venerdì 12 ottobre 2012

Nobel per la pace all'Unione europea,ma perche' sta affamando i popoli??


Nobel per la pace all'Unione


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OSLO (Reuters) - L'Unione europea ha vinto il Nobel per la pace 2012 per il suo ruolo nell'unire il continente. Lo ha annunciato il comitato norvegese che assegna il premio, considerato una spinta morale per il blocco, che sta lottando per risolvere la sua crisi del debito.
Il comitato ha lodato l'Ue per la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale e per il suo ruolo nel diffondere la stabilità nei paesi ex-comunisti dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.
La tv nazionale norvegese aveva dato la notizia del premio all'Ue con un'ora di anticipo, precisando che la decisione dei cinque membri della commissione, guidati dal segretario generale del Consiglio d'Europa Thorbjoern Jagland, è stata unanime.
Il presidente del parlamento europeo Martin Schulz ha detto via Twitter di essere "profondamente toccato e onorato dal fatto che l'Ue abbia vinto il Nobel".
"La riconciliazione è rappresentata dall'Ue. Può servire da ispirazione. L'Ue è un progetto unico che sostituisce la guerra con la pace, l'odio con la solidarietà". - 

per ridere un po



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Blitz degli studenti a Roma e cortei in 90 citta'

Nella capitale gli studenti espongono striscione davanti alla sede del Parlamento europeo



Gli studenti italiani oggi scenderanno in piazza in 90 città italiane per 'difendere il proprio futuro''. La giornata di mobilitazione nazionale del 12 ottobre, precisa un comunicato della rete della Conoscenza " è stata lanciata dall'Unione degli studenti quest'estate, per manifestare contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell'università, ha avuto una grande diffusione e preannuncia l'apertura di un autunno di mobilitazione intenso". "Siamo in piazza oggi - dichiara Roberto Campanelli coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti - per manifestare la nostra totale contrarietà al Pdl 953 (ex Aprea) che eliminerebbe le rappresentanze studentesche dai consigli d'istituto, limitando gli spazi di democrazia già ampiamente ridotti nelle scuole negli ultimi anni e permetterebbe ai privati di entrare nelle nostre scuole come sta accendendo in università a seguito dell'approvazione nel 2010 della legge Gelmini". "Oggi in piazza sono presenti anche molti studenti universitari - precisa Luca Spadon portavoce nazionale di Link Coordinamento universitario - per dimostrare a questo governo che gli studenti non sono disponibili a fare dei passi indietro sui temi della conoscenza e per ribadire con forza la nostra contrarietà all'aumento delle tasse per i fuori corso voluta dal ministro Profumo e alla diminuzione dei fondi sul diritto allo studio, provvedimenti drammatici questi che non permetteranno a tanti giovani di iscriversi all'università". Per tutta la giornata sono attese nelle principali piazze italiane 'azioni comunicative per porre davanti agli occhi del Paese, la drammaticità della condizione studentesca, colpita da questa crisi come non mai, ma anche il riscatto e la voglia di cambiare scuole e università, con un vero processo democratico, costruito dal basso' precisa il comunicato del movimento studentesco. Per maggiori informazioni diretta twitter, sugli hastag dell'Unione degli Studenti e della Rete della Conoscenza #12OTT #noninvendita #studentinpiazza.

ROMA, STRISCIONE DAVANTI ALLA SEDE DEL PARLAMENTO UE - Blitz degli studenti di fronte alla sede romana del Parlamento Europeo. Nonostante la pioggia battente, inizia così la giornata di mobilitazione nazionale degli studenti che sfileranno in corteo per il centro di Roma. ''E' arrivato il momento di accendere i riflettori sulla scuola italiana - dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi - le condizioni dell'istruzione pubblica sono ormai insostenibili, siamo stufi di entrare ogni giorno in aula in queste condizioni". "Sul nostro striscione questa mattina c'è scritto 'Una scuola di qualità ce la chiede l'Europa', finora governo e politici hanno tirato fuori la bandiera del 'ce lo chiede l'Europa' solo quando si tratta di sacrifici economici, in modo strumentale e volendo negare un'altra idea di Europa: la nostra! L'Europa ci chiede anche di ridurre gli abbandoni scolastici del 10%, di aumentare il numero dei laureati, di raggiungere il traguardo dell'85% dei 22enni diplomati, l'Europa ci chiede una sistema d'Istruzione di qualità!".

ROMA - "La scuola non è in vendita. Risorse - stop Aprea - diritto allo studio". Dietro questo striscione centinaia di studenti sono partiti in corteo a Roma da piazza della Repubblica per raggiungere piazza S.S.Apostoli, davanti alla prefettura. Gli studenti protestano per rivendicare il diritto all'istruzione nel giorno dello sciopero nazionale dei lavoratori della scuola. Il corteo incrocerà i manifestanti della Cgil partiti da piazza dell'Esquilino, che confluiranno all'interno della manifestazione degli studenti.
MILANO  - In centinaia hanno risposto oggi a Milano all'appuntamento lanciato dai collettivi studenteschi Laps, per le superiori, e Link, per gli universitari, a difesa di un'iscrizione pubblica. Partiti come di consueto da largo Cairoli tra cori, musica e fumogeni, i ragazzi sfileranno per le vie del centro fino a raggiungere piazza Duca d'Aosta a fianco alla Stazione Centrale. 'Fuori la mafia dalla Regione': è questo il testo del manifesto con cui gli studenti che stanno sfilando in centro a Milano hanno tappezzato la filiale Unicredit di piazza Cordusio, oggetto anche del lancio di uova e fumogeni. La manifestazione organizzata da diversi collettivi studenteschi e universitari, conta circa tremila partecipanti, ed è aperta dallo striscione 'Aprea (assessore regionale all'Istruzione, ndr) e Formigoni dimissionì. Il corteo punta a concludere la propria marcia sotto Palazzo Lombardia.
TORINO - Gli studenti in corteo a Torino hanno lanciato carote contro la sede del Miur per protestare contro la frase del ministro Francesco Profumo che nei giorni scorsi ha detto che con gli studenti serve il bastone e la carota. "La settimana scorsa - hanno detto gli studenti ricordando gli scontri con la polizia dell'ultima manifestazione - con noi hanno usato il bastone. Oggi noi usiamo le carote". Hanno poi acceso anche alcuni fumogeni.
BOLOGNA - "Ci scusiamo per il disagio, stiamo scioperando per voi". Sono le parole scritte su un nastro giallo e nero con cui è stata circondata la fontana di piazza Nettuno a Bologna, per sigillarla simbolicamente, nel giorno di mobilitazione nazionale della scuola. Anche nel capoluogo emiliano gli studenti - circa 800 e in maggioranza delle scuole superiori - si sono riuniti per un presidio. "Più rappresentanza meno privati ladri ladroni", è lo slogan su uno striscione posto davanti ad un palchetto, organizzato dalla Flc Cgil, dove si alternano interventi a sostegno della scuola pubblica. E' presente anche un gazebo dei comunisti italiani.
ANCONA - Traffico in tilt nel centro di Ancona per lo sciopero della Flc Cgil e il corteo della Rete degli studenti medi contro i tagli del Governo alla scuola pubblica. Circa 500 docenti e studenti hanno attraversato a piedi la Galleria del Risorgimento, bloccando la circolazione delle auto. In testa al corteo, diretto verso la sede della Regione e scortato da polizia e carabinieri striscioni con la scritta 'La scuola non e' un bancomat', e 'Profumo, l'unico inadeguato sei tù.
CAGLIARI E ORISTANO - L'autunno caldo della scuola è iniziato anche in Sardegna. In centinaia sono scesi in piazza a Cagliari e a Oristano, come in una sessantina di città italiane. Studenti a fianco di insegnanti di ruolo e precari, personale amministrativo e tecnico. Ma anche gli operai dell'Alcoa di Portovesme si sono uniti con uno striscione. Per i lavoratori della scuola è stata una adesione allo sciopero nazionale indetto dalla Flc-Cgil contro la spending review che sottrae risorse al settore della istruzione pubblica sarda già in ginocchio, e per chiedere il rinnovo del contratto scaduto nel 2009 e l'ingresso di giovani e precari. Tanti ruoli diversi e un solo grido: "L'istruzione pubblica sta finendo in pezzi, difendiamola". I manifestanti hanno raggiunto piazza Repubblica, sede del concentramento e da qui un serpentone umano ha percorso le vie del centro città verso viale Trieste sede dell'Assessorato Regionale della Pubblica istruzione.

D'alema vs Renzi,ma D'alema ha capito che Renzi è dello stesso partito??

D'alema vs Renzi,ma D'alema ha capito che Renzi è dello stesso partito??

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Le primarie del centrosinistra s'infiammano. E oggi è il giorno della polemica, anche ruvida, tra Matteo Renzi - sfidante del segretario Pd Pier Luigi Bersani - e Massimo D'Alema. Polemica poi smorzata, invano, dal presidente del Copasir, ma la bomba ormai è lanciata. 

Tutto parte da un retroscena di Federico Geremicca sulla Stampa di oggi, secondo cui D'Alema avrebbe dichiarato: «Renzi ha sbagliato e continua a sbagliare. Si farà del male». «Sono stato a Matera per una iniziativa su Berlinguer: c'era il doppio della gente rispetto a quanta era accorsa ad ascoltare Renzi. Però i giornali non lo scrivono, perchè rottamare il Pd conviene a molti».

E poi - riferisce la Stampa - l'affondo: «La settimana scorsa Renzi è andato a Sulmona, in jet privato da Ciampino, poi una Mercedes. In camper c'è salito alle porte di Sulmona, ma quando è arrivato in piazza, tutti ad applaudire il giovane ribelle che 'altro che auto blu, lui viaggia in camper'». «A me la parola 'rottamare' non piace proprio per niente», dichiara D'Alema, che smentisce di essere stato a sua volta un rottamatore. «Non ho mai spinto verso il ricambio per sostituire qualcuno, per un fatto personale. Dopo Occhetto, il segretario poteva farlo tranquillamente Veltroni, e in ogni caso, nessuno riempì di insulti il leader uscente. Quanto a Natta - aggiunge - gli dissi semplicemente quel che ero stato incaricato di dirgli per conto del partito. Lui, un dirigente serissimo, capì. E alla fine ci stringemmo in un abbraccio».

A nulla è valsa la smentita del presidente del Copasir: «Le parole che Geremicca attribuisce a Massimo D'Alema in colloqui con amici, colleghi o collaboratori, non sono state mai pronunciate. Risponde, invece, al vero, la notizia che D'Alema è amareggiato per gli attacchi personali che gli sono rivolti e determinato ad impegnarsi nella campagna delle primarie», si legge in una nota della portavoce di Massimo D'Alema, Daniela Reggiani.

Ma Renzi coglie l'occasione per replicare e dar fuoco alle polveri: «Io spero che D'Alema smentisca le parole che gli hanno attribuito, perchè hanno un tono allusivo e un che di intimidatorio che francamente non capisco...», dice il sindaco, e aggiunge: «Non è bello che il capo della commissione sui Servizi segreti dica che un avversario politico, peraltro del suo stesso partito, 'si fa male'. Lo vada a dire a qualcun altro...». «Oltretutto, rischia di far passare l'idea che chi non la pensa come loro debba andare in un altro partito». 

«Dov'era D'Alema - continua Renzi - quando si mandava a casa il governo Prodi? A fare l'inciucio con Cossiga e Mastella che è stato l'origine di tutti i guai dell'Ulivo. Gli attuali dirigenti del Pd ci hanno regalato vent'anni di berlusconismo». 


Quanto al jet privato, «ho pagato di tasca mia un volo per andare al funerale di Piero Luigi Vigna, che è un pezzo di storia di Firenze, e non avevo altra possibilità che fare 40 minuti di volo», ha spiegato Renzi, commentando la questione del volo citata da Massimo D'Alema su La Stampa di oggi.

«Quello che più mi stupisce di D'Alema è che dice che non vuol mollare, così facendo non credo faccia un bel servizio a Bersani. D'Alema la sua occasione per cambiare il Paese l'ha avuta... Se vinco le primarie a questi signori dico grazie e arrivederci». 

«Se io non mi fossi candidato non avrebbero mai fatto le regole per le primarie», aggiunge il sindaco nel videoforum di Repubblica. «Se non avessimo accelerato non avremmo fatto un favore al Pd», ha aggiunto, sottolineando che se oggi il partito è in crescita nei sondaggi «è perchè stiamo facendo una discussione» con le primarie «che riempie le piazze e i teatri».

Formigoni go home!!!!!!!!!!!!!!

Formigoni go home!!!!!!!!!!!!!!

SONDAGGI/ A Formigoni non resta che "allearsi" con Grillo...

Aveva annunciato un “gesto forte” e il segnale è effettivamente arrivato. Roberto Formigoni azzera la giunta lombarda e annuncia una drastica riduzione del numero degli assessori. I termini dell’accordo sul proseguo della Regione Lombardia sono stati raggiunti durante l'incontro avvenuto oggi a Palazzo Grazioli con Angelino Alfano e Roberto Maroni. “Procederò nei prossimi giorni a dar vita a una giunta nuova, ridimensionata nel numero e scegliendo persone che siano in grado di portare avanti le politiche di eccellenza fatte in tutti questi anni dalla Regione Lombardia", ha detto Formigoni al termine dell’incontro, aggiungendo di essere pronto a lavorare a un “programma rinnovato con provvedimenti di riforma del sistema sanitario, del welfare e dell'organizzazione dell'amministrazione delle regioni del Nord". 
Tregua raggiunta, dunque, con il segretario della Lega Nord Roberto Maroni che, a seguito dello scandalo scaturito dall’arresto dell’ex assessore Domenico Zambetti (Pdl), aveva chiesto a gran voce l’azzeramento della giunta, dicendosi pronto ad andare alle elezioni: “Ieri avevamo chiesto a Formigoni di azzerare la giunta o di dimettersi. Abbiamo ottenuto quello che avevamo chiesto, ovvero l'azzeramento della giunta, quindi abbiamo il dovere di andare avanti”, anche perché “siamo responsabili del governo della Regione Lombardia”, ha spiegato Maroni in conferenza stampa. Un dovere che rasenta però quasi l'obbligo, visto che sia Pdl che Lega, in questo momento, difficilmente potrebbero pensare di uscire vincitori da eventuali elezioni.
Come spiega a IlSussidiario.net Alessandro Amadori, politologo e fondatore di Coesis Research, di cui è direttore, «anche in Lombardia, da maggio fino a oggi, è avvenuto un processo di forte indebolimento del centrodestra, parallelamente a un’altrettanto forte crescita dell’area degli indecisi e del potenziale non voto. Prima la destrutturazione della Lega, poi lo stillicidio, anche di immagine, che da mesi accade intorno all’amministrazione Formigoni: tutto ciò rende chiaramente probabile una vittoria del centrosinistra». Amadori chiarisce dunque che la situazione della Lombardia è ora ampiamente allineata al resto d’Italia: «Non esiste più quella tendenziale biforcazione tra gli atteggiamenti in Lombardia e in Veneto da una parte e il resto d’Italia dall’altra. E’ una crisi sistemica che sta colpendo trasversalmente tutte le regioni e produce atteggiamenti simili, vale a dire l'indebolimento del centrodestra, il mantenimento della posizione del centrosinistra, la crescita del non voto e un rafforzamento del voto “alternativo”, rappresentato soprattutto dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, stabilmente oltre il 10%». 
Il quadro appare dunque omogeneo e, continua a dirci Amadori, «tutte le aree d'Italia si stanno somigliando più di quanto abbiano mai fatto probabilmente nell’ultimo decennio». La Lega invece non decolla e resta stazionaria intorno al 5-7%: «Parliamo di un partito che ha subìto un forte processo di indebolimento dal quale non si è ancora ripreso. E’ certamente conclusa la fase calante di destrutturazione, ma ancora non si può parlare di una concreta ripresa. Con il Pdl che oscilla tra il 15 e il 20% e la Lega che invece è tra il 5 e il 7%, anche unendosi i due schieramenti potrebbero arrivare al massimo al 27%, vale a dire la consistenza elettorale del Partito Democratico. Di conseguenza - conclude Amadori - basterebbe una qualsiasi alleanza del Pd con almeno un altro soggetto, che sia Udc, Idv o Sel, per determinare un’automatica vittoria del centrosinistra».  

D'alema è come la chiesa,CINQUANT' ANNI DOPO IL VATICANO II, CRESCE LA DISTANZA TRA LA CHIESA E LA SOCIETÀ


CINQUANT' ANNI DOPO IL VATICANO II, CRESCE LA DISTANZA TRA LA CHIESA E LA SOCIETÀ


Sinodo Vescovi

' 11 ottobre 1962 si apriva, per tre anni, il più grande forum di discussione mai organizzato nella storia della Chiesa cattolica tra più di 2000 vescovi venuti da tutto il mondo. Mentre la Chiesa festeggia il cinquantesimo anniversario del Vaticano II, moltiplicando i dibattiti per approfondire i testi fondatori di quel concilio destinato a rinnovare le relazioni tra il mondo moderno e la Chiesa, un nuovo sondaggio pubblicato giovedì 11 ottobre dal quotidiano La Croix, mostra la distanza crescente tra l'istituzione cattolica e la società francese.
In cinquant'anni la pratica religiosa dei cattolici è crollata ed è aumentata la distanza tra i praticanti e il resto della popolazione. La constatazione non è nuova, ma il sondaggio IFOP la illustra in maniera particolarmente evidente. 
Prima del Vaticano II, che ha modernizzato il culto sopprimendo la messa in latino, il 35% delle persone interrogate si recava in chiesa tutte le domeniche. Oggi, questa tradizione è mantenuta solo dal 6% dei francesi battezzati, solo dall'1% di coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni e il 15% di coloro che hanno più di 65 anni. Segno di un distacco stabile dall'istituzione, la proporzione di coloro che non ci vanno mai è passata dal 32% al 66%.
Nel 1961, il 92% dei francesi era battezzato e solo il 5% di loro non intendeva far battezzare i figli.
Oggi, l'80% dice ancora di essere battezzato, ma il 25% di loro non ha intenzione di trasmettere questa eredità ai figli. Al di sotto dei 35 anni, è ancora inferiore la proporzione di chi si dichiara non battezzato (68%) e superiore (30%) quella di chi dichiara di non desiderare di battezzare i figli.
Secondo la Conferenza episcopale francese, in ogni fascia di età, ad essere battezzato è il 35% dei bambini, ma solo il 6% chiede la cresima.
La percezione della Chiesa è cambiata. Sono meno numerosi oggi i Francesi, rispetto a cinquant'anni fa, a ritenere che l'istituzione conservi un ruolo di “guardiano della morale” (59% nel 1961, 40% oggi) o “dell'ordine e delle buone tradizioni” (44% contro il 30% oggi). Invece, come nel 1961, il 25% dei francesi pensa che la Chiesa svolga un ruolo nella “lotta contro la miseria e per la fraternità”.
Ma persiste un'enorme differenza di apprezzamento tra praticanti e non praticanti sul ruolo politico che può svolgere la Chiesa. Una distanza mostrata chiaramente dal dibattito sull'apertura del matrimonio alle coppie omosessuali. L'83% dei francesi rifiuta l'idea di qualsiasi intervento politico della Chiesa, mentre il 65% dei praticanti regolari pensa l'opposto.
Gli insegnamenti tratti da questo sondaggio valgono per la Francia, ma è certo la Chiesa nel suo insieme ad essere toccata dagli effetti dello “tsunami della secolarizzazione”, secondo le parole usate recentemente dai responsabili del Vaticano. Il cinquantesimo anniversario del Vaticano II coincide infatti con un sinodo, che durerà fino al 28 ottobre, dedicato alla “nuova evangelizzazione”, una riflessione mondiale condotta da 260 vescovi per tentare di dare delle risposte a quella che Roma chiama “l'apostasia silenziosa” dei cattolici.
Mercoledì, papa Benedetto XVI ha parlato di “fatica del cristianesimo” precedente il Vaticano II e ricordato come “i documenti del Concilio Vaticano II sono anche per il nostro tempo, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille”.

Renzi vs D'alema,propongo di votare Renzi alle primarie,se non esce votare grillo alle elezioni,D'alema deve uscire fuori dalla politica italiana

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