giovedì 22 gennaio 2015

Rapina a portavalori riaperto tratto della A16 Assalto fallito, un ferito

Rapina a portavalori
riaperto tratto della A16
Assalto fallito, un ferito

FOGGIA – Per una rapina ad un furgone portavalori, avvenuta poco dopo le ore 18 di oggi, l’autostrada A16 è chiusa al traffico in entrambi i sensi di marcia tra Candela (Foggia) e Lacedonia (Avellino). L'assalto – a quanto si apprende dalla questura di Foggia – è stato compiuto ai danni di un portavalori della Securpol di Caivano (Napoli), ma non è andato a buon fine perchè il commando è fuggito senza portare via il bottino. Un vigilante sarebbe rimasto leggermente ferito da una scheggia di vetro.
Prima di fuggire i rapinatori hanno dato fuoco a tre mezzi: due si trovano alle spalle del portavalori, l’altro davanti al mezzo. Sul posto – a circa quattro chilometri dopo il casello autostradale di Candela, in direzione Lacedonia – si trovano polizia, carabinieri e vigili del fuoco.

LA RICOSTRUZIONE - In tre hanno assaltato il furgone portavalori della Securpol Group al chilometro 126 dell’A16, in territorio del comune di Foggia. A volto coperto, hanno esploso numerosi colpi di arma da fuoco contro il blindato che era stato costretto a fermarsi per la presenza di due auto date alle fiamme che i banditi avevano posto di traverso sulla carreggiata.
Un assalto in piena regola ma senza alcun bottino. I due agenti della vigilanza non hanno infatti assecondato i rapinatori che hanno dovuto desistere e darsi alla fuga.

LA POLIZIA: USATE ARMI AD ALTO POTENZIALE - Numerosi colpi di arma da fuoco "ad alto potenziale" sono stati sparati dal commando che nel pomeriggio ha assaltato un furgone portavalori della Securpol di Caivano (Napoli) subito dopo il casello di Candela.
Il blindato è stato prima bloccato con mezzi posti sulla corsia di marcia, subito dopo il commando ha fatto fuoco contro il mezzo e ha tentato di aprire un varco in una fiancata utilizzando un flessibile. Il tentativo non è andato a buon fine e il gruppo (composto da 3 o 5 persone, secondo le diverse testimonianze) ha deciso di darsi alla fuga a bordo di un’auto di grossa cilindrata. Prima della fuga però i rapinatori hanno dato fuoco ai tre mezzi utilizzati per bloccare il portavalori. Durante l’assalto i vigilanti sono rimasti sempre nel furgone: uno di loro è stato leggermente ferito da una scheggia di vetro.

CODE IN AUTOSTRADA, POI LA RIAPERTURA ALLE 22,15  - Autostarde per l’Italia comunica che intorno alle 21.15 sulla A16 Napoli-Canosa è stato riaperto il tratto tra Lacedonia e Candela in entrambe le direzioni, precedentemente chiuso all’altezza del chilometro 126.

“Costanti aggiornamenti sulla situazione della viabilità e sui percorsi alternativi – sottolinea una nota della società - sono diramati tramite i notiziari "my way" in onda sul canale 501 di SKY Meteo24; su RTL 102.5; su Isoradio 103.3 FM; attraverso i pannelli a messaggio variabile e sul network TV Infomoving in area di dervizio. Per ulteriori informazioni si consiglia di chiamare il Call Center Autostrade al numero 840.04.21.21”.

Per i veicoli in direzione di Napoli – rende noto Autostrade per l’Italia – è stata istituita l’uscita obbligatoria a Candela con rientro in autostrada a Lacedonia, dopo aver percorso la viabilità ordinaria; per i veicoli in direzione di Canosa, uscita obbligatoria e Lacedonia con rientro a Candela.

Il Fiscal Compact? Provano a nasconderlo ipotecando l’oro

Il Fiscal Compact? Provano a nasconderlo ipotecando l’oro


Cancelliamo il Fiscal Compact? Forse, ma in compenso ipotechiamo gli Stati, dalle aziende leader alla riserva aurea, facendo persino riscuotere le tasse a un soggetto esterno, non più nazionale, in cambio dell’emissione di eurobond garantiti dall’Ue. «L’idea base di questo progetto è italiana, in quanto i primi a lanciarla, nell’agosto 2011, sono stati Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio». L’ipotesi è poi piaciuta anche agli economisti tedeschi che affiancano il governo di Berlino, i quali hanno anche suggerito alcune clausole sugli aspetti patrimoniali, pur manifestando il consueto scetticismo sugli eurobond. Tutto questo, a quanto pare, sarebbe stato architettato per tenere in piedi l’euro. A questo accordo, spiega Tino Oldani su “Italia Oggi”, starebbero lavorando in segreto economisti e politici di diversi paesi. «La novità centrale sarebbe l’istituzione di un nuovo fondo, l’European Redemption Fund (Fondo per il rimborso del debito), le cui caratteristiche sono illustrate in un “paper” dell’economista Luca Boscolo, discusso il 22 novembre scorso alla London School of Economics».
Il punto di partenza sarebbe l’archiviazione del Fiscal Compact, maxi-tagliola approvata con perfetto autolesionismo dai paesi dell’Eurozona per volere dal “partito dell’austerità”? In breve, ricorda il blog “Senza Soste”, si tratta dello sciagurato accordo che Romano Prodiimpegna gli Stati a tagliare la spesa pubblica per comprimere il debito fino al 60% del Pil. In Italia si tratterebbe di 50 miliardi all’anno, per vent’anni. «Approvato quasi in segreto dal Parlamento, con il voto entusiasta del centrosinistra, il Fiscal Compact è velocemente sparito dalla scena», data la paura provocata da un’amputazione così abnorme del bilancio statale. Così, cominciano a circolare strane ipotesi: il debito considerato “in eccesso”, gravato dagli interessi passivi e divenuto “tossico” in quanto denominato in moneta non sovrana, finiebbe in una sorta di “bad bank” che lo governerebbe, usando come garanzia l’emissione di eurobond e le riserve auree dei vari paesi. Ma attenzione alle clausole-capestro: se un paese non paga, la “bad bank del debito” dovrebbe riscuotere direttamente le tasse, al posto dello Stato.
Impossibile, ovviamente, tornare alla moneta nazionale. Per contro, ogni paese dell’Eurozona dovrebbe ipotecare il proprio oro e le principali aziende statali, oltre a dare l’ok a un soggetto esterno per la riscossione coercitiva delle tasse. A monte, l’obiettivo sarebbe completamente fuorviante: contenere il debito pubblico, che in realtà è proprio il motore dello sviluppo. Un lettore del “Corriere della Sera”, Mario Bocci, in una lettera al quotidiano milanese osserva: «Il debito è aumentato in ottobre di 23,5 miliardi e ha raggiunto quota 2.157,5 miliardi. Come faremo a pagare il Fiscal Compact?». Nonostante le manovre e le tasse, il debito cresce ogni anno. Attualmente rappresenta il 135,6% del Pil italiano. «InEuropa – scrive “Italia Oggi” – ci supera soltanto la Grecia (174,1%), mentre la media dell’Eurozona è del 93,9%, con la Germania al 77,3%». Rispondere a Bocci non è facile, ammette Oldani, e il “Corriere” non ci ha neppure provato. Renzi ha proposto ai partner europei più flessibilità? Angela Merkel e ProdiMerkel ha avuto gioco facile a bocciarlo, ribadendo le solite false verità neoliberiste, secondo cui non si può fare crescita aumentando la spesa e il debito pubblico.
A smentire la Merkel è la storia: l’intero boom economico del dopoguerra, negli Usa e in Europa (e in particolare in Germania) è stato innescato esattamente dagli enormi investimenti statali, spesa pubblica a deficit, quindi debito pubblico. Ma visto che la verità è stata bandita dall’Eurozona, tiene banco il bullismo politico della cancelliera, longa manus delle banche tedesche. Solo che oggi il giocattolo degli speculatori si sta incrinando: «Tra gli economisti, c’è chi considera ormai fallita la moneta unica europea, e ne prevede sempre più vicina la “ropture”», annota Oldani. «Altri prevedono invece che l’euro sarà tenuto in vita grazie a un nuovo accordo europeo, destinato a superare il Fiscal Compact. E qui sta la vera novità, di cui non c’è ancora traccia nel dibattito politico». Così com’è, sostiene Luca Boscolo, l’euro ha troppi difetti per poter durare. E gli interventi della Troika per far rispettare il Fiscal Compact hanno peggiorato dovunque la situazione, invece di migliorarla. Inoltre, l’euro ha provocato pesanti squilibri nell’Eurozona, che lo stesso Fmi ha riconosciuto in un rapporto del luglio 2014: è una moneta sottovalutata in Germania (del 15%), mentre è sopravvalutata (10-14%) nei paesi periferici. Questo ha creato le condizioni per il surplus commerciale dell’export tedesco, superiore al 6% da tre anni, dunque passibile di sanzioni Ue, come lo è lo sforamento del 3% nel rapporto deficit-Pil.
«Una situazione esplosiva, che mette in conflitto i paesi più forti con quelli più deboli, dalla quale si può uscire soltanto superando il Fiscal Compact». Come? Tra le soluzioni all’esame della Commissione Europea, rivela Boscolo, vi è appunto l’European Redemption Fund (Erf), in cui mettere tutte le eccedenze del debito dei paesi che sforano il limite del 60%. Dalle prime bozze, il Fondo Erf, da istituire con un nuovo trattato europeo, avrebbe le precise caratteristiche. La prima: il Fondo potrà emettere eurobond sui mercati, dando in garanzia i beni dello Stato interessato, oltre alle riserve valutarie e a quelle auree. Poi: in caso di mancato pagamento dei bond da parte degli Stati interessati, il Fondo potrà incassarne direttamente le tasse. Terza mossa: gli Stati aderenti non avranno più giurisdizione sul loro debito pubblico e non potranno più tornare alla moneta nazionale. Nel caso dell’Italia, spiega Boscolo, la parte del debito che eccede il 60% è pari a 1.182 miliardi: questa sarà la quota che dovrebbe andare nell’Erf. A garanzia dei bond, il nostro paese dovrebbe impegnare i propri asset di valore, cioé beni dello Luca BoscoloStato come Eni, Enel e Finmeccanica, oltre alle riserve valutarie e auree.
Vantaggi dell’operazione? Riduzione dell’eccesso di debito, medesimi tassi d’interesse nel mercato europeo dei bond, stabilizzazione sui mercati del debito pubblico, con tassi d’interesse più bassi. In definitiva, sparirebbe il rischio di bail-out (salvataggio): niente più prestiti di denaro agli Stati indebitati. Risultato: lunga vita per l’euro. Nemmeno per sogno, dice Boscolo, che ne descrive i rischi: «Sarà l’inizio della fine degli Stati così come li abbiamo conosciuti. Finiranno nelle mani dei grandi capitalisti, i quali hanno voluto l’euro e la globalizzazione per acquistare a prezzi stracciati gli asset dei paesi con moneta debole, per poi rivederli con ottimi guadagni, distruggendo così l’economia locale e impoverendone i cittadini». Va inoltre ricordato che ogni possibile soluzione – se si resta nell’euro – è votata al fallimento dello Stato democratico, premiando esclusivamente l’élite finanziaria. Solo grazie all’euro, infatti, il debito pubblico è diventato un problema esplosivo: non essendo più denominato in moneta sovrana (l’euro non è di nessuno, nemmeno della Bce), il debito in Eurozona va “garantito”, a spese dell’economia reale. Se lo Stato tornasse libero di fare il suo “mestiere”, e cioè realizzare la piena occupazione, secondo gli economisti della Mmt non avrebbe più neppure bisogno di emettere bond, gli basterebbe disporre liberamente di moneta. E il nostro debito farebbe la fine di quello del Giappone, che è enorme (quasi il doppio di quello italiano) ma non costituisce un problema, perché è sovrano e dunque sempre ripagabile, in qualsiasi momento.