Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama (Reuters)

NEW YORK - La Casa Bianca sotto pressione, il dipartimento per la Giustizia e il segretario Eric Holder in stato di assedio, Jay Carney, il portavoce del Presidente Barack Obama in difficoltà nel briefing quotidiano. Carney è stato in serie difficoltà davanti a un attacco frontale dei giornalisti, a domande sempre più incisive su quello che potrebbe diventare uno dei più gravi scandali per questa amministrazione: lo spionaggio da parte dell'Fbi del traffico telefonico e di informazioni anche personali che riguardano 20 giornalisti dell'Associated Press.
Il rischio per l'amministrazione è grave: si potrebbe essere in violazione del primo emendamento della Costituzione, che protegge la libertà di stampa. E stiamo parlando soltanto dell'ultimo scandalo fra i molti che negli ultimi giorni si sono abbattuti sull'amministrazione, l'altro altrettanto grave, riguarda la decisione delle autorità fiscali di compiere ispezioni durissime e potenzialmente in mala fede su membri del Tea Party o comunque su esponenti della destra repubblicana presi di mira per questioni politiche. Un altro ancora è esploso a Mosca quando le autorità russe hanno annunciato di aver arrestto un diplomatico americano Ryan Cristopher Fogle che avrebbe tentato di reclutare un funzionario russo come spia americana. Fogle è stato rilasciato martedì all'Ambasciata ma è stato anche espulso dalla Russia come persona non grata.
Un periodo nero per Obama insomma che si trova in questo avvio di secondo mandato con guai a non finire. La questione AP è quella che più di ogni altra ieri ha dominato le conferenze stampa sia alla Casa Bianca che al dipartimento per la Giustizia.
I giornalisti sarebbero stati oggetto di spionaggio interno grazie a una autorizzazione rilasciata all'Fbi, che l'aveva richiesta, per risalire alle fonti responsabili di fughe di notizia pericolose per la sicurezza nazionale. L'AP aveva infatti rivelato dettagli su un tetnativo di attacco terroristico contro un aereo americano che dovevano nelle intenzioni americane restare segreti. L'agenzia di stampa ha inviato una lettera durissima al dipartimento e a Holder dove aver appreso direttamente dal dipartimento per la Giustizia che i giornalisti erano oggetto di una inchiesta segreta. Sempre ieri il New York Times ha espresso preoccupazioni sulla possibilità che uno dei giornalisti più noti, David Sanger possa essere stato oggetto di simili inchieste e monitoraggi telefonici. Sanger aveva rivelato che gli Stati Uniti avevano penetrato con l'aiuto di Israele i computer che gestiscono il programma nucleare iraniano, creando una paralisi temporanea e certamente un ritardo nello sviluppo del programma.
«Non sapevamo nulla fino a qualche settimana fa – ha detto Carney».
«Lei dice dunque che nessuno sapeva?», incalzava uno dei giornalisti.
«Dico che ne io nel il Presidente eravamo informati fino a qualche giorno fa». Poi Carney aggiunge: «voglio sottolineare che siamo per la libertà di stampa ma che c'è un confine quando si mette in gioco la sicurezza nazionale del Paese». Lo stesso ha detto Holder: «Questo della AP è stato uno dei casi più gravi di violazione di un top secret è nostro dovere investigare per capire chi ha commesso il crimine». Ma ora sembra che il crimine possa averlo compiuto l'FBI senza avvertire prima i giornalisti su quel che stava capitando. «Io mi sono astenuto dal caso fin dall'inizio – ha detto Holder – ho affidato la responsabilità al vice del mio dipartimento…».

Per lo scandalo fiscale sia Holder che Carney hanno condannato la decisione del fisco di prendere di mira dei repubblicani: «è una pratica che condanniamo – ha detto Carney – e scopriremo i colpevoli…». Che qualcuno abbia una poltrona alla Casa Bianca? Carney lo nega. Ma la battaglia infuria e l'ombra della violazione dei diritti civili cade su Barack Obama, il Presidente che ha vinto sull'onda del Yes we Can e della promessa di tutelare i diritti di tutti rispetto agli "eccessi" dell'amministrazione Bush.