venerdì 5 aprile 2013

Appello Fidel Castro: 'Evitate guerra' Pyongyang: 'Pronto lancio dei missili'. Invitate le ambasciate straniere a evacuare


Appello Fidel Castro: 'Evitate guerra'

Pyongyang: 'Pronto lancio dei missili'. Invitate le ambasciate straniere a evacuare


Una esercitazione di soldati nordcoreani

L'ex presidente cubano Fidel Castro ha chiesto alla Corea del Nord di "evitare una guerra" che non produrrebbe "alcun beneficio" per i due Paesi della penisola coreana e "causerebbe danni a oltre il 70% della popolazione del pianeta", in una delle sue "riflessioni" pubblicate dal sito internet Cubadebate.
"Se scoppiasse una guerra, i popoli delle due parti della penisola soffrirebbero terribili sacrifici, senza ottenere alcun beneficio", scrive Fidel, che nel testo ricorda come "la Repubblica Popolare Democratica di Corea ha sempre avuto rapporti amichevoli con Cuba" e lui stesso ha avuto "l'onore di conoscere a Kim Il-sung, una figura storica, notevolmente coraggiosa e rivoluzionaria".
Mosca è in stretto contatto con la Cina, gli Usa, la Corea del sud e gli altri membri del sestetto di mediatori sulla richiesta della Corea del Nord di valutare l'evacuazione dello staff delle ambasciate a Pyongyang: lo ha detto il ministro degli esteri Lavrov aggiungendo che Mosca e "preoccupata dalla tensione, anche se solo a parole".
Non potremo garantire la sicurezza dei diplomatici nel Paese dopo il 10 aprile in caso di conflitto. E' quanto ha detto Pyongyang al Regno Unito. Lo riferiscono fonti del governo britannico

La Corea del Nord ha caricato due missili a medio raggio su lanciatori mobili e li ha nascosti in un impianto non meglio identificato nei pressi della costa orientale. Lo riferisce l'agenzia Yonhap che, citando fonti militari di Seul, rilancia l'ipotesi di lancio imminente. "All'inizio di questa settimana, il Nord ha spostato su treno due missili Musudan sulle coste orientali e li ha piazzati sulle rampe di lancio", ha detto un alto funzionario militare. Il Nord li sta nascondendo, in una mossa che fa ipotizzare un tentativo di lancio a sorpresa, ha aggiunto la fonte, che ha pure confermato quanto detto ieri dal ministro della Difesa, Kim Kwan-jin che ieri ha menzionato un solo missile, secondo cui non é chiaro l'obiettivo dell'iniziativa, se rivolta a un test o a una esercitazione militare. All'inizio della settimana, era già emerso che la Corea del Nord aveva spostato sulla costa orientale quello che si ritiene essere un Musudan, un vettore a media gittata, spingendo gli Usa a piazzare sistemi anti-missile speciali sull'isola di Guam. In risposta alle azioni militari, la Corea del Sud aveva poi deciso di inviare due cacciatorpediniere Aegis, equipaggiati con sistemi radar di rilevazione e contrasto anti-balistici, per seguire più direttamente la situazione sia sul mar del Giappone sia sul mar Giallo. Pyongyang, secondo i report delle agenzie di intelligence, non ha ancora provato il missile, presentato ufficialmente a ottobre 2008 nell'ambito di una delle solenni parate militari tenute sulla piazza Kim Il-sung, nella capitale nordcoreana

La Marina militare della Corea del Sud ha reso noto che sono operativi i due cacciatorpedinieri con standard Aegis, equipaggiati con sistemi radar di rilevazione e contrasto anti-balistici, per seguire più direttamente la situazione sia sul mar del Giappone sia sul mar Giallo. La mossa, scrive la Yonhap, era stata presa dopo i segnali sul possibile lancio di missili da parte del Nord, ma si è era resa ancora più necessaria dopo l'individuazione di due missili a medio raggio sulle rampe di lancio nella costa est.
La Corea del Nord ha invitato intanto tutte le ambasciate straniere a Pyonyang a preparasi a evacuare. Secondo quanto apprende l'ANSA da fonti legate a Pyongyang, l'invito sarebbe stato genericamente motivato come legato alla "fase delicata del momento". Al momento Mosca non prevede di farlo
PYONGYANG SPOSTA MISSILE SU COSTA EST, 'TEST IMMINENTE' 
di Antonio Fatiguso
La Corea del Nord continua a puntare al rialzo e, dopo il via libera definitivo all'esercito per un "attacco nucleare" contro gli Stati Uniti, l'escalation prende forma con il posizionamento di un missile a medio raggio sulla costa orientale in vista di un test imminente o di un addestramento militare. Il ministro della Difesa di Seul, Kim Kwan-jin, ha svelato l'ultima mossa del Nord in un'audizione dinanzi alla commissione Difesa del parlamento, precisando che non sembra finalizzata a colpire il continente americano, smentendo l'ipotesi di un KN-08 capace di coprire i 10.000 chilometri. Senza specificarne la tipologia, il ministro ha osservato che si ritiene sia in grado di coprire una "distanza considerevole". Anche se vi è "una piccola possibilità" che la retorica del Nord possa sfociare in un conflitto su larga scala, Kim ha messo in guardia da altre provocazioni, tra scontri di confine e attacchi informatici. Poco prima dell'intervento del ministro, un 'falco' nei rapporti con il Nord, ex generale ed ex capo di Stato maggiore, i media di Seul avevano diffuso altre stime dei servizi di intelligence secondo cui il missile in questione sarebbe uno della serie Musudan, capace di coprire 3-4000 chilometri, fino a includere nel suo raggio la base americana di Guam, malgrado non sia stato ancora testato. Da confermare l'opzione sul montaggio di una testata, ma fonti citate dall'agenzia Yonhap prevedono che Pyongyang possa effettuare il lancio a metà aprile, per i festeggiamenti solenni del compleanno del fondatore dello Stato, Kim Il-sung. Del Musudan si hanno notizie dall'ottobre 2010, quando fu fatto sfilare a Pyongyang in una parata militare. Nel posizionare il missile sulla sua costa orientale, il Nord ha spinto gli Usa a spostare a Guam i sistemi anti-missile THAAD (Terminal High-Altitude Area Defense) e a far alzare l'allerta in Giappone, mentre nelle Filippine è in corso lo spiegamento di una decina di aerei da combattimento F/A-18, caccia supersonici che parteciperanno a esercitazioni militari. La Casa Bianca, dopo aver mostrato la sua potenza militare alla Corea del Nord con i bombardieri B-52, i jet B-2 e F-22, ha rivisto i piani decidendo di accantonare per ora l'approccio aggressivo - secondo il Wsj - sulla scia dei timori che questo possa inavvertitamente "rafforzare la prospettiva di possibili incomprensioni" e, di riflesso, causare errori di valutazione. Secondo la Russia, la decisione nordcoreana di proseguire sui piani nucleari "ostacola, se non chiude" le chance di ripresa dei negoziati a Sei, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri russo Aleksandr Lukashevich. Mentre la rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton, ha rimarcato la "chiara violazione" delle risoluzioni Onu e degli "impegni presi nel 2007"da Pyongyang, assicurando che ci sarà "una risposta sempre più unita della comunità internazionale". Proprio al sito nucleare di Yongbyon, secondo lo Us-Korea Institute della John Hopkins University, sarebbero ricominciati i lavori al punto che, in base allo studio delle immagini satellitari, il complesso potrebbe ripartire "nel giro di settimane, piuttosto che di mesi". Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si é detto "profondamente preoccupato" per l'escalation della situazione in Corea del Nord, mentre il premier britannico David Cameron ha affermato che la vicenda dimostra come "oggi più che mai abbiamo bisogno di un deterrente nucleare". A Kaesong, intanto, anche oggi è stato bloccato per il secondo giorno di fila l'ingresso di lavoratori, merci e mezzi sudcoreani alla zona industriale a sviluppo congiunto, malgrado le pressanti richieste di Seul per il ritorno alla normalità. Mentre Pyongyang, attraverso un portavoce del Comitato per la riunificazione pacifica della Corea, ha ventilato l'ipotesi che il ritorno alla normalità possa non maturare a breve.

L’Impero Latino: fermare la Germania per salvare l’Europa


L’Impero Latino: fermare la Germania per salvare l’Europa


Nel 1947 un filosofo, che era anche un alto funzionario del governo francese, Alexandre Kojève, pubblicò un testo dal titolo “L’impero latino”, sulla cui attualità conviene oggi tornare a riflettere. Con singolare preveggenza, l’autore affermava che la Germania sarebbe diventata in pochi anni la principale potenza economica europea, riducendo laFrancia al rango di una potenza secondaria all’interno dell’Europa continentale. Kojève vedeva con chiarezza la fine degli stati-nazione che avevano segnato la storia dell’Europa: come l’età moderna aveva significato il tramonto delle formazioni politiche feudali a vantaggio degli stati nazionali, così ora gli stati-nazione dovevano cedere il passo a formazioni politiche che superavano i confini delle nazioni e che egli designava col nome di “imperi”.
Alla base di questi imperi non poteva essere, però, secondo Kojève, un’unità astratta, che prescindesse dalla parentela reale di cultura, di lingua, di modi Merkel e Draghidi vita e di religione: gli imperi come quelli che egli vedeva già formati davanti ai suoi occhi, l’impero anglosassone (Stati Uniti e Inghilterra) e quello sovietico, dovevano essere «unità politiche transnazionali, ma formate da nazioni apparentate». Per questo, proponeva alla Francia di porsi alla testa di un “impero latino” che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme allaFrancia, la Spagna e l’Italia), in accordo con la Chiesa cattolica, di cui avrebbe raccolto la tradizione e, insieme, aprendosi al Mediterraneo. LaGermania protestante, argomentava Kojève, che sarebbe presto diventata, come di fatto è diventata, la nazione più ricca e potente in Europa, sarebbe stata attratta inesorabilmente dalla sua vocazione extraeuropea verso le forme dell’impero anglosassone. Ma laFrancia e le nazioni latine sarebbero rimaste in questa prospettiva un corpo più o meno estraneo, ridotto necessariamente al ruolo periferico di un satellite.
Proprio oggi che l’Unione Europea si è formata ignorando le concrete parentele culturali, può essere utile e urgente riflettere alla proposta di Kojève. Ciò che aveva previsto si è puntualmente verificato. Un’Europa che pretende di esistere su una base esclusivamente economica, lasciando da parte le parentele reali di forma di vita, di cultura e di religione, mostra oggi tutta la sua fragilità, proprio e innanzitutto sul piano economico. Qui la pretesa unità ha accentuato invece le differenze e ognuno può vedere a che cosa essa oggi si riduce: a imporre a una maggioranza più povera gli interessi di una minoranza più ricca, che coincidono spesso con quelli di una solaAlexandre Kojèvenazione, che sul piano della sua storia recente nulla suggerisce di considerare esemplare.
Non solo non ha senso pretendere che un greco o un italiano vivano come un tedesco; ma quand’anche ciò fosse possibile, ciò significherebbe la perdita di quel patrimonio culturale che è fatto innanzitutto di forme di vita. E una politica che pretende di ignorare le forme di vita non solo non è destinata a durare ma, come l’Europa mostra eloquentemente, non riesce nemmeno a costituirsi come tale. Se non si vuole che l’Europa si disgreghi, come molti segni lasciano prevedere, è consigliabile pensare a come la costituzione europea (che, dal punto di vista del diritto pubblico, è un accordo fra Stati che, come tale, non è stato sottoposto al voto popolare e, dove lo è stato, come in Francia, è stato clamorosamente rifiutato) potrebbe essere riarticolata, provando a restituire una realtà politica a qualcosa di simile a quello che Kojève chiamava l’“Impero latino”.

Clamoroso: la Russia cede alla Cina i diritti sull’Artico


Clamoroso: la Russia cede alla Cina i diritti sull’Artico


Abbiamo parlato molte volte di petrolio (e gas) artico, delle prospettive per i nuovi giacimenti e delle battaglie per idiritti di sfruttamento tra i vari paesi del Nord, in particolare ora che con lo scioglimento dei ghiacci si aprono nuove possibilità. Ma non era mai accaduto finora che tali diritti diventassero oggetto di accordi internazionali sulle forniture di petrolio. La prima volta succede tra Russia e Cina, e questo è un segnale di come si stiano ridisegnando le mappe energetiche mondiali. L’accordo è stato firmato dal presidente cinese Xi Jinping in Russia, e prevede che la Cinaraddoppi le importazioni di petrolio dalla Rosneft a 620 mila barili al giorno, sfidando la Germania come principale acquirente dei russi. Inoltre, si stabilisce anche la costruzione di un gasdotto sempre tra Russia e Cina.
In cambio di simili ghiotti affari, e di un così consistente incremento delle proprie esportazioni energetiche verso i vicini del sud, la Russia concede Articoalla China National Petroleum Corp la possibilità di procedere ad esplorazioni offshore nell’Artico. Con l’aiuto finanziario di altre compagnie come Exxon, Statoil e, guarda guarda, la nostrana Eni che fa spesso capolino in questi casi. Insomma, i nodi tra Russia e Cina si stringono sempre di più. Sicuramente il principale motivo è la fame energetica di Pechino, e si sa che chi ha qualcosa da vendere tende ad avvicinarsi a chi ha più bisogno di comprare. Ma non è da escludere, chissà, che l’avvicinamento alla Cina rappresenti in contemporanea l’inizio di un allontanamento dellaRussia dell’Europa. Il che, visto il trattamento che è stato loro riservato ultimamente, non dovrebbe stupire nessuno. Bisogna vedere, però, se alla fin fine tutto ciò ci convenga davvero.

Spagna..ogni mondo è paese


Spagna:indagini su infanta,ricorso

Pm, prove non giustificano coinvolgimento figlia re Juan Carlos



(ANSA) - MADRID, 5 APR - Il pm della procura anticorruzione delle Baleari, Pedro Horrach, ha presentato ricorso in appello contro la citazione dell'infanta Cristina in qualita' di indagata nell'inchiesta sul 'caso Noos', presentata dal giudice Jose' Castro, titolare dell'istruttoria, al Tribunale di Palma de Mallorca. Nelle 20 pagine del ricorso il pm considera che la citazione della figlia di re Juan Carlos non sia giustificata dalle prove esistenti e rappresenti quindi una ''discriminazione'' nei suoi confronti.

Grillo: 'Legittime opinioni diverse, noi non ci dividiamo'


Grillo: 'Legittime opinioni diverse, noi non ci dividiamo'

Leader M5S: 'Si stanno dividendo gli altri, non noi. Non mi aspetto condivisione totale'


Il leader del M5S Beppe Grillo accoglie i parlamentari a Villa Valente

FIUMICINO - "Si stanno dividendo gli altri, non noi. Non mi aspetto totale condivisione nel movimento, è legittimo che qualcuno la pensi in maniera diversa". Così Beppe Grillo ai parlamentari del M5S. "Non siamo noi che ci stiamo dividendo, sono gli altri", ribadisce. Se si verificherà 'l'inciuciò delle larghe intese "la gente, che è stufa, prenderà i bastoni", ha detto Grillo parlando ai parlamentari del M5S nella riunione in corso in un agriturismo fuori Roma.
"Dobbiamo arrivare calmi e sereni all'elezione del presidente della Repubblica che sarà molto diverso da questo", ha aggiunto il leader del Movimento.
''Abbiamo a che fare con gente incredibile. Fanno dossier e controdossier di tutti i tipi contro di me'', ha detto Grillo parlando ai parlamentari del M5S. ''Secondo questi dossier - aggiunge - avrei 13 ville in Costa Rica''. "Ho detto a Napolitano di darci l'incarico" di formare un governo e solo dopo "gli faremo un nome" per la sua guida. "Ora il nome è il Movimento nel suo insieme".
Non fidatevi dei partiti. Non hanno nemmeno cambiato la legge elettorale, ha detto Beppe Grillo ai suoi. Nel suo intervento il leader del M5S ha ricordato a deputati e senatori le ragioni della dura critica del Movimento ai partiti.
Un casale in aperta campagna, "una location che fa eventi" e che ospita ricevimenti e matrimoni. E' la sede scelta da Beppe Grillo per l'incontro con i parlamentari del M5s. Deputati e senatori sono giunti con due autobus e hanno incontrato Grillo all'ingresso di Villa Valente che si trova in località Tragliata, vicino Fiumicino. Grillo non ha voluto rispondere a nessuna domanda dei giornalisti.

Due autobus sono partiti da piazzale Flaminio con a bordo i parlamentari del M5s, diretti all'incontro con Beppe Grillo. Alcuni deputati hanno esposto dietro uno dei due autobus uno striscione con la scritta No Tav.

"Il dibattito c'é, non ho mai detto che non c'era, altrimenti ci sarebbe l'unanimità di 8 milioni di elettori". Così risponde il capogruppo dell'M5S al Senato Vito Crimi, ai giornalisti che l'interpellano prima della partenza per l'incontro con Grillo. Un incontro, assicura Crimi, che "era previsto da 10 giorni". "Andiamo a passare una giornata in allegria, né più né meno. Due chiacchiere poi torniamo a casa", ha spiegato Crimi. "Gli autobus li paghiamo noi - ha detto - 10 euro per l'autobus più una cifra variabile tra i 18 e 20 euro per il pranzo". Crimi assicura che "non c'entra Currò" e la sua dichiarazione di dissenso rispetto al gruppo: "L'incontro era previsto".

"Grillo non sbaglia, è lungimirante". Crimi assicura che l'organizzazione dell'incontro non è legata a chi, come come il deputato Currò, ha dichiarato dissenso rispetto alla linea politica del movimento. "Non c'entra Currò. Io con Currò ci parlo, certo che parliamo. Non ho mai detto che dibattito interno non c'é. Posso assicurare che la maggior parte dei messaggi che ricevo è di sostegno il che vuol dire che c'é solo una parte di contrari".

Lontani dal boato delle piazze, ma anche dal chiacchiericcio della politica, i parlamentari 5 stelle incontrano il loro leader Beppe Grillo in aperta campagna, dove il silenzio è interrotto solo da polli, galline e volatili. A pranzo paccheri con porcini e guanciale, per i 'grillini', che dicono di aver scelto la location per una giornata "in allegria". Si trova tra la costa di Fregene e il lago di Bracciano il casale Villa Valente, con ristorante 'La quiete', dove deputati e senatori sono stati portati da tre autobus, dopo un giro tortuoso per le vie della capitale. Forse un estremo tentativo di depistaggio di cronisti e fotografi, che con un 'corteo' di circa 30 auto non hanno perso di vista la carovana grillina. All'arrivo a destinazione occhi ben aperti da parte di staff e parlamentari per tenere fuori eventuali infiltrati: i giornalisti sono stati invitati fuori dai cancelli della villa ed è stata messa a loro disposizione una sala da matrimoni, con tanto di tavoli apparecchiati e tovaglioli intrecciati a forma di cigno. Intanto Grillo e i suoi pranzano nell'edificio centrale della struttura, composta da un insieme di case immerse nel verde di giardini ben curati, con ponticelli, statue e fontane. Per ora trapelano soltanto dettagli del menù, che ciascun parlamentare pagherà di tasca sua, a base di porcini e guanciale. Nessuno streaming è al momento previsto per quei militanti che fossero curiosi di sapere cosa, in questo delicato frangente politico, Grillo dirà ai suoi.