mercoledì 15 febbraio 2012



Italia fabbrica di app, alla faccia della crisi

Italia fabbrica di app, alla faccia della crisi
© MARIO TAMA/GETTY IMAGES NEWS
Mini-distretti industriali che con la loro attività riscattano la crisi dei settori più classici. Non producono beni materiali ma applicazioni, servizi che aiutano i nostri smartphone a diventare intelligenti, la nuova frontiera del software. Quello dell'economia delle app è un settore che in Italia è in forte crescita, con un giro di affari che dai 60 milioni del 2011 potrebbe balzare a 100 quest'anno, almeno secondo il parere di Andrea Rangone del Politecnico di Milano citato nell'articolo delSole 24 Ore. Il quotidiano economico pubblica un servizio sulle realtà più vivaci del panorama italiano delle aziende che sviluppano applicazioni, dalla Sardegna alla Basilicata:
"Il distretto delle app che non ti aspetti è quello della Sardegna, dove invece esiste da anni un humus digitale, quello creato da Tiscali a partire dagli anni Novanta, una filiera pronta a riconvertire il sogno in declino dell'internet gratuito in contenuti da fruire in mobilità. A una ventina di minuti da Cagliari, a Pula, ci sono gli uffici della Xorovo, azienda fondata da Salvatore Carta, classe 1971, docente di sistemi operativi che "costruisce" le app e che fattura già mezzo milione di euro. Tra i prodotti di maggior successo di Xorovo («Orovo era il colle dove mio nonno portava l'asino», racconta il professor Carta), c'è Virtual Interior Design, una app per arredare la propria casa con mobili virtuali partendo dalle fotografia del proprio appartamento. Ma a Cagliari c'è anche l'incubatore di Mario Mariani, ex amministratore delegato di Tiscali, che spiega come il ruolo della sua società sia un po' quello di «nursery delle start up». E tra Verona, la Sardegna e la Silicon Valley è nata Paperlit, dall'idea di Gionata Mettifogo, grazie anche allo "zampino" finanziario dello stesso Mariani. Da startup Paperlit è diventata una delle aziende leader che sta portando su formato digitale per iPad quotidiani e periodici, a partire da testate come il New York Magazine. Aziende che nell'isola trovano anche supporto nel centro hi-tech Sardegna Ricerche, controllato dalla Regione e dedicato proprio al mondo dell'innovazione e delle piccole imprese"
Tra gli altri casi citati dal Sole quelli di Apps Gratis di Daniele Leone, What's On Air di Gianluca Falasca e Yoodeal di Alessandro Bruzzi. Secondo il rapporto Deloitte, l'app economy legata solo a Facebook ha generato nel 2011 1.600 posti di lavoro. Negli Usa invece il dato globale dell'offerta creata dal settore delle applicazioni per telefonia mobile e reti sociali è superiore alle 460.000 unità.
E' demenziale,in clima d'europa dopo che stiamo facendo sacrifici per il patto di stabilita',rinunciare alle olimpiadi e comprare invece di 131 90 f-35 per la difesa dichi?? se poi l'esercito i comuni lo devono pagare per le calamita' naturali??? ma siamo impazziti??

Tagli alle spese militari, la Difesa dirà addio a 30.000 persone e 40 F-35

L'acquisto da parte dello Stato di mezzi militari pesanti in un periodo di pesante difficoltà economica nazionale è da tempo bersaglio di critiche, ma ora il Governo ha deciso di dare un segnale netto sull'argomento. Il ministro alle commissioni congiunte di Senato e Camera Giampaolo Di Paola ha illustrato le linee della riforma del settore, che vanno a limare sia l'acquisizione di nuovi aerei che il personale impiegato.
Lo Stato non recederà dall'acquisto di caccia F-35, ma invece dei 131 previsti ne prenderà 90, mentre per quel che riguarda le infrastrutture militari l'obiettivo è di ridurle del 30% in 5-6 anni. Ma anche per quel che riguarda l'occupazione l'esercito dovrà entrare in un regime più parco, perché secondo il ministro nei prossimi dieci anni il personale militare dovrà calare del 20%:
"Oggi ci sono 183mila militari e 30mila civili nella Difesa: occorre scendere progressivamente verso 150mila militari e 20mila civili, con una riduzione di 43mila unità".
Meno assunzioni dunque, ma anche lo spostamento verso il settore civile o l'applicazione del part-time, misure che riguarderanno soprattutto i quadri dirigenziali.

Arriva BitTorrent Live, lo streaming che spazzerà via la televisione 

Bram Cohen, papà di BitTorrent, lo dice senza troppi giri di parole in un'intervista durante il MusicTech Summit di San Francisco:
"Il mio obiettivo è far fuori la televisione"
Per l'occasione, Cohen ha presentato un nuovo protocollo di trasmissione dei dati a cui lavora da anni e che è finalizzato al livestreaming in P2P, un sistema destinato con buona probabilità a far fuori i tradizionali sistemi di broadcasting televisivo.
"L'infrastruttura fisica della televisione è destinata a scomparire, ma la televisione come modo di consumare contenuti durerà nel tempo", ha dichiarato Cohen, annunciando il lancio in beta di BitTorrent Live.
Stando ai suoi creatori, la piattaforma è in grado di distribuire contenuti a milioni di utenti garantendo meno di cinque secondi di delay. Questo perché il trasferimento di dati si basa al 99% sugli utenti stessi:
"Quello che stiamo cercando di fare - spiega il Chief Strategy Officer di BitTorrent, Shahi Ghanem - è partire dal miliardo di PC che in tutto il mondo sono tra loro interconnessi e creare un modo perché possano usufruire di una capacità di immagazzinamento distribuita. Piuttosto che uploadare tutto in un data center, ovvero una cloud, perché la cloud non possono essere questo miliardo di PC connessi l’uno all’altro, condividendo spazio su disco, potere computazionale e larghezza di banda?"
BitTorrent Live dovrebbe essere annunciato il prossimo mese di luglio, quando il protocollo festeggerà i suoi primi dieci anni di vita. Attualmente è disponibile la versione beta del client per Windows, Mac e Linux. 


Google Screenwise, 25 dollari per essere monitorati 

Google Screenwise, 25 dollari per essere monitorati
© PATRICK LIN/AFP
Google dichiara aperta la caccia grossa ai dati: al grido di "aiutateci a rendere Google migliore" il motore di ricerca chiede la collaborazione degli utenti per indicizzare i siti. Sui computer di chi si presterà alla raccolta verrà installata un'estensione del browser chemonitorerà tutti i movimenti dell'internauta e condividerà con Google i siti visitati e come si naviga al loro interno.
I benefici degli utenti aderenti a Screenwise tramite Google Chrome saranno conteggiati in gift card di Amazon per il valore di 25 dollari: 5 all'iscrizione e 5 ogni 3 mesi di adesione. Ma c'è anche una versione più invasiva dell'esperimento, aperta a un numero limitato di utenti: i primi 2.500 iscritti a Knowledge Networks entro il 14 febbraio in cambio dell'installazione di un router/scatola nera riceveranno subito 100 dollari, ai quali si andranno a sommare 20 dollari per ogni mese di partecipazione.
Nonostante il progetto sia partito in sordina, complice la crisi Google è stato bombardato di richieste, ma non sono pochi quelli che si chiedono qual'è il costo della privacy degli utenti, vista già l'incredibile mole di dati che Mountain View raccoglie senza consenso.

PER AFFRONTARE LA CRISI: PUNTARE SULL’ECONOMIA REALE IN EUROPA E IN ITALIA


La crisi morde sempre più e il governo Monti colpisce i più deboli – cioè i redditi e i consumi popolari – con l’aumento dell’IVA, il congelamento delle pensioni attuali e la dilazione di quelle future e l’attacco ai contratti nazionali (è la politica dettata in primo luogo da Marchionne). Con i tagli alle amministrazioni locali si sta andando verso la fine dello stato sociale.
Molte imprese chiudono rami produttivi e licenziano, con ciò si avvantaggiano diminuendo la produzione per allinearsi all’andamento del mercato, ma pesano sulla società con il ricorso alla cassa integrazione e sul sistema produttivo provocando un ulteriore calo dei consumi.
Dalla crisi e dalle manovre vengono colpiti anche altri ceti (imprenditori piccoli e medi, padroncini, professionisti) oltre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Crescono precari e sottoccupati, sotto il ricatto del licenziamento, e chi ha un contratto vero “a tempo indeterminato” si sente un privilegiato al loro confronto, anche se niente gli garantisce che l’attività non verrà chiusa o de localizzata. Tutto questo frena le lotte, che spesso si riducono a occupare l’azienda o bloccarne gli accessi e a salire su tetti e torri oppure sciamare in autostrade e stazioni quando ormai il padronato ha deciso lo smantellamento.
Con i cambiamenti in atto nelle forme di lavoro e nell’organizzazione stessa della società la lotta di classe ha uno sviluppo particolare per cui in questa fase le proteste vengono più da altri settori che dalle fabbriche.
Il capitalismo è senza testa, pensa solo all’oggi e se programma il futuro lo fa solo in funzione della singola impresa e senza una visione complessiva dello sviluppo sociale. L’anarchia produttiva e la speculazione selvaggia sono connaturati ad esso.
L’euro è una grande delusione rispetto alle sue potenzialità di alternativa e riequilibrio rispetto al dollaro. I politici e gli analisti economici puntano il dito sulla mancanza di governo centrale della politica e della finanza in Europa, ma non si tratta solo di questo: stipendi e stato sociale sono molto diversi da paese a paese, le principali produzioni non sono integrate tra loro, e non c’è nessuno sforzo di rendere più omogenea almeno l’eurozona, mentre sarebbe necessaria e urgente una politica collettiva in questo senso. Il paese più forte,la Germania si è rafforzata come paese esportatore di prodotti ad alto contenuto tecnologico ma, importando beni di consumo a basso costo dall’Asia , ha messo in difficoltà i paesi europei che producono gli stessi beni . Di conseguenza se non viene avanti una politica che migliori la qualità produttiva dell’insieme dei paesi della UE , l’Europa si troverà indebolita ed anche la stessa Germania .Grandi paesi come Russia, Cina, Giappone cercano di allearsi per non essere divorati dall’attacco dei grandi colossi, mentre da noi c’è chi sogna di uscire dall’Europa e dall’euro. Il ritorno alla lira è impensabile, avrebbe costi economici e sociali altissimi (es. rialzi pazzeschi dei mutui) e provocherebbe un attacco della speculazione internazionale rispetto al quale quello che subiamo adesso è irrisorio.
L’Italia è comunque sotto assedio, l’attacco è condotto a tutto il sistema Italia (in quanto punto debole dell’eurozona) , direttamente al debito pubblico e poi a banche e grandi imprese pubbliche. Ne consegue il rafforzamento delle funzioni dell’esecutivo: vedi l’insolitamente ampio consenso – quasi tutta l’ex maggioranza più quasi tutta l’ex opposizione – al governo Monti e ai suoi decreti legge, che potrebbe preludere a un sistema di governo più duro e autoritario; ne abbiamo visto un sintomo nella repressione dei pescatori davanti a Montecitorio.
Come uscire da questa situazione? La speculazione finanziaria si può combattere con una certa efficacia solo a livello almeno europeo. Quello che può fare l’Italia è guardare all’economia reale, al fatto di essere un paese fortemente manifatturiero dell’eurozona.
Occorre tassare seriamente le rendite e riequilibrare il peso fiscale che grava su lavoratori dipendenti, pensionati e piccole imprese.
E’ essenziale finanziare la ricerca, ma la ricerca pura può occupare circa l’1% della forza lavoro e a sua volta l’università più che un’istituzione per la ricerca è una sala d’attesa per futuri precari e disoccupati. Un reale vantaggio per l’occupazione si ha solo se dalla ricerca si sviluppano settori innovativi nell’industria e nei servizi. C’è inoltre l’abbandono delle scuole di mestiere e questo significa che non si ha alcuna visione di uno sviluppo industriale, che sarebbe assolutamente necessaria.
Lo stato può e deve offrire lavoro con piani organici per recuperare territorio (riassetto idrogeologico, rimboschimenti, risanamento di terreni inquinati o con costruzioni abusive), per restaurare monumenti e paesaggio, per la manutenzione il riuso e il rinnovo dell’edilizia pubblica (scuole, ospedali), per infrastrutture e loro industrie (ferrovie e motrici, trasporto marittimo e cantieri, trasporto locale e autobus), per servizi (es. banda larga).
Resta vitale produrre dove si consuma: mantenere qui le industrie esistenti, sviluppare industrie basate sulle nuove tecnologie, garantire industrie per il consumo di massa anche imponendo controlli di qualità e lotta al lavoro nero e alla contraffazione (per es. va abolita la legge per cui una piccola rifinitura o il semplice confezionamento consente di applicare a un prodotto estero l’etichetta made in Italy).
Grecia..se è vero..perche' restare ancora in europa??

J'ACCUSE/ Perché Merkel e Sarkozy costringono la Grecia a comprare le loro armi?

mercoledì 15 febbraio 2012
J'ACCUSE/ Perché Merkel e Sarkozy costringono la Grecia a comprare le loro armi?Angela Merkel (Infophoto)

Ho fatto un sogno. Il saggio Presidente della nostra Repubblica, Giorgio Napolitano, in tv e a reti unificate, lanciava un pesante "j'accuse" contro Sarkozy e la sua compagna di merende Merkel. “Amici francesi e tedeschi, ora basta! Noi non ci stiamo”. Gli arsenali della poverissima Grecia sono colmi di armi, manco i nostri antichi amici di meravigliose vacanze dovessero partire alla conquista della Persia. Il 3 per cento del Pil di un Paese che più nel disastro di così non si può , se ne va in spese militari. E sapete perché?

Perché i greci sono ricattati dalla Merkel e da Sarkozy. Volete gli aiuti? Comprate dunque i nostri caccia, sommergibili, carri armati. Il Wall Street Journal, mica in giornaletto qualsiasi, proprio la scorsa estate rivelò senza tema di smentita questo che è un vero ignobile ricatto. I greci, e perfino il governo turco si è associato perché lui pure assoggettato a simili minacce, aiuti, quindi armi, niente armi, morite di fame, hanno cercato di opporsi ma la pressione è troppo forte. E noi che facciamo? Zitti e buoni, guai a disturbare i manovratori! Mi rivolgo ai tanti amici del mondo cattolico. Vi prego, alziamoci in piedi e tiriamo fuori gli antichi attributi, denunciamo a gran voce che noi vogliamo una Europa vera, non un ricettacolo di ricattatori che per arricchire le varie Tyssen Group e le lobbies delle armi francesi, sono disposti a mettere in ginocchio un popolo intero. Anche perché oggi tocca ad Atene, domani magari toccherà a noi. Se già non sta accadendo, temo. C'è, a mio parere, troppa acquiescenza verso certi ambienti internazionali. L'altro giorno le agenzie di rating hanno declassato le nostre banche.

Le ripercussioni cadono sulla testa di tutti i cittadini. Ma queste agenzie per conto di chi esprimono queste opinioni? A Trani c'è una inchiesta importante, di cui ho già parlato in questa sede e che sto seguendo con particolare attenzione per il Tg5. L'ipotesi investigativa è suggestiva: si parla di un modus operandi con l'evidente obiettivo di alterare il mercato azionario, con la possibilità di un vantaggio illecito nella diffusione di certe notizie. Ci sono, al momento, otto indagati, tutti analisti, uno solo italiano, di Fitch. Ma è pensabile che i responsabili siano solo questi otto manager, nemmeno di primissimo piano?
E avrebbero agito, per l'accusa formulata dal pubblico ministero Michele Ruggiero, solo per un presunto illecito personale? E come mai questa delicata indagine è così poco seguita dai media, nonostante interessi tutti i cittadini, potenzialmente danneggiati da quei giudizi delle agenzie di rating? Anche su questo tema noto troppa superficialità, troppa, oso dire, omertà. I greci sono oltre la linea di confine del baratro.

La troika, Bce, Germania e Francia e Fondo monetario internazionale sta strangolando un Paese, un popolo. Non possiamo fare finta di nulla, consolarci col fatto che noi non siamo la Grecia e stiamo meglio. Se davvero sismo cittadini d'Europa dobbiamo, con forza, alzare la testa e opporci agli speculatori che vogliono strangolarci per poterci poi comprare per un piatto di lenticchie.

FIOM

FIOM, SCIOPERO GENERALE TUTE BLU 9 MARZO. DOMANI NUOVO ROUND CON IL GOVERNO

ROMA - La Fiom alza il tiro della protesta contro ''ogni manomissione dell'art.18'', contro gli accordi separati in Fiat e per ''contrastare le scelte sbagliate del governo'' Monti. Le tute blu della Cgil scenderanno in piazza il 9 marzo con una manifestazione a Roma e uno sciopero generale di otto ore di tutta la categoria. La manifestazione precedentemente indetta per il 18 febbraio e' stata cosi' sospesa per lasciare spazio a un'assemblea nazionale dei delegati che preparera' la mobilitazione. Lo sciopero generale si e' reso "necessario", e si tratta di una decisione "discussa con la Cgil" e che ha "il consenso della Confederazione", spiega il leader della Fiom, Maurizio Landini, che punta il dito contro le politiche del governo, in quanto ''denotano una volonta' esplicita di intervenire sull'art.18'' e ''si rifanno all'applicazione della lettera della Bce'', senza intervenire sulle ragioni che hanno prodotto la crisi: semplicemente tagliano lo stato sociale, privatizzano ed attaccano i diritti nel lavoro''. E' unanime il si' alla protesta da parte dei metalmeccanici della Cgil, che sono altrettanto compatti nel dire 'no' a qualsiasi intervento sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: ''va respinta ogni manomissione dell'art.18, che rimane elemento centrale per la tutela della dignita' e della liberta' nel lavoro - si legge nel documento finale del comitato centrale della Fiom -; unica disponibilita' e' per una normativa che acceleri la celebrazione dei processi''. Altro tema caldo della protesta, ''la riconquista del contratto nazionale a partire dalla Fiat''. Con lo sciopero generale, la Fiom ''intende contrastare le scelte di Fiat e di Federmeccanica di messa in discussione dei diritti e della contrattazione collettiva, anche attraverso una coerente pratica contrattuale diffusa in tutte le imprese e in tutti i territori''. Per il leader della Cgil, Susanna Camusso, questo sciopero e' una decisione ''giusta'', visto che ''c'e' una piattaforma contrattuale senza risposta e una grave lesione democratica in Fiat''. Ma la posizione del sindacato di Corso Italia ''stupisce'' il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Farina, che la considera ''un'ipocrita convergenza su uno sciopero inutile e velleitario, proclamato contro lo stesso tentativo della Cgil di ricercare con Cisl e Uil soluzioni unitarie e condivise nel difficile confronto con il Governo".
MERCOLEDI' NUOVO ROUND GOVERNO-SINDACATI - Il governo ha convocato le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro per domani mattina a Palazzo Chigi. I leader di sindacati e imprese puntano a tirare le somme - oggi, a conclusione del tavolo tecnico che proseguirà anche in mattinata - sul documento da portare al confronto con l'esecutivo: si va dai contratti agli ammortizzatori sociali.Restano fuori i capitoli spinosi, a partire dall'articolo 18.
"Non è ipotizzabile la sospensione dell'art.18": il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha risposto ai giornalisti sulla possibile sospensione della norma sul reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa o giustificato motivo in alcuni casi specifici per 3-4 anni. "Le invenzioni dei giornali - ha detto a margine della presentazione dell'Annuario del lavoro - le lasciamo ai giornali". Nei giorni scorsi l'ipotesi di un accordo sulla sospensione dell'art.18 era stata annunciata da Repubblica.
La Cgil chiede al governo di "uscire dalla logica degli annunci" per la riforma del mercato del lavoro e di entrare nel merito del confronto con proposte che affrontino il tema della crescita e della riduzione della precarietà sul lavoro. "Bisogna parlare - ha detto Camusso - di quali politiche e di crescita accompagnino la riforma e come si interviene sulla precarietà e sugli ammortizzatori sociali per renderli universali".
La Cisl ritiene che ci siano "ampi margini" per un accordo con il Governo sulla riforma del mercato del lavoro soprattutto grazie "all'avvicinamento molto forte" del ministro Fornero alle posizioni di Cgil Cisl e Uil e delle associazioni imprenditoriali. Secondo il sindacato - ha spiegato il segretario generale Raffaele Bonanni a margine della presentazione dell'Annuario del lavoro - "bisogna trovare una soluzione" sull'art.18 con una manutenzione della norma. "Sarebbe incomprensibile - ha detto - sapendo che il Governo vuole intervenire sulla materia se nel sindacato non si trovasse una via d'uscita. E' sbagliato, si ripeterebbe quanto successo con le pensioni con il governo che ha fatto da solo. Questo per noi è inaccettabile". Secondo Bonanni è sbagliato che il sindacato su questa materia non si prenda la responsabilità di trovare una soluzione.
Sulla questione delle modifiche dell'art.18 dello statuto dei lavoratori "la cosa più ragionevole da fare è scrivere in maniera chiara le cause che possono legittimare una risoluzione del rapporto di lavoro, in modo che non ci sia bisogno di interpretazioni ma si debba solo applicare" le norme. E' quanto ha affermato il segretario della Uil, Luigi Angeletti, a margine della presentazione dell'annuario del lavoro 2011.

Finanziamento ai partiti

Per vostra conoscenza con l'invito a "Mail ...are" singolarmente.
Ciao.
From: amatucci.giorgio@hotmail.it
To: presidenza.repubblica@quirinale.it
CC: bersani_p@camera.it; alfano_a@camera.it; casini_p@camera.it; dipietro_a@camera.it; francesco.rutelli@senato.it; segreteria.presidente@regione.puglia.it
Subject: Finanziamento Partiti
Date: Tue, 14 Feb 2012 22:31:53 +0100


Egregio Presidente della Repubblica e Parlamentari Bersani, Alfano, Casini, Di Pietro, Rutelli e Vendola, sono rimasto allibito nell'apprendere l'ennesimo comportamento assurdo, privo di chiarezza, di logica e di onestà della classe politica italiana :

ai partiti ... morti, inesistenti, continuano ad arrivare enormi contributi elettorali!!!!
E noi, come diceva qualcuno, paghiamo!!!

Fatti del genere, purtroppo, si verificano soltanto in Italia grazie alla limpidezza comportamentale della classe politica che dice di rappresentarci!!!
Che vergogna!!

Allora, Egregio Presidente, noi cittadini chiediamo che si ponga fine immediatamente a tale assurdità, che ci sia un netto ridimensionamento del finanziamento e un sistema di controlli adeguato sui bilanci e sui conti dei partiti. Presidente vigili e sproni quei furbetti da quattro soldi, anche se ne incassano tantissimi!!!

Ovviamente non vogliamo che soltanto i ricchi facciano politica, ma apprendere che i partiti, anche quelli morti sono proprietari di centinaia di immobili è allucinante!!!
Evito il confronto mortificante con gli altri stati europei!

Leggo che ci sono vari disegni di legge su norme in materia di finanziamento dei partiti, sulla trasparenza della vita delle forze politiche, eccetera. Insomma chiacchere, visto il precedente del referendum del 1993???????

Egregio Presidente che non sia come al solito “Passata La Festa Gabbato Lo Santo” e che non si verifichi per i cittadini l’ennesima presa in giro!

Cordialmente

Governo

I REDDITI DEI MINISTRI PRESTO ON LINE
ROMA - Il Consiglio dei ministri ha stabilito che le dichiarazioni patrimoniali per i componenti del Governo saranno disponibili dal prossimo martedi' sui siti istituzionali. E' quanto si legge nel comunicato finale di palazzo Chigi diffuso al termine del Cdm.