venerdì 24 maggio 2013

Mps: Profumo,puo' accadere in altri casi


Mps: Profumo,puo' accadere in altri casi

Un rilancio? Pensiamo che riusciremo a farcela



(ANSA) - LA BAGNAIA (SIENA), 24 MAG - Quanto accaduto a Mps ''puo accadere in altri casi in Italia'', dice il presidente dell'istituto senese Alessandro Profumo. Alcune persone della precedente gestione, aggiunge a 'Crescere tra le righe' dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori, ''hanno deciso di nascondere problemi per mantenere le posizioni, hanno fatto scelte fuori dalle regole, nascosto problemi'', hanno ''sfruttato persone deboli''. Un rilancio di Mps? ''Pensiamo che riusciremo a farcela''

Vessazioni a figlia, arrestati genitori


Vessazioni a figlia, arrestati genitori

Maltrattata e tentativi strangolamento da quando era minorenne



(ANSA) - RAVENNA, 24 MAG - Anni di botte e segregazioni caratterizzate da bruciature sul corpo e sulla testa, offese, sputi, pedinamenti quando usciva, sequestro dei documenti, minacce di morte e perfino tentativi di strangolamento. Alla fine la ragazza si e' rivolta alla polizia, che ha arrestato i genitori.

E' accaduto a Faenza, dove gli agenti del Commissariato, con i colleghi di Imola, hanno bloccato un 51enne albanese e la moglie di 45 anni. La figlia ha subito i maltrattamenti da quando era minorenne.

Kabul, raffica esplosioni ferita funzionaria italiana


Kabul, raffica esplosioni ferita funzionaria italiana

Doppia esplosione e sparatoria nella capitale a un chilometro dall'ospedale di Emergency


Kabul: una colonna di fumo che si leva nel cielo vicino all'Hotel Central

Una funzionaria internazionale italiana è rimasta ferita nell'attentato verificatosi a Kabul. Lo si apprende da fonti di Emergency secondo le quali l'attacco avrebbe coinvolto anche una guest house dell'Onu. La donna è stata ricoverata all'ospedale, assieme a personale nepalese e a dei poliziotti afghani. Le sue condizioni sono costantemente monitorate e sono divenute molto più serie di quanto non sia stato possibile verificare nelle prime fasi successive all'attentato. L'italiana ferita oggi durante l'attentato a Kabul lavora per l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Lo ha confermato a Ginevra il portavoce dell'Oim Chris Lom. La donna ha subito ustioni, ha aggiunto senza poter fornire altri particolari
L'Isaf riferisce che l'esplosione e' stata causata da "un attacco kamikaze nei pressi del quartiere generale dell'Unama". 
L'ambasciata italiana a Kabul, secondo quanto riferisce Emergency, è stata immediatamente informata dell'arrivo della funzionaria in ospedale, assieme a due guardie nepalesi anche loro rimaste ferite nell'attentato. Tutti e tre, riferisce l'associazione, sarebbero dipendenti delle Nazioni Unite. Complessivamente sono sei i feriti ricoverati al momento nella struttura, ma è probabile che nelle prossime ore vi sia un afflusso molto più massiccio di persone rimaste coinvolte nelle due esplosioni e nella successiva sparatoria. Dall'ospedale sottolineano infatti che ormai da mezz'ora si combatte nei pressi del City Center, nella zona ad un chilometro dal centro chirurgico di Emergency dove hanno sede anche ministeri, organizzazioni internazionali e ambasciate. Fonti locali hanno inoltre segnalato ad Emergency che i guerriglieri sarebbero entrati nella guest house dell'Onu.
Le esplosioni e le sparatorie avvenute oggi a Kabul, che sono ancora in corso, hanno causato "almeno otto feriti'' secondo il portavoce del ministero degli Esteri, generale Mohammad Zahir Azimi. Fra i feriti, ha soltanto aggiunto, "vi sono anche stranieri". Il portavoce dell'Interno, Sidiq Sidiqi, dal canto suo, riferisce di 3 attaccanti uccisi, 2 poliziotti e due civili rimasti feriti. Due talebani resistevano in serata trincerati in un edificio di Kabul, nonostante l'ingente numero di uomini delle forze speciali afghane giunti sul posto. Lo ha riferito il portavoce del ministero dell'Interno, Sidiq Sidiqi. "Resistono ancora", ha confermato Sidiqi, secondo cui per il momento vi sono quattro feriti, fra cui due agenti. Ma varie fonti hanno proposto un bilancio più alto di sei morti - fra cui tre talebani, due agenti ed un civile e numerosi feriti afghani e stranieri, fra cui una italian

 

Traffico nel caos a Roma, scioperi


Traffico nel caos a Roma, scioperi

2 uomini su binari travolti da convoglio,metro A bloccata 3 ore



(ANSA) - ROMA, 24 MAG - Traffico nel caos stamani a Roma, soprattutto nella zona nord della Capitale. Gia' all'alba i traffico era molto consistente per l'annunciato sciopero dei mezzi pubblici ma a peggiorare la situazione anche un incidente avvenuto alla stazione Flaminia della metro A, dove due uomini sono caduti sui binari e sono stati investiti da un convoglio, determinando il blocco del servizio della linea tra Termini e Battistini per tre ore. Caos anche alla stazione Termini con romani e turisti inferociti.


Anche in Svezia la rivolta , le ragioni degli scontri della periferia di Husby


Svezia, le ragioni degli scontri della periferia di Husby

Disoccupazione. E mancanza di integrazione. Viaggio nel quartiere di Stoccolma centro della rivolta. 

Se non fosse per le vetrine rotte e le crepe, per i negozianti di Husby questo sarebbe un giorno tranquillo. Come sempre, d'altronde.
QUARTA NOTTE DI GUERRIGLIA. È la quarta sveglia dopo una notte di scontri nella periferia nord di Stoccolma. Che hanno portato a oltre un centinaio di automobili incendiate, giovani arrestati e feriti:
Shahnaz Darabi, una signora 40enne di origini iraniane, da 19 anni nella capitale svedese, sistema i vasi della sua fioreria, i cui vetri, per fortuna, non sono stati danneggiati. «Sono solo un mucchio di ragazzini senza lavoro e nient'altro da fare. Pensano sia divertente», dice a Lettera43.it indicando le carcasse delle automobili bruciate all'altro lato del vialetto.
Poco più in là il proprietario di una pizzeria mostra i sassi che ha raccolto all'interno del locale: il 22 maggio i manifestanti hanno preso di mira la sua vetrata. «Non riesco nemmeno a essere arrabbiato», spiega, «che senso avrebbe?».

Il sobborgo multietnico «pronto a esplodere»

Gli abitanti di Husby non sono abituati alla violenza. Il loro, dicono, è sempre stato un quartiere pacifico. Fatto di strade ampie e pulite e zone verdi. E di palazzoni squadrati costruiti grazie al Miljonprogrammet degli Anni 70, quando la politica dei socialdemocratici mirava a dare una casa a tutti a un prezzo accessibile.
IL TAM TAM SUI SOCIAL NETWORK.Eppure, i ragazzi che la sera riportano la cronaca degli scontri via Twitter e con i passaparola si organizzano per la notte successiva, sostengono che da tempo nel silenzio della periferia svedese si nasconde una polveriera pronta a esplodere.
«La politica ha abbandonato questa zona da tempo. Non è tra le loro priorità», commenta Ali Kassim, 25 anni, nel mezzo di un dibattito in Rete. Gli fa eco con un tweet Navid Ibrahimi, 26enne di origini afghane: «C'è una grossa differenza tra il centro di Stoccolma e la periferia. Chi vive in zone come Husby, Rinkeby, Tensta o Vårberg si sente trattato in modo diverso. Hanno fallito le politiche di integrazione».
OLTRE 80% DEI RESIDENTI HA ORIGINI STRANIERE. Per capire il senso di queste affermazioni bisogna dare uno sguardo ai dati sulla popolazione in città elaborati dal municipio di Stoccolma. Husby si presenta come un quartiere multietnico. Oltre l'80% dei suoi 12.203 abitanti ha origini straniere. Di questi il 47,9% è emigrato dall'Asia, il 33,1% dall'Africa, il 4,4% dal Sudamerica.
Sono soprattutto rifugiati politici che hanno ottenuto il diritto di asilo e, con esso, anche tutti i sussidi e i servizi offerti dallo Stato.
IL 30% DEI RAGAZZI NON STUDIA E NON LAVORA. Non sono queste statistiche, però, a rendere il quartiere problematico, bensì le percentuali relative ai tassi di disoccupazione e inattività: quasi il 10% della popolazione di Husby non ha un lavoro (contro il 2,5% del centro di Stoccolma) e il 30% dei giovani non studia e non è alla ricerca di un impiego. Con statistiche del genere è facile capire perché qui la tranquillità è apparente.

Il mito (fasullo) dell'integrazione svedese

Andreas Bergh, professore associato di Economia all'Università di Lund, nel suo libro Dalle periferie problematiche alle città eccellenti (Fores, 2012), utilizza senza problemi il termine «segregazione».
«La Svezia non ci sa fare con le politiche di integrazione nel mercato del lavoro», spiega. «Rispetto al resto dell'Europa il nostro Paese è quello con il divario più ampio tra svedesi e immigrati occupati. Gli immigrati qui hanno problemi a trovare un lavoro».
RIOT GUIDATI DA BANDE DI ADOLESCENTI. I riot nelle strade di Husby, secondo Bergh, si spiegano proprio a partire da questi dati. Li guidano soprattutto ragazzi tra i 15 e i 19 anni e, anche se la polizia e i giornali svedesi non ne specificano la nazionalità, i nomi - Ali, Rami, Ahmed - raccontano che i rivoltosi appartengono a quella parte di popolazione che a Stoccolma e in altre grandi città della Svezia, Malmö tra tutte, continua a vivere ai margini.
IL PIANO DI ESPULSIONE. Scontri tra giovani immigrati e polizia erano avvenuti nei mesi scorsi, nel centro della capitale. A marzo il piano per l'espulsione degli irregolari approvato dal governo aveva provocato controlli a tappeto nelle strade e in metropolitana e gli agenti furono accusati di fermare le persone sulla base di valutazioni razziste.
Accuse condivise da Bergh, secondo cui anche se le statistiche sulla propensione al razzismo vedono la Svezia agli ultimi posti non è detto che rispecchino i comportamenti reali. Non è un caso che il partito di estrema destra, Sverigedemokraterna, dopo essere entrato in parlamento aggiudicandosi 20 seggi alle elezioni 2010 ora è dato in costante crescita.
L'opinione diffusa tra chi vive a Husby è che molti immigrati vivano sulle spalle degli altri contribuenti.
LA RABBIA SFOGATA PER STRADA. «Se i genitori non riescono a integrarsi, per i ragazzi è ancora più difficile», continua la fioraia Shahnaz Darabi. «I figli siedono a casa di fronte alla televisione a guardare i programmi del proprio Paese natale, non imparano lo svedese, sono fuori dal mondo del lavoro e vivono con i sussidi che passa lo Stato». Poi, la sera, sfogano la rabbia nelle strade fino a tardi.
«Serve maggiore responsabilità», aggiunge. «Molti genitori non fanno nulla, pensano solo a come ottenere i benefit di mese in mese. Questo influenza i figli. Deve esserci un limite. Penso che lo Stato abbia già dato troppo», conclude, mentre finisce di sistemare in negozio.
E, rivolgendo uno sguardo oltre le vetrine, si chiede sospirando, quando tornerà tutto i ordine anche là fuori.


Mauro, lo sponsor degli F35 nel governo Letta


Mauro, lo sponsor degli F35 nel governo Letta

Il ministro rilancia i caccia. Per sdebitarsi con Finmeccanica. Che nel 2012 è stata uno dei finanziatori del Meeting di Cl.

Sull’acquisto dei caccia bombardieri F35 il governo di Enrico Letta non cambia idea, nonostante la crisi e i guasti dei conti pubblici.
L'ha assicurato il ministro della Difesa Mauro Mauro (Scelta civica) in un'intervista a Il Messaggero: secondo l’ex esponente del Popolo della libertà passato con Mario Monti gli «F35 servono per fare la pace» e non la guerra.
Mauro in fondo ha ragione: l’apparecchio prodotto da Lockheed Martin, Alenia (Finmeccanica) e altre aziende finora hafallito quasi tutti i test in volo e, secondo gli esperti americani, per ora non è utilizzabile in combattimento perché inferiore come prestazioni ai concorrenti prodotti da altre multinazionali.
L'ITALIA HA INVESTITO 17 MLD. Ma l'Italia, a differenza di Canada e Olanda che hanno disdetto gli ordini, tira dritto nella sua spesa di 17 miliardi di euro per 90 esemplari di un aereo ancora in fase sperimentale, e i cui costi di produzione e manutenzione crescono anno dopo anno, mentre il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha annunciato l'impossibilità di trovare i 12 miliardi che servirebbero per rilanciare l'occupazione.
ALI ASSEMBLATE A CAMERI. In Italia, al progetto lavora Alenia che, nello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, deve assemblare le ali dell'aereo la cui produzione è stata spalmata tra decine di aziende, soprattutto americane, per cercare di placare le polemiche che anche negli Usa hanno accompagnato gli F35 sin dalla loro progettazione a causa degli altissimi costi per i contribuenti statunitensi.
Alenia fa parte del gruppo statale Finmeccanica, da sempre molto vicino alle attività culturali e sociali svolte dai politici che si sono avvicendati al ministero della Difesa: l'ex ministroClaudio Scajola, per esempio, è indagato per una tangente che avrebbe incassato dal gruppo statale, nell'ambito di una serie di forniture militari all'estero.

Nel 2005 Finmeccanica sponsor del Meeting di Rimini di Cl

Ma oltre a questi aspetti, vi sono poi le iniziative perfettamente lecite di sostegno politico, culturale e persino religioso: nel 2005, per esempio, Oto Melara (armamenti) è stata sponsor di un convegno organizzato a Cagliari da Salvatore Cicu (Forza Italia, corrente di Scajola), allora sottosegretario alla Difesa, mentre la stessa capogruppo Finmeccanica è stata nel 2012 ospite e sponsor del Meeting di Rimini, l'incontro annuale di Comunione e liberazione, organizzazione della quale Mauro è uno dei leader, insieme con Roberto Formigoni.
LEGAMI TRA MOVIMENTO E POLITICA. I contatti tra Cl e Finmeccanica sono di vecchia data, tanto che l'ex amministratore delegato Giuseppe Orsi è stato ospite del Meeting, prima di finire arrestato con l'accusa di corruzione.
Ma il gruppo ha contatti politici a 360 gradi, tanto che nel consiglio di amministrazione di Alenia fino al 2010 sedeva anche l'ex sindaco di Novara, il leghista Massimo Giordano, dimessosi poi dall'azienda per diventare assessore regionale in Piemonte nella giunta di Roberto Cota.
SALVARE I SITI DI PRODUZIONE. Dal canto suo Mauro, appena nominato ministro della Difesa, ha subito fatto una campagna per una forza militare comune europea e, in una serie di interviste rilasciate a giornali stranieri ha sostenuto per l'acquisto degli F35 è necessario per una politica di cooperazione, anche perché salverebbe alcuni «siti produttivi altrimenti destinati alla chiusura», senza però specificare a quali stabilimenti si riferisca.
D'altra parte il ministro ciellino, montiano ed ex berlusconiano, è perfettamente in linea con i suoi predecessori, visto che l'operazione F3 venne avviata nel 1999 dal governo di Massimo D'Alema, quindi confermata da tutti gli esecutivi successivi, guidati da Silvio Berlusconi, 

La casta del rigore sbaglia tutto e non paga mai


La casta del rigore sbaglia tutto e non paga mai


In democrazia – e non solo in democrazia – un’élite che presentasse risultati così devastanti sarebbe derisa, dileggiata e cacciata via su due piedi, e non certo per essere sostituita dal primo che passa. Da noi, invece, «l’élite non si critica, se non con il dovuto garbo e una cortina fumogena davanti». Così, può continuare impunemente a «celare la sua incompetenza», per dirla con Piergiorgio Gawronski, che preferisce evitare di parlare di piani egemonici oligarchici programmati a tavolino per produrre l’attuale economicidio scientifico dell’Eurozona. A parlare sono le cifre: i “sudditi” dell’euro sono gli unici al mondo a non poter utilizzare l’arma regina contro la crisi, cioè la moneta sovrana. Vi ricorrono tutti gli altri, e con risultati apprezzabili, facendo esattamente il contrario dell’Unione Europea: meno rigore, più spesa pubblica, più deficit positivo. Come per incanto, riprendono a crescere il Pil, i fatturati, l’occupazione e, ovviamente, anche la “fiducia” dei mercati: che non ha bisogno di “conti in ordine”, ma di prospettive positive.
Sul “Fatto Quotidiano”, Gawronski rievoca conversazioni con dirigenti del Pd, secondo i quali la linea espansiva di Obama era “una follia”. Il giornalista Napolitanomette a confronto Usa, Gran Bretagna e Spagna: il primo paese è uscito dal tunnel perché ha aumentato il debito pubblico per produrre posti di lavoro, il secondo si è rivelato più timido, a metà strada tra Washington e Bruxelles, mentre Madrid è precipitata nella catastrofe del rigore firmata Bce. Gli Stati Uniti, dotati di moneta sovrana e «una banca centrale non liberista», hanno attuato politiche monetarie espansive e realizzato un moderato stimolo di bilancio: «Quando il deficit è schizzato all’8% a causa della crisi», invece di fare austerità Washington «ha aumentato la spesa pubblica e ridotto le tasse», senza timore di portare il deficit oltre il 10%. Il secondo paese è il Regno Unito: «Come gli Usa, ha una moneta e una banca centrale indipendente, non troppo liberista. Ma nel 2010 il governo conservatore ha impresso al bilancio una svolta di austerità: meno spesa pubblica». Il terzo paese, la Spagna, «non ha sovranità monetaria» e dipende dalla Bce, che «ha una visione “liberista” della politica economica», con l’aggravante che i trattati europei come il Fiscal Compact «hanno imposto fin dall’inizio politiche di bilancio restrittive».
Risultati. Com’è noto, negli Usa la disoccupazione è al 7,5%, mentre in Europa è al 12,1% e in Spagna addirittura al 28%, in linea con la «profonda sofferenza» di moltissimi paesi europei. E com’è andato il risanamento fiscale? Intanto, «i tassi d’interesse Usa sono sempre rimasti bassissimi, né c’è mai stata traccia del panico finanziario che ha travolto l’Europa: perciò non è vero che i mercati finanziari vogliono l’austerità». E’ noto infatti che a motivare gli investimenti non è il rigore nei bilanci, ma l’aspettativa per il futuro: che nell’Eurozona è letteralmente crollata. La Spagna ha subito cercato di contenere i deficit, senza fare molto meglio degli Usa. «Con il passare del tempo, tuttavia, la contrazione della base imponibile ha impedito alla Spagna di rispettare i programmi di rientro». Ovvio: se crollano i redditi, soffre anche il bilancio. «Gli Usa, viceversa, sembra che Cameron e Rajoynon facciano nulla per correggere il deficit: tuttavia nel 2012 c’è il sorpasso nei confronti della Spagna».
Quanto al Regno Unito, «fino al 2010 evita le politiche di austerità e ritrova la crescita, più o meno in linea con gli Usa», ma nel 2010 Cameron impone l’austerità. In prima battuta, il deficit 2011 scende al 7,9%. «È una scelta lungimirante?». Nonostante la svalutazione della sterlina e il “quantitative easing” della Bank of England, segnala Gawronski, l’economia inglese va in stallo e le prospettive della finanza pubblica precipitano: così, nel 2012 anche il Regno Unito subisce il sorpasso Usa. I grafici parlano chiaro: in un primo momento, l’austerità imposta alla Spagna è riuscita (meglio che negli Usa) a contenere l’aumento del rapporto fra debito e Pil, sebbene «a prezzo di grandi sacrifici». Ma, nel lungo termine, ecco che la “follia” degli Usa paga, grazie alla crescita del Pil prodotta proprio dall’aumento della spesa pubblica. E attenzione: «Le stime Usa continuano ad essere riviste in meglio, le stime della Spagna in peggio». Conclusione: «Gli Usa hanno battuto la crisi fiscale con politiche monetarie e fiscali espansive», e se Londra «ha limitato i danni dell’austerità grazie alle politiche monetarie espansive», la Spagna del rigore «è andata peggio di tutti, anche per il rifiuto della Bce di fare da prestatore di ultima istanza».
Questi dati sono sotto gli occhi di tutti, a cominciare da quelli «dell’élite che dirige il paese, interviene, pontifica, fa e disfa». Pur avendo dimostrato la propria inadeguatezza di fronte alla crisi, i nostri “oligarchi” non pensano affatto di avere delle responsabilità. «Il nostro fallimento – aggiunge Gawronski – io lo riconduco alla mancanza di democrazia: l’élite non si discute». Prendete Napolitano: «Ha sbagliato tutto, ma non ne ha colpa. Nel 2011 ha sostituito un governo Berlusconi disastroso con un governo di alto profilo, ma ha scelto per presiederlo l’economista più noto, quello sbagliato». Inoltre, il presidente della Repubblica si consulta con la Banca d’Italia, l’Istat, la Bce, cioè con i vertici istituzionali, «che lo han consigliato male». E ora, «Letta e le “larghe intese” sono il frutto dell’assenza di unaSantoro e Floris: neppure loro spiegano la crisivisione alternativa su come sia davvero possibile uscire dalla crisi presto e bene».
Questo, osserva Gawronski, chiama direttamente in causa anche i media: Floris, Vespa, Santoro. Giornalisti che «invitano sempre quelli che hanno sbagliato tutto, senza un minimo di controllo di qualità». Per non parlare del Pd, «ormai unico baluardo italiano a difesa delle regole suicide dell’Eurozona». Non si salva neppure il “Movimento 5 Stelle”, perché «non ha dato spazio politico a questa visione alternativa» da opporre al potere nefasto della Bce, «la peggiore banca centrale del mondo». Nel film “11 Settembre 1683” un principe cristiano chiede al re di Polonia: “Ma perché insistete nel volere il comando?” E il re risponde: “Perché io so come vincere questa battaglia”. «Questa è l’unica scusante, l’unica giustificazione morale dei privilegi del potere. In caso contrario – conclude Gawronski – il potere è moralmente illegittimo».

Spread Btp-Bund in liev rialzo,261 punt


Spread Btp-Bund in liev rialzo,261 punti

Rendimento al 4,03%



(ANSA) - ROMA, 24 MAG - Il differenziale tra il Btp e il Bund apre in rialzo a 261 punti contro i 259 segnati ieri in chiusura di giornata. Il rendimento dei titoli italiani e' al 4,03%.

Giappone, scossa 8.2 a nord di Hokkaido


Giappone, scossa 8.2 a nord di Hokkaido

Nessun allarme tsunami e danni a persone o cose



(ANSA) - TOKYO, 24 MAG - Un forte terremoto di magnitudo 8.2 e' stato registrato a nord del Giappone alle 14.47 (le ore 7.47 in Italia), con ipocentro a 590 km di profondita' nel mare intorno all'isola russa di Sakhalin, sopra l'isola di Hokkaido.

La scossa, ha riferito la Japan Meteorological Agency, non ha portato alcun rischio tsunami, mentre la sua intensita' misurata sull'arcipelago e' stata di 3 su 7 della scala nipponica, nelle prefetture di Akita e Hokkaido. Nessun danno, secondo i media locali.