martedì 5 giugno 2012

Severino, responsabilità toghe indiretta


Severino, responsabilità toghe indiretta

Presentato l'emendamento di mediazione del governo

05 giugno, 18:46
Severino, responsabilità toghe indiretta(ANSA) - ROMA, 5 GIU - Si' alla responsabilita' civile dei magistrati, ma prima ci si dovra' rivalere sullo Stato. E' quanto prevede l'emendamento alla legge comunitaria appena depositato dal Guardasigilli Paola Severino. Lo Stato poi potra' rivalersi chiedendo la meta' della retribuzione del magistrato (ora puo' farlo per un terzo).

Ecco i Guai della germania che possono salvare l'europa


FINANZA

FINANZA/ Germania, ecco i guai che ridanno speranza all’Europa (e all'Italia)Angela Merkel (Infophoto)

A giudicare dall’andamento dei listini si può dire che ieri, a meno di due settimane dalle elezioni in Grecia e a soli sette giorni dal verdetto del Fondo monetario internazionale sullo stato delle banche spagnole, i mercati hanno provato a essere ottimisti. La tenuta delle Borse e quella, non meno significativa, dell’euro (oggetto nelle ultime settimane di forti vendite da parte delle banche centrali dei Paesi emergenti), dimostrano infatti che: a) si spera che ad Atene, così come è successo a Dublino, prevalga la ragione; b) che l’intenso lavorio ufficiale e ufficioso dei maggiorenti d’Europa (e non solo) produca risultati concreti da sottoporre all’esame del vertice europeo del 28 giugno.
C’è da sposare l’ottimismo della ragione? A giudicare dai precedenti, dicono i pessimisti, non è il caso di nutrire grosse speranze. Certo, non è da escludere una dichiarazione di principi piuttosto che un accordo più concreto e impegnativo, che preveda un’unione bancaria con garanzie comuni sui depositi. La Germania, secondo le voci sempre più dettagliate in arrivo dalle capitali europee, potrebbe aprire a questa soluzione, a patto che si adottino strumenti che accelerino l’integrazione politica ed economica, come condizione per adottare strumenti comuni, non solo in materia di banche. Fra le ipotesi circolate c’è quella di creare un’autorità centrale europea per la gestione delle finanze e maggiori poteri per la Commissione, il Parlamento e la Corte di giustizia europea. 
Belle cose, sostengono gli scettici, ma al solito il diavolo si nasconde nei dettagli. Il rischio è di dar vita a un programma ambizioso, destinato però ad arenarsi al momento di fissare le regole o di superare gli ostacoli in seno ai vari Parlamenti nazionali. Davvero si può pensare che a pochi mesi dall’avvio della campagna elettorale tedesca Angela Merkel voglia dare una svolta alla sua politica?
La risposta, replicano i pessimisti, sta nell’andamento della Borsa di Francoforte, la peggiore dell’eurozona nelle ultime sedute. A dimostrazione che qualcosa si è inceppato nei meccanismi di gioco della panzer nazione d’Europa.
Innanzitutto, il rallentamento della locomotiva cinese pone grossi problemi alla formidabile macchina produttiva d’oltre Reno. Prendiamo l’esempio della Volkswagen. Il colosso dell’industria a quattro ruote, lanciato alla conquista del primato assoluto mondiale, ormai controlla un quarto del mercato europeo, così come un quarto del mercato cinese. Ma con una differenza: in Cina la redditività è molto elevata (almeno il 7%); in Europa, secondo le accuse di Peugeot, il gruppo di Wolfsburg pratica una politica dei prezzi molto aggressiva, al limite del dumping erodendo spazi ad altri competitor che non solo non dispongono di questa carta, ma devono giocare con un forte handicap legato alla turbolenza della finanza che avvantaggia il sistema tedesco rispetto a chi, per esempio, deve farsi finanziare in Italia, a tassi ben più elevati. La frenata della domanda cinese rischia di mettere in crisi questo circolo virtuoso (per loro). Anche perché il malessere dei clienti dell’eurozona minaccia di tornare indietro come un boomerang assai pericoloso nei quartieri generali dell’industria e della finanza teutonica.
Un’iniezione di “buonismo” tedesco, in apparente contraddizione con l’inflessibilità dimostrata finora da Angela Merkel e dalla Bundesbank, può poi trovare spiegazione negli enormi crediti che la banca centrale di Francoforte ha accumulato nei confronti dell’eurozona: circa mille miliardi, a un passo dal tetto previsto dal Target 2. Le cose non vanno meglio se si valutano i crediti dei privati. Non esiste esportatore tedesco che non vanti grossi crediti verso altri paesi dell’eurozona, a partire dal Sud Europa: il collasso bancario spagnolo, in particolare, potrebbe creare grossi problemi alle banche tedesche, assai esposte tra l’altro nel mattone di Madrid e dintorni.
Insomma, anche dalle parti di Berlino si comincia a capire quel che John Maynard Keynes, in difesa della Germania sconfitta, aveva invano tentato di spiegare alle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale: il debito non è il segnale di una punizione divina, semmai il frutto di un’attività congiunta di creditori e debitori che assieme devono intervenire per colmare i “buchi”.
Per necessità, più che per volontà, concludono gli ottimisti, Berlino deve voltar pagina. Con cinque anni di ritardo. Il peccato originale, infatti, risale ai tempi del tracollo di Lehman Brothers, quando la Grecia sembrava ancora un’isola felice o quasi. Fu allora che la Germania disse no a un’iniziativa congiunta dell’Europa per fronteggiare la crisi legata al default della banca americana. Ogni Stato, sillabò in videoconferenza la Merkel, deve fare da solo. Fu un grosso errore, il primo segnale alla speculazione che si poteva andare all’assalto dell’eurozona a partire dai partner più deboli.
Questa politica suicida, che ha consentito guadagni favolosi alla finanza ombra che dispone di cds con cui manovra gli spread senza nemmeno muovere cifre sensazionali, ha portato l’Europa a un punto di quasi non ritorno. Sotto lo stress crescente i politici del Vecchio Continente hanno dato spesso pessima prova di sé: ultimo caso l’ostinazione spagnola a negare fino all’ultimo l’evidenza della crisi bancaria per non dover ricorrere all’aiuto dell’Ue vissuto come un cedimento alla Germania.
Oggi, forse, si volta pagina. C’è ancora tempo, purché i governi (e l’opinione pubblica) di tutta Europa sappiano fare un passo indietro. Tocca ai tedeschi, ma non solo. Tocca ai politici, ma non solo. Tutto sommato, pur con tutta l’ostilità che circonda l“impero tedesco”, come non ha esitato a definirlo George Soros, non sarebbe poi così male se il Vecchio Continente imitasse certi costumi teutonici, come dimostra lo stato dell’arte del football, al solito metafora efficace dello stato delle nazioni: l’Italia percorsa periodicamente da scandali e governata da dirigenti mediocri e imbelli; la Spagna che ha costruito, accanto a musei scintillanti (vedi la città della scienza di Valencia) due “invincibili armate”, Real Madrid e Barcellona a suon di debiti senza copertura; il Regno Unito, terreno di caccia e di shopping di autocrati russi e di emiri mediorientali che fanno rotta anche verso Parigi. Poi c’è la Germania, competitiva ma con bilanci solidi. Un esempio da meditare in vista dei veri campionati d’Europa, quelli che a fine giugno dovranno stabilire se è possibile sperare in un futuro condiviso e pacifico tra i popoli del Vecchio Continente.

Forza Roma e W Zeman

Ufficiale, Zeman sarà l’allenatore della


 Roma fino al 2014



Zdenek Zeman




Dopo un campionato deludente sotto la guida tecnica di Luis Enrique è tempo di cambiamenti per la Roma. E’ infatti ufficiale l’accordo che legherà Zdenek Zeman al club giallorosso fino al 2014. Gli obiettivi prefissati sono la conquista di un piazzamento europeo (anche se l’Europa League non entusiasma particolarmente la dirigenza) e la vittoria della Coppa Italia.
Il tecnico boemo ha recentemente vinto il campionato di Serie B con il Pescara, alla guida di ragazzi giovani e molto duttili, in grado di seguire al meglio i suoi schemi iperoffensivi. Forse è proprio questo il lato più suggestivo del suo approdo in giallorosso, la capacità di far girare la squadra secondo la sua idea di calcio. Ci ha provato anche Luis Enrique ma i risultati non sono stati quelli sperati. L’intenzione è dunque quella di affidarsi ad un tecnico di grande esperienza, capace come nessun altro di valorizzare i giovani che, soprattutto nella Roma, abbondano in quantità e qualità. Per lui quella che comincerà con il ritiro di metà luglio a Trigoria rappresenta la seconda esperienza a Roma, dopo quella che dal ’97 al ’99 ha portato i giallorossi a sfiorare traguardi importanti. Oltre a lui anche uno staff comprensivo di tre collaboratori inseparabili: l’allenatore in seconda (essendo il posto vacante dopo l’addio del precedente allenatore), il collaboratore tecnico e il preparatore atletico.


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USA/gli abbiamo permesso di rivoltarci con le agenzie di rating,loro stavano malissimo con l'economia,adesso ci sculacciano!!vergognati Merkel


Il monito di Obama all'Europa





Barack Obama e Angela Merkel
Barack Obama e Angela Merkel
New York, 04-06-2012
Monito della Casa Bianca all'Europa: c'e' scetticismo sui passi finora intrapresi per fermare la crisi e per evitare che la stessa peggiori. Per questo l'amministrazione Obama reclama - ma ormai si potrebbe dire 'pretende' - che la Ue vari adeguate misure per scongiurare il rischio contagio. A Washington l'insofferenza per un Vecchio Continente incapace di reagire come dovrebbe, prigioniero dei contrasti tra le varie capitali, cresce di giorno in giorno.

Di fronte alle continue schermaglie sugli eurobond o alle contrastanti voci sul possibile "piano salva euro" - che alcuni danno per certo ma che Bruxelles continua a negare - il presidente americano, Barack Obama, sembra proprio aver perso la pazienza. E - a poche settimane dal decisivo Consiglio dei capi di Stato e di governo della Ue di fine giugno - il portavoce della Casa Bianca Jay Carney attacca. Di solito misurato nelle parole, stavolta Carney non si limita a confermare la fiducia nella capacita' dei leader europei di venirne a capo.

"I mercati - ha detto senza mezzi termini - restano scettici sul fatto che le misure prese finora siano sufficienti per garantire una ripresa in Europa e per rimuovere il rischio che la crisi si aggravera'. Altri passi devono essere compiuti". Perche' qui - ha ribadito - non si tratta solo di salvare la zona euro, ma di salvaguardare l'intera economia mondiale.

Un concetto che il presidente Obama negli ultimi giorni ripete quasi ossessivamente. Sotto gli occhi ha i dati che indicano una frenata dell'economia americana nei primi tre mesi dell'anno e una disoccupazione che a maggio, dopo un anno, e' tornata a rialzare la testa. Cifre che minacciano la ripresa, ma anche le chance di rielezione dell'attuale inquilino della Casa Bianca.

Quest'ultima si tiene comunque in "regolare contatto" con le cancellerie europee, ha ripetuto Carney, che vengono costantemente invitate a seguire l'esempio degli Stati Uniti e di come reagirono dopo la crisi scoppiata nel 2007. Un invito, dunque, a tener conto di quella ricetta - soprattutto sul fronte dei problemi del sistema bancario - che se ha funzionato da una parte dell'Atlantico potrebbe ben funzionare anche dall'altra.

L'allarme della Casa Bianca e' tra l'altro quello lanciato anche dalle pagine del Wall Street Journal, secondo cui gli investitori internazionali sono sempre piu' preoccupati per la crisi dell'Eurozona e dall'eventualita' - non piu' cosi' remota - che un crollo della Grecia possa portarsi dietro anche altri Paesi come la Spagna. Col risultato di un vero e proprio "prolungato declino mondiale".