lunedì 5 marzo 2012

Il Pd in soccorso del Pdl nel processo Ruby: qualcosa non va - Young Blog - You-ng.it



Il Pd in soccorso del Pdl nel processo Ruby: qualcosa non va




di Alessandro Bovo


bersani alfanoAvete letto bene: i più grandi partiti che da tre anni si affrontano ora si aiutano a vicenda.
Sembra impossibile certo, ma anche qualche giorno fa Berlusconi aveva pensato a una maxi coalizione tra tutti i maggiori partiti presenti in Parlamento, ma qui la cosa è un pochino diversa.
Andiamo con ordine: Berlusconi è incriminato per concussione e prostituzione minorile, la prima per aver chiamato la questura di Milano e fatto rilasciare Ruby in qualità di nipote del presidente egiziano Mubarak e la secondo per aver approfittato della stessa quando era ancora minorenne.

La concussione, che prevede ben dodici anni di carcere, è il reato che il Partito Democratico vorrebbe eliminare nel ddl anticorruzione, trasformandolo in reati di corruzione o estorsione.
Questo significa che per l’ex premier Silvio Berlusconi la pena, nel caso i giudici lo giudicassero colpevole, dovrebbe scontare una pena detentiva di tre anni, contro i dodici per la concussione.
Donatella Ferranti , deputata del PD, dice che “il rischio di una non punibilità non c'è perché il nostro emendamento vuole rendere più netti i contorni dei comportamenti corruttivi rispetto a situazioni in cui la vittima subisce pressioni, minacce anche indirette, o violenza da parte del pubblico ufficiale che abusa delle sue funzioni.

Ma stiamo parlando di una semplice svista, non tenendo conto del processo Ruby, o vogliono proprio che Berlusconi se la cavi anche stavolta?
Si perché il processo in questo modo potrebbe andare dal proscioglimento alla contestazione d’abuso d’ufficio, con una pena ben più lieve.
Tutti si fanno la stessa domanda, che rimarrà senza risposta fino alle elezioni del 2013, se non prima: nel caso ci fosse un accordo politico per la proposta del PD nel ddl, cosa avrà offerto Silvio

Berlusconi ai deputati democratici per proporre questa modifica?
Si stanno lasciando trasportare?
Sentono il profumo dei soldi?

Troppe domande e nessuna risposta, solo il tempo ci potrà dare una risposta. Per il bene del Paese si spera a una svista, una mancanza da parte dei democratici sotto pressione dopo gli ultimi avvenimenti, che propongono emendamenti senza pensare alle conseguenze, al rapporto di causalità del codice civile, relazione che lega l’evento (dannoso) alla conseguenza (di ripagare il danno e l’eventuale danneggiato).
Il 26 marzo il ddl sarà all’esame, e vedremo anche le mosse del Ministro della Giustizia Severino, come intenderà agire, sempre per il bene del Paese e dei cittadini italiani.

Ma perche' ci facciamo prendere in giro??blocchiamo le auto


Benzina: nuovi record nel week-end

Verde a 1,827

05 marzo, 13:52
Benzina: nuovi record nel week-end Benzina: nuovi record nel week-end
Benzina: nuovi record nel week-end
ROMA - Fine settimana di aumenti sulla rete carburanti. Q8 ha rialzato di 0,5 centesimi il prezzo della benzina, Tamoil di 0,5 centesimi la verde e di 0,3 centesimi il diesel, Shell di 1 centesimo entrambi i prodotti. Lo riferisce Quotidiano Energia riferendo che per la verde si e' raggiunto il prezzo record di 1,827 al litro (Tamoil).
Nella media nazionale - riferisce QE - la benzina è sempre attorno a 1,82 euro/litro mentre il diesel é ad un soffio dalla soglia di 1,76 euro/litro. Le punte massime dei due prodotti, invece, rispettivamente superano, in alcune aree territoriali, 1,92 euro/litro e si portano a ridosso di 1,8 euro/litro. Il Gpl vola a 0,83 euro/litro con picchi di 0,85 euro/litro. Nel dettaglio, a livello Paese, il prezzo medio praticato della benzina (in modalità servito) va dall'1,813 euro/litro di Esso all'1,827 di Tamoil. Per il diesel si passa dall'1,751 euro/litro sempre di Esso all'1,758 di Q8 e Shell (no-logo a 1,648). Il Gpl è tra lo 0,818 euro/litro di Shell e lo 0,832 di Eni (no-logo a 0,783).

Quando capito' al Cermis dove 2 piloti americani per divertimento ammazzarono decine e decine di persone ,giustamente gli usa fecero la voce grossa ,ma dove stanno i nostri funzionari che urlano??


Quando capito' al Cermis dove 2 piloti americani per divertimento ammazzarono decine e decine di persone ,giustamente gli usa fecero la voce grossa ,ma dove stanno i nostri funzionari che urlano?? un arrivederci  ai Maro'

 Maro' vanno in carcere, Italia, inaccettabile

Il segretario generale della Farnesina esprime vivissima preoccupazione all'ambasciatore India

05 marzo, 16:40
 Il Governo italiano esprime "vivissima preoccupazione" per le decisioni dei giudici indiani in merito ai due marò e ritiene "inaccettabili" le misure adottate nei loro confronti. Lo si è appreso da una nota della Farnesina.Il segretario generale Massolo su indicazione di Terzi lo ha detto all'ambasciatore indiano a Roma. Su indicazione del Ministro degli Esteri, Giulio Terzi - si legge nella nota diffusa dalla Farnesina - il Segretario Generale della Farnesina, Giampiero Massolo, ha espresso oggi all'Incaricato d'Affari indiano a Roma Saurabh Kumar la vivissima preoccupazione del Governo italiano per la decisione del tribunale di Kollam di trasferire il Maresciallo Massimiliano Latorre e il Sergente Salvatore Girone in custodia giudiziaria nel carcere di Trivandrum con effetto immediato. Nel definire inaccettabili tali misure in considerazione dello status dei nostri due militari e nel sottolineare l'estrema sensibilità della questione per le Autorità italiane, per le famiglie e per l'opinione pubblica e parlamentare italiana, l'Ambasciatore Massolo - prosegue la nota - ha ribadito la ferma richiesta che ogni sforzo venga fatto per reperire prontamente per i nostri militari strutture e condizioni di permanenza idonee.
Come era nelle previsioni, il tribunale di Kollam ha confermato oggi che, essendo terminato il previsto periodo di due settimane in custodia della polizia, i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, implicati in un incidente in mare il 15 febbraio in cui sono morti due pescatori indiani, devono essere trasferiti in custodia giudiziaria nel carcere centrale di Trivandrum, capoluogo del Kerala. Il provvedimento adottato dal giudice accoglie fra l'altro le richieste di una petizione che il console generale Giampaolo Cutillo ha presentato oggi a nome del governo italiano in cui si sottolineava la necessità di un trattamento speciale per i marò per motivi di status e di sicurezza personale. Disponendo la custodia giudiziaria che sarà per un periodo massimo di tre mesi, dopodiché sarà possibile chiedere la libertà provvisoria dietro cauzione, il magistrato ha lasciato alla discrezione della polizia e della Direzione generale delle prigioni la possibilità di valutare se ai due debba essere concesso un trattamento diverso da quello possibile nel carcere di Trivandrum. Una piccola folla di curiosi ha seguito l'uscita di Latorre e Girone dal Police Club di Kollam che si dirigevano verso il tribunale cittadino. Qui i marò hanno affrontato un folto gruppo di giornalisti, fotografi e cameramen che li ha accompagnati fino all'ingresso dell'aula. Dopo che i legali degli italiani e il procuratore hanno esposto le loro ragioni, il giudice si è ritirato per un'ora in camera di consiglio, emettendo quindi l'ordine di trasferimento immediato a Trivandrum.

NO TAV/ Sapelli: Val di Susa, un "gioco" per i figli della crisi e i nonni del '68


NO TAV/ Sapelli: Val di Susa, un "gioco" per i figli della crisi e i nonni del '68

lunedì 5 marzo 2012
NO TAV/ Sapelli: Val di Susa, un gioco per i figli della crisi e i nonni del '68Scontri in Val di Susa (InfoPhoto)

Ho studiato per molti anni i movimenti collettivi da giovane, prima con Charles Tilly, al quale si deve la riflessione teorica più acuta sui movimenti collettivi e sulla conseguente trasformazione della democrazia che ne può conseguire, e poi con Leopold Haimson, grande studioso del menscevismo in Russia e degli scioperi nel primo Novecento - i nostri libri rimangono a ricordare uno sforzo tanto noto all’estero quanto negletto in Italia - per stupirmi oggi della conformazione specialissima, ma in fondo abbastanza comune, che hanno assunto i movimenti collettivi che hanno per oggetto la Tav.
Tutto inizia molti anni or sono in un plesso geografico e storico molto particolare: la Val di Susa, dove da secoli viveva una popolazione contadina che si è trasformata in una popolazione pluriclassista che ha, tuttavia, al di là delle differenze di reddito e di status, una comunanza antropologica: la fede nella tradizione locale come identità e come riconoscimento nel dispiegarsi della vita. Tratto trans-partitico e trans-politico, non pre-politico, intendiamoci, perché è la politica nelle sue forme cangianti a dare a questa identità le coloriture che spesso assume allorquando eventi storici la fanno risorgere. La lotta contro i piemontesi invasori fu uno degli stilemi retorici di movimento e di aggregazione che coinvolse le valli un paio di secoli or sono con atti di inaudita ferocia da entrambe le parti e questa è una storia che si ricorda e si rimembra. Le valli valdesi, del resto, non sono lontane, e anche lì la violenza repressiva e difensiva scorse a fiumi.
La tradizione legittima la mobilitazione di massa e anche la violenza. Questo è storicamente indubbio. Pochi ricordano, per esempio, ciò che si dice in una bella opera del Centro Diocesano della Valle di Susa, ossia che l’editto di Nantes, firmato nel 1598, pose fine alle lotte religiose tra riformatori e cattolici, accordando la libertà di culto per i riformati. Tuttavia, la sua revoca a opera di re Luigi XIV, nel 1685 riportò la violenza nelle valli: vennero espulsi i ministri del culto, vietate le pubbliche adunanze e rasi al suolo - rasi al suolo! - i templi. I riformati del Delfinato e quelli provenienti dai territori del duca di Savoia vennero costretti all’esilio dalle loro terre a Ginevra e Prangins, sul Lemano, ma nel 1688 decisero di tentare il rientro: guidati da Henri Arnaud ripercorsero il cammino a ritroso, rientrando armati in patria.
Le alterne vicende legate alla Guerra di successione spagnola portarono alla vittoria piemontese e alla stipula del Trattato di Utrecht del 1713, con il quale l’alta Valle di Susa fu riunita alla bassa, entrando così a far parte del ducato di Savoia e poi del regno di Sardegna. L’annessione dell’alta Valle di Susa non fu però indolore: gran parte delle popolazioni locali contrastarono più o meno apertamente il passaggio dalla Francia al regno sabaudo, spingendo i francesi a tentare più volte la riconquista dei territori perduti. Lo scontro più significativo si ebbe nel corso della guerra di successione austriaca (1742-1748) quando nel 1747, nella memorabile battaglia dell’Assietta, 7.400 soldati piemontesi, dopo un’epica resistenza, riuscirono ad avere la meglio su 20.000 uomini dell’esercito francese riportando una storica vittoria. Insomma, una terra dove si è combattuto violentemente da secoli.
Ebbene, la modernità coinvolse quelle terre in una triste violenza istituzionalizzata e per questo non ricordata: le due guerre mondiali. Che precedettero il periodo di crescita economica che investì le Valli nel secondo dopoguerra del Novecento, tra un’industria che entrò in crisi negli anni Sessanta del Novecento (le lotte dei cotonifici, su cui si veda ora un lavoro-memorialistico-scientifico di Aris Accornero) e il turismo, che rimane, invece, una risorsa fondamentale. Ma la storia pesa, eccome! Cosicché non vi è da stupirsi che la lotta per impedire la “penetrazione tecnologico-capitalistica” nelle Valli sia riemersa recentemente con la tentata predisposizione del passaggio ferroviario ad alta velocità per le merci.
Oggi, del resto, non ci sono i pastori riformati o i perseguitatori cattolici di eretici che dispongono di una voluttuosa riserva di tempo per dedicarsi alla propaganda e all’organizzazione: oggi tutti i movimenti sociali europei dispongono della riserva organizzativa del pensionato giovane, mediamente benestante, oppure scarsamente benestante, oppure decisamente povero, ma che dispone di tempo libero di cui godere e che si trasforma grazie al tempo libero in “rivoluzionario professionale”. Non è un caso che alla testa dei più importanti movimenti collettivi attuali in Europa ci siano certamente i giovani spaventati da un futuro terribile a cui non sanno dare un alito di speranza, affiancati da ben inquadrati ideologicamente pensionati. I quali rinnovano la loro formazione sessantottina ponendosi spesso addirittura a capo di movimenti colletti.
Orbene, oggi siamo nell’epicentro di una crisi mondiale che è crisi del capitalismo e del pensiero neoliberista. Crisi frutto in primo luogo di un nichilismo di massa delle classi dominati l’Europa e gli Usa. Nella Valle di Susa giunge, eccome, il respiro del mondo: sempre vi è giunto. L’ho già detto. Non vi è da stupirsi (ci sarebbe stato da stupirsi del contrario) che la Tav sia divenuta un catalizzatore dell’insofferenza e del ribellismo che oggi non ha più guide politiche organizzate e con articolazioni parlamentari.
Tutte queste rappresentanze politiche non hanno nessuna legittimazione dinanzi ai movimenti collettivi (solo gli scioperi, tramite i sindacati hanno un rapporto con la politica istituzionalizzata, grazie all’opera sempre meritoria dei sindacalisti, quale che siano le loro opinioni) ed essi si trovano, quindi, in una sorta di deserto ideologico che ne esalta la radicalizzazione. I movimenti collettivi non sono, per loro natura, negoziabili: sono, come nel caso della Valle di Susa, in-negoziabili perché l’identità non si negozia: si lotta per la radicalità dell’esistenza del movimento.
Non è possibile agire con la ragionevolezza dinanzi non all’irragionevolezza, attenzione. Ci sono diverse forme di ragionevolezza: non siamo filistei e neppure dei Pilato che se ne lavano le mani. Le persone sono tutte intere quando lottano per obbiettivi non mediabili e non negoziabili. Non è un caso che i sindaci delle Valli di Susa son diventati ormai favorevoli alla Tav, mentre i loro elettori spesso non lo sono, a parte gli operatori turistici. Il fatto è che via via - come dicevo - la Tav ha catalizzato tutta la protesta buddista ed ecologista estremistica.
Del resto era inevitabile. I sostenitori del pensiero conservatore unico non capiscono nulla e quindi non si spaventano abbastanza per ciò che sta accadendo. Non si può, infatti, non combattere la disoccupazione e la precarietà, l’angoscia diffusa, e poi stupirsi se il povero tempo di chi nulla possiede e vive solo della solidarietà si trasforma in uno strumento di lotta che si pone come obbiettivo solo la distruzione dell’avversario: i giovani rimuovono l’angoscia nella disperazione della non negoziabilità. Il nichilismo si trasforma in lotta pre-politica e anti-istituzionale. Il movimento contro la guerra del Vietnam negli Usa ebbe parte di queste caratteristiche, per esempio, così come lo ha di fatto gran parte del movimento neoecologista e anticrescita. Non si negoziano l’ideologia e l’identità.
La Tav è il buco nero in cui sprofondano e insieme si evidenziano i malesseri della crisi. La mobilitazione collettiva assume connotati sia localistici, sia “randagi”, attraendo folle di diseredati da ogni dove. Questo è già avvenuto molte volte nella storia, da sempre. Non dico nulla su come storicamente si sono risolte queste terribili vicende dell’umana vita associata. Ho il rispetto umano di farlo. Senza politica tutto sarà ancor peggiore di quanto già di peggiore ci ha donato la storia. È già abbastanza terribile evocare questa storiografica evidenza. Basta così.




Scossa di terremoto avvertita a Genova e in tutto il Nord Italia

Scossa di terremoto avvertita a Genova e in tutto il Nord Italia
APPROFONDISCI:#TERREMOTO
Una scossa di terremoto è stata avvertita a Genova e provincia alle 16.15 del 5 marzo: secondo l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il sisma avvarrebbe avuto magnitudo 4.1, con epicentro tra i comuni di Ferriere e Rezzoaglio, nell'entroterra ligure al confine con l'Emilia. La scossa è stata avvertita distintamente a Genova e in tutto il Levante ligure fino a Massa Carrara e nel resto del Nord Italia fino a Piacenza e Milano.
Non ci sono ancora notizie di danni a cose o persone.   

Twitter, secondo un sondaggio Ispo gli italiani in cerca di notizie. Cresce la voglia di social tv


Twitter, secondo un sondaggio Ispo gli italiani in cerca di notizie. Cresce la voglia di social tv 

Twitter, secondo un sondaggio Ispo gli italiani in cerca di notizie. Cresce la voglia di social tv
© SCOTT HALLERAN/GETTY IMAGES SPORT
Giovani, con profili aperti su altri social network, interessati alle notizie e sempre più presi dalla passione per la social television. Questo il profilo dell'utente medio italiano di Twitter tracciato dal sondaggio di Ispo perNova24, l'inserto del Sole 24 Ore dedicato all'innovazione. Secondo Ispo sono i giovani tra i 18 ed i 24 quelli più attivi sul social network dell'uccellino, e nella maggior parte dei casi vanno in cerca di notizie seguendo singoli giornalisti, profili di testate o di agenzie di notizie. Nella classifica degli interessi seguono i politici e le aziende, ma un fenomeno in ascesa è rappresentato dall'accostamento sempre più frequente della tv al commento in diretta su Twitter, con l'uccellino che crea "un ponte tra lo schermo della tv e quello del computer, del cellulare o del tablet", come spiega Giovanni Boccia Artieri sul quotidiano economico.

cone il che?? dimostrare che è morto??


Salma Bin Laden non in mare ma in Usa

Lo scriveva il vicepresidente dell'agenzia intelligence

05 marzo, 13:21
Osama Bin Laden Osama Bin Laden
Salma Bin Laden non in mare ma in Usa
ROMA - Il corpo di Osama Bin Laden, ucciso da un commando Usa ad Abbottabad in Pakistan il 2 maggio scorso, non è stato sepolto in mare, come riferito dagli Stati Uniti, ma è stato trasferito all'Istituto di Patologia delle Forze armate Usa a Bethesda, nel Maryland.
Lo scrive Fred Burton, vicepresidente di Stratfor, l'agenzia privata di intelligence, in una serie di email nelle ore immediatamente successive all'uccisione del leader di Al Qaida, pubblicate da Wikileaks.