martedì 30 settembre 2014

Finalmente anche a Foggia, nasce l'associazione antiracket


Foggia, nasce l'associazione antiracket: la guiderà la wedding planner Cristina Cucci
Il figlio di Giovanni Panunzio presidente onorario

Ora è ufficiale: il 6 ottobre, alle ore 11, nella Sala Conferenze della Prefettura di Foggia sarà ufficialmente presentata l’associazione antiracket di Foggia. E sarà intitolato a Giovanni Panunzio, imprenditore ammazzato nel novembre 1992 (LEGGI E GUARDA VIDEO E FOTO). 

LA PRESENTAZIONE. All’iniziativa interverranno – oltre ai vertici istituzionali locali – anche il commissario nazionale Santi Giuffrè e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, con il sottosegretario Ivan Scalfarotto.  Saranno ovviamente presenti anche i familiari di Panunzio e il figlio Lino ricoprirà il ruolo di presidente onorario. Dopo Vieste, questa è la seconda associazione della FAI (Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura) nel Foggiano.

LA PRESIDENZA. A guidare l’associazione sarà la presidente Cristina Cucci, titolare di un’azienda che si occupa di “wedding event planner”. Nel 2013 – spiega il sito ufficiale dell’associazione evidenziando la storia della Cucci - le arrivò una telefonata e la voce maschile dall’altro capo della cornetta arrivò subito al dunque: “Tu sei nuova qui. Se vuoi lavorare prepara 2000 euro, altrimenti ti facciamo saltare in aria il negozio”. Alle 13,30 rispose al telefono e alle due meno un quarto era già in caserma per raccontare tutto ai carabinieri. “Mi scosse l’idea – afferma Cucci- che a Foggia può capitare che uno si sveglia la mattina e decide di mettere a segno un’estorsione. Un fatto grave. Dopo la denuncia non ho avuto più problemi: ma so bene che resta ancora tanto da fare, e per questo ho deciso di scendere in campo con tutti gli altri”.

WhatsApp: ecco le funzioni utili che nessuno conosce

WhatsApp: ecco le funzioni utili che nessuno conosce


La-chat-vocale-di-Whatsapp

Non tutti sanno che WhatsApp nasconde delle funzioni segrete che consentono all’utente di personalizzare la propria esperienza con l’applicazione, ad esempio evitando di mostrare la data e l’orario dell’ultimo accesso o bloccando un utente indesiderato.
Selezionando IMPOSTAZIONI e poi ACCOUNT è possibile scegliere la sezione PRIVACY e quindi decidere se l’ultimo accesso può essere visualizzato da tutti, dai soli contatti salvati o da nessuno. Questa è una opzione molto utile qualora volessimo evitare che qualcuno possa indagare troppo sulle nostre attività. Da tenere presente che la dicitura ONLINE comparirà comunque se ad un contatto capita di leggere la nostra conversazione mentre siamo collegati all’app.
Un’altra delle funzioni segrete di WhatsApp è la possibilità di bloccare un utente affinché non possa più interagire con noi. Basta entrare nella conversazione, selezionare il tasto con le opzioni e scegliere BLOCCA. Se volessimo bloccare più utenti, dalle IMPOSTAZIONI scegliere ACCOUNT, poi PRIVACY, dunque MESSAGGI ed indicare una lista di contatti da bloccare.
E’ possibile creare una scorciatoia per le conversazioni con utenti che contattiamo con una certa frequenza, al fine di risparmiare tempo. Si entra nella conversazione, si preme il tasto delle opzioni, si sceglie ALTRO, quindi si seleziona AGGIUNGI SHORTCUT.
Talvolta può capitare che non si abbia a disposizione molto traffico dati residuo. In questi casi inviare o scaricare una foto, un video, un suono attraverso WhatsApp può risultare il colpo di grazia alla propria connessione internet e farci pagare il traffico eccedente alla nostra opzione tariffaria. Si può quindi decidere di bloccare lo scaricamento automatico degli allegati. Basta selezionare IMPOSTAZIONI, IMPOSTAZIONI CHAT, SCARICA MEDIA AUTOMATICAMENTE e in questa sezione effettuare la modifica.
Alcune conversazioni sono particolarmente importanti e si potrebbe decidere di inviarle ad un indirizzo di posta elettronica. In questo caso è possibile scegliere di inoltrare solo il testo o anche i contenuti mediali. Si seleziona IMPOSTAZIONI, IMPOSTAZIONI CHAT, INVIA CONVERSAZIONE VIA MAIL e dunque si seleziona la conversazione desiderata.
Whatsapp nasconde alcune importanti funzioni segrete, di cui quelle elencate sono le principali che vale la pena conoscere. E’ però possibile anche effettuare il cambiamento del numero associato all’applicazione, oppure leggere le statistiche di utilizzo, o anche effettuare un backup completo delle conversazioni da caricare su un nuovo smartphone o sullo stesso dopo un ripristino.

La foto della Nasa che fa paura al Nord Italia

La foto della Nasa che fa paura al Nord Italia

La zona padana sotto una cappa di nanoparticelle


La Nasa ha fornito una foto scattata che mostra la pianura padana vista dall’alto e sotto una cappa di nanoparticelle. La foto è stata scattata da un satellite.
Ma cosa sono le nanoparticelle? Progetto Upupa monitora questo tipo di inquinante nell’area di Piacenza. Come mostra una sua elaborazione, si tratta di particelle ultrafini di particolato che fanno male alla salute, e che sono più piccole di un capello. Ancora più piccole delle famigerate polveri sottili.
Scrive il Corriere:
Le polveri ultrafini peggiorano ulteriormente la salute della pianura padana. A rivelarlo i risultati del progetto Upupa (Ultrafine Particles in Urban Piacenza Area) del Laboratorio Energia e ambiente Piacenza (Leap) – centro di ricerche del Politecnico di Milano – presentati il 22 gennaio e incentrati sul particolato delle polveri sottili. Tre anni di ricerca, sostenuti dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, per dimostrare la minaccia rappresentata da quelle componenti ultrafini (migliaia di nanoparticelle come, per esempio, solfato e nitrato di ammonio e tracce di metalli presenti nella massa delle polveri) che non solo attualmente non trovano posto in nessuna normativa, ma che proprio per la loro ridottissima dimensione (inferiore di cento volte a una particella di Pm10) sono estremamente pericolose per la salute umana. Peggiorando un quadro già di suo non certo piacevole.

Sola andata, un futuro da migranti. Garantisce il Pd

Sola andata, un futuro da migranti. Garantisce il Pd


Ne ha scritto la stampa italiana, ne hanno scritto il “Guardian” e “Le Monde”, ma noi che continuiamo a leggere restiamo ancora senza parole: il sindaco di Elmas, Valter Piscedda, paga il viaggio di sola andata ai giovani disoccupati che se ne vogliono andare. Sembra una barzelletta, invece è la realtà della classe politica sarda nel 2014. Eppure io me lo ricordo cosa scriveva Valter Piscedda, il sindaco di Elmas, nel suo sito istituzionale da candidato Pd alle elezioni regionali: «Il pensiero va anche ai più giovani: pensiamo a quei ragazzi che nonostante i loro studi non vedono prospettive. Questa situazione non è più sostenibile. Ecco perché ho deciso di candidarmi, è necessario invertire la rotta. Con Francesco Pigliaru presidente possiamo fare in modo che questa Sardegna riparta con rinnovata speranza». Quell’“invertire la rotta” suona oggi ironico, visto che la rotta suggerita da Valter Piscedda ai giovani di Elmas è quella che li porta fuori dalla Sardegna con un biglietto di sola andata e dita incrociate per un lieto futuro da emigrati.
Chi ha votato Francesco Pigliaru presidente e Valter Piscedda come suo consigliere regionale forse non aveva capito che la Sardegna che aspettava di Valter Piscedda con Renzi“ripartire con rinnovata speranza” lo avrebbe poi fatto con un bando che le regalava un viaggio di sola andata per emigrare. Il gesto del sindaco di Elmas significa solo una cosa: «Andatevene: qui non c’è speranza, non solo perché non c’è lavoro, ma anche perché chi vi governa, cioè io nel paese e la mia maggioranza in Regione, non ha la minima idea di come cambiare le vostre condizioni». Un atto di resa politica avvilente e offensivo, che fa venire voglia di chiedere a Valter Piscedda e al Partito Democratico sardo: ma se non avevi idea di come provare a risolvere il problema della disoccupazione, perché diamine ti sei candidato sindaco? Se la tua giunta non ha alcuna risposta da dare ai giovani disoccupati, perché diamine vi siete fatti eleggere al governo della Sardegna?
Se il tuo partito non sa come dare ai sardi risposte diverse da quelle dell’emigrazione, della militarizzazione e dei tagliai finanziamenti per la ripresa, perché avete promesso alle persone che avreste risolto la situazione? Se queste sono le vostre risposte, dimettetevi. Non siete stati eletti per mandare via i sardi dall’isola mentre i militari e gli imprenditori dalla trivella facile si preparano a sbarcarci con la benedizione del decreto “Sblocca Italia” voluto dal vostro governo. Queste le domande. Per le risposte, leggete cosa ha scritto Matteo Bellu Ticca sul sito di “Sardegna Possibile”. Sono troppe le cose che di questa giunta non tornano ed è tempo di cominciare a mostrare che qualcosa di diverso, a volerlo davvero, lo si sarebbe potuto fare.

lunedì 29 settembre 2014

Gros: scordatevi la ripresa, la Germania la impedirà

Gros: scordatevi la ripresa, la Germania la impedirà


Non crediate di riuscire a risollevarvi: l’austerità ha vinto e il dogma tedesco che l’ha imposta, condannando il resto d’Europa, non sarà mai intaccato. La “voce del padrone” è quella di un economista leader a Berlino, Daniel Gros, direttore del “Centre for European Policy Studies”: dal suo think-tank, centro studi di politica europea, Gros ammette di fatto che è un solo paese – la Germania – a dettare le sue regole a tutti gli altri partner della cosiddetta Unione Europea. Regole che affliggono il continente, e che non cambieranno: gli Stati come l’Italia continueranno ad avere amputazioni alla spesa pubblica, destinate a sabotare il sistema-paese trasformandolo in terra di profughi economici e di salariati a basso costo, secondo uno schema funzionale soltanto al “made in Germany”. Per Gros, lo scambio a distanza tra Renzi il guardiano dell’austerità europea, il finlandese Jyrki Katainen, segna la fine del dibattito sulla flessibilità nei conti pubblici perché «sancisce la definitiva incomunicabilità fra le due scuole di pensiero che si fronteggiano in Europa».
Non sarà mai sconfessata «la linea della Germania, di contrasto alla crisi del debito», prende nota il blog di Gad Lerner commentando l’intervista a Daniel Gros“Repubblica” concessa da Gros all’indomani del vertice dell’Ecofin e dell’Eurogruppo a Milano il 13 settembre, riunioni caratterizzate dal duello tra il premier italiano e Katainen, vicepresidente in pectore della Commissone Europea presieduta dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, nominato dalla Merkel. L’incontro di Milano sarà da ricordare, dice Gros, perchè «probabilmente rappresenta la fine delle speranze dell’Italia di ottenere questo sospirato allentamento da parte della Germania». La prova, secondo Daniel Gros, è la nuova manovra di bilancio approntata da Berlino: la grande coalizione tra Angela Merkel e i socialdemocratici dell’Spd ha ridotto gli investimenti pubblici per realizzare una finanziaria senza nuovi debiti, «un obiettivo condiviso praticamente da tutti i partiti tedeschi presenti al Bundestag, con l’eccezione della sinistra radicale», la Linke. Una manovra che «spegne le richieste di chi chiedeva a Berlino la maggior mobilitazione di risorse pubbliche al fine di stimolare la crescita nell’Eurozona».
«Da questa posizione di ortodosso rispetto del rigore la Germania non si muoverà», osserva Lerner, e secondo Daniel Gros la composizione della nuova Commissione Juncker evidenzia come non è possibile attendersi alcuna svolta. «I toni concilianti dell’Ecofin sono poco credibili, almeno quanto le rassicurazioni italiane», dice il tecnocrate tedesco. «Certo, la Germania non ammette neanche un intervento d’emergenza, ma l’Italia, come la Francia che forse preoccupa anche di più, non aiuta con i comportamenti la comprensione reciproca». L’Italia ha un debito pubblico al 136%? «Non so come faccia a poter spendere di più: potrebbe anche smetterla di chiedere aperture o flessibilità”». Quanto al  ricatto delle “riforme” neoliberiste, ispirate dal mercantilismo neoclassicista dell’export – massima competitività derivante dalla compressione salariale per tagliare i costi di produzione, sacrificando alla legge dell’export i consumi interni e il benessere sociale della nazione – per il dottor Gros si tratta di una speranza vana, perché il “no” della Germania non cambierebbe. «Non credo che la risposta di Berlino sarebbe diversa da quella di oggi. Il passato continuerebbe a pesare come un macigno. Per questo mi sembrano ipocriti tutti questi abbracci alla Spagna, un paese che ha il 25% di disoccupazione, solo per un paio di riforme fatte».

venerdì 26 settembre 2014

Il mondo produce beni, loro dollari. O così, o è guerra

Il mondo produce beni, loro dollari. O così, o è guerra


Nel 1974 Richard Nixon strinse un accordo con l’Arabia Saudita, che potremmo definire come la più grande truffa nellastoria degli Stati Uniti. In cambio di armi e di protezione, i sauditi avrebbero dovuto vendere il loro petrolio in dollari, che poi avrebbero dovuto di nuovo investire negli Stati Uniti. Si trattava di una questione di vita o di morte per il dollaro, in quel momento. Nixon aveva chiuso la finestra del sistema aureo tre anni prima, e ne era seguita una massiccia svalutazione del dollaro. Garantirsi che tutte le merci che venivano scambiate nel mondo e che sarebbero state commerciate in dollari, pagate in dollari, era l’unico sistema in grado di poter veramente puntellare il valore della valuta. Guardando indietro, fu una mossa strategica estremamente brillante. Il resto dell’Opec seguì lo stesso sistema e questo fu l’affare che ha determinato la supremazia finanziaria, politica e militare degli Stati Uniti per decenni. Erano nati i petrodollari.
Oggi, il petrolio resta il bene largamente più commercializzato in tutto il mondo. E dato che tutte le nazioni acquistano o vendono petrolio, questo Il presidente Obamasignifica che ogni nazione deve possedere dei dollari. Però, per comodità, le banche estere, i governi e lebanche centrali, anziché starsene sedute a controllare montagne di banconote, hanno preferito comprare dei buoni del Tesoro Usa, cioè hanno comprato un pezzetto del debito degli Stati Uniti. Ma questo significa anche che il governo degli Stati Uniti ha una scorta quasi illimitata di stranieri che vogliono impegnarsi e comprare i suoi dollari, i suoi debiti e il suo deficit. Tutto il resto del mondo deve faticare per produrre qualcosa: lavorano nei campi, fabbricano prodotti industriali, estraggono petrolio o gas dal terreno. Gli Stati Uniti, invece dal canto loro, stampano dollari. E poi usano questa carta per scambiarla con la roba che gli stranieri hanno prodotto e per la quale hanno dovuto lavorare veramente.
E’ una truffa incredibile. Si sarebbe tentati di pensare che il governo degli Stati Uniti dovrebbe essere grato, e dovrebbe inviare almeno un cesto di frutta a tutti i paesi stranieri del mondo, trattandoli come amici a cui dare sempre il benvenuto. Ma non è questo, quello che fanno. In modo arrogante, il governo degli Stati Uniti dà ordini a tutte le banche del mondo che devono far riferimento all’Irs, buttano le bombe, mandano i droni e invadono paesi stranieri. Spiano sia i loro nemici che gli alleati, congelano i beni gestiti fuori dal sistema bancario Usa e multano lebanche straniere che si permettono di fare affari con paesi “non graditi”. E’ una cosa incredibilmente stupida, è un comportamento che praticamente implora gli stranieri di abbandonare il Simon Blacksistema del dollaro e degli Stati Uniti. E questo sta cominciando ad accadere, proprio davanti ai nostri occhi.
Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere disposti ad andare in guerra pur di sostenere questo sistema basato sui petrodollari (Saddam Hussein ebbe il sostegno delle Nazioni Unite nei primi anni 2000 per vendere il suo petrolio in euro, ma poco dopo…  se n’era andato). Quindi il fatto che in questo momento si cominci a intravedere un certo rilassamento della situazione è molto preoccupante, particolarmente se si considera che il campo di battaglia è già pronto in Ucraina.

Aloe contro Tumori e malattie

Aloe contro Tumori e malattie: Diffusa la ricetta del gel miracoloso da fare a casa senza costi


aloe vera

L’Aloe Vera aiuta a migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di tumore e sempre più viene consigliata dagli stessi oncologi nella terapia di sostegno agli ammalati di cancro, in chemioterapia, perché ne riduce gli effetti collaterali.
La foglia succosa dell’aloe è una specie di dispensa che racchiude tutto quello che serve alla pianta per sopravvivere in climi estremi dove l’acqua e i nutrienti essenziali alla vita scarseggiano. Questo aiuta a capire perché il gel di aloe è tanto ricco di sostanze preziose che:
1) hanno un effetto calmante e rinfrescante sui tessuti infiammati (riducendo il dolore);
2) favoriscono la cicatrizzazione dei tessuti aumentando la sintesi del collagene e la riproduzione cellulare;
3) stimolano il sistema immunitario.
Quest’ultimo è un effetto decisivo perché le difese immunitarie giocano un ruolo fondamentale nella lotta contro i tumori, le malattie autoimmuni ed i problemi intestinali.
Ecco la ricetta “facile facile” di Padre Romano Zago per preparare in casa (risparmiando un bel gruzzolo di euro) questo prezioso succo:

INGREDIENTI
Aloe foglie (prelevate da una pianta di almeno 4 anni) 350g
Miele 500 g
Cognac (o brandy) un bicchierino (circa 50 cc)

PREPARAZIONE In una stanza con poca luce, pulite le foglie con un panno umido, rimuovetene i margini laterali spinosi con un coltello e grattate via, con un coltello o con un pela-patate, il primo ed il secondo strato, cercando di lasciare integro il “filetto” centrale (parenchima), ricco di gel.
Tagliate a pezzi le foglie e ponetele in un frullatore insieme al miele ed al cognac.
Frullate e conservate il gel ottenuto in una bottiglia di vetro oscuro. 
Conservate in frigorifero e consumate la preparazione in un periodo massimo di 15 giorni
DOSAGGI
Uso interno: 3 – 6 Cucchiai di succo diluito in acqua o puro, possibilmente lontano o prima dei pasti.

INDICAZIONI
Per uso interno, il succo di aloe è utilissimo per chi disturbi digestivi (gastrite, reflusso gastro- esofageo, stitichezza ) – infezioni batteriche, virali fungine – artrite – epatite – diabete- problemi della pelle – tumori- condizioni di immunodeficienza (Sindrome da fatica cronica, Candidosi sistemica, infezione da HIV), acne, herpes simplex, piede d’atleta, verruche, condilomi vaginali, infezioni delle vie respiratorie ( bronchite cronica e asma).
Per uso esterno, il gel di aloe è un ottimo per : ferite e scottature- eritemi solari, orticarie ed escoriazioni, lesioni da radiazioni ( radioterapia) e malattie della pelle (acne, psoriasi, micosi, herpes, verruche)- vaginiti, prurito anale, ulcere delle gambe.
Problematiche odontoiatriche: gengivite, afte, ascessi.
Applicate sulla pelle il puro gel, 2-3 volte al giorno

giovedì 25 settembre 2014

Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?

Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
La scoperta di un team di ricerca dell'università di Stanford: create in laboratorio proteine "evolute" che possono fermare le metastasi. Come? In pratica, impedendo alle cellule tumorali di staccarsi dai "siti" originali


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La notizia è di quelle che potrebbero davvero cambiare il mondo. Un team di ricercatori dell'università di Stanford ha creato in laboratorio delle "proteine evolute" che potrebbero fermare la diffusione del cancro. Con questa terapia, ancora alla fase sperimentale, sono già state bloccate le metastasi del cancro al seno e alle ovaie nei topi usati come cavie. Da qui la speranza: (non tanto) presto la devastante chemioterapia potrebbe essere solo un ricordo.
Tralasciamo i termini troppo tecnici e proviamo a spiegarvi come funziona questa "scoperta". I ricercatori di Stanford hannosviluppato una proteina che sconvolge letteralmente il processo che induce le cellule a staccarsi dai "siti" tumorali originali e iniziare il loro mortale viaggio attraverso il flusso sanguigno. Così si eviterebbe l'aggressione da parte di queste cellule in altre parti del corpo. 
"La maggior parte dei pazienti che perdono la vita, non muoiono a causa del 'cancro originale', bensì a causa di forme metastatiche della malattia", ha spiegato Jennifer Cochran, professore associato di bioingegneria dell'università. 
Un documento che descrive la ricerca è stato pubblicato on-line il 21 settembre su Nature Chemical Biology. CJennifer Cochran and Amato Giaccia, professori di oncologia di radiazione, condividono la "paternità" di questo studio, il cui autore principale è Mihalis Kariolis, un loro ex studente, che oggi sta facendo un dottorato nel laboratorio di Giaccia. 
"Oggi i medici cercano di rallentare o fermare le metastasi con la chemioterapia, ma questi trattamenti sono purtroppo non molto efficaci e hanno gravi effetti collaterali" hanno spiegato dal team. Da qui la necessità di fermare le metastasi "senza effetti collaterali". Come? Impedendo a due proteine, chiamate Axl e Gas6, di interagire per avviare la diffusione del cancro.
Le proteina Axl, infatti, sono come delle setole che agiscono sulla superficie delle cellule tumorali grazie ai segnali biochimici che arrivano dalle proteine Gas 6. Quando le proteine Gas6 si collegano con le Axl, alle cellule tumorali arriva il segnale ti abbandonaer il sito del tumore originale.
Per fermare questo processo, Cochran ha creato una versione "innocua" di proteina Axlche agisce come un'esca: questa si attaccherebbe alle proteine ​​Gas6 nel sangue impedendo loro di collegarsi. 
"Questa è una terapia molto promettente che sembra essere efficace e non tossica negli esperimenti preclinici," ha detto Giaccia. "Si potrebbe aprire un nuovo approccio al trattamento del cancro".  Ora "ci attendono anni di lavoro per determinare se questa terapia proteica potrà essere usata per il trattamento del cancro negli esseri umani". 
L'iter sarà lungo e complicato: si dovrà prima aumentare la produzione del decoy Axl per generare materiale puro per i test clinici. Quindi i ricercatori dovranno eseguire test su altri animali al fine di ottenere l'approvazione per condurre la sperimentazione umana. "Sono passi costosi e che richiedono finanziamenti e tempo". Ma la speranza c'è: "Questi primi, promettenti risultati suggeriscono che l'approccio di Stanford potrebbe diventare un modo non tossico per combattere il cancro metastatico".  Parola di Glenn Dranoff, professore di medicina all'Harvard Medical School e "capo-ricercatore" presso il Cancer Institute Dana-Farber.

LA MAMMA DI RENZI E’ INDAGATA PER LA BANCAROTTA DELLA “EX” SOCIETA’ DI FAMIGLIA!

LA MAMMA DI RENZI E’ INDAGATA PER LA BANCAROTTA DELLA “EX” SOCIETA’ DI FAMIGLIA! 


CHI HA SPOGLIATO LA CHIL? – L’INCHIESTA SULLA BANCAROTTA DELLA EX SOCIETÀ DI FAMIGLIA SI ALLARGA ANCHE ALLA MADRE DI RENZI, CHE NE ERA SOCIO DI MAGGIORANZA
La Chil promozioni era divisa tra la madre e le sorelle del premier, finché non hanno venduto le loro quote al padre Tiziano, che a sua volta cede alla moglie il ramo principale della ditta. Il resto viene venduto, e fallirà poco dopo. I pm vogliono capire quanto sapessero le donne Renzi delle reali condizioni della Chil…
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Sara Menafra per “Il Messaggero
 Non è un’indagine ad orologeria, ha detto e ripetuto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. E, infatti, i tempi dell’inchiesta che vede iscritto il padre del premier, Tiziano Renzi, sono stati quelli di una ”normale” verifica per una sospetta bancarotta fraudolenta, compreso il fatto che la notizia è saltata fuori solo quando l’indagato ha ricevuto l’avviso di proroga delle indagini. Il che non vuol dire, però, che la procura ligure non abbia intenzione di fare tutte le verifiche del caso.
E una delle direttrici che il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il pm Marco Airoldi intendono seguire è il ruolo che nell’affare della spoliazione della piccola azienda Chil potrebbero aver avuto Laura Bovoli, madre del premier, e le due sorelle Matilde e Benedetta Renzi. E non solo perché in quanto membri della famiglia potevano conoscere le intenzioni di babbo Tiziano e l’effettivo stato di salute della Chil Post che tre anni dopo la vendita ha fatto bancarotta con debiti che arrivano a circa un milione e trecentomila euro.
IL PASSAGGIO
Anche se, il 2 agosto del 2007, fondano la nuova società Eventi 6, fino a metà 2009, quindi un anno prima della vendita, Laura Bovoli e le due figliole possiedono la totalità del capitale sociale della Chil Post. Mamma Laura è socio di maggioranza con 30.200 euro in tutto. Nella seconda parte dell’anno, le tre vendono tutte le loro quote a babbo Tiziano che l’8 ottobre deciderà di cedere il ramo principale della ditta, la Chil Promozioni, proprio alla moglie.
Di lì a sei giorni, il 14 ottobre 2010, c’è il passaggio di consegne incriminato: per soli 2000 euro Renzi passa quel che resta della Chil a Gian Franco Massone, anche se a gestire l’affare sarebbe stato il figlio di quest’ultimo, Mariano Massone (il padre non è indagato sebbene la sua firma risulti sul contratto) e amministratore delegato diventa Antonio Gabelli, anche lui indagato.
LE VERIFICHE
Cosa sapessero dello stato di salute della Chil Post quando inizia questa operazione Laura Bovoli e le due figlie, è uno dei punti che la procura intende chiarire e su cui la Guardia di finanza è stata delegata a fare accertamenti. L’altro punto essenziale per l’inchiesta genovese è ricostruire quando sia stato generato il debito da un milione e mezzo che ha condotto la Chil Post ad una veloce bancarotta.
Si sa che il mutuo della Banca di credito cooperativo di Pontassieve è precedente alla vendita ed era stato intestato a mamma Laura dall’ istituto di credito che vedeva tra i soci un fedelissimo dell’attuale premier, Matteo Spanò (che oggi presiede la stessa banca).
Ma anche molti creditori iscritti al passivo, spiegano di aver lavorato per la Chil solo fino al 2010 e che gli anni successivi li hanno passati a inseguire i nuovi amministratori, pur sapendo che la sede che avevano scelto a Genova non ha mai ospitato alcunché. E’ il caso della Genova Press che aveva affittato a Tiziano Renzi un piccolo locale commerciale per poi ritrovarlo spoglio persino dell’arredamento interno: «La sede era in pessime condizioni, erano state portate via persino le pareti mobili», spiega l’avvocato Ernesto Rognoni. Al momento della vendita, però, almeno formalmente la Chil Post aveva un valore di produzione da 4,5 milioni di euro e un capitale sociale di 60.400.
Due giorni fa, Tiziano Renzi ha scelto il suo legale. E’ Federico Bagattini, avvocato che ha già seguito il premier Matteo in un paio di occasioni. «E’ vero lo difendo, ma al momento non ho nulla da dire», spiega. E’ possibile però che presto babbo Tiziano scelga di dare la sua versione dei fatti in procura.

De Bortoli un suicidio le sanzioni alla Russia

De Bortoli  un suicidio le sanzioni alla Russia


«Renzi è la rovina dell’Italia», avrebbe confidato tempo fa Ferruccio De Bortoli ad alcuni amici. Notizia filtrata suimedia, poi indirettamente confortata dall’annuncio di Rcs: il direttore lascerà il “Corriere della Sera” nell’aprile 2015. Per fare politica? Lo ipotizza Gianni Gambarotta su “Formiche.net”, all’indomani dell’esplosivo editoriale di De Bortoli contro Renzi, dipinto come chiacchierone inconcludente, con in tasca l’accordo segreto con Berlusconi, il Patto del Nazareno, che “puzza di massoneria”. «È un passaggio molto intrigante e non è caduto per caso», dichiara Giancarlo Galli, saggista economico e editorialista di “Avvenire”, nonché autore di inchieste e libri che hanno messo in luce trame, ambizioni, rivalità e faide del ceto dirigente italiano. «La Toscana è una terra di forte e radicata tradizione massonica, così come gli Stati Uniti cui Renzi è frequentemente accostato». Ecco il punto: obbedendo a Obama nell’offensiva contro la Russia, Renzi sta gettando nel panico l’agonizzante imprenditoria italiana, che conta proprio sui mercati dell’Est. Pessimo affare, la “guerra” contro Putin. Avvertimento: il premier prenda nota, o sarà presto “scaricato”.
«Renzi non mi convince», scrive De Bortoli sul “Corriere” il 24 settembre. «Se vorrà veramente “cambiare verso” a questo paese dovrà guardarsi dal Ferruccio De Bortolipiù temibile dei suoi nemici: se stesso». Ha «una personalità egocentrica», che è «irrinunciabile per un leader» ma nel suo caso è «ipertrofica». Fatto «non irrilevante», visto che Renzi è «un uomo solo al comando del paese (e del principale partito), senza veri rivali». Vuol fare tutto da solo, e la sua squadra di governo «è in qualche caso di una debolezza disarmante»: il sospetto è che alcuni ministri «siano stati scelti per non far ombra al premier». In troppi casi «la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier», e additrittura «a prevalere è la toscanità», non il valore. La competenza? «Un criterio secondario». L’esperienza? «Un intralcio, non una necessità». L’irruenza può scuotere la “palude”, ma «non sempre è preferibile alla saggezza negoziale». Inoltre, «la muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan». Ovvero: «Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto».
Se Renzi è un oratore travolgente, «il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa». Il marketing della politica? «Se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso». E inEuropa, «meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti». Attenzione: «Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere». E qui sorge quello che De Bortoli definisce l’interrogativo più spinoso: «Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015». Quindi «sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti, liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria». Ultimo consiglio al premier: «Quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi Troika), e tantomeno quella bianca».
Il durissimo attacco di De Bortoli costituisce il punto culminante di un crescendo di critiche taglienti portate avanti dalle firme di punta di Via Solferino, scrive Edoardo Petti su “Formiche.net”. Prima Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sulla strategia economica del premier, poi i corsivi di Antonio Polito, Ernesto Galli della Loggia e Pierluigi Battista. Ora, l’intervento a gamba tesa del direttore. Per Giancarlo Galli, l’asprezza di De Bortoli riflette «lo stato d’animo di un mondo imprenditoriale lombardo e italiano che, tranne l’eccezione della Fiat ormai pienamente americana, è preoccupato per l’eccessivo filo-americanismo del premier». Le sanzioni contro la Russia? «Quella è la punta dell’iceberg», sostiene Galli. «La classe economica del nostro paese ritiene che gli sbocchi privilegiati delle attività commerciali italiane siano i mercati orientali, Russi e asiatici in primo luogo. E per questo motivo ha giudicato malissimo la politica muscolare perseguita dal presidente del Consiglio verso Mosca, da cui importiamo energia e soprattutto gas metano. Comparto fondamentale, in cui gli Usa si apprestano a far concorrenza alla Russia attraverso la ricerca e raffinazione dello “shale gas”». In più, aggiunge Galli, gli industriali italiani guardano con timoreGiancarlo Galliall’offensiva del premier contro l’articolo 18 e i sindacati: «Potrebbe creare una fase di turbolenza negli ambienti di lavoro, ed è l’ultima cosa di cui gli imprenditori hanno bisogno».
Di fatto, scrive Gianni Gambarotta, Renzi e il suo modo di far politica sono stati demoliti: col suo editoriale, De Bortoli ha tagliato i ponti col palazzo che oggi conta. Dunque si dimostrano infondate «le voci che puntasse, dopo l’uscita da via Solferino nell’aprile prossimo, a una presidenza Rai». De Bortoli «non si prende nemmeno il disturbo di accennare, nel suo tacitiano articolo, al centro di potere che ruota attorno ai suoi editori». Ormai «gioca una sua partita di direttore di quotidiano libero da ogni vincolo». Ma che cosa ha in mente per il futuro? «Un futuro che si immagina ancora lungo e intenso, dato che Fdb ha solo 60 anni, e in 40 di brillante carriera ha dimostrato di essere un eccellente professionista e di amare molto illavoro». Gambarotta ricorda che di De Bortoli si parlò come possibile sindaco di Milano dopo Gabriele Albertini. Non se ne fece nulla, «però quella mezza idea di tanti anni fa potrebbe essere ripescata dal cassetto, e magari non solo a livello locale», conclude Gambarotta. «La politica italiana di oggi è un immenso nulla nel quale rimbombano i bla-bla-bla di Renzi. In questo vuoto una personalità come de Bortoli sarebbe un gigante».


mercoledì 24 settembre 2014

Il golpe dei mille giorni, Renzi continua a prenderci in giro

Il golpe dei mille giorni, Renzi continua a prenderci in giro


In una situazione di emergenza nazionale in cui sia indispensabile compiere determinate mosse, è legittimato un governo emergenziale transitorio, privo di mandato popolare, che si insedii per fare immediatamente quelle poche cose necessarie, diciamo in cento giorni, e poi si vada alle elezioni, per passare dalla legittimazione emergenziale a quella democratica, che è quella normale. Un governo così non è più legittimo, ma commette un colpo di Stato, se non fa quelle cose ma converte il proprio termine da cento giorni a mille giorni oltre quelli che è già stato in carica, cioè se si converte da governo transitorio in governo di legislatura e medio termine, come se avesse avuto il mandato popolare. Ancor più ciò è vero se quel governo è il terzo governo emergenziale di fila senza mandato popolare. Aggiungiamo che questo governo emergenziale e non eletto è anche il terzo governo di fila che persegue certe determinate politiche economiche e sotto cui i fondamentali dell’economia stanno peggiorando, assieme alle prospettive economiche.
Aggiungiamo ancora che tutti questi governi sono stati nominati e sostenuti specificamente nelle loro politiche economiche dal medesimo Capo dello Napolitano e RenziStato, sia pure su indicazioni o direttive straniere; onde qualora anche questo governo dovesse fallire e andarsene, quel medesimo Capo di Stato dovrebbe andarsene insieme ad esso, perdendo la faccia. Perciò è da temersi che farà di tutto per difenderlo nonostante i suoi insuccessi e la sempre più chiara illegittimità politica del suo premier. Renzi o chi per lui ha impostato la sua politica su due tempi: nel primo tempo, fino alle elezioni europee, l’obiettivo era raccogliere quanto più consenso popolare possibile suscitando aspettative a brevissimo termine; per poi usare, nel secondo tempo, questo consenso così ottenuto come legittimazione per restare a lungo al potere pur avendo tradito quelle aspettative.
Così abbiamo avuto, nel primo tempo: a) la promessa di una grande riforma al mese – poi irrealizzata; b) la promessa di cambiare le regole dell’Ue soprattutto in punto di vincoli di bilancio – poi tradita con la piena adesione al rigoremerkeliano e alla linea di Monti; c) l’attrazione di voti con la mancia degli 80 euro, che ora si scopre finanziata con prelievi da altre parti; d) la promessa di estensione a tutti di questa mancia, che ora Renzi ammette irrealizzabile; e) la promessa di rottamare i vecchi e di adottare le primarie come metodo per le elezioni degli enti territoriali – nettamente tradita con le nomine e conferme di uomini di apparato, senza primarie, ma con logica “ripartitoria”, soprattutto in Toscana; f) l’immagine vincente di attivismo, forza, sicurezza di sé, velocità – che ora si scoprono come modi per svolazzare intorno ai problemi, dando l’impressione di averli in pugno tutti ma senza affrontarne e trattarne realmente alcuno: l’unica possibilità per un Marco Della Lunainetto; g) la promessa di dimettersi se non avesse mantenuto le suddette promesse.
Tutte queste ingannevoli promesse hanno nondimeno prodotto un raccolto di voti europei per il Pd, grazie a cui oggi Renzi può dire: è andata come è andata, i tempi si allungano, ma comunque io ho avuto il 41% dei consensi, quindi sono legittimato a governare; passiamo al passo dopo passo, ci prendiamo (ulteriori) mille giorni da oggi, realizzeremo il programma, giudicateci dopo. E questo si chiama barare. Quanti voti avresti preso, Renzi, se la gente avesse saputo che avresti tradito tutte le promesse in base alle quali ti votava? E poi: i voti per il Parlamento Europeo, come fai a convertirli in voti politici nazionali? E anche: che maggioranza avresti ora, e avresti avuto ieri in Senato, se Berlusconi non avesse il guinzaglio elettrico dei suoi processi e dell’affidamento in prova al servizio sociale, se cioè fosse politicamente libero? E’ grazie a questi fattori a dir poco anomali, a dir poco incostituzionali, che resti ancora sulla poltrona e che sei riuscito a mettere le mani sulla Costituzione, cincischiando con riforme sterili, mentre l’economia si sfascia sempre di più.