giovedì 2 gennaio 2014

Lettera di auguri al senatore Monti,nominato dal nostro grande Presidente

I miei auguri al Senatore Monti spediti via E-MAIL Senatore Monti le auguro un buon 2014 mandandole l'elenco delle persone che si sono ammazzate( ANCHE A CAUSA DELLE SUE LEGGI) nel 2013,probabilmente sommandole a quelle del 2012 e quelle che ci saranno nel 2014 supereremo la Grecia, PENSA CHE SIAMO SULLA BUONA STRADA? Grazie per aver dato il colpo di grazia a questa Italia vantandosene di averla salvata,un grazie di cuore anche alla Fornero da parte degli esodati. Giuliano Colaci 1.1.2013 – A Recanati una laureata di 34 anni, con borsa di studio e stage in Canada, non trovando lavoro, si impicca in camera da letto. 10.1.2013 – Un uomo di 43 anni di Modena si lancia dal terzo piano di un palazzo. I due genitori erano molto malati, lui soffriva di depressione e temeva di perdere il lavoro dopo essere stato messo in ferie forzate. 11.1.2013 – A Mirto Crosia (Cosenza) un uomo di 49 anni, che da molti mesi non veniva pagato e che poi aveva perso il lavoro, si uccide buttandosi dal tetto dell’abitazione dei suoceri. 30.1.2013 – Un autotrasportatore di Monzambano (Mantova), 49 anni, si uccide con un colpo di pistola al petto. Da un po’ di tempo era caduto in depressione per il timore di perdere il lavoro. 5.2.2013 – Con un colpo di pistola in testa negli uffici delle Generali di Napoli, la fa finita anche unagente assicurativo con troppi problemi economici. Aveva due figlie. 5.2.2013 – Un commerciante di 59 anni, proprietario di un negozio di multivideo, si suicida, impiccandosi, in un magazzino. In una lettera chiede scusa ai familiari, nell’altra si definisce «un fallito». 9.2.2013 – Un operaio edile di Trapani toglie la vita lasciando un biglietto d’addio dentro un testo della Costituzione italiana: «L’articolo 1 dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo? Se non lavoro non ho dignità». 11.2.2013 – Nel biglietto scritto prima di impiccarsi, un imprenditore di Cadoneghe (Padova), 54 anni, ha scritto: «Non ce la faccio più». La crisi lo ha schiacciato, costringendolo a sospendere la produzione di componenti per biciclette e profilature metalliche. 12.2.2013 – Un ex emigrato ritornato in Sardegna dal Veneto, senza lavoro da quasi un anno, si toglie la vita a 57 anni. 16.2.2013 – Un sessantenne di Castiglione Chiavarese (Genova) perde il lavoro e si impicca nel bosco. 25.2.2013 – Un piccolo imprenditore di Alfonsine (Ravenna), anche a causa della crisi della sua azienda, si suicida nel magazzino della propria ditta. Aveva ricevuto una sanzione economica di 47mila euro da Equitalia, pagata la quale per evitare il pignoramento, aveva lasciato l’imprenditore in crisi di liquidità. 2.3.2013 – Un camionista 58enne di Torre de’ Passeri (Pescara), disoccupato da più di un anno, si impicca in una baracca. Non si era ripreso dalla perdita del posto di lavoro. 3.3.2013 – Un giovane di 17 anni, in cerca di lavoro, non regge psicologicamente alla perdita della nonna e si impicca al pergolato del giardino. 5.3.201 3 – Un imprenditore di San Felice a Segrate (Milano), 77 anni, uccide la moglie a colpi di pistola e poi si suicida con la stessa arma. L’uomo era depresso e aveva grossi problemi economici. 6.3.201 3 – Un piccolo imprenditore , Andrea Zampi, fa irruzione negli uffici della Regione di Perugia, uccide due impiegate e poi si uccide sparandosi. L’uomo aveva 43 anni e da poco la Regione aveva revocato l’accreditamento alla piccola impresa di formazione dei genitori. 7.3.2013 – Un commerciante di 55 anni di Barletta si uccide infilando la testa in una busta sigillata col nastro adesivo. Da tempo l’uomo aveva difficoltà economiche. 7.3.2013 – Un imprenditore di Schio si suicida impiccandosi nell’azienda di sua proprietà. L’azienda era in difficoltà economica. 8.3.2013 – Un anziano di 80 anni, non potendo più pagare i suoi debitori, si spara in testa perché si vergognava. È accaduto nel bosco tra Cerreto Guidi e Larciano, in provincia di Firenze. 11.3.2013 – Un imprenditore vicentino di 47 anni si lancia dal nono piano di una palazzina. I sospetti sulla causa del gesto cadono subito sulla crisi economica. 12.3.2013 – Un operaio in cassa integrazione, 44 anni, si impicca a Grosseto nel garage di casa. 15.3.2013 – Aveva 33 anni il muratore che si è tolto la vita a Castelvetrano (Trapani). Era disoccupato e si è impiccato. 17.3.2013 – Era depresso a causa dei troppi debiti il piccolo imprenditore che si è ucciso a Messina lanciandosi da un viadotto lungo la tangenziale. Aveva 45 anni. 20.3.2013 – Un disoccupato napoletano si uccide nel suo appartamento. Aveva 50 anni ed era stato licenziato da un anno dal centro di fisiokinesiterapia. 2.4.2013 – Un albergatore di Lipari (Messina), colpito dalla crisi che ha messo in ginocchio il settore, si toglie la vita nel suo albergo. Non è riuscito a superare le sue difficoltà economiche. Aveva dedicato la sua vita al suo hotel. Suo padre era il partigiano che ebbe una storia d’amore con la figlia di Mussolini. 2.4.2013 – Un imprenditore ferrarese, 60 anni, si suicida. Nel biglietto d’addio c’era scritto: «Senza lavoro non c’è speranza, senza speranza non c’è voglia di vivere». 3.4.2013 – Un poliziotto assillato dai debiti e che aveva appena ricevuto una cartella Equitalia si spara un colpi di pistola davanti alla caserma dei carabinieri di Triggiano, in provincia di Bari. 5.4.2013 - Marito e moglie , lui esodato e lei con una pensione bassissima, si tolgono la vita insieme. Troppe erano le difficoltà economiche per permettergli di andare avanti. È accaduto a Civitanova Marche, vicino Macerata. Lo stesso giorno il fratello della donna si uccide gettandosi in mare. 9.4.2013 – Un imprenditore di 53 anni di Macomer (Nu), anche perché schiacciato dalla crisi, si uccide nella sua segheria impiccandosi. L’azienda era in crisi da tempo. 10.4.2013 – Un piccolo imprenditore di 48 anni di Orotelli (Nuoro), con dei problemi economici, si spara un colpo di pistola in testa. 11.4.2013 – Ancora in Sardegna un operaio edile di 47 anni, da poco senza lavoro, si uccide a Serramanna. 13.4.2013 – Una donna bolognese, disperata perché senza lavoro, si toglie la vita e lascia un biglietto in cui chiede scusa e spiega che la causa è la separazione dal marito e la mancanza di un impiego. 14.4.2013 – A causa di un grosso debito con il fisco, il titolare di un’azienda ortofrutticola , 62 anni, si uccide nella sua casa a Torino sparandosi con un fucile da caccia. 15.4.2013 – Un imprenditore di 65 anni si suicida nella sua azienda a Santa Croce sull’Arno (Pisa). Nel biglietto d’addio parla dei suoi problemi economici. 17.4.2013 – Un muratore si suicida nel torinese, impiccandosi a 38 anni. Aveva da poco perso il lavoro. Stava per diventare padre. 17.4.2013 – L’ha fatta finita impiccandosi nella sua azienda un imprenditore di 60 anni di Bitonto con gravi difficoltà economiche. Nel biglietto d’addio c’era scritto: «Nel momento del bisogno tutti mi hanno abbandonato». 17.4.2013 – Nel trevigiano un muratore di 52 anni si impicca perché non riusciva più a trovare lavoro. 22.4.2013 – Nel centro di Bologna si uccide con una fucilata il titolare di una piccola società immobiliare che stava per ricevere lo sfratto. 24.4.2013 – A San Luri, in Sardegna, un disoccupato di 45 anni si spara con un fucile. L’uomo aveva perso il lavoro di recente e il rapporto con la moglie ne era uscito compromesso. 2.5.2013 - Nicola Carrano , un operaio di 62 anni di Albanella (Salerno) si suicida, senza lavoro da un anno dopo che la ditta di calcestruzzi nella quale lavorava lo aveva licenziato, si toglie la vita nella soffitta della propria abitazione. Sul manifesto mortuario è stato scritto: «Da parte della famiglia Carrano: tutto questo a causa dello Stato. Grazie». 3.5.2013 – Era depresso perché senza lavoro. Così un uomo di 45 anni si è ucciso a Ponsacco (Pisa) lanciandosi nel vuoto dal sesto piano di una palazzina. Era sposato e aveva una figlia di 13 anni. 3.5.2013 – Un informatore farmaceutico separato dalla moglie e disperato per l’assenza di un impiego, si uccide a Pomigliano D’Arco (Napoli). 11.5.2013 – Si impicca vicino casa a Savigano Irpino (Avellino) un imprenditore del settore immobiliare. La crisi aveva ridotto al lumicino le sue vendite e i debiti verso i fornitori erano cresciuti a dismisura. 15.5.2013 – Ad Almisano di Lonigo (Vicenza), un uomo di 66 anni ha aperto la porta all’ufficiale giudiziario che gli stava notificando lo sfratto, poi si è chiuso in bagno e si è lanciato dalla finestra. 17.5.2013 – A Vado Ligure (Savona) un imprenditore con problemi economici e di salute e che aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo, si uccide dandosi fuoco. Aveva 47 anni. 17.5.2013 – Un muratore di 36 anni, depresso perché senza lavoro, si impicca nella sua casa a San Pietro Clarenza (Catania). Aveva una moglie e due figli. 18.5.2013 – Un cassintegrato della provincia di Viterbo, 50 anni, si uccide gettandosi da un ponte. Era un ceramista e la crisi lo aveva travolto. 21.5.2013 – Aveva 27 anni il giovane che a Trapani si è impiccato perché senza lavoro. La disoccupazione lo aveva fatto precipitare nella depressione. 21.5.2013 – Aveva problemi con la moglie e molti problemi economici col suo ristorante l’ uomo che nel reatino si è dato fuoco uccidendosi nella sua auto. 27.5.2013 - Due coniugi di Besate, nel milanese, si sono uccisi a causa di uno sfratto imminente e di problemi economici insormontabili. Lui aveva problemi di alcol, lei psichici. 3.6.2013 – Un artigiano di Modica (Ragusa) che da alcuni mesi non percepiva lo stipendio e che aveva una moglie con gravi problemi di salute, si uccide gettandosi in una cisterna. 6.6.2013 – Un artigiano titolare di una ditta edile del trevigiano si spara un colpo di rivoltella in testa a causa dei debiti e perché non riusciva a recuperare i suoi crediti. Aveva 62 anni. 10.6.2013 – A Ercolano un fioraio in crisi che non riusciva ad ottenere dal Comune una concessione per esercitare sul suolo pubblico dove vendere la sua merce, si è tolto la vita fissandosi un cappio al collo, dandosi fuoco e lanciandosi dal balcone da dove il suo corpo ha penzolato fino a che la corda non ha ceduto e l’uomo è precipitato giù. 11.6.2013 – Aveva 32 anni il disoccupato del genovese che si è suicidato gettandosi dalla finestra di casa dopo aver ricevuto un avviso di sfratto. Viveva col fratello, invalido, e la madre pensionata. 15.6.2013 – Non aveva la possibilità di pagare l’ennesima cartella di Equitalia il 60enne di Riccione che si suicida con una coltellata al collo. Era un consulente aziendale che la ditta per la quale lavorava non pagava da mesi. 27.6.2013 – Un imprenditore si toglie la vita lanciandosi dal quinto piano di un palazzo. In tasca aveva un sollecito di pagamento. 7.7.2013 – Non riusciva a trovare lavoro e così un giovane muratore del milanese l’ha fatta finita a 26 anni. 15.7.2013 – Un imprenditore di Subiaco, vicino Roma, dopo aver ricevuto una cartella esattoriale, si uccide sparandosi a causa delle difficoltà economiche. Aveva 64 anni. 17.7.2013 – Era depresso perché senza lavoro ed era stato anche sfrattato da casa l’ idraulico di Montesilvano (Pescara), 61 anni, che si è suicidato con un tubo di scarico del gas collegato all’abitacolo della sua macchina. 31.7.2013 – Un architetto con moglie e figli che non riceveva lo stipendi da qualche mese, si uccide a Palermo. 31.7.2013 – Un artigiano edile di Ventimiglia (Imperia), 58 anni, si spara in testa a causa dei troppi debiti della sua azienda. Nel biglietto d’addio c’era scritto: «Non si può arrivare a 58 anni e vivere in questa maniera». 11.8.2013 – Era in cassa integrazione in deroga e poi aveva perso anche quella. Così un 41enne di Casola (Napoli) si è suicidato. 26.8.2013 – Un odontotecnico di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) si uccide con un colpo di pistola in testa. Alla base del gesto i problemi economici e l’impossibilità di trovare un lavoro. Aveva 52 anni. 3.9.2013 – Un commerciante di 51 anni si impicca nel suo furgone a causa delle difficoltà economiche. È accaduto a Spoltore (Pescara). 15.9.2013 – Un operaio di 62 anni di Fasano (Brindisi) si impicca in casa. Viveva da solo. Di recente gli era stato ridotto l’orario di lavoro. 16.9.2013 – Un operaio edile di Cappelle sul Tavo (Pescara) si toglie la vita nel suo garage dopo aver perso il lavoro. Era stato in cassa integrazione ma anche quella si era esaurita. 17.9.2013 – Aveva 57 anni l’ imprenditore di Piove di Sacco (Padova) che si è ucciso legandosi un cavo elettrico al collo. Aveva avvisato i dipendenti che sarebbe stato costretto a chiudere l’attività. 23.9.2013 – Nel brindisino un uomo di 57 anni si uccide impiccandosi nella tromba delle scale. Aveva debiti ed era senza lavoro, anche perché alcuni problemi di salute gli impedivano anche di svolgere lavori manuali. 27.9.2013 – Un commerciante di 37 anni che a Cisternino (Brindisi) aveva un bar che non gli procurava più profitti, si uccide impiccandosi a un’inferriata con una cinghia. Era sposato e aveva un figlio. 7.10.2013 – Ancora nel brindisino un imprenditore con seri problemi economici e che aveva ricevuto una cartella Inps da 15mila euro, si impicca nella sua masseria. Aveva 54 anni. 16.10.2013 – La titolare di un’agenzia di pratiche auto si toglie la vita a Spinea (Venezia). Aveva 53 anni. Alla base del gesto anche un calo delle attività dovute alla crisi economica. 20.10.2013 – A Chivasso (Torino) un disoccupato coperto dai debiti si uccide impiccandosi in un bosco. Aveva 44 anni. 25.10.2013 – Nel viterbese un 60enne con problemi economici si toglie la vita lanciandosi da un viadotto di una superstrada. 31.10.2013 – Un tunisino che viveva in un appartamento occupato abusivamente, si uccide impiccandosi con un cavo elettrico. Aveva da poco perso il lavoro da meccanico . 3.11.2013 – Un imprenditore di 68 anni si spara nel suo ristorante a Riparbella (Pisa). Era coperto da debiti che non era più in grado di pagare. 11.11.2013 – A causa delle gravi difficoltà economiche, il titolare di un’agenzia immobiliare di Soncino (Cremona) si suicida sparandosi un colpo di pistola. 14.11.2013 – Un imprenditore di 40 anni si impicca nel suo garage a Rubano (Padova). Era titolare di un’agenzia di viaggi ormai coperto da problemi economici e debiti. 15.11.2013 – Un operaio forestale , che non prendeva lo stipendio 17 mesi, si uccide nell’avellinese lasciandosi annegare in una cisterna. Aveva già tentato il suicidio in passato. Aveva 58 anni. 18.11.2013 – Un imprenditore viene trovato morto a Mazara del Vallo. Negli ultimi tempi i suoi problemi economici erano cresciuti. Aveva 61 anni. 22.11.2013 – A Tivoli, vicino Roma, un fabbro soffocato dai debiti la fa finita appendendosi a una carrucola e poi sparandosi con un fucile. In un videomessaggio ha chiesto perdono ai familiari. 16.12.2013 – Le richieste delle banche erano diventate troppo esose e i creditori non pagavano. Perciò il titolare della «Chimica Imperiese » si è suicidato gettandosi sotto un treno. 23.12.2013 – Un imprenditore si uccide lanciandosi dalla finestra di casa. La sua attività era in crisi profonda e i debiti troppi. È accaduto a Gallarate, nel varesotto. 23.12.2013 – Un lavoratore precario si toglie la vita con un colpo di pistola in testa a Villabate (Palermo). Da mesi era in cassa integrazione e prendeva 500 euro. 28.12.2013 – Un operaio in mobilità si uccide a Godia (Udine), impiccandosi dentro il suo garage.

Papa Francesco,Aiutaci Tu!!!!!

L' ATTENTATO A PAPA WOJTYLA E LA MORTE DI PAPA LUCIANI

L'ATTENTATO A PAPA WOJTYLA

Nella primavera del 1981, mentre mi trovo a Milano, Michele Lucchese mi si avvicina e mi dice che deve assolutamente parlarmi di una cosa della massima importanza. “Enzo, questi sono gli ordini. Il 12 maggio devi prendere un treno per Roma. Stammi bene a sentire. Alla stazione Termini ci saranno due persone ad aspettarti al binario numero 3. Li conosci. Uno è Saverio Furnari, il Capo Decina della famiglia di Castelvetrano. Fa parte del “gruppo di fuoco”. L'altro è Vincenzo Santangelo. E' un uomo d'onore anche lui. E' il fratello di Lillo Santangelo, figlioccio del nostro capo assoluto Francesco Messina Denaro. Loro ti diranno il da farsi. Dovrai prendere in custodia due Turchi che ti saranno consegnati da un Bulgaro. Questo Bulgaro è una persona fidata e importante. Basta. Non posso anticiparti niente. Ti dico solo che nella Città Eterna sta per scoppiare una bomba che rimarrà nella Storia! Caro Enzuccio, preparati, so che non mi deluderai”.

Come concordato con Michele Lucchese, la sera del 12 maggio 1981 prendo il treno per Roma. Arrivato alla stazione Termini la mattina seguente, seguo alla lettera gli ordini e mi avvio al binario numero 3. Come mi era stato anticipato, Furnari e Santangelo sono lì ad aspettarmi sulla banchina. Vedo subito che non sono soli. Con loro c'è una persona che non conosco.
Furnari me lo presenta immediatamente. “Lui è Antonov, il Bulgaro. E' in rapporti stretti con la mafia turca e con Cosa Nostra. Sarà lui a dirti cosa devi fare. Ma prima andiamo a fare colazione”. Dopo aver preso un caffè, ci avviamo tutti e quattro verso piazza San Pietro.
Appena entrati nella piazza, Furnari mi si avvicina e mi sussurra all'orecchio: “Adesso ti metti completamente a disposizione di Antonov ed esegui alla perfezione tutto ciò che ti dice!”.
Guardo il Bulgaro. Sa già cosa deve dirmi. Mi indica un punto, proprio all'inizio della piazza: “Io e te ci incontreremo là questo pomeriggio”.

Dopo mangiato mi reco nel punto esatto indicatomi da Antonov. Saranno state più o meno le quattro del pomeriggio. Lui è lì che mi aspetta già da un pezzo. Ricordo che la piazza era già gremita di fedeli in attesa di vedere il Santo Padre. Il Bulgaro si guarda attorno.
Quando è sicuro che nessuno lo stia ascoltando mi dice: “In questo punto preciso ti porterò due Turchi. Tu li condurrai dove ti è stato ordinato. Adesso però prima accompagnami all'interno della piazza per una cinquantina di metri. Poi tornerai qui e aspetterai che torno con i Turchi. Sappi però che non ci metterò meno di un'ora”.
Ci avviamo tra la folla all'interno della piazza.
A un certo punto Antonov si blocca: “Bene. Tu, i due Turchi, non li conosci, ma sappi che loro, in questo momento, ti hanno visto insieme a me e ti hanno riconosciuto. Hanno l'ordine di seguirti. Faranno tutto quello che gli dirai”.
Faccio cenno col capo di avere capito: “E se succede un imprevisto?”.
Antonov ci ha già pensato: “Non preoccuparti. Se, per qualsiasi motivo, non li posso accompagnare, verranno loro da te nel posto in cui ti trovi. Gli ho indicato il punto esatto. Ti diranno queste parole: “Ciao Antonov”. Ecco, tieni, prendi questo rosario. Ricordati di tenerlo sempre nella mano sinistra, ben in vista. Quando i Turchi verranno da te, tu li saluterai con la mano sinistra. E ricordati: sono armati”.

Circa un'ora dopo la piazza era stracolma di gente. Non ci si poteva quasi muovere. Faceva caldo. E quella ressa ti toglieva il fiato. Io ero lì, nel posto stabilito, ad aspettare che il Bulgaro mi portasse i due Turchi. Papa Wojtyla stava compiendo il suo solito tragitto transennato attraverso la folla. Ricordo un mare di mani e di sguardi a cercare la benedizione del Papa. Ad un certo punto, in lontananza, nel rumore generale, sento un colpo fortissimo, come uno scoppio. Forse uno sparo. Per un attimo, il silenzio. La gente confusa, disorientata, impaurita. Qualcuno comincia a gridare: “Gli hanno sparato! Gli hanno sparato!”. In un attimo si scatena il putiferio. Ricordo un casino enorme. Gente che urla, gente che corre, gente che piange. Io rimango al mio posto. Poco dopo, saranno passati una decina di minuti, venti al massimo, vedo arrivare Antonov di corsa. C'è un Turco insieme a lui.
Appena mi vede mi urla: “Vattene! Vattene immediatamente! Portati via il Turco!”.
Antonov è sudato, agitatissimo, ha la faccia sconvolta. Lo prendo con me. Insieme ci dirigiamo di corsa alla stazione Termini. L'appuntamento è sempre al binario numero 3. Furnari e Santangelo sono già lì ad aspettarmi. Tutto come previsto. Hanno già pronti i biglietti del treno per Milano. Furnari mi dice: “Enzo, rilassati. Non c'è bisogno di correre. Il treno è in ritardo di un'ora”. Partiamo tutti e quattro da Roma che è già sera tardi. La mattina del 14 arriviamo in stazione a Milano. Lì ci dividiamo. Io, quella sera, ho un appuntamento a casa di Michele Lucchese. Furnari e Santangelo invece si prendono in consegna il Turco. Li saluto, li abbraccio e mi avvio all'esterno della stazione.

LA MORTE DI PAPA LUCIANI


La casa di Michele Lucchese si trovava a Paderno Dugnano in una zona, per così dire, “sicura”, cioè controllata meticolosamente dal nostro amico, il Maresciallo dei Carabinieri, Giorgio Donato. A mezzogiorno mi incontro con lui. Appena mi vede, Lucchese mi chiede di raccontargli per filo e per segno tutto quello che ho fatto e visto nella mia “giornata romana”. Io, con pazienza infinita, gli riferisco tutti i dettagli dell'operazione, compresa l'agitazione che avevo notato sul volto di Antonov.
Michele, non mi avevi mica detto che si doveva fare un attentato al Papa!”.
Lui sorride.
Poi mi dice: “Vedi? In questo momento Furnari e Santangelo sono a pranzo insieme al Turco in quel ristorante. Tu adesso ci vai e, mentre Santangelo rimane col Turco, tu mostri a Furnari il punto esatto in cui devono fargli fare la fine de lu sceccu!”.
Che, in siciliano, significa “fare la fine dell'asino”.
Caro Enzo, devi sapere che un asino si usa finché serve. E' nato per essere usato. Quando non serve più, lo si ammazza!
Sapevo fin troppo bene cosa volessero dire quelle parole.
Poi mi dà appuntamento a casa sua per la sera stessa.

Dopo aver fatto come mi aveva ordinato, la sera mi presento da lui.
Lucchese, come al solito, mi accoglie calorosamente.
Allora?
Furnari e Santangelo sono con il Turco. Lo stanno portando nel luogo che gli ho indicato”.
Bravissimo! Enzo, non ho voluto che partecipassi anche tu all'omicidio del Turco. Ho preferito che stessi qui, a farmi compagnia. Spero che capirai. Ora, però, prima, fammi fare una telefonata”.
Lucchese prende in mano la cornetta e compone un numero. Dalle sue prime parole capisco che dall'altra parte del filo c'è il Comandante dei Carabinieri, Giorgio Donato.
Ricordo queste parole: “Azione avviata!
Dopo aver terminato la telefonata, si volta verso di me con aria soddisfatta: “La zona è sotto controllo. Questo amico è troppo in gamba!
Poi, mentre aspettiamo che tornino Furnari e Santangelo, Lucchese inizia a parlarmi del motivo per cui era stato pianificato l'attentato al Papa.
Enzo, ci sono un paio di cose che devi sapere. Papa Wojtyla aveva intenzione di seguire il solco appena tracciato da Papa Luciani, e cioè rompere gli equilibri all'interno del Vaticano. Ti rivelo una cosa. Papa Luciani era intenzionato a fare una vera e propria rivoluzione all'interno del Vaticano. Siccome desiderava tanto che la Chiesa fosse più povera, aveva preparato un progetto per ridimensionare la ricchezza del Vaticano e aveva studiato un piano per aiutare le famiglie povere del mondo, innanzitutto quelle italiane. Ovviamente, tutto ciò si doveva fare per mezzo della I.O.R., la Banca del Vaticano, che sarebbe stata data in gestione a persone laiche secondo l'insegnamento di Gesù: “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Papa Luciani non sopportava l'idea che Cardinali e Vescovi gestissero queste enormi ricchezze e, quindi, la sua prima intenzione era quella di rimuovere proprio quei Cardinali che usavano e manipolavano il Vescovo Marcinkus e che sfruttavano non solo la sua capacità di gestire lo I.O.R., ma anche e soprattutto i suoi contatti e le sue potenti amicizie a livello europeo ed internazionale. Se Papa Luciani non fosse morto, da lì a pochi giorni sarebbero stati rimossi e sostituiti immediatamente sia Marcinkus che altri quattro Cardinali e forse anche, se non erro, il Segretario di Stato o il Segretario del Papa. Al loro posto sarebbero subentrati altrettanti Vescovi e Cardinali di massima fiducia. Costoro, in gran segreto, avevano preparato insieme a Papa Luciani un piano ben preciso. Dopo essersi inseriti ognuno al posto giusto, si sarebbero attivati subito per distribuire il 90% delle ricchezze del Vaticano in diverse parti del mondo, in modo tale da costruire case, scuole, ospedali etc... Il 10% delle rimanenti ricchezze sarebbe stato affidato e fatto gestire allo Stato Italiano per conto e in base ai bisogni della Chiesa. Insomma, voleva fare una vera e propria rivoluzione e cogliere tutti di sorpresa!
Purtroppo, il Povero Papa non ha potuto portare a termine il proprio piano, in quanto uno dei Cardinali di fiducia lo ha tradito ed è andato a raccontare tutto a Marcinkus e agli altri Cardinali! Costoro, appena vennero a conoscenza della cosa, si attivarono immediatamente e con la loro diabolica intelligenza riuscirono, senza lasciare nessuna traccia, ad uccidere il loro Papa con una grande quantità di gocce di calmante, grazie anche all'aiuto del suo medico personale”.

Rimasi completamente stupefatto dalle parole di Lucchese.

Michele, e chi sarebbero questi quattro cardinali?
Enzo. Io ti posso riferire quello che mi ha detto il Notaio Albano”.
E che dice il notaio?
Dice che erano quattro le “anime nere” che si aggiravano dentro il Vaticano ed esercitavano un forte potere sfruttando le doti manageriali del Vescovo Marcinkus. Mi ha fatto quattro nomi. Innanzitutto il Cardinale Macchi, uno dei prediletti di Papa Paolo VI, che l'aveva anche ordinato Suo Segretario. Faceva parte dei cavalieri del Santo Sepolcro, proprio come il Vescovo Marcinkus”.
Cardinal Macchi! Questo nome non mi è nuovo... Ma certo! Ha lo stesso nome di un mio compagno delle Elementari! E chi altri?
La seconda “anima nera” era il Cardinal Villot, Vallot o Vellot, scusami ma adesso non ricordo bene...
Che nome strano! Non termina nemmeno con una vocale. Deve essere straniero”.
Esatto, Enzo. Questo Cardinale, pur non essendo Italianoha fatto delle cose straordinarie e ha salvato la finanza del Vaticano, quella finanza che Papa Luciani voleva distruggere.
E poi c'era il Cardinale Benelli...”
“Benelli! Come la marca della mia prima moto! Si chiamava proprio così. Mi ricordo ancora. Me la regalò Casesic, il mio padrino di Cresima...”
Per ultimo mi fece il nome del Cardinale Gianvio, che mi sembra fosse anche Segretario. Tutti e tre comunque facevano parte dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Enzuccio, figghiu miu, devi capire che questi quattro Cardinali avevano in mano lo I.O.R. e le finanze del Vaticano! E avevano pure un filo diretto proprio con il Notaio Albano che, come ben sai, all'interno di Cosa Nostra è come un fiore all'occhiello”.
Senti, Michele. Una curiosità. Ma l'altro Turco, che fine ha fatto?
L'altro turco, a quanto pare, tu non l'hai neppure incontrato. Si chiama Ali Agca. L'altra notte ha pernottato in un albergo a Palermo, prima di arrivare a Roma per l'attentato. Devi sapere che tutte e due i Turchi sono stati addestrati in Sicilia da uomini di Cosa Nostra. Nel caso, dopo l'attentato, fosse riuscito a fuggire, c'era già pronto un piano per ucciderlo!”.
Siamo andati avanti a parlare ancora per un paio d'ore, fino a notte inoltrata, finché non sentiamo arrivare Furnari e Santangelo.

Vincenzo Calcara