venerdì 22 giugno 2012

Se il Berlusca avesse pensato piu' all'italia che alle veline..gli avremmo dato forza contro la "sergente di ferro tedesca"


Monti e Berlusconi, un "patto" contro la Merkel

venerdì 22 giugno 2012
FINANZA/ 1. Monti e Berlusconi, un patto contro la Merkel
Evviva, la diga della Spagna ha tenuto. Ma è vera gloria? Il collocamento, seppur ad alto prezzo, dei titoli spagnoli all’asta offre qualche spunto di riflessione, in attesa dei “dieci giorni che ci restano per salvare l’euro”, come li ha definito il premier Mario Monti. A partire dal meeting romano di Italia, Francia, Spagna e Germania di oggi, che frau Merkel vuol chiudere il più in fretta possibile per correre in quel di Danzica in tempo per vedere la Panzerfussbal armata spianare la Grecia arroccata in difesa.
1) La comunità finanziaria, al pari dei mezzi di informazione, ha festeggiato con un sospiro di sollievo il fatto che il Tesoro di Madrid sia riuscito, seppur a caro prezzo, a tamponare la falla nei conti pubblici collocando i titoli a medio termine offerti in mattinata. È una buona premessa per i lavori dell’Eurogruppo che deve affrontare il dossier Spagna, ma anche risolvere i problemi di Cipro, prossimo presidente di turno dell’Ue in bolletta. Questo intenso lavorio diplomatico cela un segreto di Pulcinella: non sono stati certo i risparmiatori o gli investitori istituzionali a fare il pieno titoli che, a cinque anni, promettono più del 6%.
L’operazione altro non è stata che una partita di giro dall’esito scontato. A comprare i Bonos sono state in pratica solo le banche spagnole che, dopo averr consumato i prestiti Bce, attendono i quattrini prestati dal governo di Madrid che, a sua volta, le finanzierà con il prestito 100 miliardi dall’Ue attraverso il fondo Esm, scelta che ha fatto infuriare la Cina. Il fondo Esm, che entrerà in funzione il primo luglio, non ha almeno per ora la patente di banca (come vorrebbero francesi e italiani), ma gode di un importante vantaggio: è un creditore privilegiato. Insomma, in caso di fallimento della Spagna, o di altri interventi straordinari (allungamento del debito, parziale default), i crediti dell’Esm, in grande maggioranza prestati dalla Germania, sarebbero i primi a essere rimborsati. I soldi prestati, ad esempio, dalla Cina sollecitata più volte a far credito ai Paesi più a rischio dell’Ue, verranno dopo.
2) In forme diverse, insomma, viene replicato il caso greco. Anche allora l’Unione europea decise di prestare o quattrini ad Atene, ma solo dopo aver salvato dal default i soldi della Bce. Un precedente che ha senz’altro indolito la credibilità dell’area euro nei confronti della comunità internazionale: perché dovremmo fidarci, si chiedono Stati sovrani, investitori istituzionali e speculatori, di un debitore di questo tipo? L’Unione europea, come dimostra la tenuta dell’euro come valuta, resta una potenza economica che può contare, a differenza degli Usa, su un forte surplus commerciale e dispone nel suo complesso di una situazione debitoria sostenibile assai più di quella del Giappone, che continua tranquillamente a foraggiare l’economia di Jbond nonostante un rapporto debito/Pil ben superiore al 200%.
Ma la stessa Unione europea, dallo scoppio della crisi greca in poi, non ha offerto una sola, autentica e concreta prova di buona volontà a sostegno della funzione dell’euro. Si è così determinata una situazione paradossale: i benefici della moneta comune, in assenza di barriere, tendono a polarizzarsi verso i paesi più forti, Germania e area scandinava. Ma così i sacrifici della periferia d’Europa vengono vanificati: i maggiori tassi di interesse pagati da Spagna e Italia hanno in sostanza già bruciato i frutti dei sacrifici sul fronte del fabbisogno.
3) Da questo circolo vizioso si può uscire solo con un gesto che ridia fiducia ai mercati: i tassi si normalizzeranno solo quando gli operatori si convinceranno che i paesi forti sono decisi a mettere in campo le proprie ricchezze per difendere un bene comune. D’altro canto, non è pensabile che la Germania, il Paese che più ha creduto e più crede nei benefici di un’Europa effettivamente unita, metta in discussione le sue risorse senza che i partner offrano sufficienti garanzie di adeguarsi a criteri di gestione alla tedesca. Nessuno si illuda che i tedeschi, di destra o di sinistra, accettino di accollarsi fenomeni di mala gestio dell’Europa mediterranea, Italia (e Padania) inclusa.
4) Il confronto è politico. La Germania è pronta all’unità europea purché gli altri Stati funzionino alla tedesca o, comunque, abbiano i conti così a posto che il contribuente tedesco non debba spendere nemmeno un euro. La Francia, al contrario, non ha alcuna intenzione di sottoporre la sua sovranità a una Comunità tinta sempre più di Germania. L’euro, si fa notare a Parigi, è nato su impulso di François Mitterrand per contenere la forza della Germania al momento dell’unificazione. Guai se diventasse la chiave per istituzionalizzare nuovi equilibri in Europa.
E l’Italia? Mario Monti, così apprezzato a Washington (e non solo), sa che la battaglia campale per la tenuta dell’euro passa da Roma e Madrid. Per questo, assieme a Mario Draghi, sta lavorando da mesi a soluzioni tecniche e politiche che consentano di superare l’empasse. Ora, consapevole che la pazienza dei mercati sta per finire, ha giocato il jolly. Come dichiara con tono allarmato il Financial Times Deutschland, “Monti pretende che la Bce su mandato dell’Efsf e dell’Esm compri titoli di Stato dell’Italia e di altri Paesi finiti sotto pressione”. Finora il piano era stato presentato invece come la possibiltà, già prevista dai regolamenti dei fondi, di un acquisto dei bond direttamente da parte dell’Efsf o dell’Esm. Ora l’Italia chiede che la garanzia arrivi dal piano superiore, ovvero dalla banca centrale. “Con il piano di Monti - commenta il quotidiano - l’Italia approfitterebbe dei bassi tassi di interesse come conseguenza dell’intervento della Bce, senza doversi assoggettare a condizioni”.
5) Perché Monti, così prudente, non esiterà a giocare la carta più drammatica? La risposta sta nelle condizioni dell’economia e della finanza. E anche, grande novità, nelle emergenze della politica. In assenza di accordi concreti, il governo Monti perderà il sostegno del Pdl e l’Italia andrà alle urne a ottobre, con effetti ben più devastanti per l’Ue (Germania compresa) di quanto si è rischiato ad Atene. In questa cornice, gli affondi di Silvio Berlusconi contro l’euro fanno il gioco del premier: cara Merkel, dirà Monti alla collega tedesca in visita a Roma, vuoi di nuovo avere a che fare con Berlusconi?
6) Nel frattempo non va sottaciuto che il rimbalzo delle responsabilità e il circolo vizioso messo in evidenza da aste del debito pubblico dall’esito scontato e tarocco tende a scacciare la moneta buona per comportamenti cattivi. Le banche acquistano dosi massicce di debito sovrano nazionale e legano così la loro esistenza agli Stati. Questi ultimi, intanto, si legano sempre più alle banche. Un legame siamese che tende al fallimento di ogni riforma della finanza pur necessaria per uscire dalla crisi: invece di stabilizzare il sistema, i compromessi stanno aggravando la situazione a tutto danno dell’economia reale, cui vengono sottratte risorse.
Si finge che le banche siano più solide, ma nel frattempo gli istituti tendono a replicare l’andamento di Btp e Bonos con una volatilità crescente. La mancanza di accordi in sede comunitaria su un meccanismo comune di liquidazione delle banche a livello europeo (e armonizzazione delle principali procedure fallimentari) o della creazione di un fondo di liquidazione europeo oppure di un fondo europeo per garantire i depositi si traduce così nella sottrazione di risorse per chi lavora: chi paga il conto per il ping pong tra le autorità e l’aumento dei tassi del debito sovrano sono le 23 milioni di piccole e medie imprese europee.
Ci pensi signora Merkel. E capisca: nonostante la simpatia per Schweinsteiger e Muller stasera sarà bello tifare per la Grecia.

Lettera di risposta alla narcosi degli italiani


Lettera di risposta alla narcosi degli italiani

Tutto ciò mi dà da pensare oltre le convinzioni politiche ideologiche che, quando sincere, sono da rispettare. Quello che mi lascia perplesso, sconcertato e scoraggiato è il consenso acritico ed addirittura l’adorazione verso certe persone che dovrebbero o vorrebbero simboleggiare la nostra fede politica, la nostra ideologia, il nostro ideale, di qualunque parte esso sia. 
Il desiderio insito nell’uomo di adorare, di adulare, di compiacere colui di cui subiamo il fascino, annichilendo la nostra personalità per accettare la volontà dell’altro. Ricordo che questa è la spiegazione del fenomeno dell’ipnosi data dal capo dell’equipe degli psicologo di Cape Canaveral. Infatti il gregge umano ha da sempre seguito il pifferaio magico di turno, incarnato dallo psicotico del momento. Nel novecento vedi Hitler, Stalin, Mussolini, un poco De Gaulle e Berlusconi, che venne addirittura applaudito da qualche centinaio di inebetiti quando disse che entro 3 anni il cancro sarebbe stato sconfitto. Parola di Silvio. Suggestione ipnotica o imbecillità? Mah.
Forse che noi Italiani siamo soggetti particolarmente sensibili alla suggestione ipnotica?
Oppure siamo imbelli, un poco vigliacchetti, opportunisti, leccaculo, ipocriti, bugiardi, approssimativi e con poca voglia di lavorare?
Sarà la nostra storia ad averci ridotto così dopo secoli e secoli di sudditanza a tiranni, re, imperatori, signorotti locali, nobili vari e, diciamolo pure, capi mafia, capi n’drangheta, capi camorra e capi sacra (sic) corona unita? 
Siamo stati abituati e condizionati a prendere le botte e baciare il bastone come fosse il nostro ineluttabile e del tutto naturale destino?
Quello che è certo è che siamo un vecchio popolo con troppi vizi e poche virtù. o addirittura vecchi popoli - da nord a sud - stipati quasi a forza in uno stato in fondo nuovissimo. 
“Bella Italia, amate sponde / pur ti torno a riveder / trema in petto e si confonde / l’alma oppressa (purtroppo non) dal piacer” Ma oppressa da neri pensieri.
L’unica speranza è che Dio ce la mandi buona, ma non un deus ex machina dell’ultimo momento. 

La narcosi degli italiani

Lettera aperta di un amico


La narcosi degli italiani è purtroppo genetica ed assomiglia alla consuetudine dei "lemmings" di seguire il capomandria fino in fondo, anche quando questi va a gettarsi in mare, con conseguenti suicidi di massa.    
Non si può spiegare altrimenti il fatto che abbiano votato per anni dei mafiosi come i DC per "salvarsi dai comunisti" e per anni il farabutto di Arcore per "risalvarsi dai comunisti" e ora per salvarsi dal "farabutto" si stiano aggrappando disperatamente a ciò che rimane di quello che si suol chiamare "Partito Democratico", incuranti del fatto che ormai sia il PD, sia il PDL, sia  ovviamente l'UDC  sono ormai sulla stessa barca e remano insieme per evitare di fare la fine della Concordia.
Ma quello che lascia veramente perplessi non è il fatto che non si fidino di gente nuova o di gente raccattata per strada (una delle critiche più frequenti che sento nei confronti del Movimento 5 Stelle è infatti "ma come faccio a fidarmi di gente che non ha esperienza!" - al che viene anche troppo facile la risposta: "ma perché, di questi qui, inquisiti, ladri, truffatori, concussori, evasori e che ci hanno portato al collasso economico, morale e civile, ti fidi?"), quello che lascia perplessi, dicevo, è che si fidano di gente che ha la faccia di presentarsi di fronte ai propri elettori con dichiarazioni come quella di Bersani sugli Esodati venerdì 15/6/12:  . . . . "la  ministro Fornero sta dicendo  "chiamiamo gli esodati 'persone in via di salvaguardia'". Un passo avanti diciamo, linguistico e concettuale" . . .
Ora se io fossi un elettore del PD e grazie a Dio non lo sono, gli sputerei in un occhio al Bersani; mentre se fossi un esodato il "passo avanti linguistico" glielo ficcherei sotto la coda con tutto lo scarpone.