giovedì 14 giugno 2012

Grillo

Grillo dice addio ai grillini e finalmente ragiona come un politico


Il Fatto Quotidiano, per mano della sua penna corazzata, Marco Travaglio, ieri ha mostrato il volto umano, più dialogante e ragionevole di Beppe Grillo. E le due paginate concesse al comico genovese, per quanto ricche di insulti alla politica e all'intelligenza (NoTav, No inceneritori, No spese militari), aprono uno squarcio interessante sulle strategie e il futuro del movimento che si fece meetup. C'è da dire che, per quanto si schernisca, spiegando che tutto lui è eccetto che un grande dittatore, nelle parole di Grillo c'è sempre il residuo della tentazione totalitaria: esistiamo solo noi e basta, chi mi ama mi segua senza scassare troppo come ha fatto il "politico" Tavolazzi. Smussato dai risolini, il succo del grillismo è modificare la costituzione, sovvertire, inseguire e propagare il Totem della democrazia diretta e orizzontale quando invece si sa che il mondo è sempre stato e continuerà ad essere anche verticale, insomma stravolgere i principi della fisica nonostante Travaglio cerchi di estorcere all'intervistato anche solo un granello di organizzazione politica. Niet. Per come la si descrive, l'Italia che ha in mente Grillo somiglia al bolivarismo: la proposta di nazionalizzare le reti autostradali e telefoniche parla da sola. Il sindaco di Parma non ha trovato nulla di meglio da fare che spedire i rifiuti in Olanda? Sono ragazzi, bisoga capirli. E poi si sa che in Nord Europa smaltiscono di tutto, hanno la coscienza ambientale a posto. Ma la novità, rispetto al passato, è il ragionamento di Grillo sui destini della attuale classe dirigente e dunque sul posizionamento del "suo" movimento nello spettro parlamentare. Qui il comico si fa più serio, ammette di aver premuto troppo sull'acceleratore del dissenso, quasi si stupisce di come i vecchi partiti siano in fase di scioglimento (vabbè, esagera anche in questo caso), e pensando ad una eventuale valanga di voti s'interroga, sfotte di Pietro, rimbrotta duro gli altri leader che prima lo sdegnavano e adesso lo cercano a distanza. Rispetto al V-Day il linguaggio diventa più felpato e meno ardito ("le alleanze, certo, se necessario le faremo"), per poi lanciarsi repentinamente in una difesa da piegarsi in due dal ridere del suo spin doctor, la "Spektre di Quincinetto" dell'onnipresente Casaleggio. Che a qualcuno potrebbe anche venire in mente che dietro al suo Blog c'è la CIA, e invece si tratta di un uomo qualsiasi che lavora tutto il santo giorno e la sera torna a casa dalla famiglia (parliamo sempre di San Casaleggio). Insomma, un Grillo sorprendentemente ecumenico con tratti esistenzialisti guarda già oltre, a quando lui non ci sarà più, "Io il mio lavoro l'ho fatto. Adesso tocca agli italiani", riflettendo con un pizzico di amarezza sui tanti giovani 5 Stelle che una volta saliti sul podio gli tolgono anche il saluto, poveretto. Un Grillo padre nobile e dimenticato nella sua villa da presunto miliardario che si è dissanguato volontariamente, vai a vedere che finirà così, ascoltando jazz.