venerdì 17 febbraio 2012

Succede anche in Germania adesso Angela Merkel la devi smettere di fare la maestrina



Christian Wulff ha dato le dimissioni: la Germania dice addio al presidente


Christian Wulff ha dato le dimissioni: la Germania dice addio al presidente
© SEAN GALLUP/GETTY IMAGES NEWS

A far intuire la prossimità delle dimissioni è stato l'annullamento last minute dell'odierno vertice romano traMario Monti e il Cancelliere tedesco Angela Merkel, sintomo finale di un'escalation di pressioni nei confronti del presidente Christian Wulff.
Con una conferenza stampa alle 11 il presidente tedesco ha rassegnato le proprie dimissioni per "non danneggiare la coesione sociale", togliendosi però qualche sassolino dalla scarpa:
"Ho commesso degli errori, ma sono sempre stato sincero. Il modo in cui la stampa ha affrontato la questione ha danneggiato me e mia moglie"
Da oltre due mesi sul suo conto in Germania si è aperta una "questione morale" molto pesante. Se infatti il Presidente ha un ruolo sostanzialmente onorario, egli dev'essere un esempio di integrità, e dalla fine del 2011 ci sono molte ombre nella vita del capo dello Stato.
Secondo la Procura di Hannover - che ha chiesto la revoca dell'immunità per Wulff per permettere un'inchiesta ufficiale - quando era governatore della Bassa Sassonia il presidente avrebbe "regalato" a un imprenditore un finanziamento a tassi di favore per costruire una casa. Sospetta è anche la sua amicizia col filmmaker David Groenewold, la cui casa di produzione nel 2006 ha ricevuto ingenti finanziamenti dal Land amministrato da Wulff.
Le dimissioni complicano la posizione di Angela Merkel, stretta tra la crisi economica europea e la crisi politica del suo Paese, che sarà guidato nei prossimi 30 giorni dal presidente ad interim Seehofer. La Merkel vuole che la successione di Christian Wulff sia decisa molto rapidamente:
"Ho accolto con grosso rispetto e profondo dispiacere le dimissioni di Wulff. La maggioranza cercherà ora di individuare un candidato comune insieme all'opposizione socialdemocratica e Verde"
Per questo motivo sarebbe già in programma, sabato 18, un incontro con i leader degli altri due partiti del suo esecutivo, Horst Seehofer, del Csu, e Philipp Roeselr dell'Fdp.

La vera ricchezza è per pochi


La vera ricchezza è per pochi

La popolazione italiana è sempre più povera. Lo dice un’analisi di Bankitalia sui bilanci delle famiglie 2010

La popolazione italiana diventa sempre più povera, mentre la ricchezza si concentra nelle mani di pochi. È il quadro emerso dall’analisi della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie nel 2010.

In particolare, il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato pari a 32.714 euro, cioè circa 2.726 euro al mese, mentre la ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore mediano di 163.875 euro. Ma si tratta appunto di un dati medi, che nascondono importanti differenze al loro interno. Secondo i dati di Via Nazionale infatti, il 10% delle famiglie più ricche possiede il45,9% della ricchezza netta familiare totale, (44,3% nel 2008), e la quota di individui poveri, convenzionalmente identificati da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana, è salita al 14,4%, un punto percentuale in più rispetto al 2008 (tra i cittadini stranieri si sale oltre il 40%).

La percentuale di famiglie indebitate è risultata pari invece al27,7%, per un ammontare medio dell’indebitamento di 43.792 euro. In particolare, il 24,3% delle famiglie ha debiti nei confronti di intermediari finanziari per ragioni non legate all’attività professionale, mentre l’11,4% dei nuclei deve rimborsare prestiti per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili. Il 12,4% delle famiglie ricorre a finanziamenti tramite carta di credito, mentre il5,6% ricorre allo scoperto di conto corrente e il 4,5% fa uso di due o più di queste tipologie di debito.

Quanto alla percezione dei cittadini circa la propria situazione finanziaria, 2010 il 29,8% delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese, il 10,5% le reputava più che sufficienti, mentre il restante 59,7% segnalava una situazione intermedia. Un altro dato rilevante emerso dalle rilevazioni di Bankitalia è la disomogeneità riscontrata nell’andamento dei redditi da lavoro dipendente e autonomo: se il reddito “equivalente” dei lavoratori dipendenti italiani è cresciuto in termini reali dal 1991 al 2010 di appena il 3,3% quello dei lavoratori autonomi è salito infatti del 15,7%.

Geofinanza


GEOFINANZA/ Cina-Usa, una nuova "guerra" che colpisce l’Ue

venerdì 17 febbraio 2012
GEOFINANZA/ Cina-Usa, una nuova guerra che colpisce l’Ue
Come vi ho detto ieri, la Cina ha ribadito la sua intenzione di aiutare l’Europa a sostenere il proprio debito. Al netto del fatto che è la quinta volta in un anno che da Pechino giungono rassicurazioni in tal senso, mai seguite dai fatti, e che le banche cinesi, al contrario, stanno scaricando le loro esposizioni sull’eurozona, qual è lo stato di salute del gigante asiatico? Già la scorsa settimana avevo parlato di dati tutt’altro che incoraggianti riguardo l’economia cinese, ma la messe di cattive notizie prosegue, quasi alluvionale.

La massa monetaria M1 cinese ha raggiunto il minimo da dieci anni a questa parte, il consumo cinese di energia elettrica è crollato del 7,5% in gennaio, anno su anno e tutte le volte che è avvenuto un crollo su base annuale del consumo di energia elettrica, si è registrata una diminuzione della produzione industriale cinese. Ricordate poi i dati sul Baltic Dry Index, ai minimi dai tempi della crisi Lehman Brothers e in grado di segnalare una crisi nera riguardo l’export e le spedizioni via mare (al netto della sovraccapacità di stiva creatasi per il boom di nuove navi tra il 2005 e il 2008)? Beh, c’è dell’altro.
La Lloyd’s List, indicatore specializzato nello shipping, ci dice chiaramente che il traffico container nel porto di Shanghai, il più grande del mondo, è sceso di 100mila unità a gennaio rispetto all’anno prima, un calo del 4%. I volumi, dal canto loro, sono scesi di oltre un milione di tonnellate. Certo, le festività per l’anno nuovo in Cina possono incidere minimamente su queste cifre, ma il rallentamento dell’operatività e il calo di volumi al porto di Shanghai vanno avanti da mesi. «Il mercato dello shipping cinese affronta sfide gravose e la situazione nel corso di quest’anno tenderà ad aggravarsi», conferma lo Shanghai International Shipping Institute. Ma qual è il settore che maggiormente ha colpito i volumi dell’hub portuale cinese? La rotta Asia-Europa. E i dati resi noti la scorsa settimana dal Fondo monetario internazionale parlano la lingua di «un pericolo chiaro e presente per la Cina che emana dall’Europa, un qualcosa che potrebbe erodere 4 punti percentuali di crescita, se la crisi dell’eurozona dovesse aggravarsi e culminare in una pesante recessione. Se questo scenario negativo dovesse tramutarsi in realtà, la Cina dovrebbe rispondere con l’adozione di un significativo pacchetto fiscale».
Un calo della crescita globale dell’1,75% potrebbe incidere sul taglio della crescita cinese per più del doppio, a meno che Pechino non intervenga con passi decisi per controllare lo shock, a dimostrazione di quanto sia diventato distorto il modello economico cinese. Per il Fmi, «la Cina potrebbe essere altamente esposta alla situazione europea attraverso i suoi link commerciali», chiaro segnale di Washington a Pechino per ricordargli quanto abbia da perdere in caso l’Europa vada a zampe all’aria: messaggio sottinteso, preparatevi a stampare moneta per un eventuale super-fondo d’emergenza a nostra guida e gestione.
Al contempo, però, sempre il Fmi mette in guardia la Cina da tentazioni riguardo un nuovo blitz attraverso il sistema bancario o nuovi progetti infrastrutturali: «La Cina ha di fronte a sé ancora un periodo abbastanza lungo per digerire gli effetti collaterali della crescita del credito negli anni in cui nasceva la crisi globale. Un grosso shock esterno potrebbe quindi portare agli estremi questi rischi domestici». Ovvero, bolla bancaria e infrastrutturale pronta a scoppiare insieme all’eurozona. Anche perché il Fmi ha detto chiaramente che la Cina ha già portato il proprio debito ben oltre i limiti di sicurezza, visto che la ratio tra prestiti e Pil è raddoppiata giungendo al 200% negli ultimi cinque anni, un balzo in avanti molto maggiore di quello registrato negli Usa durante la bolla dei subprime.
Una situazione che si è riverberata nella proprietà, settore già esacerbato dai tassi d’interesse sui conti correnti che lo scorso anno hanno toccato il -3% in termini reali, fattispecie che ha spinto gli investitori verso hard assets. Il primo soggetto cinese nell’edilizia, China Vanke, ha registrato un calo di vendite immobiliari del 39% nel mese di gennaio, mentre la Guangzhou R&F addirittura del 57%. Dati che fanno vedere scuro al vice-presidente della Vanke, Mao Daqing, secondo cui «le cose saranno davvero difficili nel 2012: sarà un test per l’intera industria, visto che la battaglia dei prezzi combattuta prima di Natale non ha sortito l’effetto di bloccare il crollo delle vendite». Moody’s, per quanto le sue valutazioni siano credibili, ha avanzato dubbi sul fatto che i giganti delle costruzioni di Hong Kong riusciranno a rifinanziare il loro debito estero quest’anno, mentre per il Caixin Magazine il mercato della proprietà da «surriscaldato si è tramutato in polare».
Insomma, se servirà un stimolo per bloccare la bolla, per il Fmi le autorità cinesi dovranno ricorrere a un enorme deficit di budget che vada a colpire trasferimenti e benefit per i disoccupati. Addirittura, definendo «un pacchetto fiscale come la prima linea della difesa», il Fmi ha proposto alla Cina sussidi diretti per l’acquisto di elettrodomestici, una sorta di versione cinese del “cash-for-clunkers”, la nostra rottamazione per capirci ma legata all’efficienza dei consumi e alla riduzione dell’impatto ambientale. Insomma, la Cina farebbe meglio a salvare se stessa, prima di salvare l’eurozona. Sarà per questo che nel corso della sua visita a Washington, il vicepresidente cinese, Xi Jinping, ha parlato di «un nuovo storico inizio delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, un fiume inarrestabile che continua a scorrere».

il ladro


Il ladro ignorato, sfortunato, acciuffato


Giovedì 16 Febbraio 2012 13:43
Ladro al T Halve Maatje, un pub di RotterdamLa scena, tragicomica se la vediamo dal punto di vista del ladro, è avvenuta al T Halve Maatjein, un pub di Rotterdam. L'uomo è entrato incappucciato e armato nel locale ma nessuno si è accorto di nulla e addirittura il proprietario, che stava conversando con un altro cliente, lo ha ignorato. Quando finalmente si sono resi conto che era in corso una rapina il ladro è scappato, ma è stato rincorso da un ex maratoneta. Dopo 2 km si è fatto arrestare.

Attenti a quei due


FINANZA/ 1. Sapelli: così Merkel e Sarkozy si preparano a far scomparire l’Europa

venerdì 17 febbraio 2012

La Grecia è forse la nazione che racchiude in sé il più grande patrimonio mitologico non solo dell’antichità, ma della modernità. Uno dei capisaldi di tale patrimonio è quello della nazionalità. La Grecia che abbiamo imparato ad amare quando eravamo giovani imbevuti di disordinate ma prolifiche letture è la Grecia di Byron che si batte contro i turchi e chiama in suo aiuto i popoli e gli intellettuali. Ma la stessa Grecia non riesce, tuttavia, quarant’ anni dopo la lotta anti-turca a trovare nel suo seno un rappresentante dell’oligarchia terriera che possa fungere da monarca e - allora- i gruppi dirigenti locali son costretti a reclamare l’arrivo d’un re tedesco: Ottone, che nel 1860 s’insedia ad Atene e fonda la triste dinastia che scomparirà con i colonnelli nel 1964.
Del resto, il regime ottomano di possesso della terra vietava la proprietà privata e ne imponeva una gestione statalizzata. In tal modo non formava né aristocrazie, né borghesie terriere. Di lì le debolissime radici industriali e dirigenti della Grecia moderna che tutti, oggi, sottovalutano. L’accumulazione primitiva del capitale fu sempre scarsissima, ieri come oggi, e i ricavi dell’intermediazione dei traffici e delle costruzioni e degli armamenti navali, rapidamente emigrarono - come allocazione proprietaria - al di fuori del territorio greco, verso i più sicuri lidi con il mondo interconnessi, perché centri del capitale finanziario: Londra e New York. Non a caso la rivista più importante per comprendere la Grecia si stampa a New York: è “Hellenic Diaspora”.
È tutto detto. Solo l’elefantiasi statuale e il rentier capitalism immobiliare gonfiato ad arte dalle rimesse degli emigranti (esistono più greci nel mondo che greci che abitino la Grecia) - ben descritto da uno scienziato eccelso come Mouzelis e da un poeta immenso come Seferis - sono stati i fattori costituivi della crescita bassissima, devastata dall’emigrazione con la formazione di un sistema economico rent seeking a bassa intensità di popolazione e bassissimo reddito e altissime disuguaglianze, dove il prelievo fiscale è praticamente impossibile per i bassissimi salari (pari solo a taluni di quelli italici) e la continua esportazione di capitali.
La Grecia fu immessa nell’euro per le stesse ragioni per le quali fu uno dei primi paesi a far parte della Nato: per ragioni geostrategiche. Prima bisognava opporsi allo stalinismo sovietico, poi all’invasione turca e islamica tanto paventata dalla democrazia cristiana greca e dalla destra post-gaullista francese: volevano e vogliono gli immigrati, ma non le nazioni nel concerto europeo; sì alla forza lavoro per lo sfruttamento capitalistico, no alle relazioni interstatuali in un’Europa in cui per forza non si può che avere eguali diritti ed eguali doveri.

La frode sui conti, inoltre, è certo colpa dei governi greci di ogni forma e colore, ma anche dei commissari europei. Non dimentichiamo che il professor Prodi sostituisce Sander accusato di aver coperto la corruzione proprio a partire da Eurostat. Il fallimento della Grecia è il fallimento atteso del fianco Sud dell’Europa e, soprattutto (ed è qui il pericolo da tutti ignorato), del fianco sud della Nato. Ed è questo che deve preoccupare, per le conseguenze di ordine militare ch’esso può assumere. La Grecia, infatti, ha un Pil che non supera l’1% di quello europeo e spegnerlo non sarebbe stato difficile. Sarebbe stato un gioco di ragazzi se solo si fosse subito intervenuti con un finanziamento della Bce: immediato e diretto a sollevare con un po’ d’inflazione e un intervento monetario dello Stato un’economia che andava salvata all’istante, allargando i cordoni della borsa.
La follia germanica è stata quella di pensare di poter salvare le banche tedesche dagli asset tossici greci, che essi avevano nel loro marsupio senza che anche tutta la struttura sociale, prima che economica greca, crollasse sotto i colpi della politica deflattiva europea. La Grecia preannuncia ciò che può succedere all’Europa se la Bce non cambia politica e se la signora Merkel e il signor Sarkozy non perderanno le prossime elezioni, sostituendo la loro logica fallimentare e deflattiva con una logica di deficit spendig, di quantitative easing e di intervento pubblico in economia massiccio e immediato. Ai conti pubblici si penserà dopo se l’inflazione non basterà a curarli: ora bisognerebbe impedire il massacro sociale, la strage degli innocenti, che è in corso. E troppo tempo dovrà ancora passare prima che i due cavalieri dell’apocalisse europei si tolgano di mezzo.
Attendere è inevitabile. Nel mentre l’unica via di uscita non è istituzionale, ma sociale e naturale, ossia fondata sull’autorganizzazione economica del popolo e della povera gente, attraverso società cooperative vere e non fasulle come quelle troppo istituzionalizzate a cui siamo abituati, con banche del tempo e dei beni, forse anche attraverso monete di riferimento sociale e non finanziario, ossia autonomamente create da gruppi sempre più vasti di cittadini sostituendo l’euro come moneta di scambio quotidiana, ponendo freno e argine alla miseria sociale e all’ingiustizia che dei governi scandalosamente classisti stanno imponendo a tutta l’ Europa.
Oggi in Grecia domani in Portogallo, in Spagna, poi in Italia e poi, ancora… in Francia e Germania. L’oligarchia finanziaria non ha patria.



Evviva finalmente la tedesca in italia

Evviva finalmente la tedesca in italia!!!!!!!!!!!!!!!!



Crisi: Merkel da Monti

Cancelliera oggi a Roma, nuova tappa avvicinamento con Berlino

17 febbraio, 05:51
Crisi: Merkel da Monti(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Angela Merkel vola a Roma da Mario Monti per un 'tete a tete' che segna una nuova, importante, tappa di avvicinamento tra Roma e Berlino. Non solo sulla strategia europea, ma anche e soprattutto sul capitolo Atene. Perche' il capitolo Grecia va chiuso in fretta e su questo Roma e' determinata: prima si mette la parola 'fine', con un accordo definitivo, meglio e' per tutti. Oggi la Merkel vedra' anche il presidente Giorgio Napolitano.


Auto blu


Auto blu. una ogni 937 abitanti



Quante sono le auto blu in Italia? 64.524. E’ quanto risulta dal censimento svolto da FormezPa, centro di formazione che offre supporto e assistenza alle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, rispetto al 2010, le auto blu e le auto grigie registrano un calo rispettivamente del 13 e del 10 per cento per un totale di risparmio atteso di circa 300 milioni l’anno.
Un primo passo, si spera, verso un deciso taglio. Nonostante il ritardo del censimento, il taglio delle auto blu è un argomento molto sentito dal Ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi.
Delle 64.524 auto possedute a diverso titolo dalle pubbliche amministrazioni, 10.634 sono le auto blu in senso stretto considerate auto di rappresentanza con autista mentre le cosiddette auto grigie sono 53.890. Si tratta di auto di servizio e fra queste ultime una fetta significative sono quelle delle Asl (fra le quali ci sono ad esempio le auto per il trasporto sangue e per accompagnare i medici) che sono 18.426.
La fetta più cospicua di auto (sia blu sia grigie) è in mano ai Comuni (21.933) seguono Province (4.184) e Regioni e Province Autonome (2.594). Le auto blu a servizio degli organi costituzionali, e dunque in dotazione a Presidenza della Repubblica, Camera, Senato e Corte costituzionale, sono 124. Fra le amministrazioni che hanno tagliato più auto blu nel 2011 spiccano il Comune di Salerno che con 41 auto in meno ha quasi dimezzato la dotazione (ora ne ha 47), il comune di Milano (-30. Resta con 127), la regione Siciliana (-20. Resta con 124), la presidenza del consiglio dei ministri (-22. Resta con 98 e altre 12 saranno tagliate nel 2012), il ministero della Giustizia (-325. resta con 1.233).  Sono Fiat l’81% delle auto grigie e il 58% delle auto blu. Fra le auto di rappresentanza al secondo posto ci sono le Alfa Romeo, seguono Audi e Bmw.
Stabiliti i numeri, i tagli, i risparmi, le indicazioni per meglio ottimizzare la spesa, resta sempre difficile contrastare il cattivo vezzo dell’abuso dell’auto di servizio. Sulla base delle nuove normative in materia di auto blu (in particolare il Dpcm del 3 agosto 2011 e l’ultimo dpcm dello scorso 13 gennaio) sembra infatti più facile sanzionare il dirigente pubblico che non rispetta i criteri di razionalizzazione e di spesa per l’acquisto e la gestione delle vetture blu (in questo caso perseguibile per danno erariale), che non l’assessore comunale che usa auto e autista di rappresentanza per far accompagnare il coniuge a fare shopping o i figli a scuola.
I numeri di questo censimento, sono disponibili per chiunque ne abbia curiosità sul sito www.censimentoautopa.gov.it.
[fonte il fatto quotidiano, ministero della Funzione pubblica]
Facebook

Come disattivare la Timeline e tornare al vecchio Facebook con TimelineRemover




Ho parlato più volte dei vari modi per attivare la TimeLine di Facebook in anteprima, ad esempio qui.
Oggi voglio parlare della procedura opposta.
La Timeline vi fa schifo? Il nuovo diario proprio non riesce ad andarvi giù? Ora è possibiletornare al vecchio Facebook. Facebook non dà la possibilità di tornare al vecchio look ma, come sempre, gli utenti hanno cercato soluzioni. Finora i procedimenti proposti erano lunghetti e complicati per i meno esperti, ma adesso potrete farlo con un semplice click grazie a  TimelineRemover. E’ un’estensione al momento disponibile solo per Chrome e Firefox ma presto arriverà anche la versione per Internet Explorer e Safari. L’utilizzo è semplicissimo e l’operazione reversibile, quindi potrete tornare alla timeline altrettanto semplicemente.
Cosa dovete fare?
Vi basterà collegarvi al sito ufficiale dell’estensione cliccare sul logo del vostro browser e installarla e immediatamente vedrete il vostro Facebook come era un tempo. Ovviamente è qualcosa che opera solo sul vostro pc quindi i vostri amici continueranno a vedere il vostro profilo con la Timeline
Va precisato che, come tutti gli altri metodi per disattivare il nuovo diario di Facebook, questa estensione lavora solo sul PC dell’utente, quindi gli amici che visiteranno il vostro profilo continueranno a visualizzare il diario e non la vecchia bacheca.
Potrete attivare-disattivare la timeline ogni volta vogliate semplicemente spostando la selezione da estensione attivata ad estensione disattivata o viceversa.

Twitter


Italy Soccer Serie A Bojan Krkic

Bojan, Kjaer e la Roma: non è twitter il problema

Spero solo che non sia vero. Spero davvero che siano frutto di uno spiacevole equivoco le indiscrezioni di queste ultime ore secondo le quali la As Roma, non si sa se in accordo con l’allenatore Luis Enrique, avrebbe vietato o fortemente limitato l’uso dei social network – da Twitter a Facebook – ai suoi calciatori.
I vari Kjaer, Jose Angel, Bojan (che però dividono la passione con l’allenatore, con il mental coach Llorente e molti altri) avrebbero fatto arrabbiare i dirigenti essendosi permessi chi di professarsi innocente per un fallo a suo giudizio non commesso (il danese), chi per aver lamentato le difficoltà del campo ghiacciato di Siena a scusante di una pessima prestazione collettiva (il terzino) chi, forse, per aver mandato in rete autoscatti con la neve sullo sfondo e commenti poco calcistici tipo “Che bella Roma tutta bianca”..
Ora, siccome non vogliamo credere che una società che si professamoderna, all’avanguardia, innovativa, si spaventi davvero per gli innocenti cinguettiì di ragazzi di una ventina d’anni – che in questo caso hanno le stesse, per niente elitarie o volgari ma anzi popolari, passioni dei loro coetanei – ci si chiede cosa porti a certe (presunte) decisioni.
Sarà che la Roma ha perso male, molto male a Siena, e la bella favola della squadra giovane scapestrata ed entusiasmante non affascina più (continua comunque ad affascinare la sottoscritta)? Sarà che è più facile prendersela con Kjaer-Jose Angel-Bojan e i loro colleghi ragazzini che non interrogarsi su certe responsabilità dei senatori, a partire da Totti, autore di una pessima gara fino ad arrivare a un Juan i cui muscoli ormai non reggono più che spezzoni di partita? O sarà che – additando al pubblico ludibrio (per montare il tifo di Roma basta poco) gli atteggiamenti “leggeri” dei più fragili giocatori della squadra si cerca di nascondere il problema serio dell’assenza di investimenti nel mercato di gennaio (servivano almeno un difensore centrale e un esterno) che non hanno facilitato il lavoro già molto difficile di Luis Enrique?
No perché, se vogliamo essere seri, allora dobbiamo ricordare un paio di cosette: quel fenomeno di potenza e coordinazione che mercoledì sera con tiro al volo ha bucato la porta dell’Arsenal non era mica lo stesso Boateng che poche settimane fa si faceva fotografare accanto a una velina chiacchierona che ne decantava le prestazioni erotiche, e non è lo stesso che sempre mercoledìannunciava il suo ritorno in campo con un roboante tweet? E quel mostro di bravura che ha trascinato il Milan non solo in Coppa non sarà lo stesso Ibrahimovic, i cui comportamenti da gradasso in campo e fuori fanno impallidire i nostri ingenuotti ragazzi alle prese con cellulari e pc? No perché è vero che nel calcio si può dire tutto e il contrario. Ma che un cinguettìo sia la chiave della partita, via…