lunedì 15 ottobre 2012

Terremoto nelle Marche


Terremoto nelle Marche in provincia di Macerata

Magnitudo 2, epicentro fra Pollenza e Appignano. Nessun danno.

Una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2 è stata registrata alle 5:53 del 15 ottobre nelle Marche, in provincia di Macerata.
Secondo i rilievi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 32,7 km di profondità ed epicentro in prossimità dei comuni di Appignano, Pollenza, Tolentino, Treia e Urbisaglia. Non risultano danni a persone o cose.
Lunedì, 15 Ottobre 2012

CommentaPdVeltroni lascia. Ma gli altri?


Pd

Veltroni lascia. Ma gli altri?




La ruota gira, ripete Pier Luigi Bersani, per dire che la bandiera del rinnovamento del Pd, quando sarà il momento, la impugnerà anche lui. Notizia accolta dai notabili con una comprensibile ondata di panico. Anche perché, conclusa l'assemblea del Pd dell'ultimo fine settimana, il segretario in corsa per vincere le primarie contro Matteo Renzi ha dimostrato di voler accelerare sul ricambio dei dirigenti, i capi storici che da decenni guidano il più grande partito della sinistra nelle sue varie svolte, dal Pci al Pd. «Li accompagneremo alla porta, con il massimo degli onori», si fa scappare un bersaniano. E già si fa l'elenco dei sommersi e i salvati.   

GUARDA QUELLI CHE NON MOLLANO

Massimo D'Alema, 63 anni, alla Camera dal 1987, con una breve sosta al Parlamento europeo tra il 2004 e il 2006. Walter Veltroni, 57 anni, entrato a Montecitorio con il suo compagno-rivale (con l'intermezzo di sette anni da sindaco di Roma). Livia Turco e Anna Finocchiaro, le veterane, un quarto di secolo a testa in Parlamento, la prima ha già annunciato che alla fine della legislatura lascerà il seggio, la seconda non ci pensa neppure (Anna dei miracoli farà un altro prodigio?). Anna Serafini, non la signora Thatcher, la signora Fassino, riconfermata da un ventennio... «L'assetto familista», come lo definisce Antonio Funiciello nel suo "A Vita": «Se tutti gli altri sono partiti personali, il Pd è un partito familiare. Se i partiti di Berlusconi, di Di Pietro, di Vendola o di Grillo assomigliano al dominio di Crono, unico dio che fagocita i figli, il Pd sembra il monte Olimpo, la sede di una famiglia di dei che, tra continui litigi e riappacificazioni, governa indisturbata il suo piccolo mondo». 

La caduta degli dei. La vivono così i capi del Pd a rischio pensionamento. Non solo quelli provenienti dalla storia del Pci. Bastava vedere all'assemblea del partito la grinta con cui il vecchio lupo marsicano Franco Marini, ottant'anni tra qualche mese, leader della Cisl negli anni Ottanta e poi ministro, segretario del Ppi, presidente del Senato, ha strapazzato il giovane Renzi e ha affrontato Bersani con parole che suonavano, più o meno: con questa storia delle primarie rischi il suicidio. Oppure la riluttanza di Rosy Bindi dal palco della presidenza: «Caro Pier Luigi, saremmo in tanti a voler parlare contro questa la decisione di fare le primarie...». Il segretario, però, non ci sente. Sa che per vincere è obbligato strappare lo slogan della rottamazione al sindaco di Firenze. Anche a costo di dare qualche dispiacere alla sua generazione. 

Veltroni non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Un anno fa, quando si ritirò il premier spagnolo José Luis Zapatero, più giovane di lui di cinque anni, rispose in pubblico di non sentirsi toccato dall'esempio. E qualche settimana fa ha estratto gli artigli per rintuzzare gli attacchi di Renzi: «Devi avere rispetto per chi ha lavorato per anni per il centrosinistra». Ma guarda con attenzione, come sempre, le mosse del dioscuro post-Pci, D'Alema, il vero bersaglio della rottamazione agitata dal sindaco di Firenze: in tutte le piazze italiane Renzi mostra il video dell'ex premier che in tv da Lilli Gruber avvisa che in caso di vittoria dello sfidante di Bersani il centrosinistra uscirà distrutto. «No, l'unica cosa che succederà sarà che lui non sarà ricandidato», corregge Renzi, scatenando immancabilmente l'applauso più forte.
Il guaio è che hanno ragione tutti e due.

Perché è vero che D'Alema appare intenzionato a lasciare il seggio parlamentare. Ed è vero che l'eventuale trionfo di Renzi aprirebbe scenari devastanti per il Pd. Già alcuni mesi fa D'Alema aveva fatto sapere a Bersani che non si sarebbe ricandidato alla Camera. Un beau geste unilaterale, tipico di un uomo che almeno quanto Renzi ama dare di sé un'immagine coraggiosa, vedi le dimissioni da Palazzo Chigi nel 2000 dopo la sconfitta alle elezioni regionali o la scelta di candidarsi nel 2001 nel collegio di Gallipoli, considerato di destra, senza ripescaggi. Così il leader Massimo aveva deciso il passo indietro, per dare una lezione agli altri notabili. E per preparare le future tappe della sua carriera: un incarico in Europa, dove può contare sull'appoggio dei partiti socialisti costruito da ultimo con la presidenza della Feps, la federazione delle fondazioni progressiste. Oppure un incarico in un governo di centrosinistra, il ritorno sull'amata poltrona di ministro degli Esteri. Con un occhio alla corsa per il Quirinale, dove un ben calcolato segno di distacco dalla politica attiva vale più di mille campagne elettorali.

Auto in canale, clandestino eroe salva feriti e fugge

A bordo una coppia e il loro bambino di 5 anni, sarebbero morti




Sara' difficile, se non impossibile, rintracciare il giovane extracomunitario che ha contribuito sabato sera a salvare gli occupanti di una auto finita in un canale tra Borgo Ottomila e San Benedetto dei Marsi, nella Piana del Fucino. Nel canale in piena notte era finita l'auto di un lavoratore romeno con la famiglia: l'uomo ora e' ricoverato in prognosi riservata all'ospedale di Avezzano, mentre i congiunti se la sono cavata con danni minori.
Secondo una prima ricostruzione, l'extracomunitario avrebbe aiutato i primi soccorritori gettandosi in acqua per salvare l'uomo, poi avrebbe fatto perdere le sue tracce perche', come lui stesso avrebbe spiegato, marocchino clandestino.
Il "gesto eroico" potrebbe essere stato compiuto da uno delle centinaia di extracomunitari che vivono come braccianti nel Fucino, spesso in condizioni di estrema precarieta'. In quella zona molti di loro si pongono ai margini della legalita', a volte operando come spacciatori. Ecco perche' secondo gli investigatori, in considerazione di entrambi i motivi, sara' difficile che possa raccogliere l'invito ad uscire allo scoperto. Eppure il riconoscimento per il gesto e' arrivato persino dal presidente della Regione Gianni Chiodi, che ha detto: "Se veramente è successo quello che raccontano le cronache, questo ragazzo è il benvenuto in Italia".
Perche' ''denota una grande umanità'', e ''se veramente clandestino, questo suo gesto riscatta ogni forma di anche minima legalità formale da parte sua''. Tutto sta quindi a capire in che tipo di "minima legalità" si trovi il ragazzo marocchino. Ma se si trattasse di un lavoratore agricolo irregolare, ecco avrebbe trovato un aiuto da parte delle istituzioni.
"L'immigrato che ha salvato una famiglia dall'annegamento dev'essere uno di quei ragazzi che lavorano nel Fucino e sono qui per necessità: ha perciò tutte le caratteristiche per rientrare nel processo di regolarizzazione in atto in questi giorni. Se si farà avanti intercederò presso la prefettura", e' stata la presa di posizione del presidente della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo. Mano tesa quindi da parte delle istituzioni, anche se ambienti delle forze dell'ordine nutrono un certo scetticismo sulla possibilita' di fare chiarezza sull'accaduto.

Bankitalia, debito in calo. Crescono entrate


Bankitalia, debito in calo. Crescono entrate

Il debito pubblico ad agosto è in calo perché i mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo



ROMA - Il debito pubblico ad agosto è sceso a 1.975,631 miliardi di euro dai 1.977,494 di luglio. E' quanto si legge nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia dedicato alla finanza pubblica.
Nei primi otto mesi del 2012, invece,  le entrate tributarie si sono attestate a quota 257,121 miliardi di euro, in crescita del 2,8% rispetto al corrispondente periodo del 2011. Nel solo mese di agosto le entrate tributarie si sono attestate a quota 35,310 miliardi di euro, in calo dell'1,7% rispetto ai 35,949 miliardi di euro di agosto 2011.
Il debito pubblico ad agosto risulta in calo perché gli altri mesi precedenti sono stati rivisti tutti al rialzo. In effetti, secondo la precedente contabilizzazione il livello registrato ad agosto (oltre 1.975 miliardi di euro) non era mai stato toccato. Con la revisione dei dati, sale in tutti i mesi lo stock di debito e nell'ultimo disponibile (agosto) si registra comunque un calo rispetto al mese precedente.
"Con questo Supplemento al Bollettino Statistico - spiega infatti la Banca d'Italia - vengono pubblicati i dati sul fabbisogno e sul debito delle Amministrazioni pubbliche rivisti in occasione della Notifica alla Commissione europea del 1° ottobre 2012 nell'ambito della Procedura per i disavanzi eccessivi. Le modifiche tengono conto, oltre che degli ordinari aggiornamenti delle fonti, dell'adeguamento dei criteri di elaborazione delle statistiche sul debito pubblico alla decisione dell'Eurostat del 31 luglio 2012 che ha stabilito l'inclusione tra i prestiti delle passività commerciali delle amministrazioni pubbliche cedute a intermediari finanziari con clausola pro soluto. L'adeguamento ai nuovi criteri ha comportato l'inclusione nel debito pubblico delle suddette passività cedute ai soli intermediari finanziari non bancari".

Auguri a Walter Veltroni, che fa una scelta ovvia e naturale.Ma d'Alema quando decidera' di andare via??

Auguri a Walter Veltroni, che fa una scelta ovvia e naturale (sei sempre stato un grande)

Auguri a Walter Veltroni, che fa una scelta ovvia e naturale 

 La scelta di Walter Veltroni di non ricandidarsi al Parlamento è rispettabile e apprezzabile, ma è anche ovvia e naturale dopo sette legislature consecutive. Da lui mi è capitato di dissentire pubblicamente, pur mantenendo un rapporto personale di amicizia. Ho criticato la disinvoltura con cui derogò dall’annunciata scelta del volontariato in Africa dopo l’esperienza (ottima) come sindaco di Roma. E l’ho fatto a suo tempo proprio perchè sono consapevole che il mio coetaneo Veltroni, un professionista della politica che ha bruciato le tappe, detiene le energie, le risorse e l’intelligenza per vivere un’altra stagione fruttuosa per sè e per gli altri, svincolandosi dal ruolo fin qui avuto. Gli faccio i più affettuosi auguri. Chi gli chiede di ripensarci non vuole il suo bene.

Su Twitter incontri dieci pedofili al minuto

Su Twitter incontri dieci pedofili al minuto

Un'inchiesta di un criminologo britannico fa luce sull'inquietante traffico di materiale pedo-pornografico su Twitter: basta fingere di conoscere lo slang dei pedofili per venire letteralmente infondati da follow e di materiali illegali. Una falla nel sistema della piattaforma che potrebbe essere chiusa solo con una policy più severa sullo scambio di contenuti

Su Twitter incontri dieci pedofili al minuto

Nel 2005, il regista britannico David Slade firmava un film  piuttosto controverso, che raccontava la storia di una ragazzina che adescava un sospetto pedofilo in una chat online e, una volta incontratolo, lo torturava con spietata lucidità fino a fargli confessare lo stupro e l’omicidio di una ragazza scomparsa tempo prima. Interpretata da una giovanissima Ellen Page, l’aguzzina con il viso da bambina si muoveva in un mondo in cui i social network cominciavano appena a muovere i loro primi passi, e Internet faticava a scrollarsi di dosso l’infamante marchio di “covo di pedofili e malintenzionati”.

Il film si chiama Hard Candy ed è ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto in Giappone, dove un gruppo di ragazze attirava in trappola utenti sospetti delle chat room per poi sfogare la propria rabbia contro il presunto “lupo cattivo”.
Tralasciando la parte della tortura, è la stessa tecnica usata oggi dal dottor Mark Williams-Thomas, un criminologo inglese esperto nella protezione dei minori, che si è finto un pedofilo per dimostrare l’incontrollato traffico di contenuti pedo-pornografici sul social network del momento: Twitter.
Tra i milioni di cinguettii di politica, cronaca e gossip che vengono inviati ogni giorno esiste anche un inquietante sottobosco di utenti che si scambiano foto, video e indirizzi di siti Web che hanno come oggetto minorenni coinvolti in prestazioni sessuali di inimmaginabile violenza. Su Twitter tutto ciò è facilitato dal notevole traffico di dati che rende più difficoltosi i controlli, nonché una policy più labile per quanto riguarda il monitoraggio degli utenti e dei post pubblicati.
L’inchiesta di Williams-Thomas è stata pubblicata sul Mirror e va dritta al nocciolo della questione: basta dimostrare di sapere la giusta terminologia per venire letteralmente inondati di persone che chiedono (e offrono) materiale illegale che ha come oggetto i ragazzini:
Williams-Thomas ha cominciato a investigare creando un finto profilo, pieno di quelle stesse keyword che i pedofili usano più di frequente su Twitter. È stato immediatamente seguito da un altro utente che si descrive ‘un totale pervertito senza morale’. In un messaggio privato questo utente scrive: ‘Che succede oggi? Sono a casa da solo e mi sto arrapando guardano immagini di cosine giovani’. Williams Thomas gli risponde, presentandosi come un insegnante di danza e chiedendogli che età preferisce. L’utente risponde semplicemente: ‘ 3-12 anni’. E aggiunge: ‘Ho poche immagini e qualche video’. Per dimostrare di conoscere la terminologia dei pedofili ed essere credibile agli occhi del suo interlocutore, Williams-Thomas scrive: ‘Segui i siti NN, che di solito sono i migliori per arrivare ai siti Nde’.
Non è necessario essere un pedofilo per intuire il significato dell’ultimo messaggio dell’investigatore: con NN si intendono quei siti “non-nude” che, generalmente, dichiarano di offrire materiale perfettamente legale ma che dietro l’home page si trasformano in distributori di immagini e video di carattere pedo-pornografico.
In poco più di due minuti, conclude il Sunday Mirror, nelle reti dell’adescatore hanno abboccato ben venti utenti sospetti, che sono diventati duecento nel giro di un’ora.
La ricognizione di Williams-Thomas ha portato alla denuncia di tutti i sospetti e all’arresto del presunto pedofilo di cui sopra, oltre che a un messaggio ai vertici di Twitter per informarli del dilagare di questo disgustoso traffico. Ma questo non serve a rassicurare nessuno perché, come spiega il criminologo, per ogni account segnalato e sospeso ne rinascono immediatamente altri dieci: una falla nel sistema che potrebbe essere chiusa soltanto con una policy più rigida da parte degli amministratori della piattaforma:
Twitter sta fornendo una piattaforma aperta per i pedofili e gli amministratori hanno la responsabilità professionale e morale di fare qualcosa. Questi individui comunicano e si scambiano informazioni relative all’abuso sui minori al di sotto dei radar del sito: se parliamo di policy e monitoraggio dei contenuti, Twitter è cinque anni indietro rispetto a Facebook. Non è abbastanza sospendere un profilo quando arriva un reclamo: costoro possono semplicemente aprire un altro profilo.
Tra i 500 milioni di utenti di Twitter, sono sempre di più i giovanissimi che lo usano per seguire i propri idoli e tenersi in contatto tra loro: molto spesso si tratta di ragazzini che non sono coscienti degli eventuali rischi, e che potrebbero venire adescati in qualsiasi momento.
L’inchiesta di Williams-Thomas ha scioccato la Gran Bretagna e, di fronte a una tale denuncia, dal quartiere generale di Twitter a San Francisco è arrivata, pronta, la replica di Del Harvey, direttore della sicurezza su Twitter:
È una questione molto importante e cercheremo di andare a fondo il più velocemente possibile. Quando riceviamo un report e lo identifichiamo come verosimile, agiamo immediatamente: potete trovare la nostra policy sul sito. Questa cosa non è soltanto una priorità per la nostra azienda: ho passato gli ultimi 10 anni a combattere la diffusione di questo tipo di contenuti e comprendo la necessità e lo scopo di una policy più severa.

Facebook censura le notizie? Le Monde apre il dibattito

Facebook censura le notizie? Le Monde apre il dibattito

Facebook censura le notizie? Le Monde apre il dibattito

 

Noi amiamo Facebook, e ogni giorno pubblichiamo sulla nostra Pagina una selezione di notizie che giudichiamo importanti, essenziali, immancabili. E nostri lettori amano Facebook: sono più di 400.000 mila a seguire la nostra pagina, ad “apprezzare con i Like” e a commentare le nostre notizie

Comincia così un lungo editoriale pubblicato venerdì da Michaël Szadkowski e Flavien Hamon, rispettivamente social media editor e community manager di Le Monde che, sul loro blog ospitato all’interno del sito del quotidiano francese, offrono interessanti spunti di riflessione sul mondo dell’informazione ai tempi dei social media.
Szadkowski e Hamon partono da una questione centrale: Facebook ha cambiato il modo di fare informazione e il modo in cui queste informazioni vengono recepite dal pubblico? Le più grandi e autorevoli testate del mondo hanno abdicato alla loro missione di fornire un’informazione completa e di qualità a favore dei “Like”?
Il post di Le Monde, arriva passo passo al nocciolo della questione:
Le Fanpage sono una scommessa per tutti quegli organismi (imprese, marche, associazioni, partiti politici…) che vogliono essere rappresentati sul Web. Per i community manager, che quotidianamente pubblicano sulle Fanpage contenuti di ogni tipo, la scommessa è quindi quella di riuscire a capire a quanti utenti piace “veramente” la pagina e come reagiranno ai vari post: si chiama engagement dei fan. L’engagement, ovviamente, varia a seconda del tipo di contenuto pubblicato. Nella nostra redazione riassumiamo la questione così: la foto di un gattino o di Barack Obama che beve una birra riceverà più Like di un link sugli ultimi massacri in Siria
Chiunque abbia mai avuto a che fare con la Fanpage di una testata giornalistica o di un blog di attualità, deve riconoscere che il meccanismo descritto dai due di Le Monde è assolutamente realistico: succede ogni giorno. Ed è qui che Szadkowski e Hamon, parlando a nome dell’intera testata decidono di prendere posizione:
La nostra pagina su Facebook è animata da giornalisti che, prima di tutto, vogliono informare e, dal canto nostro, il dilemma editoriale è già stato risolto: la collezione di Like non deve arrecare danno alla gerarchia dell’informazione.  Sappiamo che le nostre news “non piaceranno a tutti” e che non sono fatte per raccogliere i “Mi piace”. Rispettando la nostra linea editoriale seria, istituzionale e di qualità, su Facebook non ci limitiamo a mettere su Facebook solo le “buone notizie”.
Fin qui non fa una grinza. Ma la questione che Szadkowski e Hamon vogliono sollevare è un po’ più complessa. A settembre, infatti, Facebook ha cambiato l’algoritmo che regola la visibilità delle Fanpage, l’Edgerank. Questo algoritmo – spiegano – filtra i post che gli utenti vedranno nel proprio newsfeed determinando, di fatto, la visibilità e la durata della vita delle notizie stesse:
Nonostante Facebook abbia fatto passare la cosa in sordina, gli smanettoni e gli analisti del Web sono già arrivati alla conclusione che questa selezione delle notizie è creata allo scopo di legare l’utente alle pagine che segue. Se si pubblica un messaggio sulla pagina e questo messaggio riceve molti Like, l’intera pagina riceverà una visibilità maggiore.
Tradotto in soldoni, questo significa che
Quando su una pagina che seguite viene pubblicato un nuovo contenuto, voi avete solo 1,6 possibilità su 10 di vedere quel contenuto nel vostro newsfeed. Ma questa probabilità varia a seconda delle pagine, come aveva fatto notare lo scorso giugno Edgerank Checker, lo strumento statistico che prevedeva una visibilità media di ogni contenuto pari al 22.22%.
Ma a settembre le cose sono cambiate e il nuovo algoritmo introdotto con l’autunno sembra cambiare le carte in tavola: secondo l’analisi di Le Monde concederebbe una minore visibilità alla Fanpage del quotidiano francese. Ovviamente, scrivono ancora i due autori, il loro arretramento non è ancora tale da poter stabilire con certezza che la colpa sia del nuovo algoritmo ma, per fugare ogni dubbio, la redazione di Le Monde ha contattato altre redazioni, per cercare di capire se si tratti o meno di un problema comune.
Sulla questione è stata interpellata anche Facebook France che, dal canto suo, ha affermato di non aver constatato nessun cambiamento, rassicurando Le Monde che ogni nuovo post avrebbe avuto una visibilità media del 16%.
Questo spiega di conseguenza che oggi il fattore chiave è l’engagement. Più un contenuto è “apprezzato”, commentato, condiviso, più ci sembra di qualità. Noi continuiamo a mostrare sempre meno contenuti alle persone che non interagiscono con gli altri utenti o con una pagina. E vogliamo comunque mostrargli comunque contenuti di qualità e realmente rilevanti
A questo punto la domanda che Szadkowski e Hamon si pongono è: le Fanpage dei siti di informazione devono cambiare la propria linea editoriale su Facebook in modo da continuare a essere visibili?
Quello che è chiaro è che Facebook opera una vera e propria targetizzazione dei contenuti, in modo da venire in contro ai “veri interessi” degli utenti. E le Fanpage devono agire di conseguenza, modulando la scelta e la pubblicazione dei contenuti sulla base delle caratteristiche dei propri fan. Il post di Le Monde cita alcuni esempi:
Un articolo di politica o di economia può veramente interessare gli eterosessuali di 25 anni che abitano a Rennes? Ci sembra difficile, in questo contesto, cercare di prevedere “i veri interessi” dei nostri lettori e, allo stesso tempo, restare coerenti con la linea editoriale di Le Monde
La questione sollevata dai social media manager di Le Monde è decisamente bollente, e il dibattito si estende anche nei numerosi commenti all’articolo: la maggior parte delle opinioni proviene da utenti – e lettori – che non sembravano mai essersi resi conto del problema, ma anche da “addetti ai lavori” che discutono sul reale valore delle informazioni generate e diffuse sul Web.
Il lungo post di Szadkowski e Hamon si conclude con una considerazione:
Al di là delle potenziali questioni editoriali che si pongono, questo ci mette davanti a una nuova politica di targetizzazione fondata sulle aspettative degli utenti, che riapre il dibattito sul problema della individualizzazione di Internet. Con un rischio ancora maggiore: se Google dovesse arrivare a offrire come risultati di ricerca solo quei contenuti che l’utente si aspetta di vedere, questo stesso utente sarà sempre meno a contatto con informazioni e idee diverse dal suo modo di pensare e di vedere il mondo.
Tutto quello che segnala Le Monde è vero. Ma è anche vero che Facebook è un’azienda privata e ha tutto il diritto di privilegiare taluni contenuti rispetto ad altri. Basterà l’opinione contraria di un grande giornale a fargli cambiare idea?