giovedì 11 ottobre 2012

Ma allora non siamo tutti uguali di fronte allo stato Consulta: no ai tagli ai maxistipendi della P.A...


Consulta: no ai tagli ai maxistipendi della P.A., no ai tagli ai magistrati

La Corte Costituzionale ha stabilito l'illegittimità di parte del decreto sulla manovra 



ROMA - No ai tagli previsti dal decreto legge sulla manovra economica 2011-2012 per i dipendenti pubblici con stipendi superiori ai 90 mila euro lordi (-5% per la parte eccedente questo importo) e 150 mila euro (-10%). Lo ha deciso la Corte costituzionale, con una sentenza depositata oggi.
I tagli sulla retribuzione dei magistrati previsti dal decreto legge sulla manovra economica 2011-2012 sono incostituzionali. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, con una decisione depositata oggi. In particolare, la Corte ha stabilito l'illegittimità del decreto nella parte in cui dispone che ai magistrati non vengano erogati gli acconti 2011, 2012 e 2013 e il conguaglio del triennio 2010-2012 e nella parte in cui dispone tagli all'indennità speciale negli anni 2011 (15%), 2012 (25%) e 2013 (32%).
"Questa decisione della Consulta grida vendetta. Siamo ancora in una Repubblica parlamentare, non é possibile che si voglia trasformarla in una regime governato dai 'mandarini'. Il Parlamento decide in modo sacrosanto di mettere dei limiti a stipendi fuori da ogni logica e la vera casta si difende". E' la reazione della Lega con il responsabile del Dipartimento Fisco, Finanze ed Enti Locali, Massimo Garavaglia alla sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittimi i tagli agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione. Garavaglia ricorda, a tal proposito, come la proposta della Lega "era anche più drastica", e il fatto che "i megadirigenti della Pubblica Amministrazione possono avere stipendi fuori da ogni logica di mercato, quando per esempio nel privato un dirigente al massimo arriva ad avere 90 mila euro di pensione, significa essere fuori dal mondo". Poi un appello a Napolitano: "speriamo che dal Colle, il Presidente della Repubblica intervenga con la sua autorevolezza per eliminare questa vergogna. Non si può chiedere alla gente di andare in pensione a 70 anni e di vedere aumentare disoccupazione e crisi per rispetto dei vincoli europei, quando poi i cosiddetti dirigenti dello Stato, veri e propri burocrati nel senso peggiore del termine, continuano ad avere privilegi ingiustificati". Per dirla tutta, rileva infine Garavaglia "visto che le professionalità sono così elevate perché questi superburocrati non si dimettono e vanno cercare sul mercato stipendi analoghi 

per ridere un po,Regione lombardia


La polizia trascina via un bimbo:
Cancellieri, che ne pensa?



Un bambino trascinato con la forza dalla polizia. Immagini scioccanti, trasmesse ieri sera da “Chi l’ha visto” su Raitre. Un bambino padovano di dieci anni che urla e si dimena nel tentativo di non essere portato via dai poliziotti che lo trascinano sull’asfalto. A riprendere la drammatica scena la zia del ragazzino che urla «lasciatelo stare». L’ispettore di polizia che guida l’operazione alle suppliche della donna risponde «Sono un ispettore di polizia, non sono tenuta a dirle niente, lei non è nessuno».
Il bambino sarebbe al centro di una causa di affidamento. Il padre con gli assistenti sociali e la polizia si sarebbe presentato nella scuola dove studia e, dopo aver fatto uscire gli alunni, avrebbero cercato di prelevare con la forza il bambino che ha cercato di opporsi. Fino all’epilogo ripreso dalla videocamera della zia di fronte all’istituto scolastico.
Ora, quello che vorremmo chiedere al ministro dell’Interno, e già Prefetto, Anna Maria Cancellieri è cosa pensa di questi poliziotti. Stanno facendo bene il loro lavoro? Non sarebbe il caso di affidare loro ai servizi sociali?






Marchionne vs Renzi Sindaco di povera città,e se i fiorentini non comprano piu' le Fiat??ma allora ci sei prorprio


Marchionne vs Renzi Sindaco di povera città

Il 'rottamatore' aveva criticato l'ad della Fiat. Interviene anche Bersani: 'Basta svilire l'Italia'



RENZI, RICATTO POMIGLIANO,MARCHIONNE HA TRADITO OPERAI - "Non ho cambiato idea io, è Marchionne che non solo ha cambiato idea, ma ha tradito. Qualsiasi risultato abbia ottenuto e otterrà, avrà questa macchia di aver preso in giro lavoratori e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto". Lo ha detto Matteo Renzi, sindaco di Firenze e candidato alle primarie del centrosinistra, nel videoforum di Repubblica Tv. "Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l'economia, andava ai congressi Ds dove c'erano D'Alema e Bersani, e Bertinotti ne parlava come il borghese buono", ha spiegato Renzi, rispondendo a una domanda sul giudizio positivo nei confronti dell'amministratore delegato della Fiat attribuito a lui nel recente passato. "Ho solo detto in una intervista a Enrico Mentana che se fossi stato un elettore della Fiat al referendum - ha affermato, riferendosi alla consultazione di Pomigliano d'Arco per Fabbrica Italia - che aveva alcuni profili di ricatto politico che Marchionne poneva, che avrei votato per il sì, senza se e senza ma".
MARCHIONNE, RENZI? E' SINDACO CITTA' PICCOLA E POVERA - Sergio Marchionne replica a Matteo Renzi. Convinto di parlare solo agli studenti, Marchionne ha detto che Renzi 'pensa di essere come Obama ma ha ancora molta strada da fare'', una "brutta copia" che per di più è solo il "sindaco di una città piccola e povera". Frasi che, pur se confermate dallo stesso Marchionne, non erano destinate alla stampa: di qui la forte irritazione dell'ad di Fiat, che ha pubblicamente strigliato il suo staff e anche il giornalista infiltratosi tra gli studenti.
MARCHIONNE,MIEI COMMENTI FIRENZE ESTRATTI DA CONTESTO  - I commenti su Firenze "sono stati, a mia conoscenza, estratti fuori dal contesto" e "non devono essere interpretati come un mio giudizio sul valore di Firenze, che è una città per arte, cultura e scienze apprezzata e rispettata a livello mondiale, una valutazione che condivido pienamente". Così in una nota Sergio Marchionne. (ANSA) - ROMA, 10 OTT - "La città di Firenze e la sua economia - spiega Marchionne - erano prese da me come riferimento per paragonarle alla complessità, al peso e alla dimensione di un Paese come gli Stati Uniti. Ho usato queste considerazioni per confrontare le responsabilità e le capacità del Presidente Obama con quelle di Matteo Renzi. La differenza mi sembra evidente"
RENZI, MARCHIONNE SI SCIACQUI BOCCA PARLANDO DI FIRENZE - "Vorrei dire all'ingegner Marchionne che è liberissimo di pensare che io non sia un politico capace. Ma prima di parlare di Firenze, città che ha dato al mondo genio e passione, faccia la cortesia di sciacquarsi la bocca, come diciamo in riva d'Arno". Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Matteo Renzi, sindaco di Firenze, rispondendo alle affermazioni di oggi dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. "Avendo io creduto al progetto Fabbrica Italia - ha spiegato Renzi - mi sono detto deluso della retromarcia dell'ad Fiat. Aveva garantito che avrebbe investito, non lo ha fatto. Marchionne ha replicato che io sono 'una brutta copia di Obama' e che Firenze 'e' una città piccola e poverà". "Attacchi pure me - ha concluso il sindaco - ma che senso ha offendere una città che si chiama Firenze e i suoi abitanti?".
BERSANI A MARCHIONNE, BASTA SVILIRE L'ITALIA  - "A Marchionne dico: basta dichiarazioni che sviliscono l'Italia. Firenze è una delle città più belle del mondo ed è nel cuore di tutti gli italiani. E' ora di misurare le parole". Così Pier Luigi Bersani, su twitter, ribatte alle accuse dell'ad di Fiat contro Firenze ed il suo sindaco Matteo Renzi.
MARCHIONNE; NON SONO BUGIARDO, RENZI NON E' COME OBAMA - "Non è vero che sono un bugiardo, Matteo Renzi non è come Obama": così l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, è intervenuto, a margine di un convegno dell'Acea, sulle osservazioni sul suo conto fatte dal sindaco di Firenze. Marchionne a Bruxelles ha partecipato ad un incontro a porte chiuse con degli studenti organizzato dall'associazione dei costruttori d'auto europei. In questa sede, parlando con i giovani, secondo quanto si è appreso, si è espresso senza mezzi termini nei confronti di Renzi e della città di Firenze.

"Quest'anno potremmo aver toccato i livelli più bassi di vendita e non vedo miglioramenti per il 2013 se non marginali" del mercato. Lo ha detto l'amministratore delegato del gruppo Fiat Sergio Marchionne, per il quale "spetta all'Ue aprire un dialogo franco con i Paesi membri per gestire la crisi dell'auto".

"L' Unione europea deve smettere di firmare accordi di libero scambio", almeno per ora.  Marchionne ha aggiunto che "non è il momento di abbracciare" questo tipo di politiche.

"Ce lo aspettavamo, ma non rispecchia la solidità finanziaria del gruppo". Così Marchionne ha commentato il taglio del rating annunciato da Moody's. Per Marchionne è comunque una mossa "comprensibile se guardiamo la situazione del mercato in Italia e in Europa".

VENERDI' RIUNIONE TECNICA CON GOVERNO - E' fissata per venerdì al Ministero dello Sviluppo Economico una riunione tecnica con la Fiat nell'ambito del confronto in corso per studiare misure a sostegno delle esportazioni. Non è prevista la presenza all'incontro dei vertici del Lingotto e del ministero. "Siamo già al lavoro, i tavoli con la Fiat sono iniziati", ha detto nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera. "E' un lavoro importante quello che abbiamo avviato. Spero di avere un rapporto costante con il ministro Passera", ha affermato Marchionne a Parigi.

Il ricatto di Formigoni,gli indagati in regione Lombardia


Il ricatto di Formigoni per sopravvivere

11/10/2012 - Il PdL "chiama" l'addio alla maggioranza in Veneto e Piemonte per salvare la Lombardia. La Lega si piegherà?


Botta e risposta: “Ho in mano le dimissioni dei 20 consiglieri e degli assessori della Lega, domani  io e Maroni incontriamo Formigoni. Gli lasciamo la scelta se fare un passo a lato o un passo indietro”.  “Se cade la Lombardia, simultaneamente cadono Piemonte e Veneto”: nello scambio di battute tra Matteo Salvini, segretario della Lega in Lombardia, e il capogruppo del PdL in Regione Paolo Valentini, c’è tutto il ricatto disperato di Roberto Formigoni per tenere insieme la coalizione che governa l’ente dopo lo scandalo ‘ndrangheta, l’ultimo in ordine di tempo che ha colpito il Pirellone. In questa infografica di Centimetri si spiega 
come è andata l’indagine su Zambetti:



Ieri sera a Milano, dopo essersi consultato con il leader RobertoMaroni, Salvini ha riunito il gruppo regionale e gli assessori per decidere che cosa fare. In teoria, la Lega potrebbe decidere di staccare la spina alla giunta Formigoni, ma ragioni di opportunità politica e il timore di ritorsioni da parte del Pdl in Veneto o Piemonte potrebbero suggerire prudenza. Anche perché in serata Formigoni sente Alfano e Berlusconi che ribadiscono la linea: se cade la nostra Regione cadono anche le due guidate dal Carroccio. Ma il risultato della riunione serale è che tutti gli eletti del Carroccio «nella più totale unità» mettono il loro mandato nelle mani di Maroni: «O Formigoni azzera la giunta o si dimette», insistono i leghisti. A Salvini, che dice di avere in tasca le dimissioni dei suoi, il governatore replica con un atto formale: in serata, con decreto, ritira le deleghe degli assessori del Carroccio e se ne prende carico. Formigoni è consapevole del fatto che la situazione ha travalicato i confini lombardi e oggi a Roma incontrerà i segretari di Lega e Pdl. Alla fine di queste consultazioni, deciderà quale strada imboccare: «Ubi maior… Decideremo nell’incontro con Alfano e Maroni». Una ipotesi è quella di un rilancio della propria iniziativa politica, partendo da un rimpasto totale della giunta. Un’altra è quella del passo indietro, che lui stesso a questo punto potrebbe decidere di fare per difendere il lavoro fatto fino a qui, l’onore delle istituzioni lombarde e la propria immagine. Giusto il tempo di arrivare ad aprile per far coincidere l’adunata elettorale con quella delle politiche. Nel frattempo, anche il centrosinistra chiede di azzerare tutto e ricorda che, «se Formigoni non se ne va, il Consiglio potrebbe decadere con le dimissioni di 41 consiglieri». I conti sono presto fatti: l’opposizione da sola arriverebbe a 31 consiglieri, nel caso in cui decidessero di dimettersi assieme a Pd, Idv e Sel anche gli esponenti dell’Udc, dei Pensionati e Filippo Penati del gruppo misto.

Le mani della ‘Ndrangheta sull’Expo di Milano

Le mani della ‘Ndrangheta sull’Expo di Milano



È così che si è ridotta la Lombardia, dove, solo tre anni fa, si discettava sull’esistenza o meno di una criminalità organizzata paragonabile a quelle che spadroneggiano nelle regioni del Sud. Già diverse indagini avevano mostrato l’esistenza di gruppi, per lo più calabresi — ma anche siciliani, in particolare gelesi, o campani — capaci di condizionare appalti e vita sociale in terra padana. L’operazione “Infinito”, poi, nel luglio del 2010, mostra la capillare presenza dei clan in un’area fino ad allora descritta dalla retorica leghista come soggetta solo alla microcriminalità straniera: gli affiliati alla ’ndrangheta, rivelano le indagini, sono oltre 500, distribuiti in sedici “locali”, cellule territoriali, ognuna con il suo capo. Una nuova mafia di gente nata e cresciuta in Brianza o a Milano che però coltiva le sue radici a Locri o ad Africo.



Domenico Condello in manette, il boss dell'ndrangheta catturato dopo 20 anni


Domenico Condello in manette, il boss dell'ndrangheta catturato dopo 20 anni



L’ultimo capo famiglia del clan Condello di Reggio Calabria è stato assicurato alla giustizia.Domenico Condello, 56 anni, latitante da 20, è stato catturato dai Ros dei Carabinieri a Rosalì, nei pressi del capoluogo calabrese. L’uomo era considerato fra i 30 ricercati più pericolosi del nostro paese. Detto “U pacciu” (il “matto”) è il cugino di Pasquale Condello, detto U supremu, e cognato della di Antonio Imerti, boss dell’omonima famiglia.
Secondo le cronache fu proprio Domenico ad uccidere il boss Paolo De Stefano durante la seconda guerra di ‘Ndrangheta nel 1985, il pentito Giacomo Ubaldo Lauro all’interno della famiglia Condello era “pari grado” dei fratelli Vincenzo e Paolo Paquale, direttamente agli ordini del boss Pasquale.
Sulla testa del latitante pendeva una condanna a vita arrivata al termine del processo Olimpia. Le accuse sono di traffico di droga, estorsione, omicidio, tutti con l’aggravante dell’associazione mafiosa. Domenico Condello, al momento, dovrebbe essere il capo della più pericolosa consorteria ndranghetista di Reggio Calabria, quella Condello-Imerti-Fontana dal momento in cui Pasquale Condello venne arrestato nel febbraio 2008 (nella foto). Al momento dell’arresto era disarmato e non ha opposto resistenza, insieme a lui c’era un’altra persona, anch’essa arrestata.
L’ultimo “Condello su piazza” è nelle mani della giustizia in una giornata “trionfale” per la lotta alla criminalità organizzata in Calabria: la cattura del latitante si unisce a quella dei gran parte dei principali esponenti della famiglia Fontana nell’ambito dell’inchiesta per lo smaltimento dei rifiuti a Reggio Calabria, il tutto è avvenuto all’indomani dello scioglimento della giunta comunale per infiltrazioni mafiose.