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mercoledì 21 marzo 2012
Per ridere un po'!!!!!!
Google difende in tribunale Hotfile, e con lui Megaupload e i cyberlocker?
Google difende in tribunale Hotfile, e con lui Megaupload e i cyberlocker?
APPROFONDISCI: P.I. HOTFILE, CON UN PICCOLO AIUTO DA GOOGLE
Come Megaupload, anche Hotfile è nei guai con la giustizia americana per aver violato le norme sul diritto d'autore, entrando in diretto conflitto con le grandi major cinematografiche a causa dello scambio illegale di film e musica.
La battaglia legale di Hotfile - che si gioca in un tribunale della Florida - ha visto però l'entrata in gioco anche di Google che si è schierata dalla parte della piattaforma di file hosting e, in definitiva, con tutti i cyberlocker.
La battaglia legale di Hotfile - che si gioca in un tribunale della Florida - ha visto però l'entrata in gioco anche di Google che si è schierata dalla parte della piattaforma di file hosting e, in definitiva, con tutti i cyberlocker.
La tesi sostenuta da Big G. è semplice: Hotfile non può monitorare costantemente tutto quello che gli utenti fanno sui suoi server, esattamente come non possono farlo siti come Wikipedia e YouTube, oggi dei veri capisaldi del Web.
Siti come Wikipedia e YouTube, tuttavia, si avvalgono del "porto sicuro" previsto dal Digital Millennium Copyright Act, che garantisce loro di continuare a vivere nonostante - è innegabile - possano verificarsi casi di violazione del diritto d'autore, a patto che i siti non ne traggano vantaggi economici immediati, che non ne siano al corrente e che siano pronti a rimuovere i contenuti in violazione qualora qualcuno ne rivendichi la proprietà intellettuale.
Siti come Wikipedia e YouTube, tuttavia, si avvalgono del "porto sicuro" previsto dal Digital Millennium Copyright Act, che garantisce loro di continuare a vivere nonostante - è innegabile - possano verificarsi casi di violazione del diritto d'autore, a patto che i siti non ne traggano vantaggi economici immediati, che non ne siano al corrente e che siano pronti a rimuovere i contenuti in violazione qualora qualcuno ne rivendichi la proprietà intellettuale.
Secondo Google, il "porto sicuro" andrebbe esteso anche a Hotfile e, quindi ai cyberlocker in generale, con la seguente motivazione: senza una garanzia di questo tipo non potrebbero nascere nuove piattaforme e, di conseguenza, il Web non potrebbe più svilupparsi ed estendersi verso nuovi orizzonti.
Alemanno e allora??? L'Onu contro gli sgomberi dell'Italia ai danni delle comunità rom a Roma
L'Onu contro gli sgomberi dell'Italia ai danni delle comunità rom a Roma
© BERTRAND LANGLOIS/AFP
Il 15 marzo 2012 le Nazioni Unite hanno reso pubbliche le osservazioni rivolte alle autorità italiane, in cui si:
"Deplora gli sgomberi mirati delle comunità rom e sinte che hanno avuto luogo dal 2008 nel contesto del decreto emergenza nomadi e rileva con preoccupazione la mancanza di adozione di misure correttive, nonostante la sentenza del Consiglio di stato abbia annullato nel novembre 2011 il decreto emergenza nomadi. Il Comitato invita l’Italia ad adottare le misure necessarie per evitare gli sgomberi forzati e a fornire a queste comunità un alloggio alternativo adeguato”
Lo stesso Comitato dell'ONU invita l'Italia "ad adottare le misure necessarie per evitare gli sgomberi forzati e a fornire a queste comunità un alloggio alternativo adeguato".
L’associazione 21 luglio ha organizzato una raccolta firme: Appello: Il diritto all'alloggio non si sgombera! Si tratta di una campagna per cercare di trovare una soluzione alternativa adeguata, tenendo conto delle norme e delle convenzioni internazionali che monitorano gli sgomberi forzati e li denunciano come violazione del diritto a un alloggio adeguato. Questo appello contro gli sgomberi dei campi nomadi ha raccolto 1.200 firme nel primi 15 giorni della campagna. Tra i firmatari Dario Fo, Franca Rame, Margherita Hack e Ascanio Celestini. L'appello chiede:
"La sospensione immediata di ogni sgombero, che interessa le comunità rom e sinte all'interno del Comune di Roma, che non sia accompagnato da un serio e concreto sforzo di accoglienza alternativa per i gruppi familiari"
Il 15 marzo il CERD, organismo dell'ONU che si occupa delle discriminazioni razziali, si è espresso in merito agli sgomberi forzati dei campi rom a Roma e sul Decreto Emergenza Nomadi. Lo stesso Comitato ha criticato con forza il Decreto di Emergenza: un provvedimento che dovrebbe essere regolato dal diritto internazionale, e al quale si può fare ricorso solo in caso di grave pericolo per la nazione (catastrofi naturali o guerre). Si tratta di un decreto nato nel 2008, e per la prima volta applicato a una minoranza etnica, quella romanì, autorizzando poi il successivo Piano Nomadi del Comune di Roma (giunta Alemanno).
Il costo del Piano Nomadi è elevatissimo e, come dimostrato dal rapporto dell'ONU e dalla sentenza del Consiglio di Stato, ampiamente ingiustificato. Secondo l'associazione 21 luglioil comune di Roma ha già speso 6,5 milioni di euro per effettuare 427 sgomberi forzati. Secondo Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 luglio:
"Dopo lo sgombero del Casilino 900 Alemanno promise che, entro 3-4 mesi, lì sarebbe sorto un parco pubblico. Niente di tutto questo è stato fatto, e a Roma i costruttori sono i maggiori finanziatori delle campagne elettorali dei politici"
Il Piano Nomadi, dunque, rappresenta una promessa non mantenuta? Ora però bisogna vedere cosa deciderà il CERD e quali altri provvedimenti dovrà prendere la giunta Alemanno.
Le auto di lusso e le tasse, per Time più sono veloci e meno sfuggono
© Vittorio Zunino Celotto/Getty Images News
Una volta l'auto di lusso era sinonimo di libertà ed evasione, ora di evasione sì, ma fiscale: negli ultimi mesi i conducenti di auto di grossa cilindrata o di case prestigiose vengono fermati spesso dalla polizia e non per i soliti "patente e libretto", ma per fare dei controlli sulla loro dichiarazione dei redditi. Sull'argomento si è scomodato anche l'autore settimanale Time, che correda di interviste a proprietari di auto di alta gamma un'inchiesta sul mercato di queste auto.
Il premier Mario Monti ha dichiarato guerra ai grandi evasori, che finora nei motori di lusso avevano uno status symbol irrinunciabile, e che adesso invece si barcamenano tra acquisti in Costa Azzurra (dove le vendite sono aumentate) e lo smercio della propria auto verso i mercati dell'est, tanto che il valore delle auto di lusso usate è sceso del 15%.
Il crollo del mercato delle automobili costose è simbolico, e i controlli della polizia grattano solo la superficie di un enorme problema sommerso, eppure l'esibizione del lusso in pubblico negli ultimi mesi è diventata incredibilmente più discreta.
Big Easy Express, il documentario sul tour in treno di Mumford & Sons, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros, Old Crow Medicine
Big Easy Express, il documentario sul tour in treno di Mumford & Sons, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros, Old Crow Medicine
Caro vecchio tour bus fatti da parte, le tre band di punta della scena indie-folk internazionale si sono spostate da una data all'altra del loro tour statunitense a bordo di un treno vintage, un viaggio che non poteva non venire immortalato in un documentario. Dietro la macchina da presa di Big Easy Express c'è Emmett Malloy, che ha seguito gli inglesi Mumford & Sons, il collettivo di Los Angeles Edward Sharpe & The Magnetic Zeros e la band di Nashville Old Crow Medicine Show nel Railroad Revival Tour dell'aprile 2011.
Otto date per un classico coast to coast, Oakland, New Orleans, San Pedro, Tempe, Marfa, Texas e Austin, corredati di euforia collettiva, jam session nei vagoni e paesaggi mozzafiato. L'attenzione principale rimane comunque sulla musica e sul suo carico di positività: "è una delle cose migliori che abbiamo mai fatto" ha detto il leader dei Mumford, mentre il regista parla di "follia hippie".
La premiere mondiale al South By Southwest di Austin è stata seguita da un'esibizione dei Mumford & Sons ed è stata accolta con entusiasmo dal pubblico.
Social recruiting: non solo i giovani cercano lavoro attraverso LinkedIn e i social media
Social recruiting: non solo i giovani cercano lavoro attraverso LinkedIn e i social media
Il 39% dei giovani tra i 26 e i 35 anni ha inviato almeno una candidatura di lavoro attraverso i social media, contro un sorprendente 42% degli over 45 che sembrano essere più invogliati a cercare lavoro attraverso il Web. Ma quanti di essi sono poi stati effettivamente contattati dal'azienda dei loro sogni? Il 37% dei candidati tra i 26 e i 35 anni è stato effettivamente "chiamato", contro il 32% degli over 45.
Sono solo alcuni dei numeri dell'infografica sviluppata da Adecco, una delle agenzie di recruiting più famose d'Italia, che ha cercato di fare il punto della situazione sul tema del social recruiting. Trovare lavoro attraverso i social media? Si può. Anche se il 49% dei potenziali candidati non l'ha mai fatto e il 28% non si affida al Web per paura di vedere violata la propria privacy.
Più in generale, il 38% degli intervistati ha dichiarato di aver inviato una candidatura ma, "solo" il 35% ha risposto di essere stato ricontattato dall'azienda per un eventuale colloquio. Di questi, il 5% ha trovato lavoro grazie ai social media.
In un certo senso, sembra quasi che domanda e offerta stentino a incontrarsi sul Web: perché se il 55% delle aziende ha dichiarato di privilegiare LinkedIn per cercare nuovi candidati, il 52% di essi preferisce affidarsi a Facebook. E Twitter non sembra proprio il posto migliore per cercare lavoro: lo usano solo il 7
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