar o al cinema a vedere l’ultimo film indiano e ascoltavamo la musica più in voga. Tutto cominciò ad andare storto quando i mujahedin iniziarono ad imporsi. Uccidevano gli insegnanti e bruciavano le scuole. Eravamo terrorizzati. Era strano e triste pensare che queste persone erano spalleggiate dall’Occidente». Il Pdpa al governo era sostenuto dall’Unione Sovietica, anche se, come l’ex segretario di Stato Usa, Cyrus Vance, ammise poi, non vi era alcuna prova di complicità sovietica [nella rivoluzione]». Preoccupato dalla crescente fiducia dei movimenti di liberazione in tutto il mondoNajibullah, leader della liberazione afghanaBrzezinski decise che, se l’Afghanistan avesse trionfato con il Pdpa, la sua indipendenza e il suo progresso avrebbero posto «la minaccia di un esempio promettente».
Il 3 luglio 1979, la Casa Bianca segretamente autorizzò lo stanziamento di 500 milioni di dollari in armi e logistica per sostenere gruppi tribali “fondamentalisti”, conosciuti come i mujahedin. L’obiettivo era quello di rovesciare il primo governo laico e riformista dell’Afghanistan. Nel mese di agosto del 1979 l’ambasciata americana a Kabul segnalò che «gli interessi degli Stati Uniti sarebbero stati asserviti meglio [dalla scomparsa del Pdpa] malgrado ciò che questo avrebbe significato per le future riforme sociali ed economiche dell’Afghanistan». I mujaheddin furono i precursori di Al-Qaeda e dello Stato Islamico. Tra questi c’era Gulbuddin Hekmatyar, che ricevette decine di milioni di dollari in contanti dalla Cia. Le specialità di Hekmatyar erano il traffico di oppio e gettare acido in faccia alle donne che si rifiutavano di indossare il velo. Fu invitato a Londra e decantato dal primo ministro, Margaret Thatcher, come «combattente per la libertà». Forse questi fanatici sarebbero rimasti nel loro mondo tribale se Brzezinski non avesse promosso un movimento internazionale per favorire il Hekmathyar, anima nera dei Talebani finanziato da Usa e Gran Bretagnafondamentalismo islamico in Asia centrale, così minando una politica laica di liberazione e “destabilizzando” l’Unione Sovietica, per creare, come scrisse poi nella sua autobiografia, «un po’ di musulmani esagitati».
Il suo grande piano coincise con le ambizioni del dittatore pakistano, il generale Zia ul-Haq, per il dominio della regione. Nel 1986, la Cia e l’Isi, l’agenzia di intelligence del Pakistan, iniziarono a reclutare persone da tutto il mondo per promuovere la jihad afghana. Il multi-miliardario saudita Osama Bin Laden era tra questi. Agenti che un domani si sarebbero uniti ai Talebani e ad Al-Qaeda furono reclutati in un college islamico di Brooklyn, New York, e a loro fu impartita una formazione paramilitare in una zona di proprietà della Cia in Virginia. Questa fu chiamata “Operazione Ciclone” e il suo successo culminò nel 1996, quando l’ultimo presidente del Pdpa afghano, Mohammed Najibullah – che si era recato al cospetto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per implorare aiuto – fu impiccato a un lampione dai Talebani. Il risultato dell’Operazione Ciclone e dei suoi “pochi musulmani esagitati” fu l’11 settembre 2001. L’“Operazione Ciclone” divenne la “guerra al terrore”, in cui innumerevoli uomini, donne e bambini avrebbero perso la vita in tutto il mondo musulmano, dall’Afghanistan all’Iraq, allo Yemen, alla Somalia e alla Siria. Il messaggio dei cosiddetti tutori dell’ordine era e rimane: “O sei con noi o contro di noi”.