mercoledì 6 giugno 2012

On. Ghedini


On. Ghedini


Onorevole Ghedini,
sa l’origine dell’appellativo che precede il suo cognome? Nooo? Bene glielo scrivo. L’appellativo Onorevole era il titolo assegnato ai membri del Parlamento italiano, in particolare della Camera dei Deputati in quanto in tempi passati i Deputati, percepivano solo un"obolo" simbolico per il loro servizio e per  tale motivo erano considerati "degni d'onore ".
Lei invece, di Onorevole ha poco e niente, e le sue presenze in aula la pongono in classifica al 619° posto su 630 deputati.E’sempre assente e non si vergogna a percepire un lauto stipendio immeritato!!!! PAGATO DA NOI CITTADINI!!!!!! E poi lei vota, non si sa a che titolo, neanche  fosse un lavoratore instancabile, le leggi che riguardano l’art.18 dello statuto dei lavoratori!!! Con che faccia!!! E senza provare vergogna!!!
Bravo, Bravissimo il nostro mister “MAVALA' ”!!
Ghedini Onorevole ma non troppo, anzi per niente, lei è anche un deputato affatto produttivo tra tutti coloro che sono in carica dall'inizio della legislatura. Occupa infatti su 630 deputati il 622º posto!! SIC!!!  MAVALA’, MAVALA’ "dove vuole lei!!"

In una trasmissione televisiva l’ho sentito dire alla Bonino di essere fiero di fare l’Avvocato. Fiero? Ma se lei  non scende mai nel merito dei problemi, che avvocato è???Cos’ha da essere fiero??? Ha sentito mai parlare del Professore-Avvocato Carlo Federico Grosso? Ebbene quando per il processo di Cogne gli è stato proposto di essere affiancato da Taormina “sosia di Ghedini in procedura”, ha rifiutato dicendo : io non glisso, scendo nel merito del processo. Capitooooo? Lei invece la settimana scorsa al processo Ruby a Milano ha tirato fuori ancora una volta il Legittimo Impedimento, per una riunione di partito!!!!!!!!!!!Bravo Ghedini!!!!!! E quando noi CITTADINI abbiamo una riunione familiare, se siamo convocati in tribunale che succede “mavalà ghedinski”????????????? Ci concedono il legittimo impedimento?

Ed ora è proprio il caso di ricordare quella sua affermazione paranoica, tipica di un delirio cronico: la legge non si applica necessariamente allo stesso modo per tutti i cittadini” che a noi cittadini rispettosi delle leggi fa venire voglia di vomitarle addosso, tanto è disgustoso il suo pensiero!!
In sintesi : dal Parlamento dove l’hanno visto rarissimamente, lei porta via tantissimi, immeritati soldi nostri; in Tribunale con tutte quelle obiezioni (non ho parole per definirle, tanto sono ridicole) lei crea ritardi e intasamenti nel normale svolgimento dei processi riguardanti noi cittadini. Non ne possiamo più di tutte queste prevaricazioni!!!!! Capito mister  “ghedinski MAVALA’?"

Infine dopo averle augurato lunga vita, anzi .... lunghissima le chiedo : si rende conto che in punto di morte i suoi ricordi saranno soltanto .... delle obiezioni, dei miseri fatti incompiuti? Si rende conto che politicamente parlando lei è uno 0,0 e che giuridicamente parlando è uno 0,00? Un vero “minus quam!!!!!”
Con quella faccia un po’ così,
quell’espressione un po’ così’,
……………………………….
Si vergogni se ne è capace!!!!!!! 
Mavalà, ah, la la, la la, e ….non turnà!!!!!

Fonsai:Unipol,tornare a progetto origine/potevamo salvare il comparto assicurativo con arpe ..adesso è la fine


Fonsai:Unipol,tornare a progetto origine

Mandato a Cimbri per formulare proposta

06 giugno, 08:33
Fonsai:Unipol,tornare a progetto origine(ANSA) - MILANO, 06 GIU - Unipol ha deliberato ''di proseguire nel progetto di integrazione'' con il gruppo Fonsai ''dando mandato'' all'Ad Carlo Cimbri di formulare una proposta ''che riconduca l'operazione all'impianto originario del progetto di integrazione''. Lo si legge in una nota. 

Azzurri ad Auschwitz per non dimenticare


Azzurri ad Auschwitz per non dimenticare

Prandelli e tutta la Nazionale in visita al campo dell'orrore

Euro 2012: azzurri ad Auschwitz per non dimenticare
CRACOVIA  - Nel campo dell'orrore, oggi la nazionale di calcio rimarrà in silenzio per ricordare anche lei, a tutto il mondo, che non si deve dimenticare. "Dovremmo sentirci tutti obbligati ad andare ad Auschwitz. Perché i giovani capiscano che basta poco per un altro disastro umano". Cesare Prandelli guiderà i suoi 23 giocatori, venuti fin qui in Polonia a giocarsi solo un Europeo, ai luoghi dell'Olocausto. Non solo Auschwitz e il suo cartello 'Arbeit macht frei'. Anche Birchenau, a 3 chilometri dal campo principale, dove il binario terminava davanti alle camere a gas. Sarà una visita sentita, certo non così approfondita come un luogo così complesso meriterebbe. Due ore in tutto, prima che a seguire arrivi anche l'Olanda. Ma certo non solamente un passaggio simbolico. La nazionale italiana, infatti, a differenza di quella tedesca, andrà in gruppo. E si soffermerà anche nel vicino campo di sterminio di Birkenau, dove furono uccise oltre un milione di persone, "Siamo tutti obbligati ad andare, a vedere - ha spiegato Prandelli - per tanti motivi: il primo è per non dimenticare. Per dare una testimonianza. E per far capire alle nuove generazioni che a volte basta veramente poco per creare il disastro umano". Nessuna sciarpa, nessun simbolo calcistico, ha chiesto la direzione del campo agli azzurri che faranno visita al museo, depositeranno una corona, poi si sposteranno nella zona delle camere a gas. Rispetto e silenzio, anche per mettersi al riparo dalle polemiche che hanno investito altre squadre. La Germania su tutte. 

"Il vostro viaggio - li ha introdotti, con un messaggio alla Figc, il presidente delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna - sfida gli orrori del passato per indicarci, attraverso nuove e forti forme comunicative, la strada da percorrere nel realizzare un futuro di fratellanza in cui l'odio non possa essere più immaginabile". "Come ebrei italiani - ha aggiunto Gattegna -, come identità che ha nella lotta a ogni forma di razzismo, di violenza e di xenofobia un punto inalienabile, sarà un onore essere al vostro fianco". L'unica rischio, dal quale ha messo in guardia il direttore del museo Piotr Cywinski e che la visita diventi un evento che poco ha che fare con il luogo. Dall'1 giugno e per la durata degli Europei tutti i visitatori del museo - non solo i giocatori - non possono portare bandiere nazionali, o sciarpe. "Si tratta di un luogo del martirio di oltre un milione di persone" ha ricordato il direttore. Ed ha invitato a non dimenticare che il Museo di Auschwitz che simboleggia l'intera Shoah è anche un grande cimitero. Dove a vivere è soprattutto la memoria.

Mario Monti convocato dalla procura di Trani? Ne parla Il Fatto: per l'inchiesta su Standard & Poor's


Mario Monti convocato dalla procura di Trani?

 Ne parla Il Fatto: per l'inchiesta su Standard & Poor's

Mario Monti convocato dalla procura di Trani?

Nelle more dell’inchiesta Standard & Poor’s che parte dalla procura di Trani potrebbe arrivare un testimone d’eccezione. Il presidente del Consiglio Mario Monti. Ne parla Antonio Massari, storicamene attentissimo anche agli che escono dalla procura barese, come hanno dimostrato i tanti scoop firmati nel tempo per il Fatto:
Da ieri – avendo saputo della nota ufficiale di Palazzo Chigi sul passato di Mario Monti in Moody’s – la procura di Trani sta prendendo un’altra decisione: interrogare il presidente del consiglio come persona informata sui fatti. La questione sarà vagliata nelle prossime ore. La sua testimonianza sarebbe importante per almeno due motivi. Il primo: appena insediatosi al Governo, dinanzi al report di S&P che declassava l’Italia, Monti parlò di “attacco all’E u ro p a ”. Il secondo: avendo collaborato con Moody’s, il presidente del Consiglio può – a maggior ragione – s p i e g a re quelle parole. Perché “l’attacco all’E u ro p a ” – o meglio alla “zona Euro” – è il sottofondo che sembra sostenere tutta l’indagine condotta dal pm Michele Ruggiero e dal suo capo, il procuratore Carlo Maria Capristo, che per ben due mesi hanno intercettato i vertici di S& P.
Un sottofondo, appunto, nel senso che di questo presunto “attacco”, negli atti dell’indagine appena chiusa, non c’è alcuna menzione. Il concetto è espresso in questi termini: S&P avrebbe operato una “desta bilizzazione” dell’area euro e dell’Italia in particolare:
Il metodo: artifici informativi e tempistiche non corrette nell’emanazione dei report. E sono state proprio le intercettazioni, oltre che l’analisi delle email interne al colosso del rating, a spingere gli inquirenti in questa direzione. E così, considerato che Monti, già a gennaio, aveva espresso un pensiero simile a quello degli inquirenti, oggi avrebbe il modo di dare una mano concreta. All’epoca – per vie informali – rifiutò l’invito di vestire i panni dell’esperto, del “super consulente” della piccola procura pugliese. Ora – da persona informata sui fatti – può aiutare i pm a fare chiarezza.
Anche perché c’è una mail di Renato Panichi sotto accusa:
Nel testo, si legge che Panichi è in totale disaccordo con la valutazione, parla di situazione “esattamente contrar ia”, ed invita i colleghi a rettificare il tiro. Ma questo non avviene. Quell’inciso, sul sistema bancario italiano, non sparirà mai. Per gli inquirenti, questa mail, fa il paio con un’intercettazione telefonica di sei mesi prima. Siamo in estate e la responsabile di S&P Italia parla al telefono con Deven Sherma, il numero uno dell’agenzia in Usa. La Panichi si lamenta del grado di professionalità degli analisti che redigono i report per l’Italia, chiede di avere a disposizione dei “senior”, ma anche questa richiesta non troverà risposta. La procura di Trani ascolta in diretta il tracollo di Sherma, che aveva declassato anche gli Usa, sulla base di un presunto errore da 3 miliardi di dollari, e viene silurato all’istante, dopo la reazione di Barack Obama.

La terra trema anche a Ravenna All'alba scossa di magnitudo 4.5


La terra trema anche a Ravenna
All'alba scossa di magnitudo 4.5

L'epicentro al largo di Ravenna

Terremoto al largo delle coste romagnole: «Nessun danno»

RAVENNA
Scossa di terremoto di magnitudo 4,5 nel ravennate: alle ore 6.8 di stamattina un forte sisma è stato avvertito in Romagna, in particolare nella provincia di Ravenna, e anche nelle Marche. L'epicentro è stato individuato al largo della costa, le località di terra più vicine sono Ravenna, Alfonsine e Cervia.

La scossa di terremoto, con epicentro al largo di Ravenna, in Romagna, e a una profondità di 25.6 km, è stata distintamente avvertita anche lungo la costa marchigiana, da Pesaro ad Ancona.

 Secondo le prime informazioni della Sala regionale di Protezione civile, al momento non si registrano danni a persone o cose.

Una scossa di magnitudo 2.9, registrata dall’Istituto Nazionale di Geofisica alle 2.25, è stata inoltre avvertita dalla popolazione nel Beneventano con epicentro vicino a Benevento, Pietrelcina e Pesco Sannita. Dalle verifiche effettuate dalla Protezione Civile non risultano al momento danni a persone e cose.

Disoccupazione, le previsioni "nere" del 2012 (e una via d’uscita)


Disoccupazione, le previsioni "nere" del 2012 (e una via d’uscita)

mercoledì 6 giugno 
I NUMERI/ Disoccupazione, le previsioni nere del 2012 (e una via d’uscita)
Gli ultimi dati dell’Istat mostrano, attraverso i numeri e gli indicatori prodotti, lo stato di grande criticità che sta attraversando il nostro Paese in particolare sul fronte del lavoro. Cresce la disoccupazione (sono 2.615mila i disoccupati stimati ad aprile 2012, in aumento di 2,2 punti percentuali rispetto ad aprile dello scorso anno), il cui tasso generale si attesta al 10,2%. Ma la situazione è ancor più critica per i giovani(15-24 anni) per i quali il tasso di disoccupazione è pari al 35,2%, in aumento di 7,9 punti percentuali su base annua. Se, mediamente, nell’intero territorio nazionale un giovane su tre è disoccupato, nel Mezzogiorno siano arrivati ai valori della Spagna che vanta il peggior dato europeo: un giovane su due è disoccupato.
Lo scenario non migliora, anzi peggiora, se guardiamo alcuni dati previsionali recentemente elaborati e che mostrano forti differenze a livello europeo (elaborazione dati Crisp - Centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità). Il tasso di disoccupazione medio per l’Europa (Ue 15) si prevede rimanga tra il 10% e l’11%. La Germania si dovrebbe attestare nel prossimo dicembre al 5% circa, l’Inghilterra in un intorno dell’8%, la Francia al 10%; l’Italia, invece, si prevede si attesti all’incirca sul dato di aprile per i prossimi mesi (fino all’estate) per poi arrivare, tra settembre e dicembre, a un valore tra il 12% e il 13%.
Purtroppo, il dato attuale e quello previsionale non saranno facilmente mutabili considerando, da una parte, lo stato attuale e, dall’altra, che la riforma Fornero, in discussione in Parlamento, rischia, pur se con alcuni e doverosi aggiustamenti in corso, di irrigidire la situazione in molti segmenti del mercato del lavoro (si vedano in merito diversi articoli pubblicati su ilsussidiario.net).
Sembra delinearsi una situazione senza via d’uscita che potrebbe favorire lo sviluppo di un sentimento comune in cui prevalga, con la crescita della disoccupazione, l’incertezza, la sfiducia e lo scoraggiamento. Ma proprio in questi giorni abbiamo avuto una testimonianza di certezza e speranza da Benedetto XVI. Nel recente Incontro mondiale delle famiglie, tenutosi a Milano, il Papa ha mostrato una posizione umana che provoca profondamente la nostra ragione.
Nei suoi diversi interventi ha parlato delle difficoltà economiche e sociali, riproponendo una visione dell’economia fondata sull’essere più che sull’avere, ha rimesso al centro la carità come primario fattore dell’agire, ha mostrato una profonda partecipazione alla sofferenza umana dovuta alle difficoltà e criticità oggi presenti, causate dalla crisi economica o dal terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna.
La testimonianza del Papa risollecita ciascuno di noi, in qualunque situazione e condizione siamo e ciascuno con la propria responsabilità, a ripartire dalla costruzione di tentativi di risposta agli infiniti bisogni che incontriamo. Tentativi basati su valori fondanti la storia del nostro Paese come la gratuità, la solidarietà, la responsabilità, la fiducia e che muovono dal recupero di una concezione di persona, lavoro e impresa basata sulla consapevolezza che al centro dell’azione economica c’è sempre un soggetto che vive il lavoro come desiderio di trasformazione della realtà.


Generali e quel report "sospetto" di JP Morgan,ancora le societa' di rating!!


Generali e quel report "sospetto" di JP Morgan








DIETRO LE QUINTE/ Generali e quel report sospetto di JP Morgan
Ma c’è o non c’è questo benedetto piano segreto Bce-Ue per salvare l’eurozona? I diretti interessati negano, ma spread e mercati ci credono, puntando tutto sulle doti persuasive del capo della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ieri sera a colloquio con Angela Merkel e sulla riunione del board Bce prevista per domani. Difficile che Mario Draghi decida per un abbassamento del tasso di riferimento di un quarto di punto, ma da più parti circolano voci insistenti di una Bce pronta a intervenire con un back-door funding nell’asta obbligazionaria prevista in Spagna per giovedì mattina, nella quale verranno offerti bond biennali, triennali ma anche decennali per un importo tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Un azzardo iberico, una sfida ai mercati che la Bce potrebbe aiutare a vincere, aumentando i prestiti alle banche spagnole, uniche acquirenti di debito iberico nelle ultime emissioni e garantendo così il buon esito dell’asta senza sfondare tassi record per centrare il pieno collocamento.
Detto questo, troppe parole in libertà e pochi fatti. Permetterete quindi che io resti molto scettico sulla strategia europea e per un giorno mi permetta un’incursione in campo italiano, dicendo la mia sul caso Generali. Altri commentatori, ben più autorevoli di me, hanno affrontato l’argomento, io mi limito a qualche considerazione e altrettante domande. Primo, non ho motivi personali, né professionali per difendere aprioristicamente Giovanni Perissinotto, né tantomeno per dubitare della capacità del nuovo Ceo del gruppo, Mario Greco, cui anzi vanno i miei migliori auguri di buon lavoro.
Parto però da due dati di fatto, ovvero le ragioni che avrebbero sancito il cambio alla guida del Leone: troppa finanza e poche polizze e il calo continuo del valore del titolo. Bene, al netto dell’innegabile bontà di queste due ragioni, occorre sottolineare che con la crisi dei debiti sovrani, quasi tutti i gruppi assicurativi europei rischiano o hanno già subito pesanti perdite, capaci di erodere la loro forza finanziaria e di scaricare i costi anche sui detentori di polizze vita. La compagnia più esposta è la belga-olandese Ageas NV, conosciuta come Fortis fino al 2010, ma pesanti esposizioni obbligazionarie sovrane gravano anche sulla tedesca Allianz SE, la francese Groupama SA e le stesse Generali.
Certo, la situazione assicurativa è meno grave di quella bancaria, visto che stando a informazioni elaborate da Barclays Capital, il settore deteneva lo scorso anno 24,1 miliardi di euro di securities governative greche contro i 47,8 miliardi in carico al settore bancario. Inoltre, è la struttura stessa a rendere le assicurazioni più in grado di reggere a repentini cali nei loro portafogli d’investimento: le banche, infatti, vivono e muoiono in base alla legge del rapido accesso al finanziamento liquido - leggi i depositi dei clienti -, fonte che può evaporare se l’istituto promana verso il pubblico l’idea di essere in difficoltà. Le assicurazioni, invece, godono di un flusso di finanziamento più solido, garantito dai pagamenti regolari dei detentori di polizze.
Nonostante questo, lo scorso luglio successe qualcosa di strano. Dopo aver abbassato il target price da 18 a 16 euro e confermato il rating “neutral”, JP Morgan è tornò a interessarsi di Assicurazioni Generali in un report a cura di Andreas de Groot van Embden e lo fece mettendo in luce debolezze e potenzialità della società definita «il miglior procuratore per il contagio», essendo «uno dei titoli più sensibili sia per la crisi del debito sovrano, sia per le implicazioni per il settore finanziario attraverso tutti i suoi portafogli d’investimento, governativo, corporate e di equity. L’esposizione sovrana di Generali è principalmente concentrata in Europa con l’Italia che pesa per la percentuale maggiore».
Insomma, nel mare magnum di compagnie assicurative ben più inguaiate del Leone, JP Morgan “fece il tagliando” al principale gruppo assicurativo italiano, a partire dalla ratio di leva 26:1 che caratterizzava il suo stato patrimoniale, con 10 miliardi di euro di capitale tangibile (esclusi i 10,7 miliardi di assets intangibili) e un’esposizione obbligazionaria in area euro pari a 262 miliardi di euro. Per la banca d’affari, insomma, Generali rappresentava nulla più e nulla meno che una scommessa al contrario rispetto alla solidità percepita del Paese, visto l’andamento discrasico tra price performance del titolo e valore del cds sul default italiano di un’emissione in dollari a 5 anni, ossia un Btp quinquennale: come sale il rischio Paese, scende il titolo Generali.
Per JP Morgan, «un ammortamento sull’esposizione al debito greco in linea con gli attuali indici non avrà alcun incremento nell’impatto sulla ratio di solvibilità del gruppo visto che il debito è già incluso a market value», ma, perché c’è sempre un ma, «ulteriori scossoni nel valore del debito sovrano, in particolare italiano e spagnolo, continueranno ad avere effetti sul Tnav (attualmente l’esposizione netta e lorda pesa per il 14%) e la solvibilità fino a quando la situazione non si stabilizzi». Insomma, l’essenza del messaggio che JP Morgan parve voler lanciare attraverso il suo report era questa: chiunque voglia scommettere sul contagio che si sta sviluppando e sul risveglio del vigilantismo obbligazionario, sia attraverso l’equity che i cds, trova in Generali il procuratore migliore, visto che finché il debito sovrano sarà il driver dei mercati, il titolo del Leone sarà un indicatore/anticipatore di tendenza.
Perché nessuno nel luglio dello scorso anno, optò per un golpe come quello consumato lo scorso weekend? Perché nessuno, lancia in resta, prese il report di JP Morgan e lo tramutò nella pietra tombale dell’epoca Perissinotto? Forse perché, nello stesso periodo in cui venne emesso il report-sentenza, il titolo del Leone restò tra i meno attivi in ambito italiano sulle dark pools, visto che gli operatori ottenevano prezzi identici sia sugli otc che sui circuiti come Borsa Italiana: la debolezza del titolo non era una questione di guida o governance, ma di situazione macro e, comunque, teneva meglio di altre blue chips italiane nelle “piscine oscure” dei biscazzieri di Londra o Wall Street. Certo, non tutti gli operatori, come ad esempio chi lavora sui cfd, prova prima il dark e se non trova il prezzo migliore si rivolge al mercato principale: i grandi players giocano solo al buio, dove immetti un ordine e vedi se questo viene eseguito senza farlo vedere agli altri, sapendo bene dove scommettere. I numeri, però, erano e restano quelli.
Al netto di queste considerazioni, mi chiedo: non sarà che quella consumata in Generali sia stata l’ennesima battaglia tutta politica, senza un minimo di costrutto finanziario ed economico, senza un principio realmente di funzionalità e meritocrazia liberista? Il valore del titolo, piaccia o meno, è da sempre legato alla situazione italiana nel suo complesso e anche la politica del “più polizze, meno finanza” vale fino a un certo punto, perché se detenere debito sovrano significa per qualcuno fare finanza spericolata e quindi basta per ottenere teste sui ceppi, allora chiudiamo e nazionalizziamo tutte le società di assicurazione e anche tutte le banche italiane e spagnole. Allianz e Groupama non fanno forse finanza, visto che lo scorso novembre il gigante assicurativo tedesco arrivò persino a proporre un proprio piano alla Bce per convertire il fondo Efsf in una polizza assicurativa sulla prima perdita e un mese dopo si è visto degradare il rating da Moody’s e il cds andare alle stelle? Forse anche per loro c’era un problema di troppa finanza e poche polizze, che ne dite?
Non sarà che, come pensano in molti, la fucilazione-lampo di Perissinotto sia stata soltanto una mossa strategica del socio forte del Leone, Mediobanca, per riguadagnare prestigio e, soprattutto, blindare l’operazione FonSai-Unipol, nella quale è in ballo più di 1 miliardo di crediti concessi alle società del socio Ligresti? Non sarà che, vendetta chiama vendetta, se Mediobanca perderà la partita del nuovo polo assicurativo, potrebbe riaffacciarsi Matteo Arpe insieme alla Palladio di Meneguzzo, sancendo di fatto la fine del duo Nagel-Pagliaro? Dubbi, per carità. Forse illazioni da tipico malpensare italico, ma forse il motto andrebbe aggiornato in “più polizze, meno politica”, visto che a occhio e croce quanto accaduto in Generali altro non è che l’ennesimo scontro tra poteri forti (o salotti buoni, decidete voi) e non certo un cambio strategico per il bene della cassaforte d’Italia e la sua mission.

P.S. Dicevamo grande entusiasmo sui mercati riguardo il fantomatico piano di salvataggio. Meno ottimismo circolava invece ieri in Portogallo, dove sono state salvate e quindi nazionalizzate tre banche - Bcp, Bpi e la già a controllo statale Cgd - con 6,65 miliardi di euro di denaro pubblico. E anche dalla Spagna arrivano segnali piuttosto contrastanti, visto che il governo di Madrid - per bocca del vice-premier, Soraya Saenz de Santamaria - ha diffuso una nota nella quale sottolineava come anche il governo statunitense fosse favorevole alla proposta iberica di prestiti dal fondo europeo di emergenza per le banche madrilene. Si scomoda Obama per tacciare la Merkel? Sempre più unita questa Europa!

Italia, il futuro è verde


Italia, il futuro è verde

6 giugno 2012
Il lavoro della Commissione Trasporti e Attività produttive della Camera ha promosso un testo unificato che arriverà in aula in questi giorni e che prevede diverse centinaia di milioni di euro di investimenti (420 per la precisione), per trasformare il Paese in un paio di anni in una nazione ‘eco’.

Photo by Spencer Platt/Getty Images
Un testo quello della Commissione che è stato stilato trasversalmente e ha così ‘unificato’ per un istante la politica nazionale. In sostanza i 15 punti del testo mettono a fuoco la “finalità allo sviluppo della mobilità sostenibile”. Per questo è prevista la creazione di infrastrutture adeguate, aree di servizio per la ricarica delle batterie elettriche e incentivi per l’acquisto delle auto elettriche. Il sistema sarà uguale a quello già sperimentato con le rottamazione degli anni scorsi. Chi rottamerà la sua vecchia auto a benzina o diesel, otterrà nel 2013 un contributo statale di 5mila euro che scenderà a 4mila l’anno seguente e nel 2015 arriverà a 3.800 euro. La Commissione ha garantito una serie di iniziative per avviare su tutto il territorio nazionale un piano per la creazione di aree di accesso per il servizio di ricarica. Previste anche ‘tariffe promozionali’ su gas e energia elettrica per dare impulso al mercato.
Il testo della commissione in questo senso parla chiaro : “Determinare un piano di tariffe per il consumo dell’energia elettrica di ricarica dei veicoli che incentivino l’uso di veicoli alimentati ad energia elettrica ricaricabili nella fase di start up del mercato e almeno per il primo quinquennio”. Mai come in questo caso si può dire: luce verde al piano per il trasporto sostenibile. Se l’Italia si sta muovendo nella direzione dell’ecocompatibile, in Germania non sono da meno. Il ministero dei Trasporti ha in programma investimenti per quasi tre milioni di euro per comprare autobus tecnologicamente avanzati e in grado di ricaricare le batterie con cui alimentano il motore in piene autonomia e senza fermarsi a ricaricare. Secondo il ministro dei Trasporti tedesco, Rainer Bomba “la mobilita’ elettrica, la pianificazione dei trasporti e lo sviluppo urbano devono essere al centro della programmazione pubblica. I risultati delle prove di Augsburg dimostrano che la tecnologia che stiamo sperimentando e’ pronta per diffondersi nel settore del trasporto pubblico”. La città che per prima godrà dei benefici dei nuovo mezzi di trasporto pubblico è Braunschweig, nella Bassa Sassonia.

Usa, a Philapdelphia il primo incontro nazionale di Occupy


Usa, a Philapdelphia il primo incontro nazionale di Occupy

5 giugno 2012
Per la prima volta dalla sua nascita, lo scorso settembre, il movimento di protesta americano Occupy chiama a raccolta tutti i suoi sostenitori in un incontro nazionale che si svolgerà a fine mese a Philadelphia, la città dove il 4 luglio 1776 venne ratificata la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
L’Occupy National Gathering (#natgat), che si terrà dal 30 giugno al 5 luglio, è stato convocato per svolgere un ragionamento collettivo sulle strategie del movimento e redigere una sorta di manifesto, una ‘Visone per un futuro democratico’.
L’incontro si svolgerà nel parco dell’Independence Mall, dove i partecipanti si accamperanno in una grande tendopoli, e sarà scandito da azioni di protesta di vario genere, che culmineranno con l’avvio di una marcia musicale di 99 miglia da Philapdelphia a Wall Street.

Rinnovabili/il solito gioco delle lobby all'italiana


Rinnovabili: la Ue boccia il decreto italiano sugli incentivi

5 giugno 2012
La Commissione europea ha inviato una lettera di richiamo all’Italia in cui critica duramente il nuovo decreto del ministero dello Sviluppo Economico che riforma il sistema di incentivi per le energie rinnovabili.

Le nuove norme che impone il decreto, in discussione domani 6 giugno alla riunione Stato-Regioni, renderanno ”molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei propri progetti”, ha scritto l’esecutivo comunitario nella missiva.
La preoccupazione, fa notare Bruxelles, cresce se si tiene conto del ”clima finanziario  difficile” in Italia.
Aggiunge infatti l’Ue: ”L’obbligo di registrare i progetti con una capacità superiore ai 12 chilowatt per il fotovoltaico e ai 50 chilowatt per altri progetti di tecnologie di produzione di elettricità rinnovabile potrebbe funzionare come un deterrente capace di paralizzare proprio il segmento di mercato di piccola scala che la riforma mira a rendere prioritario”.
Bruxelles insiste, inoltre,  sulla necessità di predisporre ”periodi di transizione più lunghi di quelli attualmente previsti” al fine di ”accompagnare l’adattamento del mercato ai nuovi sistemi d’incentivi e proteggere gli investimenti esistenti”, considerando anche che ”le procedure d’attuazione dei nuovi meccanismi d’asta non sono ancora stati definiti”.
Infine, scrive ancora la Commissione, non sono stati adottati “i sistemi di sostegno per le fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento”. Questo deve avvenire tempestivamente, cosi come è necessaria una “chiarezza sulla continuazione” del sistema di sostegno ai progetti di efficienza energetica e “la definizione degli obiettivi per il 2020 del sistema di certificati bianchi”.
Per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, ”il richiamo che arriva all’Italia dalla Commissione Europea sul decreto rinnovabili è “sacrosanto”. “Bisogna accogliere anche le proposte che arrivano dalle regioni per migliorare il provvedimento che così come è rischia di bloccare il settore con inutili e vessatori appesantimenti burocratici”, commenta Realacci.
Dura anche la replica del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, che dichiara: “occorre rivedere subito l’impianto del decreto, per dare una prospettiva di sviluppo a lungo termine alle fonti pulite e tagliare le emissioni di CO2”. Per il Presidente si tratta, infatti, di ”una vera e propria bocciatura su un terreno, quello delle politiche energetiche per contrastare i cambiamenti climatici e della semplificazione, che da anni rappresenta un cavallo di battaglia per l’Unione”.