martedì 27 ottobre 2015

Tutto già scritto: disoccupazione all’11% fino al 2019

Tutto già scritto: disoccupazione all’11% fino al 2019


In milioni chiedono lavoro, ma non sanno che la loro sorte è già segnata: disoccupazione stabile all’11%. «Tutti i disoccupati nel 2019 saranno ancora disoccupati: questo perché lo sviluppo voluto dai tecnocrati europei, liberisti e neomercantilisti, per l’economia italiana, ha bisogno di un tasso strutturale di disoccupazione». Lo spiega Stefano Sanna, citando documenti ufficiali del Tesoro nonché l’ultimo Def del governo Renzi: 11%. Tutto il resto sono chiacchiere, comprese le 154 crisi aziendali tuttora aperte che rappresentano solo «la punta di un iceberg chiamato disoccupazione, che galleggia nel mare del mercato del lavoro». Il resto della montagna di ghiaccio «è fatto di milioni di disoccupati di piccole aziende, che non hanno alcuna possibilità di far valere le loro ragioni davanti al governo come possono fare, invece, le 154 aziende seguite direttamente dal ministero dello sviluppo economico». Tutti quanti però sono accomunati da un fatto: aspettano una risposta. «Ma il governo delle “luci e paillettes” porterà all’infinito la commedia dei tavoli di crisi, o posticiperà la data in cui rispondere ai disoccupati, anche se la risposta è stata già scritta».
Lo conferma il documento del Tesoro dell’aprile 2013 sul Nawru, acronimo di “non accelerating wage rate of unemployment”: tasso di disoccupazione d’equilibrio, tarato per non generare pressioni inflazionistiche comprimendo il potere di spesa Vladimiro Giacchèmediante, appunto, il taglio deliberato dei posti di lavoro. Proprio il Nawru ha un ruolo centrale nella determinazione dei “diktat” che la Commissione Europea rivolge ai singoli paesi membri dell’Ue. Il presidente del Centro Europa Ricerche, l’economista Vladimiro Giacché, sul “Sole 24 Ore” osserva: «Dal punto di vista culturale, è interessante notare come il tasso di disoccupazione di equilibrio sia la leva che viene adoperata per garantire l’iper-contenimento dell’inflazione. In molti, in passato, hanno considerato l’Unione Europea un moloch impregnato di keynesismo. In realtà, anche in questo caso prevale l’egemonia del monetarismo francofortese, che mette davanti a tutto e a tutti l’imbrigliamento dell’inflazione», fino all’asfissia programmata dell’economia reale.
Per quanto riguarda il Nawru, conferma il Def del governo Renzi, i parametri sono stati più volte rivisti dalla Commissione, alla luce degli effetti sul mercato del lavoro della prolungata recessione. «Il Nawru è stato pertanto rideterminato verso l’alto, determinando una riduzione nel tasso di crescita del Pil potenziale». Il che significa che il tasso di “disoccupazione di equilibrio”, tale cioè da non generare pressioni inflazionistiche sui salari, «è stato stimato in crescita negli anni della crisi, con una dinamica che, di fatto, ha fatto sì che al crescere della disoccupazione crescesse anche il Nawru». Stefano Sanna esibisce la drammatica proiezione governativa, riassunta in una tabella: la “disoccupazione programmata”, al 12,3% nel 2015, si ridurrà in modo praticamente irrilevante: 11,8% nel 2016, poi 11,4% l’anno seguente, ancora 11,1% nel 2018 e poi 10,9% nel 2019. Non c’è scampo: Bruxelles vuole che i disoccupati, in Italia, restino l’11%. Si tratta di «un piano di distruzione sociale», conclude Sanna: l’obiettivo scritto da questo governo? E’ tecnicamente impossibile da raggiungere, visto che si parla di «contenimento dell’inflazione e crescita del Pil con un tasso di disoccupazione all’11%». Una farsa sfrontata: «E’ la risposta cinica, ma mai comunicata, ai milioni di disoccupati che per anni sono stati (e saranno) presi in giro da ciarlatani di professione».

Siria, la Russia oscura i radar Nato: Pentagono nel panico

Siria, la Russia oscura i radar Nato: Pentagono nel panico


L’intervento militare russo in Siria si è trasformato in una manifestazione di potenza che ribalta l’equilibrio strategico mondiale: l’esercito di Mosca ha “accecato” completamente gli Usa e la Nato, impedendo loro di osservare quello che sta accadendo sul terreno. Solo i russi e i siriani hanno la capacità di valutare la situazione sul campo, avverte Thierry Meyssan. Mosca e Damasco intendono sfruttare al massimo il loro vantaggio e quindi mantengono la segretezza delle loro operazioni. Sarebbero già stati uccisi almeno 5.000 jihadisti, fra cui molti capi di Ahrar al-Sham, di Al-Qaeda e dell’Isis, mentre almeno 10.000 mercenari sono fuggiti verso la Turchia, l’Iraq e la Giordania. L’esercito siriano e le milizie libanesi di Hezbollah hanno riconquistato il terreno senza attendere gli annunciati rinforzi iraniani. Il Pentagono è frastornato, «diviso tra coloro che cercano di minimizzare i fatti e di trovare una falla nel sistema russo e quelli che, al contrario, ritengono che gli Stati Uniti abbiano perso la loro superiorità in materia di guerra convenzionale e che avranno bisogno di molti anni per recuperarla».
Ancora dieci giorni fa, scrive Meyssan su “Rete Voltaire”, l’ex segretario alla difesa Robert Gates e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice parlavano dell’esercito russo come di una forza di «seconda classe». Com’è possibile Unità russe sbarcate in Siriache la Russia sia riuscita a produrre armi ad altissima tecnologia senza che il Pentagono valutasse l’entità del fenomeno? «A Washington lo sconcerto è talmente grande che la Casa Bianca ha appena annullato la visita ufficiale del primo ministro Dmitry Medvedev e di una delegazione dello stato maggiore russo», aggiunge Meyssan. «La decisione è stata presa dopo un’analoga visita in Turchia di una delegazione militare russa». Di fatto, ci si rende conto che «è inutile discutere delle operazioni in Siria perché il Pentagono non sa più cosa stia accadendo». Furibondi, i “falchi liberali” e i neocon «pretendono un aumento del bilancio militare», e intanto hanno ottenuto da Obama «lo stop al ritiro delle truppe dall’Afghanistan».
La situazione si sta letteralmente ribaltando, continua l’analista: «La Russia non sta facendo altro che salvare il popolo siriano e propone agli altri Stati di collaborare con lei, mentre gli Stati Uniti quando detenevano il primato militare imponevano il proprio sistema economico e distruggevano molti Stati». È indubitabile che le incerte dichiarazioni di Washington durante lo schieramento russo, prima dell’offensiva, «non dovevano essere interpretate come un lento adattamento politico della retorica ufficiale», ma per ciò che effettivamente esprimevano: «Il Pentagono non conosceva il territorio. Era diventato sordo e cieco». Dopo l’incidente occorso a un’unità navale americana, la Uss Donald Cook, finita in panne nel Mar Nero il 12 aprile 2014 dopo esser stata sorvolata da un caccia Sukhoi Su-24 dotato di attrezzature per la Il cacciatorpediniere Uss Donald Cookguerra elettronica, è emerso che «l’aviazione russa ha un’arma che le permette di oscurare tutti i radar, i circuiti di controllo, i sistemi di trasmissione informazioni».
Già all’inizio del suo schieramento militare, Mosca ha installato a nord di Latakia un centro di disturbo (radar jamming) molto potente: «Improvvisamente si è riverificato l’incidente della Donald Cook, ma questa volta in un raggio di 300 km, comprendente la base Nato di Incirlik in Turchia. E ancora continua». Poiché l’evento si è verificato durante una tempesta di sabbia d’intensità storica, spiega Meyssan, inizialmente il Pentagono ha pensato che i suoi dispositivi di rilevamento fossero fuori uso, prima di accorgersi che erano stati tutti oscurati. Oggi, continua l’analista, la moderna guerraconvenzionale si basa su tecnologia “C4i”, ovvero “command”, “control”, “communications”, “computer” e “intelligence”. «I satelliti, gli aerei e i droni, le navi e i sommergibili, i carri armati e ora anche i combattenti sono collegati tra loro da comunicazioni permanenti che consentono agli stati maggiori di guidare le battaglie. È tutto questo insieme, il sistema nervoso della Nato, che è stato ora oscurato in Siria e in una parte della Turchia».
Secondo l’esperto rumeno Valentin Vasilescu, Mosca avrebbe installato diversi Krasukha-4, dispositivi a banda larga mobile che disturbano i radar, e dotato aerei, elicotteri e navi di un sistema di oscuramento radar e sonar. «Sembra che la Russia si sia impegnata a non disturbare le comunicazioni di Israele – riserva di caccia americana – per cui le è vietato impiegare il suo sistema di disturbo nel sud della Siria». Intanto, «gli aerei russi sono stati ben lieti di violare un sacco di volte lo spazio aereo turco», proprio per «verificare l’efficacia del disturbo elettronico nella zona interessata», oltre che per sorvegliare «le installazioni messe a disposizione dei jihadisti in Turchia». Infine, la Russia ha usato diverse nuove armi, come i 26 missili da crociera lanciati dalla flotta del Mar Caspio. Si tratta di missili “Kaliber”, equivalenti ai “Tomahawk”, ma costruitiMissili Kaliber lanciati dal Mar Caspiocon tecnologia “stealth” e quindi invisibili ai radar. Hanno colpito e distrutto 11 obiettivi a 1500 chilometri di distanza, abbattendosi «nella zona non offuscata, così che la Nato potesse apprezzare la performance».
Questi missili, aggiunge Meyssan, hanno sorvolato l’Iran e l’Iraq a una quota variabile da 50 a 100 metri in base al territorio, passando a quattro chilometri da un drone statunitense. E non se ne è perso neanche uno, a differenza di quelli americani, i cui errori sono compresi tra il 5 e il 10%. «Tra l’altro, questi lanci mostrano l’inutilità delle spese faraoniche dello “scudo antimissile” costruito dal Pentagono attorno alla Russia, ancorché ufficialmente diretto contro missili iraniani». Sapendo che questi missili possono essere lanciati da sommergibili situati ovunque negli oceani e che possono trasportare testate nucleari, «i russi hanno recuperato il loro ritardo in materia di razzi vettori». In definitiva, «la Federazione russa sarebbe distrutta dagli Stati Uniti – e viceversa − in un confronto nucleare, ma vincerebbe in caso di guerra convenzionale». E questa è la sconcertante novità che emerge dall’impegno militare di Putin in Siria. «La campagna di bombardamenti dovrebbe terminare entro il Natale ortodosso, che si celebra il 7 gennaio. La questione che si porrà allora sarà di sapere se la Russia è o non è autorizzata a completare il suo lavoro braccando i jihadisti che si rifugiano in Turchia, Iraq e Giordania». La Siria allora sarebbe salva, anche se «i Fratelli Musulmani non mancherebbero di cercare una vendetta e gli Stati Uniti di utilizzarli nuovamente contro altri bersagli».