venerdì 30 marzo 2012

Benetton: Gilberto in Unicredit


Benetton: Gilberto in Unicredit

Presidente di Edizione e Autogrill

30 marzo, 16:17
Benetton: Gilberto in Unicredit(ANSA) - MILANO, 30 MAR - Visita in mattinata in Unicredit di Gilberto Benetton, presidente di Edizione e Autogrill. Oggi si chiude l'opa di Edizione su Benetton a 4,6 euro. Benetton e' entrato in Piazza Cordusio intorno alle 11.

Anonymous, non vogliamo oscurare il web


Anonymous, non vogliamo oscurare il web

Gruppo hacktivisti smentisce operazione OpGlobalBlackout

30 marzo, 15:57
(ANSA) - ROMA, 30 MAR - Anonymous smentisce via Twitter la propria intenzione di oscurare domani il web, e cerca di mettere freno alle notizie circolate in questi giorni sul lancio dell'operazione OpGlobalBlackout domani 31 marzo.

"Per la miliardesima volta, Anonymous non oscurera' internet il 31 marzo", scrive uno degli account ufficiali del gruppo precisando che non esiste nessuna operazione in merito: "Perche' dovremmo oscurare la nostra sfera d'azione? Veramente, come ci aiuterebbe questa cosa?". (ANSA).

Benzina da anidride carbonica grazie ai batteri


Benzina da anidride carbonica grazie ai batteri

I ricercatori li hanno modificati geneticamente per ottenere sostanze utilizzabili come carburante

30 marzo, 12:13
Benzina da anidride carbonica grazie ai batteri
Benzina da anidride carbonica grazie ai batteri
Benzina da anidride carbonica grazie ai batteri
ROMA - Una specie di versione moderna della pietra filosofale che invece di mutare il ferro in oro trasforma l'anidride carbonica in benzina, grazie a batteri ingegnerizzati e un po' di elettricità, è stata realizzata dai ricercatori dell'università della California. I batteri scelti sono del genere Ralstonia eutropha, già conosciuti per la loro capacità di utilizzare idrogeno e sostanze organiche come fonte di energia.
I ricercatori li hanno modificati geneticamente, facendo in modo che i sottoprodotti del loro metabolismo siano isobutanolo e metil butanolo, due alcol complessi che possono essere usati nei motori a scoppio come carburante.
Una volta messi in una soluzione con CO2 e elettricità, i microrganismi si sono dimostrati in grado di trasformare l'anidride carbonica in quantità elevate di questi prodotti: "Il sistema è stato studiato per essere accoppiato alle fonti di energia rinnovabili, eolico e fotovoltaico, che nei momenti di picco hanno una produzione maggiore rispetto al fabbisogno - spiegano gli autori - L'energia in eccesso può essere quindi conservata sotto forma di questi carburanti".

Gli Usa pronti a un nuovo "attacco" all’Europa?


 Gli Usa pronti a un nuovo "attacco" all’Europa

venerdì 30 marzo 2012
Alla vigilia dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di oggi, dai mercati maggiormente sotto osservazione - leggi Spagna e Italia - arrivavano formalmente buone notizie. Al netto dello sciopero generale che ieri ha paralizzato il Paese, il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, ha ribadito in maniera netta che «la Spagna non ha alcun bisogno di aiuti europei e di programmi finanziati dal fondo salva-Stati Esm. Le voci al riguardo sono infondate».
La seconda è arrivata proprio dall’Italia, visto che mercoledì il Tesoro ha collocato Bot a 6 mesi per 8,5 miliardi, il massimo importo previsto, con rendimenti in calo ai minimi da settembre 2010 e un aumento della domanda, mentre ieri, addirittura, ha piazzato 8 miliardi di titoli di Stato nella cosiddetta parte alta della “forchetta”, compresa fra 6 e 8,25 miliardi e con tassi in calo, pur senza replicare la performance di gennaio e febbraio. Ieri il Tesoro ha venduto l’intero ammontare massimo - 2,5 miliardi di euro - della quinta tranche del Btp quinquennale maggio 2017, con rendimento in calo di appena un centesimo al 4,18% dal 4,19% di fine febbraio, ma il rapporto fra domanda e offerta è migliorato, a 1,647 da 1,412. Pieno di offerta anche per il decennale: la terza tranche del settembre 2022 è andata agli investitori per 3,25 miliardi, ammontare massimo programmato dal Tesoro, e tasso in calo al 5,24% dal 5,50% di fine febbraio, segnando un nuovo minimo dallo scorso agosto.
Perché, quindi, nonostante questo, gli spread sia italiano che spagnolo nei confronti del Bund decennale sono saliti ancora, con rendimenti sopra il 5% per entrambi i titoli di Stato e con il nostro differenziale che subito dopo l’asta ha cominciato a impennarsi fino a toccare di nuovo 340 punti base? Il perché è presto detto. Da un lato, infatti, la Bce ieri ha confermato che le banche italiane e spagnole hanno continuato gli acquisti di bond a febbraio, mettendo in circolo parte del denaro ottenuto con le due maxi-aste di finanziamento a tre anni. Secondo quanto reso noto dall’Eurotower, il mese scorso gli istituti italiani hanno acquistato titoli di Stato del debito pubblico europeo per la cifra record di 23 miliardi di euro, portando il totale a 301,6 miliardi. Nello stesso periodo, in Spagna l’acquisto di bond è stato pari a 15,7 miliardi, in leggero calo rispetto ai 23 miliardi di gennaio, per un totale di 245,8 miliardi di euro.
Insomma, le aste vanno bene ma solo sotto le scadenze dei tre anni e, soprattutto, la tendenza è quella di una giapponesizzazione del nostro debito, ovvero dipendente in toto dalle banche del Bel Paese (lo stesso vale per la Spagna), le quali a loro volta dipendono grandemente dalla Bce. Sarà per questo che, con tempismo tipicamente anglosassone, il capo economista del gigante bancario americano Citi, Willem Buiter, ha reso noto che la Spagna rischia di essere il quarto paese dell’area euro ad aver bisogno di aiuti, a causa dei dubbi che gravano sul conseguimento degli obiettivi di risanamento dei conti pubblici. E indirettamente, l’economista si è spinto a evocare il rischio di una ristrutturazione del debito spagnolo: «Può essere evitata, ma richiederebbe delle misure radicali a livello di risanamento e riforme. La Spagna dovrà probabilmente entrare in un programma tipo-troika quest’anno, come condizione per ottenere maggiore sostegno della Bce ai titoli di Stato o ai suoi gruppi bancari».
E se la Germania sembra non capire la gravità della situazione, con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, tornato ad attaccare le massicce iniezioni di liquidità della Bce che «non basteranno a comprare una soluzione duratura della crisi» (concetto vero, ma espresso con timing errato), chi sembra fiutare odore di accerchiamento e di replica dell’attacco contro Italia e Spagna dello scorso luglio è proprio Mario Monti, protagonista a Tokyo di una staffilata molto risentita verso Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone: «Uno si chiede come mai i disavanzi europei creano turbamenti nei mercati e quelli degli Stati Uniti, giapponese o inglese non hanno queste conseguenze. Credo che dipenda molto dal fatto che nell’Eurozona è diventata regola di vita, come deve essere in un condominio, che si rispettino determinati paletti e norme. E quando vengono violate c’è molta notizia e tensione nella politica finanziaria».
Insomma, una risposta che non lascia troppi margini di interpretazione rispetto alla natura di certi allarmi e report, ultimo dei quali ieri ha messo in diretta comparazione il nuovo debito emesso da Italia e Spagna dallo scorso novembre a oggi, sottolineandone le criticità (operazione che certo non giova allo spread). La scadenza media del nostro debito è agosto 2014, mentre quella spagnola è luglio 2015, un anno pieno di respiro in più e mentre solo il 49% del nuovo debito emesso da Madrid è coperto dai tre anni del prestito Bce, il dato italiano sale addirittura al 77%. Di più, Madrid ha soltanto il 32% di debito con scadenza a un anno o inferiore, contro il 56% italiano.
Apparentemente la Spagna starebbe meglio dell’Italia, quindi. Ma se il nostro Paese da novembre a oggi ha emesso già 156 miliardi di euro di debito, meno del 10% del debito pubblico totale, Madrid è quasi a quota 100 miliardi, ovvero il 14% del totale: insomma, Madrid ha emesso di più e, temono nella City, verso istituzioni peggiori da un punto di vista di prospettiva del credito, quindi dando vita a una traiettoria del debito preoccupante. Una cosa è certa, noi e Madrid siamo di nuovo nel mirino. E che Oltreoceano si cominciano ad affilare le armi, stante l’inazione politica europea a fronte di debiti mostruosi e interdipendenza tra titoli sovrani e sistema bancario, lo conferma lo studio che circola da qualche giorno nelle sale trading e che mette una dopo l’altra le reali voci di debito della Germania.
Prodotto interno lordo 3,2 miliardi di euro, debito sovrano ufficiale 2,618 miliardi di euro, percentuale di liabilities in capo all’Unione europea 27%, percentuale di liabilities in capo alla Bce 18,94%, percentuale tedesca dei 4 triliardi di debito della Bce pari a 757,6 miliardi, costo annuale per la Germania in capo al budget dell’Ue 46,36 miliardi, garanzie della Germania per i Fondi di stabilizzazione 280,6 miliardi, garanzie della Germania per il Fondo di assistenza macro finanziaria 211,14 miliardi, liabilities tedesche sul programma Target 2 pari a 656 miliardi, garanzie tedesche per il debito dell’Eib 157,29 miliardi e garanzie sovrane per la Kfw 588 miliardi, per un totale di debito sovrano e garanzie di 5,315 triliardi di euro.
Quindi, al netto di una ratio debito/Pil ufficiale dell’81,8%, quella reale della Germania è del 139,8%. Urgono risposte chiare e nette per abbattere gli stock allucinanti del debito europeo, visto che le aste Ltro della Bce hanno soltanto aggravato la situazione e decidere subito di intervenire sia in Portogallo che in Spagna per puntellare i conti: attenzione, il rischio che una banca europea, di grosse dimensioni, non veda l’estate, non è più così peregrino. Dopodiché, tutto potrà essere.

Agcom, La Stampa pubblica una bozza del provvedimento sulla tutela del diritto d'autore


Agcom, La Stampa pubblica una bozza del provvedimento sulla tutela del diritto d'autore

Agcom, La Stampa pubblica una bozza del provvedimento sulla tutela del diritto d'autore
© Mauro Scrobogna /LaPresse
L'esecutivo di Mario Monti avrebbe intenzione di conferire all'Autorità Garante delle Comunicazioni carta bianca sulla rimozione di siti e contenuti considerati illegittimi.
L' Agcom avrà in sostanza il potere di oscurare interi portali o rimuovere contenuti specifici che vìolino il diritto d'autore senza chiedere l'intervento di un giudice.
È questo il contenuto di una bozza del provvedimentopubblicato da Anna Masera sulle pagine de La Stampa e relativa alla posizione del Governo in merito al discusso regolamento del garante delle Comunicazioni sul rispetto della paternità dei contenuti in Rete.
Il testo ha immediatamente scatenato il dibattito circa l'orientamento intrapreso, poiché sembra ormai chiaro che l'eventuale approvazione del testo non solo andrebbe ad accelerare un preciso percorso senza nemmeno consentire il necessario dibattito parlamentare, ma sopratutto perché porterebbe in Italia provvedimento molto simile alla contestatissima Hadopi francese. 
Marco Scialdone, responsabile del team legale di AgoràDigitale, ha così commentatoquesta interpretazione della bozza:
"Si tratta di un vero e proprio capolavoro di pressappochismo giuridico che corre il rischio di vanificare le competenze dell'altre autorità di garanzia, da quella della Concorrenza e del Mercato, a quella per la tutela dei dati personali. Non possiamo e non vogliamo credere che un Governo tecnico possa adottare una disposizione del genere. Chiediamo a Monti di invertire la rotta e di uscire dalla logica emergenziale che ancora una volta la lobby dell'industria dell'intrattenimento vorrebbe imporre al Paese"
Nel documento infatti si legge che:
"Nei casi di particolare gravità o di reiterazione delle condotte illecite, l'Autorità inoltredispone la disabilitazione dell’accesso al servizio o, solo se possibile, ai contenuti resi accessibili in violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633"
Come spiega Guido Scorza su Punto informatico:
"Con il Provvedimento in questione il Governo affiderebbe - il condizionale è conseguenza del carattere non ufficiale del documento pubblicato sulle pagine de La Stampa e del silenzio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni il compito di vigilare sul rispetto della disciplina in materia di diritto d'autore online, di risolvere le relative controversie e, come se non bastasse, di dettare le regole che governeranno i procedimenti relativi alla rimozione dei contenuti pubblicati in violazione del diritto d'autore online.
Un'Autorità una e trina, dunque. Un'Autorità che - caso più unico che raro in un paese democratico - è tenutaria, in relazione ad una materia tanto rilevante come la circolazione dell'informazione e del sapere nello spazio pubblico telematico, dei tre poteri dello Stato: quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario"
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, in un'intervista a La Stampa, ha cercato di fare chiarezza e ha smentito le voci circolate subito dopo la pubblicazione del testo:
"Garantisco che la norma non è affatto censoria, non ha niente a che vedere con l’Hadopi francese, non prevede mai in alcuna maniera la disabilitazione né la disconnessione degli utenti, ma solo la rimozione dei contenuti illegali. Cioè non siano accessibili i siti che li ospitano, se non li tolgono entro un tempo ragionevole"
e ha precisato che in realtà, quella non è l'unica bozza del provvedimento:
"Ci sono decine di bozze. Alcune contengono anche qualcosa di vero, cioè di simile a quello che c’è scritto nella mia. Sono ipotesi di studio, nel mio pc ne ho altre tre o quattro, ma quello che avete pubblicato non è il testo che sta per essere varato, sarà un’esercitazione di un borsista. Finchè si tratta di indiscrezioni non esiste niente nè dal punto di vista politico nè dal punto di vista giuridico"
Altro aspetto da non sottovalutare è che nell'approvazione del provvedimento giocherà un ruolo fondamentale il fattore tempo: il mandato dell'attuale consiglio dell'Agcom infatti scade fra un mese e mezzo e l'approvazione del regolamento dovrà avvenire nei tempi.

«I vini italiani ora al livello dei francesi»


«I vini italiani ora al livello dei francesi»

Il «senior editor» di Wine Spectator racconta l’amore
degli Usa per le migliori bottiglie della nostra produzione

A quando risale il salto di qualità dei cru italiani?«La nostra stima per i vini italiani non è una novità - ribatte Bruce Sanderson, senior editor e tasting director di Wine Spectator -. È ormai diverso tempo che i vostri vini gareggiano ex aequo con quelli francesi».
«Varia da regione a regione, anche se è negli anni 70 che abbiamo assistito a una rinascita in termini di qualità e obiettivi. Una rivoluzione iniziata in Toscana con i cosiddetti Super Tuscan che scelsero di andare contro le regole DOC e DOCG per creare il miglior vino possibile, dando via a massicce coltivazioni intensive di vitigni clonati. Di lì a poco Piemonte e Veneto hanno fatto lo stesso».
Eppure nella vostra top 100 ci sono solo due Chianti.
«Volevamo rappresentare la diversità dei vini italiani includendo tutte le 21 regioni italiane. Se ci fossimo basati solo sulla qualità, avremmo scelto molti più vini toscani, piemontesi e veneti».
Che criterio avete usato nel compilare la lista?
«Abbiamo riesaminato le pagelle delle cantine visitate in passato dai nostri critici, tenendo in considerazione l’importanza storica dei produttori in rapporto al loro contesto regionale. E abbiamo guardato alla tradizione, cioè alle cantine che operano da più tempo».
Avete consultato guide italiane come Slow Wine e Gambero Rosso?
«Consultiamo regolarmente le cinque maggiori guide italiane di vino ma alla fine cerchiamo di basarci sulla nostra esperienza personale. In un paio di casi, quando non avevamo assaggiato i vini di due aziende, siamo andati a vedere cosa dicevano in merito gli italiani».
L’approccio di Wine Spectator è diverso da quello delle guide italiane?
«Il nostro è un approccio democratico, guidato dalle degustazioni bendate e dalla necessità di spiegare ai nostri lettori vini facilmente reperibili in ristoranti e negozi americani. Ogni anno chiediamo agli importatori dei campioni "anonimi" delle nuove annate e introduciamo il punteggio nella nostra banca dati. Ciò ci costringe a focalizzarci sul contenuto del bicchiere, non sull’etichetta o sul prezzo».
Cosa pensa di Luce, vino realizzato dalla collaborazione tra l’italiano Frescobaldi e l’americano Mondavi?
«Ãˆ l’ultima di una lunga serie di collaborazioni iniziate nel 1978 con Opus One, nato a Napa Valley dal sodalizio tra il Barone Philippe de Rothschild e Robert Mondavi. Da allora gli Usa hanno realizzato joint venture in Italia, Argentina e Cile. È sempre interessante per un produttore americano lavorare nel vecchio mondo e viceversa. Un’esperienza unica per entrambi che apre orizzonti impensabili».
Il palato europeo in materia di vini è diverso da quello americano?
«Molto diverso. Tre quarti dei vini consumati in Usa sono californiani, cioè fruttati, ricchi, con un tessuto morbido e tannini molto evoluti. I vini europei, al contrario, tendono ad avere un’acidità più elevata e ad essere un po’ più eleganti. Vini da abbinare al cibo, come ci ripetono spesso gli europei, che in alcuni casi invecchiano meglio».
È vero che la passione americana per vini ad alto tasso alcolico ha spinto anche il resto della produzione mondiale ad adeguarsi?
«Il trend non è stato inventato da noi critici americani ma dipende piuttosto da fenomeni quali l’effetto serra - che ha prodotto climi più caldi - e dai progressi tecnologici che hanno eliminato malattie e parassiti, creando vigneti più robusti e duraturi dalle uve più zuccherine».
Nel privato, quali sono i vini che preferisce?
«Sono cresciuto in Canada, bevendo vini europei, italiani francesi e spagnoli. Oggi amo l’eleganza e la morbidezza del Burgundy, l’acidità e la freschezza del Riesling e l’ecletticità dello Champagne. Tra gli italiani colleziono Nebbiolo, Barolo e Barbaresco».
Alessandra Farkas

Piazza Affari apre in positivo, lo spread a quota 346 punti base


Piazza Affari apre in positivo, lo spread a quota 346 punti base

Ftse-Mib segna un +0,57 per cento. In rialzo anche le altre Borse europee. Il differenziale aumenta rispetto a chiusura di ieri

 postato 53 min fa
Roma, 30 mar. (TMNews) - Avvio in rialzo per la Borsa diMilanoIn apertura di contrattazioni a Piazza Affari il Ftse Mib ha segnato +0,57% mentre l'All-share ha guadagnato lo 0,54%. Apertura positiva anche per le altre Borse europee: Francoforte in rialzo dello 0,72%, mentre Parigi ha guadagnato lo 0,92% e Londra e Madrid il +0,5%. Spread Btp-Bund in aumento in apertura dei principali mercati finanziari europei. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi si è attestato a quota 346, in ascesa rispetto ai 340 punti base di ieri in chiusura. Int6