lunedì 11 febbraio 2013

Purtroppo per noi, "lui" non li considera giochi proibiti!!!!

Purtroppo per noi, "lui" non li considera giochi proibiti!!!! 
 

 
VI RESTITUIRO’  

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Per evitare che parli il segretario arrestato??Benedetto XVI lascia il pontificato. L'annuncio in latino. Il fratello: 'Lo sapevo da mesi'


Benedetto XVI lascia il pontificato. L'annuncio in latino. Il fratello: 'Lo sapevo da mesi'


'Sento il peso. Lascio per ingravescentem aetatem, lo faccio per il bene della Chiesa'


Benedetto XVI

Il Papa lascia il pontificato dal 28 febbraio. Lo ha annunciato personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Il Papa ha spiegato di sentire il peso dell'incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa. La ingravescentem aetatem cioé l'età avanzata. Questo tra i motivi addotti da Benedetto XVI, per le sue dimissioni. La sua decisione, annunciata in latino davanti al collegio cardinalizio e alla Casa Pontificia riunite per un concistoro di canonizzazione, è stata accolta nel più profondo silenzio e con smarrimento. Il Papa aveva una voce solenne ma serena e il volto un po' stanco.
"Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile2005", ha detto Benedetto XVI. "Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti", ha aggiunto il Papa.
"Non risulta nessuna malattia in corso che abbia influito sulla decisione" del Papa. Negli ultimi mesi è diminuito il suo vigore. Sappiamo l'età che ha e che è normale per persone in età avanzata vivere un declino delle proprie forze ed il Papa lo ha sentito negli ultimi mesi e lo ha riconosciuto con lucidità", ha detto padre Lombardi.
Il Papa soffre per dolori articolari e reumatici ma è anche il peso del suo ruolo a incidere sul suo stato generale: è quanto trapela da fonti mediche dello staff che lo segue. Il Pontefice è anche sofferente di fibrillazione atriale cronica ma, si è appreso, rifiuta i farmaci anticoagulanti prescritti.
Il Papa ha indicato il 28 febbraio per il termine del pontificato e chiesto che si indica un conclave per l'elezione del successore. La "sede vacante" scatta dalle ore 20.00 del 28 febbraio. Lo ha detto il Papa annunciando ai cardinali la decisione di dimettersi. Dovrà quindi essere convocato un conclave per l'elezione del nuovo Papa. Nel mese di marzo, probabilmente, avremo il nuovo Papa, ha detto Lombardi.
"Il Papa ci ha preso un po' di sopresa". Lo ha detto il portavoce Vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa. Il Papa, negli ultimi tempi, "non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c'erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione". Lo ha detto padre Lombardi. "Un fulmine a ciel sereno". Con queste parole il decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano ha commentato la decisione.
Georg Ratzinger, il fratello di papa Benedetto XVI, era da mesi al corrente dei piani di dimissioni annunciati stamani dal pontefice. "Ero stato messo al corrente", ha detto il religioso secondo quanto riporta il sito del quotidiano Die Welt in un flash delle 12:49: "Mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia".
NAPOLITANO, GRANDISSIMO RISPETTO PER SUO GESTO - "Un grande coraggio e da parte mia grandissimo rispetto": così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato la decisione del Papa di dimettersi.

Votiamo Grillo lui sicuramente li fermera',I terroristi dello spread e il loro affare d’oro: l’euro


I terroristi dello spread e il loro affare d’oro: l’euro


Lo spread è ai minimi storici? Sì, perché paghiamo un tasso d’interesse altissimo, «molto più elevato di quello che il mercato finanziario può raccogliere da qualsiasi altra parte». E’ una bolla finanziaria, mentre l’economia reale è in ginocchio. Se siamo al tappeto, perché i mercati finanziari sono ben disposti a prestarci i loro soldi? «Per il semplice fatto che sono sicuri che si farà di tutto per evitare il default». Loretta Napoleoni svela così il “trucco” dell’Eurozona: stabilizzare la moneta per tutelare gli investitori finanziari a scapito dell’economia reale, che infatti sta colando a picco. «Per questo, “più Europa” è una formula che non ha significato». Non c’è ombra di armonizzazione economica. Al contrario, è penalizzata sanguinosamente la periferia europea: «E’ il prezzo che si è pagato per tranquillizzare i mercati». Sarebbe ora di denunciarlo, ma nessuno ne parla: tantomeno la politica, e men che meno la sinistra, che dovrebbe tutelare i più deboli.
«La sinistra e la destra non ci sono più: c’è, invece, una corsa verso il centro e un atteggiamento di deferenza nei confronti dei colonizzatori da parte di Loretta Napoleonitutte le forze politiche attualmente esistenti», dichiara Loretta Napoleoni a Rodolfo Monacelli per un’intervista su “Critica Letteraria” in occasione dell’uscita del libro-denuncia “Democraziavendesi”. «Non c’è un dibattito in questo paese: sul tema dell’Europa e dell’euro nessuno dice qualcosa di diverso: sono tutti schierati dalla stessa parte, e la sinistra non ha una visione economica alternativa». Motivo: «Tutte le nazioni della periferia sono dipendenti da quelle del Nord (il Nord ci manda gli aiuti, i crediti)». Senza questa dipendenza «dovremmo fare unapolitica vera, una politica alternativa», ma purtroppo «nessuno lo sa e lo vuole fare». Questo discorso «vale per tutta quanta la periferia», perché quello che sta accadendo all’Italia «è ciò che succede quando i popoli vengono colonizzati».
Il “partito dell’euro” teme l’inflazione, che svaluta la moneta e impensierisce i detentori di grandi ricchezze, mentre i più non avrebbero nulla da temere da una quota fisiologica di inflazione: «Magari avessimo un po’ di inflazione! Siamo in deflazione totale», perché non circola denaro e, per colpa dell’euro, l’economia è in tilt. «Tutti i maggiori economisti internazionali parlano di uscita dall’euro, di un euro a due velocità, e nessuno parla di inflazione: in ogni caso, la paura dell’inflazione è in relazione solo al fatto di tornare a gestire la propria moneta, tornando a stamparla indipendentemente dalle decisioni di Bruxelles». Con corollario di immancabili leggende: «Chi dice che la benzina andrà a 7 euro fa del terrorismo economico». E’ vero il contrario: «Il 75% del costo della benzina deriva dalle accise che noi dobbiamo pagare per poter pagare il debito», che caro benzinaè denominato in euro, cioè in una valuta su cui lo Stato non ha alcun controllo.
Altra favola: l’isolamento internazionale in caso di uscita dalla moneta della Bce: «Svezia, Danimarca e Inghilterra non sono nell’euro, la Norvegia neanche nell’Unione Europea: uscire dall’euro non vorrebbe dire diventare i paria internazionali», dice Loretta Napoleoni. Peccato che, su questo, in Italia «non c’è dibattito», ma solo «propaganda e terrorismo economico», aggravato da una manipolazione totale dell’informazione: «C’è un’ignoranza abissale, la gente non sa nulla perché chi dovrebbe fare informazione, in realtà, in questo paese fa disinformazione». L’euro? «E’ un sistema monetario che non funziona», perché è stato creato «senza tener conto dei principi della teoria economica e della teoria monetaria». A parte l’Eurozona, nel resto del mondo non esistono monete senza Stato o Stati senza moneta: «Gli inglesi lo avevano predetto e, per questo motivo, non sono entrati nell’euro».
Ormai, aggiunge Loretta Napoleoni, debito estero e debito pubblico coincidono, perché il deficit viene finanziato emettendo buoni del Tesoro comprati all’estero. Se due economie diverse si uniscono – una più forte e l’altra più debole – quella più forte diventa automaticamente “creditore netto” di quella più debole. «Significa che noi ci siamo indebitati con le banche estere che, avendo la stessa moneta, hanno avuto un incentivo a “colonizzare” questi mercati della periferia». Mercati in cui, prima dell’adozione dell’euro, le banche estere non erano molto presenti, perché temevano il pericolo della svalutazione. «Il debito pubblico, quindi, è stato finanziato indebitandosi all’estero». Poi, con la crisi, «si è cercato di far ricomprare il debito pubblico alle banche della periferia», cioè le nostre. «Oggi, la maggior parte del debito pubblico italiano (più del 60%) è nelle mani delle banche italiane, che lo hanno finanziato da quando le banche Mario Montistraniere hanno deciso di non partecipare più alle aste perché avevano paura dell’implosione dell’euro».
Mentre il resto del mondo considerava l’euro una follia – e gli inglesi si guardavano bene dall’aderirvi – noi invece «abbiamo svalutato il patrimonio nazionale, per entrare nell’euro». Motivazione: «L’euro è stato usato per motivi politici», ovvero la transizione tra Prima e Seconda Repubblica», con i nuovi equilibri di potere, fino all’attuale «erosione della democrazia», che in Italia è interpretata da Mario Monti, al potere col pretesto dell’emergenza ma, in realtà, pronto ad eseguire gli “ordini” di Bruxelles. Ovvero, le politiche del rigore: scelte come quella del Fiscal Compact, «che hanno cambiato la Costituzione senza che questo avvenisse con un dibattito pubblico e attraverso una consultazione con la popolazione». Chi auspica “più Europa” fa solo cattiva propaganda: «La verità è un’altra: i mercati finanziari hanno ricominciato a comprare il debito pubblico dei paesi della periferia, che ha un tasso d’interesse molto elevato, e questo sta spingendo gli spread verso il basso. Questa politica di austerità, quindi, ha funzionato per ridare fiducia al mercato finanziario, e noi ci indebiteremo ancora di più: invece di risolvere il problema del debito, abbiamo creato le condizioni per allungare questo ciclo debitorio».

Votate Grillo,lui li fermera',Fermare i nazisti bianchi e i loro uomini, Bersani e Monti


Fermare i nazisti bianchi e i loro uomini, Bersani e Monti


Dunque anche il governo americano si è convinto che la crisi della finanza mondiale è stata sfruttata e creata da un’azione criminale. E chiama in giudizio, dopo tre anni di indagini, “Standard & Poor’s”. Il che fa venire in mente che la Procura di Trani, che aveva preso di mira la filiale italiana di “S&P”, aveva visto giusto. L’agenzia di rating più famosa del mondo, la più grande, è accusata di aver dato “voti” troppi alti a una ventina di “Cdo” (collateralized debt obligations, una forma di derivati), cioè di aver tratto in inganno gli investitori americani e di tutto il mondo, provocando il collasso di grandi banche come la Bear Stearns e la Lehman Brothers. Ma non solo le banche americane: ha fatto esplodere anche banche europee come la Royal Bank od Scotland, che poi è stata salvata dal governo di Londra, e la Kbc belga, salvata dal governo di Bruxelles.
Tutta la crisi mondiale è cominciata così. E noi adesso ci troviamo di fronte a un presidente degli Stati Uniti che chiede 5 miliardi di dollari di danni per il Giulietto Chiesagoverno americano. Ma la “Standard & Poor’s” deve pagare i danni solo al governo americano o dovrebbe pagarli a tutto il mondo? Certo non potrebbe, e infatti sono terrorizzati da questa vicenda: hanno cercato di trattare col governo americano per tre anni di seguito, per patteggiare; ma non ci sono riusciti, e così si sono ritirati perché temono che gli farà causa mezzo mondo, esattamente come sto dicendo io. Ora, il mondo intero avrebbe il diritto di chiedere i danni. E quando dico il mondo intero dico: anche noi. Perché tutto quello che è successo dopo – dopo queste vicende che sono cominciate nel 2006, 2007, 2008 – è andato a trasferirsi tutto sul debito europeo. Quindi, sostanzialmente, noi stiamo vivendo una crisi che è stata prodotta non in Europa, non in Italia, ma negli Stati Uniti e nella City of London, da un gruppo di criminali. Questo è il reale problema che abbiamo di fronte: la vera radice della crisi finanziaria mondiale.
Dunque, se davvero dovessimo chiedere i danni, non li dovremmo chiedere a “Standard & Poor’s”, che in fondo è una grande agenzia di rating, ma niente di più. La questione che dobbiamo porci è: chi ha lasciato fare alla “Standard & Poor’s” tutto questo? Visto che si tratta di un’impresa americana, chi ha questa responsabilità? Noi i danni li dovremmo chiedere al governo degli Stati Uniti d’America, che ha sempre consentito che “Standard & Poor’s”, e non solo questa, truccasse le carte. E’ da Clinton in avanti – dal presidente Clinton, democratico – che le banche degli Stati Uniti, le grandi banche d’investimento, hanno preso nelle loro mani, interamente, il controllo dellaBill Clintonfinanza mondiale. E lo hanno fatto senza regole. Per questo il collasso si è ripercosso anche su di noi.
Stiamo parlando ormai da tre anni della crisi del debito – greco, italiano, spagnolo, portoghese – e addirittura abbiamo avuto un “quasi colpo di Stato”, per non dire apertamente un colpo di Stato, che ha portato al governo uno degli uomini che hanno interpretato, in Europa – insieme a Mario Draghi, che presiede la Banca Centrale Europea – questa crisi. Cioè, abbiamo portato al governo un Quisling delle banche: si chiama Mario Monti. Questo è il quadro. Se non usciamo da questo inghippo, continuiamo a essere presi nella trappola di un debito che non abbiamo creato noi, di cui non sapevamo nulla, e che risiede e ha le sue fondamenta in un’operazione truffaldina, come viene riconosciuto in questo momento.
Naturalmente non si tratta di un processo penale ma di un processo civile amministrativo, ma credo che abbiamo il diritto di porre il problema sulla questione penale, perché si tratta di azioni criminali che coinvolgono interi popoli. E adesso ci troviamo di fronte alle regole europee, che sono state scritte formalmente dagli europei – ma in realtà sono state scritte dagli stessi banchieri americani, che agivano in totale libertà e senza regole, su scala mondiale. Maastricht, Lisbona: questi trattati, che l’Europa ha fatto propri, sono quelli che oggi ci mettono un cappio attorno al collo e ci costringono a chiedere – alle stesse banche che hanno prodotto il disastro – da essere così cortesi da finanziarci, imponendoci i loro tassi di interesse. E quando le banche falliscono, come sono già fallite (due volte), le banche Giulio Tremonticentrali erogano nuovo denaro virtuale, per far rimettere in movimento le banche – e non gli Stati, e non la vita dei popoli.
Mi pare che la definizione migliore di tutto questo l’abbia data proprio Tremonti, quando ha scritto in un suo libro che siamo di fronte ad un “nazismo bianco”. E adesso noi andiamo alle elezioni, e il signor Monti – che ha interpretato questa politica perfettamente – ritornerà al governo, insieme a Bersani: si stanno mettendo d’accordo con grande fretta, Monti e Bersani, perché sentono sul collo la pressione di Berlusconi – addirittura! E vogliono mettersi d’accordo in tempo per continuare la loro macelleria. Io credo che gli dobbiamo dare addosso, con tutte le forze di cui disponiamo: non votandoli, e facendo in modo che meno gente possibile li voti. Perché sono i peggiori: Monti e Bersani, insieme, sono i peggiori. Dobbiamo saperlo: di peggio non potrà venire. Perché il peggio è rappresentato dalla politica che produce questo disastro. E questo disastro lo producono loro. Quindi Bersani e Montibisognare fare in modo che non vincano, che non prendano la maggioranza, che non possano governare questo paese e che si vada presto a nuove elezioni, con nuove forze politiche, capaci di cambiare il corso delle cose.
A patto che, naturalmente, non vogliamo farci tagliare a fette, come i salami, dai fratelli massoni che governano l’Italia e l’Europa – non solo il Monte dei Paschi di Siena. Il Montepaschi è uno scherzo da bambini: la stessa cosa sta succedendo a Wall Street in questo momento, ma anche a Francoforte, dove la Deutsche Bank è sotto inchiesta per le stesse ragioni che hanno messo sotto inchiesta la “Standard & Poor’s”. Quindi, guardate che successione: “Standard & Poor’s”, Deutsche Bank, Monte dei Paschi di Siena. Siamo nelle mani dei banchieri. Bisogna togliere il potere dalle mani del nazismo bianco: questo è il compito che abbiamo di fronte.

Perche' non votare Monti,Bersani,Berlusconi,Fine dell’università per tutti, si torna alla scuola d’élite


Fine dell’università per tutti, si torna alla scuola d’élite


I giovani italiani rinunciano all’università: è la fine di un sistema democratico basato sulla fiducia nel futuro, grazie alla promozione sociale di massa. Impressionanti i dati su quella che Carlo Formenti definisce «l’apocalisse dell’università italiana». Ovvero: 58.000 iscritti in meno, un calo del 17% rispetto a dieci anni fa, mentre i professori diminuiscono a un ritmo ancora più rapido (meno 22% negli ultimi sei anni). Risultato: il rapporto medio fra studenti e docenti (18,7%) continua a essere il più alto d’Europa. Altro poco invidiabile record europeo: abbiamo la più bassa percentuale di laureati nella fascia di età fra i 30 e i 34 anni, appena il 19% a fronte di una media europea del 30%. Cala anche il numero delle borse di studio, peraltro di entità ridicola, assieme ai finanziamenti ordinari, mentre «di quelli per la ricerca è meglio tacere». Perché i giovani disertano gli atenei? Ormai «non credono più che la laurea rappresenti una risorsa strategica per spuntare redditi dignitosi su un mercato del lavoro sempre più avaro».
Una tenaglia: l’offerta è sempre più precaria, e lo Stato investe sempre meno. Molti ragazzi, scrive Formenti su “Micromega”, «non dispongono universitàsemplicemente più di risorse sufficienti per far fronte ai costi sempre più elevati della formazione universitaria». Inoltre, vista la direzione imboccata dall’economia, vedendo che il governo scommette sempre meno sulla formazione mentre sui media si moltiplicano gli inviti a tenere conto dei vantaggi offerti da una serie di mestieri che non richiedono livelli particolarmente elevati di istruzione, hanno tirato le somme: «Nei paesi sviluppati l’università di massa ha esaurito la sua funzione, visto che una quota sempre più elevata di lavori skilled sta migrando verso i Paesi in via di sviluppo (solo la Cina prevede di sfornare 200 milioni di laureati entro un decennio), seguendo le stesse rotte che i lavori esecutivi hanno battuto nei decenni scorsi».
Il livellamento verso il basso di redditi e condizioni di vita e di lavoro a livello globale procede a ritmo sostenuto, e per molti «non vale più la pena, o non è semplicemente più possibile, nuotare contro l’impetuosa corrente che sta inesorabilmente trascinando indietro le università occidentali». Non solo in Italia: da noi il fenomeno è più evidente, ma anche in Inghilterra e altri paesi si sta verificando. L’esito è scontato: così, l’università torna «all’antico ruolo di promozione del ricambio generazionale di élite dirigenti appartenenti alle classi sociali più elevate». Nonostante ciò, aggiunge Formenti, «c’è chi ha la faccia tosta di sostenere che la laurea è ancora un investimento conveniente per chiunque», come Andrea Ichino e Daniele Terlizzese che sul “Corriere della Sera” scrivono che il rendimento di una laurea è superiore al rendimento medio di un portafoglio di azioni e obbligazioni, per cui vale in ogni caso la pena di “correre il rischio”; la vera colpa del calo delle iscrizioni sarebbe la scarsa diffusione di una sana cultura del rischio presso i nostri giovani, perché «se si è avversi al rischio, Carlo Formentil’incertezza frena l’investimento».
«Peccato – ribatte Formenti – che milioni di studenti americani, essendosi assunti il rischio, si trovino oggi a dover lottare per far fronte a debiti mostruosi che, essendo stati “cartolarizzati”, minacciano di generare sconquassi paragonabili a quelli provocati dai famigerati subprime nel caso gli indebitati non riuscissero a farvi fronte». Ma i liberisti nostrani hanno una soluzione anche per questo: invece di accendere mutui, si potrebbero istituire delle borse di studio che dovranno essere restituite se e quando i titolari avranno raggiunto livelli di reddito sufficienti. E se non li raggiungono? Non saranno obbligati a restituirli, sterilizzando così i rischi di insolvenza. “Naturalmente”, sottolinea Formenti, non sarà possibile garantire questa opportunità a tutti, ma solo ai più capaci e meritevoli. «Se mai questa proposta verrà messa in pratica», difficilmente il profilo socioeconomico dei “meritevoli” si scosterà da quello delle élite, «mentre eventuali eccezioni saranno vincolate a chiare garanzie ideologiche e comportamentali (fuori i rompiscatole, secondo il collaudato modello Marchionne)».
Ultima domanda: siamo così sicuri che la laurea funzioni ancora come via regia a un reddito elevato? I dati che arrivano dagli Stati Uniti, aggiunge Formenti, sollevano qualche dubbio in merito: è vero che, mediamente, i laureati continuano a guadagnare di più e ad avere maggiori opportunità di impiego dei diplomati, ma è altrettanto vero che i livelli di occupazione e redditi dei primi stanno calando con un ritmo pari a quello dei secondi. La laurea, commenta l’economista Jared Bernstein, già membro dello staff di Obama, non è una polizza di assicurazione contro la competizione globale, la rapida diffusione di tecnologie labor–saving e la disoccupazione di massa. Così, si comincia a rinunciare alla formazione universitaria: l’Italia non è (più) un paese per giovani. E lo sarà sempre meno, se non uscirà dal ricatto europeo del debito: la perduta sovranità finanziaria impone allo Stato di non investire più sulla comunità nazionale.

Uccidiamo tutto, per farne Pil: questa economia è delirio


Uccidiamo tutto, per farne Pil: questa economia è delirio


Una delle ragioni per cui non ci sono persone che lavorano per far crollare il sistema che sta uccidendo il pianeta è che le loro vite dipendono dal sistema. Se la tua esperienza è che il tuo cibo viene dal negozio di alimentari e la tua acqua dal rubinetto, allora difenderai alla morte il sistema che ti porta quelle cose perché dipendi da esse. Siamo diventati così dipendenti da questo sistema che ci sfrutta e ci uccide che è diventato quasi impossibile per noi immaginare di viverne al di fuori. L’altro problema è la paura che abbiamo di avere ancora qualcosa da perdere. Abbiamo molto da perdere se questa cultura dovesse crollare. Una ragione primaria per la quale così tanti di noi non vogliono vincere questa guerra – o persino riconoscere che sia in corso – è che abbiamo dei benefici materiali dal saccheggio procurato da questa guerra. Quanti di noi rinuncerebbero ad automobili e cellulari, docce calde e luce elettrica, negozi di alimentari e vestiti? Ma la realtà è che il sistema sta uccidendo il pianeta.
Anche in assenza del riscaldamento globale, questa cultura ucciderebbe ancora il pianeta, facendo fuori branchi di balene e stormi di uccelli, facendo global warmingsaltare le cime delle montagne per accedere agli strati di carbone e bauxite, eliminando interi ecosistemi. Tutta questa violenza inflitta ad un intero pianeta per far funzionare un’economiabasata sulla nozione folle ed immorale che possiamo sostenere le società industriali, il tutto mentre buttiamo la vita e gli ecosistemi del pianeta basati sulla terra. E la fantastica retorica che promulgano coloro che insistono sull’adattamento a questi cambiamenti – che la tecnologia troverà una soluzione, che ci possiamo adattare, che il pianeta può e si conformerà alle soluzioni nel mercato – è pericolosa.
Un’altra parte del problema sono le narrazioni che stanno dietro al modo di vivere di questa cultura. Le premesse di queste narrazioni ci accordano i diritti ed i privilegi esclusivi di dominio su questo pianeta. Che tu aderisca alla religione della Scienza o della Cristianità, queste narrazioni ci dicono che la nostra intelligenza e le nostre capacità ci permettono diritti e privilegi esclusivi di esercitare il nostro volere sul mondo, che è qui perché noi lo usiamo. Il problema di queste storie, che voi ci crediate o no, è che queste hanno effetti reali sul mondo fisico. Non importa che le storie che ci hanno raccontato siano fantasia, ciò che importa è che le narrazioni siano fisiche. Le storie della Cristianità potrebbero essere di fantasia? Fingiamo per un carceremomento che Dio non esista. Bene, le Crociate sono comunque avvenute.
Le nozioni di razza o genere: possono essere oggetto di discussione. Ma, ovviamente, razza e genere contano. Non sono una cosa reale, ma tutto ciò ha effetti sul mondo reale: gli afroamericani costituiscono il 58% della popolazione carceraria, e un terzo di tutti gli uomini di colore fra i 20 e i 29 anni sono sotto qualche forma di sorveglianza da parte della giustizia. C’era quel serial killer che uccideva le donne a Santa Cruz. Delle voci nella sua testa gli dicevano che, se non uccideva quelle donne, la California sarebbe scivolata nell’Oceano. E’ evidente che questo tizio fosse delirante, un pazzo totale e malato in testa, ma le sue illusioni hanno comunque avuto effetti nel mondo reale. Anche Hitler aveva il delirio che gli ebrei stessero avvelenando la razza. Quel delirio ha avuto effetti nel mondo reale. Nel mondo reale non ci può essere una scissione fra cultura e natura. Non si può vivere in un pianeta ed ucciderlo allo stesso tempo.
La produzione è essenzialmente la conversione del vivente nel morto: animali in salumi, montagne e fiumi in lattine d’alluminio per la birra, alberi in carta igienica, petrolio in plastiche e computer. Ogni bene col quale si viene in contatto è imbevuto di petrolio, fatto di risorse, contrassegnato dalla trasformazione del vivente in morto: la produzione industriale. E con conflitti e guerre siamo condotti o istigati da questa cultura ad accedere (rubare) le risorse necessarie per alimentare la colossale macchina di questa economia, questa cultura liquida, massacrando intere comunità di persone non industrializzate: i vecchi, i bambini che si attaccano alle loro madri mentre droni cacciano spettatori barcollanti, l’innocente e il vulnerabile riportato come “danno collaterale”. Himmler usava un epiteto simile per ebrei, gitani, polacchi, serbi, bielorussi ed altri popoli slavi in un libretto Himmlerpubblicato e distribuito dalla Sede Centrale per la Soluzione e la Razza delle Ss: “Untermenschen” (sotto-uomini).
Questo è un prezzo accettabile che dobbiamo pagare, così ci viene detto. Negli Stati Uniti vengono perdute più vite settimanalmente a causa di cancri evitabili ed altre malattie di quante se ne perdano in 10 anni di attacchi terroristici. E le multinazionali per le quali questa cultura combatte dall’altra parte dell’oceano, sono le stesse organizzazioni imputabili di queste morti interne settimanali. Un’economia di crescita infinita non è solo folle e impossibile. E’ anche ingiuriosa, basata sulla stessa presunzione di forme di abuso più personali. Di fatto è la consacrazione macroeconomica del comportamento di abuso. Il principio guida del comportamento di abuso è che chi abusa rifiuta di rispettare o di conformarsi a limiti o confini posti dalle vittime. Le economie della crescita sono essenzialmente incontrollate e spingeranno oltre ogni confine posto da nessun altro che non siano i perpetratori.
E chi abusa con successo si assicurerà sempre che ci sia qualche “beneficio” per la vittima. In questo caso, per esempio, possiamo guardare la Tv, possiamo avere il computer e l’accesso per giocare online – otteniamo “benefici” che ci tengono sostanzialmente allineati. Inoltre, secondo le storie del capitalismo industriale, questo sistema economico deve costantemente aumentare la produzione per crescere. E cos’è, dopotutto, la produzione? Di fatto è la conversione del vivente nel morto, la conversione di foreste viventi in legname da taglio, fiumi viventi in bacini stagnanti per generare elettricità, pesce vivente in bastoncini di pesce ed infine tutto questo in soldi. E cos’è in realtà il Pil? E’ una misura di questa conversione del vivente in morto. Più rapidamente il mondo vivente viene convertito in prodotti morti, più alto è il Pil. E queste semplici equazioni sono complicate macellodal fatto che quando il Pil scende, spesso la gente perde il lavoro. Non c’è da meravigliarsi che il mondo venga ucciso.
Dare per scontato il capitalismo industriale quando si tratta di soluzioni al riscaldamento globale è assolutamente assurdo e folle. Non è in contatto con la realtà fisica. Inoltre ha effetti disastrosi sulla realtà fisica. Se spingi un pianeta a conformarsi ad una ideologia si ottiene quello che si ottiene. In realtà la Terra non è e non potrà mai essere un’ideologia: la Terra è fisica, è reale. Ed è fondamentale. Senza suolo non c’è terreno sano, e senza terreno sano non mangi, muori. Senza acqua potabile e pulita, muori. Uno dei problemi della nostra cultura è la mancanza di capacità di separare l’ideologia dai bisogni del mondo naturale. E così, se le soluzioni al riscaldamento globale non affrontano immediatamente i bisogni fondamentali del pianeta, be’, siamo fottuti. Negli anni ‘40, in Germania, i “camion a gas” di Arthur Nebe erano ampiamente in uso. Coloro che li guidavano non hanno mai pensato a se stessi come a degli assassini, solo come a persone qualsiasi, pagate per guidare un camion, per fare un lavoro. Oggi, chi lavora per Boeing, Ratheon, Weyerhaeuser, Exxon Mobil, Bp, il Pentagono, si vedrà sempre come impiegato, non assassino. Vedrà sempre se stesso come qualcuno che fa un lavoro che dev’essere fatto.
Flaconi di spray per capelli, telecomandi di televisori e bottiglie da due litri di “Jolt Cola”: ognuna di queste cose, per molta gente, è più importante delle lamprede, dei salmoni, dei gufi maculati, degli storioni, delle tigri e delle nostre stesse vite. E questa è una parte enorme del problema. Quindi, naturalmente, non vogliamo vincere: perderemmo la nostra Tv via cavo. Ma io voglio vincere. Col mondo che viene ucciso, io voglio vincere e farò qualsiasi cosa serva per vincere. Quando Adolf Eichmann si è trovato di fronte alla Corte Distrettuale di Gerusalemme e gli è stato chiesto perché è mattanza di cetaceistato d’accordo con la deportazione degli ebrei nei ghetti e nei campi di concentramento, la sua risposta è stata: «Nessuno mi ha mai detto cosa stavo facendo di sbagliato».
Oggi, 200 specie si sono estinte, un’altra comunità indigena scomparirà da questo pianeta per sempre, un’intera foresta sarà abbattuta e milioni di vite umane saranno costrette a sopportare le agonie di carestia, guerra, malattia, sete, perdita della loro terra, della loro comunità, del loro stile di vita. Le persone che si sono fatte avanti per dire che ciò che questa cultura sta facendo al pianeta è sbagliato, non sono abbastanza. Bene, eccoci gente: ciò che questa cultura sta facendo a noi stessi, quello che sta facendo al pianeta, è sbagliato. Dannatamente sbagliato. E prima sostituiremo questa economia, prima potremo dissolvere queste illusioni tossiche e le loro narrazioni formative. Solo allora potremo cominciare a vivere le vite libere che siamo nati per vivere, e vincere la battaglia.
(Derrick Jensen, estratti da “Non si può uccidere un pianeta e viverci sopra”, conversazione con Joseph Smecker pubblicata da “Effetto Cassandra / Truthout” e ripresa da “Megachip” il 2 febbraio 2013).

Adesso Gankitalia Si accorge che i Manager delle Banche che vanno male non devono prendere i Bonus!!


Visco:no bonus manager banche in perdita

Adeguamento spontaneo o norme e controlli piu' stringenti




(ANSA) - BERGAMO, 9 FEB - Le banche in perdita ''non dovranno distribuire bonus''. Questo il monito del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco al Forex dove chiede che ''la parte variabile delle remunerazioni'' sia in linea con i risultati reddituali. Se ''non si avra' un adeguamento spontaneo'', ''norme e controlli saranno piu' stringenti''.

Usa obiettivo cyber attacchi


Usa obiettivo cyber attacchi

Rapporto intelligence, Cina e' la nazione piu' aggressiva



(ANSA) - ROMA, 11 FEB - Gli Stati Uniti sono l'obiettivo di un massiccio attacco di cyber-spionaggio che minano la sua economia: lo stima un rapporto National intelligence estimate (Nie) pubblicato dal Washington Post, che individua la Cina come uno dei Paesi che piu' aggressivamente tenta di violare i sistemi informatici delle compagnie e delle istituzioni americane. (ANSA).