martedì 10 aprile 2012

“Magna Lega”: Napoli dedica la pizza ai leghisti ladroni


“Magna Lega”: Napoli dedica la pizza ai leghisti ladroni


La pizza dedicata alla Lega Nord dopo lo scandalo: Magna Lega
La pizza dedicata alla Lega Nord dopo lo scandalo: Magna Lega
“Magna Lega”, magna. Ovvero, mangia Lega, mangia. E’ la nuova pizza coniata nei vicoli di Napoli dopo lo scandalo della Lega, le dimissioni diUmberto Bossi e del figlio, Renzo, detto il Trota.
“Nella mia pizzeria come in altri locali a Napoli i leghisti non sono graditi e se vogliono mangiare la pizza adesso devono pagare 10 euro in più come rimborso nei confronti dei napoletani- spiega a Panorama.it, il pizzaioloGino Sorbillo- questi soldi serviranno anche a finanziare le spese legali della mega causa contro gli sprechi e le ruberie leghiste. I leghisti si sono mangiati l’ Italia e adesso è giunta l’ora che la smettano di “abbuffarsi”sulle nostre spalle”.
Ma a Napoli , forse più che in altre città d’Italia, lo scandalo dei fondi della Lega ha suscitato rabbia e malumori.
“Per anni ci hanno insultati ed umiliati proponendoci una superiorità morale di fatto inesistente- commenta Francesco Emilio Borrelli, commissario regionale dei Verdi Ecologisti - se le accuse saranno confermate Bossi e tutta la combriccola dei leghisti ci dovranno delle scuse pubbliche e dovranno restituire il “malloppo” agli italiani ed in particolare ai napoletani”.
Nel cuore della città partenopea questa mattina si è svolta una manifestazione contro la Lega Nord durante la quale sono state raccolte oltre 400 firme: “Oggi non è la giornata dell’ orgoglio padano- continua Borrelli-ma della vergogna leghista. Per questo i napoletani hanno firmato e continueranno a firmare per potersi costituire parte civile nel processo contro la Lega”.
“La vera palla al piede dell’ Italia - prosegue Borrelli - non sono i meridionali ma i leghisti, la Padania e tutte queste stupidaggini che hanno portato danni per oltre 86 miliardi di euro negli ultimi 10 anni. Solo di quote latte stiamo pagando 5,1 miliardi euro di multe all’ Unione Europea a causa dei leghisti. Per non parlare dei fondi sottratti al Sud, circa 7 miliardi di euro all’ anno che hanno depresso ulteriormente l’ economia del Mezzogiono e dell’ intera Italia; i costi della politica con la realizzazione di nuove microscopiche province e fantomatiche ed inutili sedi distaccate dei Ministeri. Questo, solo per fare qualche esempio”.
Ma dopo la pizza “Magna Lega” e la manifestazione in piazza dei napoletani con raccolta di firme, non poteva mancare nel folcklore tipico partenopeo, il pastorello Bossi.  “Ho realizzato un pastore con Bossi in ginocchio - racconta l’artigiano, Genny Virgilio - perchè deve umiliarsi davanti agli italiani ed ai napoletani. Ha tentato di rubarci l’ onore e la dignità ed invece ha dimostrato a tutti di essere uguale se non peggiore degli altri”.

LEGA/ Che figura da trota!!!


Renzo Bossi si dimette ed al Pirellone si festeggia, tranne i leghisti

Renzo Bossi sui banchi del Consiglio Regionale lombardo (Credits: Gian Mattia D'Alberto/LaPresse)
Renzo Bossi sui banchi del Consiglio Regionale lombardo (Credits: Gian Mattia D'Alberto/LaPresse)
“In Consiglio e soprattutto nel gruppo della Lega Nord c’è sempre stato un bel clima, con tutti, Renzo compreso. E, soprattutto, non ci sono state fazioni, si dialoga, si discute.. Nessuno nel gruppo ce l’aveva con lui, nessuno di noi oggi festeggia…”
Si dice che al Pirellone da ieri sia tutto uno stappare di spumante e champagne. Perchè Renzo Bossi non era proprio il consigliere più amato dai colleghi (eufemismo se ce n’è mai stato uno). Fin dall’insediamento in Consiglio le invidie e le ire di chi aveva fatto politica per anni sul territorio e non per imposizione paterna in pochi mesi aveva creato non pochi malumori. E non solo tra i banchi dell’opposizione. Perchè anche in passato si vociferava di problemi interni al suo stesso partito. Massimiliano Romeo, altro consigliere regionale leghista, smentisce però pettegolezzi e malelingue, anzi..
“Renzo è arrivato poco fa in ufficio ed ha scritto la lettera di dimissioni, lettera che verrà protocollata, poi ufficializzata alla prossima seduta del Consiglio, forse il 17. Posso solo dire che, al di là della scelta strettamente personale le sue dimissioni e quelle di Umberto Bossi sono segnali importanti per fare vedere che siamo diversi dagli altri, chi sbaglia nella Lega Nord paga; molti altri, anche qui in Regione invece, non hanno mai avuto la stessa forza, lo stesso coraggio”.
Ma qual’è l’umore oggi al Pirellone?
“Inutile negare che è un periodo difficile ma la Lega Nord anche in passato ha dato il meglio di sè stessa proprio nei momento brutti. Soprattutto la base ci sta spingendo in questa direzione. Siamo caduti, siamo a terra ma siamo già pronti a rialzarci. L’umore è tutti stasera a Bergamo, per la manifestazione, per recuperare lo spirito unitario del partito. Giusto fare pulizia per poi prepararsi per i congressi regionali e quello federale dove, spero, ci si possa presentare con un candidato unico, forte”.
Forse un ritorno del Senatùr in prima persona?
“Bossi paga per una responsabilità che non è sua… qualcuno si è chiaramente approfittato di lui e della sua buona fede. Ma pagherà, ne sono certo. Poi bisogna anche avere il coraggio di dire che tutta questa vicenda è un po’ troppo strana: le intercettazioni, i verbali usciti così rapidamente, i processi mediatici, ora anche i filmati dellex autista. Verrebbe da pensare che davvero sia stato studiato tutto a tavolino. I tempi, i bersagli, le parole….”
Lei è impegnato in campagna elettorale per le amministrative. Cosa vi dicono ai gazebo i vostri militanti?
“C’è molto socncerto, molto un rammarico, almeno il primo giorno. POi da quello seguente si torna a parlare di problemi del territorio, del nord, perché Bossi, Renzo, l’inchiesta di certo non cancellano domande e bisogni della nostra gente. e comunque, se proprio dobbiamo fare un’analisi dei commenti di militanti e simpatizzanti, emerghe senza dubbi chi siamo ancora tutti con il capo…”
Restando al Pirellone c’è chi, nel nome della “pulizia” chiede un passo indietro anche a Boni ed all’assessore Rizzi
“Quelle del presidente del Consiglio Regionale, Davide Boni e dell’assessore allo Sport, Monica Rizzi sono questioni completamente diverse da quella di Renzo Bossi e già verificate dal partito oltre che in Regione. Meglio soprattutto tenere i nervi saldi ed equilibrio. Prima si accertano le responsabilità poi se qualcuno ha sbagliato, pegherà…. Però ci vuole calma e tempo, nel bene come nel male; non possiamo pensare di mettere tutto a posto in 10 giorni….”
Ha detto che stasera sarà anche lei alla manifestazione di Bergamo. Ci andarà con la scopa o senza?
“Vado senza scopa ma apprezzo lo spirito di chi la porterà, che è anche il mio”.

Ikea va controcorrente, produzioni dall'Asia in Italia


Ikea va controcorrente, produzioni dall'Asia in Italia


Il gruppo svedese: 'Partner italiani producono articoli di qualità migliore e a prezzi più bassi dei loro concorrenti asiatici'

10 aprile, 15:05
Ikea Ikea
Ikea va controcorrente, produzioni dall'Asia in Italia
MILANO  - Ikea ha confermato il trasferimento di alcune produzioni dall'Asia all'Italia. E' quanto si legge in una nota in cui viene indicato che il rapporto con 24 fornitori italiani per circa 1 miliardo di euro di acquisti "fa da tempo del Gruppo Ikea il primo cliente della filiera italiana dell'arredolegno", che vale l'8% degli acquisti mondiali del colosso svedese, al terzo posto dopo Cina e Polonia.

Anche nel 2011 la bilancia commerciale con il gruppo si è confermata a favore dell'Italia, dato che Ikea "compra in Italia più di quanto vende nei suoi negozi nella penisola". Il 63% degli acquisti di Ikea in tutto il mondo, poi, proviene da fornitori europei.

Recentemente il gruppo svedese ha spostato in Italia, in particolare in Piemonte, alcune produzioni precedentemente allocate in Asia: "Abbiamo individuato nuovi partner italiani che hanno preso il posto di fornitori asiatici - ha affermato l'ad di Ikea Italia Lars Petersson - grazie alla loro competenza, al loro impegno e alla capacità di produrre articoli caratterizzati da una qualità migliore e a prezzi più bassi dei loro concorrenti asiatici". La quota dell'8% degli acquisti effettuati in Italia da Ikea sul totale sale al 34% se si considerano solo le cucine: 1 cucina su tre venduta da Ikea in tutto il mondo, infatti, viene prodotta in Italia. L'80% degli acquisti di Ikea in Italia sono mobili, e solo il 20% complementi d'arredo. Le cucine fanno la parte del leone, ma la catena scandinava in Italia acquista anche elettrodomestici, camere da letto, scaffalature, librerie e bagni. Le prime tre regioni italiane da cui il gruppo svedese si approvvigiona corrispondono ai maggiori distretti del settore: dal Veneto proviene il 38% del acquisti, seguono il Friuli con il 30% e la Lombardia con il 26%, più che in Svezia o Germania. La ricaduta occupazionale collegata a queste commesse produttive é stimabile attorno ai 2.500 posti di lavoro. Se a questi si sommano i 6.600 dipendenti della rete commerciale e logistica di Ikea in Italia e l'indotto generato dai punti vendita, la ricaduta occupazionale diventa pari a circa 11.000 posti di lavoro.

Morte del giovane tifoso dell’Athletic Bilbao. Polemiche sull’uso dei proiettili di gomm


Morte del giovane tifoso dell’Athletic Bilbao. Polemiche sull’uso dei proiettili di gomma

10 aprile 2012versione stampabile
Andrea Leoni
Probabilmente è stato un proiettile di gomma del peso di ottantacinque grammi a colpire mortalmente Iñigo Cabacas, il tifoso dell’Athletic Bilabo morto dopo quattro giorni di coma all’ospedale della città. Un proiettile di quelli considerati “arma non letale”: una definizione molto particolare dal momento che gli effetti di questa arma antisommossa possono avereconseguenze letali o altamente invalidanti per chi subisce il colpo.  Se il proiettile di gomma colpisce il cranio, come potrebbe essere accaduto, è in grado di provocare un’ emorragia celebrale, se colpisce lo sterno perfora almeno un polmone e se arriva alla pancia provoca irreparabili danni all’intestino. Potrebbe essere stato uno di questi proiettili in dotazione alla Ertzaintza, la polizia basca, (ma non solo)  a provocare la morte del giovane Iñigo Cabacas dopo la partita Athletic Bilbao – Shalke 04, valida per la semifinale di Coppa Uefa.
I parlamentari e i movimenti della sinistra indipendentista basca parlano di “un’ennesima vittima della violenza della polizia”.
Rispetto ai proiettili di gomma anche la Commissione Europea, dal 1982, ha descritto queste armi come sproporzionate e pericolose. Due anni dopo (1997) un documento del Parlamento Europeo, assegnò alla Scientific and Technological Options Assessment (Stoa) il compito di studiare l’uso dell’arma. La Stoa, nella sua relazione, dichiarò senza mezzi termini che queste armi non sono idonee per gestire manifestazioni. E la riprova sta nelle numerose vittime causate da questi proiettili. La Commissione Europea, secondo notizie pubblicate nel giugno dell’anno scorso, avrebbe deciso di vietare questo tipo di armamento dalla fine del 2012. .
Il Diario Vasco, quotidiano della regione autonoma, riporta la testimonianza della coppia che ha assistito alla tragica morte del ragazzo. I due, Roberto e Laila, originari di Malaga, dovranno presentarsi in un tribunale.  “Quello che non possiamo dire è cosa sia successo a Iñigo. Non sappiamo se è stato un colpo sparato da parte della polizia o una bottiglia”. I due tengono a precisare: “Siamo di Malaga. Non avevamo nessuna idea che ci fossero delle herriko taberna (locale dove è avvenuto l’episodio – gli herriko taberna sono posti frequentati da militanti e simpatizzanti della sinistra indipendentista basca, ndr). C’era una buona atmosfera, punto. Siamo andati ad una festa”. I fatti avvenuti dopo la partita: “L’inizio della rissa è cominciata dentro la stanza. Ci sono state grida e immediatamente si son sentite le palle di gomma che battevano sulle persiane della stanza” spiegano. “Ero in piedi nel centro e stavo aspettando il mio ragazzo non capivo quello che stava succedendo”, racconta Laia. “Improvvisamente, lungo tutta la strada, arrivano tre furgoni della Ertzaintza. ‘Ma cosa sta succedendo? Non capisco ‘, dico al cugino del mio ragazzo. Sento una palla sopra la mia testa. Sono sorpresa. Non so cosa fare. Urlo agli ufficiali. ‘No, no, non stiamo facendo niente!’.” I due spiegano meglio cosa avrebbe portato all’intervento della polizi. Racconta Roberto: “L’atmosfera era tranquilla. Ma due uomini strani si aggiravano intorno cercando di creare caos. Uno era molto grande. L’altro aveva segni sul suo volto, cicatrici. Ho guardato il primo che ha attaccato ad un ragazzo che indossava una sciarpa dell’Athletic”. Improvvisamente il tumulto.  “Accanto a me ci sono due ragazze di 17 anni isteriche.- prosegue il racconto Laila – Io dico loro di mettersi dietro di me per cercare di proteggersi. Non sparano in aria, ma ad altezza uomo. E’ tutta una confusione generale, palle di gomma che volano ovunque”. “Non so cosa fare. Le due ragazze con me cercano di parlare con la polizia per fermare la loro azione. A quel punto decido di saltare fuori per rifugiarmi in un bar, ma le persiane sono abbassate e non posso. E’ lì che sono arrivata a Iñigo “, racconta la giovane. “E’ sdraiato sul pavimento. ‘Lascia che lo aiuti’, dico alle persone che sono con lui. Sono stato una bagnina e so cosa fare. Ha convulsioni, non risponde. Controllo la respirazione. Accanto a me c’è anche un infermiere che cerca di prendere il suo polso, ma c’è troppo rumore e chiasso. Iñigo ha una ferita nella parte posteriore della testa. E’ grande e sanguina molto. Comincio a chiedergli ‘come ti chiami?’ Chiedo anche sciarpe dell’Athletic per taponare la ferita. Quando rimuovo la mano che tiene la sua testa mi sento un grumo di sangue grande come il palmo della mia mano. Ho 32 anni, quindi la mia mano non è piccola. Lo appoggio al mio braccio per prevenire il soffocamento in caso di vomito che in effetti si verifica. Non risponde a nessuno stimolo. Lo giriamo un po’ e quindi ricomincia il vomito”. L’ambulanza lo porterà all’ospedale ma per lui non ci sarà più niente da fare. Dopo un coma durato quattro giorni è morto.

Trenitalia noi dell'adriatico siamo figli di un dio minore??

Trenitalia  noi dell'adriatico siamo figli di un dio minore?? e vuol fare la tav se non è capace a gestire il traffico in italia ??da Foggia a milano ci si impiega piu' di sette ore..per un paese che ha l'alta velocita'è normale??Vergognati Moretti anche per i disservizi sui treni,sembrano carrozze dell'800'.Hai soppresso ,per nome dell'economia ,molti treni per andare in puglia .Ma hai mai provato a viaggiare sui treni che vanno in puglia?' non importa la classe ma ti assicuro che fa schifo!!Penso che faro' una campagna  blog per indirizzare tutti ad utilizzare l'autobus








Balotelli: non voglio perdere l'Italia


Balotelli: non voglio perdere l'Italia

Dispiaciuto per aver deluso Mancini FOTO



Mario Balotelli
Mario Balotelli
Balotelli: non voglio perdere l'Italia
Dispiaciuto per aver deluso Mancini e il City e preoccupato di non rovinare il suo rapporto con la nazionale, ''la cosa piu' importante per me''. E' lo stato d'animo di Balotelli dopo l'espulsione. ''Spero di essere in azzurro agli stage di aprile: ho gia' perso la nazionale una volta per una stupidaggine, non lo farei una seconda''.
''Mi dispiace molto per quello che e' successo, per la delusione data al Manchester City e in particolare a Roberto Mancini, che stimo e a cui voglio bene'', ha detto Mario Balotelli in una dichiarazione affidata all'ANSA dal suo procuratore, Mino Raiola. ''Tengo moltissimo alla Nazionale, ma ieri ho commesso due falli di gioco, non di reazione. Non ho infranto il codice etico - ha spiegato Balotelli - Ho gia' perso la Nazionale per una stupidaggine, non lo farei una seconda volta. Spero di esserci allo stage di aprile''. ''Aspettiamo il verdetto finale della squalifica - ha concluso Balotelli - Quanto al mio futuro si vedra' a fine stagione: parlero' col club e vedremo''.
BALOTELLI, EUROPEI A RISCHIO - Un guaio grosso. Tinto di azzurro. Mario Balotelli ha chiuso la sua stagione al Manchester City, e forse addirittura la sua avventura in Premier League. Ma quel che più conta per i tifosi italiani è che ora SuperMario rischia anche la convocazione in azzurro per l'Europeo.
Il primo a rendersene conto è stato lo stesso attaccante, che dopo l'espulsione di ieri in Arsenal-Manchester ha chiamato Cesare Prandelli: "Mister, l'ho fatta grossa: però guardi che erano dei falli di gioco...", il senso delle sue scuse a metà. Ora però il Club Italia si aspetta da lui un pubblico mea culpa, un'assunzione di responsabilità. Una sorta di promessa definitiva di ravvedimento che cavi il ct dal pesante imbarazzo, provocato dall'ultima balotellata e ancor più dalla scelta di Mancini di sbattere fuori squadra il suo giocatore. A mettere in dubbio la presenza di Balotelli anche per l'Europeo di giugno non è solo il codice etico voluto da Prandelli, che riguarda comportamenti fuori dal campo o gioco violento lontano da azione.
"Voglio vedere le immagini", si é limitato a ricordare il tecnico della nazionale in visita al campo del Novara. Finora a far le spese delle nuove norme in nazionale erano stati De Rossi per una gomitata, Osvaldo per un calcio da dietro a gioco fermo e Balotelli due volte per altrettante espulsioni nate da falli violenti. Ma nell'ultimo ritrovo azzurro, a Genova, Prandelli aveva chiarito che giocatori come Balotelli rischiavano la chiamata a giugno se non dimostravano di sapersi controllare in assoluto. Non posso accettare il rischio di rimanere in 10 in una partita dell'Europeo, e in più senza un giocatore squalificato per i turni successivi, il ragionamento del ct. Puntuale, è arrivato l'ultimo episodio. Quello di ieri è il quarto rosso in due stagioni al City.
Ma stavolta Prandelli non potrà fermarsi alle immagini tv. Quelle inequivocabilmente parlano di due falli di gioco, benché il primo fosse già al limite del rosso. Ci sono però le parole di Mancini: "E' indifendibile, resterà fuori le ultime sei partite", che è molto di più delle tre giornate di squalifica attese. Ma se Balotelli è 'perso' per Mancini, l'Italia può rischiare? Con i dubbi su Cassano e Rossi, l'attaccante del City diventa fondamentale per la nazionale di Prandelli. Logico dunque che il ct speri fino all'ultimo, per lui Balotelli è troppo importante. Positiva è stata considerata, dallo staff del Club Italia, la telefonata fatta ieri sera dal giocatore, ma Prandelli vuole molto di più: un'uscita pubblica, una conferenza, una dichiarazione esplicita, in cui SuperMario si prenda tutte le colpe dei suoi errori, e mostri la consapevolezza che è arrivata l'ora di cambiare e non lasciar più spazio al minimo dubbio. Prandelli potrebbe chiamare Balotelli per lo stage del 23 e 24 aprile, e Coverciano sarebbe il palcoscenico giusto. O addirittura, il mea culpa potrebbe precedere quell'appuntamento. Ora la palla è a Balotelli. Poi a Prandelli resterà la scelta più difficile
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Asti, disoccupata tenta suicidio a Pasqua


Asti, disoccupata tenta suicidio a Pasqua

La donna ha perso il lavoro come impiegata e, quasi in contemporanea, si è separata dal marito


Asti, disoccupata tenta suicidio a Pasqua Asti, disoccupata tenta suicidio a Pasqua

Asti, disoccupata tenta suicidio a Pasqua
ASTI - Restare senza lavoro è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per una donna di 32 anni dell'astigiano che ieri, giorno di Pasqua, ha tentato il suicidio. Soltanto la tempestività d'intervento di un carabiniere ha evitato il dramma. E' accaduto a Castell' Alfero.
La donna ha perso il lavoro come impiegata presso una casa di riposo della zona e, quasi in contemporanea, si è separata dal marito. Nel pomeriggio, dopo avere annunciato ai genitori l'intenzione di togliersi la vita, si è barricata nella sua camera da letto. La madre disperata ha così chiamato il 112. Dalla centrale operativa dell'Arma, è stata dirottata sul posto una pattuglia che si trovava in zona. In pochi minuti il maresciallo Antonio Lagna della stazione di Portacomaro e l'appuntato Giuseppe Ferlisi hanno raggiunto Catell'Alfero. Mentre l'appuntato intavolava un discorso con la giovane donna, il maresciallo ha sfondato la finestra della camera da letto, trattenendo la donna dal recidersi le vene dei polsi con una lametta. In preda ad una crisi nervosa, la donna é stata poi ricoverata all'ospedale per le cure del caso
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Che fine ha fatto l’oro di Bankitalia?


 Che fine ha fatto l’oro di Bankitalia?

martedì 10 aprile 2012
Passata bene la Pasqua, cari amici? Bene, ora vi faccio arrabbiare un po’ allora. Venerdì, infatti, Bankitalia ha diramato il suo bollettino mensile e le notizie in esso contenute fanno veramente tremare le vene ai polsi. Nuovo colpo di freno delle banche ai prestiti a famiglie e imprese, mentre tornano ad aumentare i depositi da parte dei correntisti e vola la raccolta bancaria sul mercato: a febbraio i prestiti hanno segnato un +1,3%, tasso minimo da almeno un anno e la raccolta un +0,5%, in positivo dopo quattro mesi di rosso (vuoi dire che l’obbligo di aprire un conto per poter ricevere la pensione ha inciso un pochino in favore degli istituti?). A febbraio è rallentato l’aumento dei prestiti ai privati: il tasso di crescita sui dodici mesi, corretto per tener conto delle cartolarizzazioni cancellate dai bilanci bancari, è diminuito all’1,3% dall’1,7% di gennaio.
Nel rendere nota la notizia, Bankitalia spiega che il rallentamento è dovuto principalmente alla diminuzione del tasso di crescita dei prestiti alle società non finanziarie (0,9%o dall’1,4% di gennaio), mentre il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie flette in misura leggermente inferiore (2,7% dal 3,1%): e ti pareva! In compenso, salgono a febbraio i tassi di interesse sui mutui per l’acquisto di case erogati alle famiglie.
Lo rileva sempre Bankitalia, fonte non tacciabile di parzialità: «I tassi d’interesse, comprensivi delle spese accessorie, sui mutui per l’acquisto di abitazioni erogati nel mese di febbraio alle famiglie sono aumentati lievemente al 4,61% dal 4,55% del mese precedente, mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono aumentati al 10,10% dal 9,91% di gennaio. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono pari all’1,19% (1,16% a gennaio)». E ancora: «A febbraio, i tassi d’interesse sui nuovi prestiti erogati alle società non finanziarie sono diminuiti al 3,80% dal 4,06% di gennaio. La diminuzione è guidata dai tassi sui prestiti di importo superiore a 1 milione di euro (che scendono al 3,09% dal 3,47% del mese precedente) mentre i tassi sui prestiti di importo inferiore a tale soglia scendono in misura minore (4,96% dal 5,01% di gennaio)».
Ma c’è di più. Sempre per Bankitalia, le sofferenze bancarie sono in calo: «A febbraio, il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze - senza correzione per le cartolarizzazioni, ma tenendo conto delle discontinuità statistiche - è diminuito al 16,6% rispetto al 17,9% del mese precedente». In compenso, in caso di un “rosso” di due giorni sul conto per la fantascientifica somma di 151 euro, potreste vedervi costretti a pagare 40 euro. Già, succede anche questo nella giungla delle commissioni sullo scoperto, abrogate per legge nel 2009 ma che gli istituti di credito continuano ad applicare sotto altra denominazione. La denuncia è stata fatta dall’associazione Altroconsumo, in un’audizione in commissione Industria del Senato: l’audizione è avvenuta nell’ambito dell’esame del decreto del governo che reintroduce le commissioni bancarie, abrogate dallo stesso Senato grazie a un emendamento inserito nel decreto liberalizzazioni.
Poi, entriamo nel girone infernale. Sempre da Palazzo Koch ci fanno sapere che i finanziamenti alle banche italiane da parte della Bce sono saliti a marzo a oltre 270 miliardi di euro dai 194,8 miliardi di febbraio, un aumento mese su mese del 39% e del 776% annualizzando il dato come conferma la riga nera del grafico qui sotto.

Ma che diavolo hanno combinato negli anni del boom le nostre banche per essere ridotte in questo modo? Di più, allargando la visuale al contesto Ue: le banche dell’eurozona hanno incassato una plusvalenza del 13% sui titoli di Stato italiani nel periodo tra l’annuncio del primo maxi-prestito della Bce l’8 dicembre scorso e la fine del primo trimestre dell’anno, secondo quanto scriveva ieri Bloomberg. Nello stesso periodo i titoli di Stato della Spagna hanno generato un ritorno del 6%.
Credit Agricole calcola che grazie al sostegno dell’Eurotower, compresi i prestiti a breve alle banche, gli istituti di credito europei hanno acquistato più di 250 miliardi di titoli di Stato italiani e spagnoli tra il terzo trimestre del 2011 e il primo trimestre di quest’anno. Un enorme schema Ponzi globale a nostre spese e sponsorizzato dal grande bancomat di Francoforte! Ora, avrà altro da dire il buon Giuseppe Mussari, capo dell’Abi, alla luce di questo schifo? Oppure quel Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, secondo cui «le banche non hanno il dovere di erogare credito e nessuno ha il diritto di avere credito»? Nemmeno voi dalla Bce a tassi ridicoli, caro il mio Pagliaro? Vien voglia di tornare indietro di una ventina d’anni, prima della riforma Amato, ma al di là del livello da Repubblica delle banane del nostro settore bancario, è un altro il dato contenuto nel report di Bankitalia che trascende il mero valore contabile e investe in pieno l’ambito politico: scendono infatti le riserve ufficiali di Bankitalia, con un calo di oltre 5,5 miliardi fra i 140,722 miliardi di fine febbraio e i 135,179 miliardi di fine marzo.
A scendere, in particolare, sono state le riserve in oro, diminuite in valore di 5,669 miliardi a 98,123 miliardi al 31 marzo 2012. Si vendono l’oro e senza dire niente ai cittadini! Dov’è finito quell’oro: venduto ai russi o ai cinesi, avidi compratori di riserve auree in questo momento? Oppure è andato in pegno alla Bce come collaterale di qualcosa, su richiesta della Bundesbank sempre più terrorizzata dalle perdite potenziale del programma Target 2? Una cosa è certa, l’operazione non nasce dall’emergenza. Lo scorso novembre, infatti, fecero scalpore per qualche ora le dichiarazioni del presidente della Commissione parlamentare per l’Europa del Parlamento tedesco, Gunther Krichbaum, in un’intervista al quotidiano “Rheinischen Post”: per ridurre il debito pubblico, l’Italia deve mettere in vendita una parte delle riserve auree.
La singolare proposta giunse dopo il netto no della Germania alla richiesta di vari Stati europei di un utilizzare le riserve auree della Banca centrale tedesca a ulteriore garanzia del cosiddetto Fondo salva Stati (Efsf) nel caso in cui la situazione economico-finanziaria peggiorasse. Pochi giorni dopo, si unì a questo coro anche Michael Fuchs, vicecapogruppo della Cdu, il partito di Angela Merkel, che al Bundestag tuonò: «Gli italiani devono mettere a posto i conti, quindi o portano a termine le privatizzazioni oppure vendono le loro riserve di oro». Un’opinione sottoscritta anche da Frank Schaeffler, dell’Fdp, che considerava «necessario» che gli Stati indebitati «vendano parte del loro oro o lo depositino a garanzia presso la Banca centrale europea». E l’Italia può in effetti contare su quasi 2.500 tonnellate di oro, la quarta riserva al mondo dopo Usa, Germania e il Fondo monetario internazionale, per un valore stimato intorno ai 102 miliardi di euro. In questo senso, la vendita del 20% del totale detenuto coprirebbe l’esborso richiesto dagli accordi internazionali.
Peccato che questo sarebbe un segnale di decadenza che avrebbe pesanti conseguenze sull’economia, sugli equilibri dei mercati e sulle valutazioni delle agenzie di rating: insomma, il governo dei tecnici bocconiani pare che abbia fatto come le famiglie indebite che portano catenine e fedi nuziali ai “Compro oro” per pagare le bollette scadute! E senza dire nulla a nessuno, ma soltanto seguendo pedissequamente le richieste tedesche. Il fatto è che quell’oro non è proprietà dello Stato italiano ma del popolo italiano, tanto che lo stesso Giulio Tremonti, quando nel 2009 voleva tassare le plusvalenze generate dalle riserve di Bankitalia, fu bloccato dal governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, che disse in Parlamento «Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia e non del popolo italiano?» e dallo stesso Mario Draghi, all’epoca a capo di Palazzo Koch, secondo cui «le riserve auree appartengono agli italiani e non a via Nazionale».
E queste pratiche non sono una novità nel nostro Paese. Nella primavera del 1976 a Palazzo Chigi c’era Aldo Moro e il Tesoro era nelle mani di Emilio Colombo. La crisi valutaria imperversava e fu inevitabile ricorrere all’aiuto del governo tedesco di Helmut Schmidt che concesse un prestito di due miliardi di dollari, chiedendo però in garanzia 540 tonnellate d’oro, che traslocarono contabilmente dai libri della Banca d’Italia di Paolo Baffi a quelli dell’Ufficio italiano cambi. Fino al 1997, quando il passaggio inverso determinò una gigantesca plusvalenza sulla quale Palazzo Koch pagò 3.400 miliardi di lire di imposte: una manna per il governo di Romano Prodi, impegnato nel tentativo di riportare il disavanzo pubblico sotto il 3% del Pil per poter agganciare l’ euro, visto che l’incasso imprevisto avrebbe contribuito ad abbattere di un altro 0,18% il rapporto fra deficit e Pil. Peccato che Bruxelles, dove già avevano detto no alla rivalutazione delle riserve auree tedesche e alla vendita dell’oro della Banca centrale del Belgio, non diede il proprio consenso. Come siamo entrati nell’euro, poi, è cosa nota a tutti.
Com’è, come non è, a febbraio di quest’anno il quotidiano britannico “The Independent” rilanciava la conferma di una forte pressione tedesca fin dall’inizio del 2012 affinché Roma mettesse mano alle sue riserve per incidere sullo stock di debito: insomma, dove non arrivò il governo Prodi - che propose inoltre la vendita di piccole quantità delle nostre riserve per incentivare lo sviluppo dell’economia nazionale - potrebbero essere arrivati i professori, i tecnici. Tanto che il 19 gennaio scorso i deputati Fabio Rampelli e Marco Marsilio presentarono un’interrogazione parlamentare (con richiesta di risposta scritta) indirizzata al ministro dell’Economia e delle Finanze - leggi Mario Monti - per chiedere lumi al riguardo. A tutt’oggi, che io sappia, si attende risposta.
Signore e signori, questi si vendono l’oro (può essere un’alternativa, ma è sempre l’ultima e comunque andrebbe quantomeno annunciata e discussa in Parlamento) mentre le banche incassano e gioiscono (e non pagano nemmeno l’Imu per le sedi delle Fondazioni, il vero cancro politico-economico del sistema): attenzione, la strada che abbiamo intrapreso è decisamente greca. E con la Spagna destinata a ristrutturare in parte il debito entro l’autunno, rischiamo davvero grosso.