mercoledì 16 maggio 2012

Ha ragione Grillo,bisogna rifondare la classe dirigente


Indagato il sottosegretario Zoppini:
«Mi dimetto, fiducia nei pm»




Andrea Zoppini, ex sottosegretario alla Giustizia
ROMA - Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Zoppini si è dimesso. «Sono stato raggiunto da una informazione di garanzia con riguardo a vicende delle quali mi sono occupato professionalmente alcuni anni fa.Ho piena fiducia nell'operato della Magistratura e ritengo di potere chiarire ogni aspetto che mi riguarda», afferma. «Ritengo però - aggiunge Zoppini - che la situazione che si è creata sia oggettivamente incompatibile con la funzione di sottosegretario al Ministero della Giustizia. Per non pregiudicare, quindi, l'azione del Governo e del Ministro della Giustizia, che ringrazio per la fiducia che mi hanno voluto accordare, ritengo necessario rassegnare le mie dimissioni».

Le indagini e le accuse. Il sottosegretario alla Giustizia è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Verbania. Le ipotesi di reato contestate sono il concorso in frode fiscale e la dichiarazione fraudolenta. Al sottosegretario è stato notificato un avviso di garanzia e un invito a comparire. Secondo l'accusa, attraverso un'attività di consulenza, Zoppini avrebbe aiutato alcuni imprenditori del novarese a realizzare una frode fiscale a carattere transnazionale. Per questa sua consulenza, ipotizzano inoltre gli inquirenti, avrebbe ottenuto compensi in nero e su conti esteri. Di qui l'ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta.

Severino. «Esprimo la piena fiducia e il mio profondo apprezzamento per il proficuo lavoro svolto dal prof. Andrea Zoppini in questi mesi di impegno in qualità di sottosegretario. Ho accolto con dispiacere le sue dimissioni che, nonostante le mie insistenze, ha ritenuto di dover confermare. Comprendo la sua esigenza di poter così far valere pienamente le proprie ragioni nella sede appropriata», afferma il ministro della Giustizia Paola Severino.

L'Ast taglia le corse, a rischio 180 posti di lavoro


L'Ast taglia le corse, a rischio 180 posti di lavoro

ast
16 maggio 2012 - Previsioni nere per le autolinee regionali. I tagli previsti nella finanziaria porteranno al licenziamento di molti lavoratori, la riduzione delle corse degli autobus e conseguenti disservizi per i cittadini. L’Azienda siciliana Trasporti ha infatti annunciato, dopo un incontro con i sindacati,  tagli alle corse che metterebbero a rischio180 posti di lavoro.
Nel nuovo piano d’impresa ad essere dismessi saranno oltre 4 mila e 800 chilometri. A farne le spese, secondo fonti sindacali,  oltre ai lavoratori che verranno messi in mobilità già dalla prossima estate, saranno gli utenti. Quindi pendolari, studenti e turisti avranno meno corse a disposizione. E visto il continuo aumento del carburante, c’è da aspettarsi anche un aumento del costo dei biglietti. In particolare si prevedono tagli ai collegamenti da Palermo a Marsala, Trapani e le altre delle città della provincia, nonché Catania, Agrigento, Licata, Messina e i capoluoghi siciliani.

Nel corso degli ultimi mesi, l’Azienda Siciliana Trasporti ha registrato un calo vertiginoso del numero di corse. La causa? La mancanza di gasolio e il mancato pagamento degli stipendi. Il problema è legato alla mancata erogazione dei fondi da parte dei Comuni e della Regione e anche a  uno spreco di risorse da parte della dirigenza.  La Corte dei conti contesta a Vincenzo Giambrone, ex direttore generale Ast, all’avvocato Tanina Maniscalchi e al direttore  Emanuele Nicolosi la somma complessiva di 48 mila euro. Somma che riguarda utilizzo di carburante ad uso proprio, noleggio di auto per la consulente (10 mila euro in tutto) e non ultime le indennità degli autisti per altri 20 mila euro.
Nel dettaglio la dismissione dei servizi urbani  riguarderà le città di Acireale, Augusta, Caltagirone, Chiaramonte Gulfi, Gela, Lentini e Carlentini Ragusa, Gela, Salemi e Siracusa. Saranno ridotti invece del 20% i servizi a Barcellona Pozzo di Gotto, Modica, Paternò e Scicli. Saranno dismesse anche altre linee extraurbane in provincia di Catania, Enna, Ragusa, Trapani e Palermo.Situazione critica anche a Milazzo dove l’Ast si prepara a ridurre del 20% le corse urbane e a cancellare la corsa tra la città del Capo e Catania.
“E’ un piano d’impresa che critichiamo fortemente e da rivedere”, spiega la Fit Cisl. L’Azienda si è impegnata a portare avanti la riorganizzazione più efficace e a rivedere la condizione del parco auto. “Riteniamo utile – aggiunge il sindacato – accelerare il processo di fusione per incorporazione in modo da stabilire una sorte di regia pubblico-privato. E per la riduzione dei costi, siamo dell’idea che all’Ast occorrano per una gestione snella all’insegna dei risparmio, solo tre dirigenti”.

Che bravi Saviano e Fazio


Saviano secondo atto, parole di mafia tra donne del clan, da "zio" a "norma"

TELEVISIONE - Continua il viaggio dello scrittore in diretta da Torino insieme a Fabio Fazio, Luciana Littizzetto ed Elisa. In studio dalle Officine Grandi Riparazioni anche Elio Germano, Guccini, Raffaele La Capria, Ettore Scola, Rocco Papaleo, Nicola Piovani, Paolo Rumiz, Salvatore Settis e Massimo Gramellini
TORINO - Su Twitter Saviano oggi aveva ringraziato: "Un risultato pazzesco. Incredibile che tante persone abbiano voluto difendere una tv fatta di parole". Ma le parole contano e in un'epoca come questa fatta di frasi fatte, possono riprendere forza, un suono importante. Che gli ascolti della prima puntata di Quello che (non) ho  hanno dimostrato. Ieri 3 milioni di telespettatori (3.036.388), pari al 12,66% di share, si sono seduti ad ascoltare Fabio Fazio e Roberto Saviano in onda dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Poi sono diventati 4.156.000 durante l'intervento di Luciana Littizzetto. E sono rimasti, tutti, davanti alle parole, fino alla fine del programma.

Seconda puntata, parole nuove. Ci sono quelle comuni, poi ci sono quelle in codice. Stesse lettere per scopi differenti. Come i termini che la mafia usa per comunicare. Da 'zio' a 'norma'. E all'esegesi dei
codici mafiosi è dedicato il primo monologo di Roberto Saviano. Codici che servono per scambiarsi informazioni, ordini che restano impuniti, senza lasciar traccia o diventare prova di reato. Sono le parole che tutti hanno, solo viste dall'altro lato della luna, in un mondo parallelo e potente dove il significato muta. Parole e codici che conoscono anche le donne dei clan. Anche, soprattutto, quelle tra loro che si ribellano alle leggi e decidono di collaborare con la giustizia. 

Le prime parole sono quelle che escono da una lettera letta da Elio Germano e indirizzata in carcere al boss camorrista Michele Zagaria. Boss. Prima parola. "Caro Zio, so che hai cose molto più importanti di stare ad ascoltare me ma penso che anche questa piccola soddisfazione può aiutarti ad affrontare questo momento di ingiustizia che ti opprime e sai che mi è difficile parlare con te. Gli amici partono per le vacanze e si sono portati la conserva fatta in casa e ti salutano tanto - si legge nel testo -. Al mercato hanno riempito la macchina di frutta fresca e dovevi vederli che sembravano Totò a Milano. Ci siamo fatti molte risate ma poi il nostro pensiero si è subito rabbuiato pensando che non sei a casa a goderti queste piccole scene".

 "Le organizzazioni criminali - spiega Saviano - hanno saccheggiato le nostre parole, come onore, famiglia, amico, parole magnifiche, mascherate come sinonimi di segmenti militari, organizzazioni, strutture. Nella società di Twitter e Facebook sembra impensabile che le organizzazioni possano ancora utilizzare pizzini o meccanismi di questo tipo, ma la cosa più grave è che a parole mascherate corrispondono società mascherate. Partire da qui, dalla lettera inviata in un carcere è un modo per salvare la parola. L'unico modo per rompere il rapporto tra potere e cultura criminale è tornare a nominare le cose come sono, dire le cose come sono. Difendendo la parola - sottolinea l'autore di Gomorra - sono fermamente convinto che difenderemo anche il nostro territorio".

Parole come legami, parole negate. Parole chiuse dentro. E nelle ex officine delle locomotive difettose, arrivano ospiti con in comune una sola privazione, la libertà. E arrivano con la scorta. Perché l'Italia è uno dei Paesi occidentali con il più alto numero di giornalisti, scrittori, imprenditori sotto scorta. "Paghiamo 10 persone per far passeggiare Saviano", scrivono su Twitter (#qchenonh) dalla redazione del programma.

Tra gli ospiti Francesco Guccini, Raffaele La Capria, Paolo Giordano, Ettore Scola, Rocco Papaleo, Nicola Piovani, Paolo Rumiz, Salvatore Settis e Massimo Gramellini. Mentre Elisa canterà "One" degli U2 e "Bridge over troubled water" di Paul Simon nella versione che nel 2001 regalò al tributo degli eroi dopo l'attacco alle torri gemelle di New York. Capossela invece ha scelto di eseguire "Quello che non ho".

Monti che bravo tecnico che sei??Quei rottami militari degli F35


Quei rottami militari degli F35

Il nostro Paese ha investito ben 17 miliardi per l'acquisto dei caccia F35, ma un dossier dello US Government Accountability Office rivela che il progetto potrebbe trasformarsi presto in un autentico fallimento

Quei rottami militari degli F35
© U.S. Navy/Getty Images News
L'ultimo dossier del US Government Accountability Office rischia di sollevare un enorme polverone. Il rapporto ha come oggetto il programma Joint Fight Striker, ovvero la realizzazione dei cacciabombardieri F35 costata fino ad oggi 170 miliardi, 17 miliardi alla sola Italia.
Stando a quanto pubblicato, l'aereo da combattimento nuovissimo, iper-tecnologico, super-devastante sarebbe pieno di difetti perché la produzione dei velivoli sarebbe iniziata prima della fine del collaudo dei singoli componenti:
"Il design dell'F35 è quasi tutto da rifare - si legge nel rapporto - perché l'apparecchio non vola bene, dà scossoni. Esiste il rischio che l'aereo possa non svolgere le funzioni chiave di combattimento per il quale è stato ideato, la trasmissione dati tra elmetto e aereo avviene con lentezza e scarsa affidabilità, tanto da mettere a repentaglio la capacità di pilotare l'F35 in situazioni di combattimento"
A queste si aggiungono tutta una serie di criticità a cui far fronte, per le quali "al momento solo il 4% dei requisiti di sistema per le missioni per la piena operatività sono stati pienamente verificati". Una percentuale irrisoria che ben spiega la lievitazione del prezzo dell'intero lotto di 15 miliardi di dollari negli ultimi tre anni, cifra che potrebbe crescere di altri 13 miliardi entro il 2035. 
Il problema principale, secondo il dossier, si chiama concurrency. Di cosa si tratta lo ha spiegato ad AFP l'analista aerospaziale Richard Aboulafia:
"È quando si inizia a costruire qualcosa, mentre si sta ancora testando. Ma mentre si sta testando, allo stesso tempo si apportano modifiche di progettazione, quindi succede che bisogna tornare indietro e cambiare il programma così come era stato pianificato e quel qualcosa che già era stato costruito per difetti riscontrati"
Siamo quindi davanti a un progetto che sta per naufragare?