giovedì 5 luglio 2012

Napoli, mistero sul detenuto morto nella caserma dei carabinieri


Napoli, mistero sul detenuto morto nella caserma dei carabinieri

4 luglio 2012
Mario Di Vito
Michele Pavone, 29 anni, è stato ritrovato morto nella serata di ieri all’interno della caserma dei carabinieri di Sant’Anastasia (Napoli). Il giovane era entrato in camera di sicurezza ieri pomeriggio, dopo essere stato arrestato perché evaso dagli arresti domiciliari. La versione ufficiale, al momento, parla di “autosoffocamento” per mezzo della propria maglietta.
Pavone gestiva un negozio in paese, di quelli “Tutto a 50 centesimi”, ed era stato arrestato qualche tempo fa per un piccolo furto di liquori in un supermercato. Stando a quanto dichiarato dalla famiglia, poi, il 29enne non soffrirebbe di problemi psichiatrici, né avrebbe avuto motivi per suicidarsi.  Tra l’altro, la mattina dopo l’arresto, con ogni probabilità, l’uomo sarebbe stato giudicato per direttissima e rimandato agli arresti domiciliari.
La rabbia dei familiari- che ancora non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali – è concentrata sulla contestazione della violazione dei termini di libertà vigilata. Pavone, infatti, è stato arrestato mentre si trovava nella piscinetta gonfiabile situata nel cortile della casa, all’interno della recinzione dell’edificio che ospita quattro appartamenti della famiglia.  In attesa delle conclusioni del medico legale, sul caso è al lavoro la procura di Nola che non esclude nessuna pista.

COSTITUENTE (?)/ Ecco perché l'idea di Pera non servirebbe a nulla

giovedì 5 luglio 2012
COSTITUENTE (?)/ Ecco perché l'idea di Pera non servirebbe a nullaMarcello Pera (InfoPhoto)
Come in ogni fase di cambiamento, di transizione, di crisi e di incertezza sul futuro, anche la fase attuale potrebbe giovarsi significativamente di una nuova Costituzione o, almeno, di una profonda revisione di quella vigente.Costituire o rinnovare il contratto sociale, riaffermare i valori da perseguire e in cui identificarsi, ripensare alle regole di fondo su cui basare il cambiamento, identificare la direzione verso cui indirizzarsi con uno sforzo autenticamente comune e condiviso potrebbe dare veramente una svolta al Paese, aiutarlo ad uscire dalle secche di una situazione confusa e problematica per orientare il cammino verso nuovi e più convincenti traguardi. 
È per questo che molte ed autorevoli sono le voci che si levano per auspicare una Assemblea Costituente, una seconda Assemblea che – visto il successo della prima, quella che ha guidato l’uscita dal dramma della guerra – possa fare da detonatore alle molte potenzialità presenti in Italia e che faticano a trovare lo spazio per uno sviluppo. Oggi invece si naviga a vista e si riflette sui cambiamenti solo dopo che sono accaduti.
Un grande, un nuovo patto per il Paese: per questo l’idea di ritrovarsi per rilanciare piace a molti. Sono davvero molti? L’afflato - se si contano quelli che lo nutrono, se li si guarda da vicino – risulta essere drammaticamente poco condiviso e, soprattutto, poco ascoltato.
Potremmo certamente eleggere 75 nuovi Padri costituenti, di altissimo profilo, di provata moralità, tecnicamente esperti e politicamente lungimiranti. Pur facendo un sforzo di fantasia istituzionale, i profili che rispondono all’identikit restituiscono l’immagine di una coorte le cui file sono, tutto sommato, men che esigue. Il che è già da solo sufficiente a smorzare gli entusiasmi costituenti o, almeno, a moderarli alla luce del dovuto realismo.
Lo stesso realismo che, oltre a guardare ai possibili e improbabili protagonisti, impone di prendere atto anche della base sociale, del popolo, elemento imprescindibile perché il nuovo patto costituzionale attecchisca e produca frutti. Si può, infatti, realisticamente ritenere che la riscrittura di alcuni dei 139 articoli della Costituzione vigente possa essere così attraente da risvegliare energie, desideri, creatività, senso del bene comune, capacità di accoglienza, ardore, sprezzo della fatica e molte altre doti ancora, queste sì fondamentali perché il Paese torni a marciare? Si può muovere alla virtù con un progetto ri-costituente pensato a tavolino? Si può realisticamente ritenere che una classe politica in affanno possa trovare risanamento dibattendo ex novo su come impostare il federalismo, su quali poteri dare e non dare ad un capo di Stato, su un nuovo assetto di relazioni tra Parlamento e Governo, su come impostare in modo meno verticistico il rapporto con le istituzioni europee?
Una Carta costituzionale, anche riscritta, è solo un tassello di un sistema; per quanto 
importante, per quanto fondamentale, essa vive dentro le condizioni materiali di un Paese, della sua politica, delle sue istituzioni, della sua cultura, giuridica e non; per questo da sempre si parla dicostituzione materiale, che plasma e riscrive continuamente quella formale, quella scritta. Iscriviamoci pure le regole sul pareggio di bilancio, su un nuovo Senato federale, e altro ancora: questo (che tra l’altro comporta uno sforzo notevolissimo) non esimerà dalla fatica di tradurre le norme in passi concreti volti a realizzare quanto si prefigura, per esempio una buona legge elettorale scritta per il Paese e non per cercare di restare a galla nell’era del grillismo e dell’assenteismo (elettorale e non). Senza dimenticare che di Senato federale si parla dal 1958, pur nelle diverse denominazioni di volta in volta reperite (che sia la volta buona?) e che le regole sulla forma di governo sono scritte in modo così “aperto” (espressione tecnica che indica il fatto che i costituenti in materia non vollero creare nulla di definitivo) da aver legittimato tutte le diverse fasi e le diverse repubbliche che abbiamo conosciuto negli ultimi 50 anni, ben oltre la pur sancita rigidità costituzionale che – come è noto – riguarda principalmente i diritti fondamentali e il controllo di costituzionalità delle leggi, ma che si flessibilizza assai di fronte ai cambiamenti che la politica e le trasformazioni – anche quelle imposte in sede europea – che abbiamo subito.
Scriviamo pure una nuova Costituzione o riscriviamo l’esistente, se ce ne sarà la forza, ma che non sia ancora una volta uno stratagemma che ha per scopo di cambiare tutto per non cambiare nulla. Sotto il vestito, niente? 

LEGA/ Allora i furbetti sono tanti anche al nord??Chiede sussidio al Comune ma la sua azienda evade 13 mln


Chiede sussidio al Comune ma la sua azienda evade 13 mln

Truffa a Cassano Magnago (Varese)

04 luglio, 14:33
Guardia di Finanza Guardia di Finanzai
Chiede sussidio al Comune ma la sua azienda evade 13 mln
VARESE - Dichiarava di avere un reddito lordo annuale non superiore a 20 mila euro percependo, di anno in anno, contributi a sostegno del nucleo familiare dal suo comune, Cassano Magnago (Varese). In realta' la sua azienda, gestita dal nucleo famigliare (padre e figli), e' risultata aver evaso oltre 13 milioni di euro. L'indebito sussidio, pari a 800 euro al mese, ottenuto illecitamente ai danni dell'ente locale, e' stato ricevuto dal 2007 al 2010, fino all'intervento dei finanzieri della Compagnia di Busto Arsizio (Varese). 
 Le Fiamme Gialle, al termine dell' attività ispettiva, hanno ricostruito in capo alla società di famiglia un'evasione di oltre 13,5 milioni di euro e un reddito pro capite dei soci, tra cui il percettore dell'indennità da 800 euro (un'una tantum annuale) di oltre 2 milioni di euro annui. L'uomo, A.A., di 45 anni, è stato denunciato come gli altri soci per dichiarazione fraudolenta, mentre l'indebito contributo rappresenta una violazione amministrativa. "Tutto è scaturito dall'attento esame della documentazione reperita dai militari della Guardia di Finanza nel corso dell'accesso domiciliare svolto in concomitanza con l'apertura della verifica fiscale - precisa una nota della Gdf -. Tra i documenti visionati, all'occhio dei finanzieri non è sfuggita la domanda presentata al Comune per l'ottenimento del beneficio. Al termine dell'ispezione, pertanto, i militari operanti hanno provveduto alla ricostruzione della reale posizione reddituale in capo a ciascun socio portando alla luce la paradossale vicenda.

Berlusconi c’è ancora, eccome,Rai: Schifani ‘cambia’ un membro della commissione per favorire il PDL


Rai: Schifani ‘cambia’ un membro della commissione per favorire il PDL

4 LUGLIO, 2012
Berlusconi c’è ancora, eccome. Il Cda Rai avrebbe potuto vedere al suo interno una maggioranza non controllabile dal Pdl e così il Presidente del Senato ha aiutato il Centrodestra, sostituendo un senatore:
Il Fatto. Il senatore “dissidente” del Pdl vota controcorrente in Vigilanza rispetto alle indicazioni del partito e nel pomeriggio Schifani decide di sostituirlo con un altro parlamentare. Il presidente del Senato, ex senatore e capogruppo a Palazzo a Madama di Forza Italia, entra a gamba tesa nella commissione per il rinnovo del cda del servizio pubblico per favorire i candidati voluti dal partito di Berlusconi. Una decisione in contrasto con l’assenza di vincolo di mandato prevista dalla Costituzione, giustificata dalla volontà di tutelare la nomina di Antonio Pilati, ideatore della legge Gasparri. E quindi per fare un favore al Cavaliere
I fatti risalgono a questa mattina, quando il senatore Paolo Amato, membro della Commissione di vigilanza, aveva espresso la preferenza per la candidata Flavia Nardelli, proposta solo da Fli e Idv. Una scelta che si traduce nella sua sostituzione dalla Vigilanza quando nel pomeriggio Renato Schifani decide di far prendere il suo posto a Viespoli. Una decisione legittima e dovuta per Schifani perché, ha detto, “in seguito al ricalcolo proporzionale dei 20 seggi spettanti ai Gruppi di Palazzo Madama è risultato che il Pdl dovesse rinunciare a un componente”. Un posto che sarebbe andato a Coesione nazionale. In più, è stato Schifani stesso a spiegare che il nome “uscente” è stato suggerito da Gasparri che questa mattin, dopo avere appreso del voto “dissidente” di Amato, aveva parlato di “complotto”. Ma il regolamento prevede che la sostituzione in commissione di Vigilanza possa avvenire solo su richiesta del diretto interessato e nel corso della sessione elettorale non possono essere effettuati cambiamenti.
Da qui la polemica con Gianfranco Fini che interviene duramente: ”Schifani ha ravvisato l’urgenza di intervenire solo oggi perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl? Se così fosse – ha scritto in una nota il presidente della Camera – saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica”.

Mentana: "Santoro a La7" l'annuncio in diretta al Tg


Mentana: "Santoro a La7" l'annuncio in diretta al Tg

TELEVISIONE - "La prossima stagione di Servizio pubblico andrà in onda sulla nostra rete", ha detto il direttore chiudendo l'edizione serale del telegionale e via Twitter
ROMA - Michele Santoro ha firmato con La7 per la prossima stagione. Lo ha appena annunciato in diretta il direttore del tg Enrico Mentana: "Poco fa Michele Santoro ha firmato con La7. La prossima stagione quindi di Servizio pubblico andrà in onda sulla nostra rete", ha detto chiudendo

Londra, inaugura la “scheggia” di Piano


Londra, inaugura la “scheggia” di Piano


“The Shard”, il grattacielo londinese opera di Renzo Piano
“The Shard”, il grattacielo londinese opera di Renzo Piano
Londra - L’attesa è finita: domani lo Shard, il nuovo grattacielo di Londra disegnato da Renzo Piano, sarà ufficialmente inaugurato alla presenza di vip e del sindaco Boris Johnson. Fasci di “raggi laser” verranno proiettati dalla cima dell’edificio - il più alto dell’Europa occidentale con i suoi 310 metri - verso le altre celebri attrazioni della capitale.
Per salire sul grattacielo e godere dei bar, ristoranti, hotel e della vista mozzafiato, si dovrà però aspettare fino al 2013, data prevista per l’apertura al pubblico.
L’inaugurazione segna la fine dei lavori esterni, che hanno tenuto col naso all’insù i londinesi per molti mesi. Lo Shard si può infatti ammirare da tutta la città, ma le sue dimensioni hanno suscitato anche accese critiche, alcune delle quali provenienti persino dal principe Carlo. Il rischio, dicono i detrattori , è che il grattacielo sia fuori scala,rovinando così la vista della vicina cattedrale di St Paul.


Fiat/Marchionne arrogante e pataccaro

Marchionne, arrogante e pataccaro. E il governo dei “tecnici” non muove un dito…

(di Andrea Colombo) -
Averci a che fare con Sergio Marchionne è peggio che doversela cavare con uno dei tanti saltimbanchi e bari di professione che fregano gonzi in giro per il mondo. In questo caso i lavoratori Fiat e lo Stato italiano. Sergino non è il primo a usare il pugno di ferro in Fiat. Gli strumenti discriminatori e anticostituzionali li aveva già sperimentati Vittorio Valletta. La concezione delle relazioni industriali come guerra di classe da vincere in campo aperto la aveva già praticata Cesare Romiti. La differenza è che Romiti e a maggior ragione Valletta sapevano anche costruire e vendere automobili. Marchionne è un pataccaro. L’arte sua è precisamente quella dei giocolieri che sanno muovere a velocità supersonica le esemplari tre cartine.

Il discorsetto con cui ieri ha spiegato che, vista la situazione di mercato, in Italia c’è uno stabilimento Fiat di troppo, prelude prima di tutto al tradimento degli impegni in cambi dei quali i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori avevano obtorto collo accettato un accordo indigeribile e subito dopo alla fuga dell’Italia: limone strizzato fino all’ultima goccia da cui, purtroppo, non si può prendere più nulla.

Ancor più scandalosa dei trucchi da prestigiatore di Marchionne è la complicità dello Stato italiano, ridotto a fare da “spalla” al ciarlatano di turno come il tipico assistente scemo al mago di turno. Era così con Berlusconi il Gozzovigliante. È anche peggio con Monti il Serioso.

Marchionne fa ogni giorno un passo in più sulla strada che porta la Fiat fuori dall’Italia. Monti finge di non vedere. Marchionne si rimangia gli impegni adoperati per portarsi a casa accordi da antico padrone del vapore. Monti ritiene che occuparsene sarebbe una indebita invasione di campo: la Fiat fa quello che vuole.

Marchionne se ne infischia delle sentenze e non perde occasione per far capire che la legge è uguale per tutti tranne che per la Fiat. Monti lo spalleggia e non muove un dito per garantire il rispetto della legge.

Tra i tanti fronti aperti, quello del rapporto tra governo e Fiat è forse il più esemplare. Rivela quel che il servidorame giornalistico, i politicanti d’accatto fanno il possibile per nascondere dietro la falsa neutralità del “governo tecnico”.

Mario Monti è un uomo di parte e con i suoi atti difende sempre e comunque quella parte: la stessa di Marchionne e dei banchieri. Mario Monti ha le sue idee: sono quelle che governano il mondo e l’Europa da trent’anni a favore dei Marchionne, dei padroni e dei banchieri. Non che sia una grande scoperta, per carità. Lo sanno tutti. Solo Massimo D’Alema fa finta di non essersene accorto.