venerdì 29 giugno 2012

Italia, nasce a Cagliari il registro per le coppie di fatto


Italia, nasce a Cagliari il registro per le coppie di fatto

29 giugno 2012
Grandi novità per le coppie di fatto a Cagliari. Grazie ai voti del centrosinistra e anche di un consigliere di Futuro e Libertà, nasce nel capoluogo sardo il registro delle unioni di fatto e delle convivenze.
EVARISTO SA/AFP/GettyImages
Dalla votazione sono usciti una serie di articoli che spiegano bene il concetto di registro per le unioni di fatto: “E’ una coppia di fatto ogni nucleo basato su legami affettivi o i mutua solidarietà, tra due persone maggiorenni, caratterizzato dalla convivenza da almeno un anno e dal contributo di entrambe le parti alle esigenze di vita comune”.
Dunque, al registro potranno essere iscritti coppie eterosessuali e omosessuali ma anche amici che vivano insieme da almeno un anno.
Durante la votazione in consiglio comunale sono stati bocciati gli emendamenti presentati dall’opposizione, scettica sull’introduzione del nuovo registro.
Grande artefice della novità è il sindaco di Cagliari Massimo Zedda che ha subito espresso molta soddisfazione per l’andamento della vicenda. Il primo cittadini ci tiene a spiegare che il registro è sia utile per le giovani coppie ma anche per gli anziani che potranno condividere la vita con amici e coetanei e aiutarsi a vicenda.

Nestlé(è proprietaria di nespresso): accusata di acquistare cacao da aziende che sfruttano i lavoratori


Nestlé(è proprietaria di nespresso): accusata di acquistare cacao da aziende che sfruttano i lavoratori

29 giugno 2012
La più grande azienda alimentare del mondo, la Nestlé, è stata accusata di non effettuare controlli alle sua catena di approvvigionamento di cacao, un settore in cui il lavoro minorile, con tutti gli abusi che esso comporta, è in costante crescita.


SIA KAMBOU/AFP/Getty Images
La Fair Labor Association, assunta proprio dalla Nestlé, ha seguito il percorso del cacao dai coltivatori più poveri agli esportatori che vendono direttamente alla multinazionale elvetica. In questo modo ha rilevato che, nonostante l’azienda imponga certe condizioni ai suoi distributori in materia di lavoro minorile e condizioni di lavoro in genere, in realtà nelle sue indagini non è mai andata oltre il suo distributore diretto.
Non è la prima volta che l’azienda è oggetto di accuse così forti. Nel 2005 due Ong, la International Labor Rights Fund e la Global Exchange, denunciarono Nestlé e le sue aziende fornitrici di commodity e di uso di manodopera ridotta in schiavitù. Per testimoniare le accuse le Ong portarono anche un caso, quello dei minori, trafficati dal Mali alla Costa d’Avorio, dove venivano costretti a lavorare gratuitamente in piantagioni di cacao dalle 12 alle 14 ore al giorno, con poco cibo, poco sonno e frequenti percosse.
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, infatti, più di 284.000 sono oggi i minori costretti a lavorare nelle coltivazioni di cacao nell’Africa Occidentale, soprattutto in Costa d’Avorio. Proprio in quel paese, Nestlé è la terza compratrice mondiale.
Nonostante questo, l‘azienda svizzera ha sempre ribadito la sua condanna per l’uso del lavoro minorile, essendo questo contro i principi della società. Più volte ha sottolineato, inoltre, come affrontare il problema in questione fosse la sua priorità. A conferma di ciò, nel 2001 Nestlé e altri grandi produttori di cioccolato firmarono un accordo, ilprotocollo Harkin-Engel (o Protocollo sul cacao), con il quale si impegnavano a certificare, da luglio 2005, che il loro cioccolato non era stato prodotto attraverso manodopera minorile, debitoria, forzata o proveniente da traffico di esseri umani.
Stando alle accuse recenti, ma considerando anche il report dell’International Labor Rights Fund pubblicato nel 2008, quel protocollo sembrerebbe senz’altro disatteso.

lettera di un nostro lettore a Angelino Alfano


Angelino Alfano,

politico italiano, ma forse è meglio dire politicante italiano, primo segretario nazionale delPopolo della Libertà (Sic!!!), ma senz'altro è bene aggiungere ancora per poco,  hai affermato con una supponenza ridicola : È giusto il principio di chi sbaglia paga. E devono pagare anche i magistrati”, talmente ridicola, considerata l'ovvietà dell'affermazione, dasvalutare un principio sacrosanto.

Non te ne sei accorto? L'avevamo capito!! Ma torna a giocare nei giardini di Arcore!!! 

Alfano, immagino, come è ovvio che sia, che non sai niente delle notizie riportate ieri 27 giugno 2012 dai giornali, sul caso Aldrovandi, VEROOOOOOOOOOO????

O.K., ti informo io, ricordandoti che lo stato per la demenzialità oscena di quei 4 polizioti ha  risarcito (se vale per il dolore il risarcimento) la famiglia Aldrovandi per la grave perdita subita con €.2.000.000,00 (due milioni).

E non ti cito gli altri fatti osceni  come per esempio "quelli della Uno bianca...'', (ricordi Alfanuccio), passando per il G8 di Genova  e per l'omicidio Sandri commesso dal cowboy(meglio dirlo in spagnolo : vaquero) Spaccarotella per arrivare a Stefano Cucchi.

Alfanuccio chi paga i milioni di Euro con cui lo stato doverosamente e giustamente ..... indennizza i familiari delle povere vittime? 

Noi cittadini!!!!

E allora che ne dici di applicare il  principio da te ridicolizzato : È giusto il principio di chi sbaglia paga. E devono pagare anche i poliziotti  oltre che i famigerati politicanti??

Attendo, noi cittadini attendiamo, di leggere notizie al riguardo.Capitooooooooooooooooooo????????

P.S. Un banale consiglio : tieni la bocca chiusa perchè ogni volta che la apri ti porti dietro le conseguenze del "mingere contra ventum"!!!!

La Fornero "va contro" la Costituzione Italiana e l'Enciclica del Papa


La Fornero "va contro" la Costituzione Italiana e l'Enciclica del Papa

venerdì 29 giugno 2012
IL CASO/ Se la Fornero va contro l'Enciclica del Papa
Nel corso di un’intervista al Wall Street Journal, il ministro Elsa Fornero ha dichiarato: “La mentalità delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto; deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio”. Il giornalista americano ha reso l’espressione con “work”, che a differenza di “job” significa il lavoro in quanto tale, e non il posto di lavoro. La dichiarazione del ministro ha sollevato un vespaio di polemiche, e l’Unità è giunta ad accusare la Fornero di andare contro la Dottrina sociale della Chiesa. Per quanto sia un paradosso che a farlo sia stato proprio il quotidiano di sinistra, in un editoriale ha spiegato che “il lavoro era inteso come la condizione antropologica per eccellenza, come un tratto specificamente umano, e in questo erano in sintonia sia la tradizione cattolica (basterà ricordare l’Enciclica Laborem Exercens) che la cultura del movimento operaio”. Per dirimere la questione, abbiamo chiesto un parere al professor Gaetano Troina, che proprio alla Laborem Exercens ha dedicato alcuni dei suoi studi più importanti.

Secondo lei, l’affermazione della Fornero è in contrapposizione con la Dottrina della Chiesa?

L’espressione che ha usato il ministro è certamente in contrapposizione con la base costituzionale. Probabilmente il ministro non intendeva affermare quello che è stato trascritto dal giornalista, ma intendeva dire piuttosto che il posto di lavoro, e non il lavoro, va mantenuto anche a costo di sacrifici. Che cosa afferma la Laborem Exercens? Giovanni Paolo II, pienamente in linea con la tradizione delle altre encicliche sociali della Chiesa, vede nel lavoro un diritto naturale dell’uomo. La persona senza il lavoro perde una sua caratteristica essenziale. Il lavoro ha il compito di produrre la ricchezza, che si accumula per produrre nuovo lavoro. Il Papa è categorico su questo punto, e dalla Rerum Novarum in poi è sempre stata mantenuta questa posizione del primato del lavoro.

Un primato rispetto a quali altri valori?

Rispetto al capitale, alla proprietà e alla produttività. Giovanni Paolo II parla di un “banco comune del lavoro, dove tutti gli uomini si devono ritrovare”, e pone il lavoro in una posizione di essenzialità per l’uomo e per la socialità. Il Papa afferma che “continua a rimanere inaccettabile la posizione del ‘rigido’ capitalismo, il quale difende l’esclusivo diritto della proprietà privata dei mezzi di produzione come un ‘dogma’ intoccabile nella vita economica”.

Quindi?

Se l’espressione del ministro Fornero è stata riportata correttamente e non è stata travisata, come ho spiegato prima concedendo il beneficio del dubbio, sicuramente è in contrasto con la Laborem Exercens dove il lavoro è considerato un diritto naturale.

E’ lo Stato che deve garantire questo diritto, o il singolo che deve impegnarsi per trovare lavoro?

Per la Chiesa il lavoro è un diritto essenziale perché l’uomo sia veramente uomo, e senza di cui non è tale. L’occupazione va quindi sviluppata a livello sociale, e non solo individuale, con gli strumenti della politica e dell’iniziativa privata. La Laborem Exercens pone delle condizioni precise anche al diritto di proprietà, che non vale in assoluto, ma che deve essere favorevole alla creazione del lavoro. Trova così espressione il primato del lavoro rispetto al capitale, in quanto è il primo a generare il secondo attraverso il risparmio. Al contrario il capitale, se distolto dalla creazione di nuovo lavoro, normalmente va verso posizioni che la Dottrina sociale della Chiesa non valuta in modo positivo. Secondo questa logica, anche l’attuale crisi è nata dal prevalere del capitale e del profitto.

Intende dire che Giovanni Paolo II era contrario al profitto?

No, Karol Wojtyla era a favore del profitto, ma sosteneva che quest’ultimo non poteva prevalere sul lavoro.

Perché il lavoro è considerato così fondamentale dalla Chiesa?

Perché un uomo senza lavoro è privato della sua dignità. Chi non ha un reddito è un uomo disperato, colpito nelle sue relazioni di padre di famiglia e di uomo che vive nella società. Rimanendo disoccupato, smette di essere qualcuno che si sente utile e diventa invece menomato di una parte essenziale di sé.

La motivazione di questa centralità del lavoro è soltanto economica?

La Laborem Exercens pone la questione su due differenti livelli. Il lavoro è la continuazione della Creazione del mondo, e quindi è quell’attività dell’uomo che partecipa e completa l’opera divina. E’ anche questo il senso del rispetto della natura e dell’ambiente nel lavoro e per il lavoro.

Qual è invece il secondo livello?

Sul piano immediatamente economico e sociale, l’assenza di lavoro diventa disperante per la persona aprendo un vulnus per la stessa società. Quando si accumulano queste ferite, non si sa dove possano poi andare a manifestarsi. Se il lavoro viene a mancare continuamente, come accade soprattutto per i giovani, avremo una società con problemi sempre più gravi, che andranno ben oltre la crisi economica. La conseguenza sarà quindi che si invilupperà non soltanto in una recessione, ma in qualcosa di ben peggiore, e cioè in una disperazione



Scuola Italia


Scuola Italia

Varsavia, ore 20,45. Lezione di calcio. Docente del master, Cesare Prandelli, professore emerito. Scolaretto, bravino ma un po' troppo primo della classe, Joachim Loew. Mai vista la sua Germania subire tanto, aggredita nel vero top player della sua generazione di fenomeni: il campo aperto. Mai vista un'Italia così padrona del campo e, insieme, del pallone. La Germania più bella, giovane, divertente e multietnica, non s'è mai vista. Sbagliato l'approccio. E sbagliati, nel 4-2-3-1 suo marchio di fabbrica, il mix dei 4 davanti. Kroos esterno ha mandato Ozil fuori partita, come Podolski e i subentrati Reus e Muller. Con la scarsa forma di Schweinsteiger, un errore decisivo nella prima vera impresa azzurra di un Europeo, adesso sì, straordinario. Contro la Spagna, l'impresa era stata giocare alla pari, impedire loro il tiki taki del Barca. Ma se Del Bosque avesse messo subito un centravanti, chissà come sarebbe finita. E la prossima chissà come finirà. Con Croazia e Inghilterra, alle tante occasioni non erano seguiti gol in proporzione. E anche vincere contro l'Irlanda era stata una sofferenza. Stavolta invece non è mancato niente. Da Buffon a Balotelli l'Italia perfetta. Bella come neanche quella del 2006. Tutti promossi con lode. Soprattutto il professore

Zingaretti scende in campo "Mi candido a sindaco"


Zingaretti scende in campo
"Mi candido a sindaco"

L'annuncio del presidente della Provicnia: "Sfiderò Alemanno. Vediamo tutti come è amministrata la città. Con me una lista civica di persone qualificate in grado di governare"

di PAOLO BOCCACCI
Per lanciare la sua candidatura a sindaco di Roma ha scelto uno dei saloni della casina Valadier con vista sulla città. Nicola Zingaretti prima di sera ha riunito un centinaio di sostenitori tra assessori provinciali, consiglieri comunali e militanti del Pd e di Sel e ha annunciato: "Mi candiderò a sindaco di Roma alle prossime comunali, sfiderò Alemanno". 

Nella sala gremita c'erano gli uomini della sua attuale squadra e anche i consiglieri comunali Marroni, Nanni, Masini, Valeriani, Ferrari e Peciola di Sel. 
 
"Vi ho invitati - ha detto il presidente della Provincia - perché ho deciso di candidarmi a sindaco ma, nel tempo che rimane fino alle elezioni, continuerò a fare il mio lavoro alla Provincia. Resto fedele al mio mandato per consegnare alla città tutto ciò che abbiamo fatto". 
 
"Accanto al raggruppamento dei partiti che mi sosterranno - ha poi annunciato Zingaretti - ci sarà anche una lista civica". Ma ha avvertito che "tutti quelli che si stanno autopresentando come promotori di questa lista non sono stati invitati a farlo da me. La lista civica è ancora da costruire". E ancora: "In una città dove tutti chiacchierano di liste, noi rispondiamo con i fatti. Su Acea hanno fatto bene i consiglieri del Pd e tutta l'opposizione in Campidoglio. La città è governata nel modo che tutti possiamo vedere. Chi finora ha parlato di liste e accordi ha parlato a titolo personale, non esiste niente 
di tutto questo; la nostra sarà una lista civica di persone qualificate in grado di governare bene la città. Ma non acccetterò veti". 

 
Nella sala c'erano anche molti presidenti di municipio, da Antonella De Giusti a Susi Fantino, da Gianni Paris a Fabio Bellini, da Orlando Corsetti a Giammarco Palmieri. E poi Lorenzo Tagliavanti della Cna, Valter Giammaria della Confesercenti e Massimo Pallottini del Centro Agroalimentare. Alla fine dell'incontro, Zingaretti ha fissato un altro appuntamento. Il 16 luglio, in una piazza romana, farà un bilancio del suo lavoro di questi anni alla Provincia. "Mentre altri - ha detto - non possono parlare con i fatti, noi possiamo elencare tutta una serie di obiettivi positivi raggiunti, in particolare dal punto di vista dell'innovazione tecnologica e delle infrastrutture. Tutti risultati ottenuti nonostante la crisi e che hanno rilanciato l'economia della Provincia". 
 
Il numero uno di Palazzo Valentini ha sciolto così ogni dubbio sulle sue scelte. Nei giorni precedenti aveva detto: "Bisogna fare in modo di chiudere una delle pagine più brutte di questa città ed è evidente che io, amando Roma e avendo svolto un servizio come presidente della Provincia, farò la mia parte e sarò protagonista". "Bisogna lavorare per un'alleanza ampia che vada ben oltre il centrosinistra", aveva anticipato mesi fa, "che comprenda cittadini, associazioni, imprese e tutti quelli che fanno grande Roma". Aveva proposto una sorta di "patto per far risorgere la città". E poi Zingaretti aveva sottolineato che "per noi la sconfitta di quattro anni fa è alle spalle, una fase si è chiusa, ora se ne apre una nuova per rendere visibile e concreta la costruzione di un'alternativa".  

Effettuato il primo trapianto di cellule staminali cerebrali umane su paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA)


Fondazione
CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
Opera di San Pio da Pietrelcina
Viale Cappuccini
SAN GIOVANNI ROTONDO
www.operapadrepio.it

C O M U N I C A T O   S T A M P A
27 Giugno 2012

      Effettuato il primo trapianto di cellule staminali cerebrali umane
su paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA)

Lunedì 25 giugno, l’equipe coordinata dal Prof. Angelo Vescovi, direttore dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza - Opera di San Pio da Pietrelcina - e, per la parte neurologica, dalla Dr.ssa Letizia Mazzini Responsabile del Centro SLA dell’Ospedale Maggiore della Carità (Novara), ha portato a termine il trapianto di cellule staminali del cervello umano nel midollo spinale del primo dei diciotto pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), reclutato nel trial clinico di fase 1 autorizzato dall’Istituto Superiore di Sanità. A questo seguiranno gli interventi sui rimanenti pazienti, con cadenza inizialmente mensile.
Il trapianto delle cellule, prodotte nella Banca delle Staminali Cerebrali di Terni è avvenuto alle ore 16 a opera dell’equipe di Neurochirurgia dello stesso ospedale, diretta dal Dr. Sandro Carletti, coadiuvato dal Dr. Cesare Giorgi e dal neurochirurgo Prof. Nicholas Boulis, della Emory University Clinic di Atlanta, Georgia.
Grazie ad una tecnica tutta italiana, messa a punto nel 1996 da Vescovi, professore di biologia cellulare all’università Bicocca di Milano, è stato quindi realizzato il primo trapianto al mondo che impiega cellule staminali cerebrali scevre da qualunque problematica etica, poiché provenienti da un frammento di tessuto cerebrale prelevato da un singolo feto deceduto per cause naturali, utilizzando una procedura analoga a quella della donazione volontaria di organi negli individui adulti. Le cellule da questo donatore saranno sufficienti per l’intera sperimentazione e per quelle successive che la stessa equipe sta già organizzando su altre malattie neurodegenerative, in collaborazione anche con cliniche europee e statunitensi.

Il paziente affetto da SLA, dell’età di 31 anni, ha ricevuto tre iniezioni nel lato sinistro del midollo spinale lombare, ciascuna di un volume di 15 millesimi di millilitro, che contenevano in totale poco meno di due milioni e mezzo di cellule staminali cerebrali. Le cellule staminali sono state trapiantate in prossimità delle cellule nervose chiamate motoneuroni, che nella SLA muoiono gradualmente, paralizzando progressivamente i muscoli, fino a causare la morte del paziente. Si spera che questo possa rallentare la morte dei motoneuroni e quindi la malattia.

Il paziente si è risvegliato dal trapianto in buone condizioni, respira autonomamente e le sue condizioni cliniche e psicologiche sono al momento più che soddisfacenti.

Si sottolinea che questa sperimentazione, come ovvio per una fase I, è mirata specificamente a valutare la sicurezza delle procedure di trapianto e dell’innocuità delle cellule. Non si tratta, quindi, di una cura per la SLA. La condizione clinica dei pazienti assoggettati a trapianto sarà monitorata nei mesi e anni a seguire documentando l’evoluzione della malattia.
Questa è la prima sperimentazione al mondo di questo genere di natura interamente filantropica e quindi non-profit, ed è stata concepita e sviluppata dall’Associazione Neurothon Onlus (www.neurothon.com), presidente Mons. Vincenzo Paglia Vescovo di Terni, e supportata, oltre che dagli enti sopracitati, dalla Fondazione Cellule Staminali (www.cellulestaminaliterni.it), presidente Prof. Enrico Garaci. Ulteriore e generoso supporto è stato fornito dall’Associazione Pro Roberto Onlus di Gavoi (Nuoro), dalla Fondazione Stefano Borgonovo (Milano) e dalla Fondazione Milan A.C.


f.to
Giulio Siena
Responsabile Ufficio Stampa

giovedì 28 giugno 2012

Coordinamento Nazionale FLP Finanze



Coordinamento Nazionale FLP Finanze

SCHIAFFO DEL GOVERNO AL PARLAMENTO,
PUBBLICATO IL DECRETO LEGGE DI
SOPPRESSIONE DELLE AGENZIE.
MA LA PARTITA NON È FINITA, IL 3 LUGLIO
GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE
E MANIFESTAZIONE A MONTECITORIO

Monti non accoglie l’appello della Commissione
Finanze della Camera ma rinvia la soppressione delle
agenzie alla data di conversione del decreto. FLP
Finanze e USB chiamano lavoratori e sindacati in
Piazza Montecitorio il 3 luglio alle ore 10.

Questo Governo non rispetta più nemmeno le legittime prerogative del Parlamento.
Avevamo dato notizia (vedi Notiziario FLP Finanze n. 72) della richiesta del Presidente
della Commissione Finanze della Camera al Presidente del Consiglio di soprassedere alla
pubblicazione del Decreto Legge approvato il 15 giugno scorso dal Consiglio dei Ministri e di
aspettare il dibattito sulle due risoluzioni (di cui una firmata praticamente da tutti i
componenti della Commissione, a prescindere dall’appartenenza politica) contrarie alla
soppressione di due agenzie, che si svolgerà il prossimo 3 luglio 2012.
Invece tutto ciò che ha concesso il governo è stato di spostare la soppressione –
inizialmente prevista alla data di pubblicazione del Decreto Legge – alla data di
conversione del Decreto in legge. Un vero e proprio schiaffo alle funzioni parlamentari che
però ci permette lo stesso di dire che:
LA PARTITA NON È FINITA!!!!


Fino a che non sarà convertito in legge questo decreto, l’imperativo categorico è
battersi contro misure che bloccano la lotta all’evasione fiscale e scaricano tutti i costi dei
risparmi di spesa sulle fasce più deboli della popolazione.
Tra l’altro, come beffa finale, questo decreto è stato pubblicato di corsa perché in
esso è comparso l’ennesimo regalo alle banche – questa volta al Monte dei Paschi di Siena.
Insomma, bisognava pubblicare in fretta un decreto che sopprime agenzie, taglia posti di
lavoro e chiude uffici pubblici per salvare una banca. Inaudito e inaccettabile!!
E intanto non è finita la macelleria sociale perché lunedì prossimo verrà
approvato il taglio degli stipendi, il congelamento delle tredicesime e il taglio dei buoni
pasto, che saranno portati a 5,29 euro per tutto il pubblico impiego.
Di fronte a questo scempio mascherato da “spending review” bisogna continuare
le mobilitazione per difendere il nostro posto di lavoro, il nostro diritto a salari
dignitosi e il diritto come cittadini a pretendere che contribuisca di più chi ha di più e
guadagna di più, magari all’ombra di qualche privilegio, e di non subire manovre
recessive per salvare le banche!!
Come sapete, sin dall’inizio abbiamo cercato l’unità sindacale purché questa non
significasse balbettare rispetto alle manovre del governo. Abbiamo sin da subito detto che
non c’era tempo da perdere. Abbiamo cercato quindi un percorso comune con le forze
sindacali che erano disponibili alla mobilitazione immediata senza se e senza ma e
soprattutto senza tranquillizzare i lavoratori rispetto a una situazione che di
tranquillizzante ha poco.
Nei giorni scorsi abbiamo dato vita con USB – l’unica sigla che insieme alla FLP
Finanze si è resa disponibile a un azione immediata – ad assemblee comuni agli uffici
centrali delle Entrate, del Territorio e dei Monopoli di Stato.
Ora facciamo un nuovo appello ai lavoratori, alle RSU e a tutte le sigle sindacali
alla mobilitazione per il prossimo 3 luglio.
Chiediamo a tutti di organizzare assemblee in quella data in tutte le città d’Italia,
ove possibile con manifestazioni pubbliche.
USB e FLP Finanze hanno organizzato per quel giorno una manifestazione dinanzi alla
Camera dei Deputati, dove si svolgerà un’assemblea cittadina dei lavoratori delle agenzie
fiscali in concomitanza con la discussione in Commissione Finanze delle Risoluzioni
contrarie alla soppressione dell’Agenzia del Territorio e dei Monopoli di Stato.
Non è il momento delle divisioni in nome delle diverse appartenenze sindacali, è il
momento della mobilitazione!!!!

ORGANIZZIAMO ASSEMBLEE E MANIFESTAZIONI IN
TUTTA ITALIA!!
PARTECIPIAMO TUTTI ALLA MANIFESTAZIONE A
PIAZZA MONTECITORIO A ROMA IL PROSSIMO 3
LUGLIO 2012 A PARTIRE DALLE ORE 10!

Vergogna Governo Monti:Crisi come una guerra, colpite le parti vitali'


Confindustria: 'Crisi come una guerra, colpite le parti vitali'

'Nel 2013 disoccupazione record e fisco al 54,6%' Corte Conti: zoccolo duro evasione solo scalfito

28 giugno, )
Alla ricerca di cibo tra gli scarti

Confindustria: 'Crisi come una guerra, colpite le parti vitali'
ROMA  - Anche "se non siamo in guerra" i "danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia", rileva il centro studi di Confindustria. Colpite le parti "da cui dipende il futuro del Paese".

I conti pubblici migliorano "vistosamente", ma "si allontana il pareggio di bilancio", secondo il Centro studi di Confindustria. Il deficit pubblico nel 2013 sarà a -1,6% del Pil e non di -0,1% come prospettato a dicembre. Nel 2012 si assesterà invece a -2,6%, in peggioramento di 1,1 punti a causa della crisi.

"Siamo nell'abisso", sottolinea il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi, illustrando le stime di via dell'Astronomia sul Pil tagliate rispetto alle precedenti previsioni: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%). La recessione è "più intensa", la ripresa è ora attesa "dalla seconda metà del 2013".

Il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, inizio crisi (in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno):era -1 milione e 276mila a inizio 2012. La disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013 (13,5% con la Cig). Lo stima Confindustria.

-10% BENESSERE ITALIANI IN SEI ANNI DI CRISI - "A sei anni dall'inizio della crisi, nel 2013 l'Italia si troverà con un livello di benessere, misurato in Pil pro-capite, del 10% inferiore alla media 2007". Lo stima il centro studi di Confindustria, calcolando che è un calo "pari quasi a 2.500 euro in meno (prezzi costanti dal 2005)". Per gli economisti di via dell'astronomia è "una perdita difficilmente recuperabile in assenza di riforme incisive che riportino il Paese su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo come è alla sua portata".

PRESSIONE REALE FISCO SCHIZZA A 54,6% 2013  - La pressione fiscale effettiva , depurata dal sommerso, "schizzerà al 54,6%" nel 2013 dal 54,2% del 2012, secondo il Centro studi Confindustria. E' al 51,1% nel 2011. Continua la corsa anche della pressione apparente, dal 42,5% del 2011 al 45,1% del 2012 fino al 45,4% del 2013. Le entrate fiscali sono "in forte accelerazione", +5,2% quest'anno, per poi rallentare al +2,6% nel 2013.

Lega non ti Vergogni??altro che Roma ladrona direi Lega Babbiona


L'intercettazione che inchioda Belsito “Lui e i suoi collaborano con la mafia”

L'ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito

Svolta nell’inchiesta. La registrazione era nel pc
dell'ex tesoriere


Siamo alla vigilia di una svolta nell’inchiesta sul riciclaggio della ’ndrangheta di Reggio Calabria, della famiglia De Stefano di Archi, che ha incontrato la Lega di Umberto Bossi.

Investimenti molto “opachi” all’estero, a Cipro e Tanzania, inchiodano quello che ormai è l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito. Ma dall’inchiesta affiora anche un’operazione di dossieraggio che ha riguardato l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, “avversario” della banda di Belsito e dell’allegra gestione delle casse del Carroccio. Ed è nell’ambito di quest’opera di dossieraggio che gli uomini della Dia e della Polizia Postale incappano in alcune interessanti intercettazioni ambientali che parlano di Belsito e di esponenti della Lega come di personaggi che «collaborano direttamente con la mafia».

Intercettazioni trovate nel computer sequestrato all’ex tesoriere genovese della Lega. Gli interlocutori sono due: A e D. Uno dei due è stato identificato (si tratterebbe di un investigatore privato) l’altro non ancora (si tratterebbe di una donna). Vediamo cosa dicono.

«I soldi se li ciccia Bruzzone» A: «Ma, scusa un attimo, Belsito e Bruzzone (Francesco, segretario regionale uscente della Lega Nord della Liguria, ndr) non vanno d’accordo?». D: «Belsito e Bruzzone fanno finta di litigare, chi se li spartisce i soldi? Tu stai in quel posto...». A: «Io penso che se li ciccia tutti Bruzzone, sai?». D: «No, no. Belsito ha preso il posto di Balocchi (Maurizio, storico cassiere della Lega, ndr)... Balocchi era quello che gestiva l’amministrazione della Lega a Chiavari, è lui che è entrato... che poi a gennaio del 2010 doveva essere condannato in udienza a Udine per il fatto dei 300-400 appartamenti che avevano fatto con la mafia della Jugoslavia... erano saliti, con Fiorani (Gianpiero, ex ad della Banca Popolare di Lodi, finito nei guai con la giustizia, ndr) in mezzo... non l’hanno condannato perché era in ospedale che stava tirando il “gambetto” (stava morendo, ndr)... ma tutta l’amministrazione, eccetera, l’ha presa Belsito che gli ha accollato... che va... che sta in via Massaggi (fonetico), va lì dall’ufficio e va a Chiavari».

L’intercettazione è del gennaio 2012. Per il pm antimafia di Reggio, Giuseppe Lombardo, rappresenta una conferma sugli intrecci mafiosi e affaristi di Belsito. L’esponente politico della Lega e affarista non disdegnava il socio ’ndrangheta per i suoi loschi investimenti.

«Collaborano con la mafia» Sempre “D” confida al suo interlocutore, a proposito di Belsito: «La sua segretaria abita a... Recco... da Recco hanno manovrato, siccome a Recco ha comprato la casa Salvini (Matteo, euoparlamentare del Carroccio, esponente di rilievo del partito considerato vicino all’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, ndr), Salvini che è un altro deputato, quello che spruzzavano, che va in giro con quel cogl... di Borghezio (altro eurodeputato leghista, ndr), hanno fatto un giro che lì deve essere la mafia... loro collaborano direttamente con la mafia, direttamente, è tutto un gioco mafioso... tutto un gioco mafioso... loro sono gli indiretti... cioè, non so, arriva la ’ndrangheta e gli dice: “Io adesso qua voglio che tu mi sblocchi questo e devo fare movimento terra qua, la discarica qua e costruire qua!!!»... perché le porte sono aperte in tutti questi cantieri?». A: «Ma Belsito che c’entra? Sta a Roma!». D: «No, Belsito non sta a Roma, Belsito non sai da quant’è che non si presenta a Roma, Belsito manovra tutto di qua...».

L’inchiesta Lega-’ndrangheta è giunta a una svolta per quanto riguarda la campagna di ricatti del tesoriere Belsito contro gli oppositori interni della Lega. È grave che si possano essere compiuti pedinamenti, intrusioni nelle banche date di un ministro in carica. Nei prossimi giorni, prima delle ferie estive, il pm Lombardo dovrebbe sentire diversi esponenti della Lega. Quella di Reggio è l’inchiesta più delicata ed esplosiva, perché potrebbe svelare intrecci inconfessabili tra politica e mafia.

Sassi e bombe carta Disordini al cantiere Tav


Sassi e bombe carta Disordini al cantiere Tav




Scontri in serata alla Maddalena.
Lacrimogeni contro i manifestanti


La manifestazione No-Tav per ricordare l’anniversario dello sgombero del presidio della Maddalena si è trasformata da pacifica a violenta alle 21 e 50 di ieri sera. Un operaio si è avvicinato alle reti del cantiere per accendere la torre faro. Prima gli hanno urlato contro: «Bastardo, cambia lavoro!».


Poi è partito un lancio di petardi e bombe carte, seguite da una raffica di pietre contro il presidio interforze costituito da polizia, carabinieri e guardia di finanza. Una pietra ha centrato e ferito a una spalla un dirigente della polizia. A quel punto i responsabili della questura hanno deciso di rispondere con gli idranti e un fitto lancio di lacrimogeni. Il numero degli attivisti presente all’appuntamento era molto basso, ma presto sono comparsi gruppi di incapucciati con il solito armamentario. Un antagonista, megafono in pugno, ha invitato i compagni a disporsi lungo le reti del cantiere, dove sono riprese altri lanci di pietre contrastati dai lacrimogeni.



Bagliori nel bosco, boati, fumo acre: l’ennesima notte di battaglia. Una torre faro è stata centrata dalle pietre, mentre una fitta nube di lacrimogeni ha avvolto il cantiere. In quel momento i No-Tav si sono spostati verso la parte bassa, in direzione del varco 7, in Clarea. Piovevano anche fuochi di artificio a cui erano stati agganciati bulloni e chiodi. I reparti antisommossa si sono schierati a difesa dei cancelli sotto il lancio incessante. Un altro gruppo di attivisti si è spostato verso la zona del Museo di Chiomonte dove hanno incominciato a battere contro le reti. Urlavano: «La valle non vi vuole, andatevene via!». «Giù le mani dalla Val Susa». «La Val Susa paura non ne ha». L’idrante ha sparato acqua anche contro il varco 5, mentre i No-Tav si spostavano in piccoli gruppi, con il viso coperto. Qualcuno tornava verso l’area della Ramat, l’anno scorso teatro degli scontri più violenti. Alle undici i fari del cantiere continuavano ad illuminare l’intera area, mentre ancora volevano pietre e lacrimogeni. Il deputato del Pd, Stefano Esposito: «Tutto come previsto, purtroppo. Il campeggio No-Tav va sgomberato. Non si può continuare a tollerare questa violenza per tutta l’estate».

Ustica 32 anni dopo


Ustica 32 anni dopo

27 giugno 2012
Cora Ranci
No del Belgio alla richiesta di collaborazione con la nostra magistratura. E i famigliari delle vittime chiedono alla magistratura di interrogare l’ex primo ministro libico Jalloud: si troverebbe in Italia
Ricorre oggi il 32° anniversario della strage di Ustica. Era il 1980 quando un aereo civile della compagnia Itavia in volo da Bologna a Palermo scoppiò in aria, con ottantuno persone a bordo. Ci vollero 19 anni prima che la magistratura riuscisse ad arrivare al primo punto fermo sulla vicenda. Nel 1999, il giudice istruttore Rosario Priore depositò una sentenza ordinanza di oltre cinquemila pagine. “Il DC-9 – si legge nelle conclusioni – è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti”.
Il DC-9 è stato dunque abbattuto. Quella tranquilla sera di giugno, nel cielo sopra Ustica c’è stata una battaglia aerea. È partito un missile. Chi l’ha lanciato? A chi era destinato? Di certo, non contro l’aereo dell’Itavia, che non aveva nessuna personalità importante a bordo, ma solo gente comune, in partenza per le vacanze, o di ritorno a casa, in Sicilia. E allora cos’è successo? Un fatale errore? Già, ma perché? Interrogativi che accompagnano la storia di Ustica sin dal suo inizio. E che pian piano, grazie soprattutto alla tenacia dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage, animata dalla sua presidente Daria Bonfietti, si sono svelati, rivelandoci i tratti di una vicenda tragica quanto inquietante.
Lo ha ribadito oggi anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano: “È indispensabile che le istituzioni tutte profondano ogni sforzo – anche sul piano dei rapporti internazionali – per giungere a una compiuta ricostruzione di quanto avvenne quella drammatica notte nei cieli di Ustica”. Di ipotesi ne sono state fatte diverse. Francesco Cossiga nel 2007, a processo concluso, fu molto preciso: il missile sarebbe stato francese, e il vero obiettivo dell’attentato un aereo libico su cui avrebbe dovuto trovarsi Gheddafi. Poi, qualcosa sarebbe andato storto.
Comunque, erano ventuno gli aerei in volo intorno al DC-9 quella sera, come ci ha comunicato la Nato. Cosa ci facevano sui nostri cieli? Ma soprattutto, di che nazionalità erano? È questo ora l’interrogativo che la magistratura sta ponendo a Stati Uniti, Francia, Libia, Belgio, Inghilterra e Germania, paesi amici di cui attendiamo da anni risposte che non arrivano. Il muro di gomma sembra avere confini molto ampi. Un primo diniego è arrivato proprio in questi giorni dal governo belga, che ha motivato il rifiuto di collaborare con la nostra giustizia adducendo non meglio precisati “interessi militari essenziali”.
Constatando l’inerzia dei governi, i famigliari delle vittime hanno annunciato oggi la presentazione di un’istanza alla Procura di Roma affinché si interroghi Abdel Salam Jalloud, ex primo ministro libico. Durante la guerra in Libia, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera del 22 agosto 2011, il numero due del regime di Gheddafi si sarebbe infatti rifugiato in Italia. “Si può ritenere che Jalloud, per la posizione ricoperta all’epoca del regime – si legge nell’istanza – possa essere al corrente di dati molto utili alla ricostruzione dei fatti”. Secondo Daria Bonfietti, si potrebbe anche tentare di attivare una rogatoria per conoscere se l’attuale governo provvisorio della Libia sia venuto a conoscenza di documenti e di fatti utili per conoscere la verità su quanto accaduto quella maledetta sera.

ITALIA-GERMANIA/ Monti-Merkel 4-3 sta' sera invece sara' 3-1


ITALIA-GERMANIA/ Monti-Merkel 4-3

giovedì 28 giugno 2012
ITALIA-GERMANIA/ Monti-Merkel 4-3
Ieri anche lo spread ha tenuto il fiato sospeso, si è fermato placido placido attorno a quota 465, oscillando lento e svogliato. Anche lui attendeva la “sfida del differenziale” in programma questa sera, Italia-Germania, Prandelli contro Loew, Pirlo contro Lahm, Monti contro Merkel, Btp contro Bund. Insomma, una sfida nella sfida che travalica il mero campionato europeo di calcio e la possibilità di andare in finale. Da più parti si è scomodato, per presentare l’incontro di questa sera, il precedente da antologia del 19 giugno 1970, il mitico Italia-Germania 4 a 3 che tramutò lo stadio Azteca di Città del Messico nel centro del mondo sportivo non per una notte ma per decenni. La partita delle partite, la sfida del secolo, venne definita a ragione: e stasera?
Al di là di come andrà a finire sul campo, Italia-Germania rappresenta più di una partita, è la trasposizione sportiva ed egonistica di due modi di pensare l’Europa, la stessa che in contemporanea con la semifinale vedrà i suoi rappresentanti ritrovarsi attorno a un tavolo a Bruxelles per cercare di salvare il salvabile. Per l’ennesima volta. Non partiamo avvantaggiati, meglio dirlo subito. Ieri il Tesoro ha collocato tutti i 9 miliardi di Bot semestrali programmati, ma il tasso d’interesse pagato è salito al 2,96% dal 2,104% del mese scorso, raggiungendo i massimi dal dicembre 2011. Non un bel segnale, finanziare il nostro debito sul mercato costa sempre di più, a fronte di un Bund che invece paga rendimenti ai minimi storici. Ma durerà?
Difficile dirlo, certamente il fatto che i principali hedge funds del mondo siano short sul titolo di Stato tedesco, benchmark europeo, ci dice chiaro e tondo che i destini della Germania sono inestricabilmente legati a quelli dell’eurozona, area economica più potente a livello globale e destinataria del 60% dell’export teutonico, dinamo del miracolo di Berlino, il cui tasso di disoccupazione sembra collocarla in un altro mondo rispetto ai partner dell’Ue. Il perché si scommetta contro il Bund è semplice, si dà per certo un salvataggio spagnolo - con tanto di ristrutturazione del debito - molto più ampio e doloroso di quello preventivato dalla Commissione Ue e dallo stesso governo spagnolo, situazione questa che minerebbe alle fondamenta la credibilità finanziaria della Germania, bancomat dell’Unione attraverso la Bundesbank e il programma Target2. Per questo la Merkel lancia strali in attesa del vertice: «Mai condivisione del debito finché sarò in vita», «Gli eurobond scelta economicamente sbagliata in questo momento». Insomma, la Germania non fa concessioni. Di alcun tipo. Ma le conviene comportarsi così?
Dando un’occhiata ai dati del programma Target2 - con il quale, di fatto, Bundesbank e Bce trasferiscono soldi alle banche centrali di Club Med e Irlanda per tamponare le fughe di capitali - si capiscono parecchie cose: la Bundesbank è sotto di 616 miliardi di euro rispetto ai crediti che vanta verso il resto del sistema Bce, un salto di 68 miliardi solo nell’ultimo mese. Finché l’eurozona reggerà, non c’è particolare problema: solo un dettaglio contabile, visto che ogni perdita verrà ripartita tra le banche centrali, quindi anche un eventuale addio greco potrebbe essere gestito e gestibile. Ma se il sistema salta e la Germania se ne va, le perdite saranno enormi per i contribuenti tedeschi: quindi, più l’eurozona va avanti, più gli sbilanci verso Target2 crescono, più sarà costoso e difficile per Berlino chiamarsi fuori dal casinò europeo quando l’incendio sarà divampato del tutto.
Ecco qual è il ragionamento della Bundesbank che sta animando parole e scelta di Angela Merkel, oggi più che mai nulla più che un ventriloquo di Weidmann. Il Target2, di fatto, è l’anello al naso della mucca da contante tedesca. La Bundesbank preme per una rottura rapida dell’eurozona o per una sua ridiscussione traumatica, attraverso un altro default o ristrutturazione, per rimettere le mani prima che sia tardi sui soldi del Target2 e rompere il circolo vizioso dello schema Ponzi europeo innescato dalle politiche monetarie della Bce, che da un lato ha sì legato inestricabilmente il sistema bancario al rischio sovrano, ma dall’altro ha, oggettivamente, evitato il tracollo degli istituti di credito iberici, evento che avrebbe portato con sé conseguenze devastanti, visto che i paesi dell’Ue sono esposti verso l’economia spagnola per 913 miliardi di euro.
Certamente è un gioco pericoloso, al massacro, visto che in molti banchieri centrali non tedeschi puntano allo stesso risultato, ma per ragioni opposte: portare il decennale spagnolo al 7% di rendimento, arrivare alla soglia del non ritorno, per obbligare la Bce a una terza asta di Ltro o alla riattivazione del programma di acquisto di bonds sul mercato secondario, ciò che di fatto vorrebbe Mario Monti ma attraverso il fondo salva-Stati Efsf. L’Italia e con lei la Francia sanno che, nella situazione attuale, o si prende la direzione della vera Unione tra Stati, con budget condivisi, debito condiviso, tassazione condivisa e unione fiscale (leggi, addio sovranità) e una Bce in stile Fed oppure il sistema scoppia e allora, se questa è l’intenzione tedesca, il piano sarà quello di farlo deflagrare in fretta, in nome del Target2 e dei soldi dei contribuenti tedeschi.
E guardate che la partita, esattamente come quella che si giocherà questa sera, è di quelle epocali: non appare infatti una coincidenza fortuita che alla vigilia del vertice europeo che si apre oggi, Mario Draghi abbia fatto filtrare l’indiscrezione in base alla quale starebbe per partire l’operazione Nirpo, ovvero “Negative interest rate policy”: tu banca depositi i tuoi soldi presso l’Eurotower invece di farli circolare e stimolare la crescita? Bene, dovrai pagare per questo privilegio, poiché Francoforte applicherà tassi di interessi negativi esattamente come la Svizzera di fine anni Settanta. E Draghi sa che il momento è di quelli “make or break”, o la va o la spacca. Ricordate l’estate del 2011, piena crisi, banche americane che non volevano prestare un solo dollaro a quelle europee? Bene, a settembre dello scorso anno la Fed entra in gioco e attiva i currency swaps, di fatto tramutandosi in prestatore di ultima istanza globale e garantisce ancora ossigeno e vita, in attesa delle due aste Ltro della Bce.
Ora però negli Usa si guarda allo stato patrimoniale della Bce e si comincia a prestare molta attenzione al rischio di controparte: e se la Bce, magari per l’implosione dell’eurozona o del sistema Target2, andasse a zampe all’aria con la sua leva 1:29? Certo, in quel caso i creditori si rifarebbero delle perdite con l’acquisizione di assets dell’Eurotower: ma quali? Prestiti a banche portoghesi? Obbligazioni greche? No, grazie. Tanto più che i prestiti agli istituti lusitani dipendono dalle linee di liquidità della Bce e sono collateralizzati da bonds emessi dal governo portoghese, che dipende anch’esso dalla Bce. Insomma, la Germania faccia la sua scelta, ma in fretta e senza doppi giochi: anche perché, in tutta franchezza, a farsi male sarà anche lei e parecchio se l’eurozona crollerà in maniera disordinata.
La partita è questa, rigore interessato contro realismo emergenziale: Loew e Prandelli seguiranno la stessa linea stasera? Chi lo sa, una sola cosa è certa: il fatto che l’Italia stasera, con la sua casacca blu, giocherà in nome dell’Europa, pur vantando sul petto solo quattro stelle. La Germania giocherà solo per sé, come sempre, come quando permise lo scorso luglio a Deutsche Bank di gridare al mondo che aveva scaricato 8 miliardi di debito italiano, rimpiazzandoli in portafoglio con cds, aprendo di fatto il vaso di Pandora e distruggendo il concetto stesso di investimento risk-free per il debito sovrano Ue: si voleva spostare il mirino dei mercati su Italia e Spagna per salvare banche e assicurazioni tedesche strapiene di prodotti a rischio fino a che queste non fossero riuscite a scaricare il massimo possibile a qualsiasi prezzo (chissà a che valore sono contabilizzate ancora oggi nei bilanci, soprattutto dello società assicuratrici), esattamente come si fece prendendo tempo e non risolvendo il caos greco quando si poteva e con la modica cifra di 130 miliardi di euro. Per questo, stasera più che mai e durante il vertice di questo weekend più che mai, forza Italia.