giovedì 31 maggio 2012

La frustata di Visco sulle imprese: fuori i capitali


 La frustata di Visco sulle imprese: fuori i capitali

giovedì 31 maggio 2012
BANKITALIA FLASH/ La frustata di Visco sulle imprese: fuori i capitaliIgnazio Visco (Foto: Infophoto)
Sorpresa: il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, al suo primo 31 maggio, difende (quasi) su tutta la linea le "sue" banche: la crisi non è colpa loro, stanno continuando a fare la loro parte strattonate da ogni lato. E se non sempre arrivano a concedere alle imprese tutto il credito che quest'ultime vorrebbero e' anche perche' gli imprenditori italiani restano cauti nell'immettere tutti i capitali utili e forse necessari. Il Paese, ha detto Visco, ha il diritto "di chiedere ai suoi imprenditori uno sforzo aggiuntivo perchè rafforzino i capitali delle loro aziende in cambio di una semplificazione dell'ambiente normativo e amministrativo: ne beneficeranno gli investimenti, si irrobustirà la struttura produttiva, migliorera' il rapporto con le banche". Pensava alla Fiat o alle Pmi? Ci sara' tempo per capirlo, ma il sasso e' stato gettato. E un po' di rumore lo fara' sicuramente. 
p.s. Visco ,difendi le banche che con i soldi dei clienti ,quindi operando da banche commerciali,hanno utilizzato quei risparmi per diventare banche d'affari?? .
Capisco che le imprese devono impegnarsi di piu' ma tu controllerai bene le banche??

Perché l'Italia non impara da Francia e Germania?


 Perché l'Italia non impara da Francia e Germania?

giovedì 31 maggio 2012
FAMIGLIA/ Perché l'Italia non impara da Francia e Germania?Foto: InfoPhoto


La recente pubblicazione del Rapporto annuale Istat ha certificato - come abbiamo già scritto su Il queste pagine - la perdurante condizione di indebolimento sociale ed economico delle famiglie italiane. Cresce la povertà assoluta, si inverte il trend relativamente alle tipologie famigliari (stanno meglio di prima gli anziani, stanno sempre peggio le famiglie numerose e quelle con un solo genitore), si blocca l’ascensore sociale, si complicano le condizioni di sviluppo per i più giovani.
È possibile ovviamente aggiungere altri tasselli al quadro già di per sé non entusiasmante. Presentando il volume “Familiarmente. Le qualità dei legami familiari” (ed. Vita e Pensiero), nato da un pool di studiosi dell’Università Cattolica sotto l’egida del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia, l’economista Luigi Campiglio ha rincarato la dose, mostrando una serie di dati freschi di calcolo. Il reddito lordo disponibile delle famiglie italiane è precipitato nell’arco di un decennio, perdendo per strada circa 6.000 euro. Contestualmente è crollata anche la capacità di risparmiare: se nel 1995 le famiglie riuscivano a mettere da parte il 20% di quello che guadagnavano, oggi non riescono ad andare oltre il 9%. Nello stesso periodo, le famiglie francesi e tedesche hanno continuato a risparmiare in modo costante tra il 15% e il 17% del loro reddito. Ed è ovviamente cresciuta la quota di famiglie che devono intaccare i loro risparmi, se è vero che dal 1998 a oggi è cresciuta dal 14% al 16% la quota di famiglie che non hanno un reddito sufficiente a pagarsi lo stretto indispensabile.
Il confronto con i cugini francesi e tedeschi ci pare particolarmente significativo e per certi versi impietoso, documentando in modo inesorabile le ricadute ultime sulla vita comune di tendenze macroeconomiche piuttosto chiare. Se fino al 2007 l’Italia ha tenuto il passo, la crisi ha determinato un drammatico peggioramento delle condizioni generali, certificate dall’impressionante divario del Pil: se si osserva l’andamento dal 2001 al 2010, il Pil italiano è cresciuto di appena lo 0,6%, quello tedesco dell’8,6% e quello francese addirittura dell’11,1%.
In virtù di uno sviluppo economico che non si è mai interrotto, Francia e Germania hanno potuto proseguire sulla strada di una tradizione di politiche famigliari molto generose, ed è evidentemente anche questo che spiega la maggior stabilità economica delle famiglie di quei paesi. Oltre a poter far conto su un sistema fiscale basato sullo strumento del quoziente famigliare, il modello francese può vantare uno schema di intervento per famiglie a basso reddito (il Revenu de solidarité active), finalizzato a favorire il reinserimento lavorativo e sociale. In modo analogo, la Germania può vantare un sistema fiscale fortemente orientato alla famiglia (comprensivo di una franchigia molto ampia calcolata in ragione della numerosità del nucleo) cui si affiancano una serie di misure di sostegno al reddito per le persone in difficoltà economica o lavorativa.
Il risultato finale di questi interventi è sintetizzato nel dato della riduzione del rischio di povertà dopo l’intervento della mano pubblica: se in Francia e Germania questo rischio si dimezza grazie alla redistribuzione statale (abbassandosi rispettivamente di 12 e 10 punti percentuali), in Italia diminuisce soltanto di 5 punti, certificando in questo modo la peggiore efficienza redistributiva tra tutti i paesi europei.
Cosa serve dunque all’Italia per cambiare passo e per aiutare le famiglie a tirarsi fuori dai guai? I dati appena descritti ci dicono che non esiste una ricetta univoca e soprattutto facile a realizzarsi. Non sarà infatti sufficiente neppure un significativo aumento del Pil (cosa che non appare imminente) per poter garantire una svolta nelle politiche di welfare famigliare del nostro Paese. Occorrerebbero infatti contestualmente tre elementi di novità: un abbassamento significativo della pressione fiscale; una almeno parziale ricalibratura della tassazione spostandola dagli individui alle famiglie; un riaggiustamento della spesa pubblica, che liberi risorse da altre voci di spesa per convogliarle su schemi di reddito minimo a misura di famiglia.
Tre obiettivi di grande portata che purtroppo non sembrano essere nell’agenda della politica del nostro Paese. 

Governatore della Regione Lombardia Formigoni,


Governatore della Regione Lombardia Formigoni,

secondo lei,  Rita Pavone quando cantava “Come te non c’è nessuno” tu sei l'unico al mondo, nei tuoi occhi profondi si vede, tanta tristezza (tranne quando sei in barca), pensava al futuro Governatore della Lombardia?  


Governatore Formigoni,


è vero che Daccò quando l’ascoltava parlare pensava : “Come te non c'è nessuno”, così timido e solo hai paura del mondo, …… cosa mai io Daccò posso fare per te? Le vacanze dividi con me!!!!!!




Incredibile, ma purtroppo vero!!!


Formigoni,


ricorda quando ha coniato il neologismo di comportamento corretto, garbato e di buona educazione geografico dicendo ad un giornalista che le  rivolgeva  domande : “Si lombardizzi” un pochino, sia cortese e non aggressivo”, nonostante Berlusconi definisse i suoi avversari politici “coglioni”, la Santanchè, abitante a Milano, milanese e lombarda di adozione, col dito medio sempre in auge, per non parlare del bingo bongo Bossi e dei leghisti? “Si lombardizzi, Sic!!!”






E adesso che tutto il mondo sa che il top dei lombardi, Formigoni, ha toppato viaggiando, mangiando, bevendo, ecc, sistematicamente a sbafo, non ritiene di dover invitare i cittadini a “slombardizzarsi”? Un po’ di decenza, cribbio!!






Un invito: lei che ha fatto il voto di castità, (vergine dai candidi manti,……) ma che ha comperato recentissimamente con un caro amico di vecchissima data una casa con 13 camere, ad un prezzo ultra ribassato grazie all’ intervento del solito Daccò, perché non si toglie dai cosiddetti e smette di sbriciolarceli?






Il suo comportamento è penoso, (il pene non c’entra) nel senso che suscita in noi cittadini imbarazzo e vergogna.






Visto che da bravo cattolico ciellino sé fatto montare sul panfilo un altarino per pregare e chiedere perdono è autorizzato ad espatriare via mare e sparire nella dimensione a lei più congeniale : nel nulla!!!!!





Buon viaggio!!!!!

Petizione PARATA MILITARE 2 GIUGNO 2012


Petizione PARATA MILITARE 2 GIUGNO 2012

Grazie

La petizione è stata firmata.


Aiutaci a divulgare la Petizione. Ti preghiamo di inviare rapidamente un’e-mail ai tuoi amici per informarli dell’esistenza di questa petizione online.

Grazie

Informa i miei amici


Pagina Iniziale

mercoledì 30 maggio 2012

San Paolo Gabriele novello martire di verità e trasparenz


San Paolo Gabriele novello martire di verità e trasparenza

 
Print Friendly
Non so se il Sig. Paolo Gabriele, l’aiutante di camera di Ratzinger, sia o meno responsabile di aver sottratto o divulgato il contenuto di lettere indirizzate e/o pervenute al Papa. Se lo avesse fatto, però, meriterebbe non il carcere – in cui è stato sollecitamente ristretto su impulso dei discendenti diretti dei tribunali dell’Inquisizione – ma un monumento o, visto che stiamo parlando comunque di un cattolico, di una immediata santificazione a furor di popolo. Col suo comportamento, infatti, il maggiordomo del Papa non ha fatto altro che gettare un po’ di luce – anche se in realtà pochissima – sulla Vera natura e sui Veri scopi perseguiti da quella che ho definito in due pubbliche udienze dinanzi al CSM e al Tribunale dell’Aquila come la più grande associazione per delinquere e la più grande banda di falsari che sia mai esistita sul pianeta Terra: la Chiesa Cattolica.
Il contenuto dei documenti diffusi dal Nuzzi non hanno nulla di nuovo o di sconvolgente, perché confermano quello che tutti coloro che non sono avvezzi all’ ipocrisia hanno sempre detto e scritto: e cioè che il Vaticano s.p.a. non ha nulla a che vedere con la religione o con la cosiddetta “spiritualità” né, tantomeno, con un dio Uno e Trino, ma fondamentalmente Quattrino. La Chiesa è in realtà un’associazione affaristica che persegue da millenni, attraverso metastatiche collusioni mafiose con i poteri politici, delle finalità esclusivamente lucrose, speculando sulla credulità popolare. L’unico torto di Paolo Gabriele è quello di aver fornito ai media ulteriori prove documentali di quanto la Chiesa Cattolica “nulla ci azzecchi” con gli dei e con la religione: ed è questo il vero motivo per il quale è stato arrestato dal novello tribunale dell’Inquisizione, in attesa di esser fatto cristianamente ardere, come Giordano Bruno, su un rogo fornito dal braccio secolare della Chiesa, cioè dall’Italia.
I giornali e i Tg della Repubblica Pontificia Italiana hanno candidamente affermato che Paolo Gabriele è stato arrestato dai giudici del Vaticano e rischia 30 anni di reclusione secondo il codice penale di quell’augusto Stato: nessun giornalista od opinionista o vaticanista della Colonia Pontificia, però, osa indignarsi del fatto che per l’omologo reato di violazione, sottrazione o soppressione della corrispondenza, l’art. 616 del codice penale italiano non preveda alcuna facoltà di arresto e, anzi, contempli la semplice sanzione della multa da €. 30 ad €. 516, alternativa alla reclusione sino a un massimo di un anno. E nessun giornalista od opinionista ha osato indignarsi del fatto che la Chiesa Cattolica -che si dimostra così sollecita e inflessibile nel punire chi ha osato sottrarre la corrispondenza del Papa- non ha invece sanzionato i preti che negli ultimi settanta anni hanno sodomizzato i bambini a livello planetario ma, anzi, li ha protetti omertosamente, sottraendoli alle responsabilità penali e civili. Nessun cosiddetto giornalista od opinionista si è ovviamente indignato – in questa Colonia Pontifica – che un soggetto come il Papa, che si è autoproclamato legale rappresentante di dio sul nostro pianeta e che ogni domenica diffonde, a suo dire, la Vera Verità all’Angelus, abbia poi dei segreti da occultare e nascondere al mondo intero e ai suoi fedeli! E nessuno si indigna che la Chiesa, che dovrebbe dare ai suoi fedeli l’esempio supremo di trasparenza e di Verità, chiuda nelle segrete coloro che null’altro hanno fatto se non di tentare di diffondere un po’ di trasparenza e di Verità sull’operato, tutt’altro che commendevole, della Chiesa Cattolica.
Ben venga, dunque, che il braccio secolare della Chiesa – e cioè la Repubblica Pontificia Italiana – accatasti altre fascine – ovverosia apra le nostre patrie galere – a San Paolo Gabriele, novello martire della Verità, anche se non paragonabile, per spessore morale, a Giordano Bruno.

Terremoto/Boschi vergognati e ascolta Giuliani


Non si puo' morire di terremoto! Intervista a Giampaolo Giuliani

Non si può morire di terremoto
(11:12)
giuliani-emiliaromagna.jpg

Giampaolo Giuliani è in grado di anticipare di 6-24 ore il manifestarsi di un terremoto. La sua ricerca sui precursori sismici ha salvato la vita a quanti, nel 2009 in Abruzzo e in questi giorni in Emilia Romagna, hanno dato ascolto ai suoi allarmi.
Il terremoto uccide per ignoranza. Spesso non si conosce il livello di rischio sismico della regione nella quale si vive. Più spesso non si sa come comportarsi in caso di allarme terremoto. Se il meteo ci dice che domani pioverà, terremo a portata di mano l'ombrello. Ma se non viene nemmeno annunciato il rischio di un forte terremoto, perché il Comune non ci dice come comportarci? Serve la Prevenzione Civile, non solo la Protezione Civile.
Intervista a Giampaolo Giuliani, sismologo e ricercatore dei precursori sismici:
I sedicenti esperti mi fanno infuriare
Sono particolarmente arrabbiato questa mattina, perché sento i commenti alla televisione di quelli che si dichiarano essere esperti e non li condivido. Quella zona non è a bassa sismicità. È un falso. Il fatto che per tanti anni non si siano verificati dei terremoti non significa niente. Addirittura non era segnata come fascia a rischio sismico, quando nel 1800, nel 1500, nel 1900 negli anni intorno al 1960/70 si sono verificati dei forti terremoti su quel territorio. Questo doveva quantomeno considerato come un territorio a grande rischio sismico, come è dimostrato ora, dove fare delle prevenzioni sulla popolazione. Questo non sta avvenendo, in tutta Italia, in nessun posto!
"Le stronzate che dicono fanno morire le persone!"
La protezione civile interviene dopo il forte terremoto. Questo non si è capito bene in Italia ancora oggi, la prevenzione significa preparare intanto le persone, se muoiono le persone chi le ricostruisce le cose che cadono? Noi da 30 anni non abbiamo mai fatto prevenzione sul territorio, sugli edifici, sulle costruzioni che sono i luoghi dove gli uomini vanno a lavorare e possono morire a causa del terremoto. La cosa più grave è che non abbiamo insegnato a quegli uomini come ci si difende e come si riconoscono i terremoti forti pericolosi e l’arrivo di un terremoto, questo è ancora più grave. La cosa più grave ancora è che quei signori, quegli esperti che parlano in televisione e dicono di essere i più grandi esperti al mondo sui terremoti e dicono di essere impreparati, non è accettabile!
Ci sono delle gravi responsabilità, ce le trasciniamo dietro da 20 anni e queste responsabilità ci faranno fare ancora altri morti, perché devo essere io la campana stonata del coro? Grazie. " Giampaolo Giuliani

DOPO IL TERREMOTO, DA TWITTER APPELLO A NAPOLITANO SU PARATA 2 GIUGNO


DOPO IL TERREMOTO, DA TWITTER APPELLO A NAPOLITANO SU PARATA 2 GIUGNO

30 maggio 2012 – Il passaparola suTwitter e’iniziato poco dopo la notizia del nuovo sisma in Emilia: la parata del 2 giugno va annullata e i 3 milioni di euro risparmiati siano destinati alle popolazioni colpite dal terremoto. L’iniziativa, con l’hashtag#no2giugno, ha raccolto numerosissime adesioni e non solo sul web: politici di diversi schieramenti hanno appoggiato la mobilitazione.
Dopo che Cecilia Strada era stata tra le prime ad aderire, Emergency ha invitato i suoi sostenitori a scrivere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E sono in molti a chiedere anche aBenedetto XVI di rinunciare alla visita a Milano. “Egregio Presidente Giorgio Napolitano Lei ha chiesto ai giovani di aprire porte e finestre, anche qualora le trovassero chiuse. Le chiediamo con tutto il rispetto di dare l’esempio: apra porte e finestre alla solidarieta’” e “annulli la parata”, si legge nel messaggio che Emergency ha fatto circolare.
Centinaia i messaggi su Twitter che chiedono di rinunciare alla sfilata ai Fori Imperiali mentre in tanti, compreso il Popolo Viola, hanno avviato raccolte di firme dirette sempre al Quirinale. Bipartisan il sostegno alla campagna #no2giugno, mentre la prima reazione dal governo e’ stata piu’ che fredda. “Non so se la soppressione della parata puo’ avere un effetto positivo”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Primo a sostenere la mobilitazione spontanea e’ stato Nichi Vendola. “Italia attraversata da lutti, disperazione, paure. Inopportuno fare ora parata militare 2 giugno.
Altri modi per celebrare Repubblica”, ha scritto il leader di Sel. “E’ una follia sperperare tanti soldi per la parata militare del 2 giugno”, ha spiegato Antonio Di Pietro, “in un momento cosi’ difficile per il nostro Paese, colpito da una gravissima crisi economica e flagellato in queste ore dal terremoto, e’ opportuno utilizzare quei fondi per fini sociali e di solidarieta’”. “Chiediamo di annullare la parata del 2 giugno e usare quei fondi e quei reparti militari per le zone del terremoto”, ha detto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista.
“E’ giusto chiedere l’annullamento della parata del 2 giugno”, ha assicurato Angelo Bonelli, leader dei Verdi.Contro la parata anche la Lega nord che ha rivolto un appello ad evitare sprechi, con una dichiarazione congiunta dei capigruppo di Camera e Senato, Gianpaolo Dozzo e Federico Bricolo. “In questo momento di grande dolore e difficolta’ riteniamo opportuno e doveroso destinare ai territori colpiti, come gia’ richiesto da alcuni nostri colleghi di gruppo, tutte le risorse gia’ programmate per la parata e le altre celebrazioni collegate al 2 giugno”, hanno spiegato.
Francesco Storace e’ sulla stessa linea. “Credo che di fronte alla portata delle immagini relative al terremoto abbia ragione chi sostiene di celebrare sobriamente l’anniversario del 2 giugno”, ha detto. Un no all’annullamento e’ arrivato invece dal Pdl. “Non e’ con la sospensione della parata del 2 giugno che si aiuta l’Emilia devastata e ferita a morte dal sisma”, ha commentato Osvaldo Napoli. E favorevole a mantenere le iniziative e’ anche Fli.
“Mi piacerebbe che la parata del 2 giugno fosse aperta dai sindaci delle zone terremotate come segno tangibile di solidarieta’ e unita’ nazionale nel momento dell’emergenza”, ha detto Gianfranco Paglia.

martedì 29 maggio 2012

Di Gennaro Ricordi??Come ha fatto il governo a nominarti ancora??Cassazione, alla Diaz violenza inusitata


Cassazione, alla Diaz violenza inusitata

28 maggio, 20:17
Cassazione, alla Diaz violenza inusitata
l blitz delle forze dell'ordine alla scuola Diaz di Genova, la sera del 21 del 2001, al G8 durante il quale perse la vita il giovane manifestante Carlo Giuliani, fu "eseguito con inusitata violenza dai 300 agenti operanti, pur in assenza di reali gesti di resistenza" da parte dei 93 no-global arrestati e portati nella caserma Bolzaneto dove "subiscono altri atti di prevaricazione", anche dalla polizia penitenziaria.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del proscioglimento dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ora sottosegretario con delega all'Intelligence, che la corte d'Appello - il 17 giugno 2010 - aveva condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per aver istigato alla falsa testimonianza l'ex questore Francesco Colucci, insieme all'ex capo della Digos Spartaco Mortola, condannato a un anno e due mesi e anche lui assolto. Il fascicolo di De Gennaro e Mortola, che hanno scelto il rito abbreviato, è il primo capitolo del G8 ad approdare alla Suprema Corte - anche se nato per ultimo - ed, essendo corredato dalle due sentenze di merito già emesse nei confronti dei 25 agenti e dirigenti della polizia colpevoli del pestaggio alla Diaz, la Cassazione ne ha potuto prendere visione e maturare un giudizio "sul piano della ricostruzione storica degli eventi".
Questo in attesa che il processo principale del G8, quello sulla "macelleria messicana" avvenuta alla Diaz, si celebri il prossimo 11 giugno, quando è fissata la prima udienza innanzi alla Quinta sezione penale del 'Palazzaccio'. Intanto, comunque, i supremi giudici - nella sentenza 20656 - affermano che "le indagini di polizia giudiziaria, rapidamente promosse dalla Procura di Genova, consentono, alla luce delle concordi dichiarazioni dei manifestanti, delle testimonianze assunte e di molti reperti video-fotografici e documentari, di chiarire subito i profili di abusività e ingiustificata durezza dell'azione portata a compimento nella scuola".
La Cassazione ricorda subito che il presupposto del blitz si basa sulla "accertata falsità del ritrovamento di due bottiglie molotov" nella Diaz, mendacio "asseverato nella maggior parte dei verbali di arresto" dei 93 no-global. In pratica, la storia delle molotov è servita alla polizia solo per legittimare "falsamente 'a posteriori' l'arresto in flagranza" degli ospiti della Diaz. Venendo a De Gennaro, la Suprema Corte rileva che il verdetto di appello è "caratterizzato da elementi il più delle volte soltanto congetturali se non apodittici", di cui sono traccia i frequenti "non può non ritenersi" o frasi come "un astratto contributo". Tutto il processo si riduce ad una circostanza - riassume la Cassazione - se sia stato lui a mandare Roberto Sgalla, allora capo delle relazioni esterne della polizia, alla Diaz, la sera dell'irruzione, o se Sgalla abbia ricevuto la chiamata da Colucci.
I supremi giudici osservano che dagli atti emerge che Colucci - il quale inizialmente disse che fu De Gennaro ad esortarlo a chiamare Sgalla e poi ritrattò la deposizione, dopo abboccamenti con lo stesso De Gennaro e Mortola - fece una prima chiamata a Sgalla e dopo a De Gennaro, il che farebbe presumere che fu l'ex questore a dire all'addetto stampa di andare alla Diaz, tanto più che il Capo della Polizia "ben più agevolmente e con l'autorevolezza del suo ruolo avrebbe potuto mettersi in contatto con Sgalla senza l'intermediazione del questore".
Nessuno, però, sottolinea l'alta Corte si è preso la briga, durante il processo, di chiedere a Sgalla da chi avesse ricevuto l'ordine: si tratta però di una faccenda "destituita di ogni profilo di seria pertinenza". De Gennaro era al corrente del blitz, tanto che autorizzò l'uso anche di contingenti dei carabinieri, ricorda la Cassazione, ma non diede ordini sulle modalità dell'irruzione - non c'é nessuna prova - anzi raccomandò prudenza. Per Colucci il processo è in corso e deve spiegare perché cambiò versione sulla catena di comando la sera del blitz nel quale 93 uomini e donne inermi, giornalisti compresi, furono massacrati di botte e sbattuti in carcere.

Pdl fa quadrato, mozione sfiducia in Aula forse il 5


Pdl fa quadrato, mozione sfiducia in Aula forse il 5

Il partito lo difende ma c'è chi lo dà per politicamente finito
Mentre l'opposizione è in attesa che l'ufficio di presidenza della Regione Lombardia fissi mercoledì prossimo la data (sarà probabilmente il 5 o il 12 giugno ndr) per la discussione della mozione di sfiducia nei confronti di Roberto Formigoni presentata pochi giorni fa da Pd, Sel e Idv, il Pdl fa quadrato attorno al presidente della Regione dopo le ultime rilevazioni, respinte con sdegno dallo stesso Formigoni, dal faccendiere Pierangelo Daccò davanti all'autorità giudiziaria, secondo cui al governatore avrebbe pagato cene e vacanze in cambio di "vantaggi" ed "entrature"
Pubblicamente, il Pdl difende presidente. Oggi il tavolo regionale del partito lombardo ha approvato un documento in cui ha espresso la "massima fiducia e sostegno all'azione del presidente Formigoni e della Giunta Regionale lombarda". Una presa di posizione netta: "l'attacco contro Formigoni è tanto strumentale quanto feroce e infondato". Ma lontano dai microfoni molti ammettono che si tratta di una sorta di una difesa d'ufficio: all'indomani della sconfitta elettorale una caduta di Formigoni sarebbe quanto mai inopportuna. Ma politicamente, osserva chi nel Pdl non è di stretta osservanza ciellina, il "celeste" appare "al tramonto". E se non ora, "magari fra tre mesi", potrebbe essere lasciato solo. A difenderlo senza indugi rimane, in particolare, chi tra i più fedeli amici e collaboratori ha il proprio destino strettamente collegato con quello del governatore.
Anche Raffaele Cattaneo, l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità si è schierato con Formigoni, osservando che non è indagato: "Il presidente Formigoni che conosco io non è quello che leggo in questi giorni sui giornali. Da 17 anni lo frequento quotidianamente e lo conosco da 25 come persona". Per Cattaneo "Formigoni che lavora dalla mattina presto alla sera tardi, incalza costantemente i suoi collaboratori perché le cose vengano fatte bene e ancora meglio e che ha prodotto risultati che sono sotto gli occhi di tutti". E ancora: "Capisco che ci possa essere un profilo di opportunità su dove è andato in vacanza, ma confondere questo per dire che la Lombardia è al capolinea è veramente inaccettbile", ha aggiunto Cattaneo.
Formigoni, che oggi non ha avuto appuntamenti pubblici, ha ridabito la sua posizione a due giornalisti che lo hanno intercettato all'uscita di una riunione dei vertici lombardi del Pdl in viale Monza: "Mentite voi - ha detto rivolto ai cronisti del Fatto quotidiano e di Repubblica tv - Prendete delle cose che sono false e le vendete ai vostri lettori come se fossero vere. Ho spiegato con assoluta chiarezza, dite la verità una volta o l'altra". Una conferma implicita della suo punto di vista espresso ieri in una lettera aperta, che ha definito l'ultima replica "agli infiniti nuovi particolari verosimili, inverosimili o di fantasia di atti coperti da segreto istruttorio e riguardanti interrogatori di persone detenute".


San Carlo, il paese destinato a sprofondare dopo il sisma


San Carlo, il paese destinato a sprofondare dopo il sisma 

La piccola frazione di San Carlo, nel comune ferrarese di Sant'Agostino è tra le più colpite dal sisma del 20 maggio. Ma il paese è anche vittima di un fenomeno geologico inarrestabile: sta sprofondando nel sottosuolo


San Carlo è una piccola frazione nel Comune di Sant'Agostino, in provincia di Ferrara, uno dei più colpiti dal sisma del 20 maggio. Oltre agli inevitabili crolli tuttavia, a San Carlo sta avvenendo un fenomeno geologico tanto inquietante quanto inarrestabile: trovandosi proprio in corrispondenza di una faglia, l'energia scaturita dal terremoto ha spezzato in due una strada del centro della cittadina, dove sono emersi cumuli di sabbia e limo come per effetto di un geyser.
Questo fenomeno è detto liquefazione della sabbie e può occorrere in presenza di suoli molto sabbiosi: quando un sisma rompe la falda acquifera, il terreno si riempie d'acqua e si disperde dove trova spazio, lasciando un vuoto che fa cedere il suolo.
È quello che sta succedendo a San Carlo e, come scrive Elvira Serra per il Corriere della Sera, per i 1.800 abitanti si tratta di un vero dramma:
"San Carlo è una frazione fantasma. Le persone evacuate 250. «Ma in tanti se ne sono andati da parenti o amici e quelli non riusciamo a censirli», spiega il vicesindaco di Sant'Agostino Roberto Lodi, che ci accompagna con due pompieri dentro l'area transennata. Niente gas, restano solo luce e acqua. Il gruppo Hera, che gestisce il servizio, non ha mai dichiarato la non potabilità. Ma neppure gli amministratori si azzardano a berla senza prima averla fatta bollire. E anzi questo ha causato una segnalazione ai carabinieri per procurato allarme da parte di Lorenzo Baruffaldi, che ora si sfoga: «Se l'assessore non la beve perché dovremmo farlo noi? E se ci viene il tifo?»".

lunedì 28 maggio 2012

Come comprare il Parmigiano Reggiano “caduto” dopo il terremoto


Come comprare il Parmigiano Reggiano “caduto” dopo il terremoto

25 maggio 2012
L’articolo che segue è tratto da Dissapore. Crediamo sia molto utile diffonderlo.
Di Massimo Bernardi
Parmigiano caduto a San Giovanni in Persiceto (foto di GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages)
Ricalibriamo i nostri sforzi per aiutare i caseifici danneggiati dal terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna al di là delle prime, necessariamente concitate notizie. Con un gigantesco effetto domino lo scorso fine-settimana sono cadute dalle scalere, gli scaffali alti fino a 10 metri nei magazzini di stagionatura del Parmigiano Reggiano, trecentomila forme da quaranta chili l’una. Tre milioni sono quelle che, dopo un tempo di stagionatura di minimo 12 e massimo 24 mesi, escono ogni anno dalla regione –valore circa 2 miliardi di euro– due terzi per il mercato italiano, il resto esportato. Le forme cadute pertanto, equivalgono al 10% della produzione di un anno, e siccome costano anche 420 euro se stagionate per 24 mesi, il Consorzio del Parmigiano Reggiano stima un danno di 80 milioni di euro.
E’ possibile salvare le forme non danneggiate dalla caduta ricoverandole in altri depositi ma solo DELLA ZONA (come da disciplinare) alle giuste condizioni di temperatura e umidità. Quelle danneggiate si possono vendere solo a pezzi con guadagni minori. Mentre per compensare la perdita delle forme danneggiate il prezzo del Parmigiano dovrà per forza di cose aumentare.
Cosa può fare chi di noi volesse comprare il Parmigiano “caduto” e aiutare i caseifici in difficoltà?
Come sapete, abbiamo rilanciato l’appello dell’azienda agricola Casumaro facendo il possibile per innescare un circolo virtuoso di solidarieà. I prodotti prenotabili sono:
– Parmigiano Reggiano 14 mesi a 11,5 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg sottovuoto;
– Parmigiano Reggiano 27 mesi a 13,00 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg sottovuoto;
– Crema spalmabile a 11,00 € al kg in confezioni da 250g.
Le prenotazioni si fanno in due modi:
– Inviando un email a filieracorta@arci.it per le richieste di singole persone o famiglie da lunedì 28 maggio 2012;
– Contattando direttamente l’azienda per le richieste di gruppi di persone provenienti da aziende, enti o associazioni ai questi recapiti: Azienda Agricola Biologica Casumaro Maurizio, Via per Cavezzo-Camposanto, 19 – Loc. Solara – Bomporto (MO). Numeri di cellulare:             346 1779737      oppure             340 9016093      . Indirizzo di posta elettronica: elisa.casumaro@yahoo.it
Chi ha prenotato ieri 23 maggio riceverà una risposta con l’eventuale conferma del ritiro che avverrà il 29 maggio dalle 12 alle 18 nella sede di Arci Modena in via IV Novembre 40/L.
Chi prenoterà dal 28 maggio 2012 riceverà una risposta con l’eventuale conferma del ritiro che avverrà nei martedì successivi dal 5 giugno in poi. Al momento del ritiro l’azienda consegnerà regolare scontrino.
Contattando direttamente l’azienda sarà possibile accordarsi per il ritiro in sede e ANCHE per la consegna a domicilio.
Se volete formare piccoli gruppi d’acquisto cittadini o di zona usate pure Dissapore, lasciando nel commento un indirizzo di posta elettronica in modo da essere reperibili. Grazie a tutti.

Il film sugli "anti-bamboccioni", giovani vincenti nonostante la crisi


Il film sugli "anti-bamboccioni", giovani vincenti nonostante la crisi

domenica 27 maggio 2012
PROGETTO/ Il film sugli anti-bamboccioni, giovani vincenti nonostante la crisiFoto: InfoPhoto

“Le buone idee sono quelle che si fanno, non quelle che si pensano”. Il sottotitolo c'è già, il titolo non ancora, e tutto il resto del film è in corso d'opera, spiega l'attrice Ottavia Fusco che insieme a Rossella Izzo sta lavorando ad un progetto cinematografico tratto dal libro “Non e’ un Paese per Bamboccioni” di Matteo Fini e Alessandra Sestito (Milano, Cairo editore, 2010, pagine 192, euro 13). "Il libro - continua la Fusco - racconta le storie vere di giovani che ce l’hanno fatta nonostante la crisi, nonostante la convinzione che senza raccomandazioni non si va da nessuna parte, nonostante i media che soffiano sul fuoco. L'Italia è ricca di talenti, di creatività e soprattutto di giovani che vogliono costruirsi il loro futuro, che vanno protetti e incoraggiati. La possibilità emulativa che offre il mezzo cinematografico è grande e, allora, perché non realizzare un film che si ispiri a vicende reali, raccontate con stile di commedia che avvicini e si rivolga  proprio ai giovani, e non solo a loro?"
Le riprese sono iniziate da poco fra Roma, Torino e Milano. Dal libro sono state selezionate alcune storie di ragazzi che, smentendo scetticismo e profezie di sventura, si sono costruiti una professione (in alcuni casi se ne sono inventate di nuove) puntando sul proprio talento e sulle proprie energie. "Conosceremo così Gianluca - scrive Matteo Fini  presentando il suo libro - uno dei più grandi jazzisti a livello mondiale, che ha iniziato la sua carriera suonando ai funerali, Sara, che ha avuto l’intuizione di gestire i profili dei vip sui social network, Riccardo, che appena diplomato è riuscito ad aprire una catena di autolavaggi, e Ruggiero, oggi stimato cardiologo, che a soli venticinque anni ha scoperto una proteina fondamentale nella prevenzione dell’infarto". Storie apparentemente incredibili, ma vere: dalle gelaterie di alta gamma alla società informatica di Massimo - che punta tutto su uno strumento considerato primitivo, se non obsoleto, nel mondo della Rete, come la e-mail - dal fisico-consulente aziendale Giampiero, passando dall’esperienza di Selene, fondatrice dell’organizzazione non-profit Youth Action for Change, fino ai pluripremiati Fred e Laura, regista il primo, cuoca la seconda. Esperienze molto diverse, ma accomunate da passione, idee e capacità di realizzarle.
Brani tratti da "6 STORIE IN 6 PROFILI" di Matteo Fini
 L'orologiaio
 Ale ha provato con le macchine e ha fallito. Ha provato con la discografia e ha fallito. Di studiare non ne ha mai voluto sentir parlare. Ale ha provato con il web e ha fallito. Saluta tutti e va a New York per una vacanza. Allo shop del Moma s'innamora di alcuni orologini colorati, così ne compra un po' per se e alcuni per gli amici. Gli amici impazziscono. Eppure è solo silicone colorato e un display.“Se piacciono a loro potrebbero piacere anche ad altra gente” pensa Alessandro mentre compone il numero di telefono del produttore americano.Il primo pacco dell'ordine lo smista nelle orologeria della zona vicino casa. E i negozianti gli ridono in faccia. “Ehi nani, ma dove hai trovato questi orologetti? Nelle patatine?”. Il giorno dopo lo richiamano: “Li abbiamo finiti tutti, ce ne mandi altri?”. Oggi l'azienda di Alessandro fattura oltre 5 milioni di euro all'anno. A volte il talento non si manifesta come la capacità di fare qualcosa, ma di capire di poter fare qualcosa.

Il carwasher 

 Riccardo si è appena iscritto all'università. Gli piace il diritto, ma stare ore sui banchi gli sembra una perdita di tempo. Ha tre passioni: la politica, il circo e le stazioni di autolavaggio. Vuole fare qualcosa di suo. E sceglie gli autolavaggi.Non sa cos'è un business plan e se lo fa spiegare. Non sa cos'è un'impresa e se lo fa spiegare.Non conosce la burocrazia e se la fa spiegare. È curioso, determinato, attento, voglioso. Ascolta, impara e mette in moto.Confeziona il progetto per il suo carwash. Preciso, curato, sostenibile. In banca non gli danno credito perchè troppo giovane. In provincia gli fanno storie perchè troppo giovane.L'Arpa non gli da i permessi perchè troppo giovane. Ma qualcuno ha letto il progetto? Riccardo Moroni oggi, dopo mille peripezie e fatiche inutili legate all'ignoranza del sistemaItalia si gode la sua stazione di autolavaggio a Brugherio. E dopo quella le altre tre che ha aperto in provincia di Milano. E dopo quelle anche le altre che stanno per aprire in Piemonte e in Veneto.Lui ci ha messo il suo. Ha scelto una strategia che incontra il cliente. Più qualità è il suo motto, e fa nulla se costa di più. Un cliente soddisfatto è un cliente che ritorna.E chissenefrega se ho diciotto anni. 

L'operatrice umanitaria

 Come si arriva in Afghanistan partendo dal salotto di casa? E a Washington? Non arrendendosi mai. Selene ha un'idea e un desiderio. Chiede aiuto e soldi, alle banche e alle istituzioni. Ma nessuno la riceve. “La tua idea a cosa assomiglia?”A niente.È questo il problema, ma è anche questo il genio. Selene lo sa che il suo progetto è importante propri perchè nuovo. Proprio perchè non c'è. Ma visto che non c'è, nessuno le crede. L'idea è semplice. Aiutare chi ha bisogno mettendolo in contatto con chi può aiutare. Se in Africa un ragazzo non può imparare a scrivere o a costruire un pozzo perchè non ci sono le scuole, qualcuno dall'altra parte del mondo può spiegarglielo. Come? Con la rete. La potenza della rete. E la voglia di tutti di dare una mano. I soldi a Selene li dà il padre. 150 euro. Selene ci compra il dominio per il sito e se li fa bastare. Oggi YAC - Youth Action for Change ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo e Selene è conosciuta grazie a un'idea che prima non c'era.

La cuoca

 Lauretta è impiegata in una multinazionale. Ha un posto fisso, una casa e un fidanzato. Sembra tutto perfetto. E invece no.Non è la sua vita quella, non è la sua aria, non è il suo mondo. Lauretta molla tutto e va in Australia. Cucina uova in una Curry House sulla spiaggia per un anno. La cucina, la sua vera passione, quella che aveva messo lì, chissà dove. Laura impara, vive, torna a respirare. È incerta, "che faccio, torno"? Si iscrive ad una scuola di cucina, vicino Parma. Trova il suo mondo. Verde, dentice e consommé è il nome del piatto con cui si aggiudica la finale italiana dell'Almost Chef 2010. E vola in California per il Mondiale. 

Il cardiologo

Probabilmente se a 32 anni sei un chirurgo affermato sei un talento eccezionale. Se poi in realtà sei un chirurgo da quando ne hai 27 allora forse sei più di un talento. Ma a Ruggiero non bastava. Ha mischiato la sua passione per la medicina clinica e la chirurgia con quella per la genetica. E ha vissuto due vite. Quella del cardiologo e quella dello scienziato. Entrambe entusiasmanti, entrambe affascinanti. Entrambe faticose. Già una sembra una montagna. Ruggiero ha sacrificato le notti, ma non le amicizie. Ha seguito il suo cuore, senza perdere di vista la realtà. Voleva studiare anche se tutti gli dicevano che già essere un chirurgo era una gran cosa. Ma lui voleva mettere insieme le capacità tecniche di un chirurgo con la conoscenza teorica di uno scienziato. E così non ha dato retta a nessuno. Ed è stato meglio per tutti noi. Ruggiero Mango è un cardiologo di fama internazionale, giovanissimo, ma è famoso nel mondo per aver scoperto, e dato un nome, alla Loxina, una proteina che se trattata in un certo modo può prevenire e curare l'infarto e una serie di problemi cardiovascolari. Ma non immaginate Ruggiero come un giovane vecchio, con la barba e la noia. Ruggiero canta il gospel e va in palestra. E ha ricevuto la menzione d'onore per la ricerca insieme al cavalierato giovanile. E fa molto ridere pensare come tutto sia iniziato grazie ad un regalo del medico di famiglia: "L'Allegro Chirurgo".

L'informatico

In un mondo dove tutti sembrano correre verso lo schermo più grande, il cellulare più piccolo, la macchina più potente, il computer più leggero, l'app più cool, Massimo per la sua neonata società d'informatica fa una scelta controcorrente. E si concentra su uno strumento vecchio, quasi obsoleto, primitivo, nella storia fagocitante del mondo della rete: la mail. I computer cambieranno, gli schermi si ingrandiranno, le macchine lavoreranno sempre più velocemente, le app per iPhone o Tablet saranno sempre di più, sempre nuove. Ma la mail non morirà mai. Partito da solo in un garage di Milano, la sua azienda ora conta più di 100 persone. La sua piattaforma di email marketing è leader in Italia e in Europa con clienti come Gucci, Vodafone, Acer. Ma sono le persone sono la grande vittoria di Massimo Fubini. Le sceglie lui, personalmente, ci crede e ci investe. Il loft in Loreto è un piccolo gioiello perchè Massimo crede nella grande famiglia e vuole che tutti stiano bene. Prima ha preso sedie comode per tutti, poi schermi giganti, poi la tradizione della pizza del lunedì, la frutta il martedì o i videogiochi tutti contro tutti in pausa pranzo. E ci ha lasciato con un motto che è diventato anche il nostro “Le idee buone son quelle che si fanno, non quelle che si pensano”.