lunedì 30 aprile 2012

Crisi europea. La verità sulla Spagna che il 99% degli analisti non capisce


VILLAS-FOR-SALE-IN-LA-SIERREZUELA
Per capire la catastrofe spagnola, bisogna comprendere la Spagna nel contesto UE e nel sistema finanziario globale.

I primari dati economici della Spagna sono i seguenti:
- l’economia spagnola (circa 1 miliardo di euro) è la quarta in Europa, e la dodicesima nel mondo;
- la Spagna ha un debito/Pil del 68% e un deficit/Pil al 5,3-5,8%;
- il tasso di disoccupazione è al 24%, il più alto dei paesi industrializzati;
- il tasso di disoccupazione dei giovani spagnoli è al 50%, pari a quello greco.
Il carico del debito e del deficit, non sembrano messi così male. Quindi dobbiamo chiederci: “perché è così alto il tasso di disoccupazione e perché i titoli del debito sovrani spagnoli a 10 anni si avvicinano al temuto 7%?” (il livello al quale la Grecia ed il Portogallo hanno iniziato a chiedere gli aiuti).
La risposta si trova nei risvolti del boom economico della Spagna degli anni 2000, e nel suo sistema bancario. Per cominciare, il boom economico iberico non è stato dovuta ad una crescita organica, ma era la conseguenza di una bolla immobiliare causata dall’abbassamento dei tassi interesse spagnoli al fine di entrare nell’UE. Inoltre, quella della Spagna, non era una vecchia bolla immobiliare, ma una montagna (linea blu sotto) in confronto alla piccola collina della bolla USA (linea grigia).
spain property bubble
Negli Stati Uniti, durante gli anni del boom, era comune per le persone abbandonare il loro lavoro per andare nel settore immobiliare. In Spagna, il boom era così drammatico che gli studenti abbandonavano la scuola per andare a lavorare nel real estate (da qui gli elevati tassi di disoccupazione dei giovani spagnoli). Gli studenti spagnoli non erano i soli che erano andati a lavorare nell’immobiliare.
Tra il 2000 e il 2008, la popolazione spagnola è cresciuta da 40 a 45 milioni (più 12%), con gli immigrati entrati nel paese per infilarsi nel boom economico. In effetti dal 1999 al 2007, l’economia spagnola ha rappresentato più di un terzo di tutta la crescita occupazionale dell’UE. Questa è la Spagna, paese con appena 46 milioni, che rappresenta oltre un terzo della crescita occupazionale di una zona con 490 milioni di persone. Le conseguenze sono una crisi immobiliare peggiore di quella americana. Ma anche i dati bancari iberici, sono particolarmente pessimi.
- Le banche spagnole hanno preso 227 miliardi di euro dalla BCE, quasi il 50% del totale dei prestiti concessi a Febbraio;
- le banche spagnole rappresentano il 29% dei prestiti totali della BCE;
- I rendimenti dei titoli spagnoli sovrani a 10 anni si stanno avvicinando al 7%; il punto di svolta in cui la Grecia ed altre nazioni hanno chiesto i salvataggi (bailauts).
Anche se pessimi, questi numeri sottostimano la cattiva situazione del sistema bancario spagnolo. La ragione è dovuta alla struttura del sistema bancario diviso in due livelli: le grandi banche (Santander, BBVA) e le cajas territoriali. Il sistema delle cajas risale al diciannovesimo secolo. A quei tempi le cajas erano simili al villaggio, erano dei centri finanziari rurali. Il risultato è che la penisola iberica è completamente satura; c’è una caja ogni 1900 abitanti. In confronto c’è una banca ogni 3130 persone negli USA e ogni 6200 persone in Inghilterra.
Fino a poco tempo fa, il sistema bancario delle caja non era, praticamente, regolato. Si, avete letto bene, fino al 2010-2011 non ci sono state regole per queste banche (che rappresentano il 50% dei depositi spagnoli). Essi non dovevano rivelare la percentuale dei loro prestiti, la qualità delle garanzie ipotecate, o qualsiasi altra cosa dei loro affidamenti. Come si poteva prevedere, durante il boom immobiliare iberico, le cajas hanno dato i prestiti ai costruttori. Hanno anche scoperto un secondo gruppo, sempre crescente, di mutuatari e cioè i giovani spagnoli adulti che hanno approfittato dei bassi tassi di interesse per iniziare a comperare casa (prima del boom immobiliare, la tradizione era che i giovani adulti vivessero con i genitori fino al matrimonio).
Semplicemente, dal 2000 al 2007, le cajas erano essenziali in un sistema non regolamentato, che dava denaro a chiunque volesse costruire od acquistare un immobile in Spagna. Le cose peggiorarono solo dopo il picco della bolla immobiliare del 2007. In un periodo in cui le banche spagnole più grandi cominciarono a rallentare il ritmo delle erogazioni, le cajas entrarono nel mercato immobiliare da protagonisti, offrendo prestiti a chiunque.
Per darvi un idea di come le cose sono andate fuori controllo, si consideri che nel 1998 il debito ipotecario spagnolo in rapporto al Pil era del 23% circa. Entro il 2009 aveva raggiunto il 70% del Pil. Per contro, nello stesso periodo di tempo, il debito ipotecario di Pil degli stati Uniti è salito dal 50% al 90%.
Come ho scritto prima, la bolla immobiliare spagnola è stata finanziata da un sistema bancario non regolamentato che ha finanziato chiunque avesse l’impulso di firmare un contratto. Infatti, queste banche sono così cariche di spazzatura, che un 20% delle loro attività sono composte da rate di prestiti fatti sottoscrivere dai costruttori.
Io non mi riferisco ai prestiti in sé i (i mutui), mi riferisco alle rate dei prestiti; il denaro che i costruttori stavano inviando alle banche. Per mettersi in questa prospettiva, immaginate se Bank of America avesse improvvisamente annunciato che il 20% dei suoi asset siano stati inviati in pagamento da parte dei debitori, per coprire i debiti ipotecari.
Non obbligazioni, non mutui, non prestiti..ma i pagamenti vengono inviati in banca sui prestiti e sui mutui. Questo è il vero problema del sistema bancario spagnolo. E’ saturo di muti subprime e sub-subprime fatti in una delle bolle immobiliari più grosse degli ultimi 30 anni.
Anzi, per darvi un’idea di come vadano male le cose con le cajas, si consideri che nel febbraio 2011 il governo spagnolo ha fatto una legge che chiede a tutte le banche di avere un capitale almeno pari all’8% della loro attività di rischio. Le banche che non hanno soddisfatto questo requisito dovevano fondersi con banche più grandi o subire una nazionalizzazione parziale. Il termine ultimo era settembre 2011.
Tra febbraio 2011 e settembre 2011, il numero delle cajas è sceso da 45 a 17. In altre parole, oltre il 60% delle cajas non ha potuto mettere il capitale richiesto per soddisfare il requisito patrimoniale del capitale almeno pari all’8% delle loro attività di rischio ponderate.
Come risultato, 28 cajas con bilanci tossici sono state fuse con altrettante banche in difficoltà o parzialmente nazionalizzate. In tal senso credo che l’Unione europea, nella sua forma attuale, sia ai capitoli finali.
Che si tratti di implosione della Spagna o della Germania che uscirà dall’Euro, ora abbiamo raggiunto il punto di non ritorno; i problemi che affliggono l’Unione Europea (Spagna e Italia) sono troppo grandi per essere risolti. Semplicemente, non esistono fondi o enti di dimensioni sufficienti per gestire questi problemi. Tradotto da Zero Hedge

Irruzione di Brescia Montichiari importante




One World Trade Center in 90 secondi in video time lapse di EarthCam EartCam presenta la nuova torre One World Trade Center e la sua costruzione in un video di 90 secondi.

La nuova torre dovrebbe essere pronta entro fine 2012 e dovrebbe aprire al pubblico nella primavera del 2013.

Paradosso Grillo!!"La crisi peggio della mafia": è polemica su Beppe Grillo


"La crisi peggio della mafia": è polemica su Beppe Grillo

grillo
30 aprile 2012 - E’ polemica sulle parole pronunciate da Beppe Grillo durante la conferenza stampa tenuta ieri a Palermo prima del suo comizio a sostegno del candidato a sindaco del Movimento 5Stelle, Riccardo Nuti. Pd, Sel e Pdci replicano a muso duro al comico genovese il quale aveva sostenuto che : “La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti, si limita a prendere il pizzo. Ma qua vediamo un’altra mafia che strangola la propria vittima”.
“Grillo parla come un mafioso” dice Massimiliano Lombardo del Pd. “Affermando che lo Stato è peggio di Cosa nostra, Grillo non solo si pone sullo stesso livello culturale che porta a legittimare la ‘mafia buona’ in opposizione alle ‘istituzioni cattive’, ma soprattutto offende la memoria di tutti quei servitori dello Stato che sono morti per sconfiggere Cosa nostra”.
Secondo l’esponente democratico “Grillo dovrebbe leggere un po’ di storia e
informarsi meglio, magari ripassando la grande lezione di Pio La Torre. La mafia non solo strozza le proprie vittime con il pizzo, ma è un cancro dell’economia che sottrae risorse all’imprenditoria sana, uccidendola”. “Un conto è criticare la politica – conclude – un altro è delegittimare lo Stato e tutti quegli uomini delle istituzioni che rappresentano il più alto baluardo contro la mafia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Fava della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà secondo il quale “Grillo parla come un mafioso senza essere nemmeno originale”. “Gli stessi argomenti prima di lui – aggiunge Fava – li hanno già utilizzati Vito Ciancimino e Tano Badalamenti. E come l’ultimo dei mafiosi non ha nemmeno il coraggio di confrontarsi pubblicamente sulle sue patetiche provocazioni”.
“Le parole di Beppe Grillo, pronunciate tra l’altro alla vigilia del trentennale dell’assassinio di Pio La Torre, sono uno schiaffo a tutte le vittime di mafia e a chi lotta ogni giorno per il riscatto del mezzogiorno. Si dovrebbe vergognare”, afferma Flavio Arzarello, della segreteria nazionale del Pdci. “Questa volta – aggiunge l’esponente comunista – è andato oltre i consueti sermoni populisti, ed è in sintonia con chi in questi 50 anni, proprio con questi atteggiamenti, ha assecondato il dominio mafioso”.

La civilta' e innovazione del popolo Sardo


Regione Sardegna
referendum regionali


domenica 6 maggio
Si vota per i 10 referendum
consultivi e abrogativi nella giornatadi domenica 6 maggio, dalle ore 7.00
alle ore 22.00, barrando il SÌ o il NO
relativi ai quesiti proposti.

Per informazioni:
www.regione.sardegna.it

Referendum n. 1, scheda VERDE SCURO:
 “Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modi­cazioni recante disposizioni in materia di “Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l’istituzione di nuove Province e la modi­cazione delle circoscrizioni provinciali?”.

Referendum n. 2, scheda GRIGIA:
 “Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di “Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modi­che alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4 ?”.

Referendum n. 3, scheda ARANCIONE
: “Volete voi che sia abrogata la deliberazione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblicata sul BURAS n. 11 del 9 aprile 1999) contenente “La previsione delle nuove circoscrizioni provinciali della Sardegna, ai sensi dell’art. 4 della legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4 ?”.

Referendum n. 4, scheda ROSA:
“Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio?”.

Referendum n. 5, scheda VERDE CHIARO:
 “Siete voi favorevoli all’abolizione delle quattro province “storiche” della Sardegna, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano?”.

Referendum n. 6, scheda GIALLA:
“Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di una Assemblea Costituente eletta a su‑ragio universale da tutti i cittadini sardi?”.

Referendum n. 7, scheda VIOLA:
“Siete voi favorevoli all’elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge?”.

Referendum n. 8, scheda MARRONE:
“Volete voi che sia abrogato l’art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante “Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna” e successive modi­cazioni?”.

Referendum n. 9, scheda FUCSIA:
“Siete voi favorevoli all’abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?”.

Referendum n. 10, scheda CELESTE:
“Siete voi favorevoli alla riduzione a cinquanta del numero dei componenti del Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna?”. 

Atterraggio da paura all'aeroporto di Bilbao:


Atterraggio da paura all'aeroporto di Bilbao: il video


Avete mai fatto un atterraggio mentre fuori il vento tira a 140 km/h? È quello che è successo all'aeroporto di Bilbao, dove il ciclone Petra si è abbattuto con violenza sulla zona dei Paesi Baschi e sul Nord della Spagna.
Il pilota ha dovuto compiere manovre precise e sicure per portare a terra il velivolo, nonostante le raffiche spostino visibilmente l'aeromobile. Nessuno è rimasto ferito.

venerdì 27 aprile 2012

Saunier Duval Commercialmente valida ma l'assistenza??






Egr signori mi chiamo Claudio Ricciardi e sono di Foggia,

ho acquistato tre climatizzatori .Quello piu' grande da 18.000 non funziona è dal 6 marzo


 l'assistenza(ditta Porzio) seguendo le vostre direttive non mi ha  risolto il problema.


Oggi ,dopo aver fatto l'ultimo tentativo,cambio di una scheda, il clima non funziona.


Come avevo  preannunciato al VS sig Nessi " a Foggia il caldo arriva agli inizi di maggio 


quindi se non ho la macchina pronta per quel periodo vado in crisi".


Adesso mi informano che l sig. Nessi prima  di venerdiì 4 maggio non riuscira' a fare richiesta


 in spagna(per i suoi impegni commerciali in italia).


Mi domando ma siete davvero una multinazionale e dite di essere seri,dovete riuscire a 


risolvere velocemente i 


problemi alla clientela.


Sicuro di una risposta veloce  ringrazio 

La crisi giapponese minaccia l’Europa (e l'Italia)


La crisi giapponese minaccia l’Europa (e l'Italia)

venerdì 27 aprile 2012
GEOFINANZA/ La crisi giapponese minaccia l’Europa (e l'Italia)
Della serie, siamo in buone mani: «Dobbiamo vedere cosa succederà nei prossimi mesi per capire se il nostro scenario è davvero in pericolo». Lo ha detto il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, riferendosi all’indebolimento della crescita economica europea. Capito cari amici, il numero due dell’Eurotower ci ha detto chiaro e tondo che tra qualche mese, se saremo con la palta fino alle orecchie, lui se ne accorgerà e lo dichiarerà ufficialmente. Che meraviglia!
In compenso, sempre la Bce, insieme ai paesi dell’eurozona, starebbe lavorando “ad alti livelli” per permettere alle banche in difficoltà un accesso diretto al Meccanismo di stabilità europeo, l’Esm, nonostante le forti resistenze della Germania. Lo scriveva ieri la Sueddeutsche Zeitung, a detta della quale «un gruppo di lavoro dei paesi dell’euro già nelle prossime settimane verificherà» come si possa arrivare a concessioni di credito dirette dall’Esm. «Motivo della fretta è la crisi in Spagna - si aggiungeva nell’articolo - e la paura che possa avvenire un contagio ad altri paesi dell’Eurozona». Ma vah?! E ancora: «I finanziamenti diretti alle banche permetterebbero di evitare che per ottenere aiuti per gli istituti di credito un Paese debba a sua volta entrare nel programma di salvataggio. Se la Spagna entra nel programma, i mercati si concentrano subito dopo sull’Italia», diceva una fonte europea.
Mah no!? Quindi, siamo già in pericolo, visto che si parla di fretta e di prestiti senza collaterale e senza sterilizzazione, di fatto un’operazione in stile Fed per salvare prima Dexia e poi il sistema bancario spagnolo: ma Vitor Constancio dove vive? Cosa dice? Chi è? Quanto è pagato con i soldi di tutti per fornirci perle di saggezza come quella di ieri? D’altronde, non serviva l’accelerazione espansiva in atto per capire che la situazione è gravissima: basta leggere i dati sconfortanti che giornalmente vengono diffusi da Ocse, Bei, Fmi, Banca Mondiale, Eurostat e chi più ne ha, più ne metta. Il problema è che nessuno sta sottolineando un dato, a parte Ambrose Evans-Pritchard sul Daily Telegraph di ieri: ovvero che l’Europa, fatta salva la Germania, sta assomigliando sempre di più al Giappone post-bolla degli anni Ottanta. Il tanto temuto - e negato dai banchieri, senza vergogna - credit crunch si è infatti tramutato in un vero e proprio collasso nella domanda di prestiti, sia da parte di privati che di aziende. Guardate questo grafico e capirete senza tante parole.


Le domande di prestiti legati al settore immobiliare sono scese del 70% in Portogallo, del 44% in Italia e del 42% in Olanda nel primo trimestre del 2012: addirittura nel nostro Paese i prestiti alle imprese sono scesi del 38%, questo nonostante la rilevazione sia stata fatta tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, quindi con le banche piene di liquidità delle due aste Ltro. È la stessa Bce, quella che paga lo stipendio a quel Pico della Mirandola di Constancio, ad ammettere nel suo report che «la domanda per prestiti è scesa a un livello significativamente basso, ben oltre le aspettative, nel quarto trimestre del 2011, con il declino guidato in particolare da un ulteriore, netto calo nelle necessità di finanziamento per investimenti fissi». Nell’eurozona, -43% di domanda per prestiti immobiliari e -30% per aziende non bancarie.
Insomma, paghiamo un mix di colpe, non ultime le ricette fallimentari del duo Merkel-Sarkozy (in primis lo swap greco, vero stigma del mercato) e il rigore cieco delle politiche di contrazione monetaria del duo Trichet-Stark, ma il paragone con la “Lost decade” giapponese, oggi come oggi, diventa sempre più inquietante. E sentire continue richieste di ulteriore abbassamento dei tassi alla Bce, ricorda il nulla di fatto cui portò la scelta di tassi a zero della Bank of Japan. È un problema di debito, certo ma anche un problema di banche, visto che David Owen, analista alla Jefferies Fixed Income, ha dichiarato al Daily Telegraph che «una crisi bancaria rimane sempre all’orizzonte nell’eurozona».
Ora, con i soldi delle aste Ltro andati a coprire le redemptions interne delle banche per l’anno in corso e ad alimentare lo schema Ponzi dell’acquisto di debito sovrano in onore dell’abbassamento dello spread e con la normativa Eba di Core Tier 1 al 9% entro luglio, che una nuova contrazione del credito sia alle porte è una certezza. La scorsa settimana, il Fmi ha detto chiaramente che le banche europee devono scaricare assets dai loro bilanci per 2 triliardi di euro, circa il 7%, entro l’anno prossimo: avete idea che ondata di shock economico può creare un delevereging di questa entità e in così breve tempo?
Fatti nostri, visto che durante gli anni del boom nell’eurozona il credito era passato dal 100% del Pil al 200% e oltre in Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna, una percentuale molto più alta persino di quella del disastro Giappone della bolla negli anni Ottanta: dov’erano i geni della Bce, del Fmi e dell’Ue in quei giorni? Facevano come Constancio, che aspetta di essere nelle sabbie mobili fino al collo prima di ammettere di esserci caduto dentro? Anche perché studi indipendenti parlano di una correzione dell’asfittico mercato real estate spagnolo giunta solo a metà, serve infatti un calo di un altro 20% prima di aver esaurito lo stock invenduto: ed essendo i mutui per le case scesi del 49,6% in Spagna a febbraio rispetto all’anno prima, come pensate che queste cifre andranno a incidere sui bilanci già terrificanti delle banche iberiche (400 miliardi di euro di prestiti al settore immobiliare, 110 dei quali tossici, ovvero persi)?
Che fare, quindi? Una cosa è certa, non una terza asta Ltro come è nella mente di qualcuno, visto che quell’operazione non sposta il rischio nei bilanci della Bce, non opera attraverso il meccanismo di quantità monetaria ma concentra il rischio nei bilanci delle banche stesse. In parole povere, permette alle banche del Nord Europa di scaricare le loro detenzioni di bonds a rischio, che vengono poi comprate a carry trade da quelle dei cosiddetti Piigs con i soldi di Francoforte: bel meccanismo, ma non risolve la crisi. Anzi, la complica. E forse la rende mortale. Certo, finché a Francoforte ci sono i Constancio...


A Oslo 40.000 persone in piazza per cantare il brano odiato da Anders Breivik


A Oslo 40.000 persone in piazza per cantare il brano odiato da Anders Breivik 

Secondo la polizia erano 40.000, sotto la pioggia incessante di Oslo. Hanno raggiunto Youngstorget Square portando una bandiera norvegese ed una rosa, il fiore diventato simbolo della risposta popolare al terribile gesto compiuto da Anders Breivik. Insieme hanno intonato i versi di "Children of the rainbow", celebre canzone popolare norvegese composta da Lillebjørn Nilsen, che era presente ed ha guidato il coro.
Breivik, a processo in questi giorni per l'omicidio di 77 persone compiuto nel luglio 2011, aveva definito il cantante "un tipico esempio di marxista" che contribuirebbe a suo avviso "al lavaggio del cervello dei giovani norvegesi". Alla singolare manifestazione, nata dal tam tam su Facebook, ha preso parte anche il ministro della cultura del paese nordico. Secondo diverse testimonianze iniziative del genere si sono ripetute in altre zone del paese.
La canzone, molto popolare nei paesi scandinavi, è un adattamento di un brano del folksinger statunitense Pete Seeger, "My rainbow race", il cui ritornello recita: "insieme vivremo, ogni sorella ed ogni fratello, bambini dell'arcobaleno e di una terra verde". "È un testo che parla della necessità di proteggere l'ambiente" ha dichiarato Nilsen rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulle affermazioni di Breivik.

Immaginate cosa fanno agli animali per testare i prodotti


Jacqueline Traide, una studentessa in vetrina contro i test dei cosmetici sugli animali - Fotogallery

Jacqueline Traide, una studentessa in vetrina contro i test dei cosmetici sugli animali
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Dieci ore in vetrina a subire quello che gli animali subiscono in laboratorio tutti i giorni: un'azione d'effetto quella che si è tenuta nella vetrina del negozio Lush in Regent Street, a Londra. Con la collaborazione di un attore che giocava il ruolo dello scienziato la 24enne Jacqueline Traide si è sottoposta a una serie di esperimenti di routine. La bocca aperta da un divaricatore, la ragazza ha inghiottito ogni sorta disostanze, si è fatta spalmare prototipi di creme sul viso e ha subito le scosse di elettrodi, il tutto sotto gli occhi attoniti della folla impegnata nello shopping. 
Colliri urticanti e capelli rasati dal vivo, una scena alla Arancia Meccanica che fa parte di una campagna internazionale contro la vivisezione di Humane Society. 
"Spero di aver piantato il seme di una nuova consapevolezza nelle persone perché inizino a pensare a cosa comprano e cosa succede quanto queste cose vengono prodotte"
ha dichiarato la ragazza al Daily Mail. I test di cosmetici sugli animali nell'Unione Europea sono stati aboliti tre anni fa, ma in Gran Bretagna è ancora possibile vendere prodotti così testati che arrivano da altre parti del mondo, come USA, Canada e Cina (dove questo tipo di test è richiesto dalla legge).