venerdì 31 gennaio 2014

L'ufficiale che rifiutò di inquinare il mare

L'ufficiale che rifiutò di inquinare il mareIn evidenza

29 Gennaio 2014Scritto da  Redazione
David Grassi2Un ufficiale di Marina si oppone allo sversamento in mare di liquidi oleosi inquinanti e viene sottoposto a sanzioni e costretto al congedo. Lui ha combattuto nelle aule giudiziarie e oggi racconta la sua storia.





Fonte: Il Tirreno. Abbiamo deciso di rilanciare l'articolo comparso sul quotidiano toscano Il Tirreno perchè racconta una storia che dice molto di questa Italia con cui oggi ci ritroviamo a fare i conti. E la riportiamo anche per dare conto dell'esistenza di persone come David Grassi, che speriamo possano essere tantissime e trovare il coraggio di farsi sentire.
David Grassi
LIVORNO. Invece di abbassare la testa e obbedire rispondendo: «Signorsì, signore», ha guardato il superiore negli occhi e ha risposto: «No, signor capitano, questo non lo possiamo fare. E se lo dovesse fare lei, sappia che ho già fatto delle foto e alcuni filmati che invierò a chi di dovere, anche alla stampa se necessario, per denunciare quello che è successo a bordo».
L'ordine che l'ufficiale David Grassi, insieme ad altri due colleghi, si è rifiutato di eseguire e che ha cambiato la sua vita per sempre, era quello di sversare in mare migliaia di litri di liquidi oleosi, provenienti dal motore, che si erano accumulati nella sentina; in barba alla tutela dell'ambiente, al rischio inquinamento e al regolamento internazionale che prevede, anche per le navi militari, di svuotare le sostanze inquinanti nel porto più vicino e con l'intervento di una ditta specializzata.
Era il 23 febbraio 2002 e l'allora tenente di vascello nato a Oristano ma residente da 4 anni a Livorno, aveva appena compiuto 30 anni, era imbarcato sulla nave da guerra "Maestrale" impegnata nella missione Eduring Freedom nel corno d'Africa. E soprattutto pensava che le battaglie più importanti le avrebbe combattute in mare, non certo nelle aule di un tribunale, tantomeno per riavere indietro la propria dignità dopo essere stato condannato - per quel «No» - a 15 giorni di arresto e a una macchia che ne ha pregiudicato la carriera fino al congedo, avvenuto due anni fa.
Invece la guerra civile dell'ufficiale ambientalista è durata 12 anni, un quarto della sua esistenza, e si è conclusa con una (parziale) vittoria: il Tar di Genova, tribunale al quale si era rivolto per far sentire valere le proprie ragioni, giovedì scorso ha cancellato quella sanzione disciplinare ma non gli ha riconosciuto il risarcimento danni che aveva chiesto tramite il avvocato.
David Grassi1
«In questo lasso di tempo - racconta Grassi che adesso lavora come ingegnere civile e nel tempo libero allena i ragazzi di atletica e basket della Libertas Livorno - ho perso molte cose, sia a livello personale, familiare e professionale. Ma tornando indietro rifarei quello che ho fatto, forse non proprio tutto. Ma certamente non ubbidirei a quell'ordine. Perché? Perché è in certe situazioni che vieni fuori chi sei davvero, da dove vieni, e i valori che ti hanno insegnato i tuoi genitori. E in quel momento non potevo far altro che comportarmi in quel modo senza abbassarmi alle prepotenze ma reagendo con coscienza. Eppure, dico anche che l'affetto e l'attaccamento nei confronti della Marina Militare non sono mai cambiati. Nonostante tutto continuo a credere che le persone nelle quali mi sono imbattuto siano una minoranza e che quel tipo di mentalità sia in via di estinzione».

mercoledì 29 gennaio 2014

Caso marò, Barroso: «No alla pena di morte La decisione dell’India avrà un impatto sull’Ue»

Caso marò, Barroso: «No alla pena di morte
La decisione dell’India avrà un impatto sull’Ue»

Il n. 1 della Commissione europea avvisa New Delhi. Poi loda l’Italia per gli sforzi nei conti, anche se il Paese resta «fragile»

Enrico Letta e José Manuel Barroso a colloquio (Ansa)

Enrico Letta e José Manuel Barroso a colloquio (Ansa)
Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria
  • Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria   
  • Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria   
  • Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria   
  • Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria   
  • Latorre e Girone, i due marò trattenuti in India da quasi due anni: la fotostoria
«L’Unione europea è contraria alla pena di morte in qualunque situazione» ed è convinta che «qualunque decisione» dell’India sul caso dei due marò «avrà un impatto su tutta la Ue»: questa è la posizione del presidente della Commissione José Manuel Barroso al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Enrico Letta e 5 ministri del governo. Ogni decisione sul caso dei due militari italiani sotto processo in India «può avere un impatto sulle relazioni complessive fra l’Unione europea e l’India e deve essere valutata con attenzione». Di conseguenza, l’Ue , che ricorda di essere «impegnata a combattere la pirateria», «continua a seguire caso molto da vicino». Da parte sua Letta ha ribadito: «Vogliamo che la vicenda si concluda presto». Più tardi, su Twitter, il premier ha aggiunto: «A Bruxelles incontro con Barroso che ha risposto positivamente e con forza alla nostra sollecitazione di rendere europea la questione #Marò».
LA PRESIDENZA ITALIANA - Il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, nella seconda parte del 2014, è «ancora più importante» del solito perché coincide con «un momento di transizione per le istituzioni» ed «è importante che l’Italia la gestisca senza che si interrompa il lavoro su alcuni temi europei importanti» come l’Unione bancaria e il patto per la crescita e l’occupazione.
I CONTI PUBBLICI - Riguardo al risanamento dei conti pubblici, Barroso riconosce che l’Italia «ha compiuto notevoli sforzi per uscire dalla procedura di deficit eccessivo nel 2013 e questo è stato il più importante risultato per ristabilire la fiducia e ridurre gli spread». Il presidente della Commissione ha anche aggiunto che «il successo dell’Italia dipende dalla riduzione del debito».
PAESE VULNERABILE E FRAGILE - Anche perché, «nonostante inizi l’anno senza emergenze finanziarie, le sfide per l’Italia restano: il debito alto è ancora lì e la competitività è bassa, è ancora un Paese vulnerabile e fragile e non c’è motivo di compiacersi, l’aggiustamento strutturale deve proseguire». Il paese non deve «crogiolarsi sugli allori» e fare «in fretta sul percorso di riforme» per trovare la «stabilità strutturale» necessaria a inviare messaggi chiari e di fiducia agli investitori e ai mercati. «I dubbi negativi sull’Italia persistono, di investitori e cittadini», e per questo «l’Italia deve raggiungere la stabilità strutturale con misure a lungo termine perché gli altri partner ritrovino la fiducia». Inoltre l’Ue avvisa di attendere le stime di fine febbraio sulla «clausola» degli investimenti.

Foa: l’Italia è già in mano agli uomini di Mario Draghi

Foa: l’Italia è già in mano agli uomini di Mario Draghi


«Povero Renzi, non ha ancora capito che, se mai andrà al governo, non potrà comandare». Idem gli altri “volti nuovi” (o semi-nuovi) della politica, da Grillo a Vendola fino al leghista Salvini, tutti «destinati a vedere vanificate le loro riforme: che siano di destra o di sinistra, sono accomunati dallo stesso destino. Perché il vero potere è altrove. Così vicino, eppure invisibile», incarnato dagli uomini dislocati a Roma dal vero dominus dell’Italia, Mario Draghi. Secondo Marcello Foa, se la Seconda Repubblica ha portato ad esecutivi più longevi ma non troppo stabili – Berlusconi, Prodi – fino al super-tecnocrate Monti e alle larghe intese di Letta, è per via del «male endemico che però non spiega la cronica inefficienza dei governi», a cui è stato impedito di cambiare la politica. Chi frena? Per capirlo, si tratta di scoprire «chi ha in mano l’apparato del governo, chi pubblica sulla Gazzetta Ufficiale disposizioni di legge illogiche, incongruenti, contraddittorie al punto da vanificare, casualmente, la riforma generando sconcerto nell’opinione pubblica, che naturalmente se la prende con i soliti partiti».
La spiegazione: «Chi ha la facoltà di velocizzare o di rallentare l’immenso apparato dello Stato: le persone che hanno questa facoltà esistono e 
Daniele Franco, Ragioniere Generale dello Stato
possiedono le chiavi del potere», scrive Foa in un post sul “Giornale”, citando un articolo di “Italia Oggi” del maggio scorso, firmato da Roberto Narduzzi. Titolo: “Draghi ha già piazzato i suoi uomini in tutti i posti chiave dell’economia”. Per attivare lo scudo anti-spread, scrive Narduzzi, occorre «offrire garanzie manageriali ai prestatori che devono di fatto approvare la qualità della squadra italica chiamata a gestire il programma». Draghi lo sa bene, aggiunge “Italia Oggi”, e non ha perso tempo: «Non è affatto casuale l’arrivo di uomini di Bankitalia ai posti chiave della finanza pubblica. Fabrizio Saccomanni come ministro dell’economia e Daniele Franco alla Ragioneria dello Stato». Sono «persone di qualità e di cui Draghi si fida», ovvero «persone giuste per interagire con la Bce, il Fmi o la Commissione se l’attivazione dello scudo si fa realtà». Altre pedine strategiche: alla direzione generale del Tesoro un certo Vincenzo La Via, proveniente dalla Banca Mondiale, e all’Agenzia delle Entrate un tecnocrate come Attilio Befera, «molto stimato da Draghi». A questo punto, «soltanto il bilancio dell’Inps,
Vincenzo La Via e Attilio Befera
oggetto di feroci critiche per Inpdap ed esodati, sfugge al controllo tecnico di un Draghi boy».
Il “vero premier italiano”, quello che governa dall’Eurotower Bce di Francoforte in perfetta sintonia con Napolitano, ha messo a punto ogni casella chiave per gestire gli effetti operativi dell’attivazione italiana dello scudo anti-spread, osserva Foa, rileggendo “Italia Oggi”. «Il tono dell’articolo è compiaciuto e compiacente. Come dire: bravo Draghi!». Con questi sistemi, aggiunge Foa, si governano le istituzioni grazie a «tecniche di occupazione del potere», vanificando ogni dialettica politica fondata sul confronto democratico, grazie al super-potere di «membri altolocati delle élite che contano davvero». Lo conferma un altro servizio, firmato da Andrea Cangini sul “Quotidiano Nazionale”: “Leggi e governanti ‘ostaggio dei tecnici’. Così i grandi burocrati guidano la politica”. «Lo Stato sono loro», taglia corto l’ex ministro Altero Matteoli, «e la repubblica è appesa alle loro decisioni». Destra e sinistra non contano, di fronte al potere dei super-burocrati: ragioniere generale dello Stato, capi di gabinetto, direttori di dipartimento, capi dell’ufficio legislativo dei ministeri più importanti. «Hanno dunque in pugno il paese, e da quasi vent’anni sono 
Vincenzo Fortunato
sempre gli stessi», restando nel recinto di «una casta chiusa, irresponsabile ed autoreferenziale».
Osserva ancora Cangini: sono 15-20 individui, sempre quelli. «Il più noto è Vincenzo Fortunato, ex Tar, più di 500.000 euro di stipendio l’anno fino a poco tempo fa». I super-tecnocrati nostrani «sono il vero e inamovibile potere italiano», sintetizza un ex ministro diessino, confortato da un suo omologo ex forzista. Entrambi sostengono che le bollinature, cioè il via libera contabile della Ragioneria ad ogni provvedimento di spesa, «vengono concesse solo se il provvedimento rientra nella ‘visione’ politica del ragioniere generale. In caso contrario vengono negate o subordinate a scelte ‘politiche’ diverse». C’è un’altra cosa su cui i due ex ministri, pur di opposti schieramenti, concordano: «I burocrati ministeriali scrivono le norme e gestiscono le informazioni in maniera iniziatica, in modo da risultare indispensabili». Un monopolio difficile da scalfire, chiosa Foa. «Capito chi governa davvero l’Italia?». Loro, gli yes-men che rispondono al signore della Bce, privatizzatore del sistema bancario italiano, uomo del Bilderberg e della Goldman Sachs nonché esponente del Gruppo dei Trenta, vera e propria cupola del super-potere finanziario mondiale attraverso cui l’élite planetaria domina il nostro destino.

martedì 28 gennaio 2014

Parlano di Napoli: A Torino circolano 54 mila auto senza assicurazione

A Torino circolano 54 mila auto senza assicurazione

rcauto

Sta diventando preoccupante la piaga delle automobili che circolano senza assicurazione. Secondo uno studio dell’Aci Torino sarebbero almeno 54 mila solo in città. Il calcolo è fatto applicando la stima nazionale dell’8% sul totale dei veicoli presenti nel Comune di Torino, che è di circa 680 mila. A confermare i numeri elevati è anche la crescita delle multe redatte dai vigili urbani. Erano 2.339 nel 2011, sono divenute 2.769 nel 2012 mentre i dati del 2013, ancora incompleti, confermerebbero i numeri del 2012. Un aiuto per invertire la tendenza potrebbe arrivare a partire dal 15 febbraio, quando entrerà in vigore un sistema di controllo elettronico. Le telecamere presenti sulle nostre strade (Ztl, Tutor e Telepass) saranno infatti autorizzate ad inviare i dati delle targhe alla polizia per un controllo incrociato più dettagliato

venerdì 24 gennaio 2014

Anno giudiziario, Santacroce: serve indulto. No a pm "protagonisti"

Anno giudiziario, Santacroce: serve indulto. No a pm "protagonisti"

La relazione per l'apertura dell'anno giudiziario del primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce

La Cassazione

La tensione tra toghe e politica, il protagonismo di certi magistrati, la necessità dell'indulto e i malfunzionameti della giustizia. Questi e molti altri i temi, anticipati dall'Ansa, al centro della relazione che il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce leggerà in mattinata nell'aula magna della Suprema Corte alla presenza dei vertici dello Stato.

L'indulto. In attesa di «riforme di sistema» non c'è «altra via che l'indulto» per ridurre subito il numero dei detenuti, scarcerando chi «non merita di stare in carcere ed essere trattato in modo inumano e degradante», scrive il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce nella sua Relazione di apertura dell'anni giudiziario.

La custodia cautelare. «Meritano consenso» le proposte delle Commissioni istituite presso il ministero della Giustizia per snellire il processo civile e smaltire l'arretrato e, sul versante penale, le proposte tese «a restringere l'area delle sanzioni detentive e a contenere il ricorso alla custodia cautelare, acquisendo una maggiore consapevolezza critica della sua funzione di extrema ratio da utilizzare entro i confini più ridotti possibili», prosegue.

Tortura, Italia inadempiente. «Non può esserci una efficiente 'Europa dei mercati', se ad essa non si accompagna una forte 'Europa dei diritti'» sottolinea quindi Santacroce, rilevando che ci sono «gravi inadempimenti degli obblighi assunti dal nostro Paese». In primis, la mancata introduzione del reato di tortura e il persistere dei processi ai contumaci.

Tensione toghe-politica. «Lo stato di tensione tra magistratura e politica, nonostante i Suoi ripetuti interventi, non accenna a spegnersi, e il suo persistere, rappresenta una vera e propria spina nel cuore per noi magistrati», sottolinea poi rivolgendosi al Presidente della Repubblica, aggiungendo: «Il risvolto più doloroso» della tensione tra magistratura e politica «è una delegittimazione gratuita e faziosa, che ha provocato, goccia dopo goccia, una progressiva sfiducia nell'operato dei giudici e nel controllo di legalità che a essi è demandato».

I magistrati "protagonisti". Per dare «credibilità» al loro operato «senza alimentare diffidenze, pessimismi, sospetti», i magistrati devono «sentirsi sempre meno potere e sempre più servizio come vuole la Costituzione», «abbandonare inammissibili protagonismi e comportamenti improntati a scarso equilibrio» senza «assumere improprie missioni catartiche e fuorvianti smanie di bonifiche politiche e sociali».

Allarme corruzione. «La riforma delle riforme» di cui l'Italia ha bisogno è quella della prescrizione cui «veniamo ripetutamente sollecitati da organismi internazionali, da ultimo il rapporto Ocse, che deplorano l'alta percentuale di delitti di corruzione dichiarati estinti per tale causa», continua Santacroce.

Malfunzionamenti della giustizia. «Dobbiamo avere il coraggio di interrogarci su ciò che non ha funzionato e continua a non funzionare nell'esercizio del potere diffuso, nel sistema di autogoverno e nell'associazionismo giudiziario che pure, nella loro essenza, costituiscono esperienze feconde, positivamente apprezzate anche fuori dal nostro Paese», prosegue ancora. Nella giustizia civile ci sono «miglioramenti» che «inducono a essere moderatamente fiduciosi sulla capacità di risposta del nostro sistema», sottolinea. Quanto alle cifre, le cause civili smaltite negli ultimi anni hanno un andamento «da considerarsi statisticamente costante», pari - al giugno 2013 - a 4.554.038 fascicoli eliminati. Il dato «associato alla tendenziale riduzione delle sopravvenienze» attestate su 4.348.902 nuove liti instaurate - che nell'ultimo anno hanno registrato un aumento seppur modesto nei tribunali - «ha dato luogo alla riduzione dei procedimenti pendenti», pari a 5.257.693 cause in attesa di trattazione, con un calo del 4% rispetto all'anno 2012. 

Il taglio dei tribunali. Ai Guardasigilli Severino e Cancellieri «va riconosciuto il merito di aver mostrato fermezza mantenendo dritta la barra del cambiamento» sul taglio dei tribunali, «allo stesso pragmatismo si ispira il 'decreto del farè del giugno scorso che ha rafforzato le risorse umane degli uffici giudiziari» e ha reintrodotto «la mediazione come strumento di deflazione del contenzioso civile», ha poi sottolineato.

La crisi. «La crisi economica in atto ha generato un forte incremento dei procedimenti esecutivi (anche mobiliari), dei fallimenti, delle procedure di concordato preventivo, delle modifiche delle condizioni patrimoniali nelle separazioni personali dei coniugi, dei decreti ingiuntivi e dei licenziamenti con il 'rito Fornero'». «La congiuntura economica, caratterizzata da nuove povertà e dalla costante diminuzione di occasioni di lavoro, ha determinato poi un generalizzato aumento dei reati contro il patrimonio, in particolare dei furti in abitazione, mentre diminuiscono, malgrado le enfatizzazioni giornalistiche, gli omicidi, che registrano il più basso tasso di frequenza nella storia d'Italia degli ultimi 150 anni», rileva Santacroce.

«La giustizia penale non è allo sfascio». «L'andamento della giustizia penale non presenta un quadro di criticità accentuato rispetto a quello degli anni scorsi, anche se non si registrano significativi miglioramenti nella durata dei procedimenti», sottolinea il Primo presidente della Cassazione. Gli ultimi dati rilevano che allo scorso 30 giugno, erano iscritti 3.333.543 procedimenti contro autori noti, con un aumento dell'1,8% rispetto al periodo precedente. I procedimenti definiti sono lievemente aumentati (3.195.664) ed è salita pure la pendenza (3.237.258). Per quanto riguarda i tempi, Santacroce osserva che «continua la tendenza alla riduzione dei tempi medi per le corti di appello (da 899 a 844 giorni), che sono tempi ancora troppo distanti dal parametro di due anni indicato dalla Corte di Strasburgo, a conferma che il giudizio di appello rappresenta il vero 'imbutò che rallenta tutto lo svolgimento del processo penale nel circuito dell'impugnazione, rendendo indifferibili interventi organizzativi e normativi». Nell'ultimo anno, rileva ancora Santacroce, «la durata media dei procedimenti penali, dalla iscrizione della notizia di reato fino alla sentenza definitiva, è stata di circa cinque anni». «Non sono perciò giustificate espressioni come 'collassò o 'sfasciò o 'stato comatosò di una giustizia indistintamente evocata: termini che paiono oggettivamente mistificatori della situazione che caratterizza il settore penale», conclude.


Flashmob | Conservatorio Umberto Giordano - Foggia

giovedì 23 gennaio 2014

Fisco: Equitalia, per sanatoria cartelle si paga entro 28/2,Evviva ancora una volta agevolano i ricchi!!!!

Fisco: Equitalia, per sanatoria cartelle si paga entro 28/2
Evviva ancora una volta agevolano i ricchi!!!!


ROMA (MF-DJ)--La definizione agevolata delle cartelle entra nel vivo. Ad oggi hanno aderito circa duecento contribuenti ma il numero ovviamente e' destinato a salire con l'avvicinarsi della scadenza. Secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilita' 2014, entro il prossimo 28 febbraio i
contribuenti hanno la possibilita' di pagare in un'unica soluzione, senzainteressi di mora e interessi di ritardata iscrizione a ruolo, le cartelle e gli avvisi di accertamento esecutivi affidati entro il 31 ottobre 2013 a Equitalia per la riscossione. 

Lo rende noto Equitalia spiegando che rientrano nell'agevolazione le entrate erariali come l'Irpef e l'Iva e, limitatamente agli interessi dimora, anche le entrate non erariali come il bollo dell'auto e le multe per violazione al codice della strada elevate da Comuni e Prefetture. Restano
invece escluse le somme dovute per effetto di sentenze di condanna della Corte dei Conti, i contributi richiesti dagli enti previdenziali (Inps,Inail), i tributi locali non riscossi da Equitalia e le richieste di pagamento di enti diversi da quelli ammessi. La definizione agevolata e'
applicabile anche in presenza di rateizzazioni, sospensioni giudiziali o
altre situazioni particolari.

La definizione agevolata riguarda le cartelle e avvisi di accertamento esecutivi emessi per tributi di competenza delle Agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate, del Demanio, del Territorio, delle Dogane e dei Monopoli),Uffici statali (per esempio Ministeri e Prefetture) ed Enti locali(Regioni, Province e Comuni), affidati a Equitalia entro il 31 ottobre2013.

Per tutte le cartelle/avvisi che rientrano nell'agevolazione il contribuente non dovra' pagare gli interessi di mora, che maturano dalla data di notifica della cartella in caso di mancato pagamento delle somme entro i 60 giorni previsti. Inoltre, per le cartelle/avvisi emessi per
conto dell'Agenzia delle Entrate, e quindi riferite a entrate erariali,non si paga anche il tributo relativo agli interessi per ritardata iscrizione a ruolo, indicati nella cartella di pagamento e nell'estratto di ruolo. Chi sceglie di aderire dovra' pagare il residuo del debito (al
netto degli interessi non dovuti), l'aggio, le spese di notifica e quelle per eventuali procedure attivate. Il pagamento deve essere effettuato inun'unica soluzione entro il 28 febbraio 2014. 

Fino al 15 marzo resta sospesa la riscossione dei debiti interessati alla definizione agevolata. Equitalia inviera' entro il 30 giugno medi anteposta ordinaria una comunicazione di avvenuta estinzione del debito ai contribuenti che avranno pagato nei termini previsti. Ô possibile effettuare il versamento in tutti gli sportelli di Equitalia, negli uffici postali tramite bollettino F35, indicando tassativamente nel campo"Eseguito da" la dicitura "Definizione Ruoli - L.S. 2014". 

Nell'ottica di fornire massima assistenza, Equitalia contattera' i contribuenti che vantano crediti dalla pubblica amministrazione e per iquali, in base alla legge, l'ente interessato, prima di effettuare il
pagamento, deve verificare la presenza di eventuali debiti con lo Stato di importi superiori a 10.000 euro. Il contatto diretto con i contribuenti interessati e' stato voluto da Equitalia per consentire loro di saldare le cartelle/avvisi avvalendosi del pagamento agevolato entro la scadenza e previsti senza risentire di eventuali ritardi dovuti ai tempi tecnicilegati alle operazioni della definizione agevolata.

Ma allora il governo fa finta di non capire?? vuole agevolare solo pochi,e gli altri che non arrivano a fine mese e hanno dei sospesi con equitalia??saranno segnati per tutta la vita o c'è unapossibilita' di recuperare??


La Marina Usa: estate 2016, Artico senza più ghiacci

La Marina Usa: estate 2016, Artico senza più ghiacci



Il pack polare in dissoluzione libera enormi quantitativi di metano ed entro l’estate del 2016 scomparirà il ghiaccio dell’Artico: con l’attuale tasso di riduzione della banchisa, lo scioglimento avverrà con 84 anni di anticipo su tutte le previsioni precedenti. Lo sostiene il professor Wieslaw Maslowski, ricercatore della Marina Usa coinvolto in un progetto del ministero americano per l’energia. Sostenuto dal dipartimento di oceanografia della scuola post-universitaria della Us Navy, il progetto utilizza modelli all’avanguardia, che offrono proiezioni allarmanti. «L’Artico si sta riscaldando più velocemente del resto del pianeta», rivela lo stesso Maslowki, e quindi «i processi e le ricadute di un tale aumento sono una priorità non secondaria». Per la precisione, «si calcola che nei prossimi decenni i ghiacciai dell’Artico e del Greenland Ice Sheet cambieranno significativamente e contribuiranno all’innalzamento globale delle acque». Questo avrà «ricadute significative sull’innalzamento del livello marino globale, sulle grandi correnti oceaniche e sul livello di riscaldamento, sulle comunità autoctone, sull’esplorazione delle risorse naturali e sui trasporti commerciali».
Si tratta di anticipazioni che Maslowski ha pubblicato sulla rivista scientifica “Annual Review of Earth and Planetary Sciences”, come riferisce Nageez Il professor Wieslaw MaslowskiAhmed in un servizio del “Guardian” ripreso da “Come Don Chisciotte”. L’articolo critica fortemente i modelli climatici globali, che ignorerebbero la reale evoluzione dello scioglimento della calotta artica. Non stupisce il ruolo del Dipartimento americano per l’energia nel sostenere la ricerca, alla luce della strategia nazionale per l’Artico, lanciata a maggio dal presidente Obama e focalizzata sulla protezione degli interessicommerciali e delle corporation. Obiettivo, il controllo dei grandi giacimenti ancora non sfruttati di petrolio, gas e minerali pregiati. L’allarmante aggiornamento fornito da Maslowksi, continua il “Guardian”, si riallaccia alle previsioni di numerosi studiosi come Peter Wadhams, capo del dipartimento di fisica polare oceanica presso la Cambridge University. Secondo Wadhams, potremmo dover fronteggiare il costo economico di un cambiamento climatico basato su uno scenario apocalittico: 50 giga-tonnellate di metano rilasciate in questo secolo nello scioglimento del permagelo del Bassopiano della Siberia Orientale.
Questo scenario fu ipotizzato per la prima volta da Natalia Shakhova e Igor Semiletov, del Centro Internazionale di Ricerca Artica (Iarc) dell’Università dell’Alaska a Fairbanks. Nel 2010 il gruppo della Shakhova rese noti i risultati, che rivelavano come annualmente, in quella regione, traboccavano 7 tera-grammi di metano dalla superficie. Dati confermati da recenti misurazioni, effettuate con l’impiego di sottomarini. La scoperta: la temperatura dell’acqua più in profondità è aumentata negli ultimi 14 anni, correlata ad una perdita di 17 tera-grammi (17 milioni di tonnellate) di metano all’anno, accentuati dalle tempeste. «Questa stima prudenziale è oltre il doppio della precedente valutazione», sottolinea il “Guardian”. «Dunque, la sorgente di queste emissioni di metano rimane sconosciuta». La comunità scientifica è divisa: si tratta della perdita improvvisa di un grande deposito sommerso o una lenta fuoriuscita che dura da centinaia di anni? Secondo il Centro nazionale americano per la neve e il ghiaccio (Nsidc), le osservazioni eseguite dalle navi rivelano che le concentrazioni anomale di metano nell’area artica sono quasi il doppio della media mondiale: il metano emerso Natalia Shakhovacon lo scioglimento dei ghiacci «ha un potenziale nel surriscaldamento globale pari a 86 volte quello del biossido di carbonio».
Molti scienziati, aggiunge Ahmed, concordano nel ritenere che ci sia bisogno di ulteriori ricerche per localizzare con precisione la sorgente di queste pericolose emissioni di metano, sapendo comunque che un Artico senza ghiacci in estate «porterebbe a serie conseguenze per il clima globale». Inoltre, alcune ricerche associano il riscaldamento dell’Artico ai cambiamenti delle correnti, che hanno già portato negli ultimi anni a mutamenti ambientali senza precedenti: fenomeni “estremi”, che «hanno colpito in maniera forte il paniere produttivo delle nazioni». Lo confermano recenti ricerche pubblicate da “Nature Climate Change”: lo scioglimento del ghiaccio marino negli ultimi 30 anni ad un ritmo dell’8% ogni dieci anni è direttamente correlato con estati estremamente calde, che non solo negli Usa si sono presentate sotto forma di siccità e ondate di calore. Identiche conclusioni dal capo-ricercatore (scienze geografiche e risorse naturali) di Pechino, Quihang Tang: «Come le alte latitudini si riscaldano più velocemente delle medie latitudini, per via dell’effetto amplificato dello scioglimento dei ghiacci, così il vento delle correnti a getto che partono da Ovest verso Est si è attenuato. Di conseguenza, il cambio di circolazione Carlos Duarteatmosferica tende a favorire sistemi climatici persistenti e stagioni estive estreme».
Gli approfondimenti al nuovo studio pubblicato sul “Geophysical Research Letters” hanno dimostrato un collegamento tra la diminuzione dei ghiacci nel mare Artico e le stagioni estreme, in particolare l’estate e l’inverno, che includono prolungati periodi di “siccità, inondazioni, ondate di freddo e di caldo”. Secondo il professor Carlos Duarte, direttore dell’Ocean Institute all’Università della Western Australia, ci stiamo avvicinando ad un «punto critico» che potrebbe portare ad un «effetto domino», una volta che sarà finito il ghiaccio estivo. Per Duarte, «se il movimento prende avvio, può generare profondi cambiamenti climatici, che mettono l’Artico al centro e non alla periferia del sistema-Terra. E’ evidente che queste forze stanno per mettersi in moto. Ciò ha maggiori conseguenze sul futuro del genere umano, man mano che avanzano i cambiamenti climatici».

mercoledì 22 gennaio 2014

Gallino: il totalitarismo dell’Ue sarà la nostra rovina

Gallino: il totalitarismo dell’Ue sarà la nostra rovina


La nostra stagnazione economica durerà anni: serve una trasformazione politica e un altro paradigma per il benessere e l’occupazione. Se 2013 la Cina è cresciuta del 7,7% (e nel 2014 il suo Pil sarà all’8,2%), l’Europa – Italia in primis – resterà al palo, mentre gli Usa arriveranno a +2,9%. Per Luciano Gallino, però, la situazione degli Stati Uniti non è affatto quella che si dipinge: «L’attuale presidente della Fed, Ben Bernanke, ha detto che ormai il tasso di disoccupazione è un parametro poco rappresentativo. Infatti la disoccupazione effettiva, che comprende sia gli “scoraggiati” o i part-time che vorrebbero lavorare a tempo pieno, è molto più elevata di quanto sembri». La differenza tra noi e loro? Presto detto: grazie alla moneta sovrana, «gli Stati Uniti hanno potuto permettersi di pompare migliaia di miliardi di dollari nell’economia», anche se poi «i risultati sono stati abbastanza modesti», dal momento che lo stimolo monetario «è risultato meno efficace sull’occupazione di quanto si creda», anche perché molto del denaro emesso non è stato investito in posti di lavoro.
Sul mercato del lavoro sono entrate quindi meno persone di quelle stimate, quindi il tasso di disoccupazione è più alto, mentre oltre 100 milioni di Luciano Gallinopersone vivono in condizioni di povertà: per proteggerle non basta nemmeno il salario minimo che Obama intende aumentare a 10 dollari all’ora. «Il salario è fermo ai livelli del 1978, il che vuol dire meno reddito per le famiglie che hanno dovuto mettere al lavoro tutti, nonni e figli compresi», sostiene Gallino in un’inervista realizzata da Roberto Ciccarelli per “Doppiozero” e ripresa da “Megachip”. L’ex segretario Usa al Tesoro, Lawrence Summers, parla addirittura di «stagnazione secolare». Colpa della globalizzazione, delle nuove tecnologie e delle delocalizzazioni. «Ciò ha portato al paradosso per cui gli Usa contribuiscono alla crescita della Cina ma non alla propria». La stagnazione è devastante in Europa, dove allarga le diseguaglianze in tutti i suoi paesi. «Non si dice mai che in Germania esiste una parte della popolazione che ha inflitto costi umani e sociali elevati alla maggioranza e ne prende grandi vantaggi». In questo meccanismo, continua Gallino, ha influito negativamente sui bilanci degli altri paesi l’eccesso dell’export tedesco.
Per Gallino, l’euro rappresenta l’incubo numero uno. «È nato con gravi difetti e resta una moneta straniera. È una cosa da pazzi, non succede in nessun posto al mondo. Avere una moneta meno rigida aiuterebbe molto». Il sociologo torinese teme però che dalla trappola dell’Eurozona non sia così facile uscire: «Il marco sarebbe rivalutato del 40%, milioni di contratti tra enti privati e pubblici dovrebbero essere ridiscussi. Ci vorrebbero 20 anni per farlo, entreremmo in una spirale drammatica». L’aspetto più inquietante è che la moneta unica rappresenta in Europa lo strumento operativo principale del “totalitarismo neoliberista”, quello delle politiche di rigore, concepite per rendere gli Stati incapaci di proteggere i cittadini, impedendo loro di promuovere l’occupazione attraverso un impiego strategico degli investimenti pubblici. «Queste politiche sono un suicidio programmato, ben venga qualunque intervento per allieviarne le conseguenze». E se sull’euro c’è scritto “chi tocca, muore”, si può cominciare dalla politica: e cioè Lawrence Summerscostringendo Bruxelles (e la Bce) a invertire la rotta, allargando i cordoni della borsa.
Uscire dalla recessione col rilancio della produzione e dei consumi di massa come nel “trentennio glorioso” tra il 1945 e 1973? «Lo pensano i governanti e alcuni economisti che hanno sempre in mente il modello che ha provocato la crisi: produrre di più tagliando il costo del lavoro, i salari, aumentando la precarietà». Gallino non crede a questa prospettiva. Inoltre, se mai avvenisse, un nuovo “miracolo economico” sarebbe «un vero disastro», perchè la crisi «non è solo finanziaria o produttiva, è anche evidentemente una crisi ecologica che produce la desertificazione del pianeta, distrugge risorse che hanno impiegato migliaia di anni per accumularsi». In più «rischiamo di essere seppelliti dai rifiuti, uno dei problemi provocati dall’esplosione nel 2007 del modello produttivo, come dimostra la Campania, che è un caso esemplare di quanto sta accadendo».
L’Ocse avverte che la crescita tornerà, ma non produrrà nuova occupazione stabile. Senza considerare che i milioni di posti fissi bruciati nella crisi sono irrecuperabili. Che fare, allora? «Bisogna ridiscutere i trattati europei e modificare lo statuto della Banca Centrale Europea, innanzitutto». La legislazione europea è infatti soffocante: le 300.000 leggi in vigore in Italia (come le 9-10.000 esistenti in Francia e in Germania) sono all’80% ispirate e comunque vincolate alle direttive europee. «Se non si passa di lì, penso che sia molto difficile fare politiche economiche che non siano quelle sconsiderate fatte negli ultimi tre anni: i governi continueranno a battere i tacchi e a firmare qualsiasi cosa che Bruxelles, la Bce o l’Fmi gli propongono». Gallino trova «scandaloso» che sia il Trattato di Maastricht che lo statuto della Bce «ignorino quasi del tutto il problema della nostra epoca: la creazione di occupazione».
L’articolo 123 del Trattato Ue vieta alla Bce di concedere scoperti di conto o qualsiasi forma di facilitazione creditizia alle amministrazioni statali: è un divieto unico tra le banche centrali esistenti sul pianeta, un’altra assurdità del trattato. È difficile modificarlo, a causa della contrarietà dei tedeschi. Ed è «curioso» notare che questo stesso articolo non vieta alla Bce l’acquisto dei titoli sul mercato secondario, cosa che la Bce ha fatto tra il 2010 e il 2011 quando acquistò 218 miliardi di titoli di Stato, di cui 103 italiani. «Se lo si volesse usare, la Bce potrebbe prestare miliardi di euro in cambio dell’impegno di un piano industriale che preveda l’assunzione netta di nuova manodopera». Invece, Draghi «ha prestato mille miliardi alle banche senza porre condizioni», e in più «si è reso ridicolo quando ha ammesso di non avere la minima idea di cosa ne abbiano fatto le banche». In realtà quei soldi Mario Draghisono stati usati per scambi bancari o per acquistare titoli. Meno di un terzo sono andati alle imprese, ma anche in questo caso senza porre condizioni.
«Senza risorse – sottolinea Gallino – le politiche contro la disoccupazione fatta dal nostro governo, come da tutti quelli europei, sono pannicelli caldi rispetto ai 26 milioni di disoccupati e ai 100 milioni a rischio di povertà in Europa». Molti economisti, tra cui quelli della Banca Mondiale, ritengono ormai che il Pil non sia più l’unico indicatore per misurare la salute dell’economia, e propongono altri indicatori per valutare il tasso di sviluppo umano. «Cambiare paradigma produttivo non implica solo cambiare indicatori, comporta una trasformazione politica». In questa fase, però, «mancano le premesse politiche per realizzarla». Per Gallino, i discorsi che i governi europei fanno sull’economia, in Italia come in Germania, «sono di un’ottusità incomparabile». Ovvero: «Vanno tutti in direzione contraria a quello che bisogna fare, e di certo non servono per riformare la finanza, mutare il modello produttivo e operare una transizione di milioni di lavoratori verso nuovi settori ad alta intensità di lavoro», cioè green economy, ricerca, alimentazione, beni culturali, manutenzione idrogeologica del territorio. «La crisi deve essere affrontata in tutti gli aspetti e non solo su quello finanziario e produttivo. Purtroppo la discussione pubblica è a zero».

Terra dei fuochi – Trovata larva gigante di “punteruolo rosso”

Terra dei fuochi – Trovata larva gigante di “punteruolo rosso”


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E’ accaduto questa mattina a Capriati a Volturno in provincia di Caserta intorno alle ore 12 e 30. Un’incredibile sorpresa si è presentata agli occhi increduli e stupefatti dei Vigili del Fuoco che intervenivano per recuperare una palma, caduta a causa del mal tempo e morta, molto probabilmente, per colpa del “punteruolo rosso”.
I Vigili del Fuoco hanno rinvenuto una larva gigante di punteruolo rosso, ( Rhynchophorus ferrugineus ) micidiale parassita di molte specie di palme, famosa per aver distrutto milioni di piante negli ultimi tempi in Italia.
La larva, dalle dimensioni incredibili, era ancora viva ed emetteva acuti striduli da poter essere confusi con un nitrito di cavallo.
Le Guardie Ecozoofile, successivamente, sono intervenute ed hanno prelevato l’esemplare gigantesco per trasferirlo presso Il centro studi e ricerche del Museo entomologico Silvestro Filippi di Napoli.
Naturalmente, i commenti dei presenti all’incredibile scoperta sono stati tutti orientati alle conseguenze dell’inquinamento da diossina e altre sostanze tossiche che sono entrate nella catena alimentare degli animali e che avrebbe causato questemutazioni genetiche.
Non è la prima volta che nella “Terra dei Fuochi” vengono rivenuti esemplari di insetti e altri animali sproporzionati rispetto alla normale grandezza come questo lombrico gigante fotografato dal Sig. Goffredo Esposito, muratore di Caivano, che ha rinvenuto l’esemplare 6 mesi orsono nel suo giardino.
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