martedì 19 giugno 2012

La cina grande potenza/cibo avanzato su aerei impacchettato e rivenduto


Cina: cibo avanzato su aerei impacchettato e rivenduto

Inchiesta tv in Cina, pane imbustato rivenduto anche ad asili

19 giugno, 15:47
 SHANGHAI -  Il cibo non usato o le confezioni aperte ma non usate degli snack serviti su alcuni aerei cinesi, vengono riadattati e rivenduti sul mercato, con alcuni di questi che arrivano anche negli asili. E' quanto emerge da una inchiesta del programma News Eye della Jiangsu Tv. I giornalisti hanno scoperto che a Zhengzhou, il capoluogo della provincia centrale dell'Henan, alcune squadre di addetti alla pulizia degli aerei che atterrano nell'aeroporto del capoluogo, raccolgono in buste tutto il cibo, usato e non e lo accantonano in degli hangar dove viene rivenduto. A terminare la cosa, anche alcuni residenti che vivono nei pressi dell'aeroporto, che sono i primi compratori, anche ordinando per poi rivenderlo, del cibo degli aerei. I giornalisti hanno scoperto nel villaggio di Ping, nei pressi dello scalo, alcune piccole fabbriche dove il cibo proveniente dall'aeroporto viene riprocessato e rimpacchettato per poi essere rivenduto. Alcune confezioni di pane imbustato è stato venduto ad alcuni asili della città. I giornalisti, come cita anche il Watch News, hanno trovato in un capannone maleodorante, sporco e pieno di insetti, degli operai che prendevano cibo da questi bustoni della spazzatura portati li dagli addetti alle pulizie dei velivoli, lo ripulivano, lo riprocessavano eventualmente e poi lo re imbustavano pronto per essere rivenduto. Dinanzi ai cronisti, il proprietario della fabbrichetta stava confezionando e richiudendo una bottiglia di bibita unendo due bottigliette già aperte.

Milano, in uno stesso palazzo 450 evasori, avevano domicilio fiscale in un unico studio

Scoperti anche centinaia di evasori totali, indagini durate 2 anni()

Milano, in uno stesso palazzo 450 evasori, avevano domicilio fiscale in un unico studio

MILANO - Ben 449 evasori totali sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza di Milano a conclusione di accertamenti durati circa due anni. In particolare, secondo quanto riferito dalla Gdf, 450 societa' coinvolte nella ''consistente evasione fiscale'' avevano domicilio fiscale in uno stesso stabile ubicato in una zona centrale di Milano.
Le numerose societa' che frodavano sistematicamente il fisco erano tutte gestite da un unico studio di consulenze fiscali e tributarie, che però nel frattempo si é trasferito dallo stabile, la Torre Velasca, uno dei palazzi più noti del capoluogo lombardo. "Le indagini, iniziate nel 2009 a seguito di una verifica fiscale nei confronti di una importante società operante nel settore immobiliare - si legge in una nota - hanno permesso di appurare che i soci hanno messo in atto una serie di operazioni finanziarie elusive, volte ad annullare, mediante cessioni in opportuna sequenza di quote societarie, il debito d'imposta interponendo numerose società di comodo intestate a prestanome". Le società in sostanza annullavano le plusvalenze grazie a una serie sistematica di spin-off immobiliari legati al passaggio di quote societarie e di beni. Il tutto era gestito da pochi professionisti del settore, che erano amministratori delle società in questione su nomina dei soci o essi stessi soci, che sono stati denunciati.
Le indagini nei confronti di 49 soggetti economici hanno permesso di scoprire 43 evasori totali ed accertare l'omesso versamento di imposte sul reddito delle societa' per oltre 20 milioni di euro nonche' un'evasione all'Iva per oltre 1,2 milioni di euro. Sono stati recuperati a tassazione oltre 15 milioni di euro di Ires e oltre 12 milioni di Irap con la conseguente denuncia all'autorita' giudiziaria di 5 persone per frode fiscale. L'attivita' ha permesso, inoltre, di segnalare agli uffici finanziari ulteriori 406 evasori totali.

C.D.A. RAI

Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, i nomi della ‘società civile’ per il Cda RAI


Questa volta Pierluigi Bersani ha azzeccato la mossa. Proponendo alle associazioni della società civile di indicare due nomi per il consiglio di amministrazione della Rai, il PD ha fatto un bel gesto, mediatico e civico assieme. Se il PDL avesse fatto la stessa cosa forse, malgrado la deleteria legge che regola le nomine, avremmo potuto avere un Cda poco dipendente dai partiti.

Bravo Bersani. Complimenti per le scelte fatte dalle associazioni. Colombo e Tobagi potranno fare bene. Uno è uomo di legge, l’altra è nel mondo della comunicazione.

ROMA – Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi: sono questi i due nomi proposti a Pier Luigi Bersani dalle associazioni “Libertà e giustizia”, “Libera”, il “Comitato per la libertà e il diritto all’informazione” come candidati per il consiglio di amministrazione della Rai. “Se non ora, quando?” sceglie invece di presentare a Sergio Zavoli una rosa di nomi, chiedendo che il nuovo consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini sia per metà composto da donne “di indiscusso valore ed esperienza”.

La risposta all’invito del segretario del Pd 1, che aveva chiesto alle associazioni di proporre due nomi della società civile impegnandosi a farli eleggere per rompere la logica delle indicazioni di partito, arriva dopo una riunione durata oltre sei ore. I candidati sono dunque il giudice di Mani pulite, come anticipato da Repubblica 2, e la figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dalle Brigate rosse nel 1980, impegnata nella produzione di audiovisivi, collaboratrice di Repubblica e conduttrice di ‘wiki-radiotre’.

I due curricula sono stati inviati alla commissione di Vigilanza Rai che quindi li esaminerà e valuterà se votarli quando giovedì 21 sarà aperto il seggio elettorale a palazzo San Macuto.

Berlusconi e i fondi neri di Mediaset

Frode fiscale Mediaset
chiesti 3 anni per Berlusconi
Il pm: «Impronte digitali dell'ex presidente del Consiglio sui fondi neri». A Il pm del tribunale di Milano, Fabio De Pasquale, ha chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi per Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo sui presunti fondi neri per i diritti tv di Mediaset. Stessa pena per l'uomo d'affari Frank Agrama. Tre anni e 4 mesi, invece, sono stati chiesti per il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.

Secondo il pm di Milano Fabio De Pasquale, che oggi ha chiesto la condanna di Silvio Berlusconi a tre anni e otto mesi nel processo sui diritti tv Mediaset, ci sarebbero le «impronte digitali» dell'ex presidente del Consiglio sui «fondi neri» che sarebbero stati ottenuti gonfiando i costi degli acquisti dei diritti televisivi da parte di Mediaset.

«Berlusconi si occupò di affari anche dopo il 1994, l'entrata di politica non gli impedì di essere al posto di comando relativo ai diritti tv. Del resto all'inizio dell'avventura politica Berlusconi fece il presidente del Consiglio solo per sei mesi (furono 8 n.d.r.)». Sono le parole pronunciate dal pm Fabio De Pasquale per supportare la richiesta di condanna di Berlusconi a 3 anni e 8 mesi per frode fiscale. «Fino alla quotazione in Borsa Fininvest ha avuto il controllo sulla maggioranza assoluta di Mediaset» ha detto il magistrato ricordando che sui meccanismi dei fondi neri c'è già una sentenza della Cassazione che afferma sia pure con la prescrizione la responsabilità di Massimo Maria Berruti, manager del gruppo prima di diventare deputato.

Uno degli avvocati dei 10 imputati sulla requisitoria del pm fa osservare: «Una volta in questi processi tutto era del gruppo e nulla di Berlusconi per supportare l'accusa di falso in bilancio, ora che quel reato non c'è più tutto è di Berlusconi. Insomma per colpa dell'accusa in questi processi non si capisce più niente».