lunedì 30 settembre 2013

Dietro alle “lacrime napolitane”, i boss del vero potere

Dietro alle “lacrime napolitane”, i boss del vero potere


Il governo Letta è andato a gambe all’aria. L’annuncio, con le dimissioni dei ministri Pdl, è arrivato un sabato di settembre e subito è partito il coro greco degli italiani, abituati al pianto a comando. Un governo sciapo, inconsistente, immobile. Perché piangere? Guardi Letta, imbronciato come un bimbo cui sia stato rotto il trenino e pensi, quest’uomo conosce la coerenza? Il 24 giugno 2012, intervistato da Arturo Celletti di “Avvenire”, s’era scagliato contro Berlusconi e Di Pietro parlandone come di «un male per l’Italia» e, della crisi, come «ossigeno per le forze antisistema», tanto da augurarsi un «grande progetto per il paese» sotto forma di «offerta politica capace di attrarre e convincere: noi, Casini e Vendola. Funzionerebbe. Avrebbe appeal europeo. Avrebbe forza». Sappiamo com’è andata a finire. E ancora, il 26 giugno, intervistato da Teresa Bartoli del quotidiano “Il Mattino” di Napoli, eccitato dall’idea di un patto per arginare il populismo incarnato da Berlusconi, Di Pietro e Grillo: «La questione chiave è l’esclusione del populismo. Che in Italia oggi ha tre interpreti: Grillo per l’evidente alternatività di proposte come il non ripagare i debiti; Berlusconi con la sua scelta anti euro ed anti Europa; Di Pietro con i suoi attacchi al Quirinale che archiviano una logica istituzionale. Deve essere chiaro che con queste forze non si può governare».
No, non si può governare, solo farci un governo insieme. Come Letta ha fatto con il Pdl del “populista” Berlusconi. Quando Letta, naufragato Bersani fra i Enrico Lettamarosi del tatticismo, accettò l’incarico per la formazione di un nuovo governo, la stampa circondò il personaggio di quell’aurea mistica spennellata su Mario Monti ai tempi. Roba stucchevole. La stampa italiana, si sa, ha un debole per gli uomini del Bilderberg, della Trilaterale, dell’Aspen Institute. Letta era il loro uomo, uno e trino. Quando nella tarda primavera del 2012 fu invitato dal Bilderberg a Chantilly, in Virginia, accettò senza battere ciglio. Fu presentato come “Deputy leader, Democratic Party (Pd)”. Dal Nazareno in Virginia, timbrando il cartellino del club. Sbarcato negli Stati Uniti, vi trovò Franco Bernabè, presidente esecutivo Telecom, Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale Enel, Lilli Gruber, giornalista La7, John Elkann, presidente Fiat.
Lilli Gruber al Bilderberg è ormai di casa. Era fra gli invitati alla riunione del Bilderberg a Hertfordshire, nell’Inghilterra orientale, il giugno di quest’anno. E chi c’era ancora fra gli italiani? C’era Franco Bernabè e c’erano Enrico Tommaso Cucchiani, consigliere delegato e Ceo di Intesa San Paolo, Alberto Nicola Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, Gianfelice Rocca, presidente di Techint e Assolombarda, nonché il senatore a vita Mario Monti, tornato alla casa madre dopo aver soggiornato a Palazzo Chigi. Mario Monti c’era anche nel 2011, quando la riunione fu tenuta a St. Moritz, in Svizzera, con il leghista Mario Borghezio, che avrebbe voluto tanto assistervi, preso a legnate, e che nel giugno di quest’anno, intervistato da Alessandro da Rold de “L’Inkiesta”, s’è tolto un sassolino dalla scarpa profetizzandovi la partecipazione di Matteo Renzi nel 2014: «Toccherà a lui. Faranno come per Enrico Letta, un fungo spuntato all’improvviso, con poco consenso popolare, pochi voti, che è diventato poi presidente del Consiglio. Lilli Gruber e Mario MontiCosì succederà pure per il sindaco di Firenze: li fanno emergere, accadde per primo a Bill Clinton».
C’era Mario Monti nel 2011 e c’erano Franco Bernabè, John Elkann, Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, e Giulio Tremonti, ministro dell’economia e finanze del governo Berlusconi e, fra gli altri ospiti, lo spagnolo Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione Europea e commissario alla concorrenza. Nel 2013 alla riunione del Bilderberg è invece andato direttamente il presidente della Commissione Europea, il portoghese José Manuel Durão Barroso. Oggi Mario Monti fa parte con Franco Bernabè, unici italiani, della Steering Committee del Bilderberg, presieduta da Henti Castries di Axa, con Monti ricordato come Senator for Life. In passato hanno fatto parte della Foreign Steering Committee del Bilderberg, oltre a Monti, Gianni e Umberto Agnellli, il nobile e politico Gian Gasperi Cesi Cittadini, l’economista Tommaso Padoa-Schioppa, poi ministro dell’economiae finanze con Prodi, lo stesso Romano Prodi, il diplomatico Renato Ruggiero, poi ministro degli esteri con Berlusconi, l’economista Pasquale Saraceno, Stefano Silvestri dell’Istituto di Affari Internazionali, Vittorio Valletta, presidente Fiat del dopoguerra, Paolo Zannoni, un passato in Fiat e oggi della scuderia Goldman Sachs.
Letta non poteva pertanto non gioire quando nel 2012 gli arrivò l’invito. E quando gli fu chiesto il perché di quella partecipazione, spiegò la cosa, tempi moderni, su Facebook, dove c’è ancora la sua nota delle 12.14 del 5 giugno di quell’anno: «In molti in questi giorni mi fanno domande sul meeting Bilderberg al quale son stato invitato a Washington lo scorso fine settimana. In sintesi, era presente una parte importante dell’amministrazione Obama e dei partiti democratico e repubblicano americani. C’erano poi leader socialisti, liberali, verdi e conservatori di molti Paesi europei. E, inoltre, sindacalisti e imprenditori, docenti universitari e finanzieri. Senza contare rappresentanti dell’opposizione siriana e russa. La lista dei partecipanti è stata peraltro resa pubblica dagli stessi organizzatori. Si è discusso dei principali temi in materia di economia e di sicurezza al centro dell’agenda globale. Ed è stata per me un’occasione interessante e utile per ribadire la fiducia nei confronti dell’Euro e per rilanciare con grande determinazione Franco Bernabèl’invito a compiere i passi necessari (e indispensabili) verso gli Stati Uniti d’Europa».
«Nulla di queste discussioni, e del franco e ‘aperto’ dialogo tra i partecipanti, mi ha fatto anche solo per un momento pensare a quell’immagine di piovra soffocante che decide dei destini del mondo, incurante dei popoli e della democrazia, descritta da una parte della critica sul web e sulla stampa. È vero: la discussione era a porte chiuse. Ma la presenza dei direttori di alcuni dei principali giornali internazionali (di tutte le tendenze politico-culturali) mi pare possa ‘rassicurare’ i sostenitori di una lettura complottistica del meeting». Letta sarebbe potuto essere più preciso; temi di economia e sicurezza al centro dell’agenda globale: e qual era questa agenda? Gliela ricordiamo noi. Fra il 31 maggio e il 3 giugno 2012, a Chantilly, in Virginia, con Washington a ventiquattro miglia, s’è parlato di relazioni transatlantiche, evoluzione del panorama politico in Europa – e già in Italia Mario Monti era stato messo in sella – e negli Stati Uniti, austerità e crescita delle economie avanzate, cybersicurezza, sfide energetiche, futuro della democrazia in Russia, Cina e Medio Oriente. E c’era, seduta fra i commensali, per stessa ammissione di Letta, l’opposizione siriana, ospite di riguardo, considerate le manovre per la destabilizzazione della Siria, ora benedetta anche dall’acqua santa del Bilderberg.
A sentir Letta il Bilderberg è un ritrovo di dame di carità, lui che è anche uomo della Trilaterale, un think tank fondato nel 1973 su iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato di Nixon, Zbigniew Brzezinski, un politico e politologo di origini polacche. La Trilaterale, uomini d’affari, politici, intellettuali europei, giapponesi, americani, tutti insieme appassionatamente. In un documento della Trilaterale del settembre 2013 Letta è ricordato per la branca europea con Grete Faremo, Lord Green, Toomas Hendrik Ilves, Francis Maude, Margrethe Vestager tra i “former members in public service”: «Enrico Letta. President of the Council of Ministers, Italy; former Member of the Italian Chamber of Deputies; former Under State Secretary in the Office of Prime Minister Prodi; former Minister of European Affairs, Industry, and of Industry and International Trade, Rome». È in buona compagnia. Della Trilaterale, prima di approdare alla Casa Bianca come consigliere per la sicurezza nazionale di Obama, faceva anche parte Susan H. Rice, un passato come fellow della Brookings Institution, un think tank di Washington che sforna rapporti e vademecum su come attaccare e invadere paesi sovrani e, Hisashi Owadafra gli asiatici, Hisashi Owada, oggi presidente della International Court of Justice a Ginevra. Le pedine giuste al posto giusto.
Ma cos’è la Trilaterale? Che percezione se ne ha? Nel 1990 il canadese Gilbert Larochelle, professore di filosofia politica, nel suo “L’imaginaire technocratique: la Commission Trilaterale et sa définitiion d’un nouvel être ensemble” ne parlò come espressione di una classe privilegiata di tecnocrati, paragonandola a una cittadella, a un luogo protetto dove «la téchne è legge» e dove «sentinelle dalle torri di guardia vegliano e sorvegliano». Una “cittadella” di “migliori” che nella loro «ispirata superiorità elaborano piani per poi inviarli verso il basso». Più critico era stato nel 1985 lo scrittore francese Jacques Bordiot, che su “Présent”, raccontando come solo chi era giudicato capace di «comprendere il grande disegno mondiale dell’organizzazione e di lavorare alla sua realizzazione» ne diventasse membro, precisò come vero obiettivo della Trilaterale fosse quello di «esercitare una pressione politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale».
Oggi a capo della branca europea della Trilaterale c’è Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca Centrale Europea e, fra gli italiani, Paolo Andrea Colombo, presidente Enel, Enrico Tommaso Cucchiani di Intesa San Paolo, John Elkann, Federica Guidi di Ducati Energia e già al vertice dei Giovani Imprenditori di Confindustria, il banchiere Maurizio Sella, presidente del Gruppo Sella, Giuseppe Recchi, presidente Eni, il generale Luigi Ramponi, ex direttore del Sismi, Gianfelice Rocca di Techint, Marcello Sala, vice presidente vicario del consiglio di gestione di Intesa San Paolo, Franco Venturini, editorialista di politica internazionale del “Corriere della Sera”. Il 30 aprile di quest’anno Francesco Colonna, scrivendo su “l’Espresso” nell’articolo “Perché ha vinto il gruppo Bilderberg?” del libro del giornalista e studioso Domenico Moro “Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo”, si chiedeva fino a che punto si potesse definire democratica una società in cui i posti di potere sono in mano a «poche e potentissime lobby», per poi riflettere sulle coincidenze: due premier italiani, due uomini del Bilderberg, l’indebolimento del Parlamento, l’abuso dei decreti legge usati Gianfelice Roccacome maglio dall’esecutivo, la presidenza della Repubblica sempre più invadente.
«Fino a un paio di anni fa in pochi parlavano di gruppo Bilderberg e Commissione Trilaterale. E quei pochi venivano facilmente tacciati di complottismo (non sempre a torto, per la verità). Gli eventi successivi hanno però cambiato le cose, almeno in Italia. Nell’ultimo anno e mezzo il Parlamento e i partiti si sono indeboliti, i decreti-legge hanno sempre più spesso sostituito l’attività legislativa delle Camere, il ruolo della presidenza della Repubblica si è espanso come mai era avvenuto e sono stati scelti due premier (Mario Monti ed Enrico Letta) che sono membri o habituée del gruppo Bilderberg. E tutto questo è successo in un periodo nel quale i paradigmi auspicati dalla grande finanza internazionale, cioè proprio dai membri del Bilderberg e della Trilaterale (avvicinamento al sistema presidenzialista, finanziarizzazione dell’economia, liberismo e libero scambio senza barriere, politiche di austerità, lenta erosione dei salari e dello Stato sociale) sono diventati in buona parte esplicito programma di governo. Oggi insomma diventa difficile sostenere che le riunioni semi-segrete di queste due organizzazioni (e un discorso simile si potrebbe fare per le centinaia di associazioni e think thank liberal-conservatori sparsi per il mondo) non influiscano pesantemente sui destini delle democrazie». Con buona pace dello psicodramma che nelle ultime ore sembra aver assalito gli italiani, la caduta del governo Letta non potrà pertanto che essere accolta come una benedizione, sempre che il suo predecessore, quel Mario Monti senatore a vita, il Senator for Life dei documenti del Bilderberg, non torni ad accarezzare sogni di gloria. Sarebbe uno schiaffo alla decenza e alla democrazia offesa dell’Italia.

Lavoro, la fiaba del merito: si salvano solo i figli dei ricchi

Lavoro, la fiaba del merito: si salvano solo i figli dei ricchi


«La differenza che passa fra produttività e merito è esattamente quella che passa fra lavorare molto e lavorare bene: con ogni evidenza, nulla assicura che lavorare molto implichi lavorare bene». Il dramma, sottolinea Guglielmo Forges Davanzati, è che i giovani hanno sempre meno speranze di trovare lavoro: le porte del mercato sono sempre più strette, e avvantaggiano chi ha forti relazioni sociali e familiari, svantaggiando tutti gli altri. «Non è un fenomeno nuovo quello della trasmissione ereditaria della povertà», perché la cosiddetta “ideologia del merito” che ha guidato le politiche economiche degli ultimi decenni non aiuta a risolvere il problema – di fatto, non lo ha minimamente attenuato – dal momento che «il fenomeno si auto-alimenta soprattutto in contesti di crescente polarizzazione dei redditi». Risultato: «Gli individui provenienti da famiglie con redditi elevati “spiazzano” gli individui provenienti da famiglie con più basso reddito, non perché più produttivi, ma semplicemente perché le famiglie d’origine hanno redditi più alti e maggiori e migliori “reti relazionali”».
Anche per questo, la tragedia italiana della disoccupazione giovanile «non ha nulla a che vedere con il fatto che i lavoratori adulti sono iper-protetti». "Non è un paese per giovani"Semmai, è il peggioramento della distribuzione del reddito a contribuire a ridurre la produttività del lavoro, scrive su “Keynesblog” il professor Davanzati, docente dell’università del Salento, di fronte alle cifre della catastrofe: secondo l’ultimo rapporto Ocse, il tasso di disoccupazione è in crescita in quasi tutti i paesi industrializzati e, in particolare, nell’Eurozona e in Italia. La Banca d’Italia, fin dal 2010, registra che la riduzione dell’occupazione si è manifestata più sotto forma di riduzione delle assunzioni che di aumento dei licenziamenti, e che la crescita della disoccupazione riguarda principalmente la componente giovanile della forzalavoro. Il tasso di attività di individui di età compresa fra i 15 e i 64 anni, nel 1993 era del 58%, a fronte del 42% di quello di individui collocati nella fascia d’età 15-24. Nel 2004, l’occupazione era cresciuta arrivando al 62%, ma si era già ridotto il tasso di attività giovanile, collocandosi intorno al 35%.
Nel corso degli ultimi anni, osserva Davanzati, il divario fra occupazione “adulta” e occupazione giovanile è costantemente aumentato, portando il tasso di disoccupazione giovanile a circa il 40% (fonte Istat), «fatto del tutto inedito nella storia dell’economia italiana». Il fenomeno viene spesso imputato agli effetti di “labour hoarding”, ovvero alla convenienza – da parte delle imprese – a non licenziare lavoratori altamente specializzati in fasi recessive, dal momento che poi – in caso di ripresa – sarebbero costrette ad assumere individui da formare. Interpretazione discutibile, almeno se riferita all’Italia, dove le aziende non prevedono nessuna ripresa a breve o medio termine: oltre il 50% degli imprenditori italiani ritiene che la recessione in atto durerà ancora almeno due anni, ed è una stima che può considerarsi prudenziale. Inoltre, il nostro sistema produttivo è composto da imprese di piccole dimensioni e poco innovative: se la tecnologia utilizzata non richiede lunghi e costosi processi di apprendimento, non siDavanzaticapisce perché le imprese non licenzino il personale già formato, pensando poi di sostituirlo con giovani.
Specie nel Mezzogiorno, la relativa tenuta dell’occupazione di lavoratori in età adulta «dipende semmai da fenomeni di disoccupazione nascosta, ovvero dal fatto che – in imprese di piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare – il livello di occupazione viene mantenuto stabile per il semplice fatto che i lavoratori dipendenti appartengono alla struttura familiare». In altri termini, «il costo del licenziamento in questi casi è sia economico sia psicologico, ed è indipendente dalla specializzazione degli occupati». Sono davvero gli individui più produttivi ad avere la più alta probabilità di essere assunti? Non è detto, perché non esistono standard qualitativi per classificare davvero il “merito”, e perché la produttività del lavoro (ammesso che sia misurabile) è il rapporto fra la quantità prodotta e le ore-lavoroimpiegate. Peccato che, dal 2000 al 2012, in tutti i paesi dell’Eurozona sia notevolmente aumentato il numero di individui che, per trovare lavoro, si rivolgono a conoscenti, amici e parenti. Conseguenza evidente: si riduce la mobilità sociale. «I figli delle famiglie con più alto reddito ottengono good jobs, a fronte del fatto che le famiglie con più basso reddito vedono i loro figli collocati in condizioni di disoccupazione, sottoccupazione e precarietà». In più, conclude Davanzati, i giovani provenienti da famiglie con redditi elevati «hanno un salario di riserva più alto rispetto a coloro che provengono da famiglie con basso reddito». Alla faccia, appunto, dell’ideologia del “merito”.

Sbarco nel Ragusano, una decina di morti Annegati mentre cercavano di raggiungere la riva

Sbarco nel Ragusano, una decina di morti

Annegati mentre cercavano di raggiungere la riva



(ANSA) - SCICLI (RAGUSA), 30 SET - Tragico sbarco di migranti nel Ragusano: una decina di extracomunitari sono morti annegati nel tentativo di raggiungere a nuoto la riva a Scicli, dopo essere stati lanciati in acqua da un natante che si era arenato.

Sul posto stanno operando carabinieri, polizia, guardia di finanza e personale del 118.

giovedì 26 settembre 2013

Gemelline Schepp “sono vive e si trovano in Sardegna”: padre si suicidò nel Foggiano

Caso Schepp, Unione Sarda: "Gemelline sono vive e si trovano in Sardegna"

Gemelline Schepp “sono vive e si trovano in Sardegna”: padre si suicidò nel Foggiano

La notizia è apparsa questa mattina sulla prima pagina del quotidiano 'L'Unione Sarda'. "Ieri mattina è scattato un blitz dei carabinieri del Ros in un campo nomadi tra Nuoro e Oristano"


Caso Schepp, Unione Sarda: "Gemelline sono vive e si trovano in Sardegna"
Potrebbero trovarsi in Sardegna le sorelline Alessia e Livia Schepp rapite i 31 gennaio del 2011 dal padre Matthias, poi morto suicida tre giorni dopo sotto a un treno all’altezza della stazione di Cerignola Campagna. A rivelare la notizia è l’Unione Sarda, che al caso Schepp questa mattina dedica la prima pagina del quotidiano e un’ampia ricostruzione delle indagini.
Si accende quindi un barlume di speranza per Irina Lucidi, madre delle due bambine italo-svizzere originaria di Ascoli Satriano. Qualche giorno dopo la scomparsa delle due bambine, lo ricordiamo, nell’abitazione dei coniugi separati, a Saint-Sulpice, giunse una lettera inviata dall’uomo prima di togliersi la vita, che conteneva una dichiarazione agghiacciante: "Le bambine riposano in pace, non hanno sofferto". Nella missiva l’uomo scriveva chiaramente di aver ucciso le figlie e di trovarsi a Cerignola per ammazzarsi.
La tesi rivelata dal quotidiano sardo, fa il paio con la foto scattata al casello di Nizza che immortalava il passaggio dell’auto di Matthias Kaspar Schepp senza che vi fosse traccia delle bambine sui sedili posteriori.
Sul sito internet dell’Unione Sarda si legge: “All'origine dell'apertura dell'inchiesta le confidenze che gli inquirenti avrebbero ricevuto da un avvocato. Ieri mattina è scattato un blitz dei carabinieri del Ros alla ricerca delle due bambine in un campo nomadi tra Nuoro e Oristano. Le tracce delle due bambine, scomparse il 30 gennaio del 2011, si erano perse in Corsica. Si è sempre temuto che fossero state uccise. Il padre che non accettava il divorzio, aveva scritto alla moglie: "Non vedrai mai più le nostre bambine".
A mettere in moto la Dda, che ha poi affidato il fascicolo al sostituto procuratore Alessandro Pili, è stata la segnalazione dettagliata ricevuta da un avvocato cagliaritano alcune settimane fa. Il legale avrebbe riferito al magistrato quanto gli era stato raccontato da un suo assistito - di cui non ha rivelato il nome - che avrebbe sentito in carcere parlare un gruppo di nomadi.
Secondo le rivelazioni sentite dal detenuto, a giugno le gemelline si trovavano in mano a una famiglia nomade, in un campo rom tra le province di Oristano e Nuoro. Ricevuta la segnalazione è stata aperta l'inchiesta al momento senza ipotesi di reato e i successivi accertamenti.
I carabinieri dei reparti speciali, dopo settimane di appostamenti, ieri mattina hanno fatto scattare il blitz che non ha però dato i risultati sperati. Le tracce di Alessia e Livia si erano perse in Corsica, due anni e mezzo fa, dove erano arrivate assieme al padre, due giorni prima che lui si suicidasse


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Nessun Giornalista ne parla!!perchè noi saremo i prossimi!!

mercoledì 25 settembre 2013

la vitamina anticancro

B17 la vitamina anticancro

B17IMPORTANTE: Questo articolo non è scritto per fornire una cura semplicistica per il cancro ma, per mettere in luce possibilità che la medicina ufficiale mantiene nascoste in quanto nuocerebbero agli interessi delle multinazionali farmaceutiche: una vitamina non è brevettabile!
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La vitamina B17 è presente nei noccioli amari di albiccocca, e di pesca e nelle mandorle amare.
ATTENZIONE: una dose eccessiva può essere letale. La vitamina B17 non è da intendere come un trattamento di prevenzione della malattia.
La vitamina B17 viene assorbita dalle cellule e scomposta per idrolisi, in due veleni: benzaldeide e ioni cianuro.
Al’interno di una cellula sana questi due veleni vengono convertiti rapidamente in acido benzoico e tiocianati, entrambi innocui. Questo avviene grazie alla presenza, nelle cellule sane, di Rodanese un enzima invece assente all’interno delle cellule neoplastiche.
La cellula neoplastica ( tumorale), essendo priva di Rodanese, non è in grado di rendere innocui i due veleni prodotti dalla vitamina B17 che quindi si diffondono nella cellula fino ad ucciderla.
Il medico russo Inosmetzeff professore presso l’Università imperiale di tutte le russie nel 1834 curò una donna di 48 anni con estese metastasi da cancro ovarico e, nel 1845, dopo quindi ben 11 anni, questa donna risultava essere ancora viva.
Giuseppe Nacci in “Diventa medico di te stesso” scrive:
La vitamina B17 è una molecola stabile, chimicamente inerte e non nociva se assunta nelle giuste quantità appropriate e sotto controllo medico. Il dosaggio iniziale raccomandato nell’adulto è di 4-5 semini amari al giorno, se semini amari di albicocca, (quantità maggiori o minori se di altro frutto), per la prima settimana, salendo o meno di dosaggio nelle settimane successive, a discrezione del medico, fino a raggiungere valori che devono essere accuratamente calcolati in funzione dell’emi-vita biologica della vitamina B17, delle analisi urinarie (presenza di Tiocianato di sodio e di acido ippurico in quantità tale da far presumere un superamento della soglia limite ritenuta compatibile per la terapia in atto), della massa ematica e corporea del paziente, della buona funzionalità epatica, renale e di altri organi, della possibile colliquazione massiccia della massa tumorale con possibile exitus per blocco renale irreversibile, etc…
Attualmente il trattamento del cancro con vitamina B17  in America è vietato per legge, le multinazionali farmaceutiche hanno portato avanti una lunga campagna denigratoria nei confronti della vitamina in questione già dagli anni 50, convincendo tutti della sua supposta pericolosità.
Nonostante ciò, in tutto il mondo, esistono medici che utilizzano questo tipo di vitamina nel trattamento del cancro, spesso abbinandola a una dieta vegetariana del tutto priva di proteine.
Ne è un esempio il dott. Francisco Contreras amministratore dell’ospedale Oasis of Hope (Oasi di speranza) di Tijuna Messico che, in 35 anni di attività, ha curato oltre 60.000 pazienti con queste tecniche.

lunedì 23 settembre 2013

La nostra sudditanza alla Germania:Colle, risultato rafforza Ue

Germania: Colle, risultato rafforza Ue

Grande prova di vitalità e serietà democratica



(ANSA) - ROMA, 23 SET - Il risultato delle elezioni tedesche "rafforza decisamente la causa dell'Europa e della sua unità" e costituisce "una grande prova di vitalità e serietà democratica". E' quanto afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una dichiarazione.

Camusso,giù tasse lavoro o mobilitazione

Camusso,giù tasse lavoro o mobilitazione

Leader Cgil torna a sollecitare governo per convocare tavolo



(ANSA) - ROMA, 23 SET - Bisogna redistribuire il reddito e ridurre le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni: se la legge di stabilità non darà risposte in questo senso "non si potrà procedere che con la mobilitazione unitaria". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che torna a sollecitare il governo a "convocare un tavolo".

martedì 17 settembre 2013

attenti a Equitalia

equitaliaPubblichiamo il comunicato di Federcontribuenti, lungo ma val la pena di leggerlo, si scopre infatti che Equitalia tenta il colpo, contando sull’ignoranza in materia dei contribuenti, violando ben 2 leggi! Ma il primo a violare le leggi è il Governo stesso: le tasse vanno approvate dal Parlamento, non sono atti amministrativi!
Fate girare, tanti non sanno!
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Tributi e metodo di riscossione, due principi regolamentati dalla stessa mano che introduce nuovi tributi ed è chiamato a tutelare i contribuenti salvaguardandone i diritti sanciti nello Statuto del Contribuente e nello stesso codice civile. Il codice tributo è un codice unico identificativo alfanumerico che definisce la tipologia di tributo o entrata, sanzione o interessi da pagare attraverso
la compilazione di F23 o F24. In Italia abbiamo 8.958 codici tributi. Di cui 243 codici appartengono all’Irpef.
Veniamo ai principi costituzionali del diritto tributario traditi dal legislatore.
L’indice di capacità contributiva, articolo 53 della Costituzione.
Il legislatore nel corso dei vari governi ha, furbamente, travisato i criteri che determinano la capacità contributiva di ognuno, facendo passare, ad esempio, il possesso del televisore, piuttosto che dell’auto, (canone Rai e bollo auto) o l’imposta sostitutiva sui finanziamenti a medio-lungo termine come indici di reddito.
Sempre in materia tributaria troviamo nella costituzione l’articolo 23.
Un tributo deve essere emanato dal parlamento e non dal governo. La Corte Costituzionale ammette alcune eccezioni, ma, negli ultimi anni, è diventata la regola imporre nuovi tributi senza passare per il parlamento. Un decreto legge convertito con voto di fiducia sposta tutto il potere al governo, il parlamento può solo accettare oppure far cadere il governo, come fosse una minaccia, una ritorsione. L’articolo 77 della Costituzione recita che solo in casi di urgente necessità un governo può disporre un nuovo tributo. La Corte Costituzionale ha ribadito, in assenza dei requisiti di necessità e urgenza, l’incostituzionalità. Se poi dobbiamo accettare il fatto che a causa dei mancati tagli allo spreco del denaro pubblico, sussiste l’urgenza, possiamo anche dire che Paperino era più fortunato di Gastone.Per noi di Federcontribuenti sussistono i termini per impugnare una lunga serie di tributi istituiti negli ultimi anni per presuntaincostituzionalità. L’ufficio legale sta studiando tutti i tributi degli ultimi 10 anni.
Riscossione.
Qualcosa è cambiato in casa Equitalia, ma, restano i nodi più grandi, quelli che spazzano via ogni tentativo, da parte del governo e dei deputati, di riapparire credibili agli occhi degli elettori.
Il primo nodo riguarda il conflitto di interessi visto che i giudici tributari vengono stipendiati dal ministero dell’Economia, in barba al principio di imparzialità. Secondo nodo, il metodo stesso utilizzato da Equitalia, un metodo così contorto da costare, alla società stessa, qualcosa come oltre 50 milioni di euro di spese legali per contenzioso esattoriale. Sono così numerosi i casi in cui Equitalia viola leggi e diritti da soccombere in molte aule.
Facciamo un esempio: qualche giorno fa in casa Federcontribuenti arriva una telefonata dall’Abruzzo. Un signore, mezz’ora prima, aveva ricevuto una raccomandata da Equitalia dove lo avvisava del pignoramento dello stipendio presso la propria ditta, la ditta aveva ricevuto una raccomandata con la richiesta di versare l’intero mensile, fino a raggiungere circa 19 mila euro, sul conto corrente intestato alla società di riscossione. Una norma prevede che per il pignoramento presso il datore di lavoro o l’ente pensionistico potrà essere pignorato1/10 dello stipendio sotto i 2.500 euro mensili di reddito, 1/7 tra 2.500 e 5.000 euro 1/5 sopra questa soglia. Il contribuente in questione ha subito due violazioni di legge: la prima perchè è stato chiamato a pagare tributi vecchi di 20 anni, la seconda perchè rischia di subire ilpignoramento dell’intero reddito. In questo caso ha 20 giorni di tempo per fare ricorso, pagare un avvocato e relative spese legali per vedersi riconosciuti diritti sanciti per legge.
Come si spiega tale modus operandi? Equitalia punta sulla legge dei grandi numeri: su 100 contribuenti che subiscono tale violazione, 60 pagheranno perchè ignoranti sui propri diritti, 15 supereranno i termini per il ricorso, solo in 25, su 100, andranno in giudizio e si vedranno tutelati.
Attendiamo da anni una riforma sul sistema della riscossione in linea con lo Statuto del contribuente e con il codice civile.
Roberta Lemma
Responsabile Ufficio Stampa Federcontribuent

lunedì 16 settembre 2013

Poeta e minatore, e' il nonno del pianeta

Poeta e minatore, e' il nonno del pianeta

Siciliano il piu' vecchio del mondo. Si chiama Arturo Licata, ha 111 anni


Arturo Licata e' la persona piu' vecchia del mondo di sesso maschile. Ha 111 anni e vive a Enna

Dopo la morte a 112 anni di Salustiano  "Shorty" Sanchez di origini spagnole, il primato per essere l'uomo più vecchio nel mondo passa ad Arturo Licata, 111 anni. L'anziano vive a Enna e ha festeggiato il compleanno lo scorso 2 maggio, circondato da figli, nipoti e pronipoti. La moglie, Rosa Jannello sposata nel 1929, morì nel 1980: da lei ha avuto sette figli.
Nato nel 1902, Licata ha lavorato per vent'anni nelle miniere di zolfo a Pasquasia, facendo la guardia giurata e poi il conduttore meccanico. Un lavoro faticoso che nel tempo lasciò per intraprendere la carriera di infermiere nel dispensario di Enna: accompagnava i bambini affetti da tubercolosi all'ospedale "Buccheri La Ferla", a Palermo.
Come soldato, durante la colonizzazione fascista, rimase per due anni in Africa, per poi fare rientro in Italia, nella sua Enna. Musicista autodidatta, imparò a suonare la chitarra da giovane e spesso veniva chiamato dagli amici per comporre serenate da dedicare alle donne. Oltre all'indole musicale, Arturo Licata ha coltivato negli anni la passione per la poesia, partecipando anche ad alcuni concorsi e ricevendo dei premi.
Allegro e ancora lucido mentalmente, l'uomo più vecchio del mondo si diverte a raccontare gli aneddoti della sua straordinaria avventura di vita ai tanti nipotini che lo assistono e sono orgogliosi di lui

Siria: Hollande, Francia è paese sovrano

Siria: Hollande, Francia è paese sovrano

In Siria come in Mali



(ANSA) - PARIGI, 15 SET - Il presidente francese, Francois Hollande, respinge le affermazioni su una Francia "a rimorchio" degli Stati Uniti sulla crisi siriana. In diretta tv dall'Eliseo, il presidente ha sottolineato che "la Francia è una nazione sovrana" ed ha aggiunto che "in Mali, come in Siria, non dipende da nessuno".

Russia: incendio in sommergibile atomico

Russia: incendio in sommergibile atomico

Per ora esclusi pericoli. Era in manutenzione dal 2010


Un sommergibile russo K 250 Tomsk (foto dal Web)

Un incendio e' scoppiato sul sottomarino nucleare K-150 Tomsk, in manutenzione in un molo del territorio del Primorie, nell'estremo oriente russo: lo riferisce del ministero locale delle Emergenze. Un rappresentante del cantiere navale Zvezda ha definito improbabile l'ipotesi che l'incendio possa causare un'esplosione nel sommergibile e ha escluso pericoli per i residenti. Il K-150 Tomsk era in riparazione dal 2010 per problemi al motore di raffreddamento del suo reattore nucleare.
Nessun pericolo di contaminazione radioattiva dopo l'incendio scoppiato a bordo sottomarino atomico K-150 Tomsk, in un cantiere navale a circa 25 km da Vladivostok, sul mar del Giappone: lo riferisce l'agenzia Itar-Tass, citando tuttavia solo un ufficiale anonimo della Flotta russa del Pacifico, cui appartiene il sottomarino. ''Non c'e' alcun rischio radioattivo. Le armi sono state rimosse dal sottomarino. La situazione e' completamente sotto controllo'', ha assicurato la fonte, precisando che l'equipaggio e' stato evacuato. Mentre proseguono le operazioni di spegnimento, sono state inviate due navi anti incendio e una per il controllo delle radiazioni. Il rogo e' scoppiato durante alcuni lavori di saldatura nella zona di zavorra del sottomarino dopo che una sega a gas usata per tagliare una grata ha infiammato una vecchia gomma di rivestimento, cavi e vernice. Secondo fonti del quartier generale della Flotta del Pacifico, il pericolo di una esplosione e' minimo perche' la cisterna e' esterna alla parte stagna del sommergibile, dove e' localizzato anche il reattore. Il Tomsk e' dotato normalmente di 24 missili teleguidati. Nel 2011 un altro incendio colpi' un sottomarino nucleare nel nordovest della Russia senza causare feriti.


venerdì 13 settembre 2013

Mps, il bancomat della politica

Mps, il bancomat della politica




Le telefonate a Mussari per chiedere favori e finanziamenti. La Santanchè intercede per conto degli Angelucci
ROMA
Passi che il presidente della banca di Siena, stiamo parlando del Monte dei Paschi di Siena, abbia rapporti molto stretti con l’attuale Pd, un partito che ha tra i suoi dirigenti e militanti vecchi dirigenti e militanti del Pci. Poi bisogna vedere come si sono tradotti questi rapporti. E questo è un filone d’indagine che la a procura di Firenze ha iniziato ad approfondire avendo già raccolto diverse testimonianze.  

Ma a leggere i brogliacci delle intercettazioni telefoniche del presidente di Mps dell’epoca, stiamo parlando del 2010, Giuseppe Mussari, colpiscono le relazioni di interessi molto stretti tra Mussari, cioé la banca, e diversi esponenti del Pdl, falchi e colombe, pitonesse comprese. 

Per non dimenticare nessuno, in questi brogliacci si citano: Matteo Renzi, Massimo D’Alema, Romano Prodi, Giuliano Amato,Enrico Letta, Nicola Latorre, Pierluigi Bersani, Piero Fassino. Nomi di una squadra politicamente nota, quella del Pd a vario titolo. Poi ci sono le sorprese del Pdl: Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Daniela Santanché, Guido Crosetto.  

Il neo giudice della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, il 14 febbraio del 2010 parla con Mussari e gli chiede «se è vera la voce circa la sua candidatura all’Abi, in modo tale da fare qualcosa per sostenerlo». Mussari conferma l’indiscrezione. C’è un’altra conversazione registrata con Amato, il primo aprile di quell’anno. «Mi vergogno a chiedertelo - esordisce il professore Amato - ma per il nostro torneo ad Orbetello. È importante perché noi siamo ormai sull’uso... Che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che insomma il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125». Risponde Mussari: «Va bene. Ma la compensiamo in un altro modo». Amato: «Guarda un po’ se ci riesci. Sennò io non saprei come fare. Trova un gruppo». Mussari lo tranquillizza concludendo: «Lo trovo. Contaci». 

Il 24 febbraio Piero Fassino chiama Mussari per sapere quando lo potrà incontrare a Roma. a il presidente Mps è per una settimana in ferie. «Ricontattami quando rientri per fissare un incontro. Così facciamo un po’ il punto totale». 

Il 4 marzo tocca a Romano Prodi chiamarlo per invitarlo a un convegno sull’Africa: «Non ho nessuna intenzione di rientrare in politica». Con Mussari, Prodi vuole parlare «del pericolo futuro della speculazione internazionale». 

Il 12 marzo Mussari si reca a Palazzo Grazioli. La sera prima, confida al sindaco di Siena Cenni, era a cena dal presidente Berlusconi insieme al direttore generale Mps, Antonio Vigni. 

Il 17 marzo arriva la telefonata del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta: «E’ possibile concedere al Teatro Biondo di Palermo un extrafido di 1.5 miliardi di euro garantito da finanziamenti assicurati dalla Regione e dal Comune». Mussari risponde che se ne occuperà «immediatamente». 

Il 25 marzo Daniela Santanché gli chiede di fissare un appuntamento a Roma per il suo socio, Giampaolo Angelucci del gruppo Tosinvest (che è già cliente Mps). Il presidente Mussari le risponde che la ricontatterà il prossimo lunedì. Anche l’allora sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, vuole incontrare il presidente Mps, e gli dà appuntamento per il martedì successivo in ufficio, al ministro della Difesa. 

Il 6 aprile Mussari è a Roma, e dice al deputato che vuole dimettersi per candidarsi a sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, di aver incontrato Massimo D’Alema e «di averlo informato dell’iniziativa. A tal proposito D’Alema ha detto di voler prima sentire Casini». in un’altra occasione, Mussari parla di politica con D’Alema che lo va a trovare a Siena, in Banca. 

La segretaria, il 19 aprile, gli rammenta che nella prossima andata a Roma dovrà incordare Bersani, Enrico Letta, Latorre, l’ingegnere Caltagirone. A Fabio Borghi, Mussari «gli dice di essere stato dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che aspetta che lo contatti telefonicamente per fissare un appuntamento». 

Gas e luce costano 1.815 euro l’anno. Ecco come…non pagarli affatto!

Gas e luce costano 1.815 euro l’anno. Ecco come…non pagarli affatto!


staccare-luce-e-gas[1]Quasi duemila euro di spesa annua. 1.815 euro, per la precisione. E’ quanto sborsa la famiglia “tipo” italiana per le bollette energetiche, di gas e luce, in un anno. Lo scrive il Sole 24 Ore, consigliando alcuni portali specializzati del web per scovare le tariffe più convenienti…
Ma si può fare altro. Risparmiando molto, molto di più. Perché non svincolarsi definitivamente dalle tradizionali forniture di luce e gas?Enrico Cappanera, presidente di Energy Resources, lo ha fatto nella sua abitazione, investendo sul fotovoltaico, la geotermia e sul SeS, l’innovativo sistema d’accumulo dell’energia brevettato proprio da Energy Resources. Un investimento, recuperabile in meno di dieci anni grazie agli incentivi, che gli consentirà di risparmiare attorno ai 2.000 euro annui. Senza preoccuparsi più di bollette e rincari energetici. Da consumatore ad auto-produttore della propria energia,  preludio della Terza Rivoluzione Industriale teorizzata dall’economista Jeremy Rifkin.
«Le tecnologie esistenti nel campo delle rinnovabili rappresentano un grandissimo passo in avanti verso una reale democrazia energetica – sostiene Cappanera – Operazioni come queste rendono più concreti i concetti legati alla terza rivoluzione industriale ed aprono le porte ad una nuova stagione per l’umanità dove sarà la micro-generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili a ripristinare l’equilibrio tra uomo e pianeta».
Energia a chilometri zero, insomma, autoprodotta, gestita ed utilizzata sul luogo senza nessun intermediario. Riducendo drasticamente la dipendenza dalle fonti fossili. «Credo stia maturando la consapevolezza che l’energia è un bene di tutti e che le tecnologie sono a disposizione delle persone per migliorarne lo stile di vita – rimarca Cappanera – E non per limitare la possibilità di accesso alle risorse. Sapere quanta energia si ha la possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale fra l’altro anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti».
E’ stata infatti inaugurata la prima casa off grid d’Italia che ha definitivamente detto addio al petrolio perché  autosufficiente e staccata da luce e gas. È stata realizzata a Monsano, in provincia di Ancona, ed è la prima casa italiana completamente indipendente da fonti fossili inquinanti, scollegata dalla rete elettrica nazionale e dalla tradizionale fornitura di gas, a far diventare realtà ciò che fino a poco tempo sembrava impossibile è stata la Energy Resources.
 
Nell’abitazione si produce energia pulita a impatto e chilometri zero: qui viene prodotta, gestita distribuita e utilizzata, senza la necessità di reti, intermediari o filiere di distribuzione.
“Anche Francesco Del Pizzo, AD di Terna Plus, scommette su un futuro dove i sistemi di accumulo di energia serviranno a stabilizzare la rete elettrica esistente, garantendo la crescita delle rinnovabili. D’altronde Jeremy Rifkin ha basato le sue teorie su cinque pilastri di sviluppo principali dove la micro produzione di energia ed il suo accumulo serviranno ad uscire dall’empasse energetico e dalla crisi economica ed ambientale globale”.
“Quello che fino ad oggi è stato definito consumatore – ha concluso Cappanera – deve trasformarsi finalmente in produttore capace di orientare le proprie scelte in modo consapevole: sapere quanta energia si ha possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti”.

mercoledì 11 settembre 2013

Vergogna politici,Il debito pubblico italiano non è più ripagabile

Il debito pubblico italiano non è più ripagabile



draghi-monti(1)[1]Notizia sensazionale: il debito pubblico italiano non è più ripagabile, perché ormai supera i 2.000 miliardi di euro, oltre il 130% del Pil. Per assorbirlo, l’Italia dovrebbe fare due cose, entrambe estreme: non fare più deficit (assoluto pareggio di bilancio: parità tra spesa pubblica e introito fiscale) e in più varare, per molti anni, ulterori manovre “lacrime e sangue” da 100 miliardi l’anno, irrealistiche perché palesemente insostenibili. «La verità che nessun politico è disposto ad ammettere è che il debito pubblico italiano non è più ripagabile», avverte Marcello Foa. Ma c’è di peggio. La tragedia è che nessun politico – parafrasando Foa – è disposto ad ammettere che il debito pubblico non dovrebbe mai essere un problema, essendo infatti il vero “mestiere” dello Stato: che solo attraverso il deficit – la spesa pubblica, o spesa a deficit positiva – può continuare a pagare stipendi a medici e insegnanti e costruire strade, ferrovie, scuole e ospedali, cioè strutture e servizi avanzati senza cui non potrebbe vivere neppure l’economia di mercato.
In condizioni di normale salute socio-economica, quella che in Italia ha prodotto gli straordinari progressi del dopoguerra, il debito pubblico è Mario Draghiesattaente la “benzina” (l’unica possibile) dello sviluppo complessivo della comunità nazionale, pubblica e privata. Viceversa, se si pretende – come oggi, vigendo l’ideologia neoliberista di Bruxelles – che siano i cittadini, mediante le tasse, a “finanziare” i servizi pubblici, allora cessa virtualmente la funzione principale dello Stato: in teoria, a quel punto, i cittadini potrebbero saltare l’ostacolo e privatizzare direttamente i servizi di cui necessitano. Ed è esattamente l’obiettivo strategico dei neoliberisti: eliminare lo Stato democratico dalla faccia della terra e spogliarlo dei suoi beni strategici, che vengono privatizzati – non dai cittadini, ovviamente, ma dall’élite che ha progettato l’intera operazione, cioè la stessa oligarchia feudale che ha trasformato in dogma l’illusione che il mercato sia autosufficiente. Oligarchia che ha sempre colpevolizzato lo Stato, come se il debito pubblico (cioè il suo “mestiere” fisiologico) fosse una sorta di peccato, di malattia, di vergogna da nascondere.
Secondo Foa, che pure critica spesso le sleali e pericolose politiche di rigore promosse dall’élite mondiale attraverso gli obbedienti tecnocrati della Troika europea (Ue, Bce e Fmi), giustizia vorrebbe che per riequilibrare i bilanci in rosso si facesse “un’eccezione”, come quella che dal 2009 è stata fatta per salvare le grandi banche, tecnicamente fallite, a catena, dopo il crac di Wall Street del 2007. In via del tutto eccezionale, si dovrebbe cioè consentire un temporaneo alleggerimento finanziario costituito da «misure straordinarie, uniche, non ripetibili», per poi tornare a una «normalità» nella quale, tra le altre cose, gli Stati siano «messi nelle condizioni di non abusare del proprio potere». Una “normalità” – mai esistita, peraltro – fatta di «mercati che funzionano senza correttivi o salvataggi indebiti», di tassazioni «ragionevoli, che incentivino il consumo e il risparmio e non penalizzino – anzi premino – gli imprenditori che creano ricchezza e posti di lavoro». Una normalità ideale, dunque, in cui «le banche e le banche centrali non siano più onnipotenti», e in cui «politici, cittadini, banchieri, Foaimprenditori siano chiamati a rispondere delle proprie azioni. Tutto questo è davvero irragionevole?».
No, certo: sarebbe un mondo perfetto, ancorché irrealistico. Specie se si tiene conto di un aspetto capitale: il debito pubblico – cioè quello che lo Stato contrae con i propri cittadini – è fatto apposta per non essere mai ripagato finanziariamente, perché la “paga” del debito pubblico sono i beni e i servizi che lo Stato crea per i cittadini, spendendo i loro soldi in anticipo, a deficit, per il benessere della cittadinanza. Storia: nessuno Stato moderno ha mai dovuto ripagare il suo debito pubblico. Quello italiano, poi, è esploso all’inizio degli anni ’80. Non per colpa delle “cicale” italiane, ma sotto la pressione della grande finanza anglossassone: che ha convinto la Banca d’Italia (Ciampi) a divorziare dal Tesoro (Andreatta), cessando di essere il “bancomat” del governo, cioè il fornitore a costo zero del denaro necessario alla nazione. Da quel momento, per sostenere infrastrutture e servizi per i cittadini, lo Stato ha dovuto attingere denaro dal mercato privato, a caro prezzo, mettendo in vendita titoli di Stato da ripagare (quelli sì) con gli interessi.
Risultato: il debito pubblico è praticamente raddoppiato di colpo, a vantaggio della speculazione finanziaria. Rimediare in modo naturale, cioè tornando indietro e rimettendo insieme Bankitalia e Tesoro? Operazione oggi tecnicamente impossibile, dopo l’adesione all’euro: la banca centrale italiana non è più comunque autorizzata ad emettere, per l’Italia, banconote spendibili. Di conseguenza, allo Stato – neutralizzato e paralizzato dalla finanza privata – non restano che le tasse (ora sì) per far funzionare i servizi. E non tasse qualsiasi, ma le super-tasse del rigore: quelle che strangolano le famiglie, fanno chiudere le aziende e seminano disoccupati. Un circolo mortale: se l’economia peggiora, cala di pari passo il volume dei contributi Montifiscali e quindi esplode il debito pubblico, col suo fardello cronico e ormai esponenziale di interessi passivi pluriennali.
Non è stato un incidente, ma un piano: solo così, disabilitando la funzione pubblica dello Stato sovrano – emissione di moneta per sostenere la spesa pubblica – sarebbe stato possibile privatizzare completamente la finanza e l’economia, e regalare profitti stellari ai “Masters of Universe”, i falsari di Wall Street che convocarono Mario Draghi sul Britannia per progettare la grande rapina che poi l’opinione pubblica avrebbe chiamato crisi economica, crisi finanziaria, crisi dell’Eurozona. Quando il paese cresceva, il debito pubblico era “nostro”, era decisivo per il progresso e il benessere della nazione. E’ questa la verità che conta, quella che “nessun politico è disposto ad ammettere”. Nessun politico di oggi, s’intende. Perché quelli di ieri – insieme alla loro economia e alla loro industria di Stato, così temuta dalla concorrenza tedesca e francese – sono stati spazzati via dalla cupola finanziaria non appena l’Italia, caduto il Muro di Berlino, ha cessato di avere importanza geopolitica. I politici di oggi non la ammettono, quella verità fondamentale, perché loro stessi sono stati selezionati, allevati, addomesticati e messi al potere proprio dai grandi pianificatori internazionali della rapina che continuiamo a chiamare crisi.

mercoledì 4 settembre 2013

Fassino (meglio che Taci) a cosa servi!!

Fassino con Renzi.Pd non vince da troppo

Sindaco Firenze prende voto delusi, incerti, Pdl, M5S e dei Dem



(ANSA) - TORINO, 4 SET - ''Da troppi anni inseguiamo una vittoria che non otteniamo. Matteo Renzi prende il voto dei delusi, del Pdl, del M5S, del Pd, prende il voto degli incerti e raccoglie un largo consenso''. Il sindaco di Torino e presidente nazionale dell'Anci, Piero Fassino, spiega così in una intervista a Radio Capital, il suo sostegno al sindaco di Firenze nella corsa alla segreteria del Pd.

Scossa magnitudo 3.3 a Modena e Ferrara

Scossa magnitudo 3.3 a Modena e Ferrara

Avvertita dalla popolazione, nessun danno



(ANSA) - ROMA, 4 SET - Un evento sismico è stato avvertito dalla popolazione nelle province di Modena e Ferrara, con epicentro localizzato tra i comuni di Finale Emilia, Bondeno e Sant'Agostino. Secondo i rilievi registrati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l'evento sismico è stato registrato alle ore 9.03 con magnitudo 3.3. Dalle verifiche effettuate da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile, al momento, non risultano danni a persone e o cose.

Chi Boccia Bersani per il flop delle scorse elezioni??

Bersani boccia Renzi-Franceschini, non hanno contenuti

Renzi: 'Bersani era un po' spompo...'. Tensione nel Pd su posizionamenti


Bersani e Renzi (archivio)

Sala piena per l'arrivo di Pier Luigi Bersani alla festa nazionale del Pd a Genova. L' ex segretario, circondato da giornalisti e cameraman, non ha rilasciato dichiarazioni. ''Parlo tra poco'' e si è infilato dietro il palco dopo avere abbracciato e baciato Livia Turco. L'arrivo sul paco di Pier Luigi Bersani e' stato accolto da una standing ovation. "L'operazione Franceschini-Renzi non mi convince, non ha contenuti", ha detto Bersani parlando alla Festa Democratica nazionale.  "Negli ultimi tempi - ha spiegato - ho sentito trattare la sinistra come fosse un abbellimento della destra, invece ha una sua visione. La sinistra non deve diventare una componente ma è il lievito dell'idea del Pd". Poi sul governo: "Siamo leali verso questo governo, Enrico Letta sta facendo più del possibile e non se l'è cercata lui".
''Non possiamo solo organizzare tifoserie e plebisciti senza contenuti'', ha aggiunto Bersani alla festa del Pd. ''Davanti al PD non metto Bersani e non si possono mettere nè Renzi, nè Cuperlo, nè altri''. ''Le riforme che ho fatto quando ero al governo avevano tutte una piegatura verso le giovani generazioni'', ha risposto all'intervistatore che gli faceva notare come la platea fosse in prevalenza di spettatori maturi. ''Le riforme devono essere orientate sui giovani ma spesso si urta su cose antiche. Non bastano gli slogan''. ''Fioroni ha fatto una curva sovietica sul candidato unico ma ce ne sono 4-5, e che si verifichi una maggioranza ed un minoranza o anche piu' minoranze, e' tutta salute''.
'Adesso vado a fare delle flessioni...''. Risponde cosi', esibendo un largo sorriso, Pier Luigi Bersani a chi gli chiede di commentare Renzi che l'ha definito 'spompato' dopo le primarie. E fa notare, con un po' di civetteria, forma e abbronzatura. ''Bersani durante le primarie è stato perfetto, mi ha fatto un c... così, è stato bravissimo, è andato bene, non ha sbagliato una mossa. Poi negli ultimi mesi... o era spompo, che ci sta anche...''. E' stato questo il commento di Matteo Renzi, espresso ieri sera alla Festa dell'Unità di Bologna mentre stava parlando con il segretario bolognese Raffaele Donini ed alcuni volontari durante il giro degli stand, catturato da un video del sito bolognese di Repubblica, mentre stava parlando di Bersani e delle elezioni dello scorso febbraio. ''Io l'ho visto a Palermo - ha detto Renzi, riferendosi ad una delle ultime uscite della campagna elettorale di febbraio - ed era distrutto, poi c'era Berlusconi che era tornato a fare Berlusconi...''.
'Non intendo smettere né di fare il sindaco, né di 'sparare' sulle questioni di politica nazionale', ha detto Renzi intervenendo a un incontro coi dirigenti del Comune per fare il punto sui lavori in corso in città. ''Il sindaco di Firenze ha il dovere di parlare di temi nazionali - ha detto - perché Firenze non è una città come le altre. Fra 6 anni spero che Firenze abbia un sindaco di centrosinistra, e dovrà avere un ruolo nella politica nazionale''.

Gdf sventa saccheggio sito archeologico

Gdf sventa saccheggio sito archeologico

A Lanuvio alle porte di Roma, sequestrati migliaia di reperti



(ANSA) - ROMA, 4 SET - La GdF di Roma ha sventato il saccheggio, da parte dei cosiddetti 'tombaroli', di un sito archeologico sconosciuto alla Soprintendenza dei beni archeologici del Lazio sito nella zona di Lanuvio, ai Castelli Romani.Nell'area portata alla luce, collegata al vicino tempio di età romana dedicato al culto di Giunone Sospita (la salvatrice),sono stati rinvenuti i resti di alcuni edifici, monete,5 elementi architettonici in marmo e oltre 24.000 frammenti di età romana tardo-repubblicana ed imperiale.

PDL grandi strateghi,PD D'Alema dipendenti,infinocchiati sempre dal Berlusca

Schifani, se voto Giunta su Cav politico stop governo


Renato Schifani

"Il Presidente del Senato ha il potere di rinnovare i componenti della Giunta per le elezioni solo in determinati casi, disciplinati dall'Art. 19 del regolamento del Senato, tra i quali certamente non rientra l'espressione di opinioni sulle questioni sottoposte alla valutazione della Giunta e che, nel caso specifico, sono emerse da esponenti di tutte le forze politiche". Lo dichiara il Presidente del Senato in merito alla richiesta del capogruppo Schifani di valutare la sostituzione dei componenti della Giunta. 
"E' di tutta evidenza che la violazione degli elementari principi di riservatezza da parte di alcuni membri della Giunta - che hanno dichiarato come voteranno - richiede la valutazione del Presidente Grasso sulla esigenza di procedere alla loro sostituzione". Lo chiede il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani.
"Nel caso in cui la Giunta per le elezioni del Senato dovesse deliberare di dover procedere alla 'contestazione' della decadenza dalla carica parlamentare di Silvio Berlusconi - ricorda Schifani - dovrà riunirsi in Camera di Consiglio per pronunciarsi. E' di tutta evidenza - aggiunge - che la violazione degli elementari principi di riservatezza da parte di alcuni membri della Giunta - i quali hanno a mezzo stampa dichiarato come voteranno, prima degli adempimenti previsti - richiede la valutazione del Presidente Grasso sulla esigenza di procedere alla loro sostituzione, considerata la funzione giurisdizionale che la Giunta medesima assolve. Funzione che impone il rigoroso dovere di non poter anticipare in alcuna sede o contesto quali saranno le decisioni finali dei singoli componenti", conclude Schifani.
"Se il voto dovesse essere politico e quindi rispecchiare le distinzioni delle forze in campo la convivenza sarebbe impossibile". Così, ai microfoni del Tg3, il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani sulle conseguenze di un eventuale sì della Giunta delle elezioni del Senato alla decadenza di Silvio Berlusconi.
''Ho sentito Berlusconi e mi pare molto preoccupato'', ha  detto Roberto Maroni aggiungendo ''mi auguro che tolga il sostegno al Governo, sostenuto da una maggioranza dove c'e' un partito, il Pd, che lo sta trattando come all'epoca fu trattato Craxi''.
Arrivando a un convegno sulla religione nella valle del Nilo, organizzato dalla Fondazione Paolo VI alla villa Cagnola di Gazzada, il segretario della Lega ha detto di augurarsi che la prossima primavera ci siano anche ''le elezioni politiche anticipate'', oltre alle europee e alle amministrative. In questo contesto Maroni ha collocato il suggerimento a Berlusconi sulle prossime scelte del Pdl.
''L'ho sentito Berlusconi - ha spiegato ai giornalisti - mi pare molto preoccupato e penso che debba prendere una decisione: mi auguro che la decisione sia di togliere il sostegno al governo Letta, perché è un governo che non sta facendo bene''. ''Anzi - ha concluso Maroni - è sostenuto da una maggioranza, dove c'è un partito, il Pd, che lo sta trattando come all'epoca fu trattato Craxi: però è una decisione che spetta a Berlusconi, naturalmente''.