giovedì 25 settembre 2014

Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?

Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
Creata la proteina che ferma il cancro: addio chemioterapia?
La scoperta di un team di ricerca dell'università di Stanford: create in laboratorio proteine "evolute" che possono fermare le metastasi. Come? In pratica, impedendo alle cellule tumorali di staccarsi dai "siti" originali


Potrebbe interessarti:http://www.today.it/scienze/scoperta-cura-cancro-proteina.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/Todayit/335145169857930
La notizia è di quelle che potrebbero davvero cambiare il mondo. Un team di ricercatori dell'università di Stanford ha creato in laboratorio delle "proteine evolute" che potrebbero fermare la diffusione del cancro. Con questa terapia, ancora alla fase sperimentale, sono già state bloccate le metastasi del cancro al seno e alle ovaie nei topi usati come cavie. Da qui la speranza: (non tanto) presto la devastante chemioterapia potrebbe essere solo un ricordo.
Tralasciamo i termini troppo tecnici e proviamo a spiegarvi come funziona questa "scoperta". I ricercatori di Stanford hannosviluppato una proteina che sconvolge letteralmente il processo che induce le cellule a staccarsi dai "siti" tumorali originali e iniziare il loro mortale viaggio attraverso il flusso sanguigno. Così si eviterebbe l'aggressione da parte di queste cellule in altre parti del corpo. 
"La maggior parte dei pazienti che perdono la vita, non muoiono a causa del 'cancro originale', bensì a causa di forme metastatiche della malattia", ha spiegato Jennifer Cochran, professore associato di bioingegneria dell'università. 
Un documento che descrive la ricerca è stato pubblicato on-line il 21 settembre su Nature Chemical Biology. CJennifer Cochran and Amato Giaccia, professori di oncologia di radiazione, condividono la "paternità" di questo studio, il cui autore principale è Mihalis Kariolis, un loro ex studente, che oggi sta facendo un dottorato nel laboratorio di Giaccia. 
"Oggi i medici cercano di rallentare o fermare le metastasi con la chemioterapia, ma questi trattamenti sono purtroppo non molto efficaci e hanno gravi effetti collaterali" hanno spiegato dal team. Da qui la necessità di fermare le metastasi "senza effetti collaterali". Come? Impedendo a due proteine, chiamate Axl e Gas6, di interagire per avviare la diffusione del cancro.
Le proteina Axl, infatti, sono come delle setole che agiscono sulla superficie delle cellule tumorali grazie ai segnali biochimici che arrivano dalle proteine Gas 6. Quando le proteine Gas6 si collegano con le Axl, alle cellule tumorali arriva il segnale ti abbandonaer il sito del tumore originale.
Per fermare questo processo, Cochran ha creato una versione "innocua" di proteina Axlche agisce come un'esca: questa si attaccherebbe alle proteine ​​Gas6 nel sangue impedendo loro di collegarsi. 
"Questa è una terapia molto promettente che sembra essere efficace e non tossica negli esperimenti preclinici," ha detto Giaccia. "Si potrebbe aprire un nuovo approccio al trattamento del cancro".  Ora "ci attendono anni di lavoro per determinare se questa terapia proteica potrà essere usata per il trattamento del cancro negli esseri umani". 
L'iter sarà lungo e complicato: si dovrà prima aumentare la produzione del decoy Axl per generare materiale puro per i test clinici. Quindi i ricercatori dovranno eseguire test su altri animali al fine di ottenere l'approvazione per condurre la sperimentazione umana. "Sono passi costosi e che richiedono finanziamenti e tempo". Ma la speranza c'è: "Questi primi, promettenti risultati suggeriscono che l'approccio di Stanford potrebbe diventare un modo non tossico per combattere il cancro metastatico".  Parola di Glenn Dranoff, professore di medicina all'Harvard Medical School e "capo-ricercatore" presso il Cancer Institute Dana-Farber.

LA MAMMA DI RENZI E’ INDAGATA PER LA BANCAROTTA DELLA “EX” SOCIETA’ DI FAMIGLIA!

LA MAMMA DI RENZI E’ INDAGATA PER LA BANCAROTTA DELLA “EX” SOCIETA’ DI FAMIGLIA! 


CHI HA SPOGLIATO LA CHIL? – L’INCHIESTA SULLA BANCAROTTA DELLA EX SOCIETÀ DI FAMIGLIA SI ALLARGA ANCHE ALLA MADRE DI RENZI, CHE NE ERA SOCIO DI MAGGIORANZA
La Chil promozioni era divisa tra la madre e le sorelle del premier, finché non hanno venduto le loro quote al padre Tiziano, che a sua volta cede alla moglie il ramo principale della ditta. Il resto viene venduto, e fallirà poco dopo. I pm vogliono capire quanto sapessero le donne Renzi delle reali condizioni della Chil…
matteo-renzi-madre-305814_tn
Sara Menafra per “Il Messaggero
 Non è un’indagine ad orologeria, ha detto e ripetuto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. E, infatti, i tempi dell’inchiesta che vede iscritto il padre del premier, Tiziano Renzi, sono stati quelli di una ”normale” verifica per una sospetta bancarotta fraudolenta, compreso il fatto che la notizia è saltata fuori solo quando l’indagato ha ricevuto l’avviso di proroga delle indagini. Il che non vuol dire, però, che la procura ligure non abbia intenzione di fare tutte le verifiche del caso.
E una delle direttrici che il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il pm Marco Airoldi intendono seguire è il ruolo che nell’affare della spoliazione della piccola azienda Chil potrebbero aver avuto Laura Bovoli, madre del premier, e le due sorelle Matilde e Benedetta Renzi. E non solo perché in quanto membri della famiglia potevano conoscere le intenzioni di babbo Tiziano e l’effettivo stato di salute della Chil Post che tre anni dopo la vendita ha fatto bancarotta con debiti che arrivano a circa un milione e trecentomila euro.
IL PASSAGGIO
Anche se, il 2 agosto del 2007, fondano la nuova società Eventi 6, fino a metà 2009, quindi un anno prima della vendita, Laura Bovoli e le due figliole possiedono la totalità del capitale sociale della Chil Post. Mamma Laura è socio di maggioranza con 30.200 euro in tutto. Nella seconda parte dell’anno, le tre vendono tutte le loro quote a babbo Tiziano che l’8 ottobre deciderà di cedere il ramo principale della ditta, la Chil Promozioni, proprio alla moglie.
Di lì a sei giorni, il 14 ottobre 2010, c’è il passaggio di consegne incriminato: per soli 2000 euro Renzi passa quel che resta della Chil a Gian Franco Massone, anche se a gestire l’affare sarebbe stato il figlio di quest’ultimo, Mariano Massone (il padre non è indagato sebbene la sua firma risulti sul contratto) e amministratore delegato diventa Antonio Gabelli, anche lui indagato.
LE VERIFICHE
Cosa sapessero dello stato di salute della Chil Post quando inizia questa operazione Laura Bovoli e le due figlie, è uno dei punti che la procura intende chiarire e su cui la Guardia di finanza è stata delegata a fare accertamenti. L’altro punto essenziale per l’inchiesta genovese è ricostruire quando sia stato generato il debito da un milione e mezzo che ha condotto la Chil Post ad una veloce bancarotta.
Si sa che il mutuo della Banca di credito cooperativo di Pontassieve è precedente alla vendita ed era stato intestato a mamma Laura dall’ istituto di credito che vedeva tra i soci un fedelissimo dell’attuale premier, Matteo Spanò (che oggi presiede la stessa banca).
Ma anche molti creditori iscritti al passivo, spiegano di aver lavorato per la Chil solo fino al 2010 e che gli anni successivi li hanno passati a inseguire i nuovi amministratori, pur sapendo che la sede che avevano scelto a Genova non ha mai ospitato alcunché. E’ il caso della Genova Press che aveva affittato a Tiziano Renzi un piccolo locale commerciale per poi ritrovarlo spoglio persino dell’arredamento interno: «La sede era in pessime condizioni, erano state portate via persino le pareti mobili», spiega l’avvocato Ernesto Rognoni. Al momento della vendita, però, almeno formalmente la Chil Post aveva un valore di produzione da 4,5 milioni di euro e un capitale sociale di 60.400.
Due giorni fa, Tiziano Renzi ha scelto il suo legale. E’ Federico Bagattini, avvocato che ha già seguito il premier Matteo in un paio di occasioni. «E’ vero lo difendo, ma al momento non ho nulla da dire», spiega. E’ possibile però che presto babbo Tiziano scelga di dare la sua versione dei fatti in procura.

De Bortoli un suicidio le sanzioni alla Russia

De Bortoli  un suicidio le sanzioni alla Russia


«Renzi è la rovina dell’Italia», avrebbe confidato tempo fa Ferruccio De Bortoli ad alcuni amici. Notizia filtrata suimedia, poi indirettamente confortata dall’annuncio di Rcs: il direttore lascerà il “Corriere della Sera” nell’aprile 2015. Per fare politica? Lo ipotizza Gianni Gambarotta su “Formiche.net”, all’indomani dell’esplosivo editoriale di De Bortoli contro Renzi, dipinto come chiacchierone inconcludente, con in tasca l’accordo segreto con Berlusconi, il Patto del Nazareno, che “puzza di massoneria”. «È un passaggio molto intrigante e non è caduto per caso», dichiara Giancarlo Galli, saggista economico e editorialista di “Avvenire”, nonché autore di inchieste e libri che hanno messo in luce trame, ambizioni, rivalità e faide del ceto dirigente italiano. «La Toscana è una terra di forte e radicata tradizione massonica, così come gli Stati Uniti cui Renzi è frequentemente accostato». Ecco il punto: obbedendo a Obama nell’offensiva contro la Russia, Renzi sta gettando nel panico l’agonizzante imprenditoria italiana, che conta proprio sui mercati dell’Est. Pessimo affare, la “guerra” contro Putin. Avvertimento: il premier prenda nota, o sarà presto “scaricato”.
«Renzi non mi convince», scrive De Bortoli sul “Corriere” il 24 settembre. «Se vorrà veramente “cambiare verso” a questo paese dovrà guardarsi dal Ferruccio De Bortolipiù temibile dei suoi nemici: se stesso». Ha «una personalità egocentrica», che è «irrinunciabile per un leader» ma nel suo caso è «ipertrofica». Fatto «non irrilevante», visto che Renzi è «un uomo solo al comando del paese (e del principale partito), senza veri rivali». Vuol fare tutto da solo, e la sua squadra di governo «è in qualche caso di una debolezza disarmante»: il sospetto è che alcuni ministri «siano stati scelti per non far ombra al premier». In troppi casi «la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier», e additrittura «a prevalere è la toscanità», non il valore. La competenza? «Un criterio secondario». L’esperienza? «Un intralcio, non una necessità». L’irruenza può scuotere la “palude”, ma «non sempre è preferibile alla saggezza negoziale». Inoltre, «la muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan». Ovvero: «Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto».
Se Renzi è un oratore travolgente, «il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa». Il marketing della politica? «Se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso». E inEuropa, «meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti». Attenzione: «Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere». E qui sorge quello che De Bortoli definisce l’interrogativo più spinoso: «Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015». Quindi «sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti, liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria». Ultimo consiglio al premier: «Quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi Troika), e tantomeno quella bianca».
Il durissimo attacco di De Bortoli costituisce il punto culminante di un crescendo di critiche taglienti portate avanti dalle firme di punta di Via Solferino, scrive Edoardo Petti su “Formiche.net”. Prima Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sulla strategia economica del premier, poi i corsivi di Antonio Polito, Ernesto Galli della Loggia e Pierluigi Battista. Ora, l’intervento a gamba tesa del direttore. Per Giancarlo Galli, l’asprezza di De Bortoli riflette «lo stato d’animo di un mondo imprenditoriale lombardo e italiano che, tranne l’eccezione della Fiat ormai pienamente americana, è preoccupato per l’eccessivo filo-americanismo del premier». Le sanzioni contro la Russia? «Quella è la punta dell’iceberg», sostiene Galli. «La classe economica del nostro paese ritiene che gli sbocchi privilegiati delle attività commerciali italiane siano i mercati orientali, Russi e asiatici in primo luogo. E per questo motivo ha giudicato malissimo la politica muscolare perseguita dal presidente del Consiglio verso Mosca, da cui importiamo energia e soprattutto gas metano. Comparto fondamentale, in cui gli Usa si apprestano a far concorrenza alla Russia attraverso la ricerca e raffinazione dello “shale gas”». In più, aggiunge Galli, gli industriali italiani guardano con timoreGiancarlo Galliall’offensiva del premier contro l’articolo 18 e i sindacati: «Potrebbe creare una fase di turbolenza negli ambienti di lavoro, ed è l’ultima cosa di cui gli imprenditori hanno bisogno».
Di fatto, scrive Gianni Gambarotta, Renzi e il suo modo di far politica sono stati demoliti: col suo editoriale, De Bortoli ha tagliato i ponti col palazzo che oggi conta. Dunque si dimostrano infondate «le voci che puntasse, dopo l’uscita da via Solferino nell’aprile prossimo, a una presidenza Rai». De Bortoli «non si prende nemmeno il disturbo di accennare, nel suo tacitiano articolo, al centro di potere che ruota attorno ai suoi editori». Ormai «gioca una sua partita di direttore di quotidiano libero da ogni vincolo». Ma che cosa ha in mente per il futuro? «Un futuro che si immagina ancora lungo e intenso, dato che Fdb ha solo 60 anni, e in 40 di brillante carriera ha dimostrato di essere un eccellente professionista e di amare molto illavoro». Gambarotta ricorda che di De Bortoli si parlò come possibile sindaco di Milano dopo Gabriele Albertini. Non se ne fece nulla, «però quella mezza idea di tanti anni fa potrebbe essere ripescata dal cassetto, e magari non solo a livello locale», conclude Gambarotta. «La politica italiana di oggi è un immenso nulla nel quale rimbombano i bla-bla-bla di Renzi. In questo vuoto una personalità come de Bortoli sarebbe un gigante».