venerdì 16 novembre 2012

Merkel!! E' questa l'europa che vuoi??


Crisi, a Berlino si vive con 37 euro

Gli offrono solo lavori da schiavo. Ma lui rifiuta tutto. E ha perso il 90% del sussidio di disoccupazione.



Con 37,40 euro al mese, Ralph Boes, un 55enne berlinese residente nel quartiere operaio di Wedding, si riempie ogni giorno la pancia di zuppa di verdure e tè. Per dissetarsi: acqua del rubinetto, che almeno a Berlino ha un buon sapore, nonostante le bottiglie di acqua minerale vadano letteralmente a ruba nei supermercati.
Un goccio di limone, di tanto in tanto, serve a recuperare le vitamine necessarie.
La vicenda ha ottenuto notorietà grazie alle pagine del Tagesspiegel, che l’ha pubblicata sull’edizione del 15 novembre.
OGNI MESE HA SOLO 37,40 EURO. Non è una dieta liquida volontaria, ma quel che Boes riesce a concedersi con la misera paga mensile. Il denaro non proviene da un lavoro precario, ma dal sussidio sociale che spetta ai cittadini disoccupati.
Con la riforma dell’assistenza introdotta all’inizio dello scorso decennio dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, passata sotto il burocratico nome di Hartz-IV, il sussidio erogato mensilmente viene progressivamente decurtato una volta che il percettore abbia rifiutato tutte le proposte di lavoro provenienti dagli uffici di collocamento e dai centri del lavoro o le partecipazioni a corsi di formazione e riqualificazione proposti dalle varie agenzie.
A Boes l’ammontare del sussidio è stato decurtato del 90% (da qui la disponibilità dei 37,40 euro) e solo il fatto che gli venga ancora accordato il pagamento dell’affitto di casa gli consente di non dormire sotto un ponte.
COINVOLTE 1 MLN DI PERSONE. Così il 55enne ha trasformato il frugale pranzo quotidiano in una sorta di sciopero della fame: lo ha ribattezzato «sanzione di affamamento» e ha reso pubblica la sua protesta sperando di sensibilizzare il mondo politico.
«Quello di Boes non è un caso isolato», ha descritto il quotidiano berlinese, «ma un problema che, solo nella prima metà del 2012, ha coinvolto oltre 520 mila persone in tutta la Germania, con la prospettiva che per la prima volta dall’introduzione della riforma la soglia dei cittadini interessati potrebbe superare alla fine dell’anno quota 1 milione».
LA NECESSITÀ DEL LAVORO NERO. Esempi di povertà nella terra della prima potenza economica d’Europa. Solo a Berlino, riconosciuta capitale dei percettori del sussidio Hartz-IV (sono il 20,7%), la forte decurtazione dell’aiuto di Stato ha coinvolto nei primi mesi dell’anno 140 mila persone. Nessuna statistica ufficiale è inoltre in grado di quantificare i guadagni derivanti dal lavoro nero, con i quali la maggior parte delle persone interessate riesce in modo precario a far quadrare meglio i conti: una piaga evidentemente non confinata ai soli Paesi dell’Europa meridionale.

La denuncia delle offerte di impiego prive di senso

Il semi-digiuno pubblico di Boes mira ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica su quello che lui stesso ritiene essere una lesione dei diritti costituzionali provocata dalle regole che governano l’Hartz-IV.
«I disoccupati vengono costretti ad accettare lavori completamente privi di senso», ha denunciato al Tagesspiegel, «come è capitato a me, quando un’azienda di lavoro interinale mi ha offerto la possibilità di lavorare nel suo call center all’ultimo piano di un palazzone. Di fatto mi chiedevano di fare lo schiavista».
LETTERE INVIATE A TUTTI I POLITICI.Delle numerose lettere di fuoco inviate al presidente della Repubblica, a mezzo governo, al direttore dell’agenzia federale del lavoro e a una serie di membri del Bundestag l’unica risposta è venuta dalla segretario della Linke Katja Kipping, che ha preso a sua volta carta e penna e ha investito direttamente il ministra del Lavoro Ursula von der Leyen, chiedendole di prendere in considerazione l’eliminazione dei brutali meccanismi progressivi di decurtazione del sussidio in una delle prossime riunioni di governo.
Difficilmente la richiesta troverà ascolto. Il Tagesspiegel ha ricordato che «secondo un sondaggio condotto dall’agenzia federale per il lavoro, la maggioranza dei tedeschi (il 57%) ritiene che i percettori di Hartz-IV siano sostanzialmente degli scansafatiche, troppo schizzinosi quando si tratta di vagliare le offerte di lavoro».
Per dirla con le parole del ministro del Welfare Elsa Fornero, troppo choosy.
IN CITTÀ POVERI CRESCIUTI FINO AL 19,6%. Tuttavia, l’atlante della povertà in Germania appena pubblicato dalla Fondazione Hans-Böckler ha rivelato un quadro allarmante soprattutto nelle grandi città, che contraddice la generale convinzione di un Paese in cui il benessere sia elevato e diffuso.
«I risultati forniti dal rapporto», ha scritto la Bild, «indicano che fra il 2005 e il 2011, la quota dei tedeschi che nelle grandi città vive al di sotto della soglia di povertà sia cresciuta dal 17,5 al 19,6%, colpendo dunque un quarto dell’intera popolazione».
Le geografia nazionale riflette squilibri già noti e di antica data, con le città dell’Est e dell’ex regione mineraria della Ruhr molto più in sofferenza rispetto a quelle del Sud del Paese e di Amburgo.
IL PARADOSSO NEGLI ANNI DEL BOOM. Un problema dunque soprattutto metropolitano, dal momento che in provincia e nelle campagne la situazione appare meno difficile: «Ma il peso degli agglomerati urbani si riflette ovviamente sulle cifre generali, tanto è vero che la quota complessiva della povertà in Germania è cresciuta nello stesso arco di tempo dal 14,5 al 15,1%, nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un vero boom economico e a un calo continuo della disoccupazione».
Dati contraddittori solo in apparenza: «Un aspetto importante evidenziato dalla ricerca», ha concluso la Bild, «è che tale povertà metropolitana non è tanto legata ai numeri della disoccupazione, quanto all’aumentato squilibrio fra i guadagni e alla crescita dei settori a basso reddito».

CASSANO, PAROLE AL VELENO CONTRO CONTE



CASSANO, PAROLE AL VELENO CONTRO

 CONTE



E’ un Antonio Cassano straripante come al solito quello che rilascia dichiarazioni di fuoco in un’intervista concessa a Sport Mediaset, che per prima cosa risponde alle provocazioni del tecnico juventino Antonio Conte e poi svaria su argomenti diversi.
Aveva fatto rumore il “soldatini” del genio di Bari rivolto agli juventini, che ha scatenato le reazioni prima di Leonardo Bonucci e poi proprio di Conte: “Io volevo solo dire che sono esageratamente professionisti, io non lo sono mai stato; se la sono presa, amen. Conte mi ha dato del quaquaraqua? Lo è lui, io ho fatto tante cassanate nella mia vita e sono stato punito ma lui è squalificato per omessa denuncia, se viene a farmi la morale è finito il mondo. Bonucci è un bravo ragazzo, attaccato alla Nazionale, non me la sono presa per la sua risposta, fino a che si rimane in ambito calcistico ci sta tutto”.
Sneijder e Balotelli, due amici e bad boys proprio come l’ex attaccante della Samp: “Sneijder lo voglio tutta la vita nella mia squadra, Strama avrà qualche problema di natura tattica ma pazienza. E’ un grande. Lo incontro ogni giorno nel palazzo, che stress continuo… Balotelli? Siamo tanto forti, possiamo rimanere così”.
La Juve e la Nazionale sono i due argomenti forti, impossibile sfuggire: “Si, la mano alla Juve la stringo volentieri, basta che siamo davanti noi; in realtà loro sono favoriti perchè sono i campioni d’Italia ma ce la giochiamo, siamo subito dietro. Prandelli non l’ho più sentito ma il mio sogno rimane quello di giocare il primo Mondiale della carriera“.
La chiusura su un amico, Ibra, e la sua perla che ha fatto il giro del mondo: “Solo un matto come lui poteva pensare una cosa del genere, strepitoso! Gli ho mandato un messaggio ma non mi ha risposto, secondo me è ancora ubriaco…”.
Antonio si può amare, odiare, contestare o applaudire; la cosa certa è che stupirà sempre
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Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio


Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio



Mario Monti e i suoi “padroni” sono molto più pericolosi della mafia: possono attentare alla Costituzione della Repubblica “fondata sul lavoro”, creare milioni di disoccupati, distruggere l’economia, causare il crollo dei redditi di milioni di lavoratori e di anziani, fino a sospingere gli italiani «verso derive autoritarie fascistoidi, in accordo coi maggiori politici europei». Rischio-Weimar: dopo la Prima Guerra Mondiale toccò alla Germania, vessata dalla Francia, assaggiare le super-austerity dei risarcimenti di guerra, giudicate crudeli e pericolose dal grande economista John Maynard Keynes. Risultato: l’avvento di Hitler come “giustiziere” del popolo tedesco affamato e umiliato. Corsi e ricorsi tenebrosi: in Grecia i neonazisti dominano la scena. «Oggi – sostiene Paolo Barnard – l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia».
“Perché Monti è un criminale”, spiegato a tua figlia. Così Barnard semplifica: «L’economia si fa in due modi: 1) la si studia sui libri o nei congressi fra neonazisticervelloni; 2) la si usa in politica per mantenere il tuo Paese. Mentre i primi dovrebbero studiare per il beneficio del 99% di noi persone (e spesso non accade), la politica deve usare l’economia per il beneficio del 99% di noi persone». Dicono che “c’è lacrisi” e dobbiamo tutti tirare la cinghia? «Lo dice il professore serio con la faccia da primario che sta a Roma. Tutti i politici annuiscono con tono greve. Ma no, è tutto falso. Non c’è una crisi. C’è un disastro creato appositamente per rubare ricchezza al 99% di noi, così che i politici possano fare nel 99% dei casi l’interesse dell’1% dei potenti, che gli garantiscono la carriera. Questa tragica truffa oggi te la spacciano per “l’economia”». Con la politica di sovranità monetaria teorizzata da Warren Mosler, aggiunge Barnard, si potrebbe stare tutti meglio. Quindi, «i politici che ci nascondono la cura sono dei delinquenti».
Lo spettacolo del rigore è davanti ai nostri occhi: disoccupati, donne «che abortiscono perché hanno perso il lavoro e non possono mantenere il bambino», genitori «che ogni sera arrivano a casa distrutti dal lavoro e con in tasca due soldi, che non avranno neppure la testa per parlare ai figli, che cresceranno nella tensione continua e nella solitudine». E poi i malati, «che aspettano mesi per una cura, e che poi scoprono che quell’attesa li ha condannati a morire». Chi ha investito tutti i sacrifici di una vita per metter su un’attività, oggi vede questa «falsacrisi» distruggergliela. «Perché devono soffrire così se non è necessario? Non è delinquenziale questo?». Ma allora, cos’è successo all’economia sana, autorevole, indispensabile per far funzionare il paese? «Ce l’hanno nascosta, l’hanno fatta sparire dai libri di testo». Gli intellettuali non osano parlarne, «perché i padroni delle loro carriere gli toglierebbero fama e incarichi», e «i politici idem», all’ombra di Mario MontiMario Monti, l’uomo inviato da Bruxelles ad aggravare la crisi italiana.
“Fondata sul lavoro”, dice l’articolo 1 della Costituzione? Monti sta «facendo di tutto» per distruggerlo, il lavoro: lo precarizza, «tassa a morte le attività» causando licenziamenti in massa, e poi taglia la spesa di Stato, gli stipendi pubblici e le pensioni, «e questo impoverisce tutti, ma se siamo più poveri compriamo di meno, se compriamo di meno le aziende o i negozi non vendono, sono costretti a licenziare e non assumono». Monti sta demolendo il primo assunto della Carta costituzionale: il lavoro. Inoltre, i massimi studiosi mondiali dell’economia, quella vera, «hanno sancito che il danno più distruttivo in assoluto per l’economia di una nazione si chiama disoccupazione». Chi non lavora non solo costa allo Stato un sacco di soldi inutili, ma è «ricchezza perduta, gettata nella discarica: i disoccupati sono ricchezza reale sottratta alla società». In casi rarissimi, sostiene Barnard, la disoccupazione può essere causata da forza maggiore, ma «quasi sempre – incredibile a dirsi – è il frutto dell’uso di quell’economia distruttiva, di cui Mario Monti è il primo paladino in Italia». E quindi: «Un politico che mantiene apposta in vita questa distruzione che ci danneggia tutti, che fa soffrire milioni di persone e che avvantaggia solo i suoi amici potenti, non è un criminale?».
Secondo Barnard, Monti sta «assassinando» l’economia italiana «per favorire i suoi patron ideologici, che sono i mega industriali (soprattutto tedeschi) e i mega banchieri». Quelli che negano 10.000 euro all’artigiano, al piccolo imprenditore, ma poi – vedi il caso del Monte dei Paschi di Siena – intascano sull’unghia due miliardi di euro, dallo stesso governo che taglia i viveri ai cittadini comuni perché deve “rimettere i conti in ordine” e dice di avere le casse vuote. E attenti: «La durezza delle privazioni economiche e la paura per il futuro che queste generano nelle persone, possono giocare bruttissimi scherzi alla società». Oggi la Germania si sta comportando come i paesi che, alla fine della Grande Guerra, le imposero austerità umilianti, Paolo Barnard esasperando la popolazione, per obbligarla a ripagare i suoi debiti di guerra. Ora quelle stesse austerità le impongono a noi «per farci ripagare altri debiti, che oltretutto non sono neppure veri debiti».
Nel 1919, l’errore tragico fu pretendere dai tedeschi sacrifici assurdi: «Li spremettero come schiavi», precipitandoli nella rabbia e nella disperazione e gettandoli in pasto a Hitler.  Se in Grecia si fa largo “Alba Dorata”, «nell’Italia incrisi ed esasperata abbiamo già forze pronte a raccogliere la disperazione e la paura di tanti per imporre soluzioni antidemocratiche, odio e violenza». Si tratta di forze «che in un’economia sana al servizio del 99% di noi sarebbero ignorate da tutti». Ma oggi, «nel clima d’incertezza e di privazione causato da Monti, stanno drizzando la loro brutta testa». La verità è che Monti «sta sospingendo l’Italia verso una disgregazione democratica gravissima, un vero crimine contro lo sforzo che questo Paese ha fatto per ritagliarsi una civiltà moderna dopo il fascismo». Monti è il capo del governo di una nazione pacifica, ma «ne sta avvelenando la fibra democratica con conseguenze gravissime». E anche questo, conclude Barnard, «è un crimine».