martedì 15 gennaio 2013

Ecommerce, Della Valle ci riprova


Ecommerce, Della Valle ci riprova



Diego Della Valle ci riprova con l’ecommerce. La vetrina virtuale di Mr Tod’s si chiama Theluxer.com è on line dal 9 gennaio 2012, ma il progetto originale risale al marzo del 2000.
All’epoca Luca Cordero di Montezemolo, socio di Della Valle, parlava di «un nuovo sistema per ospitare i prodotti più rappresentativi e i luoghi di valore del sistema Italia». Il presidente della Ferrari, spiegando che il progetto avrebbe visto la luce poche settimane dopo, disse che il sito avrebbe contenuto: «Non solo attrazioni turistiche della nostra penisola, ma anche tutto quello che negli anni ’80 era conosciuto come l’Italian style», si legge sul sito Mediamente.rai.it il 24 marzo 2000.
Effettivamente il progetto ha conservato la vocazione turistica, infatti Italian Toch,  società che fa capo attraverso la Diego Della Valle & C al presidente di Tod’s Diego Della Valle e al fratello Andreasi occuperà della commercializzazione non solo dei marchi di proprietà dell’imprenditore marchigiano come Hogan, Tod’s Hogan Rebel, Fay, Roger Vivier, ma anche di oggetti d’arte, design, cosmetica, gioielli, orologi, prodotti gourmet e turismo di lusso in hotel e resort.
DODICI ANNI PER SPICCARE IL VOLO. Come detto, l’idea di realizzare un sito per vendere i prodotti on line era stata lanciata a cavallo del 2000. In quegli anni la new economy e le società definite .com avevano invaso la Borsa e sui mercati si viveva un’euforia generale. Ma gli effetti dell’ubriacatura si sono fatti sentire presto e il fuggi fuggi degli investitori ha provocato un crollo dei titoli tecnologici. Risultato: il progetto Italian Touch non è mai decollato ed è rimasto nel cassetto. Ma secondo alcune stime, elaborate all’epoca da Il Sole 24 Ore, avrebbe fatto in tempo a lasciare sul campo 10 milioni di euro.
FALLIMENTI CON STILE DA LVMH A BULGARI. A farsi male con la bolla di internet furono molte aziende esperte del prodotto, ma non del mezzo tecnologico. La lunga lista dei fallimenti vede Boo.com, il sito che avrebbe dovuto vendere abbigliamento online a prezzo pieno (della cordata facevano parte anche Lvmh, Jp Morgan e Benetton). Conti in rosso anche per il sito Luxlook che vedeva tra i finanziatori Hdp e Bulgari, nel progetto di vendita di accessori di marchi prestigiosi a prezzo pieno. Il sito fu successivamente rilevato da e-luxury del gruppo Lvmh, che secondo alcune voci di mercato avrebbe bruciato investimenti per circa 60 milioni di euro a fronte di un fatturato di circa dieci. Nell’elenco ci sono anche Habury (tra i partner Ibm e McKinsey), che hanno messo in campo investimenti per 25 milioni di euro (ma in Italia si sono ritirati), e Blufly di Soros, che dopo cinque anni e 65 milioni di euro investiti non ha ancora raggiunto il breakeven. Tra le poche a sopravvivere ci fu l’italiana Yoox di Federico Marchetti che nel 2002 ha realizzato un fatturato di circa 11 milioni di euro, per poi raddoppiare nel 2003.
DELLA VALLE PUNTA AI MERCATI EUROPEI DEL LUSSO. Tornando ai giorni nostri, il nuovo progetto di Della Valle, The Luxer, prevede la vendita dei prodotti relativi a tutti i marchi del gruppo Tod’s sia attraverso il portale e-commerce, sia tramite uno store appositamente dedicato ai marchi del gruppo, accessibile dai siti web dei singoli brand. Il canale è stato attivato inizialmente nel mercato italiano e nei principali Paesi europei e successivamente dovrebbe essere esteso agli altri mercati di riferimento per i brand del Diego nazionale.

Bimbi zittiti col nastro: indagata una maestra Reggio Emilia, scotch sulla bocca di tre alunni delle elementari.


Bimbi zittiti col nastro: indagata una maestra

Reggio Emilia, scotch sulla bocca di tre alunni delle elementari.


Alunni in una scuola elementare.

Una maestra di una prima elementare di un paese della provincia di Reggio Emilia è stata indagata per maltrattamenti.
L'accusa è quella di aver tappato la bocca col nastro adesivo a tre bambini.
UN ALUNNO LEGATO ALLA SEDIA.Almeno in un'occasione, sempre secondo l'accusa, avrebbe anche legato un alunno alla sedia allacciando con corde i polsi.
La vicenda, accaduta nell'anno scolastico 2011-2012, era stata raccontata dai genitori e dai bambini e ha dato il via ad un'inchiesta della magistratura, come riporta il Resto del Carlino.
TESTIMONIANZE DEI BAMBINI. La direttrice della scuola ha inviato una segnalazione alla procura della Repubblica citando il caso di tre bambini di sei anni, due italiani e uno straniero, per i quali il sostituto procuratore Maria Rita Pantani vuole chiedere un incidente probatorio in forma protetta.
In questo modo si permette l'acquisizione delle loro testimonianze.
IRREQUIETI PER LA MAESTRA. Il pm, nel frattempo, ha aperto un fascicolo d'inchiesta, mettendo sotto indagine la maestra con l'ipotesi accusatoria di maltrattamenti in famiglia (il reato infatti può essere allargato a una situazione pubblica e collettiva come una classe).
In queste settimane i carabinieri hanno sentito tutti i genitori per ricostruire la vicenda.
La maestra (che ora ha cambiato scuola) era stata richiamata dalla direttrice e si sarebbe giustificata dicendo che i bambini erano irrequieti, senza però ammettere l'uso del nastro adesivo.

Dovizioso: «Succedere a Rossi? Ora è facile»


Dovizioso: «Succedere a Rossi? Ora è facile»

Il pilota in Ducati al posto di Vale.


Andrea Dovizioso, pilota della Ducati.

Non ha paura Andrea Dovizioso. Non teme la Ducati né il suo illustre predecessore, Valentino Rossi. La sua sfida in sella alla Rossa che ha disarcionato Vale, tornato in Yamahadopo due stagioni tutt'altro che esaltanti, non è ancora iniziata, ma le dichiarazioni d'intenti sono già destinate a far discutere.
«Sostituire Valentino Rossi è indubbiamente compito gravoso, ma lui e la Ducati non hanno fatto benissimo e ora non è così pesante come sarebbe stato qualche alche anno fa», ha detto il Dovi in conferenza stampa a Wroom, sfiorando la lesa maestà nei confronti del più grande motociclista di tutti i tempi.
«CONQUISTATO DA DUCATI». Parole d'amore poi verso la moto italiana, che dal 2013 è anche un po' (molto) tedesca, doppo l'acquisizione da parte di Audi.
«Ducati mi ha conquistato facendomi capire i progetti che hanno, anzi che abbiamo». Tanto che il 27enne forlivese ha rinunciato al suo sogno di vincere il mondiale con la Yamaha.
«Ho un programma a lungo termine», ha detto Dovizioso consapevole del fatto che all'inizio non sarà per niente semplice vincere. «Due anni in cui all'inizio si guarderà poco ai risultati ma che spero siano sufficienti per farmi diventare campione del mondo in Ducati»

Truffa all'Inps, denunciate 104 persone Azienda agricola assumeva falsi braccianti per avere indennita'


Truffa all'Inps, denunciate 104 persone

Azienda agricola assumeva falsi braccianti per avere indennita'



(ANSA) - CUNEO, 15 GEN - Falsi braccianti per truffare l'Inps. La Guardia di finanza ha denunciato 104 persone per truffa aggravata ai danni dello Stato. Al centro dell'inchiesta un'azienda agricola con sede a Mondovi', nel cuneese, e attivita' nel catanese.

A capo dell'organizzazione F.M.C, residente a Paterno', che con l'aiuto di un complice disponeva assunzioni e dismissioni dei falsi braccianti per ottenere le indennita' dall'Inps. Dal 2007 al 2011 l'Inps ha corrisposto circa 850 mila euro non dovuti.

Uccide moglie e figlia raptus nel Torinese E' accaduto nella loro casa a Cavour, le vittime dormivano


Uccide moglie e figlia raptus nel Torinese

E' accaduto nella loro casa a Cavour, le vittime dormivano



TORINO - Le ha colpite a martellate mentre dormivano, e poi, per essere sicuro di averle uccise, le ha accoltellate. Un uomo di 77 anni, Franco Pons, ha ucciso così la moglie e la figlia, Maddalena Livatino di 64, e Barbara Pons, di 43. E' accaduto a Cavour, nel Torinese.

Da una prima ricostruzione dei carabinieri, che stanno operando sul luogo del delitto con gli esperti della scientifica, il duplice omicidio è avvenuto poco dopo le 3 della scorsa notte.

L'uomo si è costituito un paio d'ore più tardi e ha confessato ai militari della caserma di Pinerolo quello che aveva fatto. 
Il duplice omicidio e' avvenuto nella loro abitazione di via Dante Alighieri 40, a Cavour. 

Armi/Merkel..Vergognati


Armi, il mercato di Berlino

Merkel sta lontana dalle guerre. Ma guadagna dall'industria bellica. Esporta dall'Asia al Brasile. E ricava 10 mld di euro. 

Proteste davanti al Bundestag, per la politica degli armamenti di Angela Merkel.

La “dottrina Merkel” è un capolavoro di Realpolitik. Vendita di armi ai Paesi strategicamente importanti nelle zone calde e minore coinvolgimento diretto possibile nei conflitti.
Il doppio binario costruito da Angela Merkel consente alla Germania la quadratura del cerchio: ricavare denaro esportando armamenti e, contemporaneamente, risparmiare soldi da sottrarre alla voce degli investimenti militari. Un approccio che, in sette anni di cancellierato, ha trasformato la politica estera di Berlino, facendo guadagnare l'industria pesante senza sporcare le mani dei soldati tedeschi.
LA DOTTRINA MERKEL. A chiarire il primo comandamento della dottrina è stata la stessaPanzlerin, come l'hanno ribattezzata i detrattori, durante una delle riunioni riservate con gli alti ufficiali della Difesa. «Sono convinta sia nel nostro interesse consentire ai partner di partecipare effettivamente al sostegno e alla rifondazione della sicurezza e della pace nelle loro regioni», ha dichiarato Frau Merkel.
In Germania, i parlamentari del Bundestag sono tagliati fuori dal processo decisionale in materia di armi.
IL CONSESSO DELLE ARMI. È il Consiglio per la Sicurezza federale che, in rigoroso segreto, approva le vendite: un comitato ristretto e poco trasparente del quale fanno parte il cancelliere in carica, il capo della Cancelleria di Stato e sette ministri principali.
All'inizio delle riunioni, in genere, sono presenti il capo dei servizi segreti e il coordinatore dell'intelligence alla cancelleria. Ma poi quando si discutono singoli casi, nel nome della sicurezza nazionale, solo a pochi e selezionati funzionari è concesso di restare.

Armi e addestramento per le guerre interne ed export globale

Fra i Paesi che, nel disegno dei tedeschi, dovrebbero contribuire alla pace in aree strategiche fondamentali c'è innanzitutto l’Algeria, stretta tra il Mali e la Libia e considerata centrale per combattere il gruppo terrorista al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), e poi i Paesi mediorientali.
Il sostegno della Germania al Qatar, agli Emirati arabi e all'Arabia Saudita, con mezzi militari e nell'ultimo caso anche con l'aiuto ad addestrare le truppe di stanza al confine, controbilancia poi la minaccia iraniana. D'altra parte, in linea con i suoi predecessori, la cancelliera ha dichiarato che, «per una speciale responsabilità storica, la sicurezza di Israele è parte della ragion di Stato della Germania».

L'ASSE TURCO-TEDESCO ANTI ASSAD. Poi c’è l'alleanza con Ankara. Tra gennaio e febbraio, due sistemi di difesa aerea Patriot e 400 soldati tedeschi saranno posizionati lungo il confine tra Siria e Turchia, alleato della Nato, allo scopo di proteggere le grandi città anatoliche dalle incursioni aeree di Bashar al Assad.

Questi, a grandi linee, i pilastri della geopolitica tedesca. Poi c'è il business delle armi made in Germany, mercato globale in piena espansione.
Durante un viaggio d’affari in Africa, nel 2011 Merkel offrì al presidente dell’Angola, Josè Eduardo dos Santos, navi da pattugliamento per difendere le piattaforme di petrolio offshore al largo delle coste, a un prezzo che partiva dai 10 ai 25 milioni di euro a imbarcazione.

EXPORT IN CILE E A SINGAPORE. In Sud America, il Cile è in procinto di acquistare 172 tank di vecchia fabbricazione tedeschi rimessi a nuovo, per un totale di 124 milioni di euro. Accordi analoghi la Germania è in procinto di siglarli anche in Asia, anche con Singapore e Indonesia.

Inolttre il Brasile importa 220 Panzer Leopard 1A5 e l’esercito ha intensificato le relazioni con i costruttori bellici tedeschi, firmando un contratto di cinque anni che assicura sostegno tecnico e scambio di conoscenze.

Dal Medio Oriente al Sud America: record di vendite fuori dalla Nato

L'iperattivismo di contratti e trattative ha reso la Germania il terzo esportatore al mondo di armi dopo Stati Uniti e Russia.
Secondo le cifre dell’ultimo Rapporto federale del 2011 sulla politica dell’esportazione di attrezzature militari, per la prima volta il governo di Berlino ha autorizzato un export pari a una cifra superiore ai 10 miliardi di euro. Non a caso, il 42% del totale viene venduto aPaesi terzi fuori dalla Nato, quando solo due anni fa la quota non superava il 29%.
Nel 2013, solo l'Arabia Saudita ha intenzione di comprare 30 veicoli corazzati e ad alta tecnologia modello Dingo, in grado di rilevare minacce di attacchi nucleari, chimici e biologici. L'affare vale 100 milioni di euro e il Consiglio per la sicurezza federale, secondo le indiscrezioni dei media, ha dato parere positivo per avviare negoziati.

MAXI-COMMESSE SAUDITE. Per migliorare l’equipaggiamento della Guardia reale, i sauditi avrebbero anche richiesto diverse centinaia di veicoli Boxer, impiegati dalla Bundeswehr in Afghanistan.

Con l'altro grande partner commerciale degli Emirati Arabi, in tre anni la Germania ha invece firmato assegni in armamenti per 1,2 miliardi complessivi di euro. E al vicino Qatar fanno molta gola i tank Leopard II: l'emiro Bin Khalifa al Thani vorrebbe acquistarne fino a 200, per un valore di circa 2 miliardi di euro.
Solo negli ultimi due mesi, da novembre 2012, la Bundesrepublik ha preso altri impegni per 3,3 miliardi di euro con l’Algeria, l’Egitto, l’Indonesia, l’Iraq e il Pakistan.

BERLINO FLIRTA COI REGIMI. Questa proficua Realpolitik dalle velleità pacifiste rischia di avere conseguenze brutali, perché in Medio Oriente e in Nord Africa, le armi tedesche finiscono nelle mani dei regimi autoritari, che le usano per reprimere la popolazione civile.

Relazioni pericolose con i regimi che, per anni, la Germania ha coltivato anche con la dittatura europea della Bielorussia. Berlino finanziava il governo di Alexander Lukashenko, per le attrezzature, i computer, i giubbotti e i manganelli agli agenti che, nel 2010, avrebbero duramente represso le proteste dei cittadini per i brogli elettorali.
E nel frattempo le forze dell'ordine nazionale venivano addestrate dai poliziotti della Bundeskriminalamt, la polizia criminale tedesca.

Dal colosso Kraus Maffei-Wegmann alla Thyssen: le industrie del cannone

A parole, l'intento di Berlino era far raggiungere alla Bielorussia «standard europei» in termini di sicurezza.
In realtà, nei vecchi regimi dell'Est come nei Paesi extra-europei, le sponsorizzazioni del governo di Berlino sono funzionali agli interessi dei grandi produttori di armi tedeschi: una galassia di compagnie di tradizione prussiana, conosciute in tutto il mondo, che impiegano oltre 98 mila persone.
Tra i big del settore, per esempio, c'è la Panzerfirma Kraus Maffei-Wegmann di Monaco di Baviera, fondata nel 1938, che produce i Leopard II e i Dingo.

CORPORATION DELLE ARMI. Poi la Bruker Daltonik corporation di Lipsia e la Rheinhmetall di Düssendorf, leader tedesco nel campo degli armamenti con tre sedi in Italia e impegnata, tra l’altro, a sviluppare sistemi di difesa ad alta tecnologia.

A Überlingen, in Baden-Württemberg, si trova invece il quartier generale della Diehl Defence, presente alle maggiori esposizioni militari internazionali, dalla fiera Idex di Abu Dhabi, a quelle di Rio de Janeiro e New Delhi. Sempre in terra di Svevia si trova la casa madre della Zf Friedrichshafen, multinazionale dell'industria di trasporti (non solo civili), con ramificazioni nella Penisola araba.
A Suhl, in Turingia, c'è poi l’azienda Merkel specializzata in armi da caccia, che, casualità, porta lo stesso cognome della cancelliera. Senza tralasciare la Heckler & Koch, nota esportatrice di fucili e pistole in mezzo mondo, e il colosso Thyssenkrupp di Essen, che ha venduto due sottomarini militari alla Grecia: un affare di 1,3 miliardi di euro.

LE LOBBY BIPARTISAN. Queste corporation della guerra sono poi tutelate da potenti lobby del cannone, collegate a leader politici nazionali e plenipotenziari di governo. La Corporazione delle industrie tedesche per la sicurezza e la difesa, per esempio, che raggruppa 80 aziende del settore, ha al suo vertice Georg Wilhelm Adamowitsch, ex segretario di Stato al ministero dell’Economia ai tempi del cancelliere Gerard Schröder.

Due anni fa, viceversa, il salotto buono della Alfried Krupp von Bohlen und Halbach, fondazione intitolata all'ultimo re dei cannoni della dinastia dell'acciaio, nominò come membro del Consiglio di sorveglianza della Thyssenkrupp (azionista al 25%) il candidato socialdemocratico Peer Steinbruck alle legislative di settembre 2013.
A dicembre, lo sfidante di Angela Merkel al cancellierato si è dimesso. Ma i signori delle armi restano sempre in una botte di ferro bipartisan.


Brava Ilaria,meno male che esisti!!

Silvio Berlusconi a Omnibus su La 7. Ma prima la D'Amico gli tiene testa su Sky Tg24 (video)

Pubblicato il 15 gen 2013 da Massimo Galanto




GUARDATEIlaria D’Amico fa quello che Michele Santoro non è riuscito a fare: zittire Berlusconi partendo dai fatti. Dopo aver interrotto “i suoi 6 minuti di spot elettorale” ha prima troncato ogni suo tentativo di corteggiamento e poi l’ha inchiodato sullo spinoso tema dei tagli alla politica, lasciandolo talmente interdetto da fargli dire: “Brava, complimenti, è sufficientemente cattiva”.


















Silvio Berlusconi domattina sarà ospite a Omnibus su La 7. Ecco l’annuncio dato pochi minuti fa tramite T
witter:

Come si legge nel cinguettio si tratta di una puntata speciale organizzata appositamente vista la presenza di Berlusconi. Il quale, quindi, anche in questa occasione pare eluderà il confronto dialettico con i colleghi politici. A porre le domande al Cavaliere infatti, oltre ai conduttori di Omnibus, Andrea Pancani e Alessandra Sardoni, ci saranno Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera (ed ex Pd) e Massimo Giannini, vicedirettore di La Repubblica. Quest’ultimo aveva già rivolto un interrogativo - registrato in anticipo - all’ex Premier in occasione della sua ospitata a Unomattina.
Intanto questa sera Berlusconi sarà ospite di Lo spoglio, il nuovo programma di Ilaria D’Amico in onda su SkyTg 24.

Mafia, l'archivio segreto degli 007. Ecco le carte su omissioni e depistaggi


Mafia, l'archivio segreto degli 007.
Ecco le carte su omissioni e depistaggi

Nelle note dei Servizi l'annuncio dell'attentato a Borsellino e la falsa pista di Scarantino. In 318 documenti riservati le verità nascoste sulle stragi del '92

Mafia, l'archivio segreto degli 007. Ecco le carte su omissioni e depistaggi

PALERMO - È l'archivio dei "non so" e dei "non ricordo", dei silenzi e delle amnesie di quei funzionari dei servizi segreti che hanno indagato sulle uccisioni di Falcone e di Borsellino. È l'archivio dei ciechi, dei muti e dei sordi. L'archivio delle verità sepolte. Sui sopralluoghi a Capaci. Sugli avvistamenti in autostrada prima del 23 maggio 1992. Sul pericolo di attentati futuri. C'è anche il capitolo scabroso del falso pentito Vincenzo Scarantino e del suo depistaggio.

Sono 318 i documenti top secret finiti nella relazione conclusiva della commissione parlamentare antimafia sulle stragi, montagne di carta straccia e poi qualche atto che rivela qua e là tutte le reticenze degli apparati di sicurezza, analisi senza influenza diretta sulle investigazioni e alcuni fogli che dimostrano la memoria corta degli 007 sul campo o al contrario - come nel caso dell'inchiesta taroccata sugli assassini di Paolo Borsellino - una "frenesia" molto sospetta. Questi documenti - che provengono dall'Aise, l'ex Sismi, il servizio segreto militare, e dall'Aisi, l'ex Sisde, il servizio segreto civile - sono stati richiesti dalla procura di Caltanissetta e dall'Antimafia e ancora oggi sono "coperti". Siamo riusciti a conoscere il contenuto dei più rilevanti, quei pochi con dentro qualche notizia che ha allarmato i magistrati nisseni. Il presidente Beppe Pisanu ha definito questo materiale "un carteggio piuttosto disomogeneo", il procuratore Sergio Lari nella richiesta di revisione del processo Borsellino li ha giudicati (alcuni) "inquietanti", denunciando "il totale oblio da parte di diversi protagonisti". Cioè i capi dei servizi di stanza in Sicilia nell'estate '92.

Dopo vent'anni di misteri, ecco cosa hanno trasmesso sulle loro attività d'indagine. 
Un appunto del 25 maggio '92, due giorni dopo Capaci, riferisce che la Direzione del Sisde di Roma aveva inviato una squadra a Palermo per un sopralluogo. Da un altro appunto si deduce che quell'ispezione aveva l'obiettivo "di fare un prelievo di materiale roccioso, da sottoporre a successivo esame chimico esplosivistico". I risultati della missione sono ancora oggi ignoti. Nessuno ne ha mai saputo nulla. Neanche il vice capo centro del Sisde a Palermo in quegli anni, L. N., che ai magistrati ha risposto: "Fu il generale C., vice direttore pro tempore del nucleo tecnico scientifico, a inviare dei tecnici subito dopo la strage di Capaci, per effettuare un sopralluogo. Questo invio di tecnici noi lo subimmo, unitamente al capo centro R. e in merito a tale attività non fummo mai messi al corrente dei motivi e dei risultati". 

Informativa del 28 maggio 1992 (protocollo 1495/z. 3068) spedita dal centro Sisde di Palermo alla Direzione di Roma. Oggetto: "Progetto di attentato in persona del dottor Paolo Borsellino". Sono passati solo cinque giorni da Capaci e i servizi avevano già la notizia, da "fonte confidenziale" ben informata, che Cosa Nostra aveva in programma di uccidere il procuratore. Fu mai comunicata questa notizia all'autorità giudiziaria? Sempre il vice capo centro del Sisde di Palermo L. R ai magistrati: "Ritengo sia una nota sviluppata dall'agenzia di Trapani, all'epoca diretta dal dottore G. e nulla so dire in merito". 

Nota inviata dal centro Sisde di Palermo alla direzione di Roma il 24 maggio 1992 (protocollo 1445/z. 8448) e con oggetto una telefonata anonima di un camionista, "che riferiva di aver notato la sera del 22 maggio '92 un furgone fermo sulla corsia di emergenza" all'altezza dello svincolo di Capaci. Chi aveva telefonato? Qualcuno ha mai indagato? Chi era il camionista? Il 9 dicembre, gli 007 di Palermo acquisiscono un'altra informazione "circa la presenza di due individui sulla carreggiata dell'autostrada Punta Raisi Palermo, il giorno precedente l'attentato di Capaci". Dal centro Sisde di Palermo parte per la Direzione di Roma la nota (protocollo 3417/z.8448) ma non si conosce a chi altro è stato indirizzato l'avviso. 

È con molta solerzia invece che dal Sisde vengono fatte arrivare alla magistratura, il 24 maggio e il 4 agosto del 1992, due dettagliate segnalazioni (protocollo 1446/z.3448 e 2214/z.3068) con le quali s'ipotizzava - su base di mere congetture - il coinvolgimento del clan Madonia nelle stragi Falcone e Borsellino, due note firmate da Bruno Contrada, il coordinatore del gruppo d'indagine dei Servizi sulle stragi che pochi mesi dopo sarà arrestato per concorso in associazione mafiosa. 
Il documento più inquietante resta quello in cui il Sisde di Palermo annuncia alla direzione (protocollo 2298/z. 3068), già il 13 agosto 1992, imminenti novità "circa gli autori del furto della macchina ed il luogo ove la stessa sarebbe stata custodita prima di essere utilizzata nell'attentato". È la vicenda del falso pentito Enzo Scarantino, l'uomo che si è autoaccusato della strage di via D'Amelio trascinando con sé una mezza dozzina di innocenti. Con un'altra nota (protocollo 2929/z. 3068) il 19 ottobre il centro Sisde informa non solo Roma ma anche la Questura di Caltanissetta sulle parentele mafiose "importanti" di Scarantino. Un falso. Per avvalorare la pista imboccata sul pentito bugiardo. 

Scoperto il depistaggio, molti anni dopo i procuratori di Caltanissetta chiederanno conto al capo centro Sisde di Palermo di quelle due note. La risposta di R.: "La firma potrebbe essere la mia". Poi, precisa di non ricordare bene il contenuto di quelle segnalazioni, "ma escludo di aver acquisito personalmente le informazioni ivi contenute poiché non vantavo all'interno delle strutture investigative territoriali una forza di penetrazione di siffatta portata". Potrebbe. Non vantava. Escludendo. Che sicurezza hanno garantito i servizi di sicurezza a Palermo? Tutto qui il loro archivio sulle stragi?

Per l'Irap rimborso con i bilanci



Per l'Irap rimborso con i bilanci





Tre giorni al click day per l'invio telematico dell'istanza di rimborso delle maggiori imposte Ires e Irpef determinate a seguito della deducibilita retroattiva dell'Irap versata sul costo del lavoro. Non vi sarà la consueta, discutibile corsa a chi clicca prima: il provvedimento dell'agenzia delle Entrate del 17 dicembre 2012, che disciplina l'operazione, dispone che tutti i contribuenti che inoltrano la richiesta riceveranno il rimborso, anche se probabilmente gli importi saranno bonificati in più tranche.
La posta in gioco è alta: l'ammontare dei rimborsi è nella maggior parte dei casi ben più consistente rispetto alla precedente campagna di rimborsi attivata dalla deducibilità del 10% dell'Irap. Quindi è bene giungere all'appuntamento preparati. Anche perché occorre predisporre una serie piuttosto nutrita di documenti.
In primo luogo, occorre recuperare i bilanci d'esercizio degli anni tra il 2007 ed il 2011 o i conti economici per le imprese in contabilità semplificata e per i professionisti. Ciò serve a verificare se sussisteva il presupposto che innesca il rimborso, cioè la presenza del costo del lavoro per personale dipendente o assimilato, entrato nell'imponibile Irap. Sono compresi i compensi ad amministratori e personale distaccato da terzi, oltre a quello per lavoro interinale, non considerando il profitto dell'agenzia poiché dedotto dalla base imponibile Irap. D'altra parte il dato del costo del lavoro serve anche a determinare l'incidenza percentuale rispetto all'imponibile Irap totale, che poi va ribaltata sull'Irap effettivamente versata.
In secondo luogo, occorre recuperare i modelli F 24 dei vari anni per attestare quanta Irap è stata versata nel singolo periodo d'imposta. Occorre anche reperire i versamenti eseguiti a seguito di ravvedimenti operosi o pagati con ruoli esattoriali. Il pagamento posticipato dell'Irap va collegato all'anno di riferimento per valutare se sussisteva il presupposto, ma poi la deducibilità dalle imposte sul reddito segue il principio di cassa. Per il 2007, il rimborso riguarda le imposte sul reddito versate in acconto e saldo per il medesimo anno, mentre la variazione diminutiva, cioè l'Irap versata nel 2007, comprende anche il saldo Irap di giugno diquell'anno per il 2006.
In terzo luogo, bisogna munirsi dei modelli Unico dei vari anni, che dovranno essere oggetto del ricalcolo inserendo come variazione diminutiva l'Irap versata sul costo del lavoro. Dal ricalcolo emerge l'ammontare del rimborso chiesto per ciascun anno interessato, da indicare nel rigo RI 5 dell'istanza.
Si partirà dai contribuenti con domicilio fiscale nelle Marche, che il 18 gennaio dalle ore 12 vedranno aperto il canale telematico per l'inoltro dell'istanza. A seguire, in base a un calendario stabilito col provvedimento, tutti gli altri. L'ultimo giorno, il 15 marzo, toccherà a Mantova, Cremona e Brescia.
L'istanza di rimborso può essere inoltrata da parte di qualunque contribuente la cui base imponibile Irap sia stata influenzata dal costo del lavoro: società di capitali, di persone ed imprese individuali, comprendendo banche, assicurazioni, professionisti ed enti non commerciali per l'eventuale esercizio di attività commerciale.
Il rimborso è un componente positivo del reddito civilistico non soggetto a tassazione, quindi un elemento che incrementa l'utile da bilancio, anche se resta da capire in quale esercizio sia corretto imputarlo (secondo alcuni già nel 2012, secondo altri nel 2013, esercizio di inoltro dell'istanza, o secondo altri ancora addirittura al momento dell'effettivo incasso) .
Infine in una comunicazione telematica a parte, prevista per qualunque rimborso di imposte, va indicato il codice Iban del conto corrente su cui si vuole accreditare il bonifico, dato che questa informazione non compare nell'istanza.
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Chi ha diritto e come
01 | SOGGETTI INTERESSATI
8 Imprese individuali 
e societa di persone
8 Societa di capitali
8 Banche
8 Assicurazione
8 Enti non commerciali per il ramo commerciale gestito
02 | PERIODI INTERESSATI
Si tratta dei periodi d'imposta 2007/ 2011
03 | PRESUPPOSTO
PER IL RIMBORSO
È la sussistenza di costo del lavoro in uno o più dei periodi interessati. Per costo del lavoro si intendono anche i costi per gli amministratori e i collaboratori a progetto
04 | BASE DI COMPUTO
È l'Irap versata dal 2007 
al 2011
05 | OGGETTO 
DEL RIMBORSO
È la minore Irpef o Ires che deriva dal ricalcolo delle imposte da modello Unico a seguito della deducibilita dell'Irap sul costo del lavoro

Usa: 'epidemia' di suicidi tra militari 349 casi in 2012, numero supera quello dei caduti in Afghanistan


Usa: 'epidemia' di suicidi tra militari

349 casi in 2012, numero supera quello dei caduti in Afghanistan



ANSA) - NEW YORK, 14 GEN - Il numero annuo dei suicidi nelle forze armate Usa ha raggiunto nel 2012 la cifra record di 349, ben al di sopra del numero di soldati americani uccisi in Afghanistan nello stesso anno (295). Lo riferisce il Washington Post, secondo cui il piu' elevato tasso di suicidi - nell'ambito di quella che il segretario alla difesa Leon Panetta definisce un'epidemia - e' stato rilevato peraltro proprio tra i veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan. Con un netto aumento rispetto al 2011.

Allarme Obama su debito 'C'e' rischio di un default' Presidente: 'Congresso alzi tetto o un disastro'


Allarme Obama su debito 'C'e' rischio di un default'

Presidente: 'Congresso alzi tetto o un disastro'



NEW YORK - "Se il Congresso non alza il tetto del debito pubblico, l'America non sarà più in grado di onorare i suoi impegni": lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, nel corso di una conferenza stampa.
Se il tetto del debito non sarà innalzato "le conseguenze saranno disastrose", ha aggiunto il presidente americano, sottolinendo "i rischi di una crisi dei mercati finanziari".
Secondo Obama, "alzare il tetto del debito non vuol dire aumentare la spesa pubblica, ma permettere al Paese di onorare le spese su cui si è già impegnato.  Non alzare il tetto del debito sarebbe assurdo, sarebbe una ferita autoinflitta alla nostra economia, e paradossalmente aumenterebbe il deficit".