martedì 3 luglio 2012

Monti: No altra manovra. Stretta su dirigenti P.a.


Monti: No altra manovra. Stretta su dirigenti P.a.

Monti: 'Niente tagli con l'accetta. Sisma ed esodati pesano su spesa per no aumento Iva'

03 luglio, 17:22
Il tavolo governo-sindacati a Palazzo Chigio
Monti: No altra manovra. Stretta su dirigenti P.a.
Quella sulla spending review non è una nuova manovra e non c'è necessità di fare una manovra aggiuntiva. E' quanto sottolinea il premier Mario Monti prima al tavolo con gli enti locali, poi nell'incontro con i sindacati a Palazzo Chigi. E spiega che l'intervento sulla spesa è diviso in tre fasi. La prima avviata la scorsa settimana con i tagli alla presidenza del Consiglio e al Tesoro. La seconda sta per partire con il dl in discussione. La terza arrivera' tra qualche settimana con un altro dl per la riorganizzazione delle amministrazioni periferiche. Il governo, precisa il premier, è contrario a tagli lineari fatti con l'accetta.
Nella spending review sarebbe previsto anche il taglio del 20% dell'organico dei dirigenti della P.A. e del 10% dei dipendenti. Lo riferisce dal viceministro all'Economia Vittorio Grilli ai rappresentanti degli enti locali nel corso della riunione a Palazzo Chigi con il governo. Agli esponenti delle parti sociali il ministro della Pubblica amministrazione spiega poi che la riduzione degli organici sarà fatta dopo la verifica delle piante organiche. Solo dopo sarà infatti possibile selezionare e modulare l'intervento di riduzione attraverso la mobilità di due anni.
VERSO INTERVENTI PER 3 MLD IN SANITA' - In sanità si va verso un intervento per 3-3,5 miliardi da qui al 2014, che diventano 8-8,5 miliardi se si sommano ai 5 miliardi di tagli già previsti per il prossimo biennio dalla manovra di luglio 2011. Secondo quanto si apprende, le misure per ottenere questi ulteriori risparmi si starebbero ancora limando e potrebbero puntare, oltre che sulla stretta sull'acquisto di beni e servizi, già prevista e che verrebbe in parte anticipata già al 2012, anche sul sistema di sconti sui farmaci acquistati dal Ssn.
MONTI, NON E' UNA NUOVA MANOVRA - L'operazione di spendig review non è una nuova manovra di finanza pubblica ma un'operazione strutturale per evitare che tra ottobre e dicembre si debba aumentare l'Iva, e per fare questo servono 4,2 miliardi. E' quanto afferma Monti nel corso dell'incontro con le Regioni e gli enti locali. Nessuna manovra ulteriore: non c'é la necessità di fare una manovra aggiuntiva. Lo aggiunge il premier aprendo il tavolo con le parti sociali.
La spending review servirà a eliminare gli sprechi senza ridurre i servizi, aggiunge il presidente del Consiglio. Secondo il premier la logica della spending review si contrappone ai tagli lineari, guardando alla priorità più alte. Per evitare che tra ottobre e dicembre si debba aumentare l'Iva servono 4,2 miliardi, spiega il presidente del Consiglio, aggiungendo subito dopo che però si sono aggiunte due esigenze: il tema degli esodati e il terremoto che rendono la cifra di 4,2 miliardi molto più alta.
ANGELETTI,SE SOLO TAGLI SARA' SCIOPERO GENERALE - "Non credo si possa evitare lo sciopero generale se ci saranno solo tagli lineari" come quelli annunciati sui pubblici dipendenti. Lo afferma il segretario della Uil, Luigi Angeletti, uscendo da Palazzo Chigi. Siete soddisfatti? "No", replica.
Angeletti, al termine del confronto con il Governo, spiega che "hanno annunciato anche intenzioni che condividiamo, tipo accorpare le province oppure rivedere i costi per gli acquisti. Ma sono solo buone intenzioni, non dicono come lo faranno". E sul taglio dei dipendenti della P.a. il leader della Uil aggiunge: "noi abbiamo detto che che siamo disposti a discutere ma loro si sono rifiutati di farlo. Temiamo che alla fine, banalmente, saranno solo tagli lineari". Sulla tempistica dell'intervento sul pubblico impiego aggiunge: "ci hanno detto che faranno valutazioni sulle varie amministrazioni e poi ci sarà l'esito. Ma è talmente complicato che alla fine la cosa più semplice sarà fare i tagli lineari".
CAMUSSO, GOVERNO RETICENTE E CRIPTICO - "Abbiamo trovato un governo reticente e criptico nel dire cosa intende mettere nel provvedimento che farà venerdì. Questo ci ha preoccupato". Così il leader Cgil, Susanna Camusso, al termine del tavolo sulla spending review, dando un "giudizio negativo" sul metodo e sul merito. E sottolineando il taglio lineare al pubblico impiego.
"E' evidente che se il governo pensa di procedere al taglio degli organici e alla riduzione dei servizi getta benzina su una situazione molto difficile", aveva detto la leader della Cgil poco prima dell'incontro con il governo, avvertendo: attenzione al "conflitto sociale". "Stiamo procedendo ad una mobilitazione unitaria, che deve continuare. Lo abbiamo detto in tempi non sospetti che pensiamo che bisogna usare anche lo sciopero generale e pensiamo il tema di quello sciopero si chiami lavoro e creazione di lavoro perché questa è la risposta di cui ha bisogno il Paese".
CAMUSSO, PER PA DEROGA FORNERO A 2013 - "Si è detto che si può mantenere la norma precedente per un periodo che va fino al 2013": così il leader della Cgil, Susanna Camusso, riferisce della possibilità di deroga alla riforma Fornero per gli esuberi della Pa che matureranno entro il 31 dicembre 2013 i requisiti per andare in pensione con le vecchie regole.
GRILLI, ITALIA SORVEGLIATA SPECIALE UE - La decisione sulla spending review è urgente e dovrà essere portata a termine entro questa settimana, anche per l'attesa da parte di Bruxelles e in questo senso l'Italia è sempre sorvegliata speciale a livello europeo. E' quanto ha detto il viceministro all'Economia Vittorio Grilli, durante l'incontro con gli enti locali.
BONDI, SI VUOL FARE DI PIU' SPENDENDO MENO - Con la spending review si vuol fare di più spendendo meno: lo ha riferito il commissario Enrico Bondi nel corso dell'incontro tra Governo e Enti locali. La revisione di spesa sarà parametrata a linee mediane di virtuosità, ha aggiunto, e frontiere di efficienza basate su spese pro-capite e e servizi con prezzi benchmark. E' poi anche necessario fare leva su centrali di acquisto locali.
GRILLI, NECESSARIA PROFONDA REVISIONE P.A. - "Data la scarsità delle risorse è innegabile che l'amministrazione pubblica necessiti di un profondo lavoro di efficientamento e di razionalizzazione". Così il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel corso di un'audizione alla Commissione Finanze della Camera. "Se il governo ha agito attraverso un decreto legge" nella riorganizzazione delle agenzie fiscali e complessivamente delle articolazioni territoriali del ministero dell'Economia "é perché ritiene che ci sia una vera emergenza nel ridisegnare la macchina dello Stato", spiega il vice ministro. "E' necessario un servizio superiore con un utilizzo di risorse minori. E' una spending review di lungo periodo".
TARIFFE: MONTI, VERIFICA INVESTIMENTI INFRASTRUTTURE - ''Verificare in che modo i meccanismi di determinazione delle tariffe incentivino l'effettiva realizzazione degli investimenti da parte dei gestori''. Lo scrive, a quanto apprende l'ANSA, Mario Monti in una lettera inviata a ministeri competenti e Authority in merito alle ''tariffe per i servizi erogati'' nei servizi.
"Il governo non intende impingere nel merito delle scelte tecniche dei vari organismi ma limitarsi a indicare gli obiettivi e le priorità delle politiche industriali che intende perseguire". E' un altro passo della lettera.
BERSANI INSISTE, NO TAGLI AL SOCIALE - "Non conosco ancora i contenuti dell'operazione ma ho chiaro il criterio: sono d'accordo sulla spending review, ma non sui tagli al sociale...la differenza sta in questo: è giusto abbassare costi di una siringa ma non tagliare il posto di un infermiere. E' un beneficio tagliare i costi ma non sono d'accordo sui tagli al sociale". Pier Luigi Bersani, in diretta su 'Webtalk' su Youtube, insiste sulla necessità che la spending review non preveda tagli sociali.

Italia meglio della Germania, alla faccia del Washington Post


 Italia meglio della Germania, alla faccia del Washington Post

martedì 3 luglio 2012
FINANZA/ 1. Fortis: Italia meglio della Germania, alla faccia del Washington PostInfophoto
Italiani, pizza e mandolino? Non solo: anche portatori di un “modello culturale”, scrive l’autorevole Washington Post, che fa di noi “il malato cronico d’Europa”. In un articolo pubblicato sul quotidiano statunitense, infatti, si dice che nonostante i passi avanti fatti dal governo Monti - che viene anche lodato, specie per quanto fatto al recente vertice europeo - rimarremo sempre una nazione a rischio. Le cause? Evasione fiscale record, mancanza di spirito civico, nepotismo che esclude la meritocrazia. E, soprattutto, il prolungato crollo di competitività verso la Germania. Secondo il Washington Post, da quando esiste l’euro l’Italia ha perso il 30% di produttività nei confronti dei tedeschi. Secondo Marco Fortis, economista e vicepresidente della Fondazione Edison, il giornale americano fa «le solite semplificazioni spannometriche ingiustificate». Non ci sta proprio Fortis a riconoscersi nel quadro dipinto dal quotidiano americano: «Da quando esiste l’euro, l’Italia compete con la Germania su molti prodotti e va meglio dei tedeschi. Dal 1999 al 2011 siamo cresciuti di più della Germania, ad esempio nel settore dell’esportazione di prodotti meccanici senza parlare del tessile, dell’abbigliamento, delle calzature dove la Germania non è neanche in grado di competere con noi».

Esiste davvero un modello culturale italiano così negativo come lo descrive il Washington Post?

Penso che quanto pubblicato sia solo la solita semplificazione ingiustificata fatta da questi organi di stampa. Se noi oggi in Italia avessimo con i nostri media la stessa autorevolezza internazionale che hanno invece certe testate straniere, e ci mettessimo a discutere di quante ruberie hanno fatto i banchieri inglesi e americani nel corso degli ultimi vent’anni, il Washington Post avrebbe poco da mettere in evidenza il nostro cosiddetto modello culturale.

Perché pensa che gli organi di stampa esteri abbiano piacere ad attaccare in questo modo l’Italia?

Parliamoci chiaro: non è in Italia che sono saltate fuori i titoli tossici o i mutui subprime. Negli Usa c’è gente che è stata chiamata davanti al Parlamento a rendere conto del comportamento tenuto in questi anni sul fronte finanziario. Un atteggiamento che riguarda tutto il mondo anglosassone se si pensa che in Inghilterra, proprio ieri, si è dimesso il presidente di una banca solo per fare da “paravento” all’amministratore delegato dopo lo scandalo sulla manipolazione del Libor: qualcosa di incredibile.

Queste cose le scriviamo anche sui nostri media…

Se scrive - bontà sua - una testata italiana sugli Stati Uniti, la notizia non rimbalza oltreoceano. Invece se ilWashington Post fa un commento sull’Italia, questo rimbalza in tutto il mondo. È una questione di rapporti di forza anche dei media, così come ci sono problemi di rapporti di forza anche nelle agenzie di rating e negli analisti che tranciano giudizi su questo o quel Paese.

Tornando a quanto denuncia il Washington Post, ad esempio riguardo una produttività inferiore rispetto alla Germania, c’è del vero?

Sono considerazioni che in molti casi fanno anche ridere perché l’idea che l’Italia perda quota nei confronti della Germania è un’assurdità.

Ci spieghi meglio questo punto.

L’Italia compete con la Germania su alcuni prodotti e su questi, da quando c’è l’euro, va meglio. Per esempio, per quanto riguarda l’esportazione di prodotti della meccanica che è il campo in cui l’Italia eccelle e compete con la Germania. Non tiro in ballo l’abbigliamento, le calzature, il tessile o le piastrelle dove noi siamo forti e la Germania non è neppure concorrente. Non tiro in ballo neanche l’automobile, perché noi e i tedeschi facciamo prodotti completamente diversi: non esiste la Bmw italiana, abbiamo la Fiat che non compete assolutamente con la casa tedesca perché fa altri modelli di auto.

Lei sta dicendo che nelle esportazioni, ad esempio nel settore della meccanica, siamo più competitivi della Germania?

Sì: nel periodo che va dal 1999 al 2011 in alcuni settori siamo cresciuti più della Germania, quindi affermare il contrario, come fa il Washington Post, è un falso. Certo, se si va a vedere la quota della Germania nel mercato mondiale si noterà che la sua industria ha tenuto un po’ di più (ma neanche più di tanto) di quella dell’Italia, mentre quelle degli Usa, della Gran Bretagna, della Francia e del Giappone sono crollate. C’è poi un altro particolare che viene taciuto.

Quale?

Il fatto che la Germania, avendo un’industria automobilistica unica al mondo, vende tantissimo proprio nei Paesi ricchi che vengono accusati di non essere competitivi, come l’Italia. Dovrebbero ringraziarci per questo: vuol dire che in Italia c’è gente così ricca da poter comprare Porsche, Mercedes e Bmw.

Però lo stesso Washington Post ha parlato bene dei risultati ottenuti da Monti al vertice europeo…

Sull’Economist invece si è letto che Monti è stato troppo duro perché ha rotto il fronte anti-tedesco in Europa. L’Italia è sempre stata un “tappetino” a livello internazionale: per una volta che è andata lì a imporsi, bene così. Il blog dell’Economist ha anche detto che Monti si sarebbe mosso come un elefante in una cristalleria, quando c’era l’occasione per coagulare un’alleanza. Invece, avrebbe indispettito Hollande. Ma scusate: per una volta che abbiamo fatto il nostro interesse…

Che ne pensa dello scudo anti-spread scaturito proprio da questo vertice?

Innanzitutto, nessuno ha ancora capito come funzionerà questo scudo. È stato comunque stabilito un fatto molto importante: un Paese che sotto il profilo fiscale fa meglio della Germania non può subire uno spread come quello attuale.

E quindi?

È come uno che prima faceva male i compiti e prendeva 4; poi si è messo a studiare e fa i compiti meglio degli altri, ma continua a prendere dal 5 al 6 perché è antipatico al professore. Il problema dello spread è stato portato da Monti all’attenzione generale perché l’Italia ha oggi il miglior avanzo primario non dell’Europa ma dell’intero mondo avanzato. È un Paese che negli ultimi due anni ha aumentato il debito pubblico di 4 punti di Pil, mentre la Germania lo ha aumentato del doppio e la Gran Bretagna del triplo. Per non parlare poi degli Usa.

Dunque non si capisce perché l’Italia debba avere uno spread del tipo che sappiamo.

Monti ha chiesto che intervengano dei meccanismi automatici per contenerlo. Non so se si interverrà su questi meccanismi all’Ecofin che si terrà la prossima settimana, però è un dato di fatto che il problema è stato posto.

C’è chi dice che il vertice è servito solo a salvare le banche spagnole.

E se fosse così? Bisogna avere la vista lunga: cosa volevamo, che la Spagna naufragasse col rischio che il prossimo contagio fosse per noi? Aver messo un argine alla Spagna significa aver spostato in là di parecchio il confine fra il rischio di default e l’Italia. Quanto concertato consente alla Spagna di mettere una pezza a una situazione economica veramente disastrosa. La nostra situazione è differente, perché il nostro debito pubblico non è per niente disastroso: è alto come quelli inglese e francese ed è più basso di quello tedesco.

Continuiamo ad avere un’immagine di debito pubblico che risale agli anni ‘90…

Allora sì che il nostro debito pubblico era il doppio di quello degli altri, ed era persino più alto di quello tedesco. Dobbiamo ora uscire da questa logica debito/Pil che ci penalizza, perché l’Italia ha un Pil che non rende l’idea della forza della sua economia. Anche perché ci sono numerose aziende - e ci sono studi economici che lo evidenziano - che hanno fatturati contenuti e un rapporto fatturato/debiti del tutto sostenibile.

Cosa sarebbe necessario a questo punto?

Che il governo Monti faccia una rivoluzione anche su questo fronte, altrimenti continueremo a rimanere inchiodati allo stereotipo dell’Italia con un debito pubblico incontenibile.



Ania, pronti a calo prezzi della Rc Auto


Ania, pronti a calo prezzi della Rc Auto

'E' il periodo più critico dal dopoguerra, agredire i costi dei sinistri'


Un modulo Cid


ROMA  - Le compagnie assicurative, in questo periodo che e' ''il piu' critico dal dopoguerra'', sono ''pronte a ridurre i prezzi della rc auto, nell'ambito di un'azione congiunta, di 'sistema', che aggredisca alla radice quelle componenti strutturali che mantengono elevato il costo dei sinistri''. Lo ha detto il presidente dell'Ania, Aldo Minucci.

Nel corso dell'assemblea dell'associazione, Minucci ha osservato che "l'Italia può farcela se riesce a ritrovare lo spirito unitario e costruttivo, necessario per riprendere un cammino di crescita stabile e sostenibile, rilanciare l'occupazione, mantenere la coesione sociale". Per questo, ha proseguito, "abbiamo tutti un compito da svolgere" e "anche l'industria assicurativa è chiamata a fare la propria parte". Oltre all'impegno sul fronte delle tariffe rc auto, Minucci ha detto che le aziende sono pronte "a garantire alle famiglie e alle imprese tutele adeguate contro i rischi demografici, sanitari e ambientali, in un quadro coerente di collaborazione fra pubblico e privato che promuova la responsabilità e incentivi la prevenzione". E sono anche pronte a "destinare una parte degli investimenti al rafforzamento delle infrastrutture del Paese, in una cornice normativa che offra piena tutela al risparmio degli assicurati e alla stabilità delle imprese".

IN 2011 SINISTRI -12,3%,MA COSTO MEDIO AUMENTA  - Il numero totale dei sinistri accaduti e denunciati, che hanno dato luogo a un risarcimento o lo daranno, nel 2011 è stato pari a 2,7 milioni, in calo del 12,3% rispetto al 2010. Lo rileva l'Ania, aggiungendo però che il costo medio dei sinistri di competenza è stato pari a 4.549 euro, contro 4.117 nel 2010 (+10,5%). In Italia, inoltre, "si registra un'incidenza molto elevata di sinistri con danni fisici sul totale" (22,7% contro 10% della media europea e oltre 40% in alcune aree del Paese).

RACCOLTA PREMI +5,2% IN 2011; PREZZI +5,8%  - Continua a crescere la raccolta premi rc auto. Nel 2011, secondo quanto riferisce l'Ania, l'ammontare complessivo dei premi è stato pari a 17,8 miliardi, in aumento del 5,2% sul 2010. Il premio medio (vale a dire il prezzo) nel 2011 è aumentato del 5,8%, mantenendo quindi il trend dell'anno precedente (+4,7%), e a maggio 2012 del 4,6%. Lo riferisce l'Ania, aggiungendo che tra il 2005 e il 2009 la contrazione del premio medio è stata dell'11,8% e quindi "il prezzo medio della copertura rimane nel 2011 analogo a quello del 2006"

Spending review/Finalmente i sindacati uniti


Spending review, Monti accelera
Altolà di Pd, Pdl e sindacati

03/07/2012

Prende corpo il decreto di revisione della spesa pubblica, che sempre più somiglia ad una manovra fatta di tagli anche lineari e proprio per questo scatena l'altolà di Pd, Pdl e sindacati alla vigilia dell'incontro di Mario Monti con le parti sociali sulla spending review.

Spending review, Monti accelera
Altolà di Pd, Pdl e sindacati
 Prende corpo il decreto di revisione della spesa pubblica, che sempre più somiglia ad una manovra fatta di tagli anche lineari e proprio per questo scatena l'altolà di Pd, Pdl e sindacati alla vigilia dell'incontro di Mario Monti con le parti sociali sulla spending review.
Il Pd non vuole tagliare la spesa sociale mentre sul corposo dimagrimento della spesa pubblica che il governo va delineando in queste ore il leader Cisl Raffaele Bonanni, in sintonia con Cgil e Uil, minaccia: "Se occorrerà uno sciopero generale lo faremo". Per tutto il giorno, e ancora in serata, Monti procede nel suo lavoro istruttorio con diversi ministri. Ma il premier, con toni anche ruvidi, ricorda che i sacrifici di oggi sono figli delle leggerezze di ieri e invita i partii a comportarsi di conseguenza: "Se per decenni - dice il premier - si indulge ad assecondare un superficiale 'tiriamo a campare' e a iniettare nella mente dei cittadini la sensazione che un Paese con mille risorse, compreso l'estro, possa non affrontare i seri problemi che altre nazioni hanno preso di petto, forse deve venire il momento in cui si affrontano i problemi". Non farlo è un danno non solo per l'economia ma per lo stesso sistema democratico: perché, dice Monti, si dà l'idea che "la democrazia parlamentare non riesce a prendere decisioni di lungo periodo e si finisce per alimentare lo scetticismo dei cittadini verso quello che resta il miglio sistema politico del mondo". Ma i partiti restano ugualmente in allerta sui tagli che non condividono. "Credo che nessuno auspichi l'aumento dell'Iva - ragiona o Bersani - e quindi dobbiamo trovare altre soluzioni, discutendo della spesa della pubblica amministrazione. Ma senza andare a toccare la sostanza e la risposta sociale. Siamo pronti a dare il nostro contributo da partito di governo che rifiuta ogni demagogia, ma che intende riferirsi sempre alla centralità della questione sociale e del lavoro". Il Pd chiede dunque di non essere mero spettatore.
E anche il Pdl non vuole firmare cambiali in bianco sulla spending review. "Il nostro atteggiamento è costruttivo e positivo - apre cauto il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto -, ma vogliamo conoscerla prima per poterci riflettere sopra. Vogliamo vedere la qualità e la quantità dell'intervento". Fli e Udc si schierano invece, come di consueto, con Monti chiedendogli di non farsi condizionare. Dall'Idv arriva intanto la cruda accusa al premier di "far cassa irresponsabilmente sulla pelle dei lavoratori".
Domani c'é il vertice con le parti sociali ("il governo si aspetta molto da questo incontro", olia gli ingranaggi il ministro Andrea Riccardi) e poi quello con gli enti locali, che implorano di limitare tagli a sanità e trasporti. Intanto il niet di Bonanni si somma a quello dei leader Cigl Susanna Camusso (che mette in guardia dai tagli lineari e chiede una stretta sulle consulenze), Uil Luigi Angeletti e Ugl Giovanni Centrella. "Se si faranno tagli tanto per farli - dice per tutti Bonanni - si faranno solo più guai. E a quel punto, faremo iniziative in tutta Italia e in tutte le città e ci regoleremo di conseguenza. Faremo quello che serve, fino ad arrivare a uno sciopero generale". Deplora il Pdl Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera:"Uno sciopero? Dispiace che a lanciare l'idea sia l'amico Raffaele Bonanni...". Insomma, nonostante le borse in rialzo, lo spread in calo e le parole di ottimismo pronunciate nelle ultime ore da Monti ("comincia a vedersi la luce in fondo al tunnel"), il clima è nervoso ed il passaggio per il governo stretto. "In maggioranza prevalga il senso della responsabilità", invita alla concordia il presidente del Senato Renato Schifani, alla vigilia del report di Monti in Parlamento sul Consiglio europeo e della mozione di sfiducia al ministro Elsa Fornero.

Londra, tremano le banche Barclays sotto inchiesta


Londra, tremano le banche
Barclays sotto inchiesta

Le banche, ancora le banche. Scoppia un nuovo scandalo finanziario in Inghilterra, e nell’occhio del ciclone finisce uno degli istituti più prestigiosi e famosi nel mondo: Barclays
barclays

Il presidente della Barclays, Martin Agius, si è dimesso. Il direttore Bob Diamond per ora resta dov’è, ma a chiedere la sua testa sono in molti. A cominciare dal leader dell’opposizione laburista Ed Miliband, che lo chiama esplicitamente in causa ai Comuni: «È importante ripristinare la fiducia nelle banche britanniche. E non credo davvero che questo sia possibile con Bob Diamond». 

Cosa è accaduto? La Barclays è accusata di avere manipolato i tassi di interesse interbancari, fornendo informazioni false per il calcolo del Libor. Il Libor (equivalente oltre Manica dell’Euribor) è il benchmark, cioè il tasso di riferimento, per gli scambi monetari fra banca e banca. Viene fissato ogni giorno dalla British Bankers’ Association sulla base delle informazioni che arrivano dai maggiori istituti. 

Sono procedimenti tecnicamente alquanto sofisticati, nei quali, secondo un’inchiesta della Financial Services Authority (Fsa), i funzionari della Barclays si sarebbero esercitati per favorire la propria banca, alterando l’andamento delle transazioni. Il periodo preso in considerazione è quello fra il 2005 e il 2009, a cavallo del fatidico 2008, l’anno in cui i mercati finanziari furono travolti dal tracollo da cui il mondo intero ancora stenta a tirarsi fuori. 

In alcuni casi gli operatori della Barclays (ma altre banche sono sotto osservazione, dalla Rbs alla Hsbc, da Citigroup a Ubs) agivano per far salire artificialmente il livello del Libor, e aumentare i profitti del loro istituto In altri momenti fornivano dati fasulli per far credere che la Barclays fosse in condizioni migliori di quelle in cui invece si trovava. 

La Fsa ha inflitto alla Barclays una multa pari a 290 milioni di sterline. Ma la storia non finisce qua. Il Serious Fraud Office sta valutando se rivolgersi alla magistratura per una denuncia penale. Intanto il mondo politico è in subbuglio. 

Il premier David Cameron interviene ai Comuni annunciando una indagine parlamentare per una revisione del sistema bancario nazionale. Definisce «uno scandalo» la manipolazione dei tassi di interesse e assicura che la commissione lavorerà affinché il settore finanziario del Regno Unito si doti delle «regole più severe e più trasparenti». 

Il leader laburista Ed Miliband non crede che sia questa la via migliore per fare pulizia e propone che l’inchiesta sia affidata a un organismo indipendente sia dai banchieri che dai politici Qualcosa di simile insomma alla commisione Leveson, che sta setacciando il sistema di relazioni fra partiti e media alla luce dei misfatti venuti alla luce con il cosiddetto Murdochgate. La commissione Leveson si occupa di problemi inerenti all’etica professionale e ai codici di condotta dei personaggi pubblici. 

Lo scandalo della Barclays scoppia mentre l’opinione pubblica è turbata da una serie di vicende che hanno minato profondamente la fiducia generale nel settore finanziario. Fra le piu recenti quella che ha per oggetto il modo ingannevole in cui furono piazzate polizze assicurative per proteggere le piccole aziende da eventuali incrementi dei tassi di interesse. Nella frode è coinvolta un'azienda appartenente a Michael Spencer, consulente del primo ministro ed ex-tesoriere del partito tory. 

Più in generale il cittadino britannico è disgustato dal modo in cui i grandi manager hanno continuato ad arricchirsi mentre gli istituti da loro diretti subivano perdite colossali e i risparmi degli investitori venivano mangiati dalla speculazione. Il fenomeno non riguarda solo la Gran Bretagna. A partire dal 2008 la fiducia dei consumatori nel sistema bancario è calata del 48% negli Usa e del 30% in Inghilterra. Lo rivela uno studio della società Edelman

Anche i professori Truffano!!!


Il ministro Corrado Passera nel registro degli indagati della procura di Biella per irregolarità fiscali


L’Ansa conferma le indiscrezioni sulle indagini a Biella sul ministro Corrado Passera:  ”Il nome del ministro dello sviluppo economico Corrado Passera compare nel registro degli indagati della procura di Biella in un procedimento, aperto piu’ di 6 mesi fa, per irregolarità fiscali. Alla posizione del ministro i magistrati si stanno interessando perche’ nel 2006, quando venne eseguita un’operazione interbancaria ora al centro di una serie di accertamenti, era Ad di Banca Intesa. La procura ha ottenuto una proroga dell’indagine. Il ministro si dice assolutamente sereno”.

Fabbisogno: migliora 15 mld primi 6 mesi


Fabbisogno: migliora 15 mld primi 6 mesi

29,1 mld contro 43,9 primo semestre 2011, avanzo giugno 5,8 mld

02 luglio, 20:44

Fabbisogno: migliora 15 mld primi 6 mesi(ANSA) - ROMA, 2 LUG - Migliora decisamente il fabbisogno dei primi sei mesi dell'anno. I conti di cassa del settore statale - secondo i dati diffusi dal ministero dell'Economia - migliorano di 15 miliardi tra gennaio e giugno 2012, attestandosi a 29,1 miliardi contro i 43,9 miliardi del 2011. Nel mese di giugno 2012 si è realizzato un avanzo del settore statale pari, in via provvisoria, a circa 5,8 miliardi, in aumento rispetto allo stesso mese del 2011 in cui si registrò un avanzo di 1 miliardo.

Maxitruffa con 1400 lavoratori irregolari, sequestrati yacht e ville per 4 mln


Maxitruffa con 1400 lavoratori irregolari, sequestrati yacht e ville per 4 mln

Utilizzavano centinaia di lavoratori per adempiere alle commesse che si aggiudicavano in tutto il nord

02 luglio, 18:04
MILANO - Utilizzavano centinaia di lavoratori, formalmente assunti da altre societa' compiacenti che non pagavano ne' contributi ne' imposte, per adempiere alle commesse che si aggiudicavano in tutto il nord Italia a prezzi naturalmente molto competitivi. Una maxifrode contributiva e fiscale e' stata scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza di Gallarate (Varese). A seguito di una complessa indagine coordinata dalla Procura di Busto Arsizio (Varese), hanno denunciato 11 imprenditori, individuato oltre 1400 lavoratori irregolari, scoperta un'evasione per 23 milioni di euro e sequestrato agli imprenditori responsabili della frode beni per oltre 4 milioni di euro, tra cui ville e yacht.