mercoledì 9 gennaio 2013

Monti con che coraggio ti sei candidato??Crisi, sommergibili a peso d'oro


Crisi, sommergibili a peso d'oro

Dopo gli F-35, l'ultimo spreco militare: quattro sottomarini U-212. E nella legge di stabilità stanziati 168 mln da Monti.
Per due battelli della classe U-212 Todaro è stato stanziato 1 miliardo di euro.

Si taglia ovunque, ma i soldi per la Difesa ci sono sempre. E se Sanità e Istruzione devono fare i conti con stanziamenti sempre più ridotti, per cacciabombardieri e sommergibili, i fondi non mancano.
Dopo lo scandalo della riforma della forze armate e l'acquisto degli F-35 per un costo complessivo di circa 12-15 miliardi di euro, Palazzo Chigi continua a investire in armamenti.
L'ultimo caso, evidenziato dal quotidiano Il Fatto Quotidiano, è quello dell'acquisto di due sofisticati sommergibili della classe U-212, progettati per affrontare sia unità subacquee sia di superficie e in grado di sbarcare sotto costa reparti d'incursori. La spesa per queste armi innovative è di quasi 1 miliardo di euro, che sommati al miliardo già speso per le altre due unità già operanti, fanno un investimento di 2 miliardi.
IL CASO SOLLEVATO DA TREMONTI. La vicenda è stata sollevata lunedì 7 gennaio dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti (che il segretario della Lega Nord Roberto Maroni vorrebbe candidato premier per la coalizione di centrodestra) durante la trasmissione di La7Piazza Pulita condotta da Corrado Formigli.
Tremonti ha spiegato che le spese militari italiane non riguardano solo i 900 milioni di euro stanziati per le missioni all'estero - su tutte quella in Afghanistan - e gli investimenti per gli F-35 (dopo le polemiche ne sono stati ordinati solo 90 esemplari sui 131 previsti): tra i soldi stanziati ci sono anche quelli per i sommergibili U-212, battelli di ultima generazione a propulsione diesel-elettrica.

Primi sommergibili arrivati nel 2006

In realtà il programma U-212 è un'eredità della Seconda repubblica e ha coinvolto i governi di centrodestra e centrosinistra. Tuttavia, anche il premier uscente Mario Monti ci ha messo lo zampino. E nella legge di stabilità di dicembre 2012 il Professore ha stanziato 168 milioni di euro per il progetto.
Il primo dei quattro sottomarini U-212 è stato consegnato all'Italia il 29 marzo 2006 (battezzato Salvatore Todaro), mentre il secondo è arrivato nel 2007 (Scirè). Per gli altri due, invece, l'attesa è stata più lunga, visto che solo nel 2009 è arrivato il via alla seconda fase del programma (e il ministro dell'Economia era proprio Tremonti). Gli ultimi due sommergibili sono attesi per il 2015 e 2016.
PRODUZIONE ITALO-TEDESCA. A produrre i moderni U-212, ideati per sostituire i sottomarini della classe Sauro III serie realizzati alla fine degli Anni 80, è una collaborazione italo-tedesca.
L'Italia partecipa con gli stabilimenti di Fincantieri di Muggiano in provincia di La Spezia, mentre la Germania - che ne ha ordinati sei, di cui cinque sono già operativi - si è affidata al consorzio Arge, in cui c'è la Tyssen Krupp.
FERMARE L'ULTIMO BATTELLO. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa, i contratti sono già stati siglati e a questo punto è difficile fermare la commessa. L'unica possibilità è fermare la costruzione dell'ultimo sottomarino U-212 che permetterebbe il risparmio di circa 500 milioni di euro. Un magro risparmio rispetto agli sprechi militari.

La Tube di Londra compie 150 anni


La Tube di Londra compie 150 anni

Prima linea da Paddington 9 gennaio 1863

London Underground Maintenance Staff Strike

E' la metropolitana più antica del mondo ma non solo. La Tube di Londra è il simbolo stesso della capitale britannica. Un'icona paragonabile al Big Ben, alle cabine telefoniche rosse e anche alla monarchia e che, con popolarità sempre crescente e grande slancio verso il futuro, compie in forma smagliante 150 anni di vita. Il 9 gennaio del 1863 partiva da Paddington la primissima linea, la Metropolitan Line, che portava a Farringdon, lambendo l'est della città.
Per ricordare quell'evento, che ha cambiato il modo di pensare al trasporto urbano in tutto il mondo, sono stati organizzati una serie di eventi, tra mostre, seminari e rievocazioni, biglietti commemorativi, per celebrare la gloriosa storia dell' 'Underground' e definire le sue nuove sfide per il futuro. A partire dagli ambiziosi progetti di rinnovamento già programmati e alcuni in corso, fino al 2020. Come allora un treno a vapore si muoverà trasportando alcune carrozze d'epoca, restaurate per l'occasione. Ma da quei soli sei chilometri di quel primo tragitto molto è cambiato. La Tube oggi corre per 460 chilometri e ogni giorno è il mezzo di comunicazione vitale per 3 milioni di passeggeri, circa un miliardo all'anno. Viene usata indistintamente da tutti i ceti sociali, perfino dai politici e dai reali. Storica fu la visita del 1969 della regina Elisabetta II che si mise ai comandi di un treno che partiva da Green Park, la stazione più vicina a Buckingham Palace. Ma anche i primi ministri non hanno mai disdegnato questo mezzo di trasporto.
L'attuale premier conservatore David Cameron l'ha utilizzato diverse volte per spostarsi: "E' il mezzo più veloce", diceva ai passeggeri increduli. La Tube è stata più volte al centro degli eventi storici. Durante la seconda guerra mondiale le stazioni della metropolitana venivano usate come rifugi per proteggersi dalle bombe degli aerei tedeschi. Ha permesso a milioni di persone di assistere a giubilei, incoronazioni e alle tante cerimonie che si sono svolte nella capitale. E' stata anche una trappola mortale, come nel caso degli attentati di Londra del luglio 2005, costati la vita a 52 persone, molte delle quali si trovavano proprio sulle carrozze della Tube. Grazie anche alla sua metropolitana, Londra è diventata la megalopoli che noi conosciamo, col suo accelerato sviluppo economico e la sua vitalità. Nella metà del 1800 si contavano 2,3 milioni di abitanti, oggi sono oltre otto milioni. La sfida più grande è stata quella di offrire un mezzo di trasporto sicuro e non troppo costoso a una popolazione in crescita costante. Lo sviluppo delle linee e dei treni non si è mai potuto fermare. I progetti di rinnovamento in corso sono programmati fino al 2020, con l'obiettivo di aumentare del 30% la capacità di trasporto. Per questo verranno introdotti sempre più nuovi treni, dotati anche di aria condizionata, e ristrutturate alcune fra le più importanti stazioni, come Victoria, Tottenham Court Road e Bond Street. (ANSA).

Ecco perche' Si deve votare Ingroia,Bersani-Monti, inciucio servito: "Dopo il voto il Prof sarà con noi"


Bersani-Monti, inciucio servito: "Dopo il voto il Prof sarà con noi"

Nichi Vendola uscirà con le ossa rotte dal super accordo tra il Pd e i montiani. E' finita l'alleanza con Sel. Tutti lo sanno ma solo Enrico letta lo dice. I democratici preparano il loden


Bersani-Monti, inciucio servito:
"Dopo il voto il Prof sarà col Pd"

Mancava solo l'ufficilità. Ora è arrivata per bocca diEnrico Letta,vicesegretario del Pd: "Puntiamo a vincere le elezioni e dopo chiederemo al centro e ai montiani di sostenere il governo Bersani". Inciucio servito. In salsa progressista. Dopo il voto il Pd farà un patto per governare con il Prof. L'intesa non è mai stato un mistero. I segnali sono sempre stati tanti. Uomini del Pd, come Pietro Ichino che scrivono l'agenda Monti per poi cambiare del tutto casacca, Bersani che non ha mai attaccato a muso duro in campagna elttorale il Prof, e la corsa del segretario alla galassia renziana per equilibrare verso il Prof una barca che pendeva troppo verso Vendola. Nichi dall'inciucio annunciato da Letta ne esce con le ossa rotte. Va all'aria tutto il programma portato avanti durante le primarie e quell'intesa con Bersani è davvero finita. 

Patti chiari: "Senza Vendola" - Il Prof è stato chiaro. Lui a patti con Vendola non scende: "Una parte della sinistra pone molta attenzione in teoria all’aspetto disuguaglianze ma spesso soffoca i meccanismi per la crescita, che sono basati su efficienza produttitvità e competitività". Anche Romano Prodi preferisce Monti in squadra col Pd ad un governo con Sel a fare da stampella: "Se nessuno prevale, è chiaro che si apre la strada ai compromessi. Dipenderà - spiega - dalla campagna elettorale, se sarà o no particolarmente sanguinosa". Quella di Bersani non lo è. Il tutto per coccolare Monti fino all'ultimo e succhiare comunque i voti di quella parte del Pd "rossa" che invece crede ancora nell'alleanza con Nichi. Il messaggio per Pierluigi è stato chiaro: liberati di Vendola e governerai a lungo. Pier esegue i compitini del Prof e senza giri di parole scassa l'alleanza con Sel. Monti non ha i numeri e comanda in casa altrui. Tutti gli hanno dato le chiavi. Bersani gli sta spalancando le porte. Ma attenzione: l'emorragia dei voti a sinistra può essere fatale. Antonio Ingroia è pronto a passare con la cesta. E Pier potrebbe restare con il cerino in mano.

A Roma soccorsi a rischio, ambulanze ferme in alcuni ospedali


A Roma soccorsi a rischio, ambulanze ferme in alcuni ospedali




Le ambulanze di Roma sono 'bloccate' nei pronto soccorso, alcune da ieri sera, a causa della mancanza di posti letto negli ospedali. Per questo motivo, al momento, il servizio del 118 e' 'fortemente a rischio'. A lanciare l'allarme e' il direttore del 118 di Roma Capitale, Livio De Angelis, che chiede 'l'immediata liberazione delle ambulanze'.  
De Angelis ha scritto una lettera ai responsabili di ogni pronto soccorso della capitale chiedendo "la liberazione delle ambulanze in quanto il servizio è fortemente limitato". Il direttore del servizio 118 di Roma ha inviato la stessa lettera anche al Sindaco, al Prefetto, al Questore di Roma e alla Regione Lazio. Le ambulanze sono ferme nei pronto soccorso perché il paziente è costretto a restare in barella a causa della mancanza di posti letto. De Angelis chiede "a tutte istituzioni coinvolte di intervenire".
Sarebbero 23 le ambulanze ferme, questa mattina, in diversi ospedali di Roma e, secondo quanto si é appreso, il servizio 118 è in grave difficoltà operativa. In questo momento, è stato precisato, vienegarantito solo il servizio per interventi urgentissmi, come i codici rossi. Ma il rischio, secondo quanto si è appreso, è che presto non si riesca a garantire neppure questo. La disponibilità di ambulanze è quasi a ridotta a zero, nonostante la media di 3mila chiamate al giorno per 1.500 interventi.
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha immediatamente chiesto, secondo quanto si apprende, una relazione urgente, da acquisire nelle prossime ore, al 118 sulla situazione in questo momento nella capitale. 
La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha convocato il direttore generale dell'Ares 118, Antonio De Santis, e il direttore della Centrale operativa di Roma, Livio De Angelis.

l’importanza di essere piccoli


Custodi dell’Appennino: l’importanza di essere piccoli


L’importanza di essere piccoli, nelle periferie della montagna italiana: fino a trasformare gli abitanti in spettatori partecipi, e poi addirittura in “custodi” dei loro spazi ricolonizzati e della loro cultura. Territorio e comunità, ovvero: l’ultima vera frontiera civile che ci resta, nel supermarket-mondo assediato dalla crisi globale, tra le macerie di istituzioni politiche in via di smantellamento, sotto il ricatto della crisi finanziaria. Sovranità democratica dei territori: è l’obiettivo di “SassiScritti”, coraggiosa associazione culturale attiva sull’Appenino tosco-emiliano, impegnata in una missione fondata sulla devozione civica, il recupero di borghi montani da far rivivere attraverso la cultura popolare. “Custodi” è in titolo del progetto, in lizza al concorso nazionale “Che Fare”, che mette in palio centomila euro per realizzare un sogno: è una vera e propria gara basata sull’eccellenza e fondata sullademocrazia del tele-voto, via web.
«Siamo in gara contro grandi realtà e città, per questo ogni singolo voto fa la differenza», avverte Azzurra D’Agostino, presidente di “SassiScritti”, nel suo Francesco Gucciniappello “elettorale”: «Se volete aiutare l’Appennino e farlo conoscere in tutta Italia, andate sul weba controllare il nostro progetto, il numero 11, e poi premete il pulsante “vota”». Basata a Porretta Terme, osserva “Megachip”, l’associazione di Azzurra D’Agostino è impegnata nella promozione delle arti contemporanee – in particolare teatro, musica e scrittura – ed è attiva su progetti nati per creare e rafforzare le comunità culturali sul territorio. Da anni, tra i villaggi della montagna, “SassiScritti” anima il mini-festival “L’importanza di essere piccoli”, con la partecipazione di artisti e scrittori come Francesco Guccini, Paolo Benvegnù, Bobo Rondelli, Franco Loi, i Perturbazione, Vivian Lamarque, Paolo Nori.
Diventare “custodi” del proprio territorio: «Il progetto parte da un risultato positivo: un pubblico nuovo e numeroso per le rassegne di poesia e musica sull’Appennino tosco-emiliano, in cui alcuni borghi di montagna abbandonati che in questo modo tornano a essere abitati». Il dato interessante, aggiungono gli attivisti di “SassiScritti”, è che gli abitanti dei villaggi si prendono la responsabilità della riuscita degli eventi allestendo spazi, cucinando, ospitando artisti. «Un’occasione di condivisione che si trasforma in un progetto a lungo termine: abitare e animare i margini di un territorio che si spopola, con festival, rassegne, incontri nelle case, per la creazione e il rafforzamento di comunità culturali». Per “rimettere a cultura” quelle periferie, non solo geografiche, ci vuole tempo, servono Azzurra D'Agostinospazi da condividere in coworking. E poi una comunicazione speciale, «che non faccia leva solo sul web e su eventi spot, ma che sappia fare innamorare».
Il bando “Che Fare” è una piattaforma culturale innovativa, che permette alle imprese sociali di realizzare il proprio progetto, inducendo a fare rete e attivare network territoriali. L’operazione, sostenuta da importanti promotori culturali indipendenti, premia soprattutto l’impatto sociale delle proposte, incoraggiando nuovi modi di fare cultura oggi in Italia. Sono oltre 500 le idee-progetto raccolte, e una trentina quelle selezionate e sottoposte al televoto via Internet. Rispondono tutte a precise caratteristiche: collaborazione e co-produzione, innovazione, riproducibilità, sostenibilità economica nel tempo, equità economica, impatto sociale positivo, capacità di comunicazione, tecnologie “open source” e impiego di licenze “creative commons”. Per votare i progetti c’è tempo fino al 13 gennaio: i primi 5 classificati saranno infine valutati da una giuria che decreterà il vincitore. Tra i giurati lo scrittore Andrea Bajani, il filosofo Roberto Casati, l’economista Paola Dubini, il semiologo Gianfranco Marrone e il giornalista Progetto CustodiArmando Massarenti, responsabile di “Domenica”, inserto del “Sole 24 Ore”.
Nuove forme di condivisione della cultura? Il problema, avverte il sociologo Manuel Castells, è quello dell’accesso alla sterminata mole di informazioni che abbiamo a disposizione, dalle biblioteche tradizionali a quelle digitali, dalle pagine web ai social network. «Con i suoi 140 caratteri, Twitter ci ha rimesso a forza nel regno del commento, quando la civiltà delle immagini sembrava aver già divorato ogni altra forma comunicativa», scrive su “Doppiozero” Marco Belpoliti, direttore culturale di “Che Fare”, in un intervento firmato insieme a Bertram Niessen, project manager del bando. Per evitare la “sindrome di Stendhal” in versione digitale, «la vertigine prodotta dalla lettura spiraliforme dell’universo Internet», la parola chiave è: piattaforma. «E’ interessante notare come le iniziative culturali che emergono dalla rete pensino la cultura sempre più in termini di “piattaforma” piuttosto che di prodotto».
 
All’appello di “Che Fare”, bando di innovazione culturale e sociale, hanno risposto un notevole numero di piattaforme culturali, intese come ambienti relazionali pensati per mettere in contatto tra loro individui, collettività e processi. «Sono, infatti, piattaforme sia i connettori digitali, come i social network, sia gli spazi fisici, come hublocali o centri artistici interdisciplinari». Nella mappatura degli oltre 500 progetti arrivati – da cui ne sono stati scelti 32, votati online nella sola prima settimana da oltre 10.000 persone – emerge la propensione alla costruzione di sistemi collaborativi, fisici e virtuali, che cercano nuove forme di collaborazione per la produzione e la fruizione di cultura, dall’editoria fino ai beni culturali, passando per il cinema e le arti visive. Se la nostra è l’epoca della comunicazione di massa di tipo orizzontale e non più piramidale, «c’è bisogno di nuove forme sociali che organizzino l’accesso alla sterminata  Marco Belpolitiproduzione culturale», e anche di «strutture che siano in grado di coagulare il vissuto intorno a saperi, esperienze e valori».
Oggi, concludono Belpoliti e Niessen, l’industria culturale tradizionale basata sul consumo di massa standardizzato è ormai perdente: «È in atto un cambiamento epocale di paradigma». Occhio quindi alle nuove piattaforme, come quella – rurale e montana, periferica e coraggiosa – che “SassiScritti” va costruendo sull’Appennino, ben conoscendo “l’importanza di essere piccoli”, ma – d’ora in poi – perfettamente collegati e pronti a “fare rete”, per restituire importanza, dignità e valore ai territori dimenticati. Quelli che – nell’era della Grande Decrescita in arrivo – torneranno a parlare una lingua universale, comprensibile a tutti, fatta di quiete e bellezza, ma anche di agricoltura biologica e sovranità alimentare.

Cremaschi: caro Ingroia, la vera mafia è quella di Bruxelles


Cremaschi: caro Ingroia, la vera mafia è quella di Bruxelles


Caro Ingroia, l’antimafia non basta: perché oggi il vero nemico che ci minaccia è molto più pericoloso del potere delle cosche, persino di quelle che si infiltrano nell’economia fino ad avvelenarla. Deve cadere il Muro di Bruxelles, quello che ricatta i popoli dell’Eurozona sulla base dei diktat emanati dalle oligarchie finanziarie, ordini firmati da tecnocrati non eletti da nessuno, a cui – grazie all’attuale personale politico – siamo costretti a sottometterci, per fare la stessa fine della Grecia. Dopo i “garanti” dei movimenti firmatari dell’appello “Cambiare si può”, anche l’ex leader della Fiom Giorgio Cremaschi, vicino ai No-Tav e promotore del Comitato No-Debito e del “No-Monti Day”, prende le distanze dalla lista “arancione” capeggiata da Antonio Ingroia, ipotetico leader del “quarto polo”, sul quale confluiscono i partiti di Di Pietro, Ferrero e Diliberto, insieme ai Verdi di Bonelli.
«Siccome non son mai stato una vittima del nuovo in politica, di quel nuovismo attraverso il quale si sono perpetuate da trent’anni le stesse Antonio Ingroiapolitiche e le stesse classi dirigenti – premette Cremaschi, in un intervento su “Micromega” – non mi scandalizza che la lista del cosiddetto quarto polo sia diventata l’ennesima lista personale, ove il leader è la sostanza della proposta, né mi sconvolge che i partiti siano alla fine l’architrave della lista». I partiti esistono da sempre, aggiunge Cremaschi, e chi li rifiuta «semplicemente ne sta fondando un altro». Quello che non convince, della coalizione Ingroia, è «l’ordine delle priorità e il messaggio di fondo del programma annunciato dal suo leader», secondo cui l’Italia sarebbe un paese devastato dalla corruzione e dalle mafie, grazie al ruolo attivo di una parte della “casta”, cioè i berlusconiani, e il silenzio-assenso di una componente più debole e subalterna, che va da Monti al Pd.
Secondo Ingroia, a quanto pare, una lotta vera alle mafie e alla corruzione finora non si è fatta per colpa di questa classe politica, e il paese ne paga i costi con la crisi economica. Ergo: mettere al governo una classe dirigente che distrugga davvero le mafie è la necessaria condizione di giustizia per una possibile ripresa economica, non “pagata” dai più poveri.  Intendiamoci, ammette Cremaschi: «Il peso della corruzione, dell’evasione fiscale, della criminalità nella nostra economia è da tempo documentato». Tuttavia, aggiunge l’ex dirigente sindacale, «non mi pare che questo possa essere sufficiente a motivare una lista alternativa ai principali schieramenti ed in particolare a Monti», che peraltro «su questo terreno ha nella sua agenda temi e proposte molto vicine a quelle di Ingroia». Anche Monti, infatti, «mette al centro del suo programma liberista l’idea che in Italia una buona economia emergerà dalla distruzione dell’economia corporativa e criminale». E non a caso, dice Cremaschi, il premier “tecnico” «individua in Marchionne l’esempio imprenditoriale da esaltare sulla via delle “riforme”». Curioso: già di per sé, «il liberismo è spesso criminale per i suoi risultati sociali». Nonostante ciò, chi lo propugna può persino «proporsi di combattere l’economia criminale».
«Naturalmente – continua l’ex dirigente Fiom – Monti mette al primo posto della sua agenda la politica di austerità, così come viene definita dai vincoli del Fiscal Compact, del pareggio costituzionale di bilancio, dei trattati europei». La lotta alla criminalità economica e mafiosa sarebbe ancora più stimolata da questi vincoli, perché essi ci imporrebbero di trovare lì i soldi che servono per lo “sviluppo”. Se Ingroia afferma di combattere il montismo, «perché allora non contesta questo punto che è il punto cardine di esso? Perché nel suo discorso d’investitura è assente la critica ai vincoli europei e del capitalismo internazionale, quello formalmente onesto?». Il guaio è che Ingroia, probabilmente, è davvero convinto che la questione sociale ed economica sia solo «una derivata della questione criminale», e Giorgio Cremaschiche quindi «basti essere rigorosi davvero e non a parole, per creare le condizioni economiche per la giustizia e lo sviluppo». Magari fosse così.
«Per affrontare questa crisi economica da una punto di vista alternativo a quello di Monti – afferma Cremaschi – si deve programmare un gigantesco intervento pubblico nell’economia e la rottura di tutti i vincoli europei: o si segue questa strada oppure ci si deve affidare al mercato». Non è un caso che il Pd sia spiazzato dalla candidatura di Monti, «perché ha sinora sostenuto unapolitica di mercato e non ha alcun programma realmente alternativo ad essa». Una politica del pubblico e dell’eguaglianza sociale richiede un forte controllo democratico sull’economia, sottolinea Cremaschi. «E qui diventa decisiva la lotta a mafie e corruzione: perché il liberismo si è sempre alimentato con il corrompimento della classe politica». Infatti, «tutto il sistema delle partecipazioni statali è stato privatizzato sventolando le tangenti e le mazzette dei manager pubblici e dei politici che li controllavano: è lì che è nata l’egemonia, anche a sinistra, dell’ideologia del mercato come antidoto alla corruzione». Come diceva Brecht, «è più profittevole fondare una banca che rapinarla».
Nella crisi attuale, continua Cremaschi, la priorità è la lotta alla disoccupazione e al super-sfruttamento del lavoro e dell’ambiente. «Questa la può fare davvero solo il pubblico, e per questo il potere pubblico dev’essere liberato dalla criminalità e dalla corruzione». Allo Stato di domani, alternativo all’attuale fantasma finanziario costretto a obbedire a Bruxelles, occorre affidare «una nuova politica economica e sociale». L’alternativa a Monti «nasce dalla rottura con le politiche liberiste europee e con quella economia criminale amministrata dalla Troika internazionale che ha distrutto la Grecia, dove oggi trionfa l’economia illegale». La questione sociale comanda sulla lotta alla criminalità e non viceversa, insiste Cremaschi. «Questa è la differenza di fondo tra la lotta alle mafie dei liberali onesti e quella del movimento operaio socialista e comunista: una differenza ancora più vera oggi, se davvero ci si vuol collocare su un fronte alternativo a tutto il quadro politico liberista dominante»

E' tornato lo psiconano!!!



Berlusconi a Otto e Mezzo contro Lilli Gruber: “Lei non è obiettiva” [VIDEO]

Silvio Berlusconi ospite a "Otto e Mezzo"
Il leader del Popolo della Libertà Silvio Berlusconi è stato nuovamente protagonista di un altro diverbio e scontro con la conduttrice e giornalista di Otto e MezzoLilli Gruber. Nella puntata di ieri l’ex presidente del Consiglio dei ministri si è soffermato su diversi temi e argomenti: dalla vita pubblica e politica a quella privata. Ha spiegato il programma elettorale del suo schieramentopolitico basato principalmente sulla riduzione delle tasse a famiglie e imprese per rimettere in moto l’economia visto che il nostro Paese è in ginocchio e ha elencato i tagli ai costi della politica. La Gruber ha messo in evidenza che quando è stato al Governo non ha fatto tutto ciò, scatenando l’ira del Cavaliere che le ha consigliato un otorino.
n questi giorni di campagna elettorale Silvio Berlusconi, che ha stretto un accordo politico con la Lega Nord per le elezioni politiche e amministrative 2013, sta occupando tutti gli spazi televisivi possibili. E’ ormai sempre in Tv e si lamenta continuamente del fatto che non viene invitato in prima serata.Solamente qualche settimana fa Berlusconi si è scontrato duramente con Massimo Giletti all’Arena poiché voleva continuare il suo monologo. Il replay è andato in onda ieri sera a Otto e Mezzo. Prima ha accusato la Gruber di non sentire bene e le ha consigliato un buon otorino: «Vedo che non sente le cose che dico, le darò il numero del mio otorinolaringoiatra».
Durante la puntata ha lanciato un nuovo attacco alla magistratura e in particolar modo ai giudici di Milano in merito alla sentenza sugli alimenti che deve dare all’ex moglie Veronica Lario. «Non sono 100mila euro al giorno, sono 200mila al giorno. Una cifra decisa da tre giudici femministe e comuniste – ha attaccato Berlusconi – È una cosa che non sta nella realtà: 36 milioni con un arretrato di 76 milioni. Questi sono i giudici di Milano che mi perseguitano dal ’94».
Poi l’ha accusata di non essere obiettiva. «Il suo modo di fare tv non è obiettivo – ha asserito il leader del PdL -, ha usato il tempo solo per gli attacchi, non credo che giovi al suo ascolto e alla considerazione che di lei possono avere i telespettatori». Poi ha confermato la sua presenza alla puntata di domani del programma di approfondimento politico di Michele SantoroServizio Pubblico, dove incontrerà il giornalista Marco Travaglio.

Tumori tra i soldati italiani, si indaga sui vaccini


Tumori tra i soldati italiani, si indaga sui vaccini

http://www.informasalus.it/data/foto/t/tumori-tra-i-soldati-italiani-si-indaga-sui-vaccini_2699.jpeg


Per anni s'è parlato di uranio come causa dei tumori che hanno colpito i militari italiani. Ora però la Commissione d'inchiesta del Senato ha individuato un altro possibile motivo: le vaccinazioni fatte con tempi, modalità e controlli sbagliati. La Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito sta dunque indagando sui danni da vaccini finora taciuti nonostante gli allarmi lanciati negli ultimi anni da numerosi medici e scienziati e dalle famiglie di centinaia di vittime. È quanto riferisce Repubblica.it che pubblica la seconda parte dell'inchiesta “Vaccinati a morte”.
“Hanno cercato di mettere tutto a tacere perché gli interessi economici in ballo sono troppo grandi visto che facilmente dai militari si può passare ai civili - sostiene Massimo Montinari, medico e funzionario di polizia - ma ora, a quanto pare, anche a livello politico qualcosa si sta muovendo”.
Un nesso chiaro tra il cattivo uso dei vaccini e l'insorgenza del tumore viene dal professor Antonio Giordano,  presidente dello Sbarro Institute di Philadelphia, che spiega: “C'è un nesso riconosciutotra vaccini ravvicinati e abbassamento delle difese immunitarie. E in Italia c'è pieno di posti ad alto tasso d'inquinamento altamente pericolosi per chi ha un sistema immunitario compromesso”.
 


Alla decisione della Commissione ha contribuito anche il risultato del Progetto Signum, uno studio sull'impatto genotossico nelle unità militari, commissionato nel 2004 dalla Difesa a ricercatori civili e militari facenti capo a prestigiose università (Pisa, Roma, Genova). Il risultato del Progetto Signum dimostra che sottoporre una persona a più di cinque vaccini significa comprometterne il sistema immunitario.
Nella relazione finale di Signum, consegnata il 17 gennaio 2011, si legge che lo stesso soggetto ipervaccinato, esposto ad agenti aggressivi come diossina, uranio impoverito, forte inquinamento ambientale, potrà facilmente sviluppare malattie gravi. “Non solo – si legge nell'inchiesta di Repubblica.it -  finora sono stati ignorati anche molti studi internazionali che sostengono la stessa evidenza e di cui ci parlano scienziati importanti che lavorano anche per altre nazioni”.
Per quanto riguarda i danni da vaccini sui militari al momento le denunce più gravi sono due. La prima riguarda il mancato rispetto dei protocolli vaccinali da parte di alcuni medici militari.
La seconda riguarda invece il contenuto dei vaccini, dato che studi scientifici dimostrano che molte patologie autoimmuni e tumorali sono legate all'accumulo di metalli pesanti come mercurio e alluminio. Tali metalli sono stati anche trovati in numerosi vaccini: vengono utilizzati come eccipienti, conservanti e per migliorarne l'effetto sui pazienti.
Fonte: www.informasalus.it

Spread Btp-Bund apre in calo a 276 punti rendimento al 4,26%


Spread Btp-Bund apre in calo a 276 punti

rendimento al 4,26%



(ANSA) - ROMA, 9 GEN - Il differenziale tra il Btp e il Bund apre in calo a 276 punti con un rendimento al 4,26%.

Bersani Vrgognati 3,Baffino resta il capo del pd ed io non ti voto!!!Pd chiude liste. Bersani: 'Ci sentiamo vincenti' Si dimette segretario Puglia: 'Tradite le primarie. Invase nostre liste'


Pd chiude liste. Bersani: 'Ci sentiamo vincenti'

Si dimette segretario Puglia: 'Tradite le primarie. Invase nostre liste'



"Più che i favoriti ci sentiamo vincenti". Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, al termine della Direzione del partito, che ha approvato le liste all'unanimità.
"Non capisco cosa significhi quando dice che la sinistra frena. Quando ero ministro ho fatto più riforme di quelle viste in quest'ultimo anno". Così il segretario Pier Luigi Bersani, al termine della Direzione del Pd, ha replicato alle affermazioni di Mario Monti.
"Non temo il pareggio. Chiederemo agli elettori la maggioranza in modo non settario". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, al termine della Direzione del partito, ha risposto ad una domanda sul rischio del pareggio in Senato se il Pd non dovesse vincere in Lombardia e Campania.
"La presenza femminile nelle liste è intorno al 40 per cento. Una rivoluzione femminile da valorizzare e segnalare". Così Pier Luigi Bersani, aprendo la direzione del Pd, mette l'accento sulle candidature femminili nelle liste. Poi afferma: "La lepre da inseguire siamo noi e tutti faranno la gara dietro di noi. Noi siamo pronti alla guida del paese".
"Su Monti - aggiunge - non abbiamo niente di cui pentirci finora. Anzi, assoluta lealtà nell'ultimo anno da parte nostra, anche su scelte su cui avremmo fatto di più". Bersani, in direzione, ribadisce che "nessun esponente del governo sarà in lista perché un governo super partes non può essere diviso tra le parti".
Dei 38 capilista 15 sono donne. E' il calcolo che fa il vicesegretario del Pd Enrico Letta, illustrando in direzione le liste e negando uno scontro tra Roma e il partito sul territorio.
Ore febbrili fino all'ultimo nel Partito democratico. E' proseguito a lungo il braccio di ferro tra i territori e la segretaria nazionale che, di fatto, può contare su una quota di circa il 30% degli eletti. Candidati 'blindati' che vanno inseriti anche sopra chi si è misurato con le primarie. Di qui la richiesta da parte delle segreterie locali che siano in numero contenuto e, magari, non del tutto staccati dal territorio nel quale correranno.
Il segretario regionale in Puglia del Pd, Sergio Blasi, annuncia di essersi dimesso dall'incarico "in pieno ed assoluto dissenso col gruppo dirigente nazionale del Partito Democratico per aver tradito lo spirito delle primarie ed aver invaso le liste pugliesi di 'immigrati dal nord'". La comunicazione, si legge in una nota della segreteria regionale, è stata consegnata la scorsa notte alle 2.45 da Blasi "a conclusione della riunione con i vertici nazionali del partito per la definizione delle postazioni nazionali da inserire nelle liste di Camera e Senato per la Puglia".
Tre capilista, tra cui Bersani nella circoscrizione Sicilia Occidentale, e cinque 'esterni', tra cui il giornalista Corradino Mineo, che guiderà la pattuglia dei candidati al Senato. Passa dunque la linea del segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, che dopo una estenuante trattativa con i vertici nazionali del partito, conclusa in nottata, è riuscito a compiere in pieno la missione affidatagli per mandato dalla direzione regionale che era costraria alla candidatura in Sicilia di 11 esterni.
Edo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il volontariato e coordinatore delle Settimane Sociali, Ernesto Preziosi, già vicepresidente dell'Azione Cattolica e direttore dell'Istituto Toniolo della Cattolica, sono due delle quattro personalità del mondo cattolico che hanno dato l'ok alla candidatura con il Pd. Pier Luigi Bersani aveva annunciato ieri la presenza di esponenti del cattolicesimo democratico nelle liste del Pd. E oggi, a quanto si apprende, i candidati hanno accettato di essere in lista. Oltre a Patriarca e Preziosi, saranno candidati con il Pd anche Emma Fattorini, docente di Storia Contemporanea alla Sapienza e storica dei movimenti religiosi e Flavia Nardelli, segretario generale dell'istituto Sturzo.
L'ex leader della Cgil Guglielmo Epifani in Campania 1 ed Enrico Letta a Campania 2: dovrebbero essere loro due, secondo indiscrezioni dell'ultima ora, a guidare le liste del Pd in Campania. Per il Senato confermata la candidatura della giornalista Rosaria Capacchione; si registra il pressing nelle ultime ore su Sergio Zavoli, presidente della commissione vigilanza Rai.
Valeria Fedeli sarà candidata con il Pd. Laureata in Scienze sociali, è vicepresidente del sindacato europeo dell'Industria, l'Industrial European Trade Union (Ietu), nato dalla fusione dei sindacati europei dei metalmeccanici, dei chimici e dei tessili.
Roberto Reggi, coordinatore della campagna delle primarie per Matteo Renzi, non è candidato nelle liste del Pd. E' quanto si apprende dopo l'approvazione delle liste da parte del comitato elettorale e ora al vaglio della direzione del Pd.