giovedì 31 ottobre 2013

Un orto ti allunga la vita

Un orto ti allunga la vita

I benefici del fai-da-te dopo i 60 anni
http://www.televideo.rai.it/../Contents/immagini/2013/1/1_296_orto_citta.jpgColtivare un orto potrebbe bastare ad assicurarsi una vita più lunga e più sana, riducendo di quasi un terzo il rischio di morte. Lo dimostra sul 'British Journal of Sports Medicine' un gruppo di scienziati svedesi del Karolinska University Hospital di Stoccolma, che dimostra come, dopo i 60 anni di età, per assicurarsi salute e longevità non bisogna per forza sudare su tapis roulant e cyclette: è sufficiente alzarsi dal divano e dedicarsi a piccoli lavoretti fai-da-te come il giardinaggio, la cura della casa oppure dell'auto, tagliare l'erba, cogliere frutti di bosco o anche andare a caccia.

Dalla ricerca, condotta su 4.232 persone seguite per un anno, emerge che i più attivi nella vita di tutti i giorni hanno un minor rischio di attacchi di cuore, e che anche chi coltiva quotidianamente piccoli hobby casalinghi senza fare sport ha un pericolo inferiore rispetto ai sedentari. In particolare, essere attivo riduce del 27% la probabilità di attacchi cardiaci o di ictus, e del 30% la mortalità per tutte le cause.

"Una vita generalmente attiva ha importanti associazioni benefiche con la salute cardiovascolare e la longevità negli anziani, indipendentemente dall'esercizio fisico regolare", sottolineano gli studiosi svedesi. "Nonostante questo studio abbia riguardato persone ultra 60enni - commenta sulla Bbc online Tim Chico, cardiologo consulente onorario agli Sheffield Teaching Hospitals - è ragionevole concludere che più una persona è attiva nel corso della vita, minore è il rischo di malattie cardiovascolari".

martedì 29 ottobre 2013

Foggia, dipendente dell’Agenzia delle Entrate

Foggia, dipendente Agenzia Entrate aggredito in via Ortovecchio

Foggia, dipendente dell’Agenzia delle Entrate aggredito in via Ortovecchio

La vittima è stata aggredita alle spalle da due persone. Stava per effettuare una verifica fiscale presso l'abitazione di un imprenditore


Foggia, dipendente Agenzia Entrate aggredito in via Ortovecchio
Brutta disavventura ieri mattina per un dipendente dell’Agenzia delle Entrata aggredito in via Ortovecchio nei pressi dell’abitazione di un imprenditore, che di lì a poco sarebbe stato sottoposto a una verifica fiscale. Ad aggredirlo, prendendolo alle spalle, stando a quanto ha riferito dal malcapitato ai carabinieri, sarebbero state due persone, che però la vittima non avrebbe riconosciuto e che si sarebbero persino impossessati della documentazione del dipendente, rimasto leggermente contuso.

Potrebbe interessarti:http://www.foggiatoday.it/cronaca/aggressione-via-ortovecchio-foggia-dipendente-agenzia-entrate.html
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giovedì 24 ottobre 2013

Troika vuole privare Grecia di settori difesa e auto

Troika vuole privare Grecia di settori difesa e auto

Commissione Ue, Bce e Fmi mostrano i muscoli. Se Atene vuole ricevere altri aiuti deve vendere le sue controllate statali. Così Atene importerà auto e vetture da Berlino?


NEW YORK (WSI) - È da ormai quattro anni che va avanti la sinfonia della Troika scontenta dei progressi e della lassività della Grecia in materia di conti pubblici. Ma alla fine Bruxelles, Francoforte e Washington contoinuano a fornire i finanziamenti che il Paese travagliato e indebitato chiede. 

Nell'ultima parte di questa infinita saga, la Troika ha iniziato a mostrare i muscoli e messo bene in chiaro che se Atene vuole ricevere la prossima tornata di aiuti finanziari, dovrà rinunciare alle controllate statali Hellenic Defense Systems (EAS) e Hellenic Vehicle Industry (ELVO).

A riportarlo è il quotidiano ellenico Kathimerini. In breve quello che Bce, Fmi e Commissione Ue stanno dicendo è: chiudete i settori nazionali di difesa e auto e poi possiamo discutere del piano di salvataggio. 

E se poi dovrete importare armi e vetture dalla Germania e dagli altri Paesi esportatori dell'area euro, i cui soldi vi hanno tenuto in piedi in questi ultimi anni difficili, e se dovete chiedere prestiti aDeutsche Bank per pagarli (sembrano dire le autorità europee al Governo Samaras), "prego fatevi avanti".

Condannati dall’euro, come Atene e Lisbona

Condannati dall’euro, come Atene e Lisbona


Il Portogallo sprofonda come la Grecia e anticipa quello che potrebbe accadere all’Italia. Uno schema micidiale: gli Stati europei si indebitano, esattamente come tutti gli altri Stati al mondo, ma «non potendo emettere moneta (a differenza del Giappone, degli Usa, dell’Inghilterra e della Svizzera) chiedono aiuto alla Troika». Bce, Fmi e Unione Europea ben volentieri concedono prestiti, ovviamente a condizioni-capestro: indietro non vogliono solo i soldi che prestati (più gli interessi usurai) ma impongono anche un insieme di misure antisociali per “snellire” il welfare. Così, riassume Massimo Ragnedda, lo Stato non più sovrano è costretto a comportarsi come i cittadini «indebitati e disperati», che chiedono “aiuto” agli strozzini. Si accettano i vincoli e i tagli più drammatici alla spesa pubblica, pur sapendo che non faranno che aggravare la crisi. E’ tutto orribilmente semplice: «Gli Stati un tempo sovrani sono così costretti a vendere i gioielli di famiglia (come fanno gli strozzati dagli usurai), licenziare dipendenti pubblici, ridurre la sanità pubblica, tagliare i finanziamenti alla scuola e alla ricerca, ridurre le pensioni».
La politica economica dell’Eurozona, scrive Ragnedda su “Tiscali” in un intervento ripreso da “Megachip”, è ordinata e imposta da oscuri burocrati e Portogallo, proteste contro la Troika europeabanchieri che vivono in un mondo dorato senza nessun contatto con quello che un tempo si sarebbe definito “il popolo”. «A noi rimane l’illusione che, votando, possiamo scegliere da chi essere governati». Ora, dopo aver schiacciato la Grecia, è il turno del Portogallo: in cambio del generoso piano di “salvataggio”, la Troika ha imposto al conservatore Passos Coelho di tagliare gli stipendi pubblici. Dal 2014 tutti i dipendenti pubblici portoghesi che guadagnano più di 600 euro si vedranno tagliare lo stipendio da un minimo del 2,5% ad un massimo del 12%, annota Ragnedda. Ma non basta: «La Troika ha imposto il licenziamento del 3% dei dipendenti pubblici, in un paese in cui la disoccupazione ha già superato quota 17,4%». In più, il super-potere europeo ha anche ordinato di aumentare l’orario settimanale dei lavoratori pubblici da 35 a 40 ore. Misure ora al vaglio della Corte Costituzionale di Lisbona: in mancanza di Passos Coelhoalternative, lo Stato sarà costretto ad applicarle.
La Troika, continua Ragnedda, chiede anche che vengano privatizzate le aziende in attivo, come la Rete Energetica Nazionale. «Privatizzare significa vendere a prezzi di saldo, agli amici della Troika ovviamente, le aziende che producono. I soldi che si ricaveranno dalla vendita (un po’ come i nostri soldi dell’Imu che sono serviti a salvare il Monte Paschi di Siena) serviranno per salvare dal fallimento il quinto gruppo finanziario del paese, la Banif». Ma il debito non andrebbe pagato? Certo: quello di famiglie e aziende. Quanto al debito pubblico, quello dello Stato, dipende: se si tratta di un paese libero, come il Giappone che emette moneta sovrana, il debito può tranquillamente arrivare al 250% del Pil (più del doppio dell’esposizione italiana) senza che si scateni nessuna tempesta finanziaria. Motivo: gli speculatori sanno che lo Stato giapponese è in grado di ripianare il deficit in qualsiasi momento, ricorrendo all’emissione di valuta. L’Eurozona, senza più alcun potere di autodifesa monetaria, è invece in balia del ricatto finanziario: il deficit italiano è Shinzo Abeattualmente attorno al 3% del Pil, mentre quello nipponico è al 10%.
In regime di moneta sovrana, debito pubblico significa, letteralmente: soldi che lo Stato anticipa ai cittadini, in termini di servizi, stipendi e infrastrutture, assicurando in tal modo il necessario supporto all’economia, in termini di fatturati e consumi, oltre che di stabilità sociale. Infatti, nonostante il suo elevatissimo debito virtuale, il Giappone non solo non ha tagliato la spesa pubblica (come invece la Grecia che ha dovuto chiudere ospedali e università, fabbriche e uffici) ma ha lanciato un ulteriore piano di espansione della spesa statale con un primo intervento da 85 miliardi di euro, con l’obiettivo di creare 600.000 nuovi posti di lavoro, secondo i piani keynesiani del premier Shinzo Abe. «Mentre in Grecia si registra un drastico aumento della povertà, casi di malnutrizione minorile, aumento dei reati legati alla “sopravvivenza”, sistema educativo e sanitario ridotto all’osso, in Giappone il tasso di disoccupazione è del 4.5%», precisa Ragnedda. Dopo la Grecia, ora tocca al Portogallo: il paese è costretto a licenziare i dipendenti pubblici, tagliare loro lo stipendio, ridurre la spesa pubblica elargendo meno servizi vitali per i cittadini.
Dov’è il trucco? Nella moneta: a differenza di noi sventurati “sudditi” della Bce, i giapponesi sono proprietari del loro denaro, che può essere liberamente emesso dalla Bank of Japan, così come fanno la Federal Reserve statunitense, la Bank of England e la Banca centrale svizzera. Il rischio è l’aumento dell’inflazione, continua Ragnedda, ma il vantaggio è che non si è costretti a chiedere prestiti usurai alla Troika e farsi dettare la politica economica e sociale da oscuri banchieri. Attenti poi a maneggiare lo spauracchio dell’inflazione, sempre agitato dal super-potere neoliberista che, dopo quarant’anni di guerra ideologico-economica, sta finendo di distruggere lo Stato democratico come “sindacato dei cittadini” e loro grande sponsor economico. Secondo Paolo Barnard e Warren Mosler, in base alla “teoria della moneta moderna” ci si cautela facilmente dell’iper-inflazione se Ragneddalo Stato crea posti di lavoro produttivi, e non assistenziali, vincolando quindi la maggiore liquidità all’incremento del Pil, cioè dell’economia reale.
Per un vero piano di piena occupazione, abbonderebbero gli spazi nei settori con elevato impiego di personale, dai servizi alla persona alle opere di ripristino del territorio. Senza contare i posti di lavoro – centinaia di migliaia, forse milioni – ricavabili da un grande piano nazionale di riconversione ecologica dell’economia, dalle fonti rinnovabili alla ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio pubblico e privato. Lo Stato, però, può tornare a tutelare la comunità nazionale a una sola condizione: rientrando in possesso della propria moneta sovrana. Giochino piuttosto semplice, conclude Ragnedda: «Il Giappone, l’Inghilterra e gli Usa possono finanziarie il loro debito direttamente, emettendo moneta. Noi no. E per poter pagare il debito siamo perciò costretti a chiedere i soldi alla Bce e aprirci alla speculazione internazionale». Se l’Italia è ancora sospesa nell’anticamera dell’inferno, la micidiale road map di Bruxelles – Atene, poi Lisbona – indica che sta per toccare a noi, perché nessun governo (senza moneta, e quindi senza potere di spesa pubblica) potrà fare nulla di importante per invertire la rotta e opporsi alla catastrofe. Domanda: c’è qualche forza politica che osi porre la questione, in Parlamento?

lunedì 14 ottobre 2013

Facciamo esplodere la Siria, poi piangiamo per gli sbarchi

Facciamo esplodere la Siria, poi piangiamo per gli sbarchi


Era completamente falsa la “notizia” strombazzata per due giorni, in primis da “Repubblica”, degli “scafisti siriani” che, a cinghiate, avrebbero costretto i migranti a uccidersi, gettandosi dal gommone proveniente dalla Libia nel mare davanti Scicli. Una notizia vera ha trovato, invece, pochissimo spazio sul mainstream: secondo l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono sempre di più i siriani che approdano sulle nostre coste: lo fanno per fuggire dalle bande di mercenari che stanno insanguinando quella nazione, e dalla conseguente reazione dell’esercito siriano, ma soprattutto, per fuggire dalla fame e dalla miseria esplose in Siria col feroce embargo decretato due anni fa dall’Unione Europea, Italia compresa. E i motivi di questo embargo, accusa Francesco Santoianni, sono politici e scritti nero su bianco: l’obiettivo è costringere la popolazione a ribellarsi ad Assad. «Una “primavera araba” dettata dall’Occidente, che ha già fatto 100.000 morti e due milioni di profughi».
Una tenaglia spietata che si prolunga ogni giorno, «dopo le lacrime di coccodrillo e l’ipocrita adesione al “digiuno di pace” della Bonino e di Siracusa, lo sbarco di profughi siriani assistiti da bagnantiMauro», il ministro della difesa. Sicché, anche la sua collega agli esteri oggi annuncia che l’Italia continuerà – insieme a Usa,Francia, Turchia e Arabia Saudita – a far parte del “Gruppo Amici della Siria”, «quello che, per intenderci, sostiene e arma i “ribelli”», mentre Mauro «si appresta ad inviare in Giordania batterie antimissili e soldati». Il tutto, «condito da elargizioni ad una pletora di omertose organizzazioni “umanitarie”, impegnate nell’assistenza (fuori dalla Siria) ai disperati siriani e ad una sempre più pressante richiesta di “corridoi umanitari” per “soccorrere la popolazione”». Secondo Santoianni, «sarà proprio questa richiesta (ovviamente inaccettabile per Assad) il casus belli dei futuri bombardamenti sulla Siria».
Ma c’è qualcuno, Italia, disposto a protestare per questo? Tralasciando la manifestazione del 12 ottobre difesa della Costituzione e quella del 19 ottobre (NoTav, diritto alla casa, lotta alla precarietà) c’è la giornata del 18 ottobre con lo sciopero contro il governo. «La piattaforma non fa cenno alla politica estera, né tantomeno alla Siria», come fu per il “No-Monti Day” dell’anno scorso, con solo l’ovvia condanna delle spese militari. Il “Comitato No-Debito”, ricorda il blogger, annoverava tra le sue fila anche formazioni come “Sinistra Critica” e il “Partito Comunista dei Lavoratori”, all’epoca favorevoli alla “rivoluzione siriana” contro Assad. La “confusione” sulla vera natura dei “ribelli”, ormai smascherati come jihadisti finanziati dalla Nato e dalle monarchie del Golfo, secondo Santoianni ha molto indebolito il “fronte della pace”: difficile che la verità sulla Siria possa trovare spazio il18 ottobre a Roma. «Peccato. Perché se così fosse, di fronte ai continui sbarchi di disperati che giungono sulle nostre coste», spesso in fuga da tragedie «pianificate dai nostri governanti», l’unico argomento che rimarrebbe da usare «sarebbe quello, logoro e rituale, della denuncia della legge Bossi-Fini».

martedì 8 ottobre 2013

Twoorty: la prima knowmunity italiana,articolo di Stefania Ferri

Twoorty: la prima knowmunity

in BLOG scritto da   
Twoorty lancia un nuovo modello di social network, basato su condivisioni che affondano le radici su substrati differenti, vediamo come funziona e quali vantaggi può portare ai singoli utenti o agli esercizi commerciali.
Twoorty nasce da un’idea di Carlo Crudele nel 2011, che ha poi portato avanti insieme alla sua co-fondatriceAlice Cimini.
All’inizio il progetto era ovviamente differente da quello che poi ha preso forma nell’estate del 2012, e che è stato possibile attuare anche grazie anche all’investitore, che ha creduto nella loro idea, e che in tutta la sua lungimiranza ha compiuto un ottimo investimento!

Twoorty: un altro modo di essere social network

Il nodo centrale attorno a cui si costruiscono tutte le relazioni e le interazioni è la conoscenza.
Per questo viene definito, con un neologismo, che io mi auguro diventerà un leitmotiv per il web a tutto tondo,Knowmunity, una vera e propria community fondata sulla condivisione di conoscenze ed interessi.
Si riesce ad entrare in contatto con persone che hanno gli stessi interessi e competenze, per creare dei legami che possono essere di grande valore dal punto di vista personale e lavorativo.
Un social network, secondo il mio modesto parere, che permette di ottimizzare il tempo speso e di capitalizzarlo in contatti ed informazioni di pregio e sopratutto targetizzate secondo le specifiche aree di competenze.
Non sono più costretta a scremare, con pazienza da certosino e con fatica, tutto quello che viene pubblicato sui social network, ma posso affidarmi alla rete selezionata di contenuti specifici per la mia personale necessità.
Al momento dell’iscrizione si possono scegliere i contenuti da cui si vogliono ricevere aggiornamenti e che sono ripartiti secondo piccole aree semantiche.
Attraverso l’algoritmo di Twoorty viene categorizzato ogni contenuto pubblicato con un sistema di analisi e ricerca che si fonda su 8 milioni di termini della lingua italiana.
Sulla base di quanto selezionato inizialmente come interessi si ricevono aggiornamenti, solo ciò di cui ci interessa realmente.
Il gradimento e la pertinenza dei post e degli interventi viene comunicata tramite dei cuori, da uno a tre cuori per manifestare interesse e gradimento, un dislike per un parere negativo.
Anche i signoli utenti hanno una scala di rating per recensire il loro contributo e l’interesse e peso che ha avuto su Twoorty.
“Il rating generale Utente
E’ un rating assegnato globalmente all’utente e che indica il valore complessivo che la community attribuisce all’utente in termini di partecipazione, originalità e qualità dei contenuti pubblicati.”
Viene dato un grande peso alla qualità, ed alla originalità dei contenuti pubblicati, ed io aggiungerei, finalmente un social network che restituisce un pò di valore ai contenuti ed alle persone che hanno realmente qualcosa di cui vogliono parlare e non si prodigano solamente per l’autompromozione.

Esercizi commerciali su Twoorty

Ad ogni modo Twoorty lascia spazio anche agli esercizi commerciali, che possono registrarsi e promuovere le loro iniziative tramite volantini digitali, per lasciar cogliere agli utenti opportunità commerciali o offerte.
Sulla bacheca dell’attività commerciale è possibile pubblicare opinioni, foto,video, link ed articoli redatti dall’esercizio stesso.
Naturalmente anche qui sussiste il rating, sia sulle promozioni ed iniziative, che globalmente, come sintesi dei giudizi ricevuti dalle singole Promozioni ed Iniziative promosse dall’Esercizio.
Ottimo il sistema di vigilanza per evitare comportamenti commercialmente scorretti, infatti Twoorty
“con un sistema automatico blocca i Volantini Digitali che non costituiscono una reale opportunità per gli utenti o che sono pubblicati da quegli esercizi il cui rating è sceso, in modo permanente, al di sotto di una determinata soglia”.
Ci sono dei vantaggi sfruttabili dall’attività commerciale, Twoorty consiglia costantemente ai propri utenti gli Esercizi ed Iniziative che sono state giudicate le più interessanti dalla community, in linea con gli interessi del singolo utente e che sono geograficamente più vicini.

Twoorty ed il tuo blog

Grazie all’aggegazione dei feed è possibile inserire sul personale blog un codice, e così tutti i post pubblicati sono inseriti automaticamente su Twoorty, ciò consente il collegamento sul social network e di avere persino una scansione per argomento di tutti i post, un lavoro assolutamente unico e che non richiede alcuno sforzo!

Twoorty come piazza per il coworking o il crowfunding

Tutto su Twoorty è altamente profilato, è quindi molto più semplice ed immediato trovare persone che possono essere interessate ad un progetto, ad una collaborazione, sviluppare sinergie interessanti, o anche molto più banalmente sponsorizzarsi per le proprie competenze, che su questo social network sono ben evidenziate, e perchè no, trovare un lavoro.
Inoltre sembra ancora possibile un regno senza spam e proprio Twoorty ci ha regalato questo sogno, che avevamo smesso di sognare da un bel pò!

Conclusioni

La knowmunity vanta ora 8.000 utenti , di cui oltre 400 blogger, dovrebbe svilupparsi ulteriormente offrendo contenuti sempre più granulari ed una pubblicità mirata (a pagamento) per gli operatori professionali, che hanno a loro disposizione una platea davvero molto targetizzata!
Le novità non finiscono qui, prossimamente anche un app mobile per una geolocalizzazione mirata e su misura per noi!
Un successo sicuro nel mondo dei social e del web, io ci credo e lo sto provando in prima persona e voi?

lunedì 7 ottobre 2013

I cittadini normali hanno dfficolta' a raggiungere fine mese e Befera: "Guadagno 304mila euro, più di Obama, ma non mi sento ricco"

Befera: "Guadagno 304mila euro, più di Obama, ma non mi sento ricco"


Con meno tasse ci sarebbe meno evasione. Il presidente di Equitalia, Attilio Befera, che già nei giorni scorsi al salone della Nautica di Genova aveva già ammesso l'eccessiva pressione fiscale nel nostro Paese, ne è convinto. Ma questo non può essere una giustificazione a non pagare: "Che l'evasore sia un parassita nella socieà rispetto a chi paga le imposte è un dato di fatto", ha detto a Giovanni Minoli che lo intervistava per Radio 24nel programma 'Faccia a faccia'.  "Siamo un popolo in cui evasione fa ancora parte di una cultura e bisogna cambiarla", puntualizza lo sceriffo dell'Erario. "Bisogna insegnare agli italiani, specialmente alle nuove generazioni, che evedere non è furbizia". Per Befera "se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno". Anzi, dice: "vorrei un aggiornamento di quei 100 miliardi di euro" di cui si parla sempre, "mi pare che qualcosa l'abbiamo recuperato, è stata abbattuta la forbice tra il reddito percepito e il reddito dichiarato". 
Lo spot contro la pressione fiscale - Befera non eslcude che possa esistere l'evasione da "sopravvivenza" come affermato nei mesi scorsi dal viceministro dell'Economia, Stefano Fassina: "Penso di sì, anche se non so bene, non essendo un evasore". Nell'intervista a Radio 24, il presidente di Equitalia non si sottrae alle domande più personali. Dice di guadagnare quanto il primo presidente della Corte di Cassazione e quindi 304.000 euro l'anno. A Minoli che gli fa notare che Obama guadagna meno, Befera risponde: "Non so quanto guadagna Obama". E alla domanda se si senta ricco, risponde "No". Del resto al netto delle tasse, nelle sue tasche rimangono poco più che 150 mila euro l'anno: questo sì che è un bello spot contro la pressione fiscale. Befera, che oltre ad essere direttore dell'Agenzia delle Entrate è anche il presidente di Equitalia, ammette di camminare "scortato" ma le eventuali paure "devono essere gestite". Minoli gli ha chiesto anche delle case: sono solo due, una a Roma e una in Abruzzo; la prima comprata con il 17% di sconto come tutti gli inquilini del palazzo.