martedì 22 gennaio 2013

Agenzia delle entrate ..sono forti con i deboli e deboli con i ricchi


Entrate, no crociata contro ricchi

Di Capua, giuste le 100 voci di spesa dello strumento



(ANSA) - ROMA, 22 GEN - Il redditometro ''non e' una crociata contro la ricchezza''. Lo ha detto il vicedirettore dell'agenzia delle Entrate, Marco Di Capua, spiegando la scelta di utilizzare il complesso della spesa come parametro e non solo alcune spese 'sintomo' del tenore di vita. ''Per questo riteniamo giuste le 100 spese'' dello strumento.

Perchè non votare Monti,ha aiutato MPS,Mps, conti truccati nel 2009


Mps, conti truccati nel 2009

Contratto segreto con banca Nomura per correggere bilancio. E sanare il debito di Rocca Salimbeni.

Ombre e scheletri si nascondono dietro la gestione, nel 2009, del Monte dei Paschi di Siena da parte di di Giuseppe Mussari.
All'epoca, con una ristrutturazione del debito pari a centinaia di milioni di euro sarebbero stati truccati i conti della banca.
L'operazione, chiamata Alexandria, avrebbe ripercussioni ancora oggi sui conti degli italiani.
La vicenda ha coinvolto anche lo Stato italiano che ha messo a disposizione i 3,9 miliardi per sottoscrivere i Monti-bond con i quali Mps farà fronte alle sue perdite.
ACCORDO SEGRETO TRA NOMURA-MPS. Secondo quanto ha riportato Il Fatto Quotidiano, l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, e il presidente, Alessandro Profumo, hanno scoperto solo il 10 ottobre 2012 un contratto segreto risalente al luglio 2009 con la banca Nomura, che stabilisce una correzione nel bilancio 2012 di 220 milioni. Anche se i consulenti di Pricewaterhouse ed Eidos stanno vagliando per determinare quale sia realmente il gap.
Una fonte che ha testimoniato l'accaduto al quotidiano di Antonio Padellaro parla addirittura di 740 milioni di euro.
Il contratto, redatto in 49 pagine in inglese è stato custodito in una cassaforte del direttore generale Antonio Vigni, anch'egli firmatario insieme con l’ex capo della finanza Gianluca Baldassarri.
LE DUE OPERAZIONI COLLEGATE FRA LORO. Nel documento si faceva riferimento a due operazioni erano collegate tra loro e permettavano l'una il rimborso dell'altra. Nello specifico, la prima consentiva  a Mps di «scaricare su Nomura la perdita di Alexandria e così di abbellire il bilancio 2009».
Mentre la seconda «rimborsava» i benefattori, come emerge in una telefonata in cui Mps spiega che «entrerà in un asset swap e due operazioni pronti contro termine a 30 anni legate a tale swap».
A essere intercettato è Giuseppe Mussari che conferma al presidente di Nomura in Europa, Sadeq Sayed, la connessione tra le due transazioni e precisa che i revisori della Kpmg sono stati messi al corrente, come richiesto.
Anche se, spiega, il contratto segreto non è stato inviato loro «in quanto non si tratta di un documento relativo alla transazione».
CASO DA AFFRONTARE IN CONSIGLIO IL 24 GENNAIO. La conversazione è stata trascritta e tradotta in una relazione dettagliata di otto pagine, dal titolo Alexandria, ricevuta dal consiglio presieduto da Alessandro Profumo.  Una pagina fa riferimento anche alle operazioni Santorini e Nota Italia.

L'esame del documento da parte dei consiglieri

È già stato stabilito l'esame del documento da parte dei consiglieri  il prossimo 24 gennaio, un giorno prima dell’assemblea dei soci.
In una relazione al consiglio di amministrazione da parte dell'amministratore Viola, si ripercorre non solo la richiesta al ministero dell'Economia di 3,9 miliardi per far fronte al debito e le «attività intraprese (...) in considerazione delle richieste di chiarimento avanzate dalla Banca d’Italia con lettera del 20 novembre», ma soprattutto, la mancata comunicazione all'Autorità di vigilanza del contratto segreto tra la banca Giapponese e Rocca Salimbeni.
RICHIESTE SPIEGAZIONI DA BANCA D'ITALIA. Banca d’Italia, infatti, «in data 15 ottobre 2012», ha chiesto spiegazioni di «un contratto rinvenuto il 10 ottobre 2012 e sottoscritto già il 31 luglio 2009 tra Mps e Nomura, relativo alla ristrutturazione del titolo Alexandria... (mandate agreement) in proposito si segnala che il Mandate agreement non era presente tra la documentazione consegnata alla Banca d’Italia (...) né ai revisori contabili».
Viola precisa anche che «in data 13 dicembre 2012 Nomura ha trasmesso il verbale di una telefonata intercorsa il 7 luglio 2009 tra gli allora vertici di Mps e i vertici europei di Nomura».
LA STORIA DEL CONTRATTO SEGRETO. L'amministratore poi ricostruisce la storia del contratto segreto: «Mps decide di migliorare la tipologia del rischio finanziario cui era esposta con il note Alexandria», un derivato che si basa su mutui ipotecari. Così Nomura «si è resa disponibile a scambiare» questo pessimo investimento «con una credit linked note con sottostante titoli subordinati bancari e garantita da obbligazioni emesse da GE Capital European Fund (più sicure dei mutui ipotecari, ndr) ed è questo scambio a realizzare il miglioramento del profilo di rischio». Un do ut des, insomma, tra Mussaru e Nomura: la banca giapponese accettava di aiutare a far chiudere il Monte dei Paschi in utile e in cambio Rocca Salimbeni acquistava rischiosi derivati.
E così dopo il caso dell'acquisizione di Antonveneta, i pm Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso stanno cercando di far luce su un'altra intricata vicenda che vede ancora protagonista Mps.

Bagnasco ai cattolici: 'Non disertare le urne'


Bagnasco ai cattolici: 'Non disertare le urne'

Il presidente Cei: 'Evadere le tasse è peccato. Urgenti risposte su disoccupazione e temi etici'


Il cardinale Angelo Bagnasco

''A un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non e' consentita e partecipare con il voto e' gia' un modo concreto per non disertare la scena pubblica''. Cosi' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervistato da Famiglia Cristiana, risponde sui sondaggi che dicono che una parte dei cattolici e' incerta in vista delle elezioni.
"La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in un'intervista a Famiglia Cristiana. "La mancanza di lavoro è la grave urgenza del nostro Paese', afferma Bagnasco, secondo cui "è questo un banco di prova su cui la politica dopo le elezioni sarà costretta a cimentarsi. Speriamo di concerto e non su barricate contrapposte".
"La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato!". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco in un'intervista a Famiglia Cristiana. "Quanto all'Imu - aggiunge - la vera distinzione da salvaguardare è quella tra realtà non profit e realtà commerciali". "Chi svolge un'attività a sfondo sociale - spiega il presidente della Cei - è giusto che sia riconosciuto in questa sua funzione e venga dunque esentato. Al contrario, per le attività che hanno una finalità lucrativa, è giusto prevedere una tassazione". Secondo Bagnasco, "non esiste alcuna legge 'ad Ecclesiam'".
"Circola spesso l'immagine di un Paese disamorato, privo di prospettive, quasi in attesa dell'ineluttabile", sottolinea il card. Bagnasco nell'intervista al direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino. "La crisi economica e sociale è però il sintomo drammatico di uno spaesamento più profondo - aggiunge -. L'effetto è un ripiegamento sul privato e una fuga nella demagogia che allontana la possibilità di un cambiamento".
Secondo Bagnasco, "l'insignificanza, infatti, si produce quando all'appartenenza dichiarata non segue un'azione centrata sui valori di riferimento dell'antropologia cristiana e si perseguono logiche più vicine al proprio tornaconto che al perseguimento del bene comune. Se non si dice nulla di significativo, perché non si conosce o per convenienza, si diventa irrilevanti". Alla domanda se sarebbe stato meglio che i cattolici confluissero tutti al centro per contare di più, il presidente della Cei risponde che "bisogna guardare avanti". "I cattolici - spiega - sono chiamati in una società lacerata e priva di slancio vitale a riprendere il cammino perché è ancora possibile riscattare un Paese che ha un potenziale enorme". "Penso però - prosegue - che l'Italia non riprenderà a girare senza riappropriarsi della sua sensibilità umanistica che è innegabilmente cristiana. Qui sta l'apporto che ci si attende da politici credenti, un contributo non generico, ma come esige la storia oggi, sempre più puntuale e concreto".

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Voto/Noi siamo il III mondo


Un mlione di italiani senza voto, ma negli altri paesi si può fare anche per email

Un milione di italiani senza voto

 I numeri li fornisce il MIUR, che parla di oltre 350 mila universitari fuori sede; a questi vanno aggiunti quanti lavorano in città diverse da quelle in cui hanno la residenza. Ed è così che la cifra, arrotondata per difetto, rischia di sfiorare il milione di cittadini.
 Certo, ci sono gli sconti: chi è costretto a viaggiare in treno o in bus per tornare a votare nella propria sezione elettorale può usufruire di agevolazioni tariffarie che arrivano al 70%. Soltanto un pretesto per alzare il polverone ed organizzare una protesta strumentale, dunque? Tutt’altro. Innanzitutto, c’è il problema del tempo: uno studente palermitano iscritto all’Università di Torino può impiegare fino a 40 ore per fare un viaggio di andata e ritorno; tempo prezioso, soprattutto quando gli esami sono vicini. Poi c’è la questione legata ai soldi: risparmiare il 70% non significa comunque non pagare nulla, e in ogni caso non è previsto alcuno sconto per i viaggi aerei. C’è chi dirà che questi studenti italiani sono davvero esigenti (la Fornero sicuramente li definirebbe “choosy”): prima vanno via di casa per studiare, e poi si lamentano soltanto perché devono fare qualche centinaio di chilometri. In realtà non si tratta di pigrizia. Il punto vero è che, ancora una volta, sono i cittadini (e spesso quelli più giovani) a scontare le colpe di chi, negli ultimi decenni, non ha fatto nulla per rendere più efficiente e progredito il nostro Paese. Le leggi italiane che regolano le modalità di voto sono vecchissime: 1957 per la Camera, 1993 per il Senato. Ci sono stati, di tanto in tanto, degli aggiornamenti, ma nessuno che abbia introdotto la votazione per corrispondenza. Se confrontata con altri Paesi, la nostra situazione è ancor più paradossale. Siamo la ruota del carro non solo d’Europa, ma di una buona parte del mondo che pretende di definirsi civile.

 A seguito di una ricerca personale, dunque forse non del tutto esaustiva, ho scoperto che il cosiddetto voto per corrispondenza, in diverse forme, è previsto negli Stati Uniti, in Francia, Regno Unito, Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Irlanda, Spagna, Finlandia, Polonia, Svezia, Slovacchia, Estonia, Israele, Filippine e in Thailandia. In molti di questi Paesi, infatti, chi è impossibilitato a recarsi nel proprio comune di residenza può votare tramite delega, per posta, via mail o addirittura tramite sms. Sono moltissimi, poi, i Paesi in cui è possibile votare in anticipo rispetto al giorno delle elezioni, cosa che in alcuni casi può risultare utile a chi studia o lavora lontano da casa. Ci arrabattiamo tanto per tener basso lo spread in economia; ma di quello democratico non interessa a nessuno?
 E dire che il comitato “IOVOTOFUORISEDE” ha anche cercato di rendere più facile il compito, forse troppo gravoso per i nostri parlamentari, di realizzare una legge ad hoc. Ha infatti lanciato una petizione online che ha raccolto, ad oggi, oltre 11 mila adesioni. Dopodiché ha scritto una bozza per un’eventuale disegno di legge. Tutto questo nell’aprile del 2008. Da allora, i nostri sonnacchiosi onorevoli, cosa hanno fatto? Ben poco: quattro proposte di legge (due da parte del PD, una dal PDL e una dall’UDC) che si sono risolte in un nulla di fatto. Poi, nell’ottobre scorso, ecco che sembra arrivare la svolta: il Senatore IDV Pardi garantisce che nel giro di un mese il disegno di legge 3054 (quello scritto a partire dalle proposte del comitato degli studenti fuori sede) sarà approvato. “Prima – chiarisce – c’è da stabilire la nuova legge elettorale. Dopodiché lo approveremo”. Poi in realtà la legge elettorale non è stata cambiata – e sì che era la priorità per tutti i partiti – ,il PDL ha abbandonato la “strana maggioranza” e Monti s’è sfiduciato da solo, bloccando dunque qualunque eventuale discussione del ddl 3054. Risultato: a febbraio si voterà ancora col Porcellum, con tanti saluti per studenti e lavoratori fuori sede. Sarà per la prossima volta, forse.
 Nel frattempo, dopo la nostra denuncia sullo scandalo degli studenti Erasmus, gli esponenti di quasi tutti i partiti si sono lanciati nella corsa alla dichiarazione. A sentirli oggi, sono tutti vicini ai (ggg)giovani: tutti ne comprendono i problemi e le esigenze. "Sono loro la punta di diamante della nostra società", continuano a ripetere all’unisono, "e quindi dobbiamo tutelarli". In realtà, tanto la vicenda degli studenti Erasmus, quanto quella di lavoratori e studenti fuori sede, rendono bene l’idea di quella che è, fatte salve alcune rarissime eccezioni, la nostra classe dirigente: un manipolo di ottusi incompetenti, indaffarati nella tutela dei loro privilegi e del tutto all’oscuro di quelle che sono le necessità della società.

Capannone diventa discarica, sequestrato Operazione Gdf nel Casertano. Coperture in Eternit deteriorato


Capannone diventa discarica, sequestrato

Operazione Gdf nel Casertano. Coperture in Eternit deteriorato



(ANSA) - CASERTA, 22 GEN - Un fabbricato rurale e un capannone in stato di completo degrado trasformati in discarica abusiva di pneumatici, automobili e arredi e' stato sequestrato dalla Guardia di finanza a Castel Mottone (Caserta).

La copertura in lastre di Eternit gravemente deteriorate - secondo le Fiamme Gialle - sfarinandosi era in grado di produrre scorie di amianto che potevano contaminare le colture agricole dell'area, vicino al palazzetto dello sport. Il proprietario dell'immobile e' stato denunciato.

Governo Monti: in un anno ha speso più di tutti in consulenze esterne


Governo Monti: in un anno ha speso più di tutti in consulenze esterne


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In questo periodo dove per ovvie ragioni si parla d’altro, le parole che tanto hanno spaventato le economie delle famiglie italiane ultimamente non si sentono più. Come ad esempio la famosa spending review, che, secondo quanto dichiarato da Mario Monti quando non doveva promettere ma “fare”, sarebbe dovuta partire proprio da palazzo Chigi e dai ministeri per dare un esempio al Paese.

Peccato che questo “esempio” , tranne che in qualche sporadica occasione, non è mai arrivato, anzi. Basti pensare che in meno di un anno il governo Monti avrebbe speso qualcosa come 2,3 milioni di euro in consulenze esterne, un vero e proprio record. A portare la questione all’attenzione del Parlamento è stato il senatore Elio Lannutti (Idv), che nella seduta di mercoledì scorso ha presentato un’interrogazione a riguardo al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia, con la speranza che ci possano “illuminare” sui motivi che hanno spinto il governo a investire una cifra così ingente e, soprattutto, se fosse necessario effettivamente ricorrere a risorse esterne, piuttosto che affidarsi al personale interno.
Sì perché queste consulenze portate in atto dal governo dei “tecnici” sono state ben 111. Più di quante ne avesse impiegate il precedente esecutivo: nell’ultimo anno di governo, infatti, Berlusconi aveva fatto ricorso a 108 collaborazioni esterne, per un costo totale di circa 2,5 milioni di euro.
Gli apparati che maggiormente hanno fatto ricorso alle consulenze sono il dipartimento della Protezione civile (19 collaborazioni per un valore di 441mila euro), che annovera anche la collaborazione più costosa (retaggio, peraltro, del precedente esecutivo) ossia quella di Francesca Maffini, coordinatore dell’ufficio stampa di Franco Gabrielli, capo dipartimento della Protezione civile, poco meno di 85mila euro all’anno.
Seguono quello degli Affari regionali e del Turismo (13 incarichi per 504mila euro) e il dipartimento delle Pari opportunità (9 consulenze per 304mila euro), la Struttura di missione per le procedure di infrazione (6 incarichi da 216mila euro totali) e l’Unità per la semplificazione e la qualità della regolazione (16 incarichi per 215mila euro).
Ancora più cara, in proporzione al tempo (sei mesi, dal primo luglio al 31 dicembre 2013), la consulenza di Ivo Virgili al dipartimento degli Affari regionali: l’attuazione di una parte del “progetto turismo” gli ha garantito 60.750 euro.
Lannutti segnala anche una curiosa consulenza offerta da Pietro Vulpani al dipartimento delle Pari opportunità per 60mila euro: il suo incarico era di “Project leader incaricato di coordinare i gruppi di lavoro e supervisionare le indagini previste per l’azione di sistema”. E meno male che la spending review, secondo quanto dichiarato da Monti, sarebbe dovuta partire proprio da palazzo Chigi e dai ministeri per dare un esempio al Paese.