giovedì 2 ottobre 2014

Banca Popolare di Puglia e Basilicata:Giovane imprenditore foggiano rovinato da una banca: una vicenda lunga 15 anni

"Banca deve 300mila euro a imprenditore foggiano, ma non vuole"

Giovane imprenditore foggiano rovinato da una banca: una vicenda lunga 15 anni

L'avv. Vincenzo Rocco  racconta la vicenda del suo assistito, che avrebbe diritto ad ottenere sul suo conto un riaccredito di 300mila euro. Ma la Banca Popolare di Puglia e Basilicata si rifiuterebbe
"Banca deve 300mila euro a imprenditore foggiano, ma non vuole"
Non c’è pace per un imprenditore foggiano protagonista di una vicenda giudiziaria che da quindici lunghi anni lo vede contrapposto alla Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che ha prodotto – così come riferito dal suo legale, l’avv. Vincenzo Rocco – “danni alla sua vita privata ed imprenditoriale, che perdurano anche dopo due gradi di giudizio vittoriosi”.
Questi i fatti raccontati dall’avv. Rocco: “Nel lontano 2001 un cittadino foggiano, giovane, imprenditore, vide notificarsi un decreto ingiuntivo da parte della locale filiale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, con il quale gli veniva ingiunto di pagare una considerevole somma (€ 58.000,00 nel 2001). Il mio assistito fu costretto (tramite altro Studio legale) a proporre opposizione contro il detto decreto ingiuntivo innanzi al Tribunale civile di Foggia.
Questo giudizio venne definito con sentenza del 15.04.2008, che accolse tutti i motivi di opposizione e revocò il decreto ingiuntivo. Nell’ambito dell’istruttoria espletata nel summenzionato giudizio di primo grado emerse che la Banca Popolare di Puglia e Basilicata è debitrice (e non creditrice) della maggior somma di € 300.000,00.
La Banca Popolare di Puglia e Basilicata propose appello avverso detta sentenza innanzi alla Corte di Appello di Bari. Con sentenza del 20.06.2014 anche la Corte di Appello diede ragione all’utente bancario (seguito da altro Studio Legale), confermando la sentenza di primo grado che aveva revocato il decreto ingiuntivo. Due sentenze sanciscono, pertanto, il diritto del mio cliente ad ottenere il riaccredito sul suo conto corrente di una rilevante somma (€ 300.000,00).
Nonostante due decisioni giudiziali a tutt’oggi, dopo quasi quindici anni di vicende giudiziarie, la Banca Popolare di Puglia e Basilicata non intende provvedere alla restituzione delle somme dovute, tanto che il mio assistito è stato costretto (tramite questo Studio legale) a richiedere sia un decreto ingiuntivo al Tribunale di Foggia, che a proporre un nuovo giudizio civile ordinario per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali.
La Banca Popolare di Puglia e Basilicata non si è presentata all’incontro fissato per il 22.09.2014 innanzi all’Organismo di mediazione per l’espletamento della procedura obbligatoria di mediazione (condizione di procedibilità del nuovo giudizio civile intrapreso) e questa condotta ingenera nel mio assistito il timore che la condotta della Banca sia improntata a far decorrere ancora numerosi lunghi anni di causa.
Questo giovane cittadino foggiano, in conseguenza della condotta della Banca, non ha potuto svolgere alcuna attività imprenditoriale, non avendo avuto la possibilità di accedere a nessuna forma di finanziamento presso istituti di credito. E’ stato negativamente segnalato nelle centrali di informazioni creditizie, nonostante egli non è debitore di nessuno, ma è – invece – creditore di una Banca.
La sua intera esistenza ha patito forti pregiudizi e, in un’epoca in cui i rapporti tra utenza bancaria e istituti di credito è caratterizzata da forti ostilità e da numerose difficoltà, questa vicenda rappresenta un caso purtroppo emblematico della avversarialità dell’autoreferenziale mondo del credito rispetto ai cittadini, alle famiglie, agli imprenditori.





Board Bce a Napoli, alta tensione durante il corteo

Board Bce a Napoli, alta tensione durante il corteo

Alla manifestazione anche una bandiera ucraina insanguinata


Board Bce a Napoli, alta tensione a Napoli (foto: ANSA)


Faccia a faccia e scontri tra le forze dell'ordine  in assetto antisommossa e un gruppo di manifestanti che a volto coperto e alcuni con i caschi si sono posizionati a pochi metri dal blocco e formando una forte di catena umana. E' scattato l'idrante della polizia.
A pochi metri dal termine consentito del corteo contro il vertice della Bce, il gruppo di testa del corteo sta indossando caschi e molti stanno coprendo il volto. Si stanno sparando anche diversi fumogeni.
Un imponente spiegamento di sicurezza delle forze dell'ordine circonda il Museo e il Parco di Capodimonte. Per arrivarci occorre superare diversi posti di blocco e sbarramenti costituiti anche da blindati e agenti in tenuta anti sommossa. Nella zona il traffico veicolare è stato deviato o interrotto mentre la situazione è sorvegliata dall'alto da un elicottero. Anche all'interno del parco è nutrita la presenza di uomini della sicurezza.
I manifestanti in corteo all'altezza degli uffici del Tribunale minorile hanno fatto esplodere alcuni grossi petardi e lanciato all'interno della struttura chiusa alcuni fumogeni: uno di questi ha raggiunto un balcone al primo piano degli uffici. Il personale che si trova all'interno della struttura ha subito provveduto a spegnerli. Nel corteo c'è un gruppetto di manifestanti con il volto coperto.
Rivolgono un appello alle forze dell'ordine i manifestanti del corteo contro il vertice della Bce: "levatevi i caschi e manifestate con noi". "Fate venire anche i vostri figli - dicono i manifestanti - stiamo uniti per riconquistare il nostro futuro".
Malgrado la pioggia che sta cominciando a cadere su Napoli, prosegue senza defezioni il corteo Block Bce.
Un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo diretto verso Capodimonte e ha lanciato bottiglie e fumogeni sulle vetrine di un'agenzia del Banco di Napoli di via Colli Aminei che hanno retto al colpo. Un giovane con una bomboletta spray ha scritto sulla vetrina della banca ''Ostility for austerity, ladri assassini fuck austerity'' con vernice nera, rossa e blu. Dal corteo qualcuno li ha invitati a desistere e i giovani sono rientrati nel corteo.
Incassa anche gli applausi del personale medico dell'ospedale Cto (Centro traumatologico Ortopedico) il corteo contro il vertice della Bce. Gli applausi sono partiti mentre un attivista, Alfonso De Vita, descriveva lo stato 'pietoso della sanità campana" e i "diritti dei cittadini negati". I medici erano tutti con il camice bianco da lavoro.
Negozi chiusi ma applausi e cittadini in strada
Negozi chiusi ma continui applausi della gente lungo viale Colli Aminei al passaggio del corteo contro il vertice Bce. "E' stato fatto terrorismo mediatico - dice al microfono Alfonso De Vita, attivista del corteo - non dovete avere paura di noi, ma di Draghi e di chi è rinchiuso alla Reggia di Capodimonte". Ogni tanto un gruppetto di ragazzi si stacca dal corteo per affiggere sui muri manifesti con la scritta "Napoli Antifascista". Nelle retrovie si sono sistemati, con uno striscione, un gruppo di aderenti al movimento di lotta per il lavoro e alcuni cittadini ucraini con cartelli con la scritta "Unione europea vergogna" e la bandiera del loro paese macchiata di sangue. A circa trecento metri dalla coda del corteo i poliziotti in assetto antisommossa seguono lo svolgimento della manifestazione.

I manifestanti, circa 4.000 secondo gli organizzatori, si sono radunati nel piazzale antistante la stazione Colli Aminei della linea 1 della metropolitana. L'Istituto scolastico Salvemini, che si trova nei pressi del luogo dove i manifestanti si sono radunati, oggi è chiuso. Tantissime le persone affacciate ai balconi che seguono il passaggio dei manifestanti. Alcuni negozi hanno le saracinesche abbassate. In piazza sono scesi studenti, disoccupati ma anche mamme e semplici cittadini che - spiegano - non riescono ad arrivare a fine mese. Tanti anche i cartelli esposti. Su alcuni si legge "Più case per tutti ma i banchieri nelle cantine", "Block Bce perché la spesa dei governi la decidiamo noi". "No Bce, no austerità, case e reddito per tutti".
"I black bloc siamo noi, siamo noi che paghiamo la crisi". Urla questo da un furgone che apre il corteo, uno speaker-attivista. Tra gli striscioni anche lo slogan di questi giorni: "No Bce, no austerità".
Anche maschere di Pulcinella in apertura del corteo. Un gruppo di attivisti le ha indossate e apre il corteo con lo slogan "precarietà, povertà, disoccupazione, speculazione, liberiamoci dalla Bce".
Al corteo c'è anche la protesta ucraina. Un gruppo di donne espone la bandiera rovesciata del loro Paese macchiata di sangue. "Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà a chi lotta contro le banche mondiali - spiega Olena, da 14 anni a Napoli - le banche mondiali sostengono la guerra. La gente deve capire che in Ucraina è ormai tutto rovesciato, come la bandiera che esponiamo noi oggi". Tra gli slogan esposti anche 'America hands off of Ucraina' e foto che ricordano la strage di Odessa.
Visco: errori sulla crisi, trascurata economia reale
"Una moneta senza stato non è una fase finale del processo. Tanto è vero che abbiamo avuto una grave crisi per molti errori e ritardi". Lo dice il governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, intervistato dal Mattino, spiegando di fronte alla crisi si è cominciato "dai test sulle banche", poi "siamo intervenuti in Grecia con un'azione sulla ristrutturazione del debito, invece di risolvere i problemi di economia reale. Il punto è che sono usciti i capitali dall'Europa e questo ha creato la crisi dei debiti sovrani". Parlando del ruolo della Bce e della strategia monetaria, Visco sottolinea che "noi siamo un organo tecnico, non eletto, che non rappresenta nessuno e che ha il compito della stabilità monetaria". La Banca centrale, aggiunge, "non può provare a far sviluppare una regione rispetto a un'altra". In Europa, secondo Visco, "come italiani, dobbiamo essere più umili", se "c'è una posizione intelligente bisogna portarla alla Commissione europea. Oggi c'è la presunzione che quando si va lì si punta a ottenere qualcosa a spese di altri, come per fare i furbi". "L'Italia ha avuto una storia di aiuti europei straordinaria", nel senso che, afferma, "noi non li spendiamo", c'è "un problema amministrativo di veti, di incapacità di prendere decisioni, di dire chi è responsabile di cosa...". Il governatore ha proposto Napoli, sua città natale, come sede del vertice Bce: "Abbiamo un problema di istruzione, rispetto delle regole, criminalità. Difficoltà ambientali. E tutto questo insieme non è che si risolve con la politica monetaria". A un giovane che oggi sta valutando se partecipare alla protesta contro la Bce, come riportato anche in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, Visco direbbe che "è molto importante investire in se stessi e studiare". I ragazzi devono chiedere rispetto della legge e "una forte azione contro la criminalità organizzata, contro i veleni della Terra dei Fuochi". E la lotta alla burocrazia: se uno vuole "aprire un'impresa in Italia non è che ha un foglio con tantissime cose da fare: non ha neanche il foglio!".

Spread Btp Bund apre a 139,6 punti 
Apertura in lieve aumento per lo spread fra Btp e Bund che segna 139,6 punti contro i 138,5 della chiusura di ieri. Il rendimento del titolo decennale italiano è al 2,29%.

Borsa: Tokyo chiude a -2,61%, timori su economia mondo
I dati deboli sulla produzione in Usa e Ue affondano anche la Borsa di Tokyo che termina gli scambi con un tonfo del 2,61%.L'indice Nikkei, con la brusca correzione del dollaro tornato sotto i 109 yen, brucia 420,26 punti, e si attesta a 15.661,99. Sui mercati pesano i timori per l'economia globale, considerando anche le proteste a Hong Kong. Altro fattore di incertezza sui mercati è la scoperta del primo caso di Ebola negli Stati Uniti. Le aziende giapponesi, infine, si aspettano che i prezzi al consumo aumentino annualmente dell'1,5%, sotto il target di inflazione del 2% deciso dalla Bank of Japan che, a tale scopo, ha varato ad aprile 2013 una politica monetaria ultra espansiva. Secondo i dati di un'indagine rilasciata dalla BoJ e condotta a settembre, le imprese stimano una dinamica dei prezzi all'1,6% e all'1,7%, rispettivamente, nell'arco di tre e cinque anni di tempo, rispettivamente, escludendo gli effetti dovuti al rialzo dell'Iva, dal 5% all'8% di aprile, e il prossimo atteso, salvo sorprese, a ottobre del 2015.







E adesso tutti via da Foggia,ormai non c'è speranza di sopravvivere!! siamo una citta' di serie C


La presa in giro è finita: il Gino Lisa non è tra gli aeroporti di interesse nazionale
Presentato il piano dal ministro Lupi

È finita, ammettiamolo, come previsto: l'aeroporto Gino Lisa non rientra tra gli aeroporti d'interesse nazionale.

FOGGIA SCALO DECLASSATO. L’annuncio ufficiale arriva dal Piano nazionale aeroporti (scaricabile in fondo alla pagina), presentato oggi dal ministro Maurizio Lupi. Sono i 10 bacini di traffico indicati dal Piano nazionale aeroporti e quello Mediterraneo-Adriatico prevede tre scali tutti pugliesi: Bari, Brindisi e Taranto. Niente da fare per Foggia, dunque, che già da tempo sapeva del suo destino. Alla luce del nuovo piano nazionale degli aeroporti, l'eventuale chiusura di alcuni scali "sara' deciso dalle societa' e dagli azionisti", ha spiegato il ministro Lupi.

LO SCARICABARILE. E ora, tra politici e amministratori locali partirà l’ennesimo processo (postumo) e lo scaricabarile. Un argomento che non appassiona più nessuno, ormai. Resta, però, più di qualcosa da chiarire. E, solo per restare alle ultime puntate di una insopportabile telenovela, va capito cosa è mancato affinché il declassato Gino Lisa venisse recuperato in extremis.

CHI BLUFFA? A fine luglio il governatore regionale Nichi Vendola così scriveva a Lupi: “Caro Ministro, notizie di stampa riferiscono che il Vice Ministro Nencini ha dichiarato che per l’inserimento dell’aeroporto Gino Lisa di Foggia tra gli scali di interesse nazionale, è sufficiente l’istanza della Regione Puglia al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarebbe già pronto a recepirla”. Oltre all’assurdità di una missiva da inviare al ministro per chiedere conferma di indiscrezioni riguardante una riunione a cui la Regione Puglia era (caldamente) invitata a partecipare, c’è da chiarire chi ha bluffato: Lupi (e il suo vice Nencini) intenzionati a “recepire l’istanza” o è la Regione a non aver perorato la causa foggiana?

LE ISTITUZIONI LOCALI. Discorso a parte meriterebbero istituzioni e imprenditoria locale: lo scempio degli ultimi anni riguardante il Gino Lisa è l'emblema dell'incapacità di una intera classe che dirige le sorti di questa città. Declassata, come giusto che sia. 

Hong Kong, gli studenti danno l'ultimatum al premier,in Italia per il lavoro nessuno si ribella!!!

Hong Kong, gli studenti danno l'ultimatum al premier

'Si dimetta entro domani o dovrà affrontare nuove e aggressive forme di protesta'

Attivisti per la democrazia occupano le strade di Hong Kong (foto: EPA)

Ancora un monito da Pechino: le manifestazioni ad Hong Kong riguardano "gli affari interni della Cina", ha affermato a Washington il ministro degli Esteri cinese Wang Yi nel corso di un incontro con il segretario di Stato Usa John Kerry.
Ultimatum degli studenti di Hong Kong al capo del governo CY Leung, che deve dimettersi entro la mezzanotte di domani o fronteggiare nuove e aggressive forme di protesta
Alcune decine di studenti, tra cui il diciassettenne leader delle proteste Joshua Wong, hanno contestato oggi la cerimonia dell'alzabandiera a Hong Kong, ripetendo con gesti e slogan la loro richiesta di dimissioni al capo del governo locale Chun-ying Leung.
I giovani, parte delle decine di migliaia che da domenica scorsa occupano il centro della città in protesta contro Leung e la Cina, si sono radunati davanti a piazza Bauhinia (il fiore simbolo di Hong Kong), dove si e' svolta la cerimonia per la celebrazione del sessantacinquesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare di Cina. Alcuni di loro sono riusciti a superare il servizio di sicurezza e hanno contestato apertamente Leung, che ha preso parte alla cerimonia, prima di essere allontanati. Le dimissioni del cosiddetto 'chief executive' sono la prima richiesta dei giovani che occupano da tre giorni il centro della citta'. Inoltre, i giovani chiedono che il governo di Pechino garantisca elezioni pienamente libere per l'elezione del prossimo chief executive, che si terranno nel 2017.
Il capo del governo di Hong Kong Chun-ying Leung e i gruppi democratici che hanno portato decine di migliaia di persone nelle strade dell'ex-colonia britannica per chiedere elezioni libere sono impegnati in un drammatico braccio ferro, mentre la comunità internazionale segue gli eventi con crescente preoccupazione. Il vicepremier britannico, Nick Clegg ha dichiarato che intende convocare in settimana l'ambasciatore cinese a Londra per esprimere il ''sconcerto e allarme'' sulla gestione delle elezioni a Hong Kong.

20 arresti in Cina per appoggio a proteste Hong Kong
 Una ventina di persone che in Cina hanno espresso simpatia per i manifestanti pro-democrazia di Hong Kong sono stati arrestati, secondo il gruppo umanitario Amnesty International. In un comunicato diffuso oggi, Ai chiede "il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati fermati per aver pacificamente espresso il loro sostegno ai manifestanti di Hong Kong".

Le buffonate all'italiana:Corte Costituzionale, c’è l’accordo sui nomi di Violante e Caramazza

Corte Costituzionale, c’è l’accordo sui nomi di Violante e Caramazza


Guarda la versione ingrandita di Corte Costituzionale, c'è l'accordo sui nomi di Violante e Caramazza

ROMA – Dopo 15 fumate nere  la Corte Costituzionale sembra finalmente vicina ad avere i suoi due nuovi giudici: Luciano Violante e Ignazio Francesco Caramazza. Parlamento riunito in seduta comune permettendo, ovviamente. Ma alla vigilia del voto numero 16 i segnali sono quelli dell’impasse superata. Nella serata dell’1 ottobre, infatti, l’indicazione di voto che è arrivata ai parlamentari di Pd, Forza Italia e Ncd via sms è chiara: Violante e Caramazza.
Dopo il passo indietro di Donato Bruno, che ha rimesso la sua candidatura nelle mani di Berlusconi, il capitolo dei due giudici da eleggere per la Corte Costituzionale potrebbe dunque chiudersi con una fumata bianca. Anche se il condizionale in questi casi è d’obbligo visto che, subito dopo la comunicazione ufficiale del nuovo candidato, in Forza Italia non sono mancati i malumori.
Diversi “azzurri” infatti, conversando con i cronisti hanno sottolineato che si tratta di “una persona di 77 anni” che “non può essere messa in contrapposizione, da un punto di vista di peso politico, con una personalità forte come quella di Violante”. Del resto, si osserva nel resto della maggioranza, “visto quello che è successo con Catricalà meglio andare coi piedi di piombo”.
Il riferimento è all’altro candidato proposto da Letta per la Corte, Antonio Catricalà, che ha preferito fare un passo indietro quando ha visto che le Camere non riuscivano ad assicurare il quorum richiesto per diventare giudice costituzionale.
E quella del Csm, invece, è una vicenda destinata a restare aperta ancora per un po‘ visto che le presidenze della Camere alla fine hanno scelto di non far votare domani 2 ottobre sul sostituto da mandare a Palazzo dei Marescialli al posto di Teresa Bene la cui elezione non è stata convalidata per mancanza dei titoli necessari.
Nonostante fosse arrivato oggi dal Quirinale l’invito al Parlamento ad adempiere a tale obbligo. “Molto probabilmente – si osserva tra i Dem – si vorranno far calmare le acque prima del voto visto che Teresa Bene ha annunciato l’intenzione di presentare ricorsi da tutte le parti” per “difendere i propri diritti”, come annunciato del resto anche ieri dalla diretta interessata.

Articolo 18, storico alibi per manager cialtroni

Articolo 18, storico alibi per manager cialtroni


Se è possibile virare un post a grido di indignazione, voglio provare a farlo. L’indignazione per l’imbroglio continuato che da anni stravolge il significato reale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (disciplina del licenziamento illegittimo nelle unità produttive con più di quindici dipendenti), trasformandolo in dogmatismo da guerra di religione. Come sempre, le normative in materia di relazioni industriali attengono direttamente a poste in gioco concrete e non sono mai neutrali. Stabiliscono vincitori e vinti. Nel caso in questione, su chi si intende puntare per uscire dalla crisi di un sistema produttivo ormai in deliquio; al tempo stesso, contro chi puntare il dito in quanto colpevole della situazione disastrosa. La focalizzazione inquisitoria sul famigerato “diciotto” ha un solo significato, “politico”: colpevoli sono i lavoratori, cui sono stati concessi in passato (o meglio, che hanno estorto) troppi diritti e troppi soldi. Portandoci fuori mercato.
Difatti sono ormai decenni che si è scatenata questa caccia alle presunte stregonerie malefiche annidate nel mondo dei prestatori d’opera e delle loro Marchionne e Montezemolorappresentanze; tanto che nulla serve, per diradare i fumi dei roghi allestiti dai grandi inquisitori (i veri stregoni all’opera in materia), tentare di ricordare che il costo del lavoro italiano è più basso di quello francese e tedesco. Non serve a niente, perché qui non si parla di politiche industriali ma si attuano veri e propri esorcismi. Ingannevoli come sempre, quanto finalizzati a depistare la furia generale dai veri bersagli. Le responsabilità effettive. Ad esempio, oscurare il fatto che il disastro di cui si parla risale agli anni Settanta, quando è stata avviata una vera e propria serrata degli investimenti; i cui effetti diretti sono il crollo della ricerca applicata. Tanto che il Made in Italy non riesce più a immettere sui mercati prodotti con un minimo di appeal (credo di averlo detto già altre volte: il nostro ultimo prodotto innovativo è quello scarpone con il gancio metallico che risale agli anni Settanta).
Ma ora il governo dichiara, baldanzoso e imperterrito, che provvederà a decretare la cancellazione della normativa di garanzia del rapporto di lavoro come una sorta di guerra di liberazione del lavoro da se stesso; così dimostrando di essere totalmente immerso nel cerchio stregato che distorce le questioni e produce visioni mistificatorie. In effetti l’annuncio governativo ha un altro significato: dice chiaramente con chi sta. Ossia, sta con i quei ceti manageriali/imprenditoriali che per tutti questi decenni non hanno saputo indicare – in materia di strategie competitive – altro che la ricetta da Terzo Mondo della mano libera per pagare sempre meno e tenere a bada sempre di più con la minaccia del licenziamento. Nonostante le montagne di chiacchiere da convegno e seminario di organizzazione su “il lavoro competente e motivato quale risorsa primaria dell’impresa” (quindi, detto inPierfranco Pellizzettianglomanagerialese che fa fino: commitmentempowerment e altri tricchetracche).
Sicché continuiamo nell’antico imbroglio. Con buona pace di quelli che si sgolano a spiegare che con queste leadership d’impresa, cui si vorrebbe ulteriormente dare mano libera, non si va da nessuna parte. Questi presunti “cavalieri della valle solitaria” rivelatisi alla prova dei fatti nient’altro che la reincarnazione dei robber barons (i baroni ladri del secolo scorso). In America i sedicenti grandi innovatori che hanno scippato le scoperte della ricerca finanziata dallo Stato (da Arpanet-Internet, creata dal sistema militare/universitario USA e poi tradotta in business miliardario dalle Microsoft, al touch-screen sviluppato dal centro di ricerca dell’Università del Delaware ma commercializzato con extra profitti dalla Apple); in Italia i presunti “capitani coraggiosi” che oligopolizzano la telefonia con le bollette più alte d’Europa e fanno incetta di servizi pubblici in svendita; dalla sanità alla mobilità. Difatti il nostro premier sta dalla loro parte. Difatti anche in questo campo il presunto riformatore è garanzia di esiti controriformistici.