lunedì 6 luglio 2015

Grecia, schiaffo al totalitarismo. E ora vedrete cos’è l’Ue

Grecia, schiaffo al totalitarismo. E ora vedrete cos’è l’Ue


Quando circa il 60% di un popolo vota no, sono superflue le solite interpretazioni. E’ un voto forte, conclamato e, a mio giudizio, colmo di speranza. Ma non del tutto sorprendente. Il popolo greco – che molti in questi anni hanno deriso – è un popolo coriaceo, orgoglioso, profondamente consapevole della propria identità. E’ un popolo che ha resistito a secoli di dominazione ottomana, che  nella Seconda Guerra Mondiale ha combattuto a viso aperto gli italiani prima (sconfiggendoli) e i tedeschi di Hitler. Quando si sente minacciato, quando si sente vittima di un’ingiustizia reagisce come ha sempre fatto nella sua storia: unendosi e ribellandosi. Il no dei greci è straordinario perché segna un precedente storico. Un popolo di nemmeno 10 milioni di abitanti ha avuto il coraggio di sfidare apertamente l’Europa finanziaria – dominata dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fmi – che ha gettato nella disperazione non solo i greci, ma anche portoghesi, spagnoli, italiani e in fondo quasi tutti i paesi della zona euro, con la sola eccezione della Germania. E lo ha fatto usando lo strumento che quell’Europa di tecnocrati nega ostinatamente e svilisce quotidianamente: la democrazia.
Il voto di un popolo che vuole essere ancora sovrano in questa Europa che invece nega la sovranità. E’ uno schiaffo clamoroso, che nemmeno uno spin vergognoso, dai tratti terroristici – perpetrato da tutte le istituzioni europee con laLa gioia dei greci alla vittoria del No al referendumvergognosa complicità di Draghi, che ha portato ai minimi la liquidità alla Grecia, costringendo le banche, in piena campagna referendaria, a rimanere chiuse – ha sortito gli effetti sperati. Altrove queste misure avrebbero provocato una netta vittoria dei sì. In Grecia, invece, è stata vissuta come un gesto imperiale, di occupazione coloniale a cui non si poteva che rispondere con il no. Della serie: noi non ci facciamo intimidire. Che tempra! Che coraggio! Onore al popolo greco. E che esempio per gli altri europei. Il voto di ieri è in ogni caso storico e incoraggia altri popoli a seguire la stessa strada. Da questa mattina sono più forti tutti i movimenti popolari di protesta di tutto il Continente, sia di sinistra che di destra, in Spagna, in Italia, in Francia, in Gran Bretagna. E’ una scossa tellurica che l’Europa dei tecnocrati non potrà ignorare.
E questo è l’aspetto più critico e interessante del dopo voto ellenico. Un voto che costringe l’Unione Europea a gettare la maschera, a mostrarsi per quel che è davvero. Infatti, se cede alle richieste di Tsipras e rinegozia il debito, attuando politiche che non siano più solo punitive ma finalmente di stimolo alla crescita economica, rinnega 15 anni di inutile, cieca, prevaricante austerity. Se invece persegue la linea seguita finora, la conseguenza ultima sarà, verosimilmente, da qui a qualche mese il default e il fallimento de facto della Grecia, che si tradurrà in un’uscita di Atene dall’euro con il ritorno alla dracma. Ma Marcello Foase così fosse sarebbe comunque una sconfitta per l’Europa, perché il tabù dell’uscita dalla moneta unica verrebbe infranto, costituendo un precedente dalle conseguenze imprevedibili.
Il terzo scenario è quello di un ulteriore, immediato gesto imperiale di Draghi e della Bce, con la chiusura immediata dei rubinetti finanziari alla Grecia, che comporterebbe il fallimento delle banche e uno tsunami sociale. Un gesto di cui verosimilmente Draghi e i suoi referenti dell’elité finanziaria nonché la Germania, sarebbero fieri, ritenendolo l’inevitabile conseguenza della volontà del popolo greco e risponderebbe alle logiche intimidatorie e punitive di chi vuol dimostrare che non esiste salvezza al di fuori di questa Europa –  insomma, per dissuadere gli altri popoli dal seguire l’esempio greco. Ma in questo caso mostrerebbe una vocazione totalitaria. Comunque vada, l’Europa finanziaria, basta su criteri assurdi e prevaricatori, oggi ha perso. Come non essere contenti?

GRECIA, DOPO IL NO IL GIORNO DELLA VERITÀ. VERTICE MERKEL HOLLANDE. VAROUFAKIS ANNUNCIA DIMISSIONI

GRECIA, DOPO IL NO IL GIORNO DELLA VERITÀ. VERTICE MERKEL HOLLANDE. VAROUFAKIS ANNUNCIA DIMISSIONI 



Il 'no' al piano dei creditori trionfa al referendum greco con il 61,31%, contro il 38,69% dei ottenuto dal 'sì'. Sono questi i dati definitivi diffusi dal ministero dell'Interno di Atene. I greci hanno prima votato (affluenza al 62,5%) e poi si sono riversati in piazza per festeggiare quella che il premier Alexis Tsipras ha definito "una vittoria della democrazia". E proprio il leader di Syriza, in un discorso alla nazione, parla di "scelta coraggiosa", dice "sì a nuovi negoziati", nega uno scontro con l'Europa e chiede la "ristrutturazione del debito". "Siamo sicuri che ce la faremo", chiosa il premier greco che annuncia la propria volontà di riaprire subito le banche.   "Dobbiamo subito andare avanti - ha poi detto Tsipras al presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos - Dobbiamo creare un forte fronte nazionale per ricercare una soluzione immediata". 

Varoufakis annuncia le dimissioni
 Alle trattative non parteciperà il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che all'indomani del referendum ha annunciato le sue dimissioni, motivando la decisione con la volontà di aiutare il premier Alexis Tsipras a raggiungere un accordo al tavolo dei negoziati. 

La risposta dell'Ue: Eurosummit martedì dopo il vertice Merkel Hollande Sull'esito del referendum greco è arrivata una nota nella Commissione Ue - presieduta da Jean Claude Juncker - che dice testualmente: "Rispettiamo il voto". Stessa formula usata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese François Hollande che oggi si vedono a Parigi. Domani alle 18, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha convocato un Eurosummit straordinario, chiesto proprio dal duo Merkel Hollande. 

Fonti Palazzo Chigi, Renzi: "No formato Ue a due. Serve collegialità"  E, a quanto si apprende da fonti del governo italiano, alla decisione di convocare il Consiglio dei capi di Stato e di governo non sarebbe stata estranea la spinta italiana per uscire dal format franco-tedesco. Il premier Matteo Renzi lo avrebbe detto chiaro e tondo a Francia e Germania: non serve un format a due, ma il coinvolgimento dei leader e delle istituzioni europee. 

Conference call Juncker-Tusk-Draghi-Dijsselbloem  
Intanto in mattinata il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, il presidente della BCE, Mario Draghi e il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem terranno una conference call.

Il vice-cancellierie tedesco: "Difficilmente immaginabili nuovi negoziati" "Tsipras e il suo Governo stanno guidando la Grecia su un cammino senza speranza. Il premier greco ha buttato giù gli ultimi ponti per raggiungere un compromesso tra Grecia e Europa". Frena così su nuove trattative, il vicecancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, che ritiene "dificilmente immaginabili" nuovi negoziati dopo la vittoria del no al referendum 

Londra: "Faremo il necessario per proteggere la nostra economia" Intanto il governo britannico fa sapere che  farà "tutto il necessario per proteggere la sua sicurezza economica". Lo ha affermato un portavoce all'indomani della vittoria del 'No' nel refrendum greco. "E' un momento critico nella crisi economica in Grecia. Continueremo a fare tutto il necessario per proteggere la nostra sicurezza economica in questo momento di incertezza. Abbiamo già attivato piani di emergenza e in giornata il primo ministro presiederà un'altra riunione per rivedere questi piani alla luce del risultato di ieri", ha spiegato il portavoce. 

L'attesa dei mercati. Il Mef parla di "volatilità" sostenibile "
Il voto in Grecia alimenterà volatilità sui mercati ma l'Eurozona è nelle condizioni di affrontare eventuali crisi di fiducia e l'Italia in particolare ha buoni motivi per avere fiducia". E' quanto indicano fonti del Mef dopo il voto in Grecia al referendum. E aggiungono: "al Governo italiano è sempre stato chiaro che la priorità per tutti i paesi è trovare le giuste misure per la crescita. Un problema più urgente per un paese come la Grecia che ha sofferto di più la recessione e ha un debito molto elevato". Anche molti gestori temono di vedere il "caos" sui mercati. Lo scrive Bloomberg che cita alcuni asset manager i cui fondi amministrano, complessivamente, 3.700 miliardi di dollari. "Il mercato non ha ancora 'prezzato' un potenziale no" afferma David Joy, Chief market strategist di Ameriprise Financial, gestore con asset per 815 miliardi di dollari. "Vedremo un altro round di volatilità al ribasso superiore a quello di lunedì. Il movimento sarebbe più violento".  

Il negoziatore Tasakatalos: "I creditori capiscano che la realtà è cambiata" 
"I nostri creditori si devono render conto che la realtà è cambiata", dice subito uno dei principali negoziatori greci nelle trattative con la troika, Euclid Tsakalotos. Tsakalotos ha anche anticipato le linee-guida della strategia greca, che poggeranno sostanzialmente su due pilastri: il rapporto del Fondo Monetario Internazionale, che riconosce che il debito greco è insostenibile e che servono almeno 50 miliardi di euro per coprire le necessità finanziarie immediate; e un nuovo mandato per Atene, sostenuto dalla volontà del governo greco.

Borse asiatiche in calo
Con l'ipotesi di possibile uscita di Atene dall'Eurozona, la Borsa di Tokyo, prima in Asia tra le grandi piazze finanziarie ad aprire, ha avuto una brusca frenata dell'1,65% migliorata di pochi decimi di punto a metà seduta a -1,5% (le 12 locali, le 5 del mattino in Italia), in un contesto di estrema volatilità. Reazioni negative, in alcuni casi con parziali recuperi, a Sydney (-1,2%), a Seul (-0,94%), Taiwan (-0,45%), Singapore (-0,68%), Malaysia (-1,30%) e Hong Kong (-0,93%).  Vola invece la borsa cinese, sostenuta da una serie di musure governative. 

RENZI :DALLA PARTE DELLE BANCHE

RENZI :DALLA PARTE DELLE BANCHE

Mentre gli occhi sono puntati sulla Grecia, con studiata nonchalance, Matteo Renzi ha fatto un altro regalo alle banche.
E’ dal 1975 che nel nostro ordinamento, con la riforma del diritto di famiglia, si è istituito il fondo patrimoniale familiare, un fondo cui destinare beni immobili a garanzia del mantenimento dei componenti il nucleo familiare.
Una volta che i coniugi destinavano la loro casa al fondo patrimoniale avendo figli minori, solamente il Giudice avrebbe potuto autorizzarli a disporre di quel bene che rimaneva vincolato alle esigenze della famiglia.
Se una banca voleva aggredire un immobile vincolato al fondo patrimoniale, doveva chiede l’autorizzazione ad un Giudice e doveva dimostrare che il fondo era stato costituito in suo pregiudizio.
Questo meccanismo era stato ideato a tutela del nucleo famigliare, la banca non poteva pignorare i beni del fondo patrimoniale se sapeva che i debiti erano stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia, e comunque doveva dimostrarlo.
Un meccanismo di protezione complesso che paralizzava le banche e impediva che potessero privare le famiglie della loro abitazione con facilità.
Renzi ha approvato un decreto che consente alle banche di pignorare i fondi patrimoniali familiari senza una preventiva autorizzazione del Giudice, e al danno ha aggiunto la beffa sostenendo, nelle motivazioni del decreto, che il Governo vuole “incentivare condotte virtuose dei debitori”.
C’è ancora chi crede che il PD sia un partito di persone perbene.