martedì 10 marzo 2015

IL GOVERNO USA: ''ABBIAMO UCCISO ALDO MORO PER FERMARE BERLINGUER''

IL GOVERNO USA: ''ABBIAMO UCCISO ALDO MORO PER FERMARE BERLINGUER''


IL GOVERNO USA: ''ABBIAMO UCCISO ALDO MORO PER FERMARE BERLINGUER''

«La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa». 
Così parlò nel 2006 Steve Pieczenik, il consigliere di Stato USA, chiamato al fianco di Francesco Cossiga per risolvere la condizione di crisi, in un’intervista pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro. Ancora prima il 16 marzo del 2001 in una precedente dichiarazione rilasciata a Italy Daily, lo stesso Pieczenik disse che il suo compito per conto del governo di Washington era stato quello 
«di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato. Il fatto è che lui non era indispensabile ai fini della stabilità dell’Italia».


Queste dichiarazioni di un esponente ufficiale del governo United States of America (assistente del segretario di Stato sotto Kissinger, Vance, Schultz, Baker) di dominio pubblico da tempo, anzi il 9 marzo 2008 sono peraltro state riportate dal quotidiano La Stampa ("Ho manipolato le br per far uccidere Moro"). E non sono mai state smentite da Cossiga e Andreotti. Ma allora, come mai la magistratura italiana, ovvero la procura della Repubblica di Roma, non convoca Steve Pieczenik in Italia e lo torchia legalmente a dovere? Proprio Pieczenik nei primi anni Settanta fu chiamato da Henry Kissinger a lavorare da consulente presso il ministero degli Esteri con l'approvazione di Nixon. Kissinger aveva minacciato di morte Aldo Moro. Kissinger ai giorni nostri è stato ricevuto come se niente fosse da Giorgio Napolitano, quello eletto da onorevoli illegittimi, che ha piazzato ben tre governi abusivi, ossia Monti, Letta, Renzi (sentenza della Corte costituzionale numero 1 del gennaio 2014) che il popolo "sovrano" non ha votato.


L'ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni il 5 luglio 2005, in un'intervista nella trasmissione NEXT di Rainews24, disse che poche settimane prima del rapimento, Moro gli confidò, discutendo della difficoltà di trovare i covi delle BR, di essere a conoscenza del fatto che sia i servizi americani che quelli israeliani avevano degli infiltrati nelle BR, ma che gli italiani non erano tenuti al corrente di queste attività che sarebbero potute essere d'aiuto nell'individuare i covi dei brigatisti. Galloni sostenne anche che vi furono parecchie difficoltà a mettersi in contatto con i servizi statunitensi durante i giorni del rapimento, ma che alcune informazioni potevano tuttavia essere arrivate dagli USA:


«Pecorelli scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima (...) l'assassinio di Pecorelli potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare».

Lo stesso Galloni aveva già effettuato dichiarazioni simili durante un'audizione alla Commissione Stragi il 22 luglio 1998, in cui affermò anche che durante un suo viaggio negli USA del 1976 gli era stato fatto presente che, per motivi strategici (il timore di perdere le basi militari su suolo italiano, che erano la prima linea di difesa in caso di invasione dell'Europa da parte sovietica) gli Stati Uniti erano contrari ad un governo aperto ai comunisti come quello a cui puntava Moro:
«Quindi, l'entrata dei comunisti in Italia nel Governo o nella maggioranza era una questione strategica, di vita o di morte, "life or death" come dissero, per gli Stati Uniti d'America, perché se fossero arrivati i comunisti al Governo in Italia sicuramente loro sarebbero stati cacciati da quelle basi e questo non lo potevano permettere a nessun costo. Qui si verificavano le divisioni tra colombe e falchi. I falchi affermavano in modo minaccioso che questo non lo avrebbero mai permesso, costi quel che costi, per cui vedevo dietro questa affermazione colpi di Stato, insurrezioni e cose del genere».
La prigione di Aldo Moro, nel cuore di Roma, ovvero nel quartiere ebraico, ad un soffio da via Caetani dove il 9 maggio 1978 fu ritrovato il corpo senza vita dello statista, era ben nota al governo di allora (Cossiga e Andreotti). Il 16 marzo 1978 la strage di via Fani fu compiuta da uomini dei servizi segreti italiani. Era presente in loco il colonnello Camillo Guglielmi, ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all’Ufficio “R” per il controllo e la sicurezza. Quei cosiddetti brigatisti rossi non sapevano neanche tenere in mano un'arma giocattolo, figuriamoci sparare con armi vere e assassinare due carabinieri e tre poliziotti. Mai come allora gli apparati di cosiddetta sicurezza italiana unitamente alle forze dell’ordine, mostrarono una così grande inettitudine voluta. I brigatisti grazie a una trattativa segreta con lo Stato tricolore sono oggi tutti liberi. Come se la spassano adesso Valerio Morucci (vari ergastoli), Mario Moretti (condannato a 6 ergastoli) e Barbara Balzerani? A proposito: le carte sulla vicenda Moro, in barba alla legge vigente, sono ancora sottoposte all’impermeabile segreto di Stato, nonostante i proclami propagandistici di Renzi. Anche per questo siamo una colonia a stelle e strisce, un’Italietta delle banane eterodiretta dall'estero, a sovranità inesistente.

Minacce alla ex con 100 telefonate e 70 sms al giorno, arrestato stalker a Roma

Minacce alla ex con 100 telefonate e 70 sms al giorno, arrestato stalker a Roma


<p>
<?EM-dummyText Didascalia>

</p>

I carabinieri della stazione Roma Piazza Farnese hanno arrestato un uomo di 40 anni che da circa 4 mesi perseguitava la sua ex di 34 anni, inviandole, in media, circa 70 messaggi e 100 telefonate al giorno. Dopo una convivenza di circa 10 anni i due, entrambi di Capena, si erano lasciati e da allora l’uomo inviava alla ex continui messaggi e telefonate dal contenuto minatorio. Stanca delle persecuzioni che subiva, la donna, che lavora a Roma, nei giorni scorsi si è recata dai carabinieri di Piazza Farnese per denunciare l’ex compagno. Per cercare di intimidirlo e farlo desistere dalla sua condotta lo ha poi chiamato informandolo della denuncia.
E’ stato così che l’uomo da Capena è venuto a Roma, ha raggiunto il posto di lavoro della donna, nei pressi di piazza Farnese, e le ha rubato il cellulare tornandosene a casa, forse pensando di nascondere le prove della sua azione persecutoria. I carabinieri, che dal momento della denuncia erano in costante contatto con la donna per assicurarle protezione, ma anche vicinanza, appena informati dell’episodio hanno raggiunto il 40enne a Capena dove, con l’ausilio dei colleghi della locale stazione, lo hanno arrestato con le accuse di stalking e furto aggravato. In casa, i militari hanno inoltre ritrovato il telefonino rubato poco prima che è stato restituito alla vittima. Lo stalker è stato condotto presso il carcere di Regina Colei a disposizione dell’Autorità Giudiziaria

L'infallibile Frankie, il cane che 'fiuta' i tumori con precisione dell'88%

L'infallibile Frankie, il cane che 'fiuta' i tumori con precisione dell'88%


<p></p>

Si chiama Frankie ed è un simpatico meticcio, un incrocio fra un pastore tedesco e un segugio. E nasconde enormi qualità: non è solo socievole e intelligente, ma nel naso nasconde un vero e proprio 'radar' in grado di captare nientemeno che tumori alla tiroide. Il cane, annusando campioni di urina, ha infatti rilevato con precisione se i pazienti avessero la malattia nell'88% dei casi, ossia 30 su 34. E' quanto rivela uno studio scientifico realizzato dalla University of Arkansas for Medical Sciences presentato al meeting annuale dell'Endocrine Society a San Diego.
I cani possiedono notoriamente un olfatto quasi infallibile, composto da un numero 10 volte superiore di recettori rispetto a quello umano. I dati mostrano che l'accuratezza diagnostica garantita dal quattrozampe è solo leggermente inferiore a quella della biopsia con agoaspirato, generalmente il primo esame che si esegue per testare per i noduli tiroidei. Il principale ricercatore, Donald Bodenner, osserva che le attuali tecniche diagnostiche per il tumore alla tiroide "spesso producono risultati incerti", portando a procedure mediche ricorrenti e interventi chirurgici non necessari. "I cani addestrati per rilevare il cancro potrebbero essere utilizzati per rilevare la presenza di neoplasie in una fase iniziale e per evitare l'intervento chirurgico quando ingiustificato".
Non è ancora chiaro quali siano le molecole che, una volta entrate nel naso del cane, gli consentano di indicare i campioni positivi e quelli negativi. Ma studiarlo potrebbe consentire anche di mettere a punto 'nasi elettronici' in grado di fare il loro stesso, utile lavoro. Emma Smith, del Cancer Research UK, mette comunque in guardia: "I dati sulla capacità dei cani di annusare il cancro sono ancora diversi fra loro, e non sarebbe pratico pensare di utilizzare gli animali su larga scala per diagnosticare tumori. Ma andare avanti con i test potrebbe darci una mano per mettere a punto strumenti nuovi" come i nasi elettronici.

Foggia, interpellanza comunale su gestione canile municipale „“Striscia la Notizia” denuncia, e il "caso canile" finisce in Consiglio comunale“

Foggia, interpellanza comunale su gestione canile municipale
“Striscia la Notizia” denuncia, e il "caso canile" finisce in Consiglio comunale“  



Foggia, interpellanza comunale su gestione canile municipale

Ancora bufera in merito alla gestione del canile municipale di Foggia. In seguito al servizio di “Striscia la Notizia” andato in onda lo scorso 28 febbraio, nel quale sono state denunciate diverse anomalie e violazioni delle norme igienico sanitarie riguardanti la struttura, il Consigliere comunale Vincenzo Rizzi - insieme ai Consiglieri Rosario Cusmai, Leonardo Iaccarino e Marcello Sciagura - ha presentato una Interrogazione al sindaco di Foggia e al Presidente del Consiglio comunale.
Nell’interrogazione i Consiglieri fanno presente che “le anomalie documentate dal servizio del TG satirico non sono da imputarsi a chi gestisce il canile, bensì ad un’assenza di programmazione e gestione da parte dell’amministrazione comunale”. Inoltre, i Consiglieri firmatari evidenziano come, nonostante il regolamento per la ‘tutela ed il Benessere animale e una migliore convivenza con la collettività’ approvato con Delibera n° 23 del 9 marzo 2007, preveda l’esistenza di un ufficio dei diritti degli animali, sia impossibile a tutt’oggi, individuare all’interno della tecno struttura, persone o uffici che abbiano il compito di rispondere alle esigenze dei cittadini in ordine a ritrovamenti di animali feriti o altre esigenze legate al benessere degli animali”.
I Consiglieri hanno altresì evidenziato che “nonostante gli sforzi dei volontari che operano nel canile, la struttura è totalmente fatiscente e le condizioni nelle quali vengono ospitati gli animali non rispettano affatto le norme vigenti in materia alla tutela degli stessi. Il canile non è in grado di accettare gli animali trovati dai cittadini che a loro volta si sentono in difficoltà non sapendo come agire. La mancata creazione del suddetto ufficio dei diritti degli animali, amplifica il disagio e non favorisce un coordinamento tra le diverse associazioni per la tutela degli animali”.
La finalità dell’interrogazione è dunque quella di chiedere al sindaco di intervenire allo scopo di mettere in campo tutte quelle azioni necessarie a garantire il rispetto della normativa vigente in materia, ed ogni forma di cooperazione con le diverse associazioni animalistiche che si rendesse necessaria o utile. Nello specifico, i firmatari richiedono “che venga disposto il recupero funzionale e sanitario del canile comunale, che venga attivato e reso operativo l’ufficio del benessere degli animali , che venga indetta una riunione della Consulta delle associazioni animaliste, ambientalistiche, protezionistiche del Comune di Foggia e che la stessa si occupi anche di predisporre un piano di prevenzione e controllo del randagismo”.




Comprereste un’auto usata da quest’uomo? Sì, purtroppo

Comprereste un’auto usata da quest’uomo? Sì, purtroppo


Su Facebook sta furoreggiando un video di Matteo Renzi, colto in palese contraddizione sulle pensioni d’oro dalla trasmissione “Presa Diretta”, che ha trasmesso un’intervista rilasciata a Bruno Vespa un anno e mezzo fa quando Renzi era in corsa per la leadership del Partito democratico e poi, sempre a Vespa, qualche tempo fa, nelle vesti di premier. La contraddizione è palese: il Renzi del dicembre 2013 cavalca l’onda dell’antipolitica e proclama la necessità di tagliare senza pietà le pensioni sopra i 3.500 euro netti. Il Renzi premier, nemmeno un anno dopo, nel settembre 2014, afferma esattamente il contrario, ovvero che pensioni oltre i 2.800 euro non sono d’oro e non vanno assolutamente tagliate. Cambia anche l’entità della manovra. Prima Renzi assicurava che tagliando le pensioni d’oro si potevano risparmiare addirittura dai 4 ai 12 miliardi di euro, poi il beneficio per le casse pubbliche si riduce ad appena 100 milioni di euro.
Renzi è stato giustamente massacrato dal popolo di Internet. Sono fioriti gruppi su Facebook che grondano indignazione per quella che viene considerata una presa per i fondelli. Ma a interessarmi non è tanto la sua giravolta, che può sorprendere solo Renzi con la Merkelchi ancora non ha capito la natura del personaggio e la sua inconsistenza politica, quanto le sue tecniche di comunicazione. Ascoltatelo bene. Renzi parte sempre evocando un luogo comune, un sentore comune, scandendo bene le parole, come se stesse parlando al bar. Conquistato l’assenso implicito dell’ascoltatore, lancia il suo proclama presentandolo sempre come la cosa più ovvia del mondo, o meglio la cosa giusta da fare per chi – ovviamente come lui – persegue il bene del paese. E lasciando intendere che lui è di quella idea da sempre. Renzi è un parlatore innato ma ha evidentemente affinato la propria oratoria con tecniche di persuasione tipiche degli spin doctor. Sa che la gente ha la memoria cortissima e che da sempre, anche in Italia, si lascia incantare da chi parla bene; anzi da chi la vende bene. La bufala, ben inteso.
In America a lungo i candidati presidenziali per screditare i propri rivali hanno chiesto agli elettori: comprereste un’auto usata da quest’uomo? Aggiorno lo slogan. E voi, di Renzi? E’ superfluo che indichi la mia risposta. Ma gli italiani? Se non fosse stato Marcello Foaper il servizio di Riccardo Iacona e della sua squadra, il clamoroso dietrofront di Renzi sarebbe passato inosservato. In realtà è passato comunque inosservato, perché gli altri media non hanno ripreso il servizio di “Presa Diretta”, che ha avuto eco solo su Facebook, raggiungendo alcune centinaia di migliaia di persone. Troppo poco per cambiare il percepito degli elettori. E allora la risposa è: sì, gli italiani ancora gli credono. E continueranno fino a quando non scopriranno che l’auto comprata con tanto entusiasmo da quel simpatico venditore toscano che assomiglia a Mister Bean e fa le smorfie mentre parla, li avrà lasciati a piedi. Ma a quel punto sarà troppo tardi per recriminare. E il danno ormai compiuto.