lunedì 20 maggio 2013

Senza gli italiani l'Italia non vale nulla ,lasciamola ai politici..basta,L'UNIONE EUROPEA FINANZIA IL VINO DI D'ALEMA CON 57.000 €


L'UNIONE EUROPEA FINANZIA IL VINO DI D'ALEMA CON 57.000 €

I precedenti proprietari non erano mai riusciti ad ottenere i fondi UE



massimo-dalema.jpgMassimo D'Alema produce vino (e lo chiama "Sfide"). Si tratta di un Cabernet, prodotto in 3mila bottiglie, proveniente dai vigneti della tenuta acquistata in Umbria nel 2009. Paolo Catania su Libero ha ricostruito l'intera vicenda, e ha scoperto che per la produzione di vino l'ex premier gode di un finanziamento europeo di 57.000€. Uno tra i più alti.

I vitigni sono stati impiantati la settimana scorsa e ieri c'è stata la prima irrigazione. L'azienda vinicola ha preso il via e già domani - si dice - Massimo D'Alema arriverà a Otricoli per vedere di persona come procedono le operazioni che da qui a cinque anni metteranno in bottiglia il suo rosso doc.

Suo ma con i fondi della Comunità europea che gli sono stati erogati tramite la Regione, "rossa" anch'essa. Il 5 maggio scorso, infatti, l'ente ha elargito 57.500 euro alla società dei figli di Baffino: il terzo contributo economico su 74 aziende agricole. Nel paese di duemila anime non si parla d'altro: il presidente del Copasir ha deciso di realizzare in Umbria l'altro sogno (dopo la barca a vela), quello di produrre vino.


La Società "La Madeleine" aveva già chiesto i fondi europei per l'agricoltura, ma nel 2005 le furono negati. All'epoca la proprietà era puramente bergamasca, che ha ceduto le prime quote solo nell'ottobre 2008. Nel maggio scorso, invece, i soldi sono arrivati: 57.500 euro, una delle cifre più alte del prospetto. Di più hanno ottenuto solo la "Antinori società agricola" e la "Fondazione per l'istruzione agraria di Perugia". 

Allarme rosso: stanno per mangiarsi tutte le nostre banche


Allarme rosso: stanno per mangiarsi tutte le nostre banche


Allarme rosso: stanno per “mangiarsi” le nostre banche, prosciugando i conti correnti a tutto vantaggio dei colossi della finanzia mondiale. Ossigeno e denaro vero – il nostro – per tamponare la maxi-falla di Wall Street. Lo lascia intendere il nuovo piano di “salvataggio” messo a punto dal Canada, che prevede che in caso di crisi ai risparmiatori sia prelevato il denaro sul conto, lasciando loro solo un pugno di azioni-spazzatura. Lo afferma il professor Michel Chossudovsky, professore emerito di economia all’università di Ottawa e direttore del centro ricerche sulla mondializzazione “Global Research”. La ricapitalizzazione delle banche cipriote? Solo un prova generale di quello che ci attende. E’ possibile prevedere un “furto dei risparmi” in seno alla Comunità Europea e in Nord America in grado di portare alla confisca completa dei depositi bancari? E’ quello che starebbe per succedere a livello planetario, grazie a una manovra che coinvolge la banca centrale del Canada, Wall Street, la Goldman Sachs, il Fmi e la Bce.
Cipro come semplice test? Sull’isola mediterranea il sistema dei pagamenti è stato completamente perturbato, provocando l’affondamento dell’economia Michel Chossudovskyreale: pensioni e salari non vengono più erogati e il potere d’acquisto si è inabissato. La popolazione cipriota, un milione di persone, è stata impoverita. E le piccole e medie imprese rischiano il fallimento. Che cosa succederà se si “rasa” in questo modo il sistema bancario dagli Stati Uniti al Canada, fino all’Unione Europea? Secondo l’Iff, l’Institute of International Finance, con sede a Washington, «l’approccio cipriota che consiste nello sfruttare i depositi e i crediti quando le banche sono in situazione critica diventerà probabilmente un modello per fare fronte ai crolli in Europa». Attenzione: «I potenti attori finanziari che hanno innescato la crisi bancaria a Cipro – avverte Chossudovsky – sono anche gli architetti delle misure di austerità socialmente devastanti imposte in seno alla Unione Europea e in America del Nord».
Domanda: Cipro è un modello o uno scenario? Ovvero: questi importanti attori della finanza hanno delle “lezioni da impartire” che possono essere applicate a uno stadio ulteriore della situazione bancaria dell’Eurozona? Sempre secondo l’Iff, “attaccarsi ai depositi” potrebbe diventare la “nuova norma” di questo progetto diabolico, utile agli interessi dei gruppi finanziari mondiali. Fmi e Bce approvano. E per i portavoce dell’élite finanziaria, «sarà opportuno per gli investitori considerare le conseguenze a Cipro come un riflesso del modo in cui le future tensioni saranno trattate». Si tratta di un clamoroso processo di “pulizia finanziaria” mondiale, spiega Chossudovsky, attraverso cui le bancheeuropee e nordamericane “troppo grosse per fallire” (Citigroup, Jp Morgan Chase e Goldman Sachs) contribuiscono aCipro protestedestabilizzare le istituzioni finanziarie di dimensioni inferiori con l’obiettivo di prendere presto o tardi il controllo di tutto il sistema bancario.
Si tende quindi a centralizzare e concentrare il potere bancario, processo che comporta il vistoso declino dell’economia reale. Le ricapitalizzazioni, spiega Chossudovsky in un intervento ripreso da “Come Don Chisciotte”, sono già state previste in passato in numerosi paesi: in Nuova Zelanda un “piano di attacco” era stato progettato nel 1997, in parallelo alla crisi finanziaria asiatica. Esistono precise clausole sulla confisca dei depositi nei paesi anglosassoni, in base a cui i fondi delle banche in difficoltà sarebbero trasformati in “capital action”: «Questo significa che il denaro confiscato dai conti bancari sarà utilizzato per rispondere agli obblighi finanziari della banca in difficoltà». In compenso, i detentori dei depositi bancari confiscati diventerebbero azionisti di una istituzione finanziaria in crisi al limite del fallimento: «Dall’oggi al domani, i risparmi saranno trasformati in un concetto illusorio di proprietà di capitale».
La confisca dei risparmi sarà adottata sotto la forma di “compensazione” fittizia in azioni. Si prevede l’applicazione di un processo selettivo di confisca dei depositi bancari con il fine di coprire i debiti provocando la scomparsa delle istituzioni finanziarie “più deboli”. Negli Stati Uniti, la procedura eluderà le clausole della Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), che assicura i titolari di depositi contro i fallimenti bancari. Nessuna eccezione è prevista per i “depositi assicurati” degli Stati Uniti, inferiori ai 250.000 dollari. «Difficilmente può trattarsi di una omissione, dal momento che ad emettere questa direttiva è la stessa Fdic, una compagnia di assicurazioni sostenuta dai premi pagati dalle banche private». La direttiva si chiama “processo di risoluzione”, definita come un piano “da applicarsi in caso di fallimento di un assicuratore”. La sola menzione dei “depositi assicurati” è legata alla legislazione vigente nel Regno Unito e che la direttiva firmata da Fdic e Bank of England qualifica inadeguata, intendendo che deve essere modificata se non superata. E i titolari del deposito? Non Jim Flahertysono eleggibili alla copertura dell’assicurazione, «perché viene data loro una falsa compensazione».
La dichiarazione più candida della confisca dei depositi bancari come mezzo di “salvataggio delle banche”, continua il direttore di “Global Research”, è formulata in un documento pubblicato recentemente dal governo canadese, il “Piano d’azione economica 2013. Occupazione, crescita e prosperità a lungo termine”, presentato al Parlamento dal ministro delle finanze Jim Flaherty il 21 marzo 2013. Una sezione del rapporto, intitolata “Instaurare un panorama di gestione dei rischi per le banche nazionali importanti a livello di sistema”, identifica la procedura di ricapitalizzazione per le banche commerciali canadesi. Il termine “confisca” non è menzionato, e il gergo finanziario «serve a oscurare le vere intenzioni, che consistono essenzialmente nell’impossessarsi dei risparmi dei cittadini», in virtù del progetto canadese di “gestione dei rischi”. Stessa musica: con procedura speciale, le banche sarebbero ricapitalizzate tramite una conversione-lampo, in fondi propri regolamentari, di diverse “passività”. Ovvero: i soldi che la banca deve ai propri clienti depositari sarebbero confiscati in cambio di azioni “carta straccia”, data la situazione di crisi dell’istituto di credito.
Le risorse confiscate, aggiunge Chossudovsky, saranno in seguito utilizzate dalla banca per onorare i propri impegni con le grandi istituzioni finanziarie creditizie. «In altre parole, questo piano è una “rete di sicurezza” per le banche“troppo grosse per poter fallire”, un meccanismo che permetterebbe loro, in quanto istituti di credito, di eclissare le istituzioni bancarie di dimensioni minori, casse di risparmio incluse, contribuendo al loro declino e assumendone il controllo». Il programma di gestione di rischio e di ricapitalizzazione è cruciale per tutti i canadesi: una volta adottato dalla Camera dei Comuni nel quadro della finanziaria, le procedure di ricapitalizzazione potranno essere applicate dal governo conservatore. Il pericolo non è considerato imminente, date le forti perdite che il sistema bancario canadese ha accumulato coi “derivati” di Wall Street, ma i timori si concentrano sul prossimo futuro: le cinque maggiori banche– Banque Royale du Canada, Td Canada Trust, Banque Scotial, Banque de Montreal e Cibc, con potenti associate che operano nella finanza statunitense – Banque Royale du Canadaconsolideranno la loro posizione a discapito delle altre banche e delle istituzioni finanziarie minori, quelle che sostengono l’economia reale.
La strada sembra segnata: concentrare i grandi capitali in pochissime mani. «C’è un importante circuito di oltre 300 casse di risparmio e di credito e dibanche di credito cooperativo a livello provinciale – spiega Chossudovsky – che potrebbe essere il bersaglio delle operazioni selettive di “ricapitalizzazione”». Nel mirino le regioni-chiave dell’economia canadese e quelle più interne, dal Quebec all’Ontario, da Vancouver all’Alberta. Si chiama Credit Union Central of Canada: sono organismi finanziari vitali, spesso cooperativi e su scala provinciale, che «hanno una relazione di governance con i loro membri e offrono attualmente una alternativa ai cinque grandi istituti bancari». Cadranno presto, perché anche il Canada ha deciso che la ristrutturazione del suo sistema bancario sarà “allineata alle riforme apportate in altri paesi e alle principali norme internazionali”. Non lascia dubbi il modello di confisca dei depositi suggerito nel documento del governo: è conforme a quello delineato negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.
Ad oggi, precisa Chossudovsky, questa ipotesi è un “punto di discussione” (a porte chiuse) nei diversi summit internazionali che riuniscono i governatori delle banche centrali e i ministri delle finanze. Benché presieduto dal governatore della banca centrale del Canada, Mark Carney, che il governo britannico ha recentemente nominato capo della Banca d’Inghilterra, l’ente supremo di regolamentazione è il Csf, Consiglio di Stabilità Finanziaria, con sede in Svizzera. Carney ha giocato un ruolo-chiave nell’elaborazione delle clausole di ricapitalizzazione per le banchecanadesi. E prima di approdare nel mondo delle banche centrali, aggiunge il direttore di “Global Research”, lo stesso Carney era membro del direttivo della Goldman Sachs, dove «ha svolto un ruolo nei retroscena per la creazione dei piani di salvataggio e delle misure di austerità nell’Unione Europea». Tutt’altro che rassicurante il mandato del Csf: coordinare le procedure di ricapitalizzazione, insieme alle Mark Carney“autorità finanziarie nazionali” e gli “organismi internazionali di normalizzazione”, fra cui il Fmi.
 
Nei piani di salvataggio, il governo trasferisce una porzione significativa dei proventi dello Stato alle istituzioni bancarie in crisi. Negli Stati Uniti, ricorda Chossudovsky, nel 2008-2009, un totale di 1450 miliardi di dollari è stato convogliato alle istituzioni finanziarie di Wall Street nel quadro dei piani di salvataggio di Bush e Obama. Piani considerati de facto come delle spese governative, e che necessitano del clima di emergenza che produce misure di austerità: «I piani di salvataggio come il drammatico incremento delle spese militari sono finanziati dalla riduzione draconiana dei programmi sociali, come Medicare, Medicaid e della sicurezza sociale». Contrariamente al piano di salvataggio, finanziato dal Tesoro pubblico, la “ricapitalizzazione” implica invece la confisca (privata) dei depositi bancari, senza quindi l’utilizzo di fondi pubblici.
All’inizio del primo mandato di Obama, gennaio 2009, era stato annunciato un piano di salvataggio bancario da 750 miliardi di dollari, che si aggiungeva a quello di altri 700 miliardi, creato dall’amministrazione Bush. In tutto, i due programmi raggiungono la somma astronomica di 1.450 miliardi di dollari finanziati dal Tesoro degli Stati Uniti. A questa somma si aggiungeva il peso stupefacente allocato per il finanziamento dell’economia di guerra di Obama (2010), 729 miliardi di dollari. I piani di salvataggio, insieme alle spese della difesa (2189 miliardi di dollari) inghiottirono dunque la quasi totalità degli introiti federali, che si dimensionarono sui 2381 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2010. Conclusione: «Quello che sta succedendo è che i salvataggi bancari non funzionano più». O meglio: ci si sta orientando verso il “prelievo forzoso” del risparmio privato. «Gli strati sociali a basso e medio reddito, invariabilmente indebitati, non saranno le vittime principali. L’appropriazione dei depositi bancari colpirà essenzialmente dalle classi medio alte in su, che possiedono depositi bancari panicosignificativi. I conti bancari dei piccoli e medi imprenditori saranno colpiti in seguito».
Questa transizione, sostiene Chossudovsky, fa parte della crisi economica e della criticità soggiacente alla applicazione delle misure di austerità. «L’obiettivo degli attori finanziari internazionali è quello di annientare i concorrenti, di consolidare e centralizzare il potere bancario, di esercitare un controllo preponderante sull’economia reale, le istituzioni governative e l’esercito». Anche se i piani di ricapitalizzazione fossero regolamentati e applicati in maniera selettiva a un numero limitato di istituzioni finanziarie in difficoltà, «l’annuncio di un programma di confisca dei depositi potrebbe portare a una “rovina generale dellebanche”». Al punto che, in questo contesto, «nessuna istituzione bancaria è al sicuro». Ipotesi apocalisse: «L’applicazione (anche locale e selettiva) delle procedure di ricapitalizzazione che comportano la confisca dei depositi creerebbe un caos finanziario. Interromperebbe i processi di pagamento, i salari non sarebbero più versati, né sarebbero disponibili risorse per gli investimenti per le fabbriche e per le infrastrutture, il potere di acquisto crollerebbe, le piccole e medie imprese sarebbero costrette al fallimento».
Se la ricapitalizzazione fosse messa in opera in seno all’Unione Europea e nell’America del Nord, darebbe inizio a una nuova fase di crisi finanziaria mondiale, perché intensificherebbe la depressione economica e la centralizzazione bancaria e finanziaria come quella del potere imprenditoriale nell’economia reale, a scapito delle imprese locali e regionali. In seguito, tutto il circuito bancario mondiale – transazioni, depositi e prelievi – senza contare le perturbazioni sistemiche sulle transazioni monetarie sui mercati di Borsa e la borse delle merci. «Le conseguenze sociali sarebbero devastanti: l’economia reale cadrebbe in seguito al crollo del sistema dei pagamenti», fino a minacciare il sistema monetario mondiale integrato e provocare «un nuovo tracollo economico e, di conseguenza, un ribasso del commercio internazionale delle merci». Conclude Chossudovsky: «E’ importante che i cittadini europei e nordamericani agiscano fermamente a livello nazionale e internazionale contro questi intrallazzi diabolici dei loro governanti, che operano per conto degli interessi finanziari dominanti con il fine di creare un processo selettivo di confisca dei depositi bancari».

Spero che sia vero,"SE BERLUSCONI È INELEGGIBILE IL PDL SI DIMETTE IN MASSA"

"SE BERLUSCONI È INELEGGIBILE IL PDL SI DIMETTE IN MASSA"

Questo il pensiero del senatore PDL Francesco Giro. Vito Crimi: "Porre subito la questione dell'ineleggibilità di Berlusconi


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«Se, come auspica e insiste nel dichiarare pubblicamente anche oggi il capogruppo del Pd Luigi Zanda, il presidente Silvio Berlusconi fosse considerato ineleggibile dalla Giunta per le elezioni allora sarebbe automatica e dovuta la scelta di abbandonare il senato con dimissioni in massa di tutti i senatori del centrodestra, che hanno conquistato il loro seggio grazie all'ampio e straordinario suffragio elettorale al leader del popolo della libertà». Lo ha affermato Francesco Giro, senatore del Pdl, in merito alle ultime dichiarazioni di Luigi Zanda (Pd), il quale ha ribadito anche oggi la sua presa di posizione sull'ineliggibilità di Silvio Berlusconi.


La giornata decisiva sarà martedì. Come sottolinea Vito Crimi, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato: "Nella prima riunione della Giunta per le elezioni, convocata per martedì si metta immediatamente all'ordine del giorno l'ineleggibilità di Berlusconi." Vedremo in quanti la voteranno. 

Napoli: emergenza ambientale nel Golfo


Napoli: emergenza ambientale nel Golfo

Inizia la stagione estiva e buona parte della costa campana non è balneabile. Viaggio lungo le bandiere nere.


Un tuffo dove l'acqua è più blu? Difficile. Almeno nel Golfo di Napoli. Soprattutto se si considerano i problemi di inquinamento persistenti malgrado le decine di milioni di euro spesi (o, comunque, programmati) per la costruzione e la manutenzione dei depuratori. È questa la vera grande piaga della imminente stagione balneare.
IL 20% DELLA COSTA NON È BALNEABILE. Secondo le rilevazioni dell'Arpac, l'agenzia regionale, il 20% delle coste della provincia partenopea non è balneabile. Il che significa chilometri e chilometri di spiagge, scogliere e insenature rubate a sdraio e ombrelloni. Anche (e soprattutto) a causa di una gestione assai discutibile delle politiche ambientali sul territorio che hanno obbligato per ben due volte, negli ultimi tre anni, la magistratura a intervenire in maniera massiccia con sequestri e arresti per lo scempio in cui versano alcune delle aree più belle (ma inquinate) della regione.
RIVO SAN MARCO, BOMBA ECOLOGICA. Uno dei casi più emblematici è l'impianto di foce Sarno, al confine tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Recentemente rimesso a nuovo, con una spesa di 25 milioni di euro, è quasi neutralizzato nella sua funzione da un'autentica piccola bomba ecologica che gli scorre affianco: il rivo San Marco. Un corso d'acqua carsico che sfocia nei pressi della villa comunale, appestando il lungomare con il suo carico di veleni. A valle finiscono, infatti, le acque reflue delle costruzioni abusive di gran parte dei sovrastanti Monti Lattari e gli scarichi delle fabbriche che, per risparmiare sugli alti costi di smaltimento dei rifiuti speciali, insozzano il fiumiciattolo con vernici, resti di lavorazione alimentare, carcasse di animali e materiale di risulta edile.
L'ECCEZIONE DI SORRENTO. Tranne piccolissime porzioni a ridosso della costiera sorrentina (dove l'unica isola felice è una parte di Sorrento e dove pure dovrebbe essere costruito un impianto dei depurazione), le coste che vanno da Castellammare fino a Ercolano (passando per Torre Annunziata e Torre del Greco) non sono balneabili.

La Regione Campania ha stanziato 214 milioni di euro per completare gli impianti

Poi succedono i miracoli, quando uno meno se l'aspetta. Tra le due zone rosse di Ercolano, appunto, e di San Giovanni a Teduccio c'è Portici dove, incredibile ma vero, i tuffi non sono vietati (almeno secondo l'Arpac).
IL PARADOSSO DI SAN GIOVANNI. Ma le buone notizie finiscono qua. A San Giovanni, per esempio, la situazione è ancor più paradossale perché, pur essendoci, l'impianto di smistamento acque non può entrare in funzione perché il Comune di Napoli e la Regione Campania non riescono a mettersi d'accordo su chi debba firmare la convenzione con l'Enel per l'avvio del servizio. Una spesa di 150 mila euro, mica una finanziaria. Nell'attesa, l'alveo Pollena continua a riversare su quelli che un tempo erano pescosissimi fondali ogni genere di rifiuto organico provenienti dal circondario vesuviano finendo per mandare in tilt il depuratore di Napoli est che pure inizia a soffrire un po' i segni del tempo.
SI SALVA IL LUNGOMARE CITTADINO. Stranamente, le zone più pulite sono quelle del lungomare cittadino (dove un poco abbronzato sindaco De Magistris, qualche tempo fa, improvvisò una bracciata proprio a ridosso di Mappatella Beach) e di Posillipo, la collina che chiude l'insenatura del golfo a occidente.
Ma superati gli scogli dove sorge la residenza presidenziale di Villa Rosebery, perdete ogni speranza di trovare refrigerio nelle calde acque di Bagnoli.
L'INFERNO DI BAGNOLI. La costa del rione dove un tempo sfumacchiava la ciminiera dell'Italsider è infatti sotto sequestro della magistratura che ha indagato imprenditori, politici e manager pubblici per disastro ambientale a causa di una bonifica costata 107 milioni di euro rivelatasi del tutto inutile, anzi dannosa secondo il gip. Dal momento che l'intervento ha comportato «una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica». I veleni che negli anni si sono accumulati sui fondali e lungo la spiaggia rendono impossibile anche l'elioterapia.
ISCHIA E CAPRI SENZA DEPURATORE. Risalendo lungo la dorsale flegrea, la situazione è quasi la stessa: bandiera nera a Licola, a Giugliano e a Pozzuoli. Meglio per le isole, anche se a Ischia e Capri un depuratore non è che sarebbe sprecato. Qualche progetto c'è (a Barano d'Ischia, per esempio), ma sono anni che se ne parla e non si riesce a portare a termine.
Pochi giorni fa, la Regione Campania ha ufficializzato lo stanziamento di 214 milioni di euro che dovrebbero servire per completare gli impianti rimasti finora allo stato di idea in Autocad e potenziare quei pochi che sono in funzione ad Acerra, Cuma e Napoli Nord.
E, proprio sulla funzionalità dei depuratori, due anni fa la magistratura aprì un'inchiesta-terremoto che portò all'arresto di 13 persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 26 accusate di aver fatto scivolare in acqua tonnellate e tonnellate di percolato, il liquido velenoso secreto dalle discariche piene zeppe di rifiuti, proprio servendosi degli impianti di depurazione.



Yahoo compra Tumblr per 1,1 miliardi di dollari


Yahoo compra Tumblr per 1,1 miliardi di dollari

Il sito di microblogging nel mirino di Meyer.


Yahoo! è passata al contrattacco e ha puntato sul blogging e sui social media. Con un'offerta da 1,1 miliardi di dollari tutti in contanti, il portale e motore di ricerca guidato da Merissa Mayer sarebbe pronto a comprare Tumblr. La notizia deve annunciata la mattina di lunedì 20 maggio, ma il Wall Street Journal, che nei giorni scorsi aveva già anticipato la notizia, ha confermato che i vertici a Sunnyvale hanno approvato all'unanimità.
13 MLD DI PAGINE IN UN MESE. Il popolare e 'cool' sito di blog creativi e microblogging, considerato un piccolo gioiello, è stato fondato nel 2007 dall'enfant prodige del software David Karp e da tempo era alla ricerca di un acquirente. Una mossa studiata per rispondere all'accerchiamento da parte di Google e Facebook, tesa a portare nell'universo Yahoo nuovi utenti e introiti pubblicitari, attraendo un'audience giovane interessata ai contenuti generati propri dai sottoscrittori e blogger di Tumblr. Si tratta di circa 13 miliardi di pagine scaricate soltanto nell'ultimo mese, in grado di guadagnare a Yahoo una fetta di mercato nella lotta contro i due colossi internet.
Proprio di recente Tumblr, molto utilizzato dagli utenti sul telefonino che oggi rappresentano un quarto del totale, ha deciso di cedere spazi pubblicitari in vendita in posizioni particolarmente visibili. Una mossa che rende possibile realizzare un utile per il gruppo newyorchese, che ha già superato i 108 milioni di blog, dichiara un fatturato di 13 milioni di dollari e in passato sarebbe già stato in contatto con Microsoft e Facebook.
FIORE ALL'OCCHIELLO PER LA MAYER. Nessun commento dai portavoce di Yahoo! e Tumblr, ma fonti vicine alle trattative fanno sapere che il consiglio di amministrazione di Yahoo! è già convocato per lunedì 20. Per la Mayer l'operazione sarebbe la prima di queste dimensioni, e potrebbe essere il fiore all'occhiello da mostrare agli investitori negli sforzi del management per rilanciare il gruppo, che ad aprile ha dichiarato un calo in pubblicità e rischia di deludere gli analisti sul fronte delle vendite.
Gli sforzi per rinnovare i prodotti, la homepage e i servizi email finora non hanno invertito la tendenza a perdere terreno nei clic pubblicitari, a tutto vantaggio di Google e Facebook.

Bimbi scoprono cadavere a Bari, indagini


Bimbi scoprono cadavere a Bari, indagini

L'uomo ha intorno collo filo elettrico che e' attaccato a ramo



(ANSA) - BARI, 19 MAG - Il corpo senza vita di un uomo di carnagione bianca e dall'apparente eta' di 30 anni, con un filo elettrico stretto attorno al collo e attaccato al ramo di un albero, e' stato trovato da un gruppo di bambini nel giardino che si trova nei pressi del Gomma Park di via Ghandi, nel quartiere Poggiofranco di Bari. Al momento non e' possibile stabilire se si tratti di un suicidio o di un omicidio. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia municipale, avvisati dai genitori dei bambini.

Spread Btp-Bund apre a a 252 punti Rendimento al 3,88%


Spread Btp-Bund apre a a 252 punti

Rendimento al 3,88%



(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Apertura di settimana in calo per lo spread tra Btp e bund tedeschi che segna quota 252,7 punti rispetto ai 257 della chiusura di venerdi' scorso. Il rendimento del titolo decennale e' al 3,88%. Il differenziale dei bonos spagnoli nei confronti dei titoli di Berlino segna 283,8 punti.

Il rendimento e' al 4,19%