giovedì 24 maggio 2012

Prima aprono i cancelli e poi pensano ai Buoi


Passera: Migliorare la vita a pmi, una task force entro quest’estate


Una task force ad hoc entro l’estate con cui migliorare la vita delle imprese. A proporlo il ministro dello 
Sviluppo economico, Corrado Passera, dal palco dell’assemblea di Confindustria. “Non aspettiamo la 
prossima assemblea facciamo una task force entro l’estate che elabori proposte operative perche’ 
l’Italia  diventi un luogo piu’ facile per le imprese”, dice al leader Giorgio Squinzi.
Sul fronte delle nuove entrate dichiara: “In 2/3 anni tra soldi pubblici, fondi europei, se ben orchestrati,
potranno esserci 100 miliardi” destinati alle infrastrutture.

Per questo motivo è stato fatto fuori il Berlusca..per l'amicizia con Putin


GUERRA DEL GAS: PRENDE FORMA IL CORRIDOIO NORD-SUD DELL’UNIONE EUROPEA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on maggio 24, 2012
Ungheria e Slovacchia avviano l’unificazione dei gasdotti nazionali nell’ambito del progetto della Commissione Europea mirante alla diminuzione della dipendenza energetica dalla Russia. Benefici previsti anche per Croazia e Ucraina. Si alza la tensione tra Israele e Turchia per il controllo dei giacimenti del Mediterraneo
Il Premier ungherese, Viktor Orban
Il gas unisce l’Europa ma divide il Mediterraneo. Nella giornata di mercoledì, 23 Maggio, Ungheria e Slovacchia hanno avviato il progetto di unificazione dei gasdotti dei due Paesi con la costruzione di una conduttura di 115 chilometri tra le località di Vel’ky Krtis e Vecses.
Come riportato dall’autorevole agenzia Ukrinform, l’accordo, siglato tra la compagnia ungherese Magiar Gaz Tranzit Zrt e la slovacca Eustream, segue un documento firmato il 28 Gennaio 2011 dai Primi Ministri dei due Paesi, Viktor Orban e Iveta Radicova – oggi sostituita da Robert Fico dopo le ultime elezioni legislative – per il rafforzamento dell’indipendenza energetica dell’Unione Europea.
La messa in comune dei sistemi infrastrutturali di Budapest e Bratislava è infatti un passo fondamentale per la realizzazione del Corridoio Nord-Sud: un sistema di gasdotti che unisce il Mar Baltico al Mar Mediterraneo, progettato dalla Commissione Europea, e sostenuto dal Gruppo di Vysehrad – Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia – per consentire ai Paesi del’Europa Centrale approvvigionamenti di gas di provenienza non russa in maniera costante.
L’importanza europea del piano è confermata dai 30 Milioni di Euro stanziati da Bruxelles nell’ambito del Fondo European Energy Program for Recovery, che contribuiranno in maniera considerevole ad aiutare i governi ungherese e slovacco nella copertura delle spese complessive: pari a 160 Milioni di Euro.
“Il progetto soddisfa una strategia di medio raggio, e garantisce l’indipendenza energetica dell’Unione Europea – riporta una nota dell’ente energetico MVM, a cui appartiene la Magiar Gaz Tranzit Zrt – La messa in comunicazione dei gasdotti di Ungheria e Slovacchia è fondamentale per la realizzazione del Corridoio Nord-Sud dell’Unione Europea”.
Oltre al quartetto di Vysehrad, a beneficiare dell’infrastruttura saranno altri Paesi europei come la Croazia, in cui è prevista la costruzione del terminale sud del Corridoio della Commissione Europea, presso il quale il gas liquido importato via mare sarà rigassificato e inviato verso il centro del Vecchio Continente.
Un altro Stato potenzialmente interessato dal Corridoio Nord-Sud è la Lituania, che potrebbe deviare verso la tratta polacca parte del gas liquido rigassificato presso il terminale di Klajpeda – in via di realizzazione.
Discorso a parte merita l’Ucraina, che dall’unificazione dei gasdotti ungheresi e slovacchi potrebbe ottenere la possibilità di sfruttare il sistema infrastrutturale centro-europeo per diminuire la totale dipendenza dalla Russia.
Infatti, la realizzazione del Corridoio Nord-Sud permetterebbe l’invio di oro blu in circolazione nel Vecchio Continente verso est attraverso lo sfruttamento dei gasdotti della Slovacchia rimasti inutilizzati dall’avvio del progetto della Commissione.
Come riportato dall’esperto in materia energetica, Mykhajlo Honchar, Bratislava ha tutto l’interesse a mantenere attivo ogni suo gasdotto, e a riguardo trattative sono già state intavolate tra la Eustream e il colosso ucraino Naftohaz.
Israele e Turchia si misurano per il controllo dei giacimenti del Mediterraneo
Mentre in Europa si unificano i gasdotti, sempre a causa della corsa all’oro blu, nel Mediterraneo si alza la tensione mediatica, e forse anche militare. Nella giornata di giovedì, 15 Maggio, il Ministero degli Esteri israeliano ha smentito l’invio di un contingente militare di 20 Mila soldati a Cipro per presidiare i giacimenti di gas di Nicosia.
La notizia è stata battuta, nella medesima giornata, dall’agenzia turca Anatolia, e secondo il parere di diversi esperti testimonierebbe l’innalzarsi della tensione nell’est del Mediterraneo in seguito all’individuazione di un ricco giacimento di oro blu nelle acque territoriali israeliane, libanesi, e cipriote.
Noto come Leviathan, il serbatoio di gas è già entrato nei progetti di un’alleanza tra Israele, Cipro e Grecia per il trasporto dell’oro blu in Europa. Se realizzato, questo piano diminuirebbe non solo lo status di monopolista nelle forniture di gas in Europa della Russia, ma anche il ruolo di Paese di transito dell’oro blu finora esercitato dalla Turchia.
Matteo Cazzulani

GRILLO DAY/ Bersani, cos'hai da festeggiare?(Zitto la tua vittoria costa tanto agli italiani,quella di Grillo no!!)

martedì 22 maggio 2012
GRILLO DAY/ Sansonetti: Bersani, cos'hai da festeggiare?
«Abbiamo vinto le amministrative senza se e senza ma», ha dichiarato ieri in conferenza stampa Pier Luigi Bersani. «Il simpatico tentativo di rubarci la vittoria non sarà consentito», ha proseguito il segretario del Partito Democratico, cercando di non farsi oscurare dal clamoroso successo di Beppe Grillo a Parma. Dove, ha voluto precisare, il «Pd ha “non vinto”».
«Inizio a credere che ieri Bersani abbia sbagliato blocchetto degli appunti – commenta il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti, intervistato da IlSussidiario.net –. Al di là della simpatia personale, è evidente che le cose non stanno come dice lui. Il suo partito non ha vinto praticamente da nessuna parte e ha ufficialmente perso la leadership del centrosinistra».

Possiamo dire che a Parma non ha “non vinto”, ma ha perso, mentre ha ottenuto la vittoria nella maggior parte delle altre competizioni elettorali?

Un attimo: il Pd non governa più nessuna delle città che contano, se si escludono Bologna e Torino, dato che la Firenze di Matteo Renzi rappresenta un caso a parte. E questa è una debacle senza precedenti. Non era mai successo infatti al principale partito della sinistra, dai tempi del Pci.
Non è un mio pensiero, basta fare mente locale: a Milano, Bari, Genova e Taranto governa Vendola, a Napoli e Palermo, Di Pietro. Uno poteva aspettarsi che i democratici vincessero almeno a Parma, ma non è successo, come abbiamo visto…

Il Pd si attribuisce però il merito e la capacità di aggregare attorno a sé «forze politiche e civiche che portano la coalizione di centrosinistra alla vittoria».

Anche in questo caso l’errore è grossolano. Il centrosinistra, nel suo insieme, raccoglie un ottimo risultato perché strappa numerose città alla destra e, dopo anni, conquista comuni come Palermo.
Il fatto però è che non è e non potrà più essere un centrosinistra pd-centrico. La vecchia idea di Veltroni di un Partito Democratico autosufficiente e motore della coalizione, sulla quale tra l’altro è nato, è definitivamente seppellita. Il centrosinistra a questo punto va reinventato totalmente.

Il Pd va quindi inserito nella lista degli sconfitti di questa tornata elettorale?

Certamente, ma è in buona compagnia. I principali partiti sono tutti fuori dai giochi. Il Pdl si era già sciolto come neve al sole al primo turno e non ha praticamente partecipato al ballottaggio, mentre la Lega Nord è praticamente scomparsa. Ha perso ovunque, tranne che a Verona.
Ne consegue che il campo della sinistra deve riorganizzarsi, quello della destra deve decidere se rimanere a immagine e somiglianza di Berlusconi o aprire un nuovo capitolo, mentre per quanto riguarda la Lega non so se esisterà un futuro.

Cosa intende dire?

Era un partito costruito su Umberto Bossi. Una figura oggi demolita dai giudici e dai giornali. La campagna che gli è stata organizzata contro infatti è stata letale e gli ha fatto pagare a caro prezzo due gravi “colpe”: una certa sciatteria (combinare tutti quei guai con i fondi del partito è da stolti, per non dire di peggio) e l’opposizione a Mario Monti, che gli attirato le attenzioni della grande stampa.
A tutto questo bisogna aggiungere la “congiura” di Roberto Maroni. Un’operazione riuscita la sua, intendiamoci, visto che l’ex ministro dell’Interno ha vinto la sua battaglia personale. Forse però non è stata una mossa così geniale, perché, come uno scorpione, ha annientato Bossi, ma ha ucciso anche la Lega e il suo futuro… 

Passiamo all’“eroe della giornata”, Beppe Grillo. Che significato ha la conquista di Parma da parte del Movimento a 5 Stelle?

Inutile etichettare Grillo come “destra” o come “sinistra”. Lui raccoglie il “voto di protesta”, un fenomeno endemico, oltre che salutare, nella politica occidentale, che solitamente viaggia tra l’8% e il 12%. Il comico genovese non è andato molto oltre queste cifre, ma è riuscito comunque a conquistare una città colta, moderna e avanzata come Parma. È un fatto originale, non c’è dubbio, che mette alle strette tutti, compresi gli stessi grillini, che di certo non avevano messo in conto di dover governare.

Che impulso può dare questa novità al sistema politico italiano? 

È un campanello d’allarme, come Le Pen in Francia o i Pirati in Germania. Tocca ai partiti non ignorarlo, capire che sono costretti a cambiare e a ritrovare la propria identità.
D’altra parte, la Seconda Repubblica è stata caratterizzata da partiti dalla difficile definizione. Cos’è stato il Pdl? E cos’è oggi il Pd? Sono domande a cui è difficile rispondere. Non a caso negli Stati Uniti si capiscono quali sono le differenze tra Obama e Romney, mentre in Italia, cosa distingua Alfano, Bersani e Casini non l’ha ancora capito nessuno. 

Lei ha in mente un ritorno alle vecchie famiglie politiche per il 2013?

Le attuali coalizioni devono sapere che hanno a disposizione un anno per rinnovarsi, se vogliono continuare a esistere.
Il centrodestra faccia come crede, per quanto mi riguarda mi auguro che il centrosinistra per prima cosa sciolga tutti i suoi partiti, a cominciare dal Partito Democratico, e rinasca su basi completamente nuove, a partire magari da una Costituente che riunisca tutto ciò che c’è a sinistra.
I risultati della coalizione di centrosinistra sono incoraggianti, a patto che Bersani la smetta di festeggiare le sconfitte…

GRILLO/ il merito è di Berlusconi e Bersani


GRILLO/ il merito è di Berlusconi e Bersani

giovedì 24 maggio 2012
GRILLO/ 1. Sardo (l'Unità): il merito è di Berlusconi e Bersani
A pochi giorni dalle elezioni amministrative i bilanci e le valutazioni sulle prospettive del sistema politico per il 2013 si rincorrono. Se l’esperienza del Terzo Polo era già stata archiviata alla vigilia da Pier Ferdinando Casini, nel Pdl si torna a parlare di un azzeramento dei vertici e di una clamorosa “novità” da presentare a giorni. Nel Partito Democratico, invece, l’opposizione interna, a partire dal “rottamatore” Renzi, prende di mira le dichiarazioni di vittoria di Pier Luigi Bersani. «Penso che il segretario abbia compiuto una forzatura dialettica – spiega aIlSussidiario.net il direttore de l’Unità, Claudio Sardo –. Insistere sul concetto di vittoria significava infatti contrastare il pensiero unico secondo cui “i partiti hanno perso e sono tutti uguali”. Una lettura ideologica, che tra l’altro accomuna giornali come Il Fatto QuotidianoLiberoIl Giornale, secondo la quale l’unico vincitore di questa tornata sarebbe Beppe Grillo, mentre la classe dirigente italiana consisterebbe in una massa uniforme nella quale non esistono differenze tra chi ha sostenuto Berlusconi e Tremonti e chi invece ha fatto opposizione».

Al netto di questa preoccupazione, qual è il suo bilancio?
Io credo che il Pd possa iscriversi di diritto nella lista dei vincitori, ma non debba negare l’esistenza di alcune profonde fragilità. Innanzitutto a livello di sistema: siamo alla fine di una stagione politica e i democratici non devono commettere l’errore che i loro “antenati” fecero nel ’93, quando si accontentarono di approfittare delle regole esistenti e non riformarono il sistema, preparando la discesa in campo di Berlusconi e andando incontro alla disfatta. 
In secondo luogo esistono delle fragilità interne. Le primarie, ad esempio, dopo alcuni esisti positivi, sono state drammaticamente fallimentari.

Si riferisce al caso di Palermo? 

Non solo, sia nel capoluogo siciliano, sia a Cuneo abbiamo assistito a un fenomeno preoccupante. Due componenti del centrosinistra, una più radicale a Palermo, una più moderata in Piemonte, hanno deciso di ribellarsi alla sconfitta, vincendo poi le elezioni.

Quale lezione dovrebbe imparare quindi il Pd?

Le primarie sono uno strumento utile se c’è una convergenza di strategie, se invece servono soltanto a regolare i conti in sospeso tra i partiti o a mettere in discussione lo schema delle alleanze si rivelano un autentico disastro. D’altra parte, il Pd è l’unica forza politica che non si vergogna di chiamarsi “partito”, ma non può compensare con alcuni strumenti esterni l’incapacità di prendere decisioni politiche.

Quali sarebbero invece gli altri punti deboli sul piano interno?


Nel panorama italiano il Pd è senza dubbio il partito con la più grande capacità aggregativa. A mio avviso, però, il punto di partenza per costruire alleanze stabili è la prospettiva internazionale. Quali alleanze a livello europeo si vogliono mettere in campo? I progressisti europei sapranno rimettere al primo piano la crescita e l’integrazione europea?
Se si parte da queste domande le alleanze sul piano nazionale saranno solo una conseguenza. Credo, ad esempio, che ci siano molte affinità con Sel, ma molte meno con un’Italia dei Valori che strizza l’occhio al radicalismo di Grillo.

Se il Partito Democratico non dovesse sciogliere questi nodi quali sarebbero i rischi? 

Il Pd potrebbe anche vincere le elezioni politiche, ma all’interno di un quadro instabile, segnato dalla più grave crisi economica dal Dopoguerra, e con un forte senso di delegittimazione che viene dal basso.
Per questo, a mio avviso, deve cercare in questi mesi di portare a termine, assieme alle altre forze politiche, la riforma elettorale e quella del finanziamento pubblico dei partiti. Un’operazione non esente da rischi, ma che secondo me è il caso di correre.

A cosa si riferisce?

Costruire le alleanze e vincere le elezioni sulla base di un sistema di regole che si è rivelato fallimentare è una tentazione pericolosa, ma non bisogna rassegnarsi all’attuale schema.
Solo in questo modo si potrebbe dare un senso alla transizione guidata da Mario Monti, dato che i compiti a casa che il Professore ci ha fatto fare non erano quelli giusti. Oggi, grazie a Hollande e a Obama, si aprono nuove possibilità nell’impostazione della politica economica, ma il sistema politico deve fare la sua parte.
In Grecia, il fallimento della Grande coalizione ha distrutto un sistema che era decisamente stabile. Noi dobbiamo impedire che questo accada anche in Italia.