venerdì 27 gennaio 2012


Davos promuove Italia

'Il Paese deve cambiare marcia' afferma il ministro

26 gennaio, 21:46
Corrado Passera Corrado Passera
Davos promuove Italia

(dell'inviata Enrica Piovan)
Davos promuove l'Italia. Tra i leader economici e politici di tutto il mondo riuniti a Davos per il Forum economico mondiale il nostro Paese appare quest'anno più credibile e meritevole di rispetto. E' questa l'impressione che hanno colto gli esponenti italiani presenti oggi numerosi al meeting. Un'impressione confermata sia dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, che dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che però hanno evidenziato che la strada è ancora lunga e i pericoli restano in agguato. "Ci sono segnali positivi ma dobbiamo sapere che siamo ancora in zona di alto rischio", perché la situazione europea e dell'Italia "non lascia ancora tranquillo nessuno", ha avvertito il ministro Passera, sottolineando che però "bisogna avere ottimismo" e che da questa situazione che ne usciremo "continuando con il lavoro che si sta facendo".
Una sfida particolarmente delicata per il Governo Monti, visto che, come ha evidenziato Passera rispondendo ad una domanda nel corso di un seminario sul futuro dell'Italia, il nostro Paese "é un laboratorio che non può fallire: dobbiamo fare tutto quello che é necessario e non c'é una seconda chance per il Paese. Noi sentiamo questa grossa responsabilita". Passera, arrivato oggi a Davos per la prima volta in versione ministro dopo anni da abitueé del Forum come banchiere e manager, ha riscontrato una buona accoglienza per il nostro Paese: "Anche in luoghi come Davos - ha detto - si percepisce una grande attenzione e un certo forte rispetto per quello che l'Italia sta facendo". Sensazione analoga a quella colta dalla leader degli industriali: "Qui a Davos - ha detto Marcegaglia - ho l'impressione che l'Italia sia più credibile dell'anno scorso. Ci chiedono varie cose ma la credibilità del Paese è maggiore".
"Per la prima abbiamo iniziato ad avviare dei cambiamenti che prima sembravano impossibili. La profondità delle riforme che questo Governo ha avviato non era stata fatta da nessun Governo precedente", ha detto Marcegaglia assicurando a Monti il sostengo di Confindustria. "L'inizio è stato un buon inizio, ma c'é ancora molto lavoro da fare. Abbiamo davanti mesi difficili, ma ce la possiamo fare", ha detto la Marcegaglia, evidenziando che dobbiamo fare cose che non abbiamo fatto negli ultimi 20 anni. A Davos l'Italia è stata anche quest'anno, come abitudine negli ultimi anni, il tema di un seminario a porte chiuse cui hanno partecipato esponenti politici, imprenditori e banchieri, tra cui il ministro Passera, Marcegaglia, l'ex ministro Domenico Siniscalco, i manager Vittorio Colao, Giuseppe Recchi, Enrico Cucchiani, Andrea Illy e Mario Moretti Polegato. Dal dibattito sul futuro del nostro Paese è emersa la sensazione che la situazione italiana è "più incoraggiante" e che ora bisogna lavorare su alcuni temi chiave. Cruciale è la riforma del mercato del lavoro. Aiutare le giovani generazioni. Avviare la spending review ma senza tagliare tutte le spese: alcune vanno eliminate, mentre "altre come innovazione e formazione vanno aumentate". Bisogna infine trovare "risorse da dismissioni, privatizzazioni, e vendita di asset pubblici".
ADESSO NON HA IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO E RICUSA I GIUDICI ORMAI E' ALLA FRUTTA



Berlusconi ricusa i giudici


Al centro dell'istanza i contrasti con i giudici sul calendario delle udienze

27 gennaio, 16:16
Gli avvocati Niccolo' Ghedini e Piero Longo, difensori del l'ex presidente del Consiglio
Gli avvocati Niccolo' Ghedini e Piero Longo, difensori del l'ex presidente del Consiglio
Berlusconi ricusa i giudici
MILANO - I difensori di Silvio Berlusconi hanno da poco depositato alla Corte d'Appello di Milano l'istanza di ricusazione nei confronti dei giudici del processo Mills. Al centro dell'istanza c'é la convinzione della difesa che la prescrizione scada prima della data fissata dal collegio per la sentenza, l'11 febbraio
Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, dopo aver abbandonato l'aula del processo Ruby a carico sempre di Berlusconi avendo lamentato anche per quel dibattimento questioni sul calendario delle udienze, stanno preparando l'istanza di ricusazione contro il collegio della decima sezione penale di Milano, presieduto da Francesca Vitale, che sta celebrando il processo Mills, dove l'ex premier è imputato per corruzione in atti giudiziari. Proprio ieri, i giudici dopo una lunga camera di consiglio erano usciti con una ordinanza che aveva tagliato tre testimoni alla difesa di Berlusconi e aveva fissato l'udienza per l'esame dell'ex presidente del Consiglio per il 31 gennaio, anche se i difensori sostenevano che si dovesse fare dopo la conclusione dell'esame testimoniale dell'avvocato inglese (che prosegue il prossimo 3 febbraio).
Da quanto si è saputo, quindi, i difensori di Berlusconi stanno scrivendo un'istanza di ricusazione, richiesta che si fa nei casi in cui si sostiene che i giudici non sono del tutto imparziali e non possano quindi prendere una decisione nel processo. L'istanza dovrebbe essere affidata alla quinta sezione della Corte d'appello di Milano, che poi dovrà decidere sulla richiesta della difesa. In questi casi, di regola, la decisione della Corte d'appello avviene in tempi rapidi e, stando alla giurisprudenza maggioritaria, il processo non si blocca in attesa della decisione sulla ricusazione. Sempre stando alla giurisprudenza, i giudici, se non è ancora arrivata la decisione sulla ricusazione, devono però fermare il processo prima della sentenza, cioé prima di entrare in camera di consiglio.

ancora Terremoto al nord!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Trema ancora il Nord, scossa di magnitudo 5.4

Il terremoto registrato nella provincia di Parma e' avvenuto a circa 60 chilometri di profondita'



Il New York Times racconta le condizioni dei lavoratori Apple in Cina
© Kevork Djansezian/Getty Images News

New York Times racconta le condizioni dei lavoratori Apple in Cina

l New York Times porta a galla un'inchiesta sullecondizioni dei lavoratori che producono per la Apple in Cina. Un lungo articolo racconta e riporta le testimonianze di familiari e di ex operai.


Si parla di sostanze chimiche pericolose, operai costretti a subire soprusi per lavorare di più e meglio, orari di lavoro oltre la legalità, ma soprattutto poca tutela del lavoratore e troppi rischi alla salute.
"Una volta che la Apple ha scelto un fornitore difficilmente si preoccupa se il codice di condotta è rispettato come garantito prima di firmare il contratto"
Si legge sul New York Times, da un'intervista ad un ex manager. 
Nel 2011 l'azienda Foxconn che produce parti per iPod, iPad e iPhone era rimasta al centro della cronaca internazionale dopo l'incidente in cui morirono alcuni operai a causa di un'esmplosione in una fabbrica. Un paio di mesi dopo la Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour, una Ong con sede a Hong Kong, aveva diffuso un video che documenta le condizioni di lavoro allo stabilimento della Foxconn, a Chengdu, dopo i suicidi avvenuti nel 2010.
Ma oltre a quelli della Apple, l'attenzione si sposta anche su aziende che lavorano per Amazon, Dell, Hewlett-Packard, Nintendo, Nokia e Samsung. La Foxconn era rimasta sulle pagine dei nostri giornali per molto tempo e, scrive il New York Times, dai suoi capannoni esce il 40% di tutti i prodotti di elettronica venduti nel mondo con svariati marchi. Se da un lato c’è la necessità di bassi margini e alta produttività, dall’altra si deve condannare la presenza di imprenditori senza scrupoli che non disdegnano le scorciatoie pur di riempirsi il portafoglio. 
La Apple ha avviato campagne e iniziative per rendere più sostenibili le condizioni di lavoro nelle imprese che producono i suoi dispositivi, ma la società viene accusata di aver fatto ancora troppo poco. Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, ha deciso di rispondere alle critiche con una lettera inviata a tutti i propri dipendenti e ha suggerito ai lettori di tenere sotto controllo il sito della Apple dove si spiega l'impegno dell'azienda. 
Su Il Post la lettera tradotta:
Team,
come società e come persone, siamo definiti da quelli che sono i nostri valori. Sfortunatamente in questi giorni alcune persone stanno mettendo in discussione i valori di Apple, e vorrei occuparmi di questo direttamente con voi. Abbiamo a cuore ogni impiegato della nostra catena di produzione in tutto il mondo. Ogni incidente ci preoccupa profondamente e ogni problema sulle condizioni di lavoro è causa di inquietudine. L’ipotesi che questo non ci interessi è chiaramente falsa e offensiva nei nostri riguardi. Come sapete bene e meglio di chiunque altro, questo tipo di accuse vanno contro i nostri valori. Noi non siamo fatti così.
So che le centinaia di voi che si trovano nei siti di produzione dei nostri fornitori in tutto il mondo, o che trascorrono lunghi periodi lavorando lontani dalle loro famiglie, si sentono oltraggiate come ci sentiamo noi. Le persone che non sono così vicine alla catena di produzione, invece, hanno il diritto di sapere come stanno le cose.
Ogni anno sottoponiamo a ispezioni un numero sempre maggiore di fabbriche, alzando gli standard a cui sottoponiamo i nostri soci e approfondiamo quanto accade nella catena di produzione. Come abbiamo comunicato all’inizio di questo mese, diamo molta importanza al miglioramento delle condizioni di lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori. Non sappiamo di nessuno, nel nostro settore industriale, che faccia quanto facciamo noi, in tutti i posti in cui lo facciamo noi, con tutte le persone con cui abbiamo a che fare noi.
Allo stesso modo, nessuno sta affrontando con maggiore determinazione di noi queste sfide. Insieme alle maggiori organizzazioni e autorità mondiali a tutela della sicurezza, dell’ambiente e del lavoro, stiamo attaccando aggressivamente i problemi che abbiamo davanti. Sarebbe troppo facile cercare i problemi in pochi posti e diffondere risultati piacevoli, ma questo non sarebbe un comportamento da veri leader.
All’inizio di questo mese abbiamo messo a disposizione la nostra catena di produzione perché venga giudicata in modo indipendente dalla Fair Labour Association. Apple si trova in una posizione senza pari per guidare l’intera industria ad assumere queste decisioni, e l’abbiamo fatto senza alcuna esitazione. Questo porterà a controlli più frequenti e rapporti più trasparenti sullo stato della nostra catena di produzione, cosa che incentiviamo. Questo è il genere di cose che i nostri clienti si aspettano da Apple, e faremo altre cose del genere in futuro.
Siamo impegnati a istruire i lavoratori sui loro diritti, così che possano alzare la voce quando riscontrano condizioni di lavoro pericolose o trattamenti iniqui. Come sapete, più di un milione di persone sono già state formate e istruite all’interno del nostro programma.
Andremo avanti, andremo ancora più a fondo, e indubbiamente troveremo altre cose di cui occuparci. Quello che non faremo – e che non abbiamo mai fatto – è restare fermi o chiudere gli occhi davanti ai problemi della nostra catena di produzione. Avete la mia parola, su questo. Potete seguire i nostri progressi all’indirizzo apple.com/supplierresponsibility.
A chi in Apple combatte questi problemi ogni giorni vanno i nostri ringraziamenti e la nostra ammirazione. Il vostro lavoro è importante e sta cambiando le vite di molte persone. Siamo tutti orgogliosi di lavorare insieme con voi.
Tim

Anonymous attacca il sito del Parlamento europeo dopo la firma dell'ACTA contro la pirateria informatica

È una battaglia senza sosta quella di Anonymous per difendere la libertà in Rete. Dopo l'ultimo attacco al sito della Lega e a quello dell'onorevole Fava, il gruppo hacker avrebbe messo a segno un'altro punto mettendo ko il sito del Parlamento europeo dopo la firma apposta dall'Ue sul trattato internazionale anticontraffazione (ACTA).
Come riporta Panorama:
"Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia, sono gli stati europei che hanno deciso di dare il via libera a un accordo che, stando all’opinione di diversi giuristi, avrebbe come effetto quello diparalizzare il web 2.0, consentire un’intrusione senza precedenti nei dati privati degli utenti da parte dei detentori di copyright e introdurre misure anti-pirateria che potrebbero portare alla chiusura di alcuni dei siti più utilizzati del Web. I paesi che invece ancora devono apporre la propria firma sono Cipro, Germania, Olanda, Slovacchia e Estonia. I rappresentanti Estoni, in particolare, hanno dichiarato di non intendere sottoscrivere l’accordo prima che il Governo possa consultarsi e prendere una decisione ragionata, ricordando che c’è tempo fino al marzo del 2013".
''Il sito - ha detto Jaume Duch, portavoce del Parlamento europeo - è stato attaccato con una domanda massiccia di richieste. Gli hacker non sono entrati nella rete interne, che ha continuato a funzionare normalmente''.
Il "colpo" non è stato ancora espressamente rivendicato da Anonymous anche se su Twitter il gruppo ha pubblicato diversi tweet di disapprovazione per la firma dell'ACTA e appelli ''ad azioni mirate contro la Commissione europea ed il Consiglio europeo''.


L'asteroide di 11 metri che sfiorera' la terra




Il 27 gennaio alle 17 un asteroide di 11 metri di diametro transiterà vicinissimo alla Terrasfiorandola da appena 60 mila chilometri. Si tratta di 2012 BX34, la sua esistenza è emersa all’improvviso solo due giorni fa quando i telescopi lo hanno individuato in cielo.
La NASA ha rassicurato che le probabilità che l’asteroide impatti la Terra sono nulle. Bx 34 è una roccia delle dimensioni di un autobus, troppo piccola per costituire una minaccia per il nostro pianeta.
“Non riuscirebbe a passare nella nostra atmosfera, se ci provasse”
hanno affermato su Twitter gli scienziati dell’agenzia spaziale americana che sorvegliano il corpo celeste.
Gli scienziati della Nasa monitorano costantemente e sono continuamente alla ricerca degli asteroidi che potrebbero costituire pericolo per la Terra. Secondo gli esperti ci sono circa 460 corpi che minacciano il nostro pianeta.

Meditate....Meditate.....Meditate

andiamoci tutti 

Vorrei porre l'attenzione su questo articolo di Milosa



Ndrangheta, politica, servizi segreti: “Il contatto era con Nicolò Pollari”


di Davide Milosa
Il legame tra le cosche e l'ex capo del Sismi è il politico calabrese Francesco Morelli, arrestato nel novembre scorso per associazione mafiosa. Ne parla ai pm l'avvocato Minasi, anche lui in galera
‘Ndrangheta, politica e servizi segreti. E’ questa l’ultima partitura messa sul tavolo dalla procura di Milano e  che arriva addirittura all’ex capo del Sismi Nicolò Pollari, non indagato, ma citato in diversi interrogatori dall’avvocato Vincenzo Minasi. Il legale, finito in carcere nel novembre scorso con l’accusa di associazione mafiosa, ha iniziato a collaborare con la magistratura. Di questo si parla nelle oltre 180 pagine di ordinanza con la quale oggi il gip Giuseppe Gennari ha disposto gli arresti per cinque persone. Tra loro tre finanzieri corrotti dai boss per pilotare i controlli sulle macchine videopoker, il direttore dell’hotel Brun e soprattutto Domenico Gattuso, imprenditore vicino a Giulio Giuseppe Lampada, il personaggio chiave di uno scenario che mette contatti politici e rapporti con gli uomini delle istituzioni per ottenere notizie riservate su inchieste in corso.

Ed è proprio sulla figura di Gattuso che ora si concentrano gli investigatori. Lui, potrebbe essere, oltre ai giudici corrotti come Vincenzo Giglio, il terminale ultimo delle informazioni. Il padre di Gattuso, infatti, risulta socio di una immobiliare assieme a un colonnello dei Ros di Reggio Calabria. Ma c’è di più: gli uomini del clan attingevano informazioni da diverse fonti. Una di queste, ipotizza l’accusa, potrebbero essere proprio i servizi segreti. A dare sostanza alla tesi l’interrogatorio dell’avvocato Vincenzo Minasi il quale prima col gip e poi davanti a Ilda Boccassini fa il nome di Nicolò Pollari. “Lampada – sostiene il legale  – mi disse che Morelli gli aveva detto che era in contatto con Nicolò Pollari”. Dopodiché Minasi davanti ai magistrati ribadisce il concetto. “Morelli, mi disse che aveva delle buone entrature nei servizi segreti e mi fece il nome di Nicolò Pollari”. Francesco Morelli è il politico calabrese finito in carcere nella prima tornata dell’indagine Lampada con l’accusa di associazione mafiosa e per aver favorito il clan fornendo notizie riservate sulle indagini.

In molte intercettazioni i vari indagati fanno riferimento a tale “Nic” o “Nicola”. Il gip lo chiede a Minasi. “Nicola anche in questo caso il riferimento è a Pollari?”. Affermativa la risposta dell’avvocato, sul quale pesa anche l’accusa di essere venuto in possesso d’informative coperte da segreto. In realtà si tratta di vere bufale costruite ad hoc. Ma questo lo si saprà solo dopo. Nel momento in cui Minasi le ha in mano e le consegna a Morelli sono documenti veri. Spiega ancora Minasi: “Giulio Lampada mi ha detto di aver portato i documenti che io gli ho dato a Morelli e che Morelli li ha portati ai servizi, al suo amico Nic. E siccome, parlando con Morelli, quest’ultimo mi aveva fatto riferimento a Nicola Pollari, il fatto che io dica che Nic è Nicola Pollari ovviamente è una mia supposizione”.

Insomma l’ex capo del Sismi viene solo citato. Minasi fa delle deduzioni personali. La procura annota tutto. Anche la risposta che Morelli fornisce al gip su quale fosse il suo contatto per ottenere informazioni. “Un ex sindacalista morto”, risponde laconico il politico che poi si chiude in un assoluto silenzio.

Meno sfumato, invece, il racconto che sempre Minasi fa del suo rapporto con Domenico Gattuso e dell’informazioni riservate ricevute. “Mi disse – inizia – che presso la Procura della Repubblica di Reggio c’era un’indagine che riguardava Lampada e che riguardava ipotesi di collegamenti con Lampada e i Condello. Seppi anche che una indagine altrettanto identica, però che riguardava non solo Lampada ma riguardava anche i suoi familiari acquisiti, e cioè i Valle, era pendente presso la Procura della Repubblica di Milano”. E ancora: “Mi parlarono dell’indagine Meta ”. Si tratta dell’operazione che coinvolge in parte anche i Lampada. E che Gattuso parli di Meta, agli investigatori non sembra un caso. A dimostrarlo un ‘intercettazione in cui lo stesso Lampada dice che il padre di Gattuso “è socio con un Colonnello che aveva fatto partire l’indagine a Reggio Calabria all’inizio quand’era successo due anni fa”.

Il rapporto tra Domenico Gattuso e i Lampada avviene grazie all’amicizia in comune con l’avvocatoMario Giglio cugino del giudice corrotto Vincenzo Giglio. Inizialmente, però, il nome di Gattuso si cela dietro a un misterioso mister x. Racconta Minasi: “Il particolare che io ricordo di quella fase fu questo, che questa persona, chiamiamola ‘mister X’, all’epoca era ‘mister X’, disse che la fonte da cui traeva queste notizie poteva guardare il computer dei Carabinieri, ma non poteva guardare il computer dello SCO e della Polizia e quindi non poteva sapere chi ci fosse dietro l’indagine”.

Le informazioni che arrivano da Gattuso si dimostreranno vere. Il giovane imprenditore calabrese fa sapere a Minasi che nell’inchiesta c’è “sicuramente un politico di Milano e uno di Cosenza”. Nel capoluogo lombardo viene coinvolto, ma mai indagato, il consigliere comunale del Pdl Armando Vagliati. Finirà, invece, in carcere Francesco Morelli originario di Cosenza.

Insomma, la ‘ndrangheta che ragiona in Calabria e fa affari a Milano, è in grado di mettersi in tasca una buona fetta delle istituzioni. “E – scrive il gip Gennari – il riferimento ad ambienti dei servizi è preoccupante”. A corollario di quest’affermazione si cita la vicenda del giudice Vincenzo Giglio, finito in carcere il 30 novembre con l’accusa di aver favorito la cosca riferendo notizie riservate. Per farlo il magistrato addirittura telefona e parla con il capocentro Aisi di Reggio Calabria. “Difficile pensare – scrive il giudice – di fare certe domande se non si pensa di potere ottenere delle risposte”.
 


Beni sequestrati a mafia ai giovani per resort

Lo prevede la bozza del decreto legge in Cdm, che l'ANSA può visionare

Un complesso turistico residenziale sequestratoUn complesso turistico residenziale sequestrato


    Anche i pesci hanno un cervello!!!!! ma non stiamo offendendoli??

    Una poltrona per il Trota

    Roma o Strasburgo? Questo è il dilemma che sembra attanagliare la famiglia Bossi. In giococ'è il futuro del primogenito di casa, ilconsigliere regionale Renzo Bossi, e a mettere le sue opzioni sul piatto della bilancia sembrerebbero proprio i genitori, mica gli elettori leghisti. La moglie di Bossi, Manuela Marrone, vorrebbe il figlio a Roma, o quanto meno il più vicino possibile alla terra natia lombarda. Cuore di mamma.Bossi senior lo verrebbe invece all'europarlamento, accanto a Borghezio, "così non può far danni". A dimostrazione della stima che lo stesso capostipite nutre nei confronti della progenie.
    Dopo il caso Maroni, il rampollo di casa Bossinon è visto esattamente di buon gradonemmeno dai militanti, a dire il vero. Del resto, anche lo stesso Bossi Jr ha contribuito nell'ultimo anno ad auto-screditare la sua immagine. Ricordiamo, giusto per fare qualche esempio, i suoi strafalcioni grammaticali e di sintassi riportate in tv e via web, i rumors che di recente lo hanno coinvolto in merito alle faccende sui festini a base di escort e cocaina insieme all'amico Valerio Merola e l'indagine della Procura di Brescia sui dossier che avrebbero agevolato la strada alla sua elezione in regione.
    Chi vincerà la battaglia in famiglia, dunque? Negli anni si è fatta largo sempre di più l'ipotesi che sia Manuela Marrone la vera regista della famiglia e che sia grazie alle sue mosse da dietro le quinte che i Bossi siano arrivati ad occupare alte cariche. Se questa ipotesi si dimostrasse vera, la carriera del Trota sarebbe diretta verso Montecitorio, così come quella del secondogenito Roberto Libertà Bossi, di cui la Marrone avrebbe perorato la causa col marito. Che, col candore di un bambino, avrebbe sentenziato: "Sono due capre". Evviva la sincerità.
    Iene "Tobin Tax ", Nobile intervista i parlamentari. Angelo Cera: "Non devi rompere le p...."

    Popolo della capitanata secondo questo ceffo deve essere votato ancora?????



    Le Iene tornano dall’On. Angelo Cera. E lui: “Non devi rompere le p….”

    Il deputato dell'Unione di Centro e sindaco di San Marco in Lamis non ha voluto sottoporsi alle domande di Sabrina Nobile sul tema della Tobin Tax. Dopo la vicenda dello Spread, ha preferito andar via



    Angelo Cera alle Iene
    Angelo Cera alle Iene

    STORIE CORRELATE

    Questa volta l'onorevole dell'Udc e sindaco di San Marco in Lamis si è fatto furbo.
    Dopo la vicenda dello spread, finita persino sulle pagine del New York Times, Angelo Ceradeputato dell'Unione di Centro, non è caduto nella trappola di Sabrina Nobile e con un colpo di genio è riuscito a seminare la giornalista delle Iene e ad evitare di essere sottoposto alla domanda sullaTobin Tax.

    PER GUARDARE IL SERVIZIO VIDEO CLICCA QUI

    Questa, forse, sarebbe stata l'occasione giusta per pareggiare i conti con la trasmissione di Italia 1 e con gli italiani che all'indomani dello "Spread" non hanno di certo risparmiato critiche all'onorevole foggiano e alla classe politica dello Stivale.
    In piazza Montecitorio, nel tentativo di avvicinarsi al Cera onorevole, la giornalista si è beccata un bel "Non devi rompere le p….". Memore del primo incontro e apparentemente seccato per il ritorno della Iena, l'esponente dell'Udc ha preferito andar via lasciando i telespettatori con un dubbio: cosa avrebbe risposto questa volta?.


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