lunedì 30 dicembre 2013

Diabete, scoperta la chiave clinica la malattia nasce da un’infiammazione

Diabete, scoperta la chiave clinica la malattia nasce da un’infiammazione

Si chiama Rankl ed è una proteina in grado di infiammare il fegato e di causare in questo modo il diabete di tipo 2. La scoperta, di enorme importanza perché potrebbe aprire la strada ad una terapia innovativa in grado non solo di trattare, ma forse anche di prevenire il diabete di tipo 2, è il frutto di decenni di complesse ricerche condotte nell’arco di una ventina d’anni da vari gruppi di ricercatori italiani (Ospedale di Brunico, Università di Verona, Università Cattolica del Sacro Cuore) in collaborazione con altri gruppi italiani ed europei tra xcui l’università di Napoli Federico II. Lo studio è pubblicato on line sulla prestigiosa rivista Nature Medicine. Sul fronte epidemiologico determinante è stata l’osservazione, fatta nella popolazione di Brunico (Bolzano), che la presenza di elevate concentrazioni nel sangue di Rankl rappresentano un forte e indipendente predittore di diabete di tipo 2. Rankl è una proteina che svolge un ruolo importante nei processi di infiammazione presenti in malattie come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica – spiega Enzo Bonora dell’Università di Verona, presidente eletto della Società italiana di Diabetologia (Sid) – gli stessi processi di infiammazione sono coinvolti nella patogenesi del diabete e delle malattie cardiovascolari”. I ricercatori sono andati dunque a testare sugli animali da esperimento l’ipotesi che bloccando il Rankl a livello sistemico e
nel fegato in topi da esperimento diabetici, si potesse riuscire ad ottenere un miglioramento della sensibilità insulinica a livello del fegato e dunque un calo della glicemia. Per verificare se elevati livelli di Rankl potessero avere un ruolo causale nel determinare il diabete, un gruppo di ricercatori tedeschi ha modificato geneticamente alcuni topi (aggiungendo o levando la proteina Rankl), confermando così che essa è effettivamente coinvolta nel metabolismo del glucosio. Tra l’altro questa ipotesi spiegherebbe, almeno in via teorica, le guarigioni dal diabete dopo intervento di by-pass gastrointestinale con l’esclusione del duodeno dal transito della bile. laddove il fattore tossico potrebbe agire per via retrograda sul pancreas endocrino lungo i condotti che conducono al pancreas esocrino.

Lo studio
“E’ stato anche osservato – spiega il professor Andrea Giaccari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e consigliere della società Italiana di Diabetologia (Sid) – che, nei topi resi
diabetici, bloccare Rankl comporta un miglioramento delle alterazioni responsabili del diabete. In particolare bloccare questa proteina aumenta la capacità del fegato di rispondere all’insulina e riduce l’eccessiva produzione epatica di glucosio, un’alterazione metabolica tipica del diabete tipo 2”.Queste importanti scoperte sono state ottenute grazie a collaborazioni con ricercatori dell’Università di Innsbruck in Austria, Cambridge in Inghilterra, e Harvard negli Stati Uniti. Questo studio riveste una grande importanza perché rappresenta la prima dimostrazione clinica, confermata da studi molecolari sull’animale, del ruolo dell’infiammazione cronica nell’insorgenza
del diabete tipo 2.

Che cos’è Rankl
Rankl è una citochina appartenente alla stessa famiglia del Tumor necrosis Factor (Tnf) e funziona legandosi al suo recettore espresso tra l’altro sulle cellule del fegato e sulle cellule beta del pancreas (quelle che producono insulina). Quando Rankl si lega al suo recettore, va ad attivare l’Nf-k (Nuclear Factor B), l’Nf-kb attivato si sposta nel nucleo della cellula e lì va ad accendere i geni che codificano i mediatori dell’infiammazione. La reazione infiammatoria che ne consegue, provoca insulino-resistenza nel fegato e apoptosi (cioè morte) delle cellule beta pancreatiche. Le persone che hanno una maggiore quantità di questa proteina nel sangue hanno un maggiore rischio di sviluppare il diabete (elevate concentrazioni di Rankl conferiscono un aumento del rischio pari al 300-400 per cento di ammalarsi di diabete).

venerdì 20 dicembre 2013

Agenzia delle Entrate:Befera e i dirigenti senza concorso

Befera e i dirigenti senza concorso


Sono 767. Il Tar ha annullato i loro incarichi. Ora se ne occuperà la Consulta



Dopo il "Porcellum", l'Agenzia delle Entrate. Per risolvere l'ennesimo pasticcio all'italiana servirà ancora la Corte costituzionale. L'Agenzia ha 767 dirigenti su 1.143 a rischio illegittimità. Funzionari promossi a incarichi di vertice senza concorso, le cui nomine sono state per questo annullate dal Tar. Con la possibilità che pure i loro avvisi di accertamento siano impugnati. Il governo Monti provò a metterci una pezza con una norma che ha sanato le nomine, ma adesso il Consiglio di Stato si è rivolto alla Consulta: potrebbe essere stato un escamotage per «aggirare la regola dell'accesso mediante concorso».
Finora l'Agenzia guidata da Attilio Befera ha fatto spallucce: gli incarichi - dice - non solo sono legittimi, ma necessari, pena la paralisi. Non la pensa così Giancarlo Barra, segretario generale di Dirpubblica, il sindacato che ha impugnato le nomine. «Gli incarichi», spiega, «sono lo strumento con cui la politica si spartisce in modo bipartisan le influenze nell'Agenzia. Si mettono nei posti chiave persone che, per come vengono selezionate, sono poi in difficoltà a dire dei "no". Tra loro ci sono colleghi capaci, ma è una questione di legalità: non esistono scorciatoie».
Nella sola sede centrale gli incaricati sono 91, di cui ben 13 responsabili (su 20) della Direzione del personale, come Marco Annecker (organizzazione), Antonio Campanella (professionalità), Ester Battistini (personale centrale). Non mancano poltrone di peso nemmeno tra gli 11 incaricati della Direzione accertamento, altro settore cardine, con i responsabili antifrode Filippo Caporali, controlli Dario Sencar e riscossione Rosa Romano. Idem nelle sedi periferiche. «Gli incarichi», sostiene Barra, «sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno con ragioni politiche profonde. L'Agenzia va tenuta sotto controllo. Non si fa più una vera lotta all'evasione. Le grandi indagini, come quella su Bulgari, partono dalle Procure. Invece di andare a spulciare i bilanci delle grandi imprese, facciamo i blitz a Cortina e a Firenze. Risultato: su 180 miliardi evasi ogni anno ne recuperiamo circa 7».
Accuse che l'Agenzia respinge con forza. Proprio per rafforzare la lotta all'evasione e gestire la complessa macchina della fiscalità, si sostiene, occorre premiare il merito, affidandosi a «dirigenti efficienti, dotati di capacità manageriali: un tipo di selezione che non si fa con un concorso tradizionale

venerdì 13 dicembre 2013

Bloom a Strasburgo: ‘Appena capiranno i vostri inganni, vi impiccheranno’

Ue, Bloom a Strasburgo: ‘Appena capiranno i vostri inganni, vi impiccheranno’





“Quando i popoli si renderanno conto di cosa siete, non gli servirà molto tempo per prendere d’assalto questo Parlamento e impiccarvi. E avranno ragione”. Questa la dichiarazione dell’europarlamentare inglese Godfrey Bloom che ha rivolto all’Aula di Strasburgo il 21 novembre durante la discussione sulla stesura del nuovo budget dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Senza troppi giri di parole, l’europarlamentare ha accusato i colleghi europarlamentari: “Voi siete i più grandi evasori di tutta Europa e sedete qui a pontificare. Scoprirete che gli euroscetticitorneranno a giugno sempre più numerosi”. Bloom è stato espulso lo scorso settembre dal Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP), guidato da Nigel Farage, politico che più volte ha rivolto al Parlamento europeo dichiarazionipopuliste apertamente euroscettiche per chiedere l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa

venerdì 6 dicembre 2013

Di Ue si muore, spiegatelo a Laura Boldrini

Di Ue si muore, spiegatelo a Laura Boldrini


Il senso dell’Europa per Laura Boldrini? Un dogma ultraterreno, forse. Un super-potere intoccabile, sacro e inviolabile come la monarchia medievale. Ortodossia granitica, che per  Marco Della Luna è sintomo di «totalitarismo ideologico». Scandalizzato, l’analista indipendente, di fronte all’intervista che la presidente della Camera – portata in Parlamento da Nichi Vendola – ha rilasciato a “Tgcom 24” a fine novembre. La Boldrini «si è espressa in termini emotivi, etici, generici, spaziando tra l’ovvio e il celebrativo, sempre però evitando di parlare in concreto delle cause tecniche accertabili dei problemi e delle soluzioni tecniche possibili». Il passaggio più sconcertante? Quello in cui Laura Boldrini affronta il tema della disaffezione verso l’infame regime europeo: gli euroscettici sono innanzitutto un male, un problema, forse addirittura un pericolo di stampo neonazista. Non una parola sulle contestazioni ormai universali riguardo alla palese insostenibilità sia dell’euro, sia di un governo non democratico (non eletto) come quello di Bruxelles.
A irritare l’avvocato Della Luna, l’artificio «strumentale» in base al quale si identifica l’Unione Europea con l’Europastessa, «per poter così dire che chi è Laura Boldrinicontrario o critico verso l’apparato Ue è contrario all’Europa», cioè alla culla della storia e della civiltà occidentale. Doppia operazione illiberale: non solo si preferisce delegittimare l’avversario per evitare di discutervi, ma si insiste anche nel negare l’evidenza della catastrofe provocata dall’ordinamento Ue-euro. «Dogmatismo pericoloso», annota Della Luna, prima di inoltrarsi tra le sorprese del Boldrini-pensiero: «E’ grazie all’Europa che non abbiamo più le discariche (ma gli inceneritori), è grazie all’Europa che vi sono limiti al livello di inquinamento delle città, è grazie all’Europa che gli studenti universitari hanno l’Erasmus». Attenzione: a parlare così non è una passante distratta, disinformata e disastrosamente qualunquista, ma la presidente della Camera.
«Begli argomenti a difesa dell’Unione Europea ha trovato questa protagonista della politica, tanto portata a giudicare tutto e tutti, appassionatamente e con grande sicurezza di sé, forte anche di un innegabile carisma verso moltissime persone, anche in posizioni di rilievo, che guardano a lei con speranza. Argomenti patetici, di una pochezza e di una puerilità inammissibili, adatti a persuadere chi? I bambini?». Della Luna è costernato: «Riflettiamo su quale dovrebbe essere il livello di competenza, di preparazione e di comunicazione al pubblico della terza carica dello Stato». Imbarazzante. Perché rivolgersi al pubblico in questo modo? I casi sono due: «O vive dentro un suo mondo dorato sconnesso dalle realtà, oppure pensa che l’opinione pubblica abbia un’età mentale e una capacità critica da quinta elementare».

mercoledì 4 dicembre 2013

Allarme rosso, anzi giallo: la Cina abbandona il dollaro

Allarme rosso, anzi giallo: la Cina abbandona il dollaro


«Con una scelta sovrana, la banca centrale cinese ha dichiarato senza mezzi termini che “accumulare riserve in valute estere non raccoglie più i favori della Cina”». Tutte le valute, naturalmente, «ma in modo particolare, e certamente preoccupante per gli Stati Uniti, a essere oggetto di questa decisione è il biglietto verde». Per Valerio Lo Monaco si tratta della notizia più importante, a livello macroeconomico e geopolitico, delle ultime settimane. «La stampa internazionale non le ha dato grande risalto, quella interna italiana non ne ha parlato proprio: tutta presa, come è da mesi e mesi, a commentare le quisquilie interne. Ivi inclusa la grottesca battaglia attorno ai 2 miliardi di euro per abolire la seconda rata dell’Imu nello stesso momento in cui l’Italia ne spende 1.600 all’anno e ne dovrà trovare ulteriori 50 nel corso del 2014 per rispettare il Fiscal Compact sottoscritto a suo tempo».
Quella cinese, al contrario, è una vera bomba da 3,66 trilioni di dollari: a tanto ammontano le riserve cinesi in moneta statunitense, «operazione Dollaro in pericolomessa in piedi per tenere alto il livello del dollaro e allo stesso tempo basso quello dello yuan, onde rendere quest’ultimo estremamente competitivo per le esportazioni cinesi». Ma la musica sta cambiando. Con questa storica decisione, Pechino «imprime una nuova accelerazione alla strategia già in atto da tempo di dismissione delle riserve in valuta statunitense», scrive Lo Monaco su “La Voce del Ribelle”. La Cina smette di comprare dollari? «Gli Usa dovrebbero tremare». Se finora lapolitica economica cinese ha favorito il proprio export mettendo fuori gioco le nostre aziende, ora lo “smarcamento” dal dollaro significa che «lo yuan è pronto a invadere il mondo», sostituendo gradualmente il dollaro come valuta internazionale di scambio.
«Dal punto di vista prettamente statunitense, la cosa è di portata enorme», insiste Lo Monaco, perché «per avere dei prestiti, gli Usa dipendono fortemente da chi ne acquista i titoli di Stato». Ma se questi iniziano a non essere più graditi, «il dollaro, di fatto, inizia a non valere più nulla». Già ora, tutto si regge quasi esclusivamente sulla “promessa” del valore del biglietto verde. Se il gigante asiatico lo “ripudia”, è facile immaginare i contraccolpi negli Usa ma anche in Europa. «Cresceranno probabilmente i tassi di interesse che gli Usa dovranno concedere per vendere i propri titoli», mentre lo yuan insidierà il dollaro come moneta di scambio per la materia più importante di tutte, il petrolio: secondo la Reuters, alla Borsa di Shangai si inizierà prestissimo a quotare i diritti di acquisto (futures) sul greggio in yuan.
A cosa servirà più, dunque, il dollaro? E a cosa “serviranno” più gli Usa? Come si terranno in piedi? Dalle sconfitte internazionali delle politiche neocon di Iraq e Afghanistan alla crisi dei subprime agli schiaffi presi giorno per giorno dalla Russia sul caso Siria e Iran sino a questo ulteriore pugno in pieno volto proveniente da Shanghai: l’Impero sta per cadere in ginocchio, dice Lo Monaco. «Allora, molto chiaramente: la Cina è pronta per diventare il punto di riferimento per tutta l’Asia, in sostituzione degli Stati Uniti». E, complice anche la decadenza costante dell’euro, «a questo punto non si vede Xi Jingpingaltra moneta mondiale, e altra potenza commerciale, in grado di contrastarla». In tempi non brevissimi, naturalmente.
«Questa della dismissione di dollari è politica in atto ormai da anni, e la tappa relativa al commercio di petrolio in yuan necessita di passaggi successivi». Ma la direzione è ormai tracciata. Conseguenze: «Le merci acquistate dagli statunitensi, dopo la caduta del dollaro, costeranno molto di più. E il tenore di vita tenuto artificiosamente alto, o almeno a galla, dopo lo scoppio dell’ultima crisi, è destinato a crollare sensibilmente». Morale: «La falsa – e cieca – prosperità degli Stati Uniti appare arrivata al termine e a presentare i conti». Accettabile? No, ovviamente. «A una azione di questo calibro della Cina non potrà che esserci una reazioneUsa». Ammonivano Bush e Cheney ancora prima del 2.000: «Il tenore di vita degli americani non è negoziabile». Almeno fino a quando gli Usa conserveranno l’attuale supremazia: quella delle portaerei.

lunedì 2 dicembre 2013

Qualità della vita,maglia nera per Foggia

Qualità della vita, la migliore è a Bologna
, male tutto il Sud

Pubblicati i risultati della ricerca realizzata dal 'Sole 24 Ore' per individuare la provincia italiana dove si vive meglio. Tra le metropoli in testa Milano, al 19esimo posto. Tra i parametri presi in esame tenore di vita, occupazione, servizi e ordine pubblico


ROMA - E' Bologna la provincia italiana dove si vive meglio, mentre a quella di Foggia va la maglia nera della vivibilità. Lo stabilisce la ventiduesima edizione della ricerca annuale deIl Sole 24 Ore sulla "Qualità della vita nelle province italiane". Tra le realtà maggiori la migliore è Milano, che sale al diciannovesimo posto, mentre Roma è al ventitreesimo ma guadagna ben dodici posizioni. Napoli e Torino si piazzano invece rispettivamente al 105esimo posto e al 51esimo.

L'indagine, attraverso le statistiche più recenti mette a confronto la vivibilità nelle 107 province italiane in sei aree significative: Tenore di vita, Affari e lavoro, Servizi-ambiente-salute, Popolazione, Ordine pubblico e Tempo libero. Ciascuna area è suddivisa a sua volta in 36 parametri e alla pagella finale si arriva attraverso il calcolo dei 'voti' ottenuti nei 36 parametri e nelle sei tappe dell'indagine.

Oltre a quello tra metropoli e centri minori, l'indagine ripropone l'annoso divario Nord-Sud. Nella classifica finale infatti, per arrivare alla prima realtà del Mezzogiorno bisogna scendere fino al quarantacinquesimo posto occupato daOlbia-Tempio; al contrario partendo dal fondo classifica bisogna risalire fino all'ottantaquattresimo gradino per incontrare una provincia non meridionale, Frosinone.

Anche nelle singole categorie presein esame dalla ricerca è il Nord a prevalere: Treviso vince nel "Tenore di vita", Ravenna in "Affari e Lavoro", Trieste nei "Servizi", Piacenza nella "Popolazione" e Rimini nel tempo libero. Unica vittoria del Sud nell'Ordine pubblico, conOristano che conquista la palma della sicurezza.

La provincia di Bologna arriva al vertice della classifica generale grazie soprattutto ai buoni risultati riportati in quasi tutte le sei aree e in particolare nel capitolo 'Servizi-ambiente-salute', dove è seconda, ma con un primato riguardo ai posti disponibili negli asili nido. Per quanto riguarda Foggia, la maglia nera è frutto invece di un peggioramento dopo che già lo scorso anno il capoluogo pugliese si era piazzato in penultima posizione. A determinare il crollo la discesa con piazzamenti tra l'82/o e il 106/o posto in tutte le sei aree di indagine. In particolare sul fronte dell'Ordine pubblico è ultima assoluta per le estorsioni e terzultima per l'incidenza dei furti di automobili, che risulta quasi cinque volte la media nazionale.