giovedì 3 gennaio 2013

Vendola lancia Airaudo, il sindacalista della Fiom candidato alla Camera


Vendola lancia Airaudo, il sindacalista
della Fiom candidato alla Camera



Il leader di Sel annuncia i capolista
per le elezioni di febbraio
ANDREA ROSSI
TORINO
La notizia era nell’aria da settimane, ora è ufficiale: a guidare le liste di Sinistra e Libertà in Piemonte sarà Giorgio Airaudo, numero due della Fiom, la federazione dei metalmeccanici della Cgil. Lo ha annunciato il leader di Sel Nichi Vendola durante una conferenza stampa, dopo aver incassato stamattina il «sì» del sindacalista, che prima di Natale - quando gli era stata formalizzata la proposta - si era preso dieci giorni di tempo per riflettere e decidere insieme con i colleghi della Fiom. Airaudo sarà capolista alla Camera, sia nel Piemonte 1 che nel Piemonte 2.  

Tra i capolista annunciati da Vendola per le altre regioni d’Italia ci sono anche altre personalità: l’ex presidente della commissione antimafia Forgione, il portavoce del commissariato Onu per i rifugiati Laura Boldrini, il segretario della Fnsi Roberto Natale , il portavoce di «Sbilanciamoci» Giulio Marcon e il rettore dell’Università di Foggia Giulio Volpe .  

Parolisi uccise per rapporto sessuale negato Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado


Parolisi uccise per rapporto sessuale negato

Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado


Gup, Parolisi uccise per rapporto negato

Un rapporto sessuale negato avrebbe scatenato la furia di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell'Esercito condannato in primo grado all'ergastolo per avere ucciso, il 18 aprile 2011, la moglie Melania Rea, nella pineta di Ripe di Civitella (Teramo): è questa la conclusione alla quale è arrivato il giudice di Teramo, Maria Tommolini, nelle motivazioni della sentenza depositate ieri pomeriggio di cui danno notizia alcuni quotidiani. Secondo il giudice si è trattato di un delitto d'impeto che non avrebbe nulla a che vedere con le relazioni extraconiugali di Parolisi, maturato a causa della frustrazione vissuta dall'uomo nei confronti di Melania, "figura dominante" della coppia. Nella ricostruzione fornita dal magistrato l'omicidio si sarebbe consumato in pochi momenti, quando Melania si è spostata dietro al chiosco della pineta per fare pipì: la vista della moglie seminuda - sempre secondo il giudice - avrebbe verosimilmente eccitato Parolisi che si è avvicinato e ha baciato la donna, per avere un rapporto sessuale. Melania però avrebbe rifiutato l'avance, forse rimproverando il marito, che a quel punto ha reagito all'ennesima umiliazione, sferrando i colpi con il coltello a serramanico che aveva in tasca.

Il Grande Bluff della Lotta al Contante


Il Grande Bluff della Lotta al Contante

Il Grande Bluff della Lotta al Contante 
di Beato Trader (e tanti altri)
Si videro i primi allarmanti segnali sui RAI 3, in una puntata di Report in cui la Gabanelli sponsorizzò la tassazione del contante (! al 33%!) … 
… per indirizzare sempre più “il topo nel labirinto” verso forme di pagamento elettronico… Reagì inorridito UsemLab: Inorriditi, scioccati, sdegnati e basiti (di Francesco Carbone, 18 aprile 2012)
La campagna contro il Contante continuò, sponsorizzata non a caso proprio dall’ABI e dalle Banche…
Ben prima era toccato al Prof. Beppe Scienza (sulle pagine del Blog di Beppe Grillo), smontare le falsità che vengono propinate in questa strumentale e fuorviante lotta al contante e mettere in luce i veri obiettivi perseguiti dalle solite lobbies: 
Il Blog di Beppe Grillo – L’indecenza delle banche 
7 dicembre 2011 
….. Si veda G. Sabatini, direttore dell’associazione delle banche italiane (ABI), con la ridicola tesi che “la lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà”.  Chiaramente straparla, per nascondere una verità ben diversa: le banche guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti. Per questo vogliono colpevolizzare chi li usa. 
Con le carte di credito, bancomat ecc. lucrano le provvigioni addebitate ai negozianti, le commissioni sui movimenti di conto corrente… gli interessi (fino al 24,9% annuo) sulle carte di revolving ecc. Inoltre costringono la gente a tenere i soldi sul conto, senza corrispondergli praticamente nessun interesse.
Le banche italiane si sono addirittura inventate la campagna della guerra al contante. Hanno costruito e finanziato “War on cash” che diffonde falsità del tipo: “Il cash è superato, costoso, pericoloso, inquinante e scomodo” …. Anzi, la Deutsche Bundesbank ha addirittura organizzato un convegno a difesa del contante (Bargeldsymposium, Francoforte 10-10-2012, ovviamente ignorato dalla stampa italiana). Vantaggi del contante: studiosi e dirigenti della banca centrale tedesca dimostrano in modo inconfutabile che, rispetto ai pagamenti elettronici, il contante è: più comodo, più veloce, più accettato, più rispettoso della privacy, più economico, più trasparente….. 
La “tecnica di guerriglia” della lotta al contante è sempre la stessa: Banche&Soci, per raggiungere i loro obbiettivi primari (per es. maggiore lucro + controllo pervasivo ed arbitrario della Privacy) che in realtà per tutti noi sono deleteri, distraggono l’opinione pubblica con bersagli secondari & fuorvianti che però possano avere un fascino sulla massa… come la falsa equazione contante=evasione.  In realtà, su miliardi e miliardi di transazioni giornaliere eseguite in contanti, percentualmente solo una minima parte si configura come fenomeno di evasione fiscale. Il contante infatti è solo un mezzo e come tutti i mezzi può essere usato correttamente o non correttamente, legalmente od illegalmente. E’ un po’ come se si facesse una lotta per vietare l’uso dei motorini perchè nell’1% dei casi vengono usati per fare scippi e rapine… 
I veri obiettivi della fuorviante e strumentale lotta al contante sono ben altri  come ha già sottolineato Beppe Scienza e come evidenzia anche Funny King su Rischio Calcolato in modo chiarissimo e a prova di fesso. 
Rischio Calcolato – Il Grande Sponsor della Lotta al Contante (Indovinate chi ci guadagna?) 
Di Funny King, 25 dicembre 2012 
… il passaggio alla moneta elettronica ha un solo grande vincitore: le banche. 
Prendiamo alcuni dati di partenza, diciamo 100€ trasformati in impulsi digitali. Le commissioni “normali” che ciascun negoziante paga al sistema bancario per l’utilizzo di un POS, la macchinetta che legge i bancomat e le carte di credito…facciamo una media di 0,8% per transazione. Cosa succede ai nostri 100 € dopo 100 transazioni?  Al 100esimo passaggio i 100 € sono diventati 44,79. Le banche si sono prese 55,21 € sui 100 iniziali!
Bene signore e signori, eccovi calati nel magico mondo della lotta al contante per distruggere l’evasione fiscale e le mafie. Dopo solo 100 passaggi ad un POS le banche hanno requisito all’economia il 55,21% della ricchezza iniziale immessa nel sistema per transazioni attraverso i POS. 
Le Mafie continueranno serenamente ad accettare contante e a depositarlo oltre confine (diciamo che la misura di lotta al contante ha anche un aspetto educativo per la mala), l’11% di evasione fiscale legata al contante continuerà ad accettare contante e a depositarlo oltre confine oppure lo spenderà nel fiorente mercato nero che, vi posso assicurare, fiorirà in ogni angolo di strada. 
L’89% di evasione ed elusione fiscale, non verrà toccato anche perché il “grosso” proviene da attività proprie del sistema bancario, vi voglio ricordare che il fu ministro Passera è indagato per una faccenda di evasione fiscale miliardaria (in €) che coinvolge Banca Intesa….. 
In confronto alla SISTEMATICA REQUISIZIONE BANCARIA LEGALIZZATA di cui sopra l’evasione sono solo noccioline.
Lancio una PROVOCAZIONE: 
Eliminiamo pure il contante e sostituiamolo con le transazioni elettroniche.
Però…  Però la moneta elettronica dovrà essere gratuitasenza commissioni di sorta ! 
Di fronte ad una prospettiva del genere… ho come la vaga impressione che tutti i Catoni della Lotta al Contante sparirebbero come per magia, insieme alle loro false equazioni contante = evasionecontante = mezzo superato, costoso, scomodo transazioni elettroniche = mezzo più economico, sicuro ed efficiente. Ci volete scommettere?
Io uso molto spesso carte di credito, bancomat, paypal etc (anche per acquisti via Web).Sono mezzi comodissimi (anche se hanno un costo) ma per nessuna ragione al mondo vorrei che si limitassero le transazioni economiche ad un solo canale, per di più elettronico e controllato da pochi big players
E’ norma di logica, efficienza e libertà che permangano più canali in concorrenza tra loro per le transazioni economiche ed il contante rimane un mezzo insostituibile, dotato nella sua essenza di una basilare semplicità che strutturalmente rende tutti uguali, il pensionato come il finanziere alle isole Cayman. Cambia solo l’uso che puoi fare di quel mezzo. Invece le transazioni elettroniche sono un mezzo che, non solo nell’uso che puoi farne ma già nella sua essenza, non e’ uguale per tutti: la transazione elettronica del finanziere alle Cayman è “più uguale” di quella del pensionato… Capitto mi avete? Ed in ogni caso…. io voglio continuare a poter scegliere liberamente e voi? 
Pensate poi, proprio in tempi di Grande Crisi e di Rischio Default, se tutti i nostri risparmi diventassero tutti virtuali e se potessero essere congelati  con un semplice click…. Brrrrrr! Che prospettiva inquietante!
Non dimentichiamo che i nostri risparmi appartengono solo a noi ed a nessun altro.
Naturalmente… la balla della lotta al contante come lotta all’evasione ha una forte presa su larga parte dell’opinione pubblica ovvero sul popolo dei dipendenti che sono pervasi dal solito spirito sadomaso-revanchista di voler veder finalmente piagne anche gli altri visto che loro sono costretti piangere senza via di scampo.
L’Istanza sarebbe corretta in nome di una maggiore equità e giustizia sociale tra le diverse categorie ma in realtà il problema è sempre lo stesso: la frustrazione di ampie fasce dell’opinione pubblica viene manipolata usando false bandiere (come l’equazione di cui sopra) per ottenere ben altri scopi che in realtà danneggiano tutti. Ma la frustrazione e la speranza direvanche ti fa bere qualunque cosa, anche la più assurda…
Vediamo infatti come gli stessi esperti del settore smontino questa bufala della Lotta al Contante = Lotta all’Evasione: 
….In realtà non è neppure vero che proibendo del tutto l’uso dei contanti si potrebbe contrastare l’evasione fiscale, perché non si vede come il fisco avrebbe abbastanza personale per spulciare i 40 milioni di conti correnti degli italiani. … In realtà la grossa evasione e la massiccia esportazione di capitali non usano il contante, ma sovra- e sotto-fatturazioni e altri trucchi contabili. 
Alessandro Penati, dell’Università Cattolica di Milano: 
….Per il legislatore è “contrasto all’ uso del contante” (Decreto Salva Italia). Per l’ uomo della strada è la dichiarazione di guerra alla pratica di pagare in banconote. Una guerra che l’ opinione pubblica appoggia con entusiasmo e passione…. Il vero obiettivo dell’ ira popolare però non è il contante, ma l’ evasione fiscale: c’ è l’ errata convinzione che il modo migliore per combattere l’ evasione sia fare la guerra al contante. Come se per eliminare l’evasione bastasse eliminare le banconote. Un’ assurdità.   
Bisognerebbe chiedersi come i miliardi evasi finiscano nei centri off shore: per portare i soldi alle isole Cayman o a Singapore non servono gli zaini degli spalloni 
Inoltre i grandi utilizzatori del contante non sono gli evasori, ma la criminalità, che non si fa certo impressionare dalle manovre di “contrasto”: il pizzo non si paga col bonifico, né il pusher accetta carte di credito.  Nella frenesia dei preparativi di guerra, si sta travisando la malattia (l’ evasione) con i sintomi (il contante)… 
Ranieri Razzante, esperto e docente di antiriciclaggio. 
…Tutti i movimenti di contante nel nostro Paese, se transitano per le banche sotto forma di versamenti e prelievi, sono ovviamente tracciati a prescindere dagli importi, e rilevabili in qualsiasi momento dalle Autorità. Le “valigette” sono meno intercettabili, ma ciò non c’entra con le soglie di limitazione legislativamente imposte. … I riciclatori e gli stessi evasori professionali non usano il contante. 
Essi, come dimostrano le evidenze investigative, o occultano del tutto i propri redditi(vedi l’efficace analisi di Oscar Giannino sull’Eco di Bergamo del 30 novembre), oppure pagano fatture (false) con bonifici e assegni non trasferibili. 
… In molte zone del nostro paese e in molti tipi di operazioni commerciali limitare il contante produce danni sociali senza benefici.  La costrizione dei ceti medio-bassi al ricorso a carte di credito, ancorché a commissioni ridotte (si badi bene, il decreto non le elimina!),limita la libertà di pagamento, e inoltre non riduce i “frazionamenti” eventualmente costruiti per pagare la prestazione cosiddetta in “nero”. 
….La normativa contro il riciclaggio prevede già, efficacemente, la segnalazione di movimenti anomali e transazioni non congrue sui conti correnti, specie se in contanti… Siamo il paese a maggiore “tracciabilità” dei pagamenti in Europa, con le norme antiriciclaggio più copiate al mondo (fonte: ilGafi, organizzazione dell’Onu).
Non merita poi commento la proposta della “tassa sul contante”, per fortuna nemmeno considerata. Vediamo di non esagerare. 
E per ora tralascio il discorso del Grande Fratello, della difesa della Privacy, delle inalienabili Libertà dell’individuo, delle armi di distruzione di massa date in mano ad una Finanza e ad un Fisco Predatori etc etc …


contantelibero 468x60 Il Grande Bluff della Lotta al Contante

Ciao, scrivo per per informarti sull’iniziativa Contante Libero una raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza.
Se vuoi saperne di più vai su Contante Libero
Manifesto
10 punti per il contante libero

Buona Fortuna a tutti
Paolo Rebuffo 

Nasce Contante Libero


Nasce Contante Libero

contante libero 22 Nasce Contante Libero
Eliminare o limitare il Contante è un regalo alle banche, è un mezzo per il controllo della nostra vita, è un esproprio della nostra ricchezza.  Per impedire tutto ciò dobbiamo far sentire il nostro grido di disapprovazione, per questo motivo è nata l’iniziativa Contante Libero (http://www.contantelibero.it/) una associazione informale di cittadini che difende la circolazione e l’uso del contante.
La prima iniziativa per la difesa del denaro contante è una raccolta di firme e di indirizzi mail verificati di italiani che vogliono il Contante Libero, l’obbiettivo è far si che questo tema entri nel dibattito politico e in campagna elettorale e abbiamo intenzione di segnalare qualche giorno prima delle elezioni quali forze politiche sono per il Contante Libero e quali per la sua eliminazione o forte limitazione.
Facciamo sentire la nostra voce con tutti i mezzi che la rete ci mette a disposizione e con eventi sul territorio. Non possiamo permettere che libertà, privacy e ricchezza ci vengano strappate via senza lottare.
Oggi 3 Gennaio 2013 33 fra blog e siti di informazione indipendente urlano contemporaneamente la nostra voce (Blog e Amici di Contante Libero). Altri si aggiungeranno in seguito, ma qui e oggi abbiamo bisogno di voi per Fare il Contante Libero:
b) Condividi Contante Libero su Facebook  e su Twitter o su altri social network.
c) Manda una Mail,ne abbiamo preparata una a titolo di esempio, usate  la vostramailing list  diffondetela fra i vostri amici:
Ciao, ti scrivo per per informarti sull’iniziativa Contante Libero ( http://www.contantelibero.it/ ) , una raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza.
Se vuoi saperne di più, vai su http://www.contantelibero.it/
d) Se gestisci un sito o un blog : Vai alla pagina dei banner e mettine uno nella tua home-page, poi scrivici per farcelo sapere, potrai accedere con link attivo nella pagina Blog e Amici di Contante Libero.

Perchè Contante Libero
Il precedente scellerato governo Monti ha già messo limiti severi all’utilizzo del contante (da 2.500 a 1.000€, e pur dall’iniziale limite antiriciclaggio di 12.500) e come se non bastasse ha obbligato le persone anziane ad aprire e/o alimentare un conto corrente bancario per ricevere la pensione. E’ impossibile non vedere un preciso disegno per mettere sotto il controllo delle banche e del governo, la vita e la ricchezza di ogni cittadino italiano. Il capo della coalizione che secondo i sondaggi si accinge a vincere le prossime elezioni, vuole mettere limiti ancora più severi all’uso e alla circolazione del contante (da 1000€ a 300€ fino a 50€), in questo modo quasi ogni singola transazione verrà tracciata con il nome e il cognome di chi l’ha fatta e il luogo e l’ora dove è avvenuta, e per ogni passaggio di denaro le banche esproprieranno una parte della nostra ricchezza.
Il grande fratello è qui e si chiama Bancomat, Carta di Credito, Assegno, PayPal: denaro elettronico. 

Forse la Merkel è proprio il nuovo Hitler, dopotutto. (di Maurizio Blondet)


Forse la Merkel è proprio il nuovo Hitler, dopotutto. (di Maurizio Blondet)

ScreenHunter 02 Jan. 02 17.59 Forse la Merkel è proprio il nuovo Hitler, dopotutto. (di Maurizio Blondet)

Una frase  della Cancelliera di tutti noi, Angela Merkel che conviene stamparci nella memoria: “Se l’Europa rappresenta oggi poco più del 7 % della popolazione mondiale, circa il 25 % del Prodotto interno lordo mondiale,e deve finanziare il 50 % delle  spese sociali del mondo, è evidente che dovrà lavorare molto duramente per mantenere  la sua prosperità e il suo modo di vita”.
Frase sinistra, e rivelatrice: per la Merkel le spese sociali in Europa non sono ancora abbastanza smantellate; devono essere dimezzate,  in concordanza con la parte di ricchezza mondiale prodotta dagli europei: se produciamo il 25% del Pil globale, le nostre spese sociali devono ridursi al 25%  di quelle mondiali. O perchè no addirittura al 7%,   quanta è la popolazione? 
Oltretutto, è un modo di ragionare dissennato e folle:  fare la media delle spese sociali  mondiali significa unire nel conto piccoli paesi europei civilizzati  e giganti come Cina ed India, quasi 4 miliardi di uomini di fatto senza copertura sociale, e un miliardo almeno con meno di 3 dollari al giorno di reddito. Non ha senso.  Non si tiene conto, fra l’altro, di quanto lo stato sociale contribuisca alla prosperità  e alla divinizzata “produttività”  europea; non è che masse di affamati e malati  che razzolano nei bidoni accrescano di molto la ricchezza reale…
 Però il delirio d’onnipotenza della Merkel è condiviso da Mario Draghi:    “Lo Stato sociale europeo è morto”, disse il febbraio 2012 al Wall Street Journal. Poi subito: “Un errore di traduzione”, Draghi ha detto  solo che lo stato sociale europeo “va’ ridimensionato”.  Fatto sta che il ridimensionamento è in corso a tutto spiano in Grecia, Portogallo, Spagna,  e Italia  su ordine della Merkel, a cui i goveranti  PIIGS obbediscono sull’attenti: Mario Monti  essendo  il più convinto che i tagli  sociali e le tasse  sono la cura giusta per la recessione. 
 Chissà perchè, invece, Monti ha fatto crescere ancora l’immane debito pubblico italiano  invece di contenerlo, e stroncato l’economia reale  sotto supertasse e una burocrazia di controllo asfissiante, che sospetta in ogni operatore economico un evasore fiscale.  Senza aver risolto nulla. Draghi è riuscito a calmare solo temporaneamente  i mercati in tensione sui titoli italiani,  con un annuncio di acquisto illimitato (Outright monetary transaction, OMT); quando dovrà passare dall’annuncio all’azione reale, vedremo come andrà.  Nel 2013  devono essere chieste al mercato 808 miliardi di euro di obbligazioni  europee, un quarto delle quali emesse dall’Italia: lo spread risalirà pericolosamente? Più che probabile.   La BCE interverrà con l’OMT?Attenzione, il soccorso  agli stati viene dato solo se accettano durissime “condizionalità”: altra austerità, altra caduta nella depressione.   Altro “ridimensionamento” dello stato sociale; i prestiti della BCE costano cari ai popoli   (alle banche, invece, mille miliardi di euro all’1 per cento…). 
Il forte dubbio è che i nostri governanti, quelli eletti e quelli “tecnici” dell’oligarchia, stiano dando corda ad una Cancelleria di Berlino in delirio di onnipotenza, e troppo  occupata del favore interno per occuparsi dell’Europa. La sua analisi sulla crisi, notoriamente, fa’ comodo a Berlino, ma è patentemente scorretta:  sostiene che lo squilibro nella zona euro è dovuta alla produttività bassa dei popoli “periferici” e del loro vivere al disopra dei loro mezzi; che tornino competitivi, si taglino le paghe e la previdenza,  che si mettano a esportare come fa’ la Germania, e tutto si radddrizzerà.
L’altra diagnosi è che la perdita di produttività dei paesi “periferici”, Italia in primis, è coincisa con l’entrata nell’euro, e si è  aggravata via via che la moneta forte, euro-tedesca,  ci ha tolto quote di mercato a favore della Germania. La svalutazione dell’euro allevierebbe molti dei  nostri mali.   L’uscita dall’euro, bnchè cura da cavallo,   li  curerebbe rapidamente, attraverso la svalutazione della moneta nazionale e della sovranità riconquistatata, e ci renderebbe competitivi sull’industria tedesca, il che non piace a Berlino.  Si è mostrato cento volte l’esempio del Giappone, che nonostante un debito pubblico del 200% sul Pil, non viene aggredito dalla speculazione; perchè ha mantenuto  il potere di stampare la sua moneta.  Idioti e folli sono i governi che quel potere hanno ceduto; ad uno stato-guida.
Inutile obiettare:  dai più alti e comodi scranni (Napolitano  mica si è tagliato nulla) si ripete che “bisogna restare nell’euro”, che è la nostra sola salvezza, eccetera. e’ la “loro” salvezzza, perchè hanno legato i loro destini politici (il loro potere e i loro emolumenti) alla moneta comune.  Ma non è la nostra. 
Il che pone il problema se la cancelliera Merkel non sia davvero il nuovo Hitler.  Quale fu l’errore capitale di Adolf? Quando occupò militarmente i paesi europei, Francia e Olanda, Belgio e poi Ucraina e  Grecia, adottò la politica di mettere a carico della popolazione occupata i costi d’occupazione delle armate germaniche. Lo fece essenzialmente creando e stampando senza limiti una moneta d’occupazione (Reichskreditkassenscheine),  che la truppa tedesca non poteva spendere in Germania ma solo nel paese occupato. 
A Berlino sembrò una buona idea: Hitler, attentissimo a non perdere il favore della sua opinione pubblica interna, cercò di risparmiare al suo popolo il più a lungo possibile i costi e le durezze della guerra e delle conquiste. La tassazione in Germania restò modesta, le forniture alimentari più che sufficienti fino al 1943 avanzato; ciò però a spese dei Paesi occupati, dalla Francia al Belgio all’Olanda, e Grecia e Ucraina, che furono di fatto spogliati e ridotti alla fame, dato che la truppa germanica si accaparrava i beni scarsi con una moneta fittizia, che non valeva nulla. Così, per risparmiare la popolazione tedesca, il regime continuò a ritenere sul piano giuridico i Paesi occupati come «nemici belligeranti», anziché come «alleati» – nonostante vi si fossero insediati governi collaborazionisti, ideologicamente fraterni.
 Unica eccezione, la Repubblica di Salò: per merito del ministro   delle finanze Pellegrini Giampietro, che con coraggio inaudito, pretese dai tedeschi il ritiro della moneta d’occupazione dal territorio della Repubblica, usando appunto l’argomento: siamo alleati adesso, o no?
 Questa politica del Terzo Reich  – conferma della fondamentale “impoliticità” tedesca –  rese odiosi i governi collaborazionisti alla popolazione, e fece trascurare al regime nazionalsocialista l’unica politica vincente: quella di porsi  propagandisticamen te come «liberatore» dei popoli dal comunismo o dal pluto-capitalismo (si pensi agli Stati Uniti che si atteggiarono a «liberatori», imponendo il loro sistema in Europa). Tale politica fu la causa ultima della sconfitta germanica: come al solito, per inadeguatezza di visione politica. Non sfuggirà che lo stesso errore, in così mutate circostanze, sta compiendo la Cancelliera Merkel, facendo una politica approvata dal popolo tedesco: i partner europei meno efficienti non sono trattati da «alleati» e men che meno da soci alla pari, ma come «nemici» sconfitti.

Sapelli: meno tasse e più debito, salviamo l’Italia dall’euro


Sapelli: meno tasse e più debito, salviamo 

l’Italia dall’euro


Le crisi da cui siamo investiti sono sostanzialmente due, con la terza prodotta dal loro incrocio. Una è la crisifinanziaria dell’eccessivo rischio, dovuta in particolare all’unificazione delle banche di investimento con le banchecommerciali, da cui proviene l’eccesso di rischio; l’altra, è una crisi tipicamente industriale di sovracapacità produttiva. Messe insieme, le due crisi hanno fatto scoppiare la crisi dell’euro. Questa, in pratica, è una crisidell’euro. L’euro è una pazzia, non esiste nella storia dell’umanità una moneta creata prima dello Stato. Nel nostro caso, la moneta unica è affidata a meccanismi di regolazione incompiuti e di bassissima competenza tecnica. Fin quando abbiamo avuto una crescita, la debolezza dell’euro era attenuata, ma dall’arrivo della crisi e a causa delle differenze di produttività del lavoro e delle differenze delle bilance commerciali tra paesi come la Germania in surplus commerciali e altri in deficit come Italia, Francia, Spagna, sono emersi tutti i limiti di questo esperimento mal riuscito.
Non potendo più controbilanciare i limiti in un regime di cambi flessibili, come capita in tutto il mondo e come capitava all’Italia con la lira, perché Giulio Sapellibloccati nel regime di cambi fissi, ecco che ci troviamo in guai molto grossi. In definitiva, l’euro non doveva essere creato. Siamo sull’orlo del baratro, il Titanic continua ad andare contro l’iceberg. E le sterzate decisive sono state evitate. È mancato, per esempio, un regolamento bancario transatlantico, quindi euro-americano. Gli europei hanno accelerato con le regole di Basilea 3. Ai tedeschi andava bene, gli italiani invece non se ne sono occupati, ma adesso in Germania si accorgono che un controllo bancario unificato farebbe scoprire le immense quantità di asset tossici contenute nelle banche tedesche. Secondo alcuni studi, nell’elenco delle banche più a rischio, la prima al mondo è la Deutsche Bank, laddove la statunitense J.P. Morgan è tredicesima. Con lo scoppio dei nazionalismi e in un clima molto teso, pieno di difficoltà economiche ed elettorali di grande portata, non si riesce a fare ciò che va fatto: riformare la Banca centrale europea, che si ostina a portare avanti una debolissima politica antideflattiva. E la crisi industriale è appena cominciata.
I tedeschi – che strano! – si sono improvvisamente accorti di non poter esportare i prodotti made in Germany in un’Europa ormai desertificata. Ripeto, il Titanic continua ad andare contro l’iceberg. Figure istituzionali capaci di prendere in mano la situazione? Assolutamente no, né in Italia, né in Europa. Il vuoto di leadership è terribile e spiega bene cosa sta accadendo nell’Eurozona, tanto da spingere l’Inghilterra al taglio del contributo al budget europeo. Vero, gli inglesi sono in grave crisi, ma hanno capito la gravità della situazione e stanno pensando di abbandonare completamente l’euro. Uscire dall’euro sarebbe una catastrofe per le classi più basse, come gli operai e in generale chi vive con un reddito da lavoro. Forse, i commercianti riusciranno a salvarsi fin quando troveranno qualcuno disposto a comprare un prodotto pagandolo cinque volte di più del prezzo reale, ma gli altri annegheranno. Se guardiamo alla Grecia, possiamo affermare con certezza che è di fatto crollata, è come se fosse già uscita.
Ecco perché per salvare il sistema va riformata innanzitutto la Banca centrale europea, cambiandola sul modello della Federal Reserve degli Usa. E poi, riformare anche il Parlamento che sicuamente sconfiggerebbe la politicadella signora Angela Merkel, anche se non credo si farà in tempo. Molti anni fa, purtroppo, i cambiamenti arrivavano dalle guerre. Oggi non più. Allora, si deve sperare di riuscire a cambiare senza traumi. Mi fa ridere chi oggi parla di un Parlamento Europeo che non conta niente. Dove sarebbe la novità? Si accorgono soltanto adesso che le leggi in Parlamento vengono approvate da una Commissione piena di commissari e ambasciatori non eletti? Gli Usa e l’Inghilterra lo sapevano, per questo non si fidano più di un Vittorio Grillicontinente ormai privo di democrazia.
L’Italia dopo Monti? Non cambierà nulla. Certo, tutto può rivelarsi migliore di Monti, ma è necessario un governo di unità nazionale che si impegni a iniziare una politica anti-deflattiva che comprenda una piccola inflazione capace di tirarci fuori dal debito, perché il debito non è il nostro problema, ma l’unico modo che abbiamo per salvarci. I vari Bondi, Catricalà, insomma, i vecchi burocrati, fanno di tutto affinché non si metta mano alla vendita degli immobili dello Stato, che non si muova foglia nell’organizzazione burocratica. Boicottavano prima, boicottano adesso. Le patrimoniali alla Hollande? Le tasse devono essere progressive, ma con moderazione, altrimenti i capitali scappano – e l’Italia ha un gran bisogno di capitali. Le aziende italiane continuano a chiudere? E noi abbassiamo le tasse e alziamo il debito pubblico. Cosa importa se abbiamo il 5 per cento di debito pubblico in più? Il debito pubblico è visto da molti come la peste? Non scherziamo. L’oligopolio finanziario mondiale non colpisce il debito pubblico, ma l’assenza di crescita. Il Giappone ha il 280 per cento di debito pubblico, la Spagna del default il 75,8 per cento. Vogliono farci credere agli spauracchi, questa è la verità.
La Spagna è un Paese con un po’ di immobiliari e qualche industria in fallimento nella vecchia Catalogna, l’Italia è la seconda potenza manufatturiera d’Europa dietro la Germania. Siamo ancora un paese industriale, che scambia merci, che lavora, con il Pil prodotto interamente al Nord; se fallisce il Nord, va in malora l’intera nazione. In piena austerity, le emergenze come l’Abruzzo e l’Emilia-Romagna dei terremoti vanno risolte andando a cercare le briciole qua e là per garantire le ricostruzioni di territori distrutti? Una vergogna politica e istituzionale, oltre alla cecità teorica. Cosa potrebbe accadere se fallissero l’industria emiliana e l’industria agroalimentare dell’Abruzzo, quest’ultima una regione piena di centri di ricerca scientifica? Chi è al governo, purtroppo, come Grilli, è un fondamentalista ideologico, come i calvinisti di Ginevra che mettevano al rogo i cattolici. L’università? E’ andata distrutta dalla riforma Berlinguer del 3+2, che l’ha ridotta a un mediocre liceo, o istituto. Vedo ancora tanta brava gente che si alza la mattina e va a lavorare, artigiani bravissimi, qualche grande impresa. Non dobbiamo perdere la speranza, nonostante la situazione sia terribile. Il nostro è un paese meraviglioso con punte di eccellenza uniche al mondo, la speranza è che chi andrà via ritorni qui.
(Giulio Sapelli, dichiarazioni rilasciate a Roberto Santilli per l’intervista “Andiamo incontro all’iceberg, e l’euro è una pazzia”, pubblicata da “Abruzzo Web” e ripresa da “Informare per Resistere” il 25 dicembre 2012).


Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 40 anni fa


Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 

40 anni fa



C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti contro quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.
Tutto quello che noi crediamo oggi sia il potere – le auto blu, i ministeri, i politici, i magistrati, gli amministratori – non sono per niente il potere. Ci Paolo Barnard hanno proposto questa immagine, nella quale crediamo fermamente: siamo proprio radicalmente convinti che questo è il potere da combattere, e tutta la nostra azione civica va contro questo muro fasullo, falso, questa ombra sul muro che non è il potere. Silvio Berlusconi, Massimo D’Alema, i magistrati più o meno corrotti, le caste denunciate a più riprese: tutti questi, che crediamo essere il potere, sono delle marionette, a cui è stato lasciato un cortile in cui fare i loro giochetti. Da chi è stato lasciato questo cortile? Dal vero potere. Che dice: voi rimanete lì, fate le vostre piccole cose, godetevi i vostri privilegi, manipolate quello che vi pare, le vostre corruttele, i vostri malaffari. L’importante è una cosa: che obbedite sempre agli ordini che noi vi diamo.
Questo i governi hanno fatto, negli ultimi 35 anni questo è regolarmente successo – sinistra, destra, centrosinistra, centrodestra: non è mai cambiato niente. E attenzione, nelle marionette del potere ci metto anche le mafie, anche se questa affermazione potrebbe sembrare folle, oltraggiosa. Anche le mafie, per quanto si pensi che abbiano un potere enorme, in realtà sono solo una funzione, uno strumento del vero potere. E chi è il vero potere? E’ soprattutto un’idea, così come è sempre stato nella storia. Il vero potere sono le idee. E questa idea dice essenzialmente questo: le élite devono tornare ad avere la gestione di tutto, concessagli dai cittadini; le masse devono mettersi da parte e aspettare pazientemente che il bene gli coli addosso dall’alto del potere. L’idea è che il bene deve colare dall’alto verso il basso.
Questa idea ha dominato il mondo negli ultimi 35 anni. Gli fu dato anche un nome: trickledown economics. Fu Ronald Reagan a coniare questo termine, ma non inventò niente di nuovo: diede semplicemente un nome, trickle down, a questo sgocciolare verso il basso. Trickledown economics, cioè le economie che colano dall’alto verso il basso, dalle élite verso le masse – che devono essere messe da parte. Anche i governi, secondo questa idea (che è il potere) devono stare da parte. E quello che è successo negli ultimi tre decenni è esattamente questo: i governi si sono ridotti sempre di più, come dimensioni e potere; devono “stare da parte” e devono permettere che questo accada.  Non si creda che siano cose campate per aria: stiamo parlando di quello che regola la vita quotidiana di milioni, a partire dal lavoro, dagli alloggi, dall’istruzione, dalla sanità, la gestione dell’economia, i tassi dei mutui, la moneta che abbiamo nelle mani. Cioè, praticamente tutto: Ronald Reaganquello che è la nostra vita dipende da questo vero potere, e non dalle marionette del potere.
Come nasce questo potere? Come si afferma? Da dove viene? Negli anni ’70, il mondo aveva raggiunto un’epoca inaudita nella storia dell’umanità. Dopo tre millenni di assolutismi, dove una minoranza esigua di esseri umani aveva sempre gestito per migliaia di anni una massa enorme di persone alla disperazione – dopo tremila anni, finalmente, con duecento anni di lotte dal basso (del potere delle idee) si era riusciti a ribaltare questa situazione. All’inizio degli anni ’70, dopo la decade degli anni ’60, l’idea di sinistra – attenzione, non i partiti, ma l’idea che dice: il bene comune va rimesso nelle mani dei tanti e gestito da pochi per conto di tanti e nell’interesse di tanti. Questa idea, che è l’idea di sinistra, dopo 200 anni di rivoluzioni era riuscita ad arrivare al suo compimento storico maggiore. A quei tempi l’America era uno dei paesi più di sinistra, forse, del mondo occidentale. Poi l’Europa, con gli stati sociali e il welfare. Il trionfo del socialismo, anche nel terzo mondo: non c’era una ventata di comunismo, Nixon e Kissinger sapevano benissimo che c’era una ventata di socialismo democratico. Anche nel terzo mondo questa idea di sinistra si stava affermando in maniera strepitosa.
All’inizio degli anni ’70, questa idea di sinistra stava quasi per dichiarare di aver conquistato la storia. Questo andava fermato. Le élite che per tremila anni avevano dominato la storia e che per duecento anni avevano subito perdite sempre maggiori, fino ad arrivare a questo culmine negli anni ’70, decisero in quel momento di riprendersi il potere. E lo decisero in una data precisa. Siamo nell’agosto del 1971, quando la Camera di Commercio degli Stati Uniti d’America decide che è il momento di riportare in auge il potere delle élite, le destre economiche internazionali, e distruggere per sempre la sinistra – reduce da 200 anni di vittorie. Danno il compito a un avvocato, si chiama Lewis Powell, gli dicono di scrivere un memorandum: un documento di 23 pagine che questo avvocato, un legale esperto di corporazioni, scrive con un linguaggio di una semplicità eccezionale. E pone, in questo modo, la prima grande arma della risposta delle destre economiche: la semplicità, la comunicazione semplice.
Quest’uomo, in 23 pagine, con delle frasi che potrebbero esser scritte da un liceale, ha cambiato il corso della storia dell’umanità, nientemeno. E purtroppo le sinistre – partiti e movimenti – non sono mai state capaci di capire questa cosa. Quello che conquista è la forza delle idee e la loro semplicità. Noi, purtroppo, a sinistra, non siamo mai stati in grado di essere a questo livello. Lewis Powell scrive questo memorandum e comincia con una diagnosi. Alla lettera: «Noi delle destre economiche non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici. Piuttosto, l’attacco al sistema delle corporations è sistematico e condiviso. C’è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale». Lewis Powell fa una chiamata alle armi, altrettanto semplice: «E’ arrivata l’ora, per il business americano e internazionale, di marciare contro coloro che lo vogliono distruggere». E chi era il nemico? Lo definisce con altrettanta semplicità: «Certamente la sinistra estrema, che è meglio finanziata e ben accetta di quanto non lo sia mai stata prima nella storia. Ma le voci più preoccupanti – continua l’avvocato – provengono da elementi perfettamente rispettabili, come le università, i media, gli intellettuali, gli artisti e anche alcuni politici. Gli studenti in particolare, perché quasi la Lewis Powellmetà degli studenti è a favore della socializzazione delle industrie americane fondamentali».
Lewis Powell ricorda al potere di allora che, dopo 200 anni di rivoluzioni, si trovava in un momento di difficoltà enorme, e dice: «Pochi elementi, nella società americana di oggi, hanno così poca influenza sul governo come il business, le corporazioni e gli azionisti. Non è esagerato affermare che siamo i dimenticati». Ora, questa parole sono state scritte nel 1971; oggi, sentire che qualcuno allora pensava che gli azionisti, le corporations e il business erano i dimenticati dalla società fa impressione, fa quasi ridere – siamo talmente abituati al loro strapotere. Questo vi dà l’idea di che cosa queste parole sono riuscite a cambiare in soli 38 anni. Incredibile, il cambiamento che hanno portato. Il contrattacco dettato da Lewis Powell è questo: «Dobbiamo organizzarci, pianificare nel lungo termine, essere disciplinati per un periodo illimitato, essere finanziati con uno sforzo unificato».
Sono 10-15 parole. Descrivono un fenomeno che ha di nuovo cambiato la storia economica e politica del nostro tempo: la nascita delle lobby. Nascono così le lobby che oggi noi conosciamo. Molte persone, quando si parlano di lobby, pensano ad entità astratte – non si capisce mai chi siano, queste lobby. Ci sono i nomi e i cognomi, potentissimi. Per esempio: il Transatlantic Business Dialogue, l’Investment Network, il Financial Services Group, il Gruppo Lothys. Per non parlare poi delle lobby ebraiche in America, della questione mediorientale e la “guerra al terrorismo”. A Bruxelles, oggi, sono registrati qualcosa come 15-20.000 lobbysti, che spendono ogni anno un miliardo di euro, solamente per fare lavoro di lobbying; 15-20.000 persone che rappresentano altrettanti interessi corporativi. Immaginate l’esercito – finanziatissimo, come disse Lewis Powell – che fa questo lavoro, con un miliardo di euro all’anno. Quindi, queste parole hanno dato origine a questo fenomeno, che condiziona la vita di tutti i governi di tutti i paesi occidentali: tutte le scelte economiche, tutte le scelte amministrative. Le lobby sono sempre le prime che vengono ascoltate. Ogni anno, il Transatlantic Business Dialogue dà alla Commissione Europea, il super-governo europeo, una lista di desiderata, e deve riceve indietro dalla Commissione Europa – fa ridere, a dirlo – una pagellina dove Henry Kissingerla Commissione Europea dice: su questo abbiamo fatto così, su quello abbiamo fatto cosà.
Tra le prescrizioni di Lewis Powell, ce n’è una che è scioccante – perché racconta come questi uomini sono riusciti, sfruttando quelle che erano le nostre forze, a ribaltare il mondo. Scrive: «Il business deve imparare le lezioni messe in pratica dal mondo dei lavoratori. Cioè: che il potere politico è indispensabile, che dev’essere coltivato con assiduità e usato in modo aggressivo se necessario, senza imbarazzo». Questi uomini, che allora si ritenevano in minoranza, fotocopiano quello che era il potere delle sinistre – che le sinistre hanno perduto – e con questo potere le distruggono. La “rivoluzione”, cioè la morte dell’idea di sinistra che Lewis Powell stava prescrivendo, gli fa pensare che il potere decisionale passerà molto presto dalle mani dei cittadini che partecipano a quelle dei colletti bianchi, delle élite. Il compito è di riportare al potere le élite, e allora Lewis Powell prende di mira le università, e dice: è importantissimo che le infiltriamo, ovunque.
E attenzione a cosa scrive: «In particolare, le scienze politiche: creare un esercito di docenti che credono fermamente nel sistema delle imprese. I nostri docenti dovranno valutare i libri di testo, soprattutto quelli dieconomia, scienze politiche e sociologia. Dobbiamo avere un rapporto di grandissimo privilegio con le facoltà dieconomia», scrive Lewis Powell. Ora, sapete che da queste prescrizioni – è successo, è accaduto – le facoltà sono state infiltrate da questi personaggi. Quando lui dice: «Creare un esercito che creda fermamente nel sistema delle imprese»; lo hanno fatto, lo hanno creato. E adesso non c’è più una facoltà di economia al mondo – delle università rispettabili, ma neanche di quelle non rispettabili – che insegni qualcosa di diverso dal dogma del libero mercato neoliberale, che questi personaggi hanno portato dentro l’insegnamento. E così anche in scienzeGianni Agnellipolitiche: si fa molta fatica a trovare qualcuno che abbia una voce di dissenso – nelle facoltà di economia non c’è più nessuno.
Sui media, Lewis Powell fa la stessa prescrizione: vanno infiltrati, vanno proposti i nostri temi e i nostri contenuti. E poi dice una cosa interessantissima: «Dobbiamo colonizzare le edicole». Nelle edicole, dice Lewis Powell, non si trovano pubblicazioni che promuovono i valori del nostro sistema; non ci sono, dobbiamo invadere le edicole con pubblicazioni di questo tipo. E’ successo o no? Oggi le edicole sono invase da pubblicazioni che promuovono il sistema dei commerci, la famosa “esistenza commerciale”, il sistema della cultura delle visibilità massmediatica che questi personaggi volevano affermare: lo hanno fatto. Un’altra cosa che prescrive Powell: chi vuole cambiare la storia, chi vuole fermare questi 200 anni di storia straordinaria e ribaltare completamente i destini dell’umanità, devono essere persone estremamente capaci, estremamente preparate, estremamente ben finanziate. Cioè: il meglio del meglio. «Pagate allo stesso livello dei più noti businessman e professori universitari. Dovete essere competenti: la nostra presenza nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali e nelle commissioni legislative dovrà essere superbamente precisa e di eccezionale livello».
Sono 38 anni che i migliori cervelli selezionati dall’università, colonizzati in questo modo, con le migliori capacità, lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette, per ribaltare la storia, per completare l’opera di ribaltamento della storia, per riportare il potere là dove il vero potere vuole essere – il vero potere, quello che veramente decide delle nostre ore di lavoro, dei nostri stipendi, dei tassi dei nostri mutui. Sto parlando dei nostri ambulatori, dei servizi alla cittadinanza che riusciremo a dare agli anziani e ai malati. Quando i gruppi alternativi credono di poter cambiare queste macchine (enormi), sventolando bandierine e facendo manifestazioni in piazza, cosa credono di fare? Questo è un esercito di persone competenti, con presenze nei media, nei convegni, nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei Arrigo Levitribunali, nelle commissioni legislative, nelle università. Hanno infiltrato tutto, con mezzi enormi.
Il lavoro di Lewis Powell è arrivato a questo punto – siamo nel 1971 – viene accolto dalla Camera di Commercio americana e viene passato alla Camera di Commercio internazionale. Le cose che lui ha detto si sono tutte drammaticamente verificate. Ma c’era ancora un problema da risolvere. E cioè: questi erano i precetti per la riscossa del vero potere, ma bisognava comunque azzerare, del tutto, la democrazia. Bisognava uccidere lademocrazia. Ma uccidere che cosa, della democrazia? Il contenuto, mantenendo in vita l’involucro. Perché il potere capì – allo scadere degli anni ’60, inizio anni ’70 – che coi colpi di Stato non si riusciva a ottenere risultati apprezzabili: i colpi di Stato erano difficili da gestire, i media ne riportavano le efferatezze, c’era imbarazzo nell’opinione pubblica. Il potere capì che la democrazia – l’involucro della democrazia – era il contenitore migliore per i loro affari. Il contenuto della democrazia, cioè la democrazia partecipativa – quella dei cittadini che partecipano, che di danno da fare – quella doveva morire, assolutamente.
E allora bisognava dare il compito ad altre persone di stilare un altro rapporto, con altre parole molto semplici, per completare l’opera. Questo comincia nel 1975. Chi fa questo? E’ un altro organo ben identificabile: si chiama Commissione Trilaterale. Non è un gruppo di complottisti oscuri. E’, anzi, un volto molto pubblico di privati cittadini molto potenti, di tre blocchi mondiali: America, Europa, Giappone. La Commissione Trilaterale nasce nel 1973, riunisce personaggi molto noti del passato e del presente – Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniew Brzezinsky, Gianni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Sacchi, Edmund de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alonso Cortina, Takeshi Watanabe, Ferdinando Salleo, e tanti altri. Si riunisce ogni anno, e nel 1975 la Commissione Trilaterale dà il compito a tre uomini di completare l’opera di Lewis Powell, cioè uccidere la democrazia Ferdinando Salleodei cittadini che partecipano. Saranno Samuel P. Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki.
Sono tre intellettuali, che poi andranno a ricoprire varie cariche – il più famoso dei quali credo sia Huntington – i quali scrivono un rapporto chiamato “La crisi della democrazia” e non perdono tempo, identificano immediatamente il punto: sono arrivati al veleno per uccidere la democrazia partecipativa in pochi istanti, in una frase molto semplice. E’ questa: «La storia del successo della democrazia» (naturalmente l’involucro democratico, non il contenuto) «sta nell’assimilazione di grosse fette della popolazione all’interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media». Perfetto. Che cosa significa questo? Per uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini, quella che è arrivata al trionfo di due secoli di storia negli anni ’60 e ’70, bisogna prendere grandi masse di cittadini e farli diventare consumatori e spettatori, cioè buttarli a capofitto nell’esistenza commerciale e nella cultura della visibilità massmediatica. Questo dissero, in un una frase di poche parole: ed è esattamente quello che è successo.
Fa venire i brividi, e ascoltate quello che dicono dopo: «Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato, prima degli anni ’60, ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla vitapolitica. Ciò è intrinsecamente antidemocratico, ma è stato uno dei fattori che hanno permesso alle democrazie di avere successo». Ripeto: il funzionamento di un sistema democratico «necessita di apatia», di individui e gruppi «messi da parte», una popolazione che «non partecipa», che «sta ai margini». E’ quello che ci hanno fatto: qui è morta la democrazia partecipativa, è morta la nostra storia. Siamo stati – a milioni e milioni – strappati dall’abitudine a partecipare alla democrazia, ridotti a una massa di personaggi che sta ai margini, che sono spettatori il cui unico diritto è quello di andare a votare (e di non fare nient’altro) e cioè di aspettare che la ricchezza gli coli dall’alto verso il basso, cioè le briciole che cadono dalla tavola. E questo è stato teorizzato Samuel Huntingtoncon incredibile lucidità ed efficacia nel 1975 da questi tre intellettuali.
I nostri politici, i nostri amministratori, i nostri media sono solo gli strumenti del potere. E allora, per curare i cosiddetti “mali democratici”, i tre intellettuali Huntington, Watanuki e Crozier prescrivono cose altrettanto scioccanti, e – come Powell – dicono: dobbiamo riportare il dominio delle élite sui cittadini. E citano in particolare il caso del presidente Truman: che «era stato in grado di governare tutto il paese», l’America, «grazie all’aiuto di un piccolo numero di avvocati e di banchieri di Wall Street». Questo è l’esempio che loro portano alla Commissione Trilaterale come esempio di successo di gestione “democratica”. Ma c’è di peggio. Scrivono: «La democrazia è solo una delle fonti dell’autorità, e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze, chi è più esperto nella gerarchia (o più bravo) può mettere da parte la legittimazione democratica, nel reclamare per sé l’autorità».
Che cosa è successo, ora? La messa in opera completa e totale – forse più scandalosa della storia d’Europa – di questo principio sancito nel 1975: è passato il Trattato di Lisbona, che fa esattamente questo: cioè, coloro che si reputano i più bravi, i più potenti, i più preparati, si sono arrogati il diritto del potere senza esser stati eletti da nessuno, legittimati democraticamente da nessuno, e hanno fatto questo colpo di Stato in Europa, per cui c’è un super-governo europeo più potente di qualunque governo nazionale, che è gestito da personaggi che non sono eletti, e che quindi si sono arrogati il potere. Esattamente come scritto: perché noi siamo più bravi, più intelligenti; noi siamo l’élite, noi abbiamo il potere, e quindi la democrazia può anche essere messa da parte. L’attacco alla democrazia non avviene – come dice quello sciocco di Di Pietro – ad opera diBerlusconi; l’attacco alla democrazia viene da qua: è stato pianificato e viene portato avanti in questo Michel Croziermodo; questo è il nemico.  
Dopo aver pianificato l’uccisione della democrazia partecipativa con questi mezzi, bisognava affrontare il nocciolo duro – molto duro, in quegli anni – dei lavoratori. Il mondo dei lavoratori era un osso duro da mordere. E quindi i sindacati: bisognava distruggerli, metterli da parte, annullarli. Come? Molto semplice: con la cooptazione, scrivono Huntington, Watanuki e Crozier. Bisognava disabilitare i sindacati – cosa che è successa. Oggi i sindacati non sono più i promotori dei diritti, come son sempre stati nella storia. Oggi i sindacati sono coloro che, semplicemente, barattano il grado di abolizione dei diritti; non stanno più pensando a nuovi diritti, e neanche difendendo quelli vecchi. Scrivono gli intellettuali: «Le richieste crescenti e le pressioni sui governi impongono una collaborazione maggiore; potremmo escogitare mezzi per assicurarci sostegno e risorse dai sindacati e dalle associazioni civiche».
Ora, immaginate di entrare in una fabbrica della Fiat nel 1975 e pronunciare una frase del genere; venivate presi a sberleffi, sputi e risate, o cacciati fuori a calci nel sedere. L’idea che un sindacato possa essere sfruttato dal potere per assicurargli risorse e sostegno? E’ esattamente quello che fanno oggi i maggiori sindacati in Italia e nel mondo: non fanno altro che togliere le castagne dal fuoco al potere, addirittura sponsorizzano partiti che poi andranno al potere. I tre intellettuali individuano un secondo elemento per disabilitare i sindacati: distruggere il radicalismo della lotta. Capiscono che qualunque cosa sia radicalismo è un nemico pericoloso. E infatti scrivono: «Quando il radicalismo perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati». Quindi: la concertazione. Perché? Molto semplice: «Essa produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico, e tendono a distanziarsene. E questo significa che più i sindacati accettano la concertazione, più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori e di mettere pressione sui governi». Che cosa è stato della concertazione? E’ diventata la regola dell’attività sindacale. Zbigniew BrzezinskiPensate: nel 1975, come arma per disabilitare i sindacati. Ci sono riusciti.
Terza arma: privilegiare i sindacati maggiori, quelli più grossi. Di nuovo, anche questo è successo. E scrivono, infatti: «Nello Stato moderno, i capi potenti dei sindacati, capaci di comandare i propri membri, sono una minaccia inferiore all’autorità dei leader politici, e sono persino un aiuto ad essa; se i sindacati sono disorganizzati, se i membri sono ribelli, se le rivendicazioni estreme e gli scioperi selvaggi sono frequenti, l’applicazione di una politica nazionale dei salari diventa impossibile». Contribuendo all’indebolimento di chi? Dei lavoratori? No: dei governi, del potere. Quindi: la concertazione, privilegiando i sindacati più grandi. Ed è esattamente quello che è successo: perché sapevano che, in questo modo, li avrebbero potuti controllare. E’ inutile prendersela  con questo o quel politico, questo o quel sindacato. Ogni governo di centrodestra e centrosinistra che abbiamo avuto in questi 15 anni ha insistito sull’innalzamento dell’età pensionabile, quando i contabili dello Stato dicono che le casse sono assolutamente in attivo. Allora perché, se le casse sono in attivo, tutti i politici insistono sull’innalzamento dell’età pensionabile? Perché devono rispondere a quegli ordini, capite?
Sui media, i tre intellettuali scrivono: «Il crescente potere dei giornalisti, a discapito di quello degli editori e dei padroni, è per noi un problema». Viene da ridere: la libertà d’informazione è esattamente il contrario. «Occorrono misure importanti per ristabilire l’equilibrio fra la stampa, il governo e le altre istituzioni». Ristabilire “l’equilibrio” fra stampa, governo e altre istituzioni significa esattamente la situazione che abbiamo oggi. E cioè: grandi televisioni in mano ai poteri politici o in mano ai poteri corporativi. Quindi: Murdoch, Berlusconi. Ripeto: non sono queste le cause dei mali che oggi noi viviamo, nella distruzione del nostro potere democratico. E poi c’è il controllo sociale. Distrutta la democrazia partecipativa, messi sotto controllo i sindacati, indebolito il mondo dei lavoratori – distrutto, di fatto, oggi, con la precarizzazione – bisognava stendere sopra questa strage l’ultima mano di vernice. Cioè: il controllo sociale, come ultima garanzia – il controllo dei controlli. E scrivono: «La società, siccome richiede ai governi maggiori interventi per risolvere i suoi problemi, necessita di ancor più controllo sociale. In Europa, la disciplina sociale non è adorata come in Edmund de RothschildGiappone, e le forme indirette di controllo sociale sviluppate in America non sono presenti, in particolare in Italia».
Il controllo sociale: lo stavano organizzando molto bene negli Stati Uniti d’America, architettato molti anni prima da gente come Walter Lippman e Edward Bernays, e andava assolutamente importato in Europa. Esattamente quello che è successo. Il “pericolo” è lademocrazia partecipativa degli anni ’60 e ’70, ma il “pericolo” sono anche «le classi lavoratrici che non vengono del tutto assimilate nel gioco sociale». Perché, se assimilati nel gioco sociale, i lavoratori non partecipano più. Ed è accaduto. Ripeto: esistenza commerciale, cultura della visibilità. Me lo conferma una sindacalista in pensione della Zanussi di Pordenone: se c’è un problema sul lavoro, la prima idea è quella di chiamare il Gabibbo. E’ successo questo: le classi lavoratrici sono state portate dentro il gioco sociale, e sono state annullate.
“La crisi della democrazia” verrà discussa il 31 maggio del 1975 a Kyoto dalla Commissione Trilaterale. Quello che hanno discusso è accaduto, e per gestire questi ordini di scuderia, cioè per riportare questo enorme potere là dove vuole stare – cioè al primo posto – hanno istituito, da allora in poi, degli organi che sono il potere, oggi. Quindi: non il governo dei palazzi, non gli amministratori, non i mafiosi, non le caste, ma – in ordine di importanza – l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che è un altro di questi organi sovranazionali, di questi governi mondiali; sede a Ginevra, 153 paesi che firmano accordi che sono vincolanti su qualunque legge di qualunque governo di qualunque Parlamento. Un’organizzazione dal potere enorme: nel disastro della crisi finanziaria, il presidente degli Stati Uniti voleva delle regole per mettere le briglie alla speculazione finanziaria, ma l’Organizzazione Mondiale del Commercio gli ha detto: no, non lo puoi fare, perché hai firmato uno dei nostri accordi, che si chiama “Financial Services Agreement”, l’accordo sui servizi finanziari, che vieta a qualunque paese – agli Stati Uniti, in questo caso – di porre limiti alle dimensioni delle banche d’investimento e alle loro speculazioni. E sapete chi ha firmato questo accordo per gli Stati Uniti? Un tale Tim Geithner, che oggi è ministro del Timothy GeithnerTesoro, e che è uno dei membri della Commissione Trilaterale e di altri club dei veri potenti del mondo.
Un altro organo è la nuova Europa, l’Europa del Trattato di Lisbona e della Commissione Europea, laddove dei burocrati non eletti da nessuno hanno il potere di creare delle leggi – mentre il Parlamento Europeo non può – e la Corte Europea di Giustizia potrà emettere sentenze che saranno vincolanti persino sulla nostra Costituzione. Questo è un altro di questi organi di cui quest’idea del potere si è dotata per coltivare i propri interessi. Così come le banche centrali, che stabiliscono le politiche monetarie: vuol dire, nella pratica, quanto una persona paga del mutuo, cosa da cui deriva tutta una serie di scelte di vita: se poter istruire i figli in un certo modo, se potersi permettere un certo stile di vita o meno. Sono le banche centrali che hanno in mano la moneta, su cui abbiamo perso completamente ogni sovranità. Il sistema delle lobby è un altro degli organi istituito per portare avanti il piano. E poi c’è il “senato mondiale degli investitori internazionali”. Sono  uomini in carne e ossa: il più famoso è George Soros, è diventato “un buono” ma è una falsità; da solo ha deciso l’uscita dell’Inghilterra dal sistema monetario – un solo uomo ha deciso l’uscita dal sistema monetario di un intero paese.
Questi investitori internazionali hanno poteri enormi, ricattano qualunque governo al mondo: perché, mettendo o ritirando investimenti, possono far crollare le Borse e l’economia di qualunque paese. Anche loro portano avanti quell’idea di potere. E poi, infine, la Commissione Trilaterale e un altro gruppo, il Bilderberg. Sono gli organi di cui si è dotata quest’idea – che nacque nel 1971, rilanciata nel 1975 – per governare la vita di tutti i cittadini. L’Organizzazione Mondiale del Commercio sta approvando un accordo che si chiama Gats, General Agreements on Trading Services, accordo generale sul commercio dei servizi: stanno decidendo la privatizzazione internazionale di qualunque servizio alla cittadinanza George Sorosesistente. La lista dei servizi comprende tutto, addirittura chi fornisce i cancellini alle scuole pubbliche italiane, chi fornisce il gesso e le lavagne, chi porta le carrozzine nell’Asl.
Tutto questo sta per essere privatizzato e venduto al miglior offerente internazionale. Questo significa che il potere di cui parlo riguarda la tua vita: i mutui che paghi, le condizioni che ti fanno le banche, le scelte alimentari, il lavoro, gli scioperi che non si possono fare, gli stipendi, la flessibilità. Tutto questo non è deciso dai governanti, dalle marionette del potere, ma è deciso da questo potere. Ne consegue che se continuiamo a dar retta a un esercito di sciagurati che ci sta martellando la testa col fatto che, se vogliamo cambiare la storia e il mondo, dobbiamo prendercela con quattro marionette del potere, perdiamo tempo, sprechiamo le uniche risorse che abbiamo e non abbiamo nessuna speranza. La prima cosa da fare è: imparare chi è il potere. Perché, se non sappiamo chi è, non lo potremo mai combattere.