venerdì 2 marzo 2012

Nuovi video della Costa Concordia, i finanzieri preoccupati per l’evacuazione dei passeggeri



Nuovi video della Costa Concordia, i finanzieri preoccupati per l’evacuazione dei passeggeri



Repubblica e Corriere hanno pubblicato dei video inediti della notte del naufragio della Costa Concordia all'isola del giglio.
I nuovi video arrivano dagli atti dell’inchiesta. Uno mostra la nave ancora poco inclinata e una motovedetta della Guardia di Finanza a bordo della quale si sente un finanziere chiedere: “Ma Costa Concordia non comunica con noi?”. L’altro mostra la nave ancora più inclinata e si sentono i finanzieri preoccupati per l’evacuazione dei passeggeri: la Concordia infatti si piega sempre di più verso il lato destro ed è difficile calare le scialuppe. Un finanziere: "Ma come li fanno scendere?".

Rubato computer della NASA con le chiavi della stazione spaziale



Rubato computer della NASA con le chiavi della stazione spaziale 

Rubato computer della NASA con le chiavi della stazione spaziale
© NEILSON BARNARD/GETTY IMAGES ENTERTAINMENT
La NASA è stata vittima di un clamoroso furto. L’agenzia spaziale americana ha perso le tracce di un pc contenente codici per il comando e il controllo della Stazione Spaziale Internazionale.
La notizia è emersa il 29 febbraio quando un ispettore generale della NASA ha avuto un incontro in Commissione alla Camera ufficiale, per discutere del problema di sicurezza. L’ispettore della NASA Paul K. Martin è stato chiamato a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti proprio in merito agli sforzi sostenuti dall'Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche in materia di sicurezza informatica. Pare infatti che dall'aprile del 2009 all'Aprile del 2011 siano stati rubati o si siano persi 48 notebook.
Martin ha anche spiegato che il numero dei portatili di cui si sono perse le tracce potrebbe essere superiore. Le colpe sono state addebitate ai tagli di bilancio, che avrebbero portato negli ultimi anni al collasso della sicurezza.

Evviva i mercati si sono rinsaviti Spread: Italia sotto Spagna


Spread: Italia sotto Spagna

Prima volta da agosto

02 marzo, 16:51
Spread: Italia sotto Spagna(ANSA) - ROMA, 2 MAR - L'Italia 'sorpassa' la Spagna nella corsa dello spread. Il differenziale Roma-Madrid e' diventato positivo per l'Italia per 0,003 punti percentuali, con il rendimento dei Btp che e' sceso brevemente sotto quello dei bonos per la prima volta dal 5 agosto. E' una decisa inversione di tendenza rispetto ai picchi di dicembre, quando il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bonos spagnoli aveva toccato il record storico dei 195 punti e con i titoli italiani oltre i 500 punti rispetto al Bund.

GEOFINANZA/ Una nuova "guerra" in arrivo dalla Cina


GEOFINANZA/ Una nuova "guerra" in arrivo dalla Cina

venerdì 2 marzo 2012
«Non esistono rimedi rapidi ai problemi dell’Europa ed è irrealistico sperare che la Cina corra in nostro soccorso. Finora non ho visto nessun coinvolgimento ufficiale di Pechino nei mercati finanziari europei». Intervistato dalWall Street Journal, il presidente della Bce, Mario Draghi, metteva la parola fine sulla querelle riguardo il ruolo da “cavaliere bianco” che la Repubblica popolare avrebbe nei confronti della crisi dell’eurozona, con cinque promesse di intervento in un anno, tutte disattese dai fatti.
In compenso, in perfetta contemporanea con le parole di Draghi, proprio il ministro del Commercio cinese faceva sapere che se l’Europa vuole gli aiuti della Cina per la sua crisi sui debiti pubblici, allora deve rinunciare a perseguire le pratiche commerciali del gigante asiatico ritenute anti-concorrenziali, chiaro riferimento all’indagine antidumping su diverse tipologie di prodotti cinesi importanti aperta dalla Commissione Ue lo scorso dicembre. Stando alla denuncia, i produttori cinesi godono di fatto di sovvenzioni pubbliche tramite agevolazioni fiscali e acquisti di materie prime da parte dello Stato che rifornisce le aziende a prezzi sotto costo.
E, tra breve, per far fronte al calo delle esportazioni, vero motore dell’economia cinese, il governo di Pechino pare intenzionato a unire alla guerra valutaria dello yuan anche quella commerciale, con un aumento delle tasse sull’export, il primo dal 2009 a oggi. Lo conferma il quotidiano China Daily, secondo cui la mossa sarebbe una risposta «che il ministero del Commercio è intenzionato a prendere, quando i tempi saranno appropriati, in risposta al calo dell’export dovuto alla crisi del debito europea». Ammettendo per la prima volta anche «fattori interni» per spiegare il momento di relativo rallentamento economico del Paese, il vice-ministro al Commercio, Zhong Shan, ha ricordato come l’export cinese abbia subito una contrazione dello 0,5% da inizio anno, il primo calo in due anni. La risposta, quindi, è aumentare le tasse sulle esportazioni, facendo pagare di più le proprie merci che, comunque, rimangono praticamente senza concorrenza proprio per le pratiche di dumping dei produttori cinesi.
Nel 2009, l’aumento fu dal 9,8% al 13,5%, mentre a oggi Pechino non intende sbilanciarsi con le cifre, ma si parla di un possibile ritocco fino al 15%. In contemporanea, la Banca centrale cinese ha tagliato di mezzo punto la ratio di riserva per le grandi banche, portandola al 20,5% e aumentando così la capacità di prestito di 400 miliardi di yuan, circa 50 miliardi di euro, in risposta al continuo crollo dei prezzi immobiliari, scesi ulteriormente a gennaio per il quarto mese di fila. Di più, l’indice che misura la costruzione di nuove case è sceso del 25%, mentre quelle invendute sono salite al 30%.
Tutti indicatori destinati a spedire shocks nel settore e che Zhiwei Zhang di Nomura ha definito senza giri di parole «allarmanti», visto che il comparto pesa per il 13% del Pil cinese, una percentuale simile a quella spagnola nel picco della bolla immobiliare iberica, mentre il credito, negli ultimi cinque anni, è cresciuto del 100%, a causa proprio delle politiche di blitz come quella appena annunciata dalla Banca centrale. Una scelta che ha sì inondato il paese di liquidità, ma in conseguenza di un contesto di rallentamento, ha aumentato il divario tra ricchi e poveri e innescato una pericolosa spirale inflattiva, salita al 4,5% in gennaio e destinata a crescere ancora restringendo di molto le possibili opzioni espansive del governo.
A livello macro, l’economia cinese ha raggiunto un punto nel quadro del ciclo dove il trade-off tra crescita e prezzi in salita comincia a diventare molto meno benigno. Ne è convinto anche Martin Wolf, editorialista del Financial Times che nell’articolo «Dopo l’Europa, la Cina?», mercoledì preconizzava che la prossima crisi finanziaria globale rischia di esplodere proprio a Pechino, se il gigante asiatico dovesse aprire troppo velocemente o in maniera sbagliata il suo mercato finanziario al resto del mondo. Secondo Wolf, «la Cina fa bene ad aprirsi lentamente», perché se non è certo che sarà lei il prossimo epicentro di crisi va rilevato che «pochi paesi hanno evitato di incapparvi dopo liberalizzazioni e integrazione nell’economia mondiale». L’editorialista cita innanzitutto gli Usa degli anni ‘30 del secolo scorso, ma anche Giappone e Svezia degli anni ‘90, e poi Messico, Corea del Sud e di nuovo Usa, Gb e ora l’Europa.
Se il processo di apertura della Cina dovesse essere «gestito male, gli stessi cinesi potrebbero perderne il controllo, con conseguenze devastanti». La Banca centrale della Cina ha suggerito un piano progressivo fatto di tappe che si adatterebbero sia alle esigenze della Cina che a quelle del resto del mondo. «Se così deve essere, allora è adesso che bisogna ampiamente discuterne - conclude Wolf - perché le questioni cinesi non riguardano solo i cinesi. Questo è quel che significa essere una superpotenza, come dovrebbero sapere gli americani».
Insomma, l’argomento comincia a prendere piede. Lo conferma anche un report congiunto di Banca Mondiale e Development Research Centre cinese, secondo cui «quella dell’industrializzazione selvaggia a trazione statale è una ricetta largamente esaurita. L’attuale modello di crescita è totalmente insostenibile, poiché ha colpito i suoi parabordi a ogni fronte e rischia un’ingestibile frizione con i partner commerciali se il surplus non sarà portato sotto il livello di controllo. Inoltre, l’economia cinese sta vedendo venire a mancare la manodopera a basso costo dalla campagne e sta conoscendo un cambiamento demografico molto serio, che porterà il livello della ratio di dipendenza degli anziani dal sistema al raddoppio entro venti anni». Insomma, mosse e contromosse, come quella del ministero del Commercio cinese.

Resti delle vittime dell'11 settembre in discarica


Resti delle vittime dell'11 settembre in discarica

Alcune delle ceneri e dei resti dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre sarebbero finiti in una discarica. Ad affermarlo è stato martedì lo steso Pentagono, che ha definito come “inaccettabile” quanto è avvenuto. Come scrive l’agenzia TM News, questa è la prima ammissione ufficiale dopo che il Washington Post ha pubblicato un articolo in cui si affermava che la camera mortuaria dell’Esercito Usa a Dover, nel Delaware, avrebbe abbandonato i resti di alcuni soldati morti in Iraq e in Afghanistan in una discarica della Virginia. 

SkyGo, 25 canali Sky (gratis per gli abbonati) su Pc, iPhone e iPad


SkyGo, 25 canali Sky (gratis per gli abbonati) su Pc, iPhone e iPad
Oggi è il giorno di Sky Go, la nuova offerta del gruppo di Murdoch per gli abbonati in hd. La nuova strategia di Sky passa per la scelta di rendere 25 canali visibili gratuitamente su iPhone, iPad, Pc e Mac. Per accedere al servizio basta essere abbonati Sky Hd (il 73% degli oltre 5 milioni di famiglie lo sono, afferma la società) e scaricare l'applicazione Sky Go. Nell'estate del 2011 il gruppo aveva lanciato un servizio analogo ma a pagamento, servivano infatti 7 euro al mese per guardare i film sul tablet o sul telefonino. Il piano tariffario però non era piaciuto ai clienti, per questo la decisione di rendere gratuita l'opzione. Tra i principali canali inclusi nell'offerta tutti quelli dedicati allo sport, l'intrattenimento di Sky Uno, Fox, Disney Channel, Disney Junior, National Geographic e History Channel.



Allora i francesi sono dei grandissimi..l'avessimo fatto anche noi con il Berlusca ...Nicolas Sarkozy bersaglio di un lancio di uova a Bayonne

Questa tappa del viaggio verso le presidenziali non verrà piacevolmente ricordata da Nicolas Sarkozy, ma del resto il presidente sapeva di andare in visita in una regione sensibile della Francia, quella al confine con la Spagna. A Bayonne Sarkozy è stato preso di mira da una raffica di uova, accompagnata da fischi e urla che gli chiedevano di andarsene.
Al presidente non è rimasto altro che essere scortato coperto da un ombrello fino a un bar e rimanerci barricato per un'ora. Dietro la dimostrazione ci sono gli indipendentisti baschi, che oltre a rivendicare una maggiore autonomia protestano contro i numerosi arresti di membri dell'Eta. Ma secondo lo staff del presidente il fatto potrebbe anche essere stato fomentato da sostenitori del rivale socialista François Hollande.


L'Economist si schiera dalla parte dei No Tav: "L'alta velocità non è concorrenziale" Sono d'accordo vale la pena investire  miliardi per accontentare pochi???e poi lasciare i normali con le carrozze dell'800??


L'Economist si schiera dalla parte dei No Tav:

Il settimanale inglese The Economist dedica una lunga e dettagliata analisi sul tema caldissimo dell'alta velocità: il pezzo, intitolato significativamente The great train robbery, (La grande rapina al treno, titolo anche di uno dei primi film della storia del cinema), parte dal presupposto che l'alta velocità ferroviaria sia troppo costosa, e che lo stesso governo britannico dovrebbe ripensare attentamente al progetto da 32 miliardi di sterline per collegare Londra al Nord dell'Inghilterra.
L'articolo dell'Economist, tradotto in italiano dal sitoInformare per resistere, spiega: 
"Nelle economie più sviluppate i treni ad alta velocità non riescono a colmare i divari fra le regioni e, talvolta, li aggravano. Migliori collegamenti rafforzano i vantaggi di una città ricca situata nel punto centrale della rete: le ditte in regioni prosperose possono raggiungere un’area più grande, finendo per danneggiare le prospettive dei luoghi più poveri. Le nuove linee ferroviarie spagnole hanno ingrossato le imprese di Madrid a discapito di quelle di Siviglia. La tendenza in Francia è quella di trasferire le sedi centrali a Parigi a svantaggio di altre località. [...] Anche se qualche città ne trae benefici, i restanti luoghi al di là della rete ferroviaria ne soffrono: la velocità è raggiunta parzialmente, al costo di ridurre le fermate, cosicché aree già ben servite dai servizi esistenti si trovano nuove linee che le escludono."
Poi cita il caso britannico:
"Zone della Gran Bretagna, per esempio, temono che una nuova cerniera di ferrovia creerà città di secondo livello fornite da un minor numero di treni più lenti"
La soluzione? Secondo l'Economist potrebbe essere potenziata dall'aggiornamento delle linee ferroviarie già esistenti
"Il governo inglese – l’ultimo ad essere ingannato da questa visione della modernità – dovrebbe ripensarci. [...] Allo stato attuale, per la maggior parte dei posti, i benefici marginali di queste fantastiche conquiste dell’ingegneria, tradotti in termini di tempi di percorrenza ridotti, vengono soppressi dai costi elevati. E i costi di finanziamento riducono i fondi che potrebbero essere disponibili per schemi più semplici, ma più efficienti. L’aggiornamento delle linee esistenti, delle reti più lente, soprattutto nei paesi più piccoli, spesso ha maggior senso. La capacità può essere aumentata con treni più lunghi e piattaforme estese. Alcune spaziose carrozze di prima classe possono essere convertite in quelle più compresse di seconda classe; una politica dei prezzi può razionare la domanda più efficacemente nelle ore di punta"
L'articolo del settimanale inglese si chiude con una provocazione: 
"Probabilmente per i politici è più allettante inaugurare un nuovo futuristico servizio che togliere la copertura ad un nuovo pannello di segnaletica!".

Gesu' diceva che l'ovile era sempre aperto a tutte le pecorelle!! ma perche' la chiesa ha negato il teatro a Margherita Hack??


Margherita Hack

La parrocchia di Mezzolombardo non vuole Margherita Hack
È stata negata la sala del teatro parrocchiale di Mezzolombardo all'astrofisica Margherita Hack, che avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro il 6 aprile, il giorno di Venerdì santo. La decisione è stata presa dal comitato di gestione del teatro S.Pietro, di proprietà della parrocchia del paese trentino.
"Le tematiche trattate nel libro sono incompatibili con lo statuto di gestione del teatro che non ammette si possano tenere manifestazioni che offendano la morale cattolica"
ha fatto sapere i membri del comitato contrari alla presenza dell’astrofisica. Il problema non sembra però essere l’ateismo della Hack, da sempre professato e spiegato da lei stessa, ma la posizione“offensiva” della Hack nei confronti della religiosità:
"Non che l’essere ateo comporti un’offesa alla dottrina clericale, ma in questo libro la Hack prende una posizione dura nei confronti della religiosità. A titolo personale, credo che la serata si potrebbe fare, ma non di venerdì santo, data che escluderebbe di fatto i cattolici, e con un contraddittorio
ha spiegato uno dei tre membri parrocchiali del comitato, Andrea Bezzi, preside dell’istituto comprensivo di Mezzolombardo.
Dura la replica dell’assessore Roberto Guadagnini, organizzatore dell’evento:
"Sono inorridito da tanto oscurantismo, se per questi signori una così eminente mente scientifica reca offesa alla Chiesa solo perché tratta alcuni temi, commento che sono dei bigotti. É incredibile che non si colga la grande occasione rappresentata dall’incontro per Mezzolombardo, e che si possa pensare che una serata come questa strappi i cattolici alle celebrazioni. Ognuno è libero di scegliere di partecipare e di intervenire, il contraddittorio certo non mancherà".