lunedì 25 giugno 2012

Egitto! Morsi..speriamo che sia democratico


Un ruolo da presidente dimezzato

Riconoscendo le regole democratiche, la commissione elettorale egiziana ha proclamato ieri Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani , nuovo presidente della Repubblica Araba d'Egitto. Sessantun anni, ingegnere laureatosi negli Stati Uniti, Morsi succede così a Hosni Mubarak dimessosi diciassette mesi fa in seguito alle rivolte di piazza, da poco condannato da un tribunale all'ergastolo per le vittime causate dalla repressione e oggi, si dice, in sempre più precarie condizioni di salute.
Il riconosciuto esito elettorale evidenzia due primati. Per l'Egitto si è trattato della prima elezione presidenziale legittimata da un voto popolare. Inoltre, per la prima volta, dopo 84 anni passati da movimento semiclandestino con un culmine di repressione toccato durante la presidenza Nasser, i Fratelli Musulmani conseguono ora un' importante carica istituzionale.
Ma quella realizzata da Morsi rimane una vittoria puramente simbolica e, almeno parzialmente, ambigua. I Fratelli Musulmani potranno sì vantarsi di avere ora una tribuna privilegiata, ma il loro controllo, più formale che reale, della presidenza non eliminerà certo quella polarizzazione che si è creata nella società egiziana tra Governo dei militari post-Mubarak e il resto della popolazione. Per farsi proclamare vincitore, dopo trattative mai ammesse ufficialmente, Morsi avrebbe infatti dovuto accettare un ruolo da presidente dimezzato. Un presidente privo di controllo sui bilanci dell'esercito, sulle decisioni riguardanti la sicurezza e sui decreti del Consiglio Supremo delle Forze Armate. In particolare, l'appendice costituzionale varata dai generali una settimana fa ha fissato i poteri del presidente, intendendo mantenere per sé il potere legislativo e la facoltà di designare l'Assemblea costituente, dopo lo scioglimento del Parlamento risultato dalle elezioni dello scorso novembre dominato dagli stessi Fratelli Musulmani. È quindi assai probabile che ne risulti una presidenza sotto tutela, con una giunta intesa ad approfittare della defenestrazione di Mubarak, ottenuta grazie al movimento di piazza Tahrir, per perpetuare il regime dello stesso Mubarak senza di lui. Un obiettivo realizzato con freddezza e determinazione, senza mai contemplare riforme che potessero mettere a repentaglio l'egemonia economica e politica delle Forze armate, proprietarie di un'ampia porzione di aziende statali, nonché delle grandi famiglie egiziane con le quali si è ormai consolidato un duopolio duro a morire e non esente da un pesante clima di corruzione. Soprattutto i generali mirano a mantenere la loro influenza determinando così una situazione in cui si intravedono analogie con il Portogallo del 1974, la Turchia degli anni Ottanta e il Pakistan degli anni Novanta.
Se da una parte la vecchia guardia egiziana dimostra quindi di non cedere ai nuovi tempi, dall'altra tutto da verificare sarà l'impiego che i Fratelli Musulmani vorranno fare della loro nuova piattaforma politica. La loro strategia mira a svolgere un ruolo più sociale che politico, puntando, secondo le parole pronunciate da Morsi dopo la proclamazione della sua vittoria elettorale, soprattutto a ricostruire l'Egitto e ridare dignità agli egiziani in uno Stato "non teocratico", ma che faccia riferimento diretto alla Sharia, la legge coranica. Ma, come nota Paolo Gonzaga nel suo saggio "Islam e democrazia- I Fratelli Musulmani in Egitto" (Ananke, 2011), mentre l'Egitto della attuale rivoluzione ha aperto enormi spazi all'azione del gruppo, nello stesso tempo la fine della repressione indiscriminata, e perciò la possibilità di un dibattito interno più sincero, sta facendo emergere tutte le differenze. Le due domande da porsi a questo riguardo rimangono dunque: i Fratelli Musulmani saranno un partito politico più vicino all'AKP turca o all'Hamas palestinese, entrambe formazioni con radici nel movimento della Fratellanza, ma con evoluzioni totalmente diverse? E poi: quali ripercussioni avrà un presidente islamico all'interno del mondo arabo e nei rapporti con Israele? In Egitto il terreno è ancora tutto da esplorare.

Dalai Lama in Emilia

Terremoto: Dalai Lama nel campo di Mirandola
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20:15 24 GIU 2012

(AGI) - Mirandola (Modena), 24 giu. - Il vicepresidente della regione Fvg Luca Ciriani ha accolto oggi nel campo ''FVG1'' di Mirandola, gestito dalla Protezione Civile regionale, il Dalai Lama. "E' stato per me un grande onore - ha dichiarato Ciriani - accogliere e dare il benvenuto al campo al Dalai Lama, che con la sua forte personalita', il suo carisma e un profondo sentimento di amore per tutte le persone ha testimoniato l'importanza di guardare al futuro, in un clima di solidarieta' capace di unire la gente nei momenti di dolore e difficolta'".
La visita del Dalai Lama al campo, voluta per incontrare le popolazioni colpite dal terremoto in Emilia, e' durata poco meno di un'ora. Il vicepresidente Ciriani ha fatto dono del Crest della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia: "A nome di tutti i volontari presenti qui a Mirandola, quelli nella sede di Palmanova e quanti direttamente e indirettamente hanno aiutato alla realizzazione dei campi per i terremotati gestiti dalla Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia - ha detto Ciriani - ho consegnato al Dalai Lama il nostro distintivo, ed e' stato per me un grande onore e stimolo a continuare con impegno a far crescere la nostra Protezione Civile".